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Autore: Cress Morlet    23/12/2018    21 recensioni
[Tony Stark/Peter Parker]
Fa male.
L’amore, pensi.
L’amore fa male.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A Stupid Mistake

A chi è sincero. Chi può davvero definirsi tale?

                                                                                                               A STUPID MISTAKE

Fa male.
L’amore, pensi.
L’amore fa male.
Il tuo cuore scoppia, il tuo cuore esplode, il tuo cuore si arrampica lungo la tua gola e ti assale le tempie, stringendole e comprimendole fino ad oscurarti gli occhi, fino a sfregiare le iridi e le pupille tormentate.
Amare troppo è fatale. O no?
Non è così?
Vivi bene, vivi male. Vivi?
Non lo so, risponde la tua coscienza.
Vorrei saperlo, ma non lo so. Non credo neppure di sapere più quale sia il modo giusto di vivere, ho il terrore di non sapere più che cosa significhi vivere.
Come si vive? Come?
Peter ti sta parlando, mentre siete seduti sul divano e davanti a voi i piatti della cena sono ormai freddi e vuoti, ti sta parlando della sua giornata e tu non riesci ad ascoltarlo, non riesci neanche a vederlo dietro le tue ciglia scure che si abbassano, dietro le tue palpebre stanche che si chiudono e si serrano con forza. 
Le tue dita le massaggiano, l’unghia del tuo indice trova una lacrima che si era nascosta lì, all’angolo dell’occhio destro, e la sradica, lascia che venga seccata dall’aria.
Sei esausto. 
Vorresti smetterla di pensare, vorresti trovare invece un modo di spegnerti, come una tua armatura, e questo pensiero folle ti fa comprendere di essere diventato ancora più incredibilmente patetico di quanto già non fossi. Sogni talmente spesso di essere una tua armatura, - fredda, immobile, vuota - che sei arrivato a credere che sarebbe bello, sarebbe appagante, spegnerti e riposare in un angolo senza luce.
Ti formicolano i lampi delle vene sulla tua fronte e ti scontri, ti schiacci, contro una distesa d’acqua immaginaria che ti schiaffeggia il cervello, ti stritola i polmoni con lunghe zanne d’avorio, ti sfigura il viso.
Tu sei bloccato.
Tu sei bloccato in qualche claustrofobica scatola scarabocchiata, in una bolla arrugginita della tua anima difettata, e vedi oltre.
Vedi oltre e, la certezza è sconcertante, vedi chiaramente che l’incubo peggiore di ogni essere umano, quello che sveglia gli uomini in piena notte e spaventa i bambini con delle semplici ombre, è la consapevolezza di essere inseguiti: da se stessi nessuno riesce mai a scappare, da se stessi nessuno è mai fuggito.
Neppure tu, - soprattutto tu.
“Ti sto stancando? Ti sto annoiando? Perdonami, le mie giornate sono monotone, prevedibili e altamente noiose, lo capisco. Scusami! Davvero, non volevo annoiarti tanto”, ti dice, si scusa, e tu finalmente sbatti le ciglia grumose e lo osservi. 
Sta sorridendo, innocente, e allora il tuo corpo si muove da solo, tu agisci d’istinto, e lo attiri a te.
Una mano dietro la sua nuca, una presa forte e veloce, quasi raffazzonata, e le sue parole le senti sul palato, te le mangi tra le tue labbra che si muovono sulla sua bocca aperta.
Lo baci male, - e ti fai male, ti fai del male -, lo baci seguendo un ritmo sordo delle tue orecchie, lo baci e gli passi il rumore dei tuoi pensieri. 
Senti un buco al centro della gola, un nodo di pianto, e questo ti fa annaspare e ti ricopre gli occhi di fulmini rossi strappati qua e là, ti spezza la mente.
Eppure tu continui a baciarlo.
Tu devi baciarlo.
Baciarlo ti graffia l’anima, baciarlo ti rimescola le paure e ti ricorda, nella pausa di un suo respiro, il modo così naturale in cui il piacere e il dolore si mescolano, si aggrovigliano, ogniqualvolta dei pezzi di pelle sfiorano e giocano con le lingue e le creste bitorzolute di un fuoco. 
