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Autore: steffirah    22/12/2018    1 recensioni
[One-shots da considerare come continuo della mia long "Early Christmas Present"]
"Vedo il suo sguardo innamorato, leggo il desiderio nei suoi occhi e so che ciò che desidera lui è ciò che desidero io. Tutto quell’amore che riesce a darmi coincide con tutto quello che io stessa voglio dargli. Perché tante, tante volte siamo diventati un unico essere, e ogni volta che è successo mi sono detta che questo è giusto. Che così dovrebbe essere, sempre, perché noi ci amiamo, noi ci apparteniamo, noi eravamo destinati l’uno all’altra e nulla avrebbe potuto impedirci di stare insieme. Nulla potrà mai separarci."
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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For the first time
 
 
Quel caldo giorno di fine luglio mi fermo a casa di Syaoran-kun, approfittando della scusa di dover studiare per gli esami. Siamo agli sgoccioli ormai e sono molto presa non solo da quella che dovrà essere la mia tesi di laurea, ma anche da quello che dovrà essere il mio futuro una volta terminato questo percorso sicuro. In realtà, vorrei restare in ambito linguistico e letterario, visto che la letteratura è ciò che più mi affascina di un popolo. Soprattutto quella cinese. Per questo negli ultimi giorni vengo spesso al suo appartamento, prendendo in prestito i libri che ha in camera per immergermi nella lettura di essi, e mi fermo qui, anche perché a differenza di casa mia possiede un condizionatore e si sta molto più freschi, soprattutto ora che siamo entrati nel grande caldo. In parte, però, si tratta soltanto di un pretesto per poter stare un po’ con lui. È molto preso dal lavoro, così come lo sono anche io dall’università e il part-time, per cui sono quasi rare le occasioni per vederci a lungo. Ma oggi è domenica e non voglio perdere neppure un prezioso istante da trascorrere in sua compagnia.
Solitamente, quando mi autoinvito a casa sua lui si occupa di diverse faccende per non disturbarmi, lasciandomi leggere in pace – a detta sua. Per me non sarebbe un problema, ma adesso che è qui con me mi rendo conto che effettivamente la sua presenza al mio fianco è una grande distrazione.
Siamo seduti sul suo letto, lui appoggiato ai cuscini con le gambe incrociate, io in mezzo ad esse con il libro poggiato sulle ginocchia, affinché possiamo leggerlo entrambi. Stavolta l’ho costretto a leggere per me ad alta voce, mentre io seguo le parole dal testo, ma col suo respiro tanto vicino mi è difficile rimanere concentrata a lungo. E poi, amo tantissimo tutti questi suoi toni, sono morbidi, melliflui, carezzevoli, evocativi. Automaticamente chiudo le palpebre, sentendolo ancora più vicino. Come se mi stesse sussurrando le parole direttamente nel cervello, facendomi apparire nella mente le immagini di ciò che descrive. Che grande magia è in grado di fare, soltanto con la sua voce.
«Sakura, non addormentarti.», mi prende in giro.
Riapro le palpebre di scatto, accorgendomi di essermi abbandonata contro la sua spalla e, così facendo, il libro mi è scivolato in grembo. Mi scuso riprendendolo in fretta, mettendolo dritto, mentre lui mi carezza i capelli con la mano destra, prima di affacciarsi per scrutarmi.
«Ti senti stanca?»
«No, no! È il tuo modo di leggere.», gli sorrido.
«Sono noioso?»
Scoppio a ridere, negando. «Sei rilassante.»
Soppesa per un po’ quella risposta, poi si stende in un piccolo sorriso e tramite quella mano mi riavvicina la testa accanto al suo collo, prendendo lui il libro per continuare. Arrossisco lievemente, avvolta ora non soltanto dalla sua voce, ma anche dal suo odore. Impossibile concentrarsi.
«Non ti faccio caldo?»
«C’è l’aria condizionata.», si giustifica. Il che è anche vero, mi sfiora piacevolmente braccia e gambe.
«Ma non ti faccio sudare se ti sto addosso?», mi impensierisco. Poi non è peggio, soprattutto per la sua salute?
«Più che sudare...», borbotta tra sé, non facendosi capire.
Hoe? Mi volto a guardarlo, ma da qui vedo soltanto che osserva il libro con aria indecisa, come fosse combattuto. Lo chiude, poi, riponendolo sul comodino. Mi ha scoperta. Mi mordo il labbro e quando si riavvicina nasconde il viso tra i miei capelli.
«Scusami.», mormora inspiegabilmente.
«Di cosa?»
«Ultimamente stanno diventando un po’ incontrollabili.»
«Cosa?», indago, cominciando a preoccuparmi.
«I miei desideri.», sussurra in tono fioco, quasi se ne vergognasse.
Mi faccio sfuggire un sorriso, sollevata. Chissà cosa pensavo che fosse! Poi però ragiono sulle sue parole, imbarazzandomi a mia volta. Non ha appena espresso anche i miei pensieri? È da questo inverno più o meno che mi sembra di non averne mai abbastanza. Da quando mi sono fatta coraggio, ci siamo fatti coraggio, e nella nostra inesperienza abbiamo cominciato ad aprirci di più l’uno con l’altra. A concederci di più. A sentirci un po’ più vicini, più legati. Eppure, più passa il tempo e più mi sembra che non sia sufficiente.
Dal nuovo anno circa ci siamo avvicinati maggiormente e oltre a baciarci ed abbracciarci abbiamo cominciato a coccolarci e pomiciare, come si suol dire. Solitamente siamo sempre rimasti in superficie, senza osare provare ad andare oltre i nostri vestiti, e soltanto in rare occasioni ci siamo spinti a fare di più. In momenti in cui io smettevo, letteralmente, di pensare e seguivo semplicemente un istinto più grande di me, che mi guidava verso di lui, incontro a lui, a desiderare che un piacere tanto grande potesse non finire mai. Riflettendoci a mente lucida spesso mi sono vergognata da morire, per tanta audacia e quel mio essere disinibita. Ma quando riuscivo finalmente a rivelarlo a Syaoran-kun lui mi spronava, come sempre, ad essere me stessa. Ad essere onesta e non reprimere nulla, perché a sua detta con lui posso permettermi di fare qualunque cosa.
Forse però nel giorno del suo compleanno ho un po’ esagerato e al solo pensiero avvampo. Ma ci tenevo a fargli anche un altro regalo, un regalo che potesse apportargli benessere, un senso di beatitudine, un piacere simile a quello che ogni volta, che sia con le sue dita, che sia con la sua lingua, lui riesce a far provare a me.
Mi copro il volto con le mani, andando in fumo. Il punto è che non sono per niente esperta in questo campo. Non sapevo neppure quel che stavo facendo, guardavo soltanto il suo viso per accertarmi che fosse giusto – e dall’estasi che emerse dalla sua espressione supponevo di sì. Alla fine provai diverse sensazioni. Lui era passato dalla sorpresa per la mia proposta e le mie azioni, ad una lieve indecisione perché non voleva “costringermi” (come se fosse stato lui a farlo e non fosse stata un’iniziativa partita da me), poi si è morso un labbro non appena l'ho toccato e, soprattutto, quando ho cominciato a leccarlo. Mi sono sentita così… soddisfatta. Quanto più lui sembrava appagato, tanto più mi sentivo allo stesso modo, seppure in maniera diversa. Era la prima volta che lo sentivo ansimare e mugugnare in quel modo, con quell’espressione sperduta sul viso, come se stesse sprofondando in un vortice di pura lussuria. Era stato sopraffacente anche per me.
«A cosa stai pensando?», chiede in tono morbido, togliendomi le mani dal volto. Ahh, accidenti, capirà subito cosa sto ricordando. Mi sento gli occhi lucidi mentre incontro i suoi. Lui pare un attimo stupito, poi sorride sghembo. «Stai facendo un pensiero perverso.»
Sgrano gli occhi, incredula. Colpita e affondata.
«N-non è come pensi!»
Gli tiro un colpetto su una spalla ma lui semplicemente ride, abbracciandomi. Mi dà un bacetto sul collo, strofinandovi poi il naso.
«Che male c’è, sapessi quanti ne faccio io.», rivela, in modo quasi inudibile.
«Davvero?»
Sono stupita. Come al solito, sono sempre convinta di essere l’unica a lasciarsi andare a certe fantasie.
«Sarebbe impossibile non farne con te, soprattutto quando mi tenti così.», ribatte, attorcigliandosi una mia ciocca di capelli attorno all’indice.
Lo guardo poco convinta.
«Non ti sto tentando.»
Ed è vero. Non sto facendo assolutamente niente, è lui che con ogni suo tocco, con ogni carezza, con ogni respiro, mi fa rabbrividire.
