Anime & Manga > Kenshiro / Hokuto no Ken
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Autore: hooligans_holiday    22/12/2018    2 recensioni
Siamo alla fine del Ventesimo Secolo. A breve, il mondo intero sarà sconvolto da esplosioni atomiche, ma, finché c'è pace, tanto vale godersela...quale modo migliore, di guardare la partita con gli amici?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jagger, Kaioh, Kenshiro, Raul
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ok, mi sento in dovere di spiegarvi che non sono una gran tifosa di calcio, quindi, nessuno si senta offeso se ho punzecchiato Roma e Lazio. E' stata una scelta random. Quale personaggio tifasse per l'una o per l'altra squadra è stato meno random, ma, di nuovo, nessuno si offenda. Ultima cosa...lo so che ci sono degli anacronismi, ma, per amore delle battute, ignorateli.
P.S. Purtroppo non sono proprietaria di nessuno di questi tipi, altrimenti avrei un boato di soldi.

xx

Era un calmo pomeriggio, di una calma giornata di fine secolo. Gli armamenti delle potenze rivali si preparavano a lanciarsi qualche bomba pasquale, ma questo non turbava minimamente la vita nel dojo di Hokuto.
Raoh era seduto sul pavimento, insieme ai suoi fratelli, apparentemente meditando. Il loro maestro Ryuken stava parlando di qualcosa, ma lui aveva pensieri ben più importanti per la testa.
"Ed è per questo che stasera andrò a cena con i miei cari amici Rihaku e Ogai. Durante la serata, voglio che vi esercitiate. Guai a voi se verrò a sapere che avete tenuto una condotta indegna della nostra scuola."
Improvvisamente, il cervello di Raoh si sintonizzò su quello che il maestro stava dicendo. Aveva sentito...cena? Cena fuori? Questo significava che...
Che il rodimento per la partita sarebbe stato ancora peggiore, ecco cosa. Tre giorni prima si era rotta la radio, e, ovviamente, Ryuken aveva deciso che (per mancanza di fondi) ne avrebbero comprata una nuova per Natale. PER NATALE, DEI SANTISSIMI. Non che il maestro li autorizzasse a seguire la partita, normalmente...di solito la ascoltavano a turni, facendo finta di dover andare in bagno per sviare i sospetti. Detto questo...quella sera ci sarebbe stato un derby. Quella sera Ryuken era fuori casa, quindi c'era via libera. E, PROPRIO QUELLA SERA, NON AVEVANO LA RADIO.
Chiuse gli occhi, cercando di mantenere la calma, mentre il maestro usciva dalla stanza. A quel punto, la cosa migliore da fare era aspettare che gli altri fossero usciti dalla stanza, per poi prendere a pugni il primo oggetto che gli fosse capitato per le mani. Doveva sfogare la rabbia in qualche modo, ma far fuori gli altri ragazzi era fuori discussione, almeno finché Ryuken era in vita.
"Ehi, Raoh." Jagi gli si avvicinò con circospezione, lanciando occhiate agli altri che andavano via.
"Che vuoi?" anche Jagi adesso? L'ultima volta che Jagi gli aveva parlato con quel tono da amicone era perché aveva bisogno di un aiuto con una ragazza. O meglio: Raoh avrebbe dovuto rimorchiarla, per poi permettere a Jagi di andarci a letto. Eventuale rimborso spese non incluso.
"Stasera c'è il derby."
"LO SO." Raoh lo incenerì con lo sguardo. Giusto. Come se non bastasse, anche quel cervellone di Jagi tifava Roma. Che fortuna...
"Papà è fuori..." Jagi sorrise, assumendo un'espressione simile a quella di un pescecane. Certo, un pescecane con l'apparecchio e un cerotto sul naso, ma non era il caso di sottilizzare...
"Stringi. O ti apro il cranio come un melone." Raoh sollevò il pugno.
Di fronte a tale delicata esortazione, il fratello minore non poté fare altro che deglutire e annuire.
"Ho un televisore."
Un televisore? E come l'aveva rubato? A chi aveva estorto i soldi per procurarselo?
"Da dove viene?"
Jagi alzò le spalle "L'ho...trovato a casa di una vecchietta. Le ho offerto una mano a portare su la spesa, e mi sono preso il televisore. E anche tutta la spesa. Tanto che se ne fa? Aveva novant'anni, camminava col bastone bianco e rosso, quanto ancora vuole campare?"
Raoh rimase immobile, sconvolto. Non era mai stato una dama di carità, ma quello superava ampiamente persino i suoi standard.
"Un bastone bianco e rosso...quel bastone lo usano i ciechi! Jagi, hai rubato a una cieca!"
Jagi rise "Quindi neanche riuscirà a ritrovarmi...ca*beep*o, sono un grande! Anche perché, scusa, che se ne fa una cieca di un televisore? E dire che le avevo addirittura detto che mi chiamavo Kenshiro, per precauzione..."
