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Autore: fumoemiele    24/12/2018    11 recensioni
[Questa storia partecipa alla challenge natalizia del gruppo Facebook "Boys Love - Fanfic & Fanart's world"]
Marcy si svegliò con il bisogno di indossare un fiocco azzurro. Abbinò un vestito bianco perché tutta quella luce le ricordava il vuoto e scese le scale senza fare rumore, perdendosi a osservare il salotto silenzioso davanti a lei. Le luci sistemate fra i rami dell’albero di Natale lampeggiavano con un ritmo intermittente e i grossi pacchi che quella notte avrebbero scartato proiettavano lunghe e lugubri ombre sulle pareti.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marcy
 
 
 
                            

Marcy era sempre stata una bambina molto dolce, dall’aspetto tenero e buffo grazie a quel grosso fiocco sul capo, iconico per lei. Ne cambiava il colore in modo apparentemente casuale, eppure in fondo sapeva che serviva a indicare la tonalità del suo umore. Avrebbe scelto il giallo per le mattine felici e gioiose, il nero per le notti malsane. L’azzurro per i giorni in cui non sentiva nulla, solo una calma piatta, l’eco lontano di un ricordo che non tornava a galla.

Quella mattina si svegliò con il bisogno di indossare un fiocco azzurro. Abbinò un vestito bianco perché tutta quella luce le ricordava il vuoto e scese le scale senza fare rumore, perdendosi a osservare il salotto silenzioso davanti a lei. Le luci sistemate fra i rami dell’albero di Natale lampeggiavano con un ritmo intermittente e i grossi pacchi che quella notte avrebbero scartato proiettavano lunghe e lugubri ombre sulle pareti.
Sua madre comparì sulla soglia della porta, un’aria stanca stampata in faccia e delle occhiaie a pesarle sotto agli occhi verdi. Lauren era la madre migliore del mondo. Iniziò a preparare dei pancake dall’ottimo profumo, stimolando la fame di Marcy.
Anche Robert e Max raggiunsero la sala da pranzo, emozionanti per l’arrivo del Natale imminente. Robert, il papà di Marcy e Max, non ci vedeva granché senza quelle spesse lenti a pesargli sul naso.

Mangiarono fra risate sonore e urli divertiti, passando la giornata in modo allegro e spensierato.
Lauren rimproverò Marcy per aver sbattuto con eccessiva forza la portiera dell’auto, al ritorno da casa di zia Prudence, e Marcy si rinchiuse in un silenzio assordante per il resto della serata, scossa da quelle parole acerbe. Sapeva di aver bisogno di indossare un fiocco rosso, perché era il turno della rabbia malsana.
E c’era solo un modo per placarla.

Dentro casa la tv proiettava Nightmare before Christmas, uno dei suoi film preferiti. Adorava quei personaggi fatti d’argilla e capaci comunque di muoversi e prendere vita. Cantò insieme a Jack alcune canzoni, divertita, mentre immaginava la splendida notte di Natale che li aspettava.
Tanto rosso, è il Natale.
Sapeva cosa doveva fare, lo sognava ormai da troppe notti.

Marcy voleva troppo bene a sua madre per farle del male e da troppo tempo, ormai, una preoccupazione la tormentava.
Da quando era nato Max si era sentita messa in secondo piano, in disparte, e questo l’aveva resa apparentemente apatica. I suoi genitori se n’erano accorti, di quel cambiamento, ma talvolta Marcy sembrava una bambina talmente dolce da essere normale, quindi non mandarono per troppo tempo avanti quelle preoccupazioni.
Lauren conosceva il problema di base, si rendeva conto di quanto l’attenzione nei confronti della sua bambina fosse mutata, con gli anni e con la crescita. Era normale prendersi più cura di Max, il nuovo arrivato in famiglia da ormai quattro anni. Marcy ne aveva il doppio.

Marcy pensava di essere diventata invisibile, per Lauren. Anche se sua madre nutriva per la primogenita un amore infinito. Aveva una visione distorta, anche perché aveva bisogno di prendersi tutto e non solo le briciole. Per questo la signora Lizzie, nei sogni, le suggeriva modi sempre diversi per risolvere la situazione.

L’ultimo sogno in cui la signora Lizzie era comparsa risaliva alla settimana precedente.
Nei suoi capelli bianchi e morbidi c’era annidato un ragno buffo. Marcy le aveva detto che ce lo aveva fra i capelli, ma Lizzie si era messa a ridere, credendola una battuta.
La signora Lizzie le aveva mostrato come fare, le aveva dato indicazioni specifiche, le aveva illustrato il piano da sviluppare in ogni dettaglio, spiegandole come compiere ogni minima azione, ripetendole l’ordine più e più volte.

