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Autore: felinala    21/12/2018    10 recensioni
RACCOLTA DI OS che vedrà alcuni protagonisti del mondo db all'interno di alcuni miti classici.
1. LE PROVE DELL'AMORE (eros e psiche, PxT)
Un destino orribile pare attendere la mortale più bella, colei che i suoi consimili hanno osato paragonare alla dea della bellezza, la dea Bulma, che per questo si adira e la punisce.
Ma l'amore vero trionferà comunque, anche tra mille prove... forse.
(terza classificata al contest "e se le opere classiche fossero degli anime?" indetto da Elecorti)
2.INFERNAL POISON (Ade e Persefone VxP crack pairing)... no, la ragazzina non aveva a prima vista nulla di così particolare, seppur leggiadra e solare.
Eppure…
Un sogghigno si fece strada nel volto di tenebra che controllava l’Averno al ricordo del giorno, pochi mesi prima, in cui aveva deciso che il veleno della curiosità, scaturito quasi per caso nei confronti di quella giovane, valeva la pena di inimicarsi le altre creature divine che governavano l'universo solo per il piacere di poterla corrompere...
seconda classificata e vincitrice del premio song fic al contest "CONTEST(IAMO)?" indetto da SSJD sul forum di Efp
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Pan/Trunks
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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INFERNAL POISON

 

L'aveva attesa per secoli, per quella che era parsa l'intera eternità.
L'aveva osservata pigramente, tra un compito e l'altro, dalle profondità della sua dimora oscura, mentr’ella  festeggiava con le sue consimili la bellezza della natura che la circondava, danzando lieta e spensierata.
Così giovane ed ingenua, così bella e vitale…
Forse anche per questo era il bene più prezioso della madre Terra, la sua Kore prediletta tra tutti, Pan.

In vero non era poi così diversa dalle ninfe di cui si circondava, anzi, pareva quasi un tutt'uno con la madre, colei che aveva il potere di plasmare e far fiorire il suolo, visto che le due erano praticamente inseparabili; no la ragazzina non aveva a prima vista nulla di così particolare, seppur leggiadra e solare.
Eppure…
Un sogghigno si fece strada nel volto di tenebra che controllava l’Averno al ricordo del giorno, pochi mesi prima, in cui aveva deciso che il veleno della curiosità, scaturito quasi per caso nei confronti di quella giovane, valeva la pena di inimicarsi le altre creature divine che governavano l'universo solo per il piacere di poterla corrompere.

 

Elios splendeva in cielo senza nulla a potergli oscurare la vista: non una nuvola infatti solcava il cielo quel giorno.
Poco male, era codardo, e sarebbe stato l'unico testimone di quell’azione.
I cavalli scheletrici, che di solito usava più per divertimento mentre torturava gli abitanti del suo regno sotterraneo che per reale bisogno nello spostarsi, scalpitavano veloci, attraversando rapidamente la terra fredda e umida verso la calda luce proibita.
L'aveva infine vista di persona per la prima volta trovandola sola, piccola e chiassosa mentre canticchiava ballando nell’enorme radura cosparsa di fiori altrimenti silenziosa.

Era occorso soltanto un attimo, il tempo di avvicinarsi e afferrarla al volo per trascinarla sul carro; non era stato affatto un gesto cortese il suo, ma dopotutto non c'era stato a disposizione tempo per i convenevoli: al re dell'oltretomba era proibito uscire dal suo regno per vedere la luce e di mandare emissari per un tal compito non se ne parlava.

 

A differenza di quello che aveva immaginato comunque, la piccola dea si era rivelata presto per quel che era veramente: affatto placida come mostrava alla madre e alle sue compagne di giochi, lo scricciolo, all'apparenza dimesso, si era ribellato oh, sì che si era ribellato, facendolo alquanto divertire.
Fin dal viaggio di ritorno in effetti in cui, una volta che la sorpresa e lo sgomento si erano placati, non aveva lesinato insulti, improbabili  tentativi di fuga e non era mancato nemmeno un tentativo di lotta seppur degno del peggior combattente perfino umano avesse mai visto.
Ma andava bene così, perché in qualche modo lui ne aveva già intuito il latente potenziale, la vera natura che si celava dietro l'apparenza della figlia prediletta, placida e perfetta che lei ostentava e che, come braci sotto la cenere aspettava di essere risvegliata.

 Solo una volta giunti al palazzo di marmo nero, adiacente alla città infernale e sua dimora, le permise di liberarsi per fare le dovute presentazioni; dopodichè, vedendola ancora sconvolta e in preda alla furia, la lasciò nella stanza più lussuosa presente in quel posto, quella posta accanto alla sua, ad assimilare la sua nuova condizione.
Presto, una volta che le burrascose emozioni fossero state sotto controllo, infatti, si sarebbe resa conto che quella era la strada migliore per lui ma anche per lei, e allora sarebbe diventata non più la figlia della terra, Kore-Pan, ma la regina di quel mondo che, seppur tenebroso, poteva offrire numerosi diversivi.
 

