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Autore: Bloodlily    16/07/2009    4 recensioni
Dante Alighieri è colui che mi ha ispirato questo scritto, a cui si mescolano i versi del canto di Paolo e Francesca. Inizia nell'ufficio del Capitano della Sesta Brigata, e il tutto si sviluppa quando si trova un fascicolo di carte che non dovrebbe esserci... Una Byakuya X Renji, molto soft, e un po' romantica, grazie al Maestro che ha scritto la Divina Commedia
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Renji Abarai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Galeotto fu il Racconto e chi lo scrisse...



Come sempre, passando davanti all'ufficio del Capitano della Sesta Brigata del Gotei Tredici, non si sente alcun rumore.

Solo fermandosi davanti alla porta e prestando attenzione, immergendosi per qualche attimo in quel silenzio, si può avvertire un vago e continuo frusciare di carta, e il lieve scribacchiare di una penna ogni tanto.

E non si può fare a meno di tirare un mezzo sorriso scuotendo la testa, mentre si riprende a camminare, pensando che a Kuchiki Byakuya quell'atmosfera si adatta perfettamente, anche se non si può articolare la stessa supposizione per il suo ben più rumoroso Vice-Capitano, Abarai Renji.

Così quell'ignoto di passaggio si allontana, sbagliandosi in parte.

Renji, nel corso degli anni passati a smistare carte in quello studio, ha imparato ad apprezzare e godere di quel calmo silenzio, a cui ormai si è abituato.

I primi tempi, seduto su quella sedia alla sua ben più piccola scrivania, trovava insopportabile quella pace che regnava sovrana, mentre dentro di lui covavano silenziosi pensieri bellicosi di rivalsa.

Ma imparando a conoscerlo, altri sentimenti sono nati dentro di lui.

Imparando a conoscerlo, non ha potuto non iniziare a nutrire una profonda ammirazione ed un profondo rispetto per quell'uomo, che si sono solo rinforzati col passare del tempo, anche se in principio non voleva accettarli.

Il tempo passato insieme a Kuchiki Byakuya ha cambiato profondamente l'opinione che si era fatto di lui.

-Forse è per questo che non sono riuscito ad affrontarlo... Già allora avevo troppa stima di lui...

Renji alza appena lo sguardo su Byakuya, distratto da quel suo pensiero che si è fatto strada dentro di lui. Lo osserva, e lo trova assorto nella lettura di un documento che non deve essere molto importante, a giudicare dall'espressione tediata dei suoi occhi.

Perché non bisogna osservargli il volto, per carpire la superficie dei suoi pensieri, ma i suoi occhi.

E questo Renji lo sa perfettamente.

Torna sui suoi documenti, ancor prima che il suo Capitano possa riprenderlo. Sa che l'altro si è accorto della sua occhiata, e sempre lo lascia fare, purché quegli attimi siano brevi e non troppo frequenti.

Nemmeno a lui capitano carte interessanti, oggi.

Sbuffando un po', appone un timbro sulla ennesima comunicazione puramente burocratica e quindi puramente inutile.

Muove un poco le spalle, alzando la testa per muoverla un poco da una parte all'altra, passandosi una mano sul collo.

Adocchia l'ora, e silenzioso si alza dalla sua sedia, per uscire dall'ufficio.

Solamente adesso Byakuya alza appena lo sguardo per osservarlo allontanarsi, nessun cambiamento sul volto inespressivo.

Abbassa le palpebre per più secondi, e quando le riapre, tiene gli occhi appena socchiusi.

Quindi torna a concentrarsi sul suo dovere.

Passano pochi minuti, e Renji torna indietro, un vassoio con due tazze di tè appoggiate sopra. Ancor prima che egli possa far scorrere la porta, Byakuya lo sente arrivare, ormai riconoscendo la cadenza dei suoi passi troppo irruenti e pesanti.

Ed ecco quindi che appare di nuovo sulla soglia dello studio.

Kuchiki Taichou, vi ho portato il tè”

L'altro non si degna di guardarlo.