«Vuoi dire che non l'hai fatto apposta a vestirti così?»
Mi indica dalla testa ai piedi. Non capendo a cosa si riferisce mi scruto per bene, notando soltanto adesso che dall’alto della sua prospettiva si vede perfettamente la scollatura e il pantaloncino pare quasi essere scomparso sotto la canotta. Gonfio le guance, giustificandomi: «Non l’avevo pianificato.»
Lui reclina la testa su un lato, non sembrando convinto. Mi fa esplodere le guance, ridacchiando per la mia faccia buffa. Poi torna serio, forse fin troppo serio, così serio da stringere le budella. Sembra stia riflettendo su qualcosa e il suo sguardo vaga insieme alle sue dita dalla mia gota sinistra al mio mento, al collo, al petto. Mi si mozza il fiato e lui scosta di poco la maglia, guardandomi da sotto le ciglia, con un sorriso malizioso.
«E va bene, quello… quello è fatto apposta.», sbuffo, sviando lo sguardo. Ho indossato il completino intimo verde ricoperto di pizzo, per quanto sia un po’ scomodo il perizoma.
Senza dire una parola mi si pone innanzi, facendomi stendere. Resto col respiro bloccato mentre posa un bacio all’altezza del mio cuore, salendo poi sempre più su, procedendo sulla mia clavicola per giungere alla spalla. Mi abbassa entrambe le spalline, seguendo la nudità della mia pelle scoperta con l’indice. Anche da qui mi accorgo del luccichio nei suoi occhi e so perfettamente cosa significa: brama. Col batticuore lo vedo posare nuovamente le labbra in quello spazio appena liberato, lasciandomi qui baci un po’ più umidi. Automaticamente chiudo gli occhi, mordendomi il labbro, soprattutto nel percepire l’altra sua mano insinuarsi sotto la mia maglietta, sulla schiena, dove con delicatezza mi sfiora ogni vertebra.
Mi sfugge un’esclamazione di sorpresa quando la sua lingua raggiunge improvvisamente il mio orecchio. Artiglio un suo braccio e infilo le altre dita tra i suoi capelli, nel momento stesso in cui le sue morbidi e bollenti labbra si posano sulle mie.
Non so neanche io come succede. Mentre ci baciamo, mentre le sue labbra posseggono le mie e io cerco di rubare le sue, mentre le nostre lingue si incontrano, danzano, si allacciano e slacciano, lo stesso succede ai nostri corpi e in breve ci ritroviamo entrambi mezzi spogliati. Percepisco tutto troppo chiaramente, ogni singola cosa. Il calore, anzi bruciore della sua pelle sotto i miei palmi, la levigatezza di essa e, al contempo, la tensione dei suoi muscoli, le nostre pance scoperte che si incontrano, le mie gambe avvolte attorno alle sue, i miei piedi che gli carezzano i polpacci, le sue forti braccia che mi avvolgono e mi stringono, le sue mani che accendono scintille sul mio corpo, l’intensità e profondità di ogni suo gesto, con cui sembra affondare in me, nelle mie interiora, abbracciare tutto ciò che mi compone per farlo suo, per distruggerlo e ricostruirlo.
Ci stacchiamo per un secondo, entrambi ansanti, e solo vagamente mi accorgo del suo aspetto del tutto trasandato. Del rossore sulle sue gote, delle sue iridi lucide, delle sue labbra più rosse del solito e bagnate, dei suoi capelli totalmente scompigliati, peggio di quando si sveglia al mattino. Ha un’aria così selvaggia che mi fa salire il cuore in gola. Provo un irrefrenabile desiderio di vederlo svestito, del tutto. Di abiti e timori e remore ed esitazioni. Voglio vederlo, per come è, in tutto quel che è. Per cui mi affretto a finire di togliergli la maglia e lui fa lo stesso con me, osservandomi a lungo in tutta la mia interezza. E solo con quello sguardo mi fa ansimare di nuovo. Sembra essere scritto ovunque sul suo volto: “Ti voglio. Ti voglio da sempre. Ti voglio, adesso.” Il che corrisponde esattamente a ciò che anche io desidero.
