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Autore: Celtica    24/12/2018    3 recensioni
Bughead | Natale
Alla Vigilia di Natale, Jughead desidera solo due cose: l'albero che vede davanti al Pop's e Betty accanto a sé.
Storia partecipante a Una challenge sotto l'albero, indetta dal gruppo facebook Il Giardino di Efp.
Dalla storia:
Il freddo lo avvolge, e non è la neve, non sono i fiocchi che, piano, si stanno posando sulla sua giacca, infiltrandosi sotto il tessuto. Non è nemmeno la notte, il gelo, la bassa temperatura.
È lei. Lei che non è arrivata. Lei che non sa ciò che Jughead prova da qualche tempo, ogni volta che la vede.
E adesso, alla vigilia di Natale, Jughead vorrebbe solo questo: vederla.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'albero più grande del mondo

Miei video bughead:

-   Let's go home (se siete in pari con l’ultima stagione)
-    Trampoline
-       Tell me

 

 

Storia scritta per Una Challenge sotto l’Albero, indetta dal gruppo Il Giardino di Efp su Facebook.
Prompt: A decide di confessare a B i suoi sentimenti la notte della Vigilia, ma poi lo vede baciare C…
Celtica

 

 

L’Albero più grande del mondo

 

 

C’è un albero davanti al Pop’s. Dev’essere alto almeno due metri, ma le lucine colorate lo fanno sembrare molto più imponente.
Jughead si sente piccolo al confronto. Ha undici anni e da sempre desidera un albero come quello nella sua casa. Si chiede come potrebbe farlo entrare… Immagina la punta dell’abete piegata contro il soffitto della roulotte, le luci che pendono verso terra…
No, decisamente non è una bella immagine.

Una mano si posa sulla sua spalla. «Jughead.»
Prima di vederne il viso, riconosce la voce. «Ehi, Archie.»
Archie sorride. «Alla fine sei venuto.»

Lui scrolla le spalle, come se nemmeno si fosse accorto di essere arrivato fino lì. «Volevo fare due passi» mente Jughead.
Non gli va di dirgli la verità. Non gli va di parlare dei Serpents, dei litigi, delle lattine di birra vuote. Non gli va nemmeno di spiegare perché, tra tanti posti in cui sarebbe potuto andare, ha scelto proprio quello.
Archie gli batte una mano sul braccio. «Sono felice che tu sia qui.»
Jughead vede la macchina del signor Andrews fare retromarcia e uscire dal parcheggio. È una serata tra ragazzi. Una vigilia di Natale diversa dalle precedenti.

«Ho visto Cheryl e Jason un attimo fa» dice Jughead. «Non sono sicuro che dovrei restare…»
«Invece devi» ribatte Archie. «Anche Betty ti direbbe la stessa cosa. Non puoi fare il loro gioco.»

A quel nome, Jughead abbassa gli occhi. Vorrebbe chiedere di lei, perché non sia ancora con loro.
Verrà? O sua madre troverà una scusa per tenerla a casa?
Jughead stringe la mano a pugno e si ripromette di non fare domande. Non può ammettere niente, nemmeno ad Archie…

«Mi stanno lasciando in pace» riprende Jughead, lanciando un’occhiata di sbieco alla vetrina da cui vede i fratelli Blossom seduti al tavolo. «È più il modo in cui mi guardano. Soprattutto Cheryl…»
«Cheryl è fatta a modo suo. Lo sai, Jug.»
Lui annuisce piano. Si guarda intorno, ma a parte la neve lieve che ricopre ogni cosa, nessuna automobile si ferma da Pop’s.
Archie gli indica il cielo. «Inizia a nevicare. Dai, entriamo.»

Jughead lo segue su per i gradini, ma davanti alla porta a vetri si ferma. Volta il capo e prende a studiare il parcheggio vuoto.
Il freddo lo avvolge, e non è la neve, non sono i fiocchi che, piano, si stanno posando sulla sua giacca, infiltrandosi sotto il tessuto. Non è nemmeno la notte, il gelo, la bassa temperatura.

È lei. Lei che non è arrivata. Lei che non sa ciò che Jughead prova da qualche tempo, ogni volta che la vede.

E adesso, alla vigilia di Natale, Jughead vorrebbe solo questo: vederla.
Non alberi alti due metri, lucine colorate o chissà quale regalo. Nemmeno hamburger gratis forniti dal comitato genitori-insegnanti.
Vorrebbe che la neve smettesse di cadere, che lei fosse lì con lui. Vorrebbe restare con lei per un momento, fuori dal Pop’s, senza Archie intorno. Le mostrerebbe l’albero altissimo, staccherebbe un finto ghiacciolo e lo chiuderebbe tra le sue mani.
Non le direbbe altro, se non di conservarlo, in attesa di essere più grande, di tempi migliori, di giorni in cui gli occhi di Betty smetteranno di illuminarsi per Archie.
Le chiederebbe solo questo…

Jughead si gira, socchiude gli occhi e posa la mano sul vetro della porta per seguire il suo amico. E quando è dentro, al caldo, è Archie a indicargli il parcheggio, puntando il dito verso l’esterno.
Lui si volta ancora. Due fari illuminano la neve che scende trasversale. Rallentano fino a fermarsi, poi due ragazzine escono dall’auto e corrono verso il Pop’s.

«Arriva Betty» mormora Archie, e Jughead sente un brivido.
Si spostano per farle entrare, e se Polly si limita a un saluto veloce prima di correre dai suoi compagni, Betty si ferma davanti a loro.
Ha alcuni fiocchi di neve sui capelli, le guance arrossate e un bellissimo sorriso. Solo che sta guardando Archie. Si allunga e lo bacia su una guancia. «Buon Natale, Archie.»

Jughead sente qualcosa spezzarsi dentro. È come se una voragine l’avesse appena inghiottito. È forse diventato invisibile? Betty non vede che c’è anche lui, che è venuto apposta per lei?

«Tanti auguri, Juggy» dice lei velocemente. Poi torna a guardare Archie. «Allora? Cosa pensi che riceverai per Natale? Vi va una cioccolata calda?»
Jughead guarda fuori, la neve che cade lenta a ricoprire i segni delle gomme. Si fa coraggio.
«Betty, puoi venire un attimo fuori? Archie, perché non prendi un tavolo e non ordini cioccolata per tutti?»
Archie sembra sorpreso, ma annuisce.

Betty invece lancia una brutta occhiata all’esterno. «Sta nevicando. Non possiamo uscire dopo? Tutti insieme?»
Jughead la prende per mano ed esce, portandola con sé. «Solo un momento. Promesso. Voglio farti vedere una cosa.»

«Cosa?» domanda Betty, mentre scendono i gradini.

Il suono dei loro passi sulla neve attutisce i battiti del cuore di Jughead. La accompagna fino all’albero, alza gli occhi verso la punta che sembra sfiorare il cielo nero, poi li abbassa su di lei.
Betty segue il suo sguardo. Sorride contro le sue previsioni.
Trema appena sotto la neve, ma negli occhi ha la stessa luce di quando vede Archie.

«Siamo corse dentro e non l’ho proprio notato… Grazie, Jug.»

Ora è a lui che sorride. Forse anche Betty desidera un albero come quello in casa sua. E se Jughead fosse più grande, se non ci fosse l’intera scuola alle vetrine del Pop’s, lo prenderebbe per portarlo nel suo salotto.
Poi, mentre immagina i vari modi per trasportarlo fin là, se ne accorge: ha ancora la mano di Betty nella sua. E nel gelo della neve è come una piccola fiamma che lo scalda dentro.
Fa un passo avanti senza lasciarla, raggiunge l’albero e allunga la mano a prendere l’ornamento di ghiaccio appeso sopra la sua testa. Lo sgancia dal ramo, lo studia e poi lo offre a Betty.

Lei solleva le sopracciglia e sorride. «Per me?»

Jughead vorrebbe dirle che non è niente, che non è abbastanza, che è solo il simbolo di due mani intrecciate, della neve che cade e di quella vigilia che non scorderà mai.
Invece scrolla le spalle. «Non ti ho preso niente per Natale.»
Betty stringe il ghiacciolo nella mano libera e poi lo infila in tasca. Non ha ancora smesso di sorridere. Si fa più vicina, tanto che Jughead riesce a sentire il suo fiato caldo sul viso. Poi gli bacia la guancia.

«Grazie, Juggy.»

Gli lascia la mano, sorride, sorride e sorride, ma se ne va. Lo lascia solo davanti all’albero di Natale più grande che Jughead abbia mai visto.
E quando si volta, le loro impronte non ci sono più.
C’è solo un punto vuoto sull’albero più alto e bello del mondo.

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