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Autore: Daerys the Drow    21/12/2018    0 recensioni
[Ctrl-Z](Winter Fairy è il prologo di questa storia, se ne consiglia la lettura per comprendere la situazione iniziale)
Nelle steppe a nord-ovest la vita scorre tranquilla per la giovane coppia e sembra non avere nuvole all'orizzonte... ma nulla è così facile come sembra, quando il destino decide di intrecciare i fili delle vite dei mortali e li conduce lungo una via oscura.
Un mistero inquietante che si svelerà essere una delle più antiche profezie del mondo: per i sei compagni la strada verso il pericolo è ormai l'unica certezza.
Genere: Comico, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In città

 

Il tempo scorreva placido nelle steppe a nord-ovest, facendo andar via l'inverno, portando le piogge imprevedibili, il profumo dei fiori, facendo scaldare l'aria con il tepore di inizio estate, mentre la vita della giovane coppia continuava nella tranquillità di quelle pianure.

Dani aveva presto imparato ad apprezzare quel posto così diverso dalla sua casa, con i lunghi pomeriggi silenziosi e la vastità dell'orizzonte da ammirare, la pacatezza di poche parole del suo partner; anche gli spazi ristretti della casa non lo mettevano più a disagio, anzi, gli sembrava di essere sempre tra le braccia muscolose del suo adorato Greyl, anche quando l'altro era fuori per delle commissioni.

Non che l'umano non lo stringesse mai a sé fisicamente: al contrario, Greyl si era rivelato essere un amante tanto tenero quanto focoso, reclamando spesso Dani per sé in posti a cui l'elfo non avrebbe mai pensato. Come il frutteto.

Per tre giorni il biondo non era riuscito a tornare tra quegli alberi senza che qualche sussurro gli ricordasse ciò che era successo, facendolo agitare come un gatto che ha appena visto un cetriolo.

Le piante sanno davvero essere stronze quando vogliono.

Ma adesso, in una mattinata di inizio estate, Dani ripensava al tempo trascorso con un sorriso felice.

-Sono davvero fortunato ad essere capitato qui, vero Signor Beh?- chiese alla capra accarezzandole il muso. Gli piaceva quell'animale, percepiva la sua intelligenza, anche se per qualche motivo non aveva mai risposto ai suoi tentativi di dialogo. E anche stavolta, l'interlocutore si limitò a fissarlo con la pupilla orizzontale.

L'elfo notò in quel momento Greyl che usciva dal casolare, era vestito come se stesse per partire e lo raggiunse.

-Buongiorno! Dove stai andando?-

-In città.-

-Di nuovo? Hai fatto colazione almeno?-

-...-

-Eh no, allora stavolta vado io!- corse in casa per prendere il mantello e la bisaccia, parlando senza aspettare la risposta di Greyl. -Vai sempre in città e a me tocca aspettarti a casa. Conosco la strada, anche se non ci sono mai arrivato da solo da qui, e di sicuro non ti faccio partire a stomaco vuoto, nossignore, quindi stavolta è mio turno di andare!-

Tornò fuori pronto per il viaggio e con uno sguardo determinato fisso sull'umano.

-Ok.-

Ah. Dani non si era aspettato che potesse essere così facile.

-B-bene, allora... vado...-

Si incamminò, ma dopo poco si girò e vide che Greyl lo seguiva.

-Cosa fai?-

-Vengo con te.-

-Ma...-

-L'ultima volta che ti ho fatto andare in giro da solo sei sparito per quattro mesi- disse quello, raggiungendolo e prendendolo per mano, continuando a camminare. -Non posso lasciarti andare senza sapere che non ti succederà nulla.-

Dani sentì il cuore accelerare i battiti: Greyl era solo preoccupato per lui. Ma non potè fare a meno di chiedere: -E il Signor Beh? Come farà da solo?-

-Sa aprire e chiudere porta e finestre. Starà bene.- e con questo il castano chiuse la discussione, puntando deciso verso la città.