"Sei un essere ignobile, Jagi."
"Grazie, faccio del mio meglio. Comunque, moribonda a parte, fratello Jagi è magnanimo, e offre il suo televisore per guardare la partita." si appoggiò la mano sul petto con gesto teatrale, con lo stesso tono di voce di un venditore di macchine usate. Un venditore di macchine usate che stesse cercando di spacciargli una Duna malamente dipinta di rosso per una Ferrari.
Tutta quella generosità avrebbe insospettito persino un neonato. Raoh alzò un sopracciglio "Che vuoi in cambio?"
"Mi sento generoso. Ho solo bisogno di un piccolo, piccolo favore."
A-ha. Ecco la fregatura...però, per la partita, Raoh era anche disposto a far finta di essere stupido. Fece un respiro profondo, e parlò di nuovo "E di che si tratta, Jagi?"
"Tu hai ancora il numero di Souther, giusto?"
Raoh alzò un sopracciglio.
...non era questo, che si aspettava.

"Pronto, chi scoccia il Sacro Imperatore a quest'ora?"
"Sacro Imperatore di TUA MADRE, sono Raoh." Raoh girò gli occhi, già esasperato. Ma quanto gli piaceva fare il gradasso quando il suo maestro Ogai non poteva sentirlo...
"Carissimo Raoh! E io che credevo che avessero avuto pietà della tua condizione e ti avessero finalmente soppresso...sparisci, sento la tua puzza persino da qui."
Raoh inspirò profondamente, e sentì di aver perso dieci anni di vita per trattenere l'impulso di frantumare il telefono, per poi correre a frantumare anche il sorriso di quel biondissimo bastardo. Inspira, espira, conta fino a tre, fallo per la Roma "Senti, deficiente, tifi ancora Roma?"
"Ovvio."
"Che fortuna, eh? Comunque. Ci sarebbe Jagi che vuole parlarti."
"...Jagi?"
Jagi sghignazzò e prese il telefono.

Ryuken era uscito di casa da circa dieci minuti, quando Jagi radunò tutti i suoi fratelli (Sayaka compresa) nella sala del dojo.
Raoh e Kaioh continuavano a guardarsi in cagnesco, ognuno con un'enorme sciarpa del colore della propria squadra. Nel caso di Kaioh, che ancora non sapeva dell'"eroica" impresa di Jagi, più per fede e scaramanzia che per altro.
"Vi ho radunati qui perchè ho una NEVS eccezionale."
Kenshiro si piegò verso Hyo e sussurrò "La neve? Ma è aprile!"
Il fratello maggiore dovette trattenere una risata "Voleva dire news."
"Anche oggi Kenshiro si conferma lo scemo del villaggio." Jagi sghignazzò, guadagnandosi un'occhiataccia scintillante di verde da Hyo.
"Jagi, vedi di stringere, o ti apro il cranio come un melone." Kaioh sbuffò una nuvoletta di fumo rosso. Come ci riuscisse, era ancora un mistero per tutti, così come nessuno capiva come fosse possibile che lui e Raoh pronunciassero le stesse frasi, la maggior parte delle volte all'insaputa l'uno dell'altro. Per scherzare, una volta Toki aveva detto che quei due erano un glitch nella Matrix. Ovviamente, nessuno aveva colto la citazione, e gli avevano chiesto se quella "cosa col nome strano" fosse contagiosa.
"E va bene, e va bene. SORPRESA!" finalmente scoprì il televisore.
"SI', LAZIO! BRUTTI PERDENTI, STASERA VI MANDO TUTTI AFFAN*beep*O E MI VEDO LA PARTITA!" Kaioh iniziò a sventolare la sciarpa, felice come un bambino.
Toki guardò da un'altra parte e evitò di commentare lo slancio pittoresco del fratello.
"VI FAREMO UN MAZZO COSI'!" il maggiore dei fratelli di Hokuto baciò appassionatamente la sciarpa e con l'altro braccio strinse Hyo, che assunse un colore cremisi e ridacchiò, imbarazzato.
"E' QUELLO CHE CREDI TU!" Jagi aprì la giacca di pelle, mostrando una maglietta di Totti "QUI C'E' SOLO UN CAPITANO! MA QUALE LAZIO, PURE IL FUMO CHE FAI TU E' ROSSO! FALLO AZZURRO, SE SEI TANTO FIGO..."
"POSSO SCOPPIARTI CON UNA MANO SOLA, MOSCERINO INSIGNIFICANTE. PERSINO MIA SORELLA E' PIU' ALTA DI TE." dalla bocca di Kaioh uscì altro fumo rossastro, che iniziò a formare una specie di nuvoletta con un'espressione malvagia. L'ultimo era un colpo basso, in tutti i sensi, ma effettivamente Sayaka aveva ripreso tutti i geni dei fratelli, e con 1,80 di altezza superava Jagi di quasi un centimetro.