Così aveva aspettato che arrivasse l’ora di cena. Era rimasta con sua madre, le aveva chiesto quanto le volesse bene da uno a dieci e Lauren aveva risposto “infinito”, con dolcezza, con un sorriso tenero sulle labbra piccole.
Le aveva dato il coraggio di provarci a restare con lei per sempre. C’era solo un modo per farlo, non si sarebbe fermata.
Si avviò in camera di Max e gli propose di fare un gioco. Max, felice di quell’ultima proposta, annuì convinto e si lasciò trascinare nel ripostiglio. Chiese a Marcy di accende la luce, ma lei gli tappò la bocca premendola con il palmo della sua mano e con l’altra lo pugnalò alla gola due volte.
Si imbrattò l’abito bianco di sangue rosso. Si sentì ancora più arrabbiata quando il liquido vermiglio schizzò sul suo fiocco azzurro. La sua rabbia aumentò, perché adesso anche il suo fiocco mostrava il suo bisogno di incenerire il mondo intero.
Poi sfumò via, piano, mentre il corpo di Max si accasciava sul pavimento.
Doveva muoversi, il tempo stava per scadere.
S’intrufolò di soppiatto in camera di Robert, l’uomo che mai era riuscita a chiamare “papà”. Si rovistò nelle tasche dell’abito sporcandolo di altro sangue, poi estrasse delle forbici, le stesse che sua madre aveva usato per pulire il pesce qualche minuto prima e che lei aveva abilmente rubato, insieme al coltello da cucina.
Un colpo di forbici e la gola di Robert iniziò a schizzare sangue ricoprendo il piumone bianco, mentre il suo urlo strozzato riempiva la camera da letto e il rosso iniziava a tappezzare le pareti, dando alla casa l’aspetto del set di un film horror. Un fiotto di sangue raggiunse il lampadario che, acceso, iniziò a proiettare luci sinistre sui muri.
Arterie infrante, vene maciullate. C'era sangue ovunque, tanto sangue.
Eppure non sentiva più nulla. La rabbia era sparita, il panico di quel rimprovero anche. Si sentiva vuota e azzurra.

Marcy si recò in soggiorno dopo essersi cambiata in fretta, dopo essersi lavata le mani sfregandole con forza per far scivolare via nello scarico tutto quel rosso.
Sua madre aveva urlato i nomi di tutti, chiamandoli per prendere posto a tavola e iniziare a cenare.
Era comparsa sulla soglia della porta con un abito nero, i capelli castani sporchi per tutto quel sangue. Lauren non se n’era accorta, inizialmente, poi aveva iniziato a riempirla di domande e Marcy era rimasta in silenzio, senza alcuna espressione sul volto.
Spaventata, Lauren era andata in camera di Robert, e aveva urlato. Aveva pianto.
Poi si era rialzata, era andata in camera di Max, aveva urlato. E aveva pianto.
Era tornata in soggiorno, Marcy si era servita del tacchino e aveva iniziato a mangiare. Si scusò, dicendo di avere anche troppa fame.
Lauren, sconvolta, scivolò in garage. Afferrò delle taniche di benzina e cosparse i corpi di Robert e di Max di liquido, poi accese un fiammifero.
Prese Marcy per mano e uscirono di casa. Lauren aveva le guance inondate dalle lacrime, ma non avrebbe permesso a nessuno di portarle via l’ultima persona che le era rimasta.
Era colpa della follia di Marcy, lo sapeva, ma l’amava troppo per lasciare che l’allontanassero da lei.
L’avrebbe aiutata, la sua piccola Marcy. Era tutta colpa sua, era stata una madre orribile.

Prese tutto fuoco. L'albero di Natale, i regali adornati di grossi fiocchi colorati, i quadri,  i mobili comprati con i  risparmi, il grosso lampadario di cristallo. Rimase solo la cenere e il lontano ricordo di un Natale troppo rosso.

Robert e Max risultarono morti in un brutto incendio, quella notte.
Lauren e Marcy morirono qualche anno dopo, vittime di altre fiamme.
L’unica cosa che non bruciò fu il fiocco di Marcy.
Quell’ultima notte era rosso.

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Non sono troppo soddisfatta di questa one-shot, più che altro perché rispettare i promt è stata un'impresa. Quelli che mi sono stati affidati sono: Fiocco, apatico, lampadario. Il fiocco ci sta, il lampadario viene citato due volte... l'apatico è stata la parola che mi ha messa in difficoltà. Come faccio a far fare un omicidio a un  soggetto apatico? Io volevo una storiella horror, ma perché mai un apatico dovrebbe uccidere, se tanto non sente niente?
Così, ho cercato di giocarmela in questo modo... non ne sono troppo convinta, ma pazienza! 
Intanto, buon Natale, e spero sia pieno di sangue perché sennò, dai, che noia. <3
 
   
 
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