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Autore: goringo    24/12/2018    0 recensioni
Seguiamo Kal-el nella sua incredibile ascesa alla leggenda in un mondo governato dal caos e devastato da continui conflitti tra le forze del bene e le oscure entità che bramano la conquista dell'universo. In un AU crossover in cui Marvele Dc condividono lo stesso universo letterario, non perdetevi l'avventura del nostro eroe preferito. Possibili coppie: Clark/Jean Grey, Clark/Diana
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Darkseid, Superman, Wonder Woman
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'universo è da sempre un'incognita. Alcuni lo vedono come la creazione di un'entità superiore, altri come una forma di vita senziente che ama giocare e modificare costantemente le proprie leggi, plasmando il destino dei suoi abitanti. Quale sia la verità resta ancora un mistero, così come lo erano le cause della scomparsa di Krypton e dei suoi abitanti.

Su un fatto però entrambi le visioni concordavano: la casualità era qualcosa di sconosciuto alle forze dell'universo. Tutto ruotava attorno ad un disegno preciso in cui erano già scelti i protagonisti, le loro pene, i loro amori e le loro battaglie.

 

 

 

4 ottobre 1997, Kansas, Stati Uniti d'America

 

Jonathan Kent sedeva al volante della loro ford f-150 rossa, mentre sua moglie Martha sedeva alla sua destra. Stavano tornando a casa dopo una lunga mattinata passata a Metropolis per completare la pratica del prestito che cercavano di ottenere da anni per la loro impresa agricola.

Quella fu una giornata particolarmente fredda e nubi temporalesche coprivano il cielo sopra quella vastissima distesa di grano che circondava la strada.

Entrambi erano troppo stanchi per iniziare una conversazione e l'umore generale non aiutava visto che quel giorno le parole del dottore di famiglia avevano stroncato anche l'ultima speranza di concepire un figlio. La coppia era infatti sterile e nonostante le numerose e costose terapie alle quali si erano sottoposti, il problema sembrava non aver soluzione.

Martha Kent era una donna sulla metà dei quaranta, aveva dei capelli color biondo cenere che gli arrivavano appena alle spalle e occhi di un azzurro chiaro. Era una donna molto graziosa, dai lineamenti delicati che sembravano non soffrire l'usura del tempo.

Il Signor Kent era un uomo di bell'aspetto, sulla cinquantina, dalle spalle larghe e il fisico ben proporzionato, frutto di anni di duro lavoro nella fattoria di suo padre che dopo la sua morte passo nelle mani del figlio. Mentre i suoi occhi azzurri si posavano per un attimo sulla fede incastrata sull'indice calloso della sua mano destra, notò un un'anomalia all'orizzonte. Jonathan non ci pensò due volte e frenò di colpo, facendo sobbalzare dal sedile la moglie ma senza che questo le procurasse dei danni.

 

-Jonathan? Che ti prende?- sbottò lei. L'uomo non rispose ma le sue azioni successive valsero più delle parole: apri la portiera e scese dall'auto continuando a tenere lo sguardo fisso su ciò davanti a sé. Dal cielo, enormi pezzi di roccia infuocata precipitavano verso il suolo causando diversi incendi dai quali stava nascendo una densa coltre di fumo, ormai ben visibile anche a Martha. Ma come se non bastasse le meteore continuavano a precipitare senza cadere perpendicolarmente ma seguendo una traiettoria propria, facendo presagire il peggio al contadino che sentendo un improvviso innalzamento della temperatura e un rumore inequivocabile, agì nel giro di pochi secondi.

 

-Martha! Dentro! Subito!- le tre parole, ben scandite, arrivarono alle orecchie della donna che si precipitò all'interno dell'auto insieme al marito, che non ci pensò due volte nel fare retro marcia ed invertire la direzione, e premere poi il piede sull'acceleratore. Dal finestrino, la signora Kent osservava le rocce incandescenti schiantarsi sui campi di grano e anche lungo la strada che stavano percorrendo, ma l'uomo a riuscì a schivarli durante la corsa. Sembrava una vera e propria tempesta di Meteoriti che pareva non conoscere fine. All'improvviso la coppia sentì un rumore ancora più potente e videro un oggetto luminoso precipitare circa 50 metri davanti a loro, costringendo l'autista ad una brusca frenata., talmente forzata da far sentire chiaramente il suono dei freni che si consumavano.

 

Jonathan riusì a sterzare miracolosamente fermandosi a pochi centimetri dal quello strano dalla forma oblunga. Nel frattempo la “pioggia spaziale” si era interrotta

Jonathan si fece coraggio e dopo qualche momento di riflessione, usci dalla macchina portando con sé il suo sovrapposto. Anche la signora uscì dalla vettura ma a differenza del marito aveva un passo meno cauto.

Mentre si avvicinavano i due osservarono meglio la forma davanti a loro. Pensarono subito che si trattasse di un velivolo vista la sua struttura: era dotato di una fusoliera blu e ali rigide rosse. Nella zona centrale non era presente nessun sportello o finestrino che lasciasse intravedere chi o che cosa ci fosse all'interno. Ad un tratto iniziò ad emettere strani suoni, simili a quelli prodotti da ingranaggi che si erano appena messi in moto.

Sulla fusoliera della navicella inizio a comparire una 'S' illuminata seguita da diversi segmenti che andavano a formare uno schema complesso, anch'esso emetteva luce bianca. I due rimasero attoniti dallo spettacolo al quale stavano assistendo. Le linee iniziarono ad inspessirsi conseguentemente all'apertura della fusoliera.

Jonathan tenne l'arma ancora più saldamente ma dopo che la fusoliera si aprì completamente, ciò che videro dentro quell'oggetto extraterrestre lasciò la donne senza parole.

-Mio Dio...- disse Martha in un sussurro allibito. Il contadino era preoccupato ma stranamente non cercò di far desistere la moglie dall'avvicinarsi con tale noncuranza alla capsula aliena. Lui non riuscì a scorgere nulla dentro di essa a causa della potente luce che irradiava l'interno inizialmente.

 

Martha raccolse il fagotto al suo interno mentre ammirava le iridi del bambino tra le sue braccia, del blu più profondo che avesse mai visto nella sua vita.

 

 

 

 

 

Antefatto

Una delle civiltà più sviluppate e temute dell'universo si era estinta sotto gli occhi privi di iride di Uatu. Il pianeta era appena stato distrutto da una cataclisma culminato in una potentissima esplosione.

La razza kryptoniana era stata sicuramente la più evoluta della galassia, capace di ideare invenzioni tecnologiche molto avanzate rispetto ad altre specie di egual fama e prestigio.

Gli occhi di Uatu si concentrarono sui resti di roccia che un tempo componevano il corpo celeste e vide tra di essi una minuscola navicella spaziale che entrava in un tunnel spazio-temporale, prima che l'onda d'urto dell'esplosione potesse raggiungerlo, ai margini di quello che restava del pianeta . Al suo interno dormiva un neonato dalla pelle chiara come il latte. Il suo nome era Kal-el, frutto dell'amore di Lara Jor-el, ed era l'ultimo della sua specie, l'ultimo figlio di Krypton.

 

Quando la navicella comparì nella sua galassia, Uatu si sorprese quando la vide avvicinarsi al suo sistema solare, superare la sua dimora e continuare verso la Terra, un pianeta che aveva già abbastanza sorprese a suo parere.

 

Oltre alla navicella però, anche una scia dei detriti di Krypton era riuscita ad entrare nel cunicolo spazio-temporale, incendiandosi mentre attraversavano la termosfera e la mesosfera, continuando la loro inesorabile discesa verso il suolo terrestre.

 

 

Kansas, 22 novembre 2008

 

Il giorno del ringraziamento era una festa particolarmente sentita dagli americani e ancor di più dai contadini. Sebbene quell'anno il raccolto non fu all'altezza di quelli degli anni precedenti, la maggior parte dei cittadini di Smallville celebrarono al meglio delle loro possibilità l'evento e i Kent non furono da meno. Il pranzo preparato dalla signora di casa quel giorno fu molto abbondante e delizioso secondo il marito e il figlio.

Era già pomeriggio inoltrato quando qualcuno suonò alla porta.

Prima che Martha, che era seduta sul divano del salotto, potesse gridare il classico monito Clark, non correre! Una macchia rossa e blu si precipito dal piano superiore verso l'ingresso dell'abitazione. Non appena smise di muoversi, sulla soglia comparve un ragazzino di 12 anni dai lineamenti delicati, corti capelli neri e profondissimi occhi blu. Il suo nome era Clark Kent, figlio di Jonathan e Martha Kent.

 

La madre, dalla porta che collegava l'ingresso al salotto, osservò il piccolo dubbiosa. Non aspettavano nessun ospite a quell'ora e le condizioni meteo non erano le migliori in quella settimana, quindi ne dedusse che chiunque stesse alla porta in quel momento doveva essere uno sconosciuto o un'autorità locale.

 

Clark aprì la porta e vide davanti a sé un uomo alto, dalla corporatura snella e slanciata, aveva la pelle scura, labbra leggermente spesse ed occhi a mandorla scuri. Il suo sguardo era severo e la comparsa di un lampo alle sