Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Siranne    24/12/2018    1 recensioni
[SPOILER DAGLI ULTIMI CAPITOLI DEL MANGA]
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Nikolo fa parte delle truppe marleyane arrivate per distruggere la minaccia di Paradis. Nulla va come previsto.
Dal testo: "Non capiva perché, ma doveva ammettere che purtroppo sentiva una certa simpatia per quella ragazza, per i suoi modi strani e per tutti i complimenti che gli faceva e indugiare in certi pensieri sugli eldiani era sbagliato, passare del tempo con lei era sbagliato e pericoloso."
[NikoSasha]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Conny Springer, Jean Kirshtein, Sasha Braus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Oltreoceano
 
II

Dire che aveva passato un mese a ricordare il momento in cui si erano salutati era dire poco. Ci pensava mentre cucinava, mentre apparecchiava, mentre lavava, mentre dormiva. Beh, mentre dormiva più che limitarsi al semplice ricordo andava ben oltre e realizzava tutti i desideri che non aveva mai sperato di poter realizzare. La mattina era una scocciatura ritrovarsi con una sorpresa, si sentiva tornato ai tempi dell’adolescenza, quando il suo corpo incominciò a svegliarsi e a reagire ai primi pensieri riguardo le ragazze.
“Tra qualche giorno tornerà la tua amica.”
“Uhm.”
Martin stava accanto a lui, a lucidare alcuni bicchieri, “Non fare il finto tonto, lo so che sei felice come un bambino.”
Nikolo sbucciava alcune mele per farne una marmellata, “Se lo sai allora sta zitto.”
“Innamorarsi di un’eldiana… solo a te poteva venire in mente una cosa del genere.”
“Non era nei miei piani.”
“Almeno lo ammetti ora. La scusa del cavallo per scappare via mare mi fa ancora ridere”, disse, facendosi scappare un risolino.
“E tu almeno non mi fai più la morale.”
Martin sollevò lo sguardo verso di lui, serio, “È vero. Ma credo che se gli eldiani non avessero il difetto di trasformarsi in mostri, mi sentirei più rilassato. Comunque, non voglio certo passare il resto della mia vita qui.”
Nikolo non poteva negare che anche dopo un anno vissuto a contatto con gli eldiani, ripensare al fatto che tutti loro potevano diventare dei giganti gli faceva accapponare la pelle. Aveva fatto fatica ad accettare che due eldiani capaci di diventare mostri vivessero così vicino a lui. Ma ormai aveva imparato a conoscere Armin. Era un ragazzo fin troppo buono. Chi gli dava qualche pensiero era l’altro ragazzo, Eren. Lui era molto più distaccato e serio degli altri, ma se persone come Sasha e Connie lo apprezzavano e gli volevano bene, allora non c’era nulla di sbagliato in lui. Giusto?
“Che cosa farai per il suo ritorno?”
“Le cucinerò qualcosa.”
“Quanto sei noioso…”
“Ehi!”
Martin scosse la testa, “Che cosa stai aspettando esattamente?”
“In che senso?”
“Ma per dichiararti, fare qualcosa, non so. O cosa? Ti sta bene continuare in eterno così, a fare la parte del disperato?”
“Quanto sei scemo. Ovviamente so cosa fare…”, prese un'altra mela, ma la posò di nuovo nella cassetta, “No, Martin non ne ho idea. Secondo te dovrei dirglielo?”
“Direi che è anche ora.”
“E se reagisse male?”
“Ma se mi hai detto che ti ha baciato.”
“Non mi ha proprio baciato.”
“Ascolta, se ti considerava un semplice amico ti salutava e basta, di solito la gente non si bacia in bocca prima di partire.”
“Questo lo so, ma magari si è sbagliata…”
“Stava tastando il terreno. Non capisci che cercava di dirti che ci sta?”
“Ci sta?”
“Perché non cucinate insieme, invece?”
“Lo abbiamo già fatto un sacco di volte.”
“E?”
“E cosa?”
“Non ci hai provato? Non hai fatto nulla?”
“Cosa avrei dovuto fare? Baciarla dopo che avevo assaggiato il brodo di scorfano o toccarla con le mani con cui avevo schiacciato l’aglio?”
“Sei senza speranze.”
***
 
