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Autore: Sognatrice Realista    23/12/2018    2 recensioni
L’albero decorato nell’angolo, la tavola imbandita, il salotto sgombrato per l’occasione; Aidra osservava il frutto delle sue fatiche sorridendo entusiasta. Ancora poche ore e avrebbe rivisto tutti quanti. Aveva quasi voglia di mettersi a saltellare in giro per casa – meglio evitare, avrebbe rischiato di urtare qualcosa e rovinare l’irrealistica perfezione appena ottenuta.
[La storia partecipa al Calendario dell'avvento 2018 organizzato da Quelli di fanwriter.it!]
I personaggi sono "gli stessi" della mia long fantasy "Storie di Fisis", ma trasposti nel nostro universo (un'AU, in pratica) a festeggiare il Natale. È una storia che vuol essere fluff e vuole parlare d'amicizia, una sorta di slice of life, che in qualche punto spera di strapparvi un sorriso.
Buona lettura e buon Natale!
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Natale AU

★★ Calendario dell’Avvento 2018!

 

 Data:  23 Dicembre

 Rating/Avvertimenti : rating verde, tanto FLUFF.

 Due righe (facoltative) sul cosa avete disegnato/scritto/ whatever quello che vi pare:  

Commedia culinaria (?)/slice of life, soprattutto quest'ultima, ma la sezione su EFP non esiste, sigh. Il tema fondamentale della shot è l'amicizia, anche se non sono certa d'averlo espresso al meglio ;-; Avevo voglia di un po' di fluff.
I personaggi di questa storia appartengono a una mia originale fantasy, "Storie di Fisis", ma la lettura di questa non è necessaria: l'os è infatti una sorta di AU, in cui sì, ci sono degli "Easter Egg" che chi legge la long potrà cogliere, ma l'ambientazione è totalmente diversa, così come le dinamiche.

 Link al vostro blog/twitter/quel che volete: https://www.facebook.com/StorieDiFisis/ Vi lascio il link alla mia pagina! ^__^


A Deborah, che mi sopporta sempre ed è invisibilmente presente nella storia 


L’albero decorato nell’angolo, la tavola imbandita, il salotto sgombrato per l’occasione; Aidra osservava il frutto delle sue fatiche sorridendo entusiasta. Ancora poche ore e avrebbe rivisto tutti quanti. Aveva quasi voglia di mettersi a saltellare in giro per casa – meglio evitare, avrebbe rischiato di urtare qualcosa e rovinare l’irrealistica perfezione appena ottenuta.

Si ritirò cautamente in cucina, controllò in frigo che il preparato di pollo e yogurt speziato lasciato a marinare quella mattina fosse pronto e mise a bollire il riso.

Quando sentì scattare la serratura della porta, stava ultimando la cottura del pollo: non aveva bisogno di lasciare la stanza o chiedere, sapeva benissimo chi era. Solo Odrik possedeva una copia delle chiavi, e a onor del vero solo lui, pensò, si sarebbe presentato con tanto anticipo, probabilmente per darle una mano. Sorrise, pensando che l’avrebbe stupito: non si era ridotta all’ultimo, una volta tanto.

Sentì i passi avvicinarsi e si voltò verso l’entrata. «Ciao, Od» mormorò, bloccandosi sul soprannome. L’amico di sempre era effettivamente davanti a lei, ma non da solo.

Colmò in pochi secondi la distanza dai due arrivati e buttò le braccia al collo del secondo: «Is!» esclamò, stupita e felice.

«Ehi, grazie, eh» brontolò sarcastico Odrik. «Potrei ingelosirmi, sai».

Aidra rise, sciogliendosi dall’abbraccio, e tirò un pugno scherzoso alla spalla del moro. «Ci siamo visti ieri. Lui è sparito per un anno» si difese, rimarcando l’ovvio e indicando il biondo disertore.

Odrik scrollò le spalle. «Per stavolta ci passerò sopra» concesse infine.

«Non ti trovo cambiata» intervenne Isryl; il suo tono tradiva allegria. «Anche se stento a credere ai miei occhi. Dov’è finito il tuo disordine? Chiuso in camera tua troverò Malek con uno spolverino in mano?».

«Anche il tuo umorismo non è cambiato affatto» replicò Aidra con una linguaccia. «Niente Mal: ho fatto tutto da sola. Potresti apprezzare, sai?»