“Che cosa vuoi di nuovo? Ti ho detto già un’infinità di volte che desidero solo essere riportata da mia madre”
Era passata una settimana, anche troppo tempo per la sua già poca propensione alla pazienza.
Gli era fin troppo chiaro il crudele piano di lei: stava sperando che se si fosse mostrata inamovibile, fredda, prima o poi lui si sarebbe arreso, riconsegnandola alla luce della superficie e alla dea delle messi, della fertilità e del focolare, lasciandola andare intatta.
Illusa, non si era resa conto del gioco pericoloso in cui entrambi erano ormai pienamente invischiati, dell’attrazione malcelata che le riservava e che lei cominciava adagio a ricambiare, del desiderio che trapelava da ogni loro contatto, dai fremiti che il suo stesso corpo traditore le inviava e che parlava di intenzioni molto diverse da quelle che pronunciava ad alta voce. O forse se ne era accorta e si ostinava semplicemente a negare per il puro gusto di farlo.
Peccato: ormai lei era diventata la dose di veleno che si concedeva quotidianamente dopo  i tediosi compiti che gli spettavano come regnante dell’ade, medicina per quelle giornate altrimenti monotone e buie, veleno per quell’autocontrollo che faticava a mantenere.

Cominciava a chiedersi così se al sadismo doveva aggiungerci il masochismo visto che ogni volta il gioco si ripeteva su un copione che sembrava  già scritto: un regalo prima di andarsene dal palazzo, così che la giovane avesse qualcosa con cui passare il tempo nell’attesa; il rifiuto di lei di condividere la sua tavola in cui l’ambrosia si mescolava a vini dal colore sanguigno; infine le visite alla stanza in cui l’aveva alloggiata e dalla quale lei non voleva muoversi. Con il letto a troneggiare nell’imponente sfarzoso ambiente, era difficile non pensare: la voleva, voleva amarla, baciare quelle labbra sensuali che ripetevano all’infinito la volontà di lei di mantenere un assurdo status quo, e così farla tacere, stringerla e assaporarla. Ma era impossibile, finchè la ragazzina non si fosse decisa ad arrendersi, toccarla era fuori questione: la forzatura non era la sua natura; la voleva, anche troppo visto che era diventata un pericoloso veleno e non aveva intenzione di sciogliere le catene ormai createsi tra loro, ma c'erano alcune condizioni da rispettare…
E presto la pazienza fu ricompensata.

 

Forse fu la noia del posto che stimolava, nel suo modo quieto fatto di silenzi inframmezzati da qualche suono lugubre, attente riflessioni; o forse fu la curiosità che come un veleno infernale aveva attirato anche lei verso l’unica persona che sembrava veramente interessarsi a lei e che, nonostante il non molto idilliaco luogo in cui si trovavano, era anche la prima a cercare così assiduamente la sua compagnia, pur venendo scacciato, cercando per di più un contatto più profondo con lei di quello che qualsiasi altro essere le avesse mai dedicato.
Pur sentendosi sola e triste in quel luogo dove non crescevano i suoi amati fiori e la luce non penetrava, era suo malgrado attirata da quel rapporto venutosi a creare con quell’estraneo tenebroso che la trattava alla pari e non più come l'amabile fanciulla riconducibile al pacato e perfetto specchio del pensiero della madre; lontano dalla quiete idilliaca dei boschi, dalla calma presenza materna fin troppo ingombrante e dalle chiacchiere spesso vuote delle ninfe, il suo vero carattere, battagliero leggermente lunatico e incline alle forti emozioni, usciva allo scoperto senza che lei potesse fare alcunché. Il dannato la coinvolgeva in accese schermaglie verbali, stuzzicando ora il suo ego, ora la sua ira che sembrava divertirlo tanto per poi uscirsene con la frase giusta, fosse anche una frecciatina sarcastica o semplicemente una riflessione più profonda, che rimetteva in ordine il suo umore con la stessa facilità con cui lo aveva disordinato; una sera le aveva perfino promesso di insegnarle a lottare, desiderio che lei mai aveva immaginato di poter avere ma che invece la intrigava molto, almeno tanto quanto quel Dio dagli occhi di tenebra che l'aveva inspiegabilmente rapita e che la faceva sentire viva come in verità non era stata mai.

 Così al passare dei giorni, il suo atteggiamento nei confronti del suo rapitore si ammorbidì e del gelido silenzio con cui lo accoglieva in un primo momento non restò che un’effimera traccia che di tanto in tanto riappariva quando determinati argomenti di discussione le ricordavano le sue origini.
Finché una sera, spinta dall'interesse e dalla fame, smise di opporsi e accettò di sedersi alla grande tavola imbandita coi beni più squisiti come fin dall'inizio lui la invitava a fare.
Scopri che l’ambrosia era deliziosa sul palato riarso, la melagrana che mai aveva assaggiato aveva un gradevole sapore dolciaspro che ben si sposava col suo destino ormai accettato.
Fu la stessa notte perenne, scacciata solo da malferme fiamme di candela che li vide, unica spettatrice, intrecciare le membra in un contatto che era insieme cura e condanna, veleno e medicina, unendo corpi diversi  e anime simili, intrise della stessa solitudine di quel luogo cupo.
Lui le insegnò un nuovo tipo di lotta in cui erano pari, una danza vecchia come il mondo e che il mondo faceva girare, in cui le lingue si rincorrevano tra loro per gioco, le mani scorrevano su pelli coperte di solo sudore, scoprendo  curvature ed incavi, punti sensibili da sfruttare per stuzzicare i sensi in un tripudio di scosse.
E quando infine, tra gemiti e ansiti l'orgasmo, il primo di lei, di loro, li colse, capirono che era stata la scelta migliore legare il loro destino con quelle invisibili catene intrise di dolce veleno; il dio dei morti morì tra le nivee cosce della fanciulla che fanciulla non fu più.