"Ma per chi tifate?"
Tutti, compresa la ragazza, si voltarono verso Kenshiro, che sembrava abbastanza confuso.
"Giocano la Roma e la Lazio! Ma sei davvero uno dei nostri, o ti hanno loto...lobomizzato da bambino? Si dice lobomizzato, vero Toki?" Raoh si voltò verso il fratello minore, che annuì in automatico, cercando di mantenere un'espressione seria.
"Che vuol dire lobomizzato, Toki?" Ken lo guardò, imbarazzato.
"Niente, niente. Tornando alla questione puramente calcistica, quale club hai intenzione di sostenere, Ken?" Toki cercò di sviare il discorso, parlando forbito per cercare di non scoppiare a ridere dopo questa ennesima conferma che, in quella sala, era l'unico ad aver mai aperto un libro.
"Eh?" il più piccolo dei ragazzi di Hokuto sbatté le palpebre, confuso.
"Ti sta chiedendo per chi fai il tifo, Ken!" Han neppure sollevò gli occhi da quello che stava facendo, e continuò a spruzzare profumo sulla carta da lettere con cui teneva i contatti con le sue numerose fidanzate.
"Ma non lo so...Hyo, tu per chi fai il tifo?"
Hyo si liberò (seppure a malincuore) dall'abbraccio di Kaioh, e mostrò il bracciale bianco e azzurro che gli aveva regalato Sayaka per la partita precedente.
"Tu...tu sei della Lazio, giusto? Ah, beh, è vero...tu fai tutto quello che fa KaiMMMPH!" il fratello maggiore fece uno scatto degno di un leopardo (tanto per rimanere fedele al suo nome)*, e piantò una mano sulla bocca di Kenshiro. Si guardò intorno, sperando che nessuno avesse capito. Vana speranza, dato che tutti (a parte Kaioh) erano perfettamente a conoscenza della sua cotta (a livelli Harmony, con tanto di "Love Song" che partiva a palla ogni volta che lui e Kaioh si guardavano negli occhi...e, qualche volta, persino quando Hyo gli sbirciava il pacco.) per il più grande dei fratelli.
"Sì, sì, tifo per la Lazio...già." lo lasciò andare.
"Ma perchè mi hai chiuso la bocca? Comunque...sì, anch'io tifo per la Lazio, allora!"
"Non ti smentisci, XXXXXXXXXXXX eri, e XXXXXXXXXXX rimani." (N.d.A.: per correttezza filologica, abbiamo riportato la frase di Jagi ma, onde evitare ulteriori querele, l'irripetibile epiteto con cui ha apostrofato Kenshiro è stato censurato. Ci scusiamo con i puristi.)
"Se non altro, siamo pari. Quattro della Roma, e quattro della Lazio." Toki tirò un respiro di sollievo.
Sayaka iniziò a contare sulle dita, perplessa "Chi è il quarto della Lazio?"
"Tu, Ken, Hyo e Kaioh. Poi ci siamo io, Raoh, Han e Jagi per la Roma."
"Ma io stavolta tifo per la Roma! L'ho sempre detto, una partita per squadra, non voglio offendere i miei fratelli. Tanto, a me non cambia niente, se vince una squadra o l'altra..." alzò le spalle. Per delicatezza, evitò di aggiungere che in realtà lei tifava Inter, ma che doveva tenerlo nascosto per evitare che la ammazzassero.
"TRADITRICE. UN GIORNO DI QUESTI IO TI UCCIDO." le vene sul collo di Kaioh iniziarono a gonfiarsi.
"GRANDE!" Jagi le passò un braccio attorno alla vita e cercò di baciarla, ma fu immediatamente tirato indietro e sollevato da terra da due paia di braccia muscolose, appartenenti a Raoh e Kaioh.
"Giù" "le" "mani" "o" "ti" "massacro." esclamarono, una parola a testa. E perfettamente sincronizzati.
In quel momento, suonarono alla porta. Tutti, a parte Jagi, si voltarono a guardarla, terrorizzati. Se era Ryuken, potevano dire addio alla partita. E anche alla vita.
"Sayaka, vai a vedere chi è..."
"Potremmo dire che contavamo di fare i piegamenti di fronte alla televisione. Meglio di niente..." Toki alzò le spalle.
"Sei un genio." Raoh lasciò andare Jagi. Kaioh seguì il suo esempio, facendo cadere scompostamente il fratellastro minore a terra.
Sayaka aprì la porta, e si trovò di fronte un ragazzo biondo con gli occhi azzurri e un'aria terribilmente strafottente. Al collo portava un ciondolo in finto oro con lo stemma della Roma, e in mano aveva una birra, probabilmente rubata dalla ex confezione da sei (ora solo da cinque) che il ragazzo accanto a lui, con delle cicatrici sugli occhi, portava in mano.