Quando il giorno del suo ritorno arrivò, Nikolo non riusciva a restare nella pelle. Il suo cuore batteva così forte da non riuscire a sopportarlo.
“Nikolo!”
Finalmente.
“Sasha!”
Lei corse ad abbracciarlo. La strinse più forte che poteva. L’avrebbe tenuta così per l’eternità.
Non andare mai più via.
Annusò i suoi capelli e affondò tra di loro fino a sfiorare il suo collo con la punta del naso.
“Ti ringrazio per i dolcetti. Mikasa me li ha portati appena sono arrivata.”
“Di nulla”, disse appena si allontanarono, “Sei impegnata ora?”
“No, perché?”
“Vuoi cucinare con me?”
Lei annuì e sorrise, “Cosa facciamo?”
“Jean e Connie volevano assaggiare la pizza, no? E facciamogliela.”
Nikolo prese gli ingredienti necessari per fare la pizza. Oltre a quella per Jean e Connie, ne doveva fare una anche per Sasha, come era giusto che fosse.
Nella sua testa avrebbe dovuto insegnarle ad impastare mentre casualmente le loro mani si sfioravano e altrettanto casualmente i loro visi si avvicinavano, ma le sue mani, affondate nell’impasto, gli tremavano e a malapena riusciva a muoverle per bene per amalgamare la farina.
Rimuginava e si insultava per la sua debolezza quando vide una terza mano sbucare tra le sue. Per un secondo pensò fosse diventato pazzo, ma poi si accorse che era Sasha.
“Non ho capito come si fa. Insegnami.”
Non era poi così difficile, doveva solo amalgamare gli ingredienti… oh. Si diede del cretino.
“Ci vuole un po’ di pratica”, disse, anche se pensava non ci volesse affatto pratica. Anche un bambino poteva farlo.
Le prese i polsi di entrambe le mani e la guidò verso quella parte di farina che si era amalgamata con le uova.
“Usa le dita e cerca via via di far amalgamare tutta la farina.”
Fece come le aveva chiesto e Nikolo fece scivolare le sue mani sul dorso delle sue, affondando nella farina e seguendo i suoi movimenti. Quella pizza sarebbe stata un disastro.
“Tu mi vizi sempre”, disse Sasha.
“Lo pensi davvero?”
“Sono stupida. Ma non così tanto.”
“No, non intendevo…”, Nikolo si rese conto che quello era il momento, doveva dirglielo.
“Sasha…”
Era così vicina, doveva solo… doveva solo dirglielo.
“Io…”
Lo guardava con un vago sorriso sulle labbra, dio quelle labbra.
“Io… voglio cucinare per te per sempre!”
Sasha lo guardò stupita e poi si mise a ridere.
Nikolo si portò una mano al volto, “No, volevo dire, ah cavolo”, aveva completamente rimosso che aveva le mani sporche di impasto e doveva essersi sporcato il viso dal momento che Sasha rideva ancora più forte.
“Dai, perché ridi?” disse, ma ormai rideva anche lui.
“Hai detto una cosa bellissima”, disse Sasha, “Se tu cucinerai per sempre, allora io mangerò per sempre.”
Sasha cercò con la mano di togliere delle briciole che si erano attaccate ai capelli di Nikolo, ma anche le sue mani erano sporche e stava solo peggiorando la situazione.
“Credo che dovrai andare a lavarti”, disse Sasha ridacchiando.
“Ora?”
“No.”
Sasha si avvicinò e lo baciò. Le sue labbra erano morbide come si era immaginato e la sua bocca era calda e sapeva del limone che aveva messo nei dolcetti di quella mattina.
Sasha.
Lo sentiva Nikolo. Lo sentiva in quel momento il peso dell’attesa, il tempo passato a negare, a pensare che fosse tutto sbagliato e impossibile, il tempo in cui credeva di doversi limitare ad essere solo qualcuno che cucina bene, il tempo in cui una vaga speranza si era insinuata nel suo cuore, ma uno come lui e una come lei, non potevano…
Sasha.
Tutto combaciava ora. Gli sembrava di essere nato e vissuto per quel momento. Era destino che decidesse di entrare nell’esercito, che fosse salito su quella nave. Benediceva il momento in cui il suo superiore lo aveva mandato in avanscoperta e benediceva il signore basso che lo minacciava con la spada e il Comandante che li aveva presi prigionieri su Paradis.
“Sasha, non sai da quanto tempo…” mormorò sulle sue labbra rosse.
Aveva desiderato sentire la sua lingua nella sua bocca forse fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata.
Gli impasti giacevano disordinati sul tavolo e iniziavano a lievitare indisturbati.
 