 

“...E nessuno vuole più fare sacrifici cerimoniali per noi dei, i templi sono vuoti quanto le case, le culle e i campi. Quindi vedi, Vegeta, sono costretto a chiederti di restituire Pan al mondo che le spetta, così che possa tornare a vedere la luce. Ho promesso alla dea della fertilità sua madre che gliela avrei restituita per cui… “ una risata sardonica e trionfante interruppe il discorso pomposo del Signore degli dei, tanto arrogante da decidere da solo e per tutti cosa fosse più corretto.
“Vieni a dirmi cosa devo fare perfino quaggiù in casa mia, fratello? Bella pretesa per quello che si è autoincoronato re del creato, deve roderti molto chiedere ciò che non puoi ottenere da te, soprattutto sapendo quanto poco interessi a me se quel tuo mondo di superficie va a rotoli!” un'altra risata, subito soffocata però dal presentimento consapevole che forse non ne sarebbe uscito del tutto vincitore.
“Beh, mi spiace, ma arrivi tardi a fare il messo: l’ho resa la mia sposa, la regina ed egregia padrona di casa qui, e tale resterà per sua e mia volontà: abbiamo condiviso il talamo e l’ambrosia, mai il sapore della melagrana fu più dolce che sulle sue labbra.” concluse godendosi l'espressione sconvolta e avvilita del suo interlocutore.
“È terribile, una sciagura e lo sai! Una soluzione la dobbiamo trovare o la Terra resterà presto priva di vite lo capisci? Nemmeno la tua sposa lo vorrebbe!“
Fece per replicare pungentemente a quella arrogante affermazione, il dio dei morti, quando un'altra voce intervenne dall'ombra:
“Hai ragione, re degli dei. Seppur ritenga irragionevole la disperazione di mia madre nonostante sappia dove mi trovo e che sto bene, tanto forte da trascurare i suoi compiti e mandare il mondo in rovina, non nego che tanta disperazione sulla terra mi turbi. Perciò se sarà possibile una soluzione, un modo per vederla e sistemare così le cose la accetterò, non già per la mia felicità, ma per il bene dell'umanità.“ pronunciò la regina oscura.

E così venne trovato l'accordo necessario affinché ogni parte potesse ottenere qualcosa: alcuni mesi all'anno la triste regina delle tenebre sarebbe tornata nel regno del sole per accontentare il desiderio materno di riaverla con sé, mentre per altrettanti mesi sarebbe rimasta col suo cupo consorte al quale era ormai profondamente legata.
Ma quando infine si avvicinò al dio dei fulmini per essere scortata in superficie, grande fu la sorpresa di lui: di nero vestita e dall’incedere maestoso, lunghi capelli color della notte più buia che incorniciavano tristi occhi d’ossidiana… e il re degli dei pensò che mai era stata tanto bella, ma anche tanto diversa dalla solare ragazzina bionda che amava raccogliere fiori.

 

 

    

 

FINE

 



Ade e Persefone, mito greco-romano tra i più famosi… a me ha sempre affascinato così come il suo significato; direi che con questi due ci sta abbastanza a pennello  perciò ne ho approfittato per trasporlo inversione dragon ball come volevo fare da tempo... ma siete sempre liberi di contraddirmi se non ce li vedete proprio ihihih…

http://www.odysseo.it/il-mito-di-persefone-o-di-proserpina/

La vera storia o meglio il mito in riassunto (nonchè il significato invero molteplice della parola kore) lo trovate qui dove viene spiegato anche la sua molteplice e profonda allegoria (per chi non lo sapesse una delle sue tante funzioni, la principale era spiegare le stagioni e il loro alternarsi /avvicendarsi)

MA CIAO!
Sì sono tornata, anche se scommetto che non mancavo poi chissà quanto ihihihihihi…
E  nulla non ho molto da dire a parte che la faticata qui sopra partecipa al contest CONTES(IAMO)? Di SSJD… caro giudice spero di avertela trattata decentemente la tua crack pur essendo in fase di blocco assurdo, altrimenti me ne scuso ma sappi che l'alternativa forse sarebbe stata peggio!😜

Tanto avevo in testa solo piani azzardati per cui vi beccate questo.

Spero di tornare presto ma non contateci troppo ecco…    

Nala

 
  
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