"Mi hanno detto che qui c'era una festa..."
"Bene arrivato, Sauzza." Jagi si rialzò, cercando di darsi un tono abbastanza coatto, e si avvicinò alla porta.
"Ho portato un paio di amici..." Souther indicò alle sue spalle, dove una decina di ragazzi stavano aspettando, ognuno con del cibo in mano "...e quello che mi hai chiesto."
Jagi osservò la bottiglia di birra. Avrebbe voluto dargli del pezzente, ma sapeva bene che, al contrario dei suoi fratelli, Souther non si sarebbe fatto scrupoli a ucciderlo nel modo più doloroso possibile.
"Entrate, entrate."
La processione di ragazzi entrò nella sala.
"Abbiamo fatto due crostate, proprio con le nostre mani!" Yuria appoggiò un vassoio sul tavolino, immediatamente imitata da Toh.
Ryuga sventolò una busta di cucchiaini di plastica "Spero che il gelato al limone piaccia a tutti..."
Raoh si avvicinò a Jagi "Perchè hanno portato tutti da mangiare?"
"Gli avevo chiesto di portare qualcosa, era il prezzo per vedere la partita." Jagi alzò le spalle, orgoglioso di sé stesso.
"Cibo? Ci prenderanno per dei poveracci!"
"Non solo cibo. Anche birra. Al primo posto ci sarebbero le donne, ma quelle sono già più costose, e qua nessuno ha una lira..."
Il fratello maggiore scosse la testa, desolato. L'unica consolazione era il fatto che Jagi fosse adottato. Come lui, del resto, ma questa era un'altra questione.
Souther schioccò le dita un paio di volte e indicò il Rolex d'oro palesemente falso (una seconda occhiata rivelava immediatamente che la scritta diceva "Roley"...) che portava al polso "Direi che è il caso di dividerci in tifoserie, la partita inizia tra un quarto d'ora, e non voglio perdermi l'inizio per colpa di qualche scimmione che non riesce a mettersi seduto senza istruzioni."
Tutti presero posto di fronte al televisore, tranne Juza, Yuria e Toh.
"Yuria, vieni a tifare!" Kenshiro la chiamò.
"Vieni con noi, Yuria." Raoh le si avvicinò.
La ragazza rimase pensierosa "Non lo so...quali sono i colori delle squadre?"
Raoh sghignazzò "La Lazio è bianca e blu...la ROMA, invece, è PORPORA e ORO." gonfiò il petto mentre pronunciava le ultime parole.
"...porpora e oro suona così pieno di passione...vero Toh? Io tiferò per la Roma." Yuria annuì, sorridendo.
"Beh, se tu tifi per la Roma...allora anch'io." sembrava quasi sincera, anche se tutti sapevano che lo stava facendo più per entrare nelle grazie di quel tavolone di manzo che rispondeva al nome di Raoh, che per la sua amica. D'altro canto, era stata proprio Toh (con tanto di filo di bava che le scendeva dalle labbra...), dopo averlo visto senza maglietta, a coniare l'espressione "Dio, su quella schiena ci potresti piantare gli ombrelloni!". Tutto questo, per non parlare delle parole che le erano uscite dalla bocca nel momento in cui aveva visto Raoh e Kaioh, a torso nudo, che facevano a botte.
"Bene..." Raoh sorrise, con l'espressione di un cattivo dei cartoni animati.
"A questo punto credo sia ovvio che anch'io tiferò per la Roma, non è vero bellissime?" Juza si sedette accanto alle tre ragazze, facendole arrossire.
"EVVAI! LA GNOCCA E' NOSTRA! VOI DIVERTITEVI CON YUDA!" Jagi fece il gesto dell'ombrello, e iniziò a ridere.
"Senti Jagi, sono più uomo di te. E puzzo di meno." Yuda fece una faccia disgustata.
"Allora come mai hai portato delle banane? Ragazzi, che dite, le userà tutte lui, o riusciremo a mangiarne qualcuna?" si voltò verso i suoi compagni di tifoseria.
"Sei invidioso? Guarda che Amiba me l'ha detto, quanto ce l'hai corto..." il ragazzo dai capelli rossi prese una banana e la agitò in aria, con un sorrisino beffardo.
Dopo aver scongiurato una rissa tra i due, finalmente accesero il piccolo televisore e sintonizzarono per bene l'antenna. Si fecero i complimenti quando riuscirono a vedere addirittura a colori.
Apriamo il collegamento dallo stadio Olimpico...
Nella stanza calò il silenzio.
Raoh si guardò intorno, e si accorse che Ryuga era seduto insieme ai tifosi della Lazio.
"Ryuga! Ma tu stai tifando Lazio? Cos'è, il lupo celeste adesso corre dietro all'aquila di Nanto?"
Il ragazzo annuì "Ho osservato il loro gioco. La tecnica, i giocatori, la formazione. Tifo sempre per la squadra che ha maggior potenziale e maggiori possibilità di vincere."
"...un altro mercenario. Se divento re, ricordami di non assumerti come generale."

A metà del primo tempo, Jagi decise di lasciarsi andare a un coro patriottico, sperando di essere seguito dagli altri.
"LA MAMMA DEL LAZIALE E' UNA PU*beep*NA!" iniziò a cantare.
Dal corpo di Kaioh fuoriuscì il solito fumo rosso, e i suoi occhi iniziarono a mandare lampi. Fulmineo, il fumo passò dietro al televisore, afferrò Jagi per il collo, e gli diede un pugno in piena faccia, per poi ritornare dentro Kaioh.
"Bravo, Kaioh." commentò Raoh.
Jagi si voltò verso il fratello maggiore, e sputò un premolare "Ma tu...non sei della Roma?"
Toki scosse la testa, sconsolato "Ma la madre è la stessa, sai..."

"ABBIAMO VINTO! ABBIAMO VINTO!" Kaioh aveva un'espressione orgasmica sul viso mentre baciava la sciarpa bianca e blu.
Hyo cercò di piazzarsi nella traiettoria di un eventuale abbraccio, sperando di ricevere le stesse effusioni della sciarpa, ma stavolta rimase deluso.
"L'arbitro ha dato tre minuti di recupero, Kaioh." Raoh aveva un'espressione calma, nonostante stesse stritolando la sua sciarpa per il nervosismo.
"E che volete fare con tre minuti?"
Yuda si avvicinò a Rei, proponendogli di festeggiare insieme la vittoria, in privato. Rei si strinse a Kenshiro, leggermente intimorito.
"IL CAPITANO PUO' FARVI ANCHE TRE GOL, UNO PER MINUTO!" Jagi iniziò a gridare, lanciando tutto quello che si trovava sottomano.
"Con vent'anni di meno, forse..." Shin ridacchiò.
Jagi bestemmiò, e lanciò una buccia di banana di fronte a sé.
Il destino beffardo volle che la buccia andasse a colpire l'antenna, facendo scomparire del tutto l'immagine. Sempre il destino beffardo volle che, proprio in quel momento, l'arbitro stesse fischiando un rigore a una delle due squadre.
Presi dal casino, non avevano neanche fatto in tempo a capire di quale squadra si trattasse.
Silenzio.
Silenzio.
"JAAAAGIIIIIIIIII!" dalla bocca di Raoh uscì un ringhio che spaventò tutti i presenti, eccetto Kaioh.
"CA*beep*O!" Jagi sentì la sua vista tremare. Gli stava passando tutta la vita di fronte agli occhi. Morte. Morte sicura. E dolorosa, per di più.
"AMMAZZATEVI DOPO, QUALCUNO VADA A SISTEMARE L'ANTENNA, PORCO CANE!" Souther si alzò in piedi, facendo volare la busta di popcorn che aveva davanti.
"SHUU, SEI TUTTI NOI!" Shin e Yuda lanciarono il povero non-vedente addosso al televisore, quasi ribaltando il tavolino.
"Ma non ci vedo!" Shuu si voltò verso la fonte del rumore e allargò le braccia.
"SISTEMA L'ANTENNA O TI TAGLIO I TENDINI DELLE GAMBE! COSI' L'AIRONE DI NANTO TE LO CACCI IN CU*beep*O!" Souther gli lanciò uno sguardo omicida. Nel frattempo, Raoh cercava di strangolare Jagi.
Con le mani che tremavano, Shuu prese a tastare l'aria per individuare le due antennine. Quando le ebbe ritrovate, iniziò a muoverle il più delicatamente possibile.
Tutti guardavano lo schermo, a parte Jagi, che nel frattempo aveva iniziato ad assumere un colore cianotico e continuava a dimenarsi, ripetendo come un disco rotto "RaohscusaRaohscusaRaohscusa..."
Si sentì un rumore di elettricità statica, e videro il giocatore tirare, prima che l'immagine scomparisse di nuovo. La scena in bianco e nero non gli aveva nemmeno permesso di capire di quale squadra si trattasse.
"SBRIGATI, ACCIDENTI A TE!"
Shuu riuscì finalmente a recuperare almeno l'audio.
GOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOL! GOOOOOOOOOOOOL! CHE GOL SPETTACOLARE!
"NON MUOVERTI! ALMENO RIUSCIAMO A SENTIRE QUALCOSA!" esclamò Han, cercando di sovrastare il casino generale.
"Ma da qui non vedo! Chi ha segnato?" Shuu scosse la testa.