Mi bacia al centro del petto, poi scende sulla linea dell’addome, mentre le sue dita si posano sul bordo del mio pantaloncino. Alzo di poco la vita, per agevolarlo, e una volta che me ne libera si ferma sedendosi di lato, ammirandomi quasi come se fossi l’opera d’arte più bella che abbia mai visto. È imbarazzante, per cui mi metto seduta a mia volta, allungandomi verso di lui, privandolo anche dei suoi pantaloni. Noto la sua erezione evidente e confesso di sentirmi alquanto compiaciuta. La sfioro con due dita e lui mi afferra quella stessa mano, attirandomi a sé. Mi stringe tantissimo, fortissimo, affondando il viso tra i miei capelli.
«Sakura.» La sua voce suona quasi come un lamento, simile ad una tacita preghiera. «Non sono sicuro di riuscire a fermarmi.»
Sobbalzo lievemente dinanzi a quella consapevolezza. Prendo un respiro tremante, avvolgendo le braccia attorno alla sua schiena.
«Non fermarti.», sussurro, un po’ impaurita. Non di quello che lui potrebbe fare a me, ma di me stessa. E se sbaglio qualcosa? E se non riesco a far provare a lui ciò che provo io? E se non riuscissi a soddisfarlo?
Mi sposta alcuni capelli dal viso, baciandomi con morbidezza, sulla tempia.
«Sicura?», indugia.
Annuisco soltanto, incapace di parlare.
Mi guarda titubante, e proferisce: «Se dovessi farti male però respingimi.»
Scuoto la testa, sorridendogli rassicurante. «So che non mi farai male.»
Poso le mie labbra sulle sue e lui immediatamente risponde al bacio, con la stessa delicatezza, e la stessa intensità. Le sue mani tornano a carezzarmi lungo tutto il corpo, provocandomi la pelle d’oca, favorita dall’aria che giunge dal condizionatore. È come se mi trovassi in mezzo ad una bufera di fuoco e ghiaccio. È una sensazione mai provata prima. È esaltante, eccitante, quasi afrodisiaca. Inebriante, come la sua sola presenza, che basta a rendermi la testa leggera, svuotandola del tutto, facendomi perdere la ragione.
Non appena una sua mano mi si insinua negli slip allargo le gambe, andandogli incontro. Quanto più lo sento tanto più mi manca il respiro, ci manca il respiro.
«Syaoran-kun...», gemo, stringendomi a lui con tutta me stessa, sentendomi già toccare il cielo con un dito. Come sarà, mi chiedo. Come sarà non appena rimuoveremo ogni parete, ogni tessuto, ogni scudo che ancora ci protegge, ancora ci separa.
Mi accompagna di nuovo sul letto, ponendosi sopra di me. Toglie le dita, leccandosele in maniera sensuale, strappandomi del tutto l’aria dai polmoni. Potrei non sopravvivere a tutto questo amore, a tutta questa passione. Sì, mi sembra di morire, ma è una morte dolcissima, bellissima.
Si china nuovamente su di me, possedendo le mie labbra, e io mi aggrappo completamente a lui, mentre le sue dita adesso si tengono impegnate nel tentativo di slacciarmi il reggiseno. Arcuo la schiena per aiutarlo e lui posa le sue labbra sotto il mio mento, leccandomi. Reclino la testa indietro, sopraffatta anche dal più piccolo gesto, e quando sento l’aria soffiarmi sulla nuda pelle capisco che è riuscito nel suo intento. Le sue labbra si spostano da un capezzolo all’altro, carezzandoli con la loro morbidezza, stuzzicandoli appena coi denti, facendomi sussultare ogni volta, mentre le sue mani scivolano lungo i miei fianchi, afferrandomi il bordo delle mutandine. Ripeto le precedenti azioni, piegando le gambe, e non appena se ne libera mi bacia al centro di esse, allargandomele, per poi allontanarsi e guardarmi adorante, trasognante.
«Sei bellissima.», dice col fiato mozzato.
Mi mordo le labbra, stringendo le lenzuola tra le dita, con le lacrime agli occhi. Non è giusto. Chiudo le gambe, vergognandomi un po’, e tendo le mani verso di lui. Capendo quel che voglio fare si alza al mio fianco e mentre lo libero anche dei suoi boxer mi accorgo che si allunga a prendere qualcosa nel comodino accanto al letto.
Resto a fissarlo inebetita. Come può essere così bello? Sembra quasi una statua greca, una di quelle che erano sul libro di archeologia. Il suo corpo è perfetto. La sua muscolatura, ogni linea, ogni curva, sembra scolpita da uno scultore. Chiudo la bocca prima di cominciare a sbavare, deglutendo a fatica tutta la saliva che vi si è raccolta. Mi incanto, non sapendo nemmeno io dove guardarlo, perché ogni singola parte di lui mi affascina.
