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Autore: Kim WinterNight    22/12/2018    7 recensioni
Un film può farci riflettere.
Una scena tra mille può commuoverci.
Grazie Bohemian Rhapsody.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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ReggaeFamily

Adesso non può più ferirmi





C'è stato un tempo in cui anche io credevo che i figli potessero essere amati dai propri genitori.

C'è stato un tempo in cui anche io sono stata bambina e ho avuto tante belle e colorate illusioni.

C'è stato un tempo in cui anche io ho avuto una famiglia come tutte le altre.


Qualche volta mi chiedo perché il destino ci riserva tante atrocità.

Non è necessario uscire di casa, non è necessario riversarci nel mondo che ci circonda. Basta stare quieti tra le mura domestiche e ascoltare. Sentire.

Le grida, i litigi, le parole dette con rabbia e risentimento, le parole non dette, le parole sputate tra i denti in un muto sibilo.

In quei momenti ho capito che non esiste l'amore, che solo nelle storie da me create può esistere, perché non è reale e non si consuma come una vecchia candela.


L'amore di un uomo per una donna non è mai superiore all'amore che lui prova per il suo sconfinato ego. L'ho imparato grazie a mio padre.

L'amore di una donna per un uomo è sempre superiore alla considerazione che lei ha di se stessa. L'ho imparato grazie a mia madre.

L'amore di una madre per i suoi figli va sempre oltre i confini del conoscibile, ma quello di un padre si ferma di botto quando egli si rende conto che i suoi figli non sono come li aveva immaginati.


Un giorno lui disse: «Sei un errore, un peso».

Un giorno il mio cuore si indurì e divenne di ghiaccio.

Un giorno persi la fiducia nel genere maschile.

Un giorno mi ritrovai senza un padre.


Lo sentivo gridare, lo sentivo insultarmi, convinto che io non potessi udirlo. Lo sentivo prendersela con mia madre, lo sentivo dimostrare di essere un vero uomo, credendo davvero di esserlo.

Mi sentivo furente, piena di odio, speravo che sparisse.

Mi angosciava, mi disgustava, mi dava la nausea.


Mi chiedevo perché mi odiasse.

Non sono nata perfetta, nemmeno lui lo era.

Ma io avevo qualcosa di peggio, qualcosa di mostruoso.

Diversa, sbagliata, inutile.


«Quando ero piccolo io, tutti uscivamo per i fatti nostri. Non avevamo bisogno dei genitori per fare qualunque cosa.»

«Io rispettavo mio padre, lui esigeva rispetto e noi dovevamo darglielo.»

«Mia madre era un'ignorante, serviva solo per fare da schiava a mio padre.»

«Tu sei una figlia, un essere inferiore. Devi fare come dico io.»

«Tu sei un errore, non ho certo scelto io di farti nascere così


Così significava disabile.


Quante anime lottano per far accettare la loro sessualità? Quante donne lottano per farsi accettare in quanto persone al pari di tutte le altre?


Quanti disabili vengono derisi e umiliati e sanno di poter stare al sicuro soltanto tra le mura domestiche?

Io non avevo neanche questo piccolo privilegio.


Per lui ero una disabilità, non una figlia. Una disabilità con tutte le conseguenze del caso.

Ora non piango più, ora non mi importa. Ora non provo rabbia, ora non provo risentimento. Ora non sento più quel vuoto dentro, quella delusione, quella frustrazione, quell'impotenza.


«È morto» mi dissero.

Io non provai tristezza, non avvertii il famoso senso di perdita.

Lui mi ha reso insensibile nei suoi confronti, lui mi ha plasmato con la sua durezza e mi ha portato a essere dura come una roccia.

C'è stata una goccia d'emozione, devo ammetterlo. Un pizzico di sollievo, piccolissimo e quasi insignificante.


Oggi mi chiedo perché.

Perché non è riuscito ad amarmi? Perché non è riuscito ad accettarmi? Perché lui non era in grado di capire che anche io ho dei sentimenti? Perché lui stesso non era in grado di provarne?

Non a tutto c'è una spiegazione.


Anche Forrokh Bulsara infine fu accettato da suo padre, che lo riconobbe come Freddie Mercury e gli fece capire che lo amava nonostante avesse cambiato nome e cognome, nonostante fosse diventato una rockstar al centro di un'infinità di scandali, nonostante fosse omosessuale.


So che lui non mi avrebbe mai accettato, mai amato, mai capito, mai ascoltato.

Forse è meglio così.


Il suo riflesso aleggia ancora nei miei peggiori incubi.

La sua ombra ancora mi perseguita.

Ma io sono più forte.

Adesso posso affrontarlo.


Adesso non può più ferirmi.

  
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