"VAFFAN*beep*O SHUU, STAI ZITTO!" Souther avrebbe voluto tirargli una lattina di birra in faccia, ma aveva paura di fargli perdere di nuovo il segnale.
L'ARBITRO HA FISCHIATO LA FINE DELLA PARTITA! E' FINITA!
"DITECI CHI HA SEGNATO!"
Che partita emozionante! Questo gol al 92' è stato il degno finale! Un pareggio meritatissimo!
Pareggio. Pareggio.
Grida esplosero da entrambi i gruppi. Raoh lasciò finalmente il collo di Jagi, che tossì e provò a respirare di nuovo, i ragazzi della Roma iniziarono a tirare sospiri di sollievo, quelli della Lazio a lanciargli gli avanzi di cibo che avevano a portata di mano.
"Che bello..." Yuria iniziò ad applaudire delicatamente "Siamo in parità, quindi siete tutti felici..."
Non l'avrebbe mai saputo, ma quella sera, solo il fatto di essere nata sotto una buona stella la salvò da morte certa.

"Bene, direi che la partita è finita e la situazione sta degenerando. Yuria, Toh, volete venire via?" Ryuga si avviò verso la porta.
Aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia, quando la porta si mosse da sola, quasi colpendolo in faccia.
Di fronte a lui, c'era Ryuken.
La sorpresa fu così grande che il ragazzo riuscì persino ad impallidire (impresa impressionante, considerando il suo già scarso colorito).
L'uomo scansò Ryuga, ed entrò nella sala, dove tutti si erano fermati a metà delle loro azioni, terrorizzati.
Era calato il silenzio, interrotto solamente dal rumore di legno che si spezzava mentre Raoh spingeva Kaioh, facendo cadere entrambi su un tavolino Ikea in puro stile finto-giapponese.
"MAGGIORE O NO, SEI SEMPRE UN DECEREVE...DECERVELLATO! SI DICE DECERVELLATO, VERO TOKI?" non udendo risposta dal fratello, si voltò a cercare conferma.
Fu allora che si accorse della presenza del suo maestro. Rimase immobile, mentre il terrore più puro si impadroniva di lui.
Neanche un pugno sullo zigomo sinistro riuscì a scuoterlo da quello stato.
"Kaioh...Kaioh...deficiente, fermati..." sussurrò, con un filo di voce.
"Che cavolo..." il fratello maggiore diresse lo sguardo nella stessa direzione di Raoh.
Ryuken li stava fissando, con un'aria tutt'altro che divertita.
Erano morti. Tanto morti.
Il maestro si voltò, senza degnarli di una parola.
"Bene, bene. Sono felice di notare che avete rispettato tutte le regole concordate..."
"PAPA', NON E' COLPA MIA!" Jagi gettò via la lattina di birra, ancora mezza piena, che aveva per le mani, e tentò di assumere un'espressione innocente, guardagnandosi occhiatacce da tutti i presenti.
"Silenzio."
Tutti si zittirono. Si sarebbe potuto sentir cadere uno spillo.
Ryuken aprì la bocca per dire qualcosa, ma, proprio in quel momento, il telefono squillò.
"Pronto?"
Pausa abbastanza lunga.
"Sì, lo so, Rihaku. Sono tutti da me. Hanno fatto baldoria insieme ai miei."
Altra pausa.
"Concordo con te. Una SERIA punizione. Per questo, ti chiedo di lasciarli da me, stanotte.".
I ragazzi di Nanto, che si erano rilassati dopo essersi resi conto che Ryuken non avrebbe potuto fargli nulla, a quelle parole spalancarono gli occhi.
"Protesto! Io mi rifiuto di obbedire, se non è il mio maestro a ordinarmelo!" Souther incrociò le braccia, beccandosi un paio di gesti alla "ma guarda questo..." dagli altri.
"No, tranquillo. Non verranno neanche toccati, al contrario dei miei. Ho in mente un'idea diversa."
Rihaku aveva probabilmente risposto di sì, perchè sul volto di Ryuken si disegnò un sorriso che non prometteva niente di buono.
"A domani, allora...cosa?"
Breve pausa.
"Sì, è qui. Non agitarti, ci sono Yuria e Sayaka con lei..."
"HO CAPITO, MA QUELLE HANNO TUTTE DEI FRATELLI A DIFENDERLE! MIA FIGLIA E' DA SOLA IN BALIA DI UN BRANCO DI MASCHI ARRAPATI!" Ryuken dovette allontanare la cornetta per non perdere l'udito dall'orecchio destro, e, nonostante la situazione fosse tragica, quella frase causò ugualmente qualche risatina tra i ragazzi.
"Digli di stare tranquillo, Toh sa perfettamente come gestire noi maschi arrapati!" rise Juza.