Polpastrelli che accarezzano fiamme viola, fogli bianchi ridotti a brandelli anneriti, una lastra di ghiaccio adagiata sulla giugulare.
Baciare Peter è come bere una sorsata di sale.
Riempirsi la bocca di lui, averlo sotto i palmi, sentire il calore bollente delle sue guance contro il naso e contro il labbro superiore. 
Peter ti costringe a donare a lui ogni minima parte buona di te, anche quelle che ormai credevi perdute, e lo fa con attorcigliarsi di lingue oppure con un fastidioso scontro di denti.
Basta un semplice contatto e tu sei disposto a donargli il mondo.
Ti amo, vorresti dirgli.
Ti amo, Peter. E io non credevo avrei mai potuto amare, non in questo modo.
Ma quando lui inizia a baciarti in maniera diversa, come un indifeso che si lascerebbe fare qualsiasi cosa da te, quando lui inizia a baciarti con una foga adolescenziale, una foga tanto innamorata e tanto persa, allora tu vorresti fare altro.
Vorresti urlargli terribili parole e minacce, vorresti strattonarlo e fargli scoppiare le sue stupide e folli bolle di sapone davanti agli occhi e vorresti farlo solo per ricordargli chi sei davvero.
Smettila, ti prego.
Smettila di tenerti il mio cuore così stretto tra le mani, basta.
È solo un ragazzo, un diciottenne spaventato che vive ogni secondo con il petto aperto, il cuore troppo visibile da chiunque, troppo esposto.
I sentimenti, le emozioni, dipinte tra i suoi occhi e le labbra, lo rendono un facile bersaglio, un agnello sacrificale, una persona troppo buona che può facilmente essere accoltellata alle spalle.
La sua bontà e la sua ingenuità lo rendono vulnerabile, - e tu lo sai, Dio, lo sai.
Perché Peter non è minimamente capace di difendersi da solo, non è neanche in grado di comprendere la realtà dell’universo, non scende a patti con le sottili e infide verità. Non accetta l’esistenza del male nel mondo, non accetta la possibilità che spesso ciò che viene considerato buono e giusto, non è davvero buono, non è davvero giusto.
Allora come potrebbe allontanarsi dal nero che ti cola dalle unghie, dalle cicatrici, dai pensieri?
Lui crede di sapere quanto è oscura la tua anima, crede di averlo capito, ma tu sai che non è così.
Non sarà mai così.
“Tony.”
Lui getta sulla tua pelle il tuo nome e tu inghiottisci il panico che ti riscalda l’esofago, che ti attraversa ogni costola, mentre gli blocchi la testa tra le tue mani, quasi in una trappola. Lo spingi a stendersi sul divano, lo fai crollare tra i cuscini neanche lo avessi battuto a duello, e ti sdrai sopra il suo corpo rilassato.
Peter non trema.
Tu lo stai letteralmente assalendo e lui ti lascia fare, lui acconsente, lui ti accoglie tra le sue gambe, nel suo cuore, nella sua bocca che si allontana di poco dalla tua e che poi ricade sulle tue palpebre ancora chiuse.
Desideri poterti strappare gli occhi, accecarti con enormi puntine di metallo.
Non lasci avvicinare nessuno così tanto a te, non lo hai mai fatto e adesso più di prima non puoi farlo. Lo vedrebbero.
Se qualcuno osasse indirizzare i suoi passi verso di te, se qualcuno osasse anche solo alzare il proprio capo verso il tuo, vedrebbe le tue pupille e troverebbe Peter lì dentro.
Al centro di ogni tuo pensiero, di ogni tua speranza: la fine di un’intera vita che si è piegata su se stessa nella speranza di racimolare un altro po’ di tempo e di viverlo con lui.
E allora cosa c’è di sbagliato? Cosa ti lega le ciglia in una ragnatela bianca?
“Tony.”
“Ne ho bisogno. Ne ho davvero bisogno.”