Lasciamelo sulla scrivania, Renji”

Solamente al suono della sua fredda voce fa qualche passo in avanti, avvicinandosi alla scrivania, per lasciare la tazza secondo lui più piena.

Guarda il volto bianco incorniciato da quei capelli neri ancora chino sul lavoro, che non lascia mai incompiuto nemmeno se dovesse stare sveglio fino a notte fonda, e aggrotta un poco le sopracciglia.

Dovreste prendervi una pausa, il tè rischia di raffreddarsi”

Di nuovo l'altro non scosta lo sguardo da quello che sta facendo.

Finisco di leggere questo documento”

Non può fare a meno di sospirare, Renji, e di sorridere un poco perché si aspettava una risposta del genere, voltandosi e tornando alla sua sedia, ben felice di potersi prendere una pausa.

Si lascia cadere lì, rilassandosi un po' anche negli atteggiamenti che solitamente in quell'ufficio mantiene più rigidi del normale.

Si tiene un po' distante dalla scrivania, messo in parte di traverso e tenendo in una mano la tazza che sorseggia appena ogni tanto, mentre l'altra si allunga sul tavolo, scostando i documenti per farsi un'idea di quello che lo aspetta dopo.

I fogli vengono appena sparpagliati in più direzioni, ma ad un certo punto, sgrana leggermente gli occhi.

Solleva la schiena dallo schienale della sedia, rimettendosi dritto, appoggiando il suo tè per recuperare quello che si rivela essere un fascicolo di carte invece che un foglio solo, improvvisamente attento e interessato.

Inizia a leggere, concentrato, così intento che non si accorge nemmeno di aver appoggiato il gomito sul tavolo, e di aver reclinato la testa di lato per appoggiare la tempia sulla mano chiusa.

Il suo tè prende a raffreddarsi.

Cosa c'è, Renji?”

La voce di Byakuya, a cui non è sfuggito un solo movimento del suo sottoposto, lo costringe a tornare improvvisamente ad alzare lo sguardo, un poco spaesato.

Va a guardare quello che ha tra le mani, quindi il suo Capitano.

Questo è un... racconto, anche se non so come sia finito tra i rapporti...”

Il modo in cui socchiude appena gli occhi, fa intuire a Renji che anche Byakuya si è leggermente sorpreso, ad apprendere il motivo che gli ha destato tanto interesse.

Leggilo”

Schiude la bocca, spalancando gli occhi.

Ecco, questa è una cosa che lo coglie alla sprovvista, anche conoscendo forse meglio di chiunque altro Kuchiki Byakuya.

Prego?”

Ancora non riesce completamente a crederci.

Non amo ripetermi, Renji”

Ancora non completamente convinto di aver realmente sentito quel suo dire, il Vice-Capitano della Sesta Brigata torna a guardare quelle parole scritte su quei fogli, e lentamente, un poco titubante, inizia a leggere ad alta voce, riempiendo di sillabe e parole quella stanza solitamente così silenziosa se non per quei rari e brevi discorsi che si scambiano.

Avverte su di sé lo sguardo concentrato di Byakuya che lo sta ascoltando, per una volta più interessato ad altro che al suo dovere.

Si sente terribilmente a disagio a sostituire il solito silenzio con la sua voce forse troppo alta e grattante per quell'ambiente, e ciò traspare in mille modi, attraverso il suo corpo teso, attraverso la voce che ogni tanto trema, attraverso le più interruzioni nella lettura e le continue veloci occhiate sospettose indirizzate al suo Capitano.

Non rendi giustizia a delle parole così ben scritte, Renji”

La voce di Byakuya trova facilmente uno spiraglio in cui inserirsi, e senza più proseguire, Renji serra le labbra, irato con sé stesso.

Vogliate scu-”

Portami quel racconto”

Lo interrompe sul nascere, e anche se quelle parole non hanno la solita inflessione di comando, comprende bene che quello che gli è appena stato detto è un ordine ben preciso.

Si solleva stancamente dalla sedia, portandosi dietro il fascicolo, per poi avvicinarsi, per la seconda volta in una sola giornata, alla scrivania di Byakuya.

Eccolo...”

Le dita sottili del Capitano si stringono su quelle carte, e Renji indietreggia appena, mentre gli occhi neri di Byakuya iniziano velocemente a scorrere sulle righe.

Il tuo tè rischia di raffreddarsi, Renji”

Solo in quel momento si ricorda del suo tè.

Torna più velocemente del solito al suo posto, scompigliando un poco con i suoi passi agitati la calma di quell'ufficio.

E se ne rimane lì, in silenzio, ancora arrabbiato per aver fatto una pessima figura agli occhi del suo Capitano, sorseggiando il tè che effettivamente è diventato freddo e un po' amaro.

Passano alcuni lunghi attimi di completo silenzio, in cui ognuno è profondamente immerso nei propri pensieri, in cui ognuno è solamente concentrato su sé stesso e non si cura di guardare l'altro.

E quindi la voce bassa e calma di Byakuya riempie la stanza, mentre legge le righe di quel racconto.

Essa penetra la mente di Renji, squarciandone i pensieri angusti, costringendolo a voltare lo sguardo, completamente ammaliato.


[...Un giorno leggiavamo per diletto...]


Quasi trattiene il fiato, per non interromperlo in alcun modo.

Quelle stesse parole da lui lette prima, ora sono così completamente differenti...

Nella voce di Byakuya trovano la loro bellezza, e la loro originale musicalità e poesia. E anche la loro nobiltà, di quello che adesso si scopre essere un racconto cavalleresco.

-Non avrei mai potuto leggere questo scritto per lui...

Ma questo pensiero, così come affiora repentino dall'ignoto della parte irrazionale della sua mente, altrettanto velocemente vi annega, come se non fosse mai esistito.

Gli attimi, i minuti, sembrano dilatarsi e trascorrere più lentamente, come se il tempo stesso voglia ritagliare più spazio a quel piacere in mezzo al dovere che li chiama impellente entrambi.

E di questo ne è più consapevole Byakuya, che Renji.

Il Vice-Capitano ci impiega qualche attimo a rendersi conto che il suo superiore ha interrotto la lettura.

Sbatte le palpebre, ed incontra i suoi occhi neri e profondi.

Porta via le tazze, non amo il disordine nel mio ufficio”

Senza nemmeno rispondere, Renji si alza, recuperando il piccolo e piatto vassoio rotondo e il resto, mentre il Capitano ripone noncurante quel racconto in un cassetto della scrivania.

Quando torna indietro, Byakuya è già di nuovo chino sui rapporti.


Lancillotto.

Si chiama così il protagonista della storia, la cui lettura prosegue ogni giorno.

Quando Renji va a prendere il tè, Byakuya tira fuori dal cassetto quelle preziose pagine, e per dieci minuti in quel luogo silenzioso vengono dipinte le gesta e le imprese dei cavalieri della Tavola Rotonda, soffermandosi in particolare sulle vicende del figlio della Dama del Lago.

E quella storia ha anche un'altra protagonista...

Ginevra.

La bellissima consorte di Re Artù.


[...di Lancillotto come amor lo strinse...]


In quei giorni Byakuya si è potuto accorgere di come Renji si affretti a portare indietro le tazze fumanti.

In quei giorni Renji si è potuto accorgere di come Byakuya, all'avvicinarsi della fatidica pausa, si affretti a concludere il suo lavoro sul documento di turno.

Tacitamente entrambi hanno accettato di buon grado quella particolare situazione che si è venuta a creare con lo scorrere dei giorni, situazione così anomala per quel loro rapporto basato su lunghi silenzi e fugaci sguardi.

Byakuya legge, e Renji lo osserva, sempre concentrato, e tra i due, è sempre lui a bere il tè oramai freddo e amarognolo. Ma anche quella cosa fa parte del tutto, e non se ne lamenta mai, in quel momento solo ed esclusivamente loro.


[...Soli eravamo e sanza alcun sospetto...]


Grazie alle parole di quel racconto, entrambi, seppur senza parlare direttamente tra loro, si rendono conto di avvicinarsi di più l'un l'altro.