***

“Certo che questo pesce è strano”, disse il Comandante piegandosi per guardarlo più da vicino.
“È un pesce spada”, disse Nikolo.
A volte lei veniva nella sua cucina, più che altro per osservare quello che cucinava, come stava facendo in quel momento. Alcune volte lo aveva tartassato di domande sulla biologia dei pesci, domande a cui lui non sapeva rispondere.
“Suppongo che tu non sappia perché hanno questa cosa lunga e appuntita.”
“Credo che se ne servano per cacciare, ma non sono un esperto.”
“Beh”, disse rimettendosi dritta e voltandosi verso di lui, “Non sono qui per parlare di fauna marina.”
“Le serve qualcosa, Hanji-san?”
“Abbiamo pensato ad una possibile occupazione per voi per il futuro. Voi siete prigionieri di guerra, questo non cambierà… non fin quando la situazione sarà sempre così precaria”, il Comandante si massaggiò le tempie prima di continuare, “Ma Yelena si è impegnata molto per darvi qualche diritto. Tu sei un ottimo cuoco e questa tua abilità potrebbe diventare la tua professione. La tua libertà sarà sempre limitata e sarai tenuto sotto controllo, ma rispetto ad ora per lo meno potrai dire di avere un lavoro che potrai gestire in autonomia, un vostro ristorante, le vostre stanze e così via. Una vita quasi normale insomma.”
“Quasi”, mormorò Nikolo.
“Mi dispiace… credo che tu sia un bravo ragazzo, così come tanti dei tuoi compagni lo sono. Ma la sicurezza di Paradis è più importante delle mie impressioni.”
“Credo che questo sia quello che tutti guadagniamo dalla guerra, Hanji-san. Fare cose che non vorremmo fare.”
Hanji lo guardò per qualche istante.
“Quindi accetti il lavoro?”
“Sì.”
 
 ***
 
“Un giorno forse tutto si sistemerà e potrai rivedere i tuoi familiari.”
“Lo pensi davvero?”
Sasha fece dondolare le gambe nel vuoto. Era seduta su uno dei tavoli e osservava Nikolo mentre riponeva delle pentole in uno scatolone.
“Mi piacerebbe conoscerli…”
“I miei genitori?”
“Mh.”
Per quanto a Nikolo facesse piacere che lei volesse incontrare sua madre e suo padre, sapeva che era qualcosa che era preferibile evitare.
“Non credo sia una buona idea.”
Anche se Marley la smettesse di considerare Paradis come una minaccia, anche se le due nazioni firmassero una pace, questo non poteva mutare l’odio inculcato in anni e anni verso gli eldiani. Chissà come ne penserebbero i suoi genitori…
Nikolo si voltò per vedere la sua reazione. Lei fece un debole sorriso, “Invece i miei vorrebbero conoscerti.”
“Cosa? Sanno già di noi?”
“No, tranquillo. Ma ho parlato di te un paio di volte mentre ero da loro. Credo però che Kaya abbia capito qualcosa.”
“Tua sorella?”
“Sì, è molto sveglia.”
“Anche in questo caso non credo che mi permetteranno di viaggiare in uno sperduto villaggio rurale del Wall Rose.”
“Anche questo è vero…” disse Sasha, poi decise di cambiare argomento, “Beh dai, almeno adesso hai un ristorante, lo avresti mai immaginato a Marley?”
“Niente affatto. Aprire un ristorante costa una fortuna e qui me ne danno uno gratis”, Nikolo rise, ma sapeva fin troppo bene che era solo un modo come un altro per tenere i marleyani occupati con qualcosa e controllarli allo stesso tempo. O per lo meno questo era quello che pensavano gli Eldiani.
“Poi comunque hai anche una stanza privata…”
“Esatto”, disse Nikolo che era andato a prendere le posate che avrebbe dovuto mettere negli scatoloni, “E quindi?” chiese, anche se lo sapeva benissimo.
“A te non è concesso entrare nella zona in cui dormono i soldati e anche se potessi comunque c’è Mikasa e non mi sembra carino nei suoi confronti, tu invece qui avevi una camera in comune con altre persone e mi sembra ancora meno carino.”
“Che ne dici del tavolo su cui sei seduta ora?”
“In cucina si cucina e si mangia e basta.”
“Abbiamo sempre e solo cucinato noi…”
“Ho solo assaggiato qualcosa. Sto ancora aspettando la portata principale.”
Nikolo rise, “È così che lo chiamate qui a Paradis?”
 