"Ti prego di mantenere la calma. Puoi stare tranquillo che riavrai i tuoi ragazzi domani." riattaccò, e si voltò verso i ragazzi.
"Sono molto deluso. Da tutti voi. Avete disonorato i vostri maestri, me compreso. Non è questo che vi è stato insegnato, dovreste vergognarvi." l'uomo guardò i ragazzi, i suoi occhi pieni di severità.
"E comunque, sono stati i ragazzi di Hokuto, a invitarci." sussurrò Yuda, alzando gli occhi al cielo con aria sarcastica.
"...però noi ci siamo venuti." Shin alzò le spalle.
"E tu da che parte stai?" il ragazzo dai capelli rossi si voltò verso il suo amico, e lo fulminò.
"Tanto ci puniranno lo stesso...se fai così è peggio."
"...adesso devo prendere ordini da te?"
"Beh, se-" cominciò Shin
"SE avete finito con queste facezie, i vostri amici stanno aspettando di conoscere la loro punizione."
Tutti si voltarono. Ryuken li stava fissando con le braccia conserte, per niente divertito.
"No, no, continuate pure..." borbottò Jagi sottovoce.
Il maestro gli lanciò un'occhiataccia, domandandosi per l'ennesima volta perché l'avesse adottato.
"Tutti voi. Avete dimostrato immaturità e mancanza di controllo. Per questo, tutti i ragazzi appartenenti a Nanto dovranno pulire il dojo. Non solo questa stanza, tutto quanto. Domani mattina controllerò il risultato."
Souther sbuffò "Certo, e quelli di Hokuto se ne vanno a dormire tranquilli, vero? Veramente imparziale..."
"Silenzio." l'anziano maestro lo guardò, rimpiangendo di non poter accoltellare la gente con gli occhi, e poi si rivolse ai suoi allievi "In quanto a voi, figli degenere...SUI POLLICI!" esclamò.
I ragazzi impallidirono. No, sui pollici no...
"Mi pare di avervi dato un ordine."
Lentamente, i ragazzi annuirono e si chinarono a terra, per poi risollevarsi a testa in giù, staccando gradualmente le dita dal pavimento.
"PIEGAMENTI, DI FRONTE AI RAGAZZI DI NANTO!" ordinò Ryuken, incrociando le braccia "No, Sayaka, tu no...che stai facendo?"
La ragazza, in verticale come gli altri, stava tentando di sollevare le dita per restare sui pollici, come le aveva insegnato Hyo di nascosto dal loro maestro. A quelle parole, ridiscese a terra e guardò l'uomo anziano.
"Pensavo..." alzò le spalle, tutt'altro che sollevata. Di solito, Ryuken non le faceva mai sconti, quando si trattava di punizioni corporali...se questa volta l'aveva fatto, doveva esserci sotto qualcosa di peggio.
"Per te ho un altro compito. TORNO SUBITO, NON PROVATE A SCAPPARE." il maestro scomparve dietro una porta, per poi ricomparire dopo pochi secondi con un grosso sacco nero e un frustino.
"Prendete l'attrezzatura per lavare il dojo. E tu, Sayaka, con questo frustino dovrai colpire gli addominali dei tuoi fratelli. DI TUTTI QUANTI, KAIOH E KENSHIRO INCLUSI." la conosceva bene, accidenti...sapeva perfettamente che Kaioh le faceva paura, e Kenshiro (nonostante avessero la stessa età) le faceva tenerezza.
"MA SIAMO MATTI?" Jagi scosse la testa, terrorizzato.
"No. Fino a quando non verrò a dirvi che potete smettere, dovrete continuare. Se qualcuno di voi dovesse cadere, verrà punito con il Bagno dell'Olio**. Se Sayaka dovesse smettere di frustarvi, dovrà sopportare la stessa punizione."
NO. Santo cielo, quello era troppo. Gli occhi di Sayaka si riempirono di lacrimoni, nella speranza che Ryuken avesse pietà. Speranza vana.
"Avanti, tutti quanti. Cominciate."
I ragazzi di Nanto iniziarono a recuperare scope, spazzoloni e secchi per l'acqua. Nessuno si azzardò a proferire parola.
"Bene. Sayaka, comincia a frustarli." Ryuken la guardò.
La ragazza deglutì, poi, con mano tremante, colpì lo stomaco di Han.
"Scusami Han..." sussurrò, per poi spostarsi di fronte a Raoh. Stessa scena, stessa scusa al fratello, si spostò di nuovo.
"Un po' più veloce, Sayaka. Comunque, io vado a dormire. Ricordatevi quello che ho detto."
Non appena l'anziano maestro uscì dalla stanza, Souther lanciò a terra la scopa e scoppiò a ridere "Se pensate che io mi fermi a fare quello che dice quel rimbambito...ciao, gente!" si diresse verso la porta, ma la sua fuga fu interrotta dalla voce di Raoh e di parecchi altri ragazzi che chiamavano Ryuken.
