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Autore: syila    21/12/2018    6 recensioni
La veglia si era protratta fino notte inoltrata e sulla città regnava un silenzio solenne, interrotto di tanto in tanto dalle grida e dalle risate dei più giovani, che si chiamavano per strada rincorrendosi con le slitte; in pochi sarebbero andati a dormire, i festeggiamenti continuavano nelle dimore umili, come in quelle patrizie tra canti, balli e ricche cene.
Non c’era davanzale, finestra o balconata senza il suo bravo lume acceso, che celebrava la vittoria della luce sulle tenebre; trascorso il Solstizio, infatti, le giornate cominciavano ad allungarsi e prima o poi nell’angolo di qualche orto cittadino avrebbe fatto capolino il primo germoglio.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le pesanti porte di bronzo del Tempio di Pelor si aprirono lasciando defluire il nastro dorato dei fedeli, ognuno dei quali, la famiglia del Governatore in testa, recava una candela, una torcia o una lanterna accesa col fuoco benedetto, che avrebbe protetto le case e le famiglie per tutto il resto dell’anno.
La bufera del pomeriggio si era mutata in una nevicata gentile e ostinata; i fiocchi farinosi cadevano a scaglie minute e coprendo con pazienza ogni pietra o ramo spoglio, ricamavano un paesaggio fragilissimo sopra quello reale.
La veglia si era protratta fino notte inoltrata e sulla città regnava un silenzio solenne, interrotto di tanto in tanto dalle grida e dalle risate dei più giovani, che si chiamavano per strada rincorrendosi con le slitte; in pochi sarebbero andati a dormire, i festeggiamenti continuavano nelle dimore umili, come in quelle patrizie tra canti, balli e ricche cene.
Non c’era davanzale, finestra o balconata senza il suo bravo lume acceso, che celebrava la vittoria della luce sulle tenebre; trascorso il Solstizio, infatti, le giornate cominciavano ad allungarsi e prima o poi nell’angolo di qualche orto cittadino avrebbe fatto capolino il primo germoglio.
“Magnifica cerimonia Padre Gwydion”
“Molto affollata”
“Come sempre miei cari confratelli, sia lode al Misericordioso e ora andiamo a vedere cosa hanno preparato in cucina per chiudere in bellezza questo giorno di festa”
La teoria dei chierici si mosse compatta verso la Magione seguita dal gruppo folto e molto meno disciplinato dei novizi, che chiacchieravano tra loro pregustando il banchetto; per molti si trattava della prima solennità a cui prendevano parte e i più grandi si divertivano a scherzare sui giochi e i premi che avrebbero accompagnato la cena.
“Non sentite niente?” arrivati al chiostro uno dei novizi rallentò il passo guardandosi attorno “M'è sembrato che qualcuno stesse piangendo”
“Si, è il mio stomaco che implora pietà, ascolta anche tu, dice: Alacussss! Alacusss muovi quei piedi o gli altri ci lasceranno solo le pentole da ripulire!”
Il gruppo di ragazzini scoppiò a ridere, ma il piccolo Alacus rimase della sua opinione: quel lamento lui lo aveva sentito e cercò d’individuarne la provenienza invitando i suoi compagni al silenzio; tuttavia nel grande giardino imbiancato dalla neve l’unico suono percepibile distintamente era l’allegro acciottolio delle stoviglie sulle tavole imbandite.
“Insomma Alacus qui si gela!”
“Andate avanti allora, vi raggiungerò dopo” il bambino si mosse verso i cancelli della magione seguito da un coro d’inviti a desistere e a tornarsene dentro al caldo.
“Ci farai rimproverare! Che ti sei messo in testa?”
Alla fine furono loro a capitolare e si rassegnarono a raggiungerlo; il bambino era chinato su qualcosa che non riuscivano a scorgere, perché il suo mantello faceva da tenda nascondendolo alla vista.
Cinque cappucci bordati d’oro si sporsero incuriositi e poi si ritrassero prontamente quando l’oggetto si mosse ed emise un vagito.
“Ahhh!”
“Cos’è!”
“Cosa c’è là dentro?”
“A me sembra una cesta”
“Potrebbe esserci un animale pericoloso!”
“Per saperlo dobbiamo dare un’occhiata…”
Prima che i suoi compagni potessero dire “No!” Alacus aveva sollevato un lembo della copertina trapuntata che proteggeva il misterioso contenuto del canestro di vimini.
“Oh, non è un animale” constatò qualcuno con un misto di sollievo e delusione.
“Si può sapere perché siete ancora qui?” domandò allora l’autore del ritrovamento; Alacus era tra i più giovani adepti del Tempio, ma possedeva già una certa attitudine al comando e idee molto chiare, quando gli altri ragazzi si limitarono a fissarlo in silenzio con aria interrogativa lui ribadì deciso “Forza, andate a chiamare i maestri e il Sommo Chierico Gwydion! Loro sapranno senz’altro cosa fare!”