Lui ti ascolta e all’improvviso riconosce qualcosa nel tono della tua voce. Rilassa ancora di più le sue membra sotto di te, spazza completamente via ogni traccia di tensione come se qualcuno avesse appena tagliato i fili sottili che muovevano il suo corpo, e si imbroncia mentre ti tocca gli occhi che ancora gli neghi, con ostinazione.
“Perché sei tanto triste? Cosa è successo?”
Già. Cosa è successo?
“Un brutto sogno. Tutto qui.”
Peter strofina i polpastrelli sulle tue ciglia e senti le sue labbra distendersi contro il suo zigomo. Sta sorridendo.
“Tranquillo. Ho appena trovato le ultime briciole di sonno che si stavano nascondendo da te e le ho buttate via. Erano loro a trattenere il brutto sogno e ora non ci sono più.”
Le tue palpebre si sollevano da sole e tu ti scontri con l’immagine sfarfallante di lui che ti guarda e avvicina al tuo viso l’indice su cui è posata una tua ciglia, quasi una mezzaluna colta dall’aria e in bilico verso la terra.
“Vuoi esprimere un desiderio? Zio Ben mi diceva sempre di farlo, ma devo ammettere che quasi nessun mio desiderio si è mai avverato in questo modo. Forse chiedevo cose impossibili, fuori dalla mia portata. Stessa cosa con le torte di compleanno. E le stelle cadenti. Tu vuoi provare comunque?”
Fai leva sui gomiti, senza allontanarti troppo da lui, e lo guardi stranito.
Esterrefatto.
“Cosa dici?”, domandi boccheggiando.
Le sue guance si screziano di rosso e ti sembra che il modo in cui si morde le labbra sia un ennesimo pugno contro le tue emozioni anestetizzate.
“Perdonami, è una cosa proprio stupida. Dimenticala pure”, e mentre lo sta dicendo muove l’unghia nell’atto di gettare via il tuo desiderio che ha assunto le comuni sembianze di una ciglia nera. Il suo gesto la fa rotolare giù e lei vortica su se stessa e rincorre la terra, rincorre la sua coda, forma svariati cerchi aperti in cui tu infili un tuo sogno, un tuo incubo, un tuo recondito pensiero. 
La ciglia si perde sul tappeto rosso e non la vedi più.
Cerchi di nuovo lo sguardo di Peter mentre lui ti spinge a riprendere a baciarlo.
Ti chiede, goffamente, di lasciar perdere quelle sue parole sciocche. 
Perché lui è migliore di te, - lo è, anche se non lo sa -, e te lo dimostra talmente tante volte che tu ormai hai perso il conto delle occasioni in cui ti sei sentito in difetto. Delle occasioni in cui hai capito di non meritarlo.
Preferisci ignorare questa realtà dei fatti, preferisci posare le tue labbra sulla sua clavicola e mordere piano, riprendere a frugare il suo corpo, una mano tra i suoi capelli e l’altra sotto la sua maglietta, e afferrare quanto più lui ti offre.
E Peter ti offre tutto, - sempre.
“Nessun desiderio mai realizzato? Nessuno?”
La domanda ti esce fuori dai denti prima che tu possa controllarla, si riversa fuori da te mentre la tua bocca si muove sulla sua pancia che all’improvviso senti fremere.
Sta ridendo.
“Ho scoperto che i miei desideri si avverano solo quando mi specchio in una pozzanghera”, ride a bocca aperta e poi sposta la testa verso un cuscino.
I polpastrelli formicolano al contatto con la sua pelle e il tuo stomaco si chiude in un nodo nel momento in cui noti come l’intimità dei vostri movimenti si è trasformata in familiarità.
Tu muovi un braccio e sai già che gli stringerai una mano, rimanendo palmo contro palmo, come sai già che le sue dita rincorreranno le tue, che si stringeranno, sussulteranno. Polsi a sbattere contro polsi, vene a contatto.
Il tempo di un’intera vita che scivola via.
“Io non ho mai espresso un desiderio.”
Hai solo preso, hai solo preteso.
O Tony, che errore stupido.