***
 
Nikolo ormai aveva completato il trasferimento e quel posto non era niente male. Spesso venivano soldati a mangiare da lui, anzi quasi solo soldati di alto rango. Anche se erano dei prigionieri di guerra, il loro era un ristorante di lusso, non aperto a chi non aveva un bel po’ di denaro in tasca.
E ovviamente doveva ricordarsi di servire loro il vino speciale. D’altronde tutto il senso del loro ristorante girava attorno a quel vino…
Quel giorno sarebbe venuta Sasha a cenare, ovviamente gratis. Ma se si aspettava una romantica cena a due si era dovuto presto ricredere perché lei aveva deciso di portare i suoi amici. Per amici sperava che intendesse solo Jean e Connie, ma si era portata dietro anche Mikasa e Armin.
“Vedo che hai portato… tutti.”
“Sì, visto che c’ero ho pensato di portarli. Anche a loro mancava la tua cucina.”
“Anzi”, disse Connie, “Devi pure ringraziare che non è venuta altra gente.”
“Il Comandante Hanji e il Capitano Levi sono impegnati”, disse Jean, “Eren invece si diverte a fare l’asociale ultimamente.”
Armin tirò una gomitata nel fianco di Jean, “Spero che per te vada bene che ci siamo anche noi, a dire il vero pensavo che forse siamo di troppo.”
Il ragazzo biondo era sveglio.
“Niente affatto”, mentì Nikolo, “Mi spiace che gli altri non siano potuti venire”, fece cenno verso il corridoio, “Andiamo, vi porto nel posto in cui cenerete.”
Nikolo servì una carbonara come primo, del pesce spada come secondo, insalata di pollo, macedonia di frutta di stagione, gelato, torta mimosa, granita al limone e per finire un caffè.
Sasha ovviamente aveva mangiato tutto come se non ci fosse un domani, anche gli altri avevano apprezzato, Mikasa addirittura aveva chiesto il bis del gelato.
“Cosa si è perso quel coglione”, disse Jean mentre girava il cucchiaino nella tazzina.
“Eppure abbiamo provato tanto a convincerlo…” mormorò Armin.
Mikasa corrugò le sopracciglia, “Forse vuole stare un po’ da solo, non se la sente di-”
“Di passare del tempo con noi?” chiese Connie, “Se si sente tanto depresso allora a maggior ragione dovrebbe stare con noi.”
“Più che depresso mi pare incazzato”, disse Jean.
“È solo perché è preoccupato per il nostro futuro”, disse Armin e Mikasa annuì alle sue parole.
“Se vuole i suoi spazi allora lasciamoglieli”, disse Sasha con la bocca piena di torta mimosa, “Non possiamo mica trascinarlo con la forza.”
“Tu dici così solo perché puoi mangiarti la sua porzione.”
“Ma che dici, Connie? Io sono prontissima a condividere il tuo piatto con lui.”
“Il mio?!”
“E mica sono scema.”
L’atmosfera ritornò di nuovo calma e gioviale. Nikolo non se la sentiva di prendere parte ai loro discorsi e passava la maggior parte del tempo in cucina. Questi ragazzi si conoscevano da anni e avevano passato Dio solo sapeva cosa. Erano sopravvissuti insieme e c’era un legame che li teneva uniti, stretti nello stesso destino di morte e dolore, eppure avevano ancora la forza di vivere e scherzare. Loro erano come una seconda famiglia per Sasha e se non sarebbe mai stato in grado di conoscere i genitori e i suoi fratelli, poco importava. Aveva la possibilità di conoscere e apprezzare queste persone.
 