«Su, su. Lasciate passare almeno cinque minuti prima di scannarvi a suon di frecciate. Possiamo aiutarti con qualcosa, Ai?» si intromise calmo Odrik, separandoli. L’ombra di un sorriso, in contrasto con il tono serio che aveva utilizzato, rivelò ad Aidra che anche lui era stato contagiato da quell’atmosfera così familiare.

«In realtà, no – Allontanati immediatamente da quella porta, Is!» Aidra urlò la seconda parte della frase slanciandosi fuori dalla stanza al seguito del biondo. «Od, puoi controllare che il pollo non si bruci? Dovrebbe essere praticamente pronto!» riuscì a raccomandarsi, frapponendosi tra Isryl e quella che normalmente era la sua stanza – ora temporaneamente ridotta a magazzino, ma questo non c’era alcun bisogno che il ragazzo lo sapesse o, peggio, lo vedesse.

«Sai che questo equivale a una conferma, vero? Una confessione, praticamente».

«Invece di curiosare» replicò Aidra senza battere ciglio, «perché non dai una mano a Odrik? Cos’hai portato?»

Isryl accennò un sorriso. «E va bene» acconsentì, recedendo.

Aidra sospirò, senza preoccuparsi di nasconderlo. Isryl poteva anche immaginare lo spettacolo celato dietro alla porta, ma si sarebbe assicurata che rimanesse solo una sua fantasia. Lo seguì in cucina, dove Odrik aveva tolto il preparato dal fuoco.

«Ora? Non conosco questa ricetta. È latte quello?»

La mora lo scansò, tornando padrona della situazione. Tirò fuori un piatto di portata e vi sistemò i cibi. Alla fine applaudì da sola, soddisfatta; «Il biryani di pollo versione Aidra è pronto!» esclamò.

Si voltò indagatrice verso i due ragazzi, dopo aver coperto la portata. «I vostri contributi?» domandò squadrandoli.

Avevano stabilito che ognuno avrebbe portato una pietanza cucinata da lui, per quella serata, a una condizione: per gli altri doveva rimanere una sorpresa. Lei aveva scelto un piatto tipico indiano, certamente non perché fosse uno dei pochi che era in grado di preparare quasi a occhi chiusi.

Odrik estrasse da una busta un contenitore di vetro e glielo porse. Riconobbe all’istante di cosa si trattava: le si illuminarono gli occhi. «Ceviche!».

«Con il coriandolo, come piace a te» assentì lui con un sorriso.

«Non basta la mia presenza?» domandò Isryl, studiando il piatto di Rod. Consisteva, essenzialmente, in pesce fresco marinato nel limone. Buono, ma banale. Piegò le labbra in un sorrisetto soddisfatto e raggiunse il frigo.

«Bel tentativo, ma no» replicò Aidra fissandolo. «Tanto ho visto quella busta. Allora? Non tenerci sulle spine!» l’incalzò.

«Sorpresa» replicò asciutto lui. «Lo scoprirete più tardi. Gli altri quando arrivano?»

Aidra mise su il broncio; non era brava con le sorprese, ma stette al gioco. «A momenti, ormai» rispose poi, dando uno sguardo all’orologio.

Effettivamente, il campanello suonò solo pochi minuti dopo.

«Arrivo!» disse Aidra correndo verso la porta. Era eccitatissima; la festa non era ancora davvero iniziata e lei già si stava divertendo un mondo.

«Hei», «’sera».

Malek e Reda entrarono in casa salutando all’unisono.

«Che bello vedervi!» esclamò la padrona di casa, contenta. «Persino te, Reda – in questi mesi mi sei quasi mancata!».

«Non posso dire lo stesso» rispose l’interessata con un ghigno. «Anche se senza di te stavo persino troppo tranquilla».

«C’è qualcun altro?» chiese Malek, porgendole un involucro caldo. «È fatteh. La rossa qui era troppo pigra per preparare qualcosa di suo, quindi consideralo da parte di entrambi».

«Oi, ti ho dato una mano con quello» si difese piccata Reda. Il suo tono cambiò rapidamente, quando raggiungendo la cucina scorse i due all’interno. «Ragazzi! Voi, sì, mi siete mancati. Come stai, Is?».

Aidra gonfiò le guance e, se non avesse avuto le mani impegnate, avrebbe incrociato le braccia. «Sempre la solita» sbuffò.

Malek la guardò divertito. «Tu sei cambiata?» le chiese, squadrandola dall’alto dei suoi dieci centimetri in più d’altezza.

«Immagino di no», dovette ammettere. Poi, facendo attenzione a non colpirlo con il recipiente, lo strinse in un abbraccio affettuoso. «Mi sei mancato, Mal».

Il ragazzo ricambiò pronto la stretta. «Ora sono qui».

Annuì contro il suo petto, godendo di quel contatto ancora per qualche secondo. Da quando era entrato nell’Accademia diretta da suo zio, incontrare Malek era diventato sempre più complicato. Il permesso per passare il Natale fuori era arrivato all’ultimo, e la ragazza l’aveva accolto con gioia. Aveva già abbozzato un paio di piani per infiltrarsi nell’istituto, in caso il lasciapassare non fosse stato concesso – per fortuna non ne avrebbe avuto bisogno, non quella volta almeno.

Sciolto l’abbraccio, posò il fatteh sul tavolo e tornò dagli altri in cucina, seguita da Malek che si trattenne fuori.

«Inizia a essere un po’ troppo affollato, qui dentro», commentò invitandoli a spostarsi in salotto, dove aveva apparecchiato. Si voltò poi verso Reda. «Notizie di Calila?»

«Ha avuto un imprevisto a lavoro, ci raggiungerà più tardi».

«Le serve un passaggio?» chiese subito Malek.

«No. Sei così ansioso di esibire la tua ultima conquista?» ribatté Reda, accomodandosi su una sedia. Isryl si sedette alla sua sinistra, Odrik sulla destra, a capotavola.

Aidra fissò confusa prima Reda, poi Malek. «Di che parla?».

«Davvero non te l’ha detto? La settimana scorsa ha preso la patente, e da allora lo sbandiera più o meno una volta al secondo».

«Non è affatto vero» la contraddisse asciutto Malek, ma pareva imbarazzato.

«Certo, certo. Non ti sei neanche offerto subito di accompagnare Kora a teatro una sera di queste, scommetto» replicò la rossa con un ghigno malizioso. «Come se a lei non piacesse Dan».

Malek inspirò a fondo. «Non c’entra niente – è come una sorella».

«Se lo dici tu».

«Hai preso la patente e non mi hai detto niente?!» s’intromise Aidra, scioccata. «Io non mi sono ancora nemmeno iscritta… cosa sto facendo della mia vita…?».

«Non esagerare, Ai. Se ti serve posso accompagnarti io con la moto» tentò di consolarla Odrik, ottenendo l’effetto opposto. La mora fece cenno di rabbuiarsi ulteriormente.

«Mi hanno bocciato».

L’affermazione di Isryl fu talmente inaspettata che zittì tutti. Incerte esclamazioni di stupore arrivarono con un minuto di ritardo.

«Di che parli? Hai sempre avuto una media altissima!»

«Come sarebbe, ti hanno bocciato? E lo dici così? Tua madre che ha detto?»

«Is, hai bisogno di un abbraccio? O vuoi dei biscotti?»

Il biondo sbatté le palpebre chiaramente irritato. Più rosso in faccia di quand’era arrivato, puntò lo sguardo al soffitto. «Che avete capito, scemi. Mi hanno bocciato alla pratica della patente, intendevo».

«Aaaaaaaaaah».

Il verso di comprensione fu unanime, ma non parve mettere Isryl più a suo agio.

«Lasciate perdere – non avrei dovuto dirvelo».

Aidra gli si fece vicino, poggiandogli una mano sulla spalla. «Sei umano anche tu, Is! Non è così grave».

«Lui almeno ci ha provato» mormorò Reda, venendo presto freddata.

«Allora, mangiamo? Lil non ci raggiungerà prima di un paio d’ore» affermò, cambiando discorso. «E io sto morendo di fame».

La proposta fu accolta da un brusio favorevole.

«Oh, va bene. Ma lasciatene un po’ per Lila, capito?» li ammonì Aidra, correndo in cucina a recuperare le altre due portate.

Il pasto trascorse veloce, rilassato, tra chiacchiere e aneddoti. Isryl, Malek e Reda misero gli altri a parte della loro nuova quotidianità, mentre Aidra e Odrik riferirono le piccole novità o, al contrario, quel che era rimasto uguale. Avevano smesso da un po' di mangiare quando il campanello interruppe Reda nel bel mezzo del racconto di come aveva clamorosamente sconfitto Malek nell'incontro di scherma del giorno prima.

«Lil!» proruppe la rossa, lasciando cadere il discorso. Si alzò e si precipitò alla porta, subito seguita da Aidra, che di rinunciare al suo ruolo di padrona di casa non voleva saperne.

Lo spettacolo che si ritrovarono davanti si dimostrò diverso da quel che si erano aspettate; al posto di un'energica ragazza sorridente, videro Calila, leggermente ansante, un braccio poggiato al muro e un'espressione stravolta disegnata in viso. «Tradita», mormorò questa dopo un po', «mi ha tradita».

L'affermazione sconnessa della loro amica le preoccupò non poco. «Tradita?» ripeté subito Reda. «Chi devo picchiare? Tair?»

«Va tutto bene, Lila?» domandò, più pacata, Aidra, invitandola a entrare.

La ragazza non se lo fece ripetere e si accomodò all'interno. Non appena ebbe recuperato un po' di fiato, scoppiò a ridere scuotendo la testa, facendo così ondeggiare la lunga treccia castana. «Ma che avete capito? L'ascensore, mi ha tradita! Mi sono dovuta fare cinque piani a piedi! Non potevi vivere, che so, al pianterreno, Ai?» spiegò divertita. Si raddrizzò e osservò il salotto arredato per l'occasione. «Wow, sembra passata una vita dall'ultima volta».

«Chi si vede, ce l'hai fatta!» I ragazzi le andarono incontro per salutarla a loro volta e farsi raccontare il motivo del ritardo.

«Niente, mi sono dovuta trattenere un po' più del previsto» glissò sulla questione Calila. «Piuttosto: ho qualcosa per voi!» esclamò, esibendo una bustina di plastica trasparente piena di misteriose sfere ricoperte di bianco. «Li ha fatti una mia collega, ha insistito perché ne prendessi un po'. Scommetto che non li avete mai assaggiati: sono zuccherini montanari!».

Non ebbe certo bisogno di pregare il gruppo perché ne assaggiassero uno: aprì la bustina, rivelando dei biscotti sferici ricoperti di glassa  il bianco che era subito saltato all'occhio. Solo Aidra notò che, mentre gli altri passavano al secondo assaggio, Isryl si defilò verso la cucina. Incuriosita, lo seguì.

«Non potevi aspettare di là con gli altri? Volevo fosse una sorpresa».

«Mi hai tenuta abbastanza sulle spine, direi» si schermì lei affiancandolo per sbirciare la vaschetta che teneva in mano. Si accigliò notando che era sigillata. «Daaai, Is: cos'è?»

Il biondo sospirò. «Sul serio, Ai, Leka è più matura di te, a volte» sbuffò, ma poggiò il contenitore sul tavolo e lo scoperchiò.

«...gelato?» mormorò Aidra, quasi delusa. «Non per essere irriconoscente, ma... tutto qui?» si accertò, esaminando il contenuto bicromatico della vaschetta.

«Dondurma» rettificò Isryl paziente. «Si differenzia dal gelato per l'impiego del salep, una farina derivata dalle orchidee, e del mastic».

«Uh».

«L'ho fatto con Leka. Mia madre ce lo preparava sempre, da piccoli» aggiunse, coprendo nuovamente l'alimento. «E penso che starà bene con gli zuccherini di Lila».

«Ma certo!» si riprese Aidra, battendo le mani all'improvviso  poco ci mancò che Isryl balzasse all'indietro, facendo rovinosamente cadere a terra il dondurma. «Torniamo di là, anzi, prima che li finiscano».

«Di chi pensi che sarà la colpa in caso?» sbuffò Isryl, ma quando Ai gli diede le spalle per tornare nel salone si concesse un sorriso.

Gli era mancata la sua esuberanza, gli erano mancati tutti. Posò il dolce accanto a Calila pensando a quanto fosse bello avere degli amici come loro.

«Non siete già sazi, vero?» si informò retorico, mentre Aidra spiegava a tutti cos'era lo strano gelato di Isryl.

Ovviamente non lo erano.

La serata proseguì tra giochi, racconti e soprattutto risate, e si concluse davanti alla televisione, guardando per la millesima volta il loro film preferito, "Alla ricerca dell'Ela".

Si addormentarono di seguito, l'uno accanto all'altro, un sorriso in faccia e la stessa speranza nel cuore.

Rifacciamolo presto  mi siete mancati, ragazzi.

   
 
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