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Autore: Soly_D    24/12/2018    3 recensioni
[Questa storia partecipa all’iniziativa “Il Master della Gilda” alias il Babbo Natale segreto indetta dal forum FairyPiece – Fanfiction & Images]
«Se un uomo e una donna si ritrovano insieme sotto il vischio, sono assolutamente costretti a scambiarsi un bacio».
Rufy fissò le piccole bacche rosse appese alla porta, poi guardò Nami, poi di nuovo le bacche e infine ancora Nami, le cui labbra lucide di sakè e piegate in un dolce sorriso non gli erano mai sembrate così tanto invitanti come in quel momento (più invitanti perfino di un succulento cosciotto di pollo).
[Rufy/Nami, per Ellygattina ♥]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Sanji | Coppie: Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella storia partecipa all’iniziativa “Il Master della Gilda” alias il Babbo Natale segreto indetta dal forum FairyPiece – Fanfiction & Images.

 
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Di baci rubati sotto il vischio
la notte di Natale


Per Ellygattina


Quella mattina, avviandosi in cucina per fare colazione, Rufy trovò il proprio cammino sbarrato da una grossa scala cigolante posizionata proprio sotto l’arco della porta. Sanji, in piedi sullo scalino più alto, maneggiava un rametto dalle foglie verdi con piccoli frutti rossi e lucidi. “Chissà se sono commestibili”, pensò il capitano con l’acquolina in bocca.
«Ohi, Sanji, che stai facendo lassù?».
Il cuoco gli rivolse un’occhiata veloce. «Non vedi? Sto appendendo il vischio alla porta».
«Vischio?». Rufy era perplesso, non ne aveva mai sentito parlare. «E a cosa serve?».
Come succedeva ogni qualvolta Nami o Robin erano nei paraggi, i lineamenti del volto di Sanji si arricciarono in quella maniera quasi innaturale che il capitano trovava particolarmente buffa. «Se un uomo e una donna si ritrovano insieme sotto il vischio, sono assolutamente costretti a scambiarsi un bacio~♥ E sai cosa significa questo, Rufy?».
Il futuro re dei pirati ci pensò attentamente, poi la risposta arrivò chiara come il sole.
«Che Nami o Robin non potranno dirti di no!».
«Esattamente», rispose Sanji tornando serio, «quindi vedi di non mangiarti il vischio!».
«Promesso».
Rufy sorrise allegro. Con tutte le pietanze squisite che Sanji era in grado di portare in tavola, ignorare quelle poche bacche appese alla porta sarebbe stato di certo semplicissimo.



La notte di Natale, mentre i festeggiamenti sul ponte della nave giungevano al termine e ogni componente della ciurma si ritirava in cabina, Rufy sgattaiolò con passo felpato verso la cucina con tutta l’intenzione di sgraffignare qualcosa dal frigorifero, dato che il cenone di quella sera non era riuscito a saziare del tutto il suo stomaco – o come diceva Sanji, il suo pozzo senza fondo.
Non appena varcò la soglia della porta, Rufy si bloccò sul posto accorgendosi di non essere da solo: Nami gli veniva incontro dall’interno dalla cucina con una bottiglia di sakè stretta nella mano. Quando furono l’uno di fronte all’altro, il capitano notò che la navigatrice aveva gli occhi lucidi e le guance rosse come mele mature, segno che lei e Zoro si erano sfidati ancora una volta in una gara di bevute.
«Ohi, Rufy~», la voce di Nami risuonò decisamente più melliflua del solito, attutita sicuramente dall’alcol che le galleggiava in corpo. «Cosa ci fai ancora sveglio? Se non ti metti a dormire, Santa-san* non verrà a portarti il regalo!», gli ricordò ridacchiando subito dopo.
Rufy avrebbe voluto farle sapere che l’unico della ciurma che credeva ancora nell’esistenza di Santa-san era Chopper, ma le parole gli morirono in gola quando si rese conto di trovarsi da solo con Nami sotto il rametto di vischio che Sanji aveva appeso alla porta qualche giorno prima.
«Se un uomo e una donna si ritrovano insieme sotto il vischio, sono assolutamente costretti a scambiarsi un bacio».
Rufy fissò le piccole bacche rosse appese alla porta, poi guardò Nami, poi di nuovo le bacche e infine ancora Nami, le cui labbra lucide di sakè e piegate in un dolce sorriso non gli erano mai sembrate così tanto invitanti come in quel momento (più invitanti perfino di un succulento cosciotto di pollo). Sanji aveva proprio ragione: c’era qualcosa di strano in quel vischio, qualcosa di magico che gli suggeriva di avvicinarsi a Nami e posare le labbra sulle sue. Dopo, probabilmente, la navigatrice lo avrebbe picchiato di santa ragione così come faceva con Sanji ogniqualvolta esagerava con le moine nei suoi confronti, ma al momento a Rufy non importava: lui era un uomo, Nami era una donna – ai suoi occhi, la più donna di tutte – e lui aveva davvero, davvero voglia di baciarla. In quel preciso istante, proprio sotto quel vischio.
Rufy non esitò oltre. Fece un passo avanti, strinse le spalle sottili della navigatrice e chiudendo gli occhi si sporse pian piano verso di lei fino a sentire una certa pressione contro le labbra.
«Baka». Al suono di quella voce, il capitano sbatté le palpebre perplesso: se Nami poteva parlare, allora significava che non l’aveva baciata sulla bocca. «Perché diavolo mi stai mangiando il naso?».
Oh, ecco cos’era. Forse tenere gli occhi chiusi non era una buona idea. Rufy li riaprì, allontanò le labbra dal naso della navigatrice e – sempre pregando di non venire scaraventato in corridoio da un potente schiaffo – scese di qualche millimetro in direzione della bocca. Questa volta fu sicuro di aver fatto centro perché avvertì chiaramente la forma delicata delle labbra di Nami premute contro le proprie e il sapore del sakè misto a quelli dei mandarini che la navigatrice tanto amava.
“Ecco lo schiaffo”, pensò poi con una nota di rammarico notando il lampo di perplessità negli occhi nocciola della navigatrice, “sta arrivando”.
Inaspettatamente, però, la mano di Nami non si schiantò con violenza contro la sua guancia, anzi. Si limitò ad accarezzargliela teneramente, un gesto languido e lento come le onde del mare. Infine le labbra di Nami si schiusero gradualmente rendendo il bacio più umido e intenso, e Rufy, totalmente assuefatto, non potè far altro che assecondarne i movimenti.



Il mattino dopo, Rufy consumava distrattamente la colazione prestando un orecchio al dialogo tra il cuoco e lo spadaccino seduti l’uno di fronte all’altro.
«Allora, torciglio, il tuo stupido piano ha funzionato?».
«C-Certo che ha funzionato, testa d’alga!».
«E dimmi, chi è stata la sfortunata? Nami o Robin?».
«Non sono affari tuoi!».
«Chissà perché non ti credo nemmeno un po’...».
Rufy rise sotto i baffi e si scusò mentalmente con Sanji per avergli rubato il suo tanto agognato bacio. Una volta terminata la colazione, uscì dalla sala da pranzo in cerca di Nami che trovò proprio di fronte a sé non appena svoltò l’angolo del corridoio, quasi lei gli avesse letto nel pensiero. Rufy la guardò con attenzione e la trovò particolarmente bella con il viso pulito e gli occhi ancora un po’ assonnati. Più bella del solito.
«Nami».
Di colpo i ricordi della notte precedente tornarono nella testa del capitano come un fiume in piena: dopo quel primo contatto, incerto ed esitante, lui e Nami si erano baciati in silenzio stretti l’uno all’altro per interminabili minuti, forse ore, poi la navigatrice si era allontanata dicendo che era ora di andare a dormire ma che avrebbero potuto rifarlo il giorno dopo e quello dopo ancora, da lucidi e a mente fresca. E Rufy ci sperava con tutto il cuore: non avrebbe potuto dimenticare quel bacio nemmeno volendo ed era piuttosto certo che tornare a vedere Nami come una semplice amica, non poterla toccare come aveva fatto la sera prima, gli sarebbe costato uno sforzo immane.
«Ti chiedo solo una cosa, Rufy», fu Nami stessa a riscuoterlo dai suoi stessi pensieri. Il capitano capì che erano arrivati alla resa dei conti e attese in silenzio la successiva domanda della navigatrice: «Ieri notte mi hai baciato solo perché eravamo sotto il vischio?».
Oh.
Rufy notò una certa preoccupazione nello sguardo di Nami e ne fu sollevato: era la prova decisiva che anche per lei quel bacio era stato importante, che anche lei aveva bisogno di sentirsi rassicurata.
Allora il capitano cercò nel proprio repertorio le parole più adatte per descrivere ciò che provava e sperò che Nami ne recepisse il significato senza bisogno di ulteriori spiegazioni: «Il vischio mi ha dato una piccola spinta, ma ora non siamo sotto il vischio ed io voglio baciarti ancora».
Rufy ebbe solo il tempo di notare il luccichio negli occhi di Nami che di colpo se la ritrovò tra le braccia, stretta al proprio petto. Le loro labbra, nuovamente attirate le une dalle altre, si incontrarono a metà strada in un bacio intenso, decisamente più sicuro di quello della sera prima, e fu quanto di meglio entrambi avessero mai desiderato per il giorno di Natale.
«Hai visto?», sussurrò Rufy sorridendo. «Sono rimasto sveglio fino a tardi, ma Santa-san il regalo me l’ha portato lo stesso».
Nami ricambiò il sorriso cogliendo al volo il concetto: era quello il loro regalo reciproco, un amore maturato nel corso del tempo e sbocciato al momento più opportuno.
Infine Rufy vide Nami gettare una veloce occhiata in direzione della cucina.
«Andiamo via da qui prima che a Sanji-kun venga un infarto».
E il capitano non potè che trovarsi totalmente d’accordo.







*Santa-san = Babbo Natale in giapponese

Note dell’autrice:
No, non sono passata alla RuNami, la SaNami è ancora salda nel mio cuore ♥ Tuttavia la RuNami non mi è mai dispiaciuta e volevo fare un regalo che fosse ben gradito ad Ellygattina la quale invece apprezza molto questa coppia. Elly, spero ti piaccia!
Grazie a chi leggerà e vorrà lasciarmi una recensione. Buon Natale e alla prossima!



  
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