Lo vedo avvicinarsi dopo che ha indossato il preservativo, ristendersi su di me, tenendosi alzato coi gomiti per non schiacciarmi. Questa cosa mi lascia un po’ contrariata. Lo abbraccio, appiccicandomi al suo corpo. È così caldo, così piacevole… Le sue labbra ritrovano le mie, le sue dita si stringono attorno al mio corpo, così come io stessa mi stringo attorno al suo. Il suo membro mi sfiora e so che sono pronta, so che siamo entrambi pronti. Mi guarda per un lungo istante senza allontanarsi troppo, poggiando la fronte alla mia, col respiro corto, chiedendomi tacitamente il permesso. Glielo concedo allargando di più le gambe, sfiorandolo a mia volta col mio bacino, prendendogli una mano e intrecciando le mie dita alle sue.
Lui porta le nostre mani congiunte sul cuscino, accanto alla mia testa, e non appena il suo palmo preme contro il mio, le sue dita si attorcigliano attorno alle mie e mi dice che mi ama, lo sento scivolare dentro di me.
Inizialmente è molto cauto e delicato, e lo so che presta tutta questa cura e attenzione per non ferirmi. Ammetto che è una sensazione strana, ogni suo movimento mi provoca un sussulto e non capisco neppure se è dentro o fuori di me. Socchiudo gli occhi, cercando di non pensare ma soltanto provare, nient’altro. Le sue spinte sono così lente, così esitanti, come se a sua volta stesse cercando di capire cosa si prova, come bisogna agire. Ma quanto più va a fondo tanto più mi accorgo che il suo corpo viene attraversato dai tremiti e i nostri respiri si spezzano e ricuciono insieme. Allora lo capisco. Proviamo le stesse cose, mentre ci fondiamo in un unico essere.
Chiudo gli occhi, perdendomi nei suoi ansiti, nel suo sudore che mi scivola addosso, fondendosi al mio, percependo tutto quel contatto. Non gli sono mai stata tanto vicina, così vicina, a neppure un millimetro di distanza.
«Syao…ran…»
Mi gira la testa. Non so più cosa succede, le sue spinte accelerano e così il mio bisogno di lui. È come se non esistesse più niente, né il letto, la sua camera, la sua casa, la città, il mondo. Non c’è più nulla, soltanto noi e il nostro amore al centro perfetto dell’universo.
«Sakura…», soffia faticosamente sulle mie labbra, prima di baciarmi.
Ricambio i suoi baci nei limiti del possibile, ma diventa difficile adesso che siamo entrambi senza aria. Forse tentiamo di riempirci del respiro dell’altro, mentre mi sento sempre più leggera, meno concreta, quasi trasparente e limpida e incorporea, e mi sembra di volare in alto, sempre più in alto, in mezzo ai nostri gemiti e i sussurri ansanti dei nostri nomi, verso un cielo pieno di amore. Un paradiso in cui entrambi, nello stesso momento, raggiungiamo una beatitudine che pare eterna. Una beatitudine che mi priva di tutti i miei sensi.









 
Angolino autrice:
Allora.... premetto che è la prima storia che oso pubblicare su un atto sessuale (*si nasconde in un angolino per l'imbarazzo* mi auguro di non essere stata volgare, anche perché effettivamente sono stata abbastanza descrittiva - che debba mettere rating rosso?), ma dovevo farmi coraggio perché questo è il mio regalo di compleanno per Teddy_bear. Sperando ti sia piaciuto (//////) 
Per ora ho pronti due capitoli e mezzo, su uno ci sto ancora lavorando (e forse lo dividerò). Come ho scritto nella descrizione, si tratta del prosieguo di "Early Christmas Present", quindi chi non l'ha letta potrebbe non comprendere tutte le implicazioni inserite in questi capitoli. Consiglio di leggerla, ma mi rendo conto che è lunghissima, quindi se non ce la fate non fa niente (in tal caso suggerisco di non proseguire con la lettura o potreste finire per non capire). 
Vi informo che non so quando aggiornerò, anche perché il prossimo capitolo è quello "inconcluso" e temo ci impiegherò un po' a completarlo. 
Credo di aver detto tutto, quindi

Ancora tanti auguri, Stefania! 
  
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