Hai rubato i sogni di un tuo ipotetico mondo futuro, hai saccheggiato intere esperienze del passato, eppure avresti potuto semplicemente chiedere.
Con cortesia, con gentilezza.
Con un po’ di umiltà.
Che errore stupido.
“Devi aver fatto davvero un brutto sogno”, sussurra con la voce spezzata dalle tue carezze, e poi si sporge e posa la sua fronte contro la tua.
Dovreste finirla e basta.
Dovreste smetterla di parlare, smetterla di perder tempo. 
Dovreste solo scambiarvi la saliva e stare zitti.
Ansimate, sospirate oscenamente e fermate tutto il resto. 
Eliminate tra di voi gli strati di anima, i rimasugli di alcune speranze puerili, e unitevi alla stregua di sacchi vuoti.
Sarebbe meglio così, questo lo riconosci anche tu, poco al di sotto della superficie, poco al di sotto della scorza del tuo petto, ammetti almeno con te stesso che sarebbe meglio così.
Dovreste smetterla di scoprirvi i fianchi con le parole, con le confessioni, con le mezze verità: è troppo rischioso.
Chiudetevi in voi stessi e unite soltanto i corpi, scoprite la consistenza delle scelte indolori e rimanete lì fermi, dentro un vuoto e profondo squarcio in cui le braccia e le gambe si muovono frenetiche senza mai trovare nulla a cui aggrapparsi.
La tua vita era questa un tempo.
Avevi infinite possibilità di oblio, tra le linee spezzate dei palmi chiari, avevi tutto. 
La semplicità delle relazioni umane superficiali ti scorreva tra le asole delle dita e tu continuavi ad essere infelice, perpetuavi caparbio il tuo inseguire l’infelicita, ma non lo sapevi, e dunque non lo eri davvero.
O forse sì? Forse una parte di te lo sapeva? È per questo motivo che adesso il tuo petto brucia?
Peter sembra ascoltare ogni tuo segreto e paura, percepire il tuo respiro cambiare e diventare più rumoroso, più profondo. Posa una mano sul tuo addome, piano, lentamente, prima i polpastrelli e poi le dita, prima il palmo e poi anche il polso, poi anche la vena blu, e ripete il tuo nome, ripete il tuo nome, ripete il tuo nome.
Ti incanti dinanzi al movimento della sua bocca e ascolti il ticchettio del tuo cuore che si sgranchisce fino a tirarti un pugno doloroso sulle gengive.
Sei un adulto, Tony Stark.
Comportati come tale.
Lascia le farfalle ai ragazzini e ricordati che tu, nel tuo stomaco e nella tua pancia, hai solo i vermi delle mele marce.
Ciò succede a chi non esprime mai un desiderio. Non sapevi neanche questo?
“Mi ami, Peter?”
Carogna. Sei una carogna, Tony Stark, sei un mostro.
Lui spalanca le palpebre al suono della tua domanda, sbatte freneticamente le ciglia -o quelle ciglia, quelle ciglia- e deglutisce a fatica.
Le guance sono ancora più rosse e sono rosse anche le orecchie, gli occhi sono lucidi. 
Atomi di anima e di innocenza: si sono agglomerati insieme e hanno formato lui, un ragazzino composto di vetro e di ragnatele, di bolle e di piume.
Il ragazzino più coraggioso che tu abbia mai conosciuto.
“Sì. Ti amo”, ti risponde e non tentenna neppure un momento.
Il suo amore per te equivale ad un buco nero in cui immergerti e in cui osservare un orizzonte sconfinato di stelle spezzate e conficcate in un terreno ghiacciato.
Lui ama te.
E tu non riesci neanche a rispondergli, a dirgli che lo ami anche tu, che ricambi i suoi sentimenti, che li ricambi con la stessa intensità o che forse li ricambi in una maniera ancora più disperata della sua, più folle, ed è così - tu senti che è proprio così - solo perché l’età ti ha piegato le spalle e ingrigito il cuore.
Il suo viso è bello, la sua fronte è liscia, - nessuna linea tremolante a sfregiare la sua tranquillità -, e la pelle vicino agli occhi è spiegazzata dal giorno in cui avete deciso di iniziare una storia insieme, di vivere una vita insieme.
Sono i pianti trattenuti, le nottate in bianco, i litigi, le incomprensioni, i baci voraci lasciati su di voi come pezze squadrate.
Peter ti guarda, gli occhi sono ancora lucidi, e con i polpastrelli e i palmi rimane aggrappato alla tua camicia blu. 
Si aggrappa a te e tu non senti alcun peso, non provi alcun dolore, alcun fastidio.
Allora almeno una cosa risplende certa e luminosa nella tua mente: lui è diventato la consistenza stessa del tuo corpo. È talmente entrato dentro le tue membra, senza che tu te ne accorgessi, ed è talmente tanto vicino a te, oltre il sangue e i respiri, che la sua mano ora è un prolungamento della tua, il suo petto è il tuo, la sua schiena è la tua, le sue labbra sono le tue.
E non è una mera questione di possesso, non è questa la verità e non la sarà mai.
È qualcosa di ancestrale, come l’essere destinati ad incontrarvi, l’essere destinati ad appartenervi, l’essere destinati a vivervi, nonostante il tempo e nonostante lo spazio.
Voi eravate seduti sugli estremi opposti di una linea temporale, in due punti distanti della vita umana, talmente lontani da scorgervi come aloni sfocati, eppure avete desiderato così tanto trovarvi, lo avete desiderato così tanto, così tanto, da aver deciso di inclinare le assi dell’esistenza, di appendervi ad esse, e di ricongiungervi con un intreccio di mani.
Avete piegato il viso, vi siete sfiorati l’anima ticchettando con le unghie, e nulla è stato più lo stesso.
Che errore stupido che avete fatto.
Che errore stupido.
“Peter. Peter. Peter io...”
Spingimi via da te, fallo pure, ma sulle mie ossa troverai ancora la tua forma e le tue impronte.
Cerca te, cerca te in me, e scoprirai di essere ovunque.
Peter, io...
“Sai cosa ho desiderato quando ho guardato per la prima volta dentro una pozzanghera?”
Non ti muovi e lui posa l’indice contro la tua tempia destra, leggero.
“Ho desiderato di riuscire a vedermi. L’ho desiderato intensamente, l’ho desiderato davvero con tutte le mie forze, come non ho mai desiderato nulla nella vita. E io ora mi vedo, io riesco a vedermi, ma non sono felice. Perché ho un nuovo desiderio, molto più importante: che tu possa vederti nello stesso modo in cui ti vedo io. Allora sì, sarei felice. Allora saremmo felici entrambi.”
Ragazzino.
Hai saccheggiato i miei ultimi sentimenti, che non erano altro che briciole di pane rimaste attaccate alle croste mangiucchiate.
Peter.
Cascasse il mondo, cascasse il Sole, cascasse tutta la neve, la grandine, la pioggia e i fulmini, anche l’arcobaleno.
Peter.
Sono stanco di vivere a metà, sono stanco di non vivere affatto.


Non ti chini a baciarlo, ma rimani sospeso - con il corpo e con l’anima - sopra di lui e inizi a parlargli.
Formuli frasi che ti dimentichi subito dopo.
E non ti rendi conto neanche di una delle promesse d’amore che gli fai.






Angolo autrice
Ciao a tutti! Almeno, finalmente posso dirlo, ho concluso un progetto. La mia prima idea era in realtà di scrivere una Shot natalizia con Wanda e Vis, ma purtroppo le cose sono andate diversamente. La Shot naturalmente non mi convince, è stata iniziata in un momento di euforia dopo un bellissimo e speciale weekend, ma ha avuto diverse battute d'arresto.
Spero possa esservi comunque piaciuta :)
Ringrazio con il cuore in mano le persone che ho conosciuto in questo anno su questo sito, che ora sono parte integrante delle mie giornate e che mi vogliono realmente bene, il che non è facile. Voi lo sapete, come sapete che vi voglio immensamente bene.
Auguro a tutti Buon Natale e Felice Anno Nuovo!
   
 
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