***
 
“Quindi non torni con noi?” chiese Mikasa.
“Andiamo Mikasa, lei non torna con noi”, disse Armin sorridendo imbarazzato.
“Torno tra poco, dò solo una mano a pulire”, disse Sasha.
Jean mise un braccio attorno alle spalle di Connie, “Andiamo a trovarci pure noi qualcuno che ci dia una mano a pulire.”
“E leva ‘sto braccio, deficiente”, disse Connie mentre uscivano per strada.
“Mi raccomando Sasha”, disse Mikasa a bassa voce, “Raccontami poi.”
Armin la prese per la manica della giacca, “Dai, andiamo per favore.”
“Nei minimi dettagli”, concluse Mikasa.
“Ma…” Armin rimase sbigottito.
“Sto parlando delle stoviglie, Armin.”
“Mikasa, andiamo.”
Quando finalmente i suoi amici andarono via, Nikolo tirò un sospiro di sollievo.
“Ti sei divertita?”
“Sì, grazie per aver cucinato per tutti loro e mi dispiace per non averti avvisato. Ho pensato che sarebbe stato bello portarli a mangiare fuori.”
“No, davvero i tuoi amici sono…”
“Simpatici?”
“Volevo dire bizzarri, ma era un bel po’ che non li vedevo. Hai fatto bene a portarli.”
Nikolo si voltò verso il lavabo e osservò con dolore la massa di piatti, posate e stoviglie che giacevano in attesa di essere puliti.
“Dobbiamo davvero metterci a pulire.”
“Dicevo sul serio di volerti aiutare.”
“Ah, non era una scusa?”
“Uhm, facciamo così, perché prima non mi mostri la tua stanza?”
Al diavolo i piatti.
La prese per una mano e la trascinò con sé. Salirono un paio di scale di corsa e lei rideva tra un respiro affannato e l’altro.
Sasha non diede nemmeno uno sguardo alla stanza spoglia, al letto con una noiosa coperta grigiastra fresca di bucato, nemmeno alla scrivania vuota o alla sedia che di solito fungeva da armadio dei vestiti sporchi e il vero armadio giaceva contro il muro, dimenticato.
I suoi occhi nocciola davano una luce particolare al grigiore della sua stanza. Era a pochi centimetri dal suo viso, poteva contare le ciglia scure e sentire il profumo del limone della granita che aveva mangiato poco fa. Proprio come il loro primo bacio, Nikolo si sarebbe immerso nella freschezza di quel gusto che sembrava accompagnarli. Era strana come cosa, ma stare con quella ragazza era come mangiare una torta al limone, dolce ma con un retrogusto amaro. Nonostante lo zucchero cerchi di nasconderlo, quell’asprezza pungente riesce a saltare fuori.
Il suo cuore batteva veloce e la sua testa iniziava a farsi leggera. Le labbra di Sasha erano morbide e si dischiusero tra le sue.
 Sentiva un onda di piacere che cresceva e scendeva giù, tra le sue gambe. Le loro camicie scivolarono via, i pantaloni e la lunga gonna furono sfilati. Rimasero nudi, intrecciati l’uno all’altra.
 