I cinque scattarono di corsa verso la sala mensa e pochi grani di clessidra più tardi la cesta col suo occupante erano accanto ad un grande camino acceso nella Casa della Guarigione.
“E’ un miracolo dello Splendente” ripeteva il padre guardiano, che era sordo come una campana e non si era accorto dei lamenti della creatura.
“Pare proprio di si…” il Sommo Gwydion sorrise e prese in braccio il fagottino avvicinandosi al fuoco “Ha rischiato di congelarsi là fuori, ma adesso sta bene, vero che stai bene piccolo eldar?”
Dalla trapunta bianca ricamata in argento gli rispose un versetto, che presto divenne un sommesso vagito.
“Cos’ha Sommo Chierico?”
Mentre gli altri novizi si facevano belli coi maestri, prendendosi i complimenti per il salvataggio Alacus continuava a ronzare attorno a Padre Gwydion, preoccupato, ma anche molto incuriosito dal suo ritrovamento.
“Oh, nulla di grave, ha solo molta fame; Alastair, Herbert! Scendete in cucina a vedere che fine ha fatto il latte” richiamò due dei ragazzini, poi continuò a dedicarsi al nuovo arrivato vezzeggiandolo in elfico per calmarlo un po'.
“Davvero è un eldar Padre?”
“Con queste orecchie a punta non so che altro potrebbe essere, anche se in effetti è strano...”
“Perché è tutto bianco?”
“No, che qualcuno possa averlo abbandonato; gli elfi amano moltissimo i propri figli, sono il loro tesoro più grande”
“Nella neve non c'erano impronte, però la cesta aveva appena cominciato ad imbiancarsi, non era lì da molto”
“Sei un attento osservatore Alacus, chi lo ha lasciato davanti ai cancelli ha atteso la fine della cerimonia, voleva che fosse ritrovato subito”
Dall'alto dei suoi sette anni il piccolo novizio percepiva tutta l'ingiustizia di quell'abbandono e vi trovava motivo di grande indignazione “E' forse stato un essere malvagio a rapirlo ai suoi genitori?”
“Non c'era traccia di malvagità attorno a lui, né indizi o oggetti che ci permettano di risalire alla sua famiglia”
“Ci sarebbe… Ahm… Quella voglia a forma di stella sulla schiena Sommo Chierico” fece rispettosamente notare il maestro cerusico, che si era occupato di visitare il piccolo elfo per accertarsi delle sue condizioni “Non sono un esperto di anatomia elfica, ma di solito la loro pelle è intonsa, senza nei, segni o macchie di nessun tipo”
“La verità è che non ne sappiamo abbastanza” ammise sospirando il Sommo Gwydion a cui il neonato rispose con una smorfietta di disappunto “Osbard è una città di uomini, gli elfi sono pochi e molto schivi, rispettano e onorano lo Splendente, ma sono devoti a Corellon Larethian”
Il maestro cerusico aggrottò la fronte e arricciò le labbra “In effetti non riesco a vedere la ragione di questa scelta, perché il Tempio del Misericordioso e non quello del Patriarca ad Alta Valle?”
“Possiamo esercitarci in congetture tutta la notte Atticus e non ne verremmo a capo, mentre il piccolo Eldar ha fame subito e poi andrà allevato, educato, curato… Domani sarà già un giovinetto e noi saremo ancora qui a farci domande che non otterranno risposta”
“Padre Dorlas è un mezzelfo, non va bene?” rilanciò Alacus; si sentiva propositivo e mezzo eldar per cominciare era sempre meglio di niente!
I mistici si consultarono in un silenzioso scambio di sguardi poi Padre Gwydion annuì sorridendo “Come inizio può andare, ma un chierico del Misericordioso non si accontenta mai del risultato, se può ottenere un pieno successo. Domani mattina scriverò alla Cattedrale di Janey, perché mandino qui maestro Malgalad, è l’unico eldar a sedere nel Consiglio degli Alti Chierici lui ci dirà cosa è meglio fare col piccolo”



Gli altri convennero sulla saggia decisione e presero congedo, tutti tranne Alacus naturalmente.
“E tu? Non vai a festeggiare il Solstizio coi tuoi compagni? Ormai è tutto a posto, resterò io col nostro nuovo ospite, finché non avrà finito di prendere il latte”
“E se lo porta via?”
“A chi ti riferisci mio intraprendente novizio?”
“A Maestro Malgalad, se decidesse che la cosa migliore per lui è portarlo alla Cattedrale Splendente di Janey?”
“Dobbiamo pensare a ciò che è meglio per il piccolo eldar” rispose il Sommo Chierico.
“E la volontà del Misericordioso?”
“Che ne sai tu della sua Volontà?”
Alacus aveva già imbastito tutto un suo ragionamento e si limitò ad indicare la finestra.
“Non nevica più”
“E’ vero” constatò Padre Gwydion avvicinandosi ai vetri col neonato in braccio, le nubi si erano aperte ed era uscita una magnifica luna piena ad inargentare la città innevata.
Anche l'elfo aveva smesso di piangere e fissando l’uomo con cipiglio assorto sembrava in attesa di una parola.
“Vuoi dirmi che è un segno di Pelor?”
Alacus annuì solennemente.
“Può darsi bambino mio… Può darsi” rispose il mistico ridendo piano, per non spaventare la creatura che teneva tra le braccia.
“Chiamerai maestro Malgalad?” domandò sommessamente il novizio.
“Santi numi, abbiamo Padre Dorlas qui! Perché scomodare un consigliere della cattedrale di Janey? Se ci sarà bisogno, magari più in là valuteremo, vedremo, decideremo…”
Il giovane novizio allargò un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
“Come lo chiamerai Sommo Chierico?”
“Ebbene, hai fatto quasi tutto tu, a questo punto puoi anche dargli un nome!”
Alacus si alzò sulle punte dei piedi per osservare meglio il neonato; la luna tingeva d'argento i suoi capelli, e faceva risplendere la sua pelle come alabastro, mentre negli occhioni blu, che fissavano i due umani, sembrava danzare un mare di stelle.
“C'è una parola elfica per dire luce?”
“Ce ne sono tante in verità, ognuna con sfumature diverse”
“No... Solo luce, luce e basta”
“Allora vediamo... Ah si! Che te ne pare di Calien? E' un nome breve, ma molto musicale, gli elfi adorano la musica”
“Trovo gli si addica moltissimo! Lo pensi anche tu Calien?”
La creaturina spostò lo sguardo sul bambino e lo lasciò sulla graticola per qualche istante prima di sciogliere a suo modo la riserva con un largo sorriso.




✶ Voci di corridoio... ✶

La leggenda narra di un'autrice coraggiosa che osò avventurarsi fuori dal suo fandom preferito (praticamente l'unico) per riproporre un piccolo, piccolossimo racconto nato da bella esperienza di gioco e di scrittura.
Mi piace il fantasy in tutte le sue declinazioni ed è sempre stata una grande fonte di ispirazione per le mie storie e i miei disegni.
Ringrazio fin da ora chi vorrà affrontare questo piccolo viaggio, che potrà avere tanti difetti, ma anche un minuscolo pregio: è breve °-°


   
 
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