 

Dopo circa mezza giornata di camminata arrivarono all'ingresso della città, Greyl si occupò della procedura di accesso e finalmente Dani poté ammirare l'interno della mura, restando con il naso per aria ad osservare le insegne colorate, le case con più di un piano che stavano addossate alle mura, le piante…

-Muoviti o bloccherai la strada.- lo redarguì Greyl, camminando veloce.

-Ah, aspetta!- Dani gli corse dietro e l'altro lo prese per mano per non perderlo tra la folla.

Andarono da diversi alchimisti e qualche fabbro, Greyl vendeva ciò che si trovava nella zona più ostica delle steppe, dove pochi osavano avventurarsi, e quello che ricavava dai pochi animali che cacciava; con il denaro aveva intenzione di prendere ciò di cui aveva bisogno, per poi tornare a casa, ma sapeva già che Dani avrebbe voluto fare un giro della città, così non disse nulla e decise invece di fargli vedere qualche posto interessante.

 

-È stato incredibile, questa città è meravigliosa!- esclamò l'elfo davanti ai boccali di birra che Greyl aveva ordinato nella taverna. -Ci sono così tanti colori! E rumori! E cose! E persone! E- cos'è questa?- indicò la bevanda.

-Birra.-

-La stessa cosa che mi avevi fatto assaggiare?-

-Mh.-

Prese un sorso, vagamente sospettoso, ma posò subito il boccale, sforzandosi di non sputare:-Non è buona come la tua…-

-Mh.-

Rimasero così per un po’, con Greyl che beveva e Dani che si guardava attorno, ammaliato dal miscuglio di razze e voci che li circondavano. Ce n’erano per tutti i gusti: halfling che spillavano denaro da poveri avventori con i loro giochi d’azzardo, qualche solitario che cercava solo un posto caldo dove mangiare e riposare le chiappe, i gruppetti di nani che mangiavano e bevevano con risate fragorose, disturbando il vicino tavolo di elfi silenziosi. Quando li vide, Dani nascose ancora di più le orecchie tra i riccioli.

La sua attenzione fu attirata da un duo particolarmente curioso, due umani, uno biondo, con i capelli lisci raccolti in una coda alta e dalla pelle chiara, l’altro con una zazzera di capelli castani e abbronzato; avevano in spalla e al fianco le faretre, ma avevano appoggiato gli archi per avere più spazio di manovra. Ma la differenza più grande era nell’atteggiamento: il primo stava parlando a voce alta con un enorme sorriso sul volto, gesticolando a più non posso, mentre l’altro sembrava avrebbe preferito morire a furia di sputi di lama che trovarsi lì.

Dani si chiese come mai quel ragazzo fosse ancora seduto lì, se davvero non voleva avere niente a che fare con l’altro. Osservando meglio le faretre e gli archi, si accorse che appartenevano allo stesso ordine di ranger, il Falco dell’Ovest, quindi dovevano essere della zona… ma come mai non erano nei boschi? Cosa doveva essere accaduto?

Non ebbe molto tempo per riflettere, dato che un gesto troppo ampio del biondo andò a coinvolgere il boccale sul tavolo e lo spedì sulla schiena di un mezzorco seduto al tavolo poco distante, bagnandolo completamente.

Si sentì la tensione diventare palpabile mentre le persone accanto ammutolivano e il mezzorco si alzava a fronteggiare il folle che aveva osato farlo arrabbiare.

-Quale di voi sputi di pesce vuole essere schiacciato per primo?- ringhiò rabbioso, soffiando in faccia ai due con il suo alito pestilenziale.

-Bleah, ma da quanto non si lava i denti? È un pezzo di insalata quello?- il biondo non sembrava neanche accorgersi della situazione, continuando a parlare come un bambino innocente e senza peli sulla lingua. Purtroppo il mezzorco non sembrava apprezzare l’onestà.