***
 
Che si interessasse ad un’eldiana era qualcosa che non si sarebbe mai immaginato. Che iniziasse una relazione era ancora più inaspettato. Che questa durasse da anni era qualcosa a cui non riusciva a credere.
Essere un prigioniero di guerra e lei un soldato, non facilitava le cose. Incontrarsi era difficile e la loro relazione era sostanzialmente un segreto. Forse i suoi amici avevano intuito qualcosa, ma nessuno di loro mai ne parlava apertamente. C’era sempre quella vaga sensazione che ci fosse qualcosa che non quadrava nella loro relazione, che se lui fosse stato un eldiano o lei una marleyana allora le cose sarebbero state molto diverse. C’era quella consapevolezza, sempre presente, che nonostante tutto quello che si dicevano, nonostante la vicinanza, gli abbracci, i baci, il sesso, Nikolo e Sasha restavano nemici. Entrambi mentivano all’altro ed entrambi avevano il potere di danneggiare la loro terra natia. Sasha non scendeva mai nei dettagli della sua attività nell’armata e Nikolo si limitava a proteggere lei e le persone che le erano care da quel vino. Eppure non poteva farci niente. L’alternativa era interrompere quello che la sua fantasia avrebbe voluto rendere ufficiale, oppure continuare così fin quando le speranze di Sasha si sarebbero realizzate. A dire il vero, lui non ci credeva granché ma se Sasha ci credeva, forse c’era una possibilità.
L’ultima volta che l’aveva vista, ormai un paio di settimane fa, Sasha gli aveva accennato al fatto che sarebbe partita a Marley per infiltrarsi pacificamente. Era commovente vedere come Sasha ci credesse davvero, ma Nikolo pensava che un piano del genere non avrebbe davvero funzionato. Lei era pronta a partire anche subito, con il desiderio di conoscere il resto del mondo. Questi soldati del Corpo di Ricerca erano tutti dei pazzi. Ma forse solo i pazzi riescono a cambiare davvero le cose.
“Nikolo”, Martin arrivò nelle cucine, con dei piatti vuoti in mano, “Hai visite.”
Era Sasha.
“Ehi, non ti aspettavo”, disse, sorridendo.
“Sì, scusami. Lo so che sei impegnato, ti aspetterò nella tua stanza, va bene?”
“È successo qualcosa?”
Sasha aveva un volto serio e una voce meno allegra del solito.
“Ne parliamo appena finisci”, disse facendo un sorriso poco convinto.
“Cosa vuoi mangiare nel frattempo che aspetti?”
“No, nulla. Non ho fame.”
Da che la conosceva, Sasha non aveva mai rifiutato il cibo.
Appena aveva finito di lavorare era subito salito nella sua stanza e trovò Sasha accanto alla finestra.
“Stai male?”
Sasha scosse la testa, “Ti ricordi di quando ti avevo parlato del piano del Comandante Hanji?”
“Partite già?”
“No, cioè sì. Andiamo a Marley, ma non per il piano del Comandante.”
“Non capisco.”
“Dobbiamo attaccare Marley. Non ti posso spiegare il motivo, ma ah, sono così incazzata con…”
Nikolo non poté evitare di sentire una fitta allo stomaco al pensiero che il Paese che dovrebbe difendere stava per essere attaccato.
“Quanto durerà?”
“Dovrebbe essere una missione veloce. Non possiamo permetterci di restare lì troppo. Il tempo è importante. Non posso dirti tutto nei dettagli e comunque non mi è nemmeno concesso di parlarti di certe cose. Quello che volevo dirti è che partirò presto.”
Scese un pesante silenzio tra loro due. Nikolo lo sapeva che il momento sarebbe arrivato, quello in cui una guerra si sarebbe affacciata nelle loro vite.
“Mi dispiace…”
Nikolo rimase spiazzato dalle sue parole. Le dispiaceva? Perché? Quella era la guerra, era normale. Lui stesso stava collaborando a quel conflitto avvelenando i piani alti di Paradis con quello che quasi sicuramente era vino corrotto dal fluido spinale di Zeke Jaeger.
“Mi dispiace, ma devo farlo.”
“Lo so, tutti abbiamo dei doveri…”
“Spero che riuscirai a non odiarmi.”
“Non potrei odiarti per nessuna ragione al mondo, Sasha”, la abbracciò forte, “Lo sapevo fin dall’inizio”, disse, “Ma è un prezzo che sono disposto a pagare.”
Se lui poteva permettersi di odiarla, allora anche lei ne avrebbe avuto il diritto. Chissà, se lo sapesse, di sicuro si sentirebbe tradita.
“Il mondo può anche spezzarsi in due, non mi interessa, io ti amo, quindi va a fare il tuo dovere e torna tutta intera.”
Sasha lo strinse ancora più forte, “Nikolo, sei un bravo ragazzo.”
“Quando torni ti preparo un bel menù a base di carne, carne ovunque ad ogni portata, tranne alla frutta e al dolce ovviamente.”
“Carne, va bene. È una promessa.”
“Sì, è una promessa.”


Note dell'autrice: Nella mia testa questa storia doveva essere per lo più comica, ma ovviamente complice pure il capitolo recente, mi è uscito tutto un attimino più deprimente. Mi spiace per il ritardo, un paio di giorni fa mi sono laureta quindi avevo la testa un po' altrove (e sono una procrastrinatrice cronica, quindi i miei tempi sono sempre molto relativi XD). Non sono convintissima al 100%, ma ormai quel che è fatto è fatto e aspettare ancora non sarebbe servito a nulla.
Comunque sia, credo che per certi versi Nikolo sia un personaggio molto interessante, perché nonostante gli eldiani siano suoi nemici e nonostante accetti di servire il Vino, riesce ad affezionarsi ai ragazzi e ad innamorarsi di una loro. Immagino che a livello mentale sopportare una situazione del genere sia abbastanza devastante. 
Spero che vi possa piacere e visto che ci siamo Buon Natale :)
Alla prossima :)


 
   
 
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