Renji, ogni volta che si trova ad ascoltare il suo Capitano, si rende sempre più conto di quanta stima e ammirazione provi per la persona che gli sta dinanzi, quanto profondo rispetto nutra per lui.

Tutta la rabbia che provava nei suoi confronti gli pare così stupida adesso, ancor più di prima, quando scoprì come realmente stavano le cose con Rukia.

Mentre lo ascolta, si perde nei suoi pensieri, e si rende conto che già ne era consapevole di questo fatto nel momento stesso in cui sfoderò la sua Zampakuto contro il suo Capitano.

Byakuya ogni tanto, impercettibilmente, solleva lo sguardo da quel testo, per soffermarsi a guardare il suo sottoposto, leggendo il suo volto e i suoi pensieri così come sta leggendo quei caratteri.


[...Per più fiate li occhi ci sospinse...]


Un fruscio di carta, ed un'altra pagina è andata.

E ogni volta che Byakuya volta il foglio già letto, cala un improvviso silenzio inevitabile, che interrompe piacevolmente quella lettura che diviene sempre più appassionata, mentre l'amore tra Lancillotto e Ginevra si dipana tra le avversità.

Ed in quei silenzi, i loro occhi vanno ad incontrarsi, ad incatenarsi a vicenda, facendo sempre deglutire un poco Renji, che si sente messo un po' in soggezione da quello sguardo, facendolo arrossire appena.


[...quella lettura, e scolorocci il viso...]


Qualcosa oltre l'ammirazione, oltre la stima, oltre il rispetto...

Cos'è, quella cosa che si mescola alle altre sensazioni rendendole solamente più forti...?

Non si sa dare una risposta, Renji, mentre a dispetto della calma che regna in quell'ufficio, dentro di lui si scatena un mare in tempesta, in cui i pensieri vorticano senza alcuna precisa direzione, inghiottiti e risputati dai flutti generati da quella sensazione sconosciuta.

Anche il suo corpo risponde a questa vaga chiamata, posizionandosi sempre completamente verso Byakuya, seguendo sempre con attenzione inconsapevole ogni suo spostamento, correggendosi da solo.

Qualcosa oltre il rapporto tra il Capitano ed il suo Vice, oltre al dovere verso il Gotei Tredici che li lega...

Ne è già consapevole da tempo Byakuya, mentre permane calmo nella sua calma, continuando a leggere, anche se si attarda nel dare più enfasi ai passaggi più appassionati, a leggere più lentamente i tratti più importanti, vedendo il numero di quelle pagine decrescere troppo in fretta.

Intimamente attende, mentre osserva le reazioni di Renji, consapevole che quel racconto ha portato alla luce un qualcosa che già era latente in lui, che ora sta finalmente emergendo. Attende solo un suo gesto, paziente.


[...Ma solo un punto fu quel che ci vinse...]


Chiude gli occhi un poco più a lungo, Byakuya, dopo aver fissato come sempre Renji nel cambiare pagina, e di nuovo li posa su quelle sillabe che sembrano aggraziate danzare sulla carta.

E prima di schiudere le labbra per rivelare il contenuto al suo sottoposto, scorre con le sue nere iridi il contenuto, e le pupille gli si dilatano appena, per poi tornare subito alla normale indifferenza apparente.


[...Quando leggemmo il disiato riso...]


Renji raddrizza subito un poco la schiena, avvertendo immediatamente la pausa stranamente troppo lunga. Lo osserva, e nota che questa volta Byakuya non ha ancora toccato la sua tazza di tè.

Tutto... bene, Kuchiki Taichou...?”


[...esser basciato da cotanto amante...]


Solleva lo sguardo , Byakuya, e lo vede praticamente in piedi, le mani appoggiate sulla scrivania, teso in avanti, pronto a eseguire un qualsiasi suo ordine. E solo ora nota la tazza di tè ancora intatta.

Sì, Renji”


[...questi, che mai da me non fia diviso...]


Il Capitano torna sulla pagina, e prende a leggere, con lentezza misurata.

Assapora lui stesso ogni parola che pronuncia, intimamente beandosi di un racconto così ben scritto e così bello.