-Vuoi che ti sfracello le ossa, microbo?!-

L’altro ranger intervenne, obbligando il compagno a piegare la testa in segno di scuse:-Assolutamente no! Si è trattato di un semplice incidente! Non abbiamo nulla contro di lei!-

-Stai parlando con me?!-

-Ehm… sì…?-

-Allora perché mi dai della donna, eh? Ti sembro una donna, sacco di carne?-

-N-no, non è quello che intendevo!- ma ormai l’altro non lo stava ascoltando e aveva afferrato una bottiglia.

“Le cose si mettono male!” Dani si alzò frapporsi tra i litiganti, urlando:-Aspetti, possiamo risolvere la questione in modo civile!-. Purtroppo però non era stato abbastanza veloce da impedire al mezzorco di menare il fendente con la bottiglia e venne colpito lui al posto del ranger castano, svenendo sul posto.

Il mezzorco e i due ranger si guardarono a vicenda, confusi, senza capire come quell’elfetto fosse comparso lì in mezzo; bastò poco perché riprendessero a battibeccare, ma l’attimo dopo furono riscossi da un fulmine che si andò a schiantare tra di loro, separandoli. I tre allora si girarono verso il tavolo da cui una figura con l’espressione perennemente scazzata si era alzata.

I due ranger trattennero il fiato, solo il castano riuscì a mormorare un Greyl.

L’umano li guardò, uno ad uno, con il bastone che brillava nella mano: -Lasciatelo stare.-

 

Quando Dani si riebbe, era sdraiato su quello che sembrava un comodissimo letto in una stanza tutto sommato spaziosa. Si mise seduto con cautela, tenendosi una mano sulla testa che gli faceva male. “Accidenti, non imparo mai… devo aver causato un sacco di guai a Greyl. Piuttosto, dov’è?”

Si guardò attorno: nella stanza c’era solo lui, ma sentì delle voci provenire dall’esterno. Uscì e seguì il rumore scendendo una rampa di scale, fino ad arrivare in quello che sembrava essere un grande salotto dove trovò i due ranger, il mezzorco che l’aveva colpito e Greyl.

“Questa non è una locanda.” fece in tempo a pensare, sorpreso.

Greyl gli fece cenno di sedersi con loro e lui ubbidì.

-Daniel, loro sono Hugo- indicò il ranger castano. -Etan e Simon.- finì indicando prima il ranger biondo e poi il mezzorco.

-Simon no, Skull! Lo spezza-ossa! Lo squarta-

-Abbiamo capito!- lo interruppe scocciato Hugo.

-Piacere di conoscervi.- Dani sorrise. -Ecco… se posso chiedere, cosa…-

-All’oste non è piaciuto il teatrino di questi tre e ci ha cacciato.- intervenne Greyl, con la solita noncuranza. -Adesso siamo a casa mia.-

-Ah…-

“Aspetta… ha appena detto che questa… È LA SUA CASA?!”

A Dani servì qualche momento per processare la cosa e iniziò a guardarsi attorno con il triplo dell’attenzione, notando solo allora alcuni mini-ritratti di famiglia, accanto a quelli di un piccolo Greyl e di una bimba con i capelli rossi e il sorriso che andava da un orecchio all’altro, la cura con cui era tenuto quel posto... intanto Greyl aveva posto una domanda ai due ranger:-Come mai vi trovate qui?-

Fu Hugo a prendere la parola, l’aria si fece tesa:-Stanno succedendo un bel po’ di casini nella foresta di cui ci occupiamo. Qualche mese fa abbiamo iniziato a trovare carcasse di animali a cui era stata staccata solo la testa, lasciando il resto del corpo intatto; neanche i saprofagi si avvicinavano, come se avessero paura dei corpi. Qualche tempo dopo sono iniziate ad accadere cose ancora peggiori: i cadaveri si rialzavano e camminavano come fossero ancora in vita. I cervi seguivano il branco, i passeri tornavano al nido e se ti avvicinavi, anche senza fare il minimo rumore…- fece una pausa e li guardò uno per uno, con la massima serietà.

-Loro giravano il moncone di collo, come per guardarti con la testa che non avevano più.-

   
 
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