"Siete un branco di infami." Souther lanciò un'occhiataccia collettiva.
L'uomo rientrò nel salone, con lo sguardo più esasperato che i ragazzi avessero mai visto. Si diresse verso il ragazzo biondo, e gli si piantò davanti.
"Va bene. Se questo è quello che vuoi, a te non toccherà pulire il dojo. Ma te ne rimarrai qui per tutta la notte." fulmineo, gli colpì un punto di pressione sul petto, immobilizzandolo.
Si voltò verso gli altri, alla ricerca di qualche altro sovversivo, e fu soddisfatto di notare che i ragazzi avevano capito la lezione, e si stavano dando da fare con gli stracci.
Uscì di nuovo dalla stanza.
"HA! Fai il coatto, avanti...adesso te ne starai là, per tutta la notte." annuì Raoh, soddisfatto, mentre continuava a fare i piegamenti.
Souther sbuffò e digrignò i denti. Era ridicolo.
"Com'è, adesso non fai più il gradasso? E mettiti a piangere, perché dovrai fartela addosso, dato che non potrai neanche andare in bagno." la bocca di Raoh si piegò in un sogghigno.
"E adesso gli posso anche dire che è un pezzente. Gli abbiamo chiesto da mangiare e da bere, e lui ruba una birra dalla confezione di Shuu. FAI SCHIFO, SOUTHER! VAI A MUNGERE LE CAPRE DEL PAPINO!" Jagi seguì l'esempio di Raoh. Tanto, che poteva succedere?
"ADESSO E' TROPPO!" Souther allungò un braccio, e puntò minacciosamente l'indice contro il ragazzo di Hokuto.
Cadde il silenzio.
"...si è mosso!" Kenshiro sbatté le palpebre un paio di volte, incredulo.
Souther si guardò, sconvolto quanto e più degli altri. Si era mosso...non era stato immobilizzato!
"SI', DAJE!" alzò il pugno in aria, vittorioso "L'Hokuto non può niente contro la Fenice di Nanto!"
"Ma come..."
"E adesso vi saluto e me ne vado a casa! Ciao, perdenti!" fece il gesto dell'ombrello a tutti i presenti, e corse fuori dal dojo.
Tutti rimasero immobili, ancora sconvolti.
Han si voltò verso Toki, e strizzò gli occhi in codice morse per chiedergli che ne pensasse.
Toki rispose, sempre in silenzio.
La cosa andò avanti per un po', finché gli altri fratelli di Hokuto si accorsero della conversazione senza parole tra i due, e presero a fissarli, perplessi.
"E stasera abbiamo anche capito perché questi due sono così bravi a briscola..." Kaioh girò gli occhi, senza smettere di fare i piegamenti.

Quando Ryuken aprì la porta del salone, si aspettava di trovare un campo di battaglia.
Quello che trovò non era così diverso dalle aspettative. Forse, era addirittura un pochino peggio.
I ragazzi erano a terra, e dormivano. C'era Raoh a quattro di spade, con Ryuga e un paio di altri che lo utilizzavano come cuscino. C'erano Yuria e Kenshiro che si davano la mano, mentre Jagi abbracciava il torace del fratello minore, dove aveva anche vomitato. C'era Juza che dormiva utilizzando il sedere di Toh come cuscino. C'era Hyo che aveva deciso di mandare a quel paese la sottigliezza, e, dopo avergli aperto la casacca, dormiva con la faccia sugli addominali di Kaioh, felice come un bambino, con tanto di filo di saliva che gli colava dalla bocca.
C'erano tante cose, tante cose che Ryuken non avrebbe mai voluto vedere...ma non c'era Souther. Stava per domandarsi chi potesse averlo liberato, quando un gemito soffocato lo fece sobbalzare.
"No, Han...lì no..." la voce di Sayaka proveniva dallo sgabuzzino.
No. Questo era troppo. Se voleva addestrare il successore della Divina Scuola di Hokuto senza farsi venire un esaurimento nervoso, doveva sbarazzarsi di almeno metà dei suoi allievi.

"...Pronto?"
"Jukei? Sono Ruyken. Devo farti una proposta..."


THE END


*In giapponese, Hyo (ヒョウ) vuol dire anche "leopardo".
** Se avete letto "Sakigake!! Otokojuku" (in Italia "Classe di Ferro") sapete di cosa sto parlando. Per tutti gli altri: il soggetto viene messo a sedere in una vasca piena d'olio. Sotto la vasca è acceso un fuoco, e l'olio comincia lentamente a scaldarsi. Dentro la vasca, galleggia una candela accesa. Se il ragazzo si agita per l'olio bollente, la candela cade, e manda a fuoco il tutto.
 
   
 
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