Da tempo non leggeva un qualcosa che destasse così tanto il suo interesse.

-O forse è leggerlo a lui che lo fa sembrare così apprezzabile

Quel pensiero lo fa attardare nella lettura, per guardare l'uomo che lo sta instancabilmente ascoltando.

Di nuovo lo incatena con il suo sguardo, e lo vede trattenere il fiato, perché si è fermato un attimo prima di scoprire cosa decideranno di fare Lancillotto e Ginevra, da soli, in quella stanza.

Renji si lascia catturare da quegli occhi, attendendo con impazienza quelle parole, certo oramai che solamente nel testo di quella storia avrebbe potuto trovare le risposte che cerca.

La sua tortura non dura a lungo, perché le labbra sottili di Byakuya si schiudono, e recitano a memoria quelle poche parole lette in precedenza.

Di nuovo quel silenzio si spande, lento.

Lancillotto, infine, la bacia, la sua amata Ginevra.

Ed ella, seppur vincolata da altri voti, ha il coraggio di guardare dentro sé stessa accettando di amare quel cavaliere, e lo ricambia, in quel loro primo intenso bacio.

Renji rimane a contemplare nella mente quella scena, senza commentare in alcun modo, il corpo come paralizzato.

Intravede una risposta, tra i flutti, ma...

Byakuya, dopo aver studiato la sua reazione, abbassa di nuovo lo sguardo sulla lettura, concentrato e intenzionato a non staccarsene per un po', perché non vuole che i suoi occhi possano tradirlo.

Ed è per questo che non si accorge di Renji, che silenzioso quanto titubante ha raggiunto la sua scrivania.

Se ne avvede solamente quando l'ombra della sua mano copre i fogli, per raggiungere e posarsi sul suo volto, sollevandolo appena.

Renji è chino sulla sua scrivania, vicinissimo al viso del suo Capitano, mentre lo osserva con gli occhi appena socchiusi, per un attimo ancora indeciso.

Può essere davvero questa, la risposta...?

Potrebbe spazzare via con un solo quanto semplice gesto ed in un solo quanto breve attimo quello che per anni è riuscito a costruire, e che con il tempo ha imparato ad apprezzare tanto da non poterne fare più a meno.

Non tremare, Renji”

E dopo quelle parole, Renji si decide ad appoggiare le sue labbra su quelle di Byakuya.


[...la bocca mi basciò, tutto tremante...]


Non riesce a smettere completamente di tremare, mentre muove appena le sue labbra su quelle che fino a quel momento avevano così ben declamato quella storia d'amore cavalleresco.

E solo quando sente quelle labbra rispondere, e il fruscio della carta che viene appoggiata sul tavolo, riesce finalmente a dare un nome a quello che prova dentro di sé.


[...Galeotto fu il libro e chi lo scrisse...]


Non dura molto a lungo, quel bacio.

Quando quel contatto viene meno, Renji si rende improvvisamente conto di cosa ha appena fatto, e subito schizza in piedi, allontanandosi.

Io... Non... Vi-Vi porgo le mie più profonde scuse, Kuchiki Taichou”

Si inchina di fronte a Byakuya, che ancora non fa nulla.

Solo quando l'altro si volta, si decide ad alzarsi in piedi, e Renji non se ne avvede nemmeno, troppo preso dall'agitazione, intento solo a raggiungere la porta dell'ufficio.

Renji”

Al sentire il suo nome, si blocca in mezzo alla stanza, non riuscendo ad ignorare quel richiamo.

E appellandosi a tutta la sua forza di volontà, riesce a voltarsi verso Byakuya.

Che gli si para inaspettatamente davanti, vicino, fin troppo vicino.

Non tremare... Renji”

E questa volta è Byakuya ad appoggiare le sue labbra a quelle del suo sottoposto, facendogliele schiudere per approfondire quel bacio.

Lo afferra e lo stringe a sé, non lasciandogli la possibilità di andarsene.

Ma non ve ne è la volontà da parte dell'altro, poiché lo sente aggrapparsi alle sue spalle e rispondere ai suoi tocchi sempre più insistenti, senza più tremare.

Nessuno dei due aveva ancora bevuto il suo tè, oramai divenuto freddo.


[...Quel giorno più non leggemmo avante...]



_~°~_

Note dell'Autrice: Della Divina Commedia che ho avuto il piacere di leggere, perché purtroppo per me sono perfettamente consapevole di aver letto fin troppo poco questa meravigliosa opera, questo è uno dei passaggi che mi è sempre piaciuto particolarmente. Mi si è come scolpito dentro, e spesso mi ritrovo a mugugnare le terzine di quel canto, quello di Paolo e Francesca.

Perché lo trovo semplicemente bellissimo.

Finire all'Inferno per essere stati sinceri con sé stessi, e per aver avuto il coraggio di amarsi.

E quanta poesia, in quelle parole, quanto suonano meravigliose quando qualcuno le pronuncia... Quanta musicalità riesce a rinchiudere il Maestro Alighieri nel dire di Francesca, mentre affida alla sua delicata voce femminile la loro storia.

Quanta tristezza, quanto dispiacere ti riesce a lasciare, quando giungi alla fine del canto, quando Paolo silenzioso piange per la sorte infelice in cui ha trascinato anche la sua amata...

Ed io... sussurrandomi queste parole mi sono lasciata trasportare, lasciando spazio alla mia immaginazione di vagare, e lentamente, un'immagine si è dipinta nella mia mente, dai toni soffusi e luminosi di un acquerello, con i suoi colori chiari e appena visibili, con le sue linee un poco vaghe e sottili, con i suoi tratti morbidi e appena accennati.

Ed erano lì entrambi, da soli nell'ufficio del Capitano della Sesta Brigata, Byakuya seduto alla scrivania con dei fogli in mano, che evidentemente prima stava leggendo, e Renji, dietro di lui, che voltando il viso del suo Capitano verso di sé si sporge tremante per dargli un bacio.

E quella scena, accompagnata dalle parole di Dante, mi è sembrata così bella, che non potevo limitarla al confine di me stessa.

L'ho scritta, e... e...

Ma quanto sono belli insieme, quei due? Rileggendola, mi sono davvero persa per loro, è innegabile quanto bene stiano insieme, trovo che si completino a vicenda alla perfezione. E mi sono resa conto che ne è uscito fuori un qualcosa di piacevolmente romantico, ma non sdolcinato (perché stiamo pur sempre parlando di due uomini, e credo che troppo miele rovina solamente lo yaoi e lo shounen-ai, secondo me) E questo romanticismo così sottile non è affatto mio, è innegabile, perché sono le parole di Dante che sembrano illuminare il ciarpame che ho scritto loro intorno rendendolo assolutamente più bello e leggibile. L'ho scritta pensando all'acquerello nella mia testa, e spero di averne restituito i toni chiari e soffusi anche nel racconto, perché in quello mi ci sono impegnata... volevo cimentarmi in un qualcosa di diverso dalle mie solite tematiche e dai miei soliti modi di scrivere e raccontare.

E insomma, finalmente sono riuscita a scrivere una one shot senza farla diventare una long-fic a capitoli (ne ha iniziate a scrivere tre, e chissà quando diamine finiscono, e tutte e tre dovevano essere "one shot"), appunto dai toni mooolto più soft rispetto a quello che scrivo di solito (pensa a tutte le lemon che ha in coda da scrivere e tossicchia facendo finta di nulla), anche se mi permetto di citare di nuovo Francesca...

"Quel giorno più non leggemmo avante..."

E ve lo dico io, cosa fecero quei due dopo... (tossicchia, poi si appresta a spiare fuori dalla porta dell'ufficio della Sesta Brigata... e le iniziano a sbrilluccicare gli occhi)(sono tornati a lavorare, che credevate? Tsè, questi lettori che pensano subito male come è giusto che sia coff coff u__u)



Ancora un grandissimo ringraziamento va al Maestro Dante Alighieri e alla Divina Commedia da cui ho preso in prestito la poesia delle parole. Grazie mille...


  
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