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Autore: Rhymesketcher    21/12/2018    2 recensioni
Vagava una meteora nell’iperspazio: il suo nome era 42. Il numero era inciso sul suo dorso e con questa etichetta vagava senza meta in attesa di diventar stella cometa. Risplendeva fra le stelle col suo alone blu elettrico e solcava le galassie, stanca di quella monotonia, di quella che non si poteva chiamare vita, ma sopravvivenza. Per qualche strana coincidenza o costellazione di effetto farfalla, lungo il suo viaggio incontrò il sole, e come lacrime di commozione, allo sfiorare della cresta della stella, la meteora iniziò a spargere frammenti di sé nello spazio, (sperando di non essere di disagio per qualche autostoppista galattico...). S’affrettò sulla terra verde e blu, straripante di gioia, scoppiando in una magnifica aurora boreale smeraldina. Si divise in 42 cristalli roventi che caddero su un rigoglioso prato verde e formarono una nuova costellazione in terra. Da ogni frammento nacque un alto fiore dalla corolla gialla di 42 petali esatti e cuore nero: sin dalla sua nascita si voltò costantemente verso il sole, così lo si chiamò “eliotropo”.
E quella notte, guardando le stelle cadenti, mi venne la folle idea, come tutte le persone tristi o innamorate, di scrivere poesie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L'INCANTESIMO DELLA SCINTILLA
 


Un alone di scintilla
lambisce quest'oscura sordità;
timida e languida,
al riparo dello spento ciocco sta.

Bianca e ingenua piange
sfavillanti lacrime di stella,
bramando di brillare
sulle costole del legno.

Lambisce il muschio poco a poco,
e con gli occhi crea un disegno:
costellazione di faville
sul dorso di quel legno.

Flebile una fiamma si dirama,
di sfiorare la corteccia lei brama,
e lo fa timidamente.

Il verde viene meno all'albore
della fiamma ch'era prima scintilla,
e il sordo nero brilla di pallore.

Falange di favilla breve
sfiora il legno sulla guancia,
nel suo tremare indugia,
mentre il verde s'indora.

Sussurra la corteccia
che la fiamma più calore faccia;
lingua d'oro fra le pieghe
indugia e scorre,
fra fragili e sottili crepe.

Schioccano scintille sulla schiena,
e la corteccia con dolore brama
la fiamma che su lei arpeggia,
vibra e serpeggia.

Scoppia la corteccia,
ingenue grida di dolore,
mentre la fiamma senza rumore
indugia in questa danza.

Cede il ciocco arroventato
e sotto l'incantesimo dell'oro,
volano più scintille in coro.

Soavi danzano le lingue
di fuoco, s'alzano nel buio
con faville e lacrime di stella,
sognanti nella soave danza,
finchè il legno arde e s'infiamma.

Carezze di scintilla
avvolgono quel torso come veli,
fanno sì che il legno fischi e tremi,
sotto soave tocco di faville.

E come flebili preghiere,
si levano alte le scintille;
tanto più le fiamme vive e vere
danzano, tanto più vive e calde
servono il legno che arde.

E danzando seminavano
lapilli di baci e cicatrici
dal color di stella rossa.

E poi flebile morì poco a poco la fiamma,
tornando piccola scintilla,
levando nel camino le ultime faville;
e il legno cedette,
ancor rosso e ardente,
in attesa di nuove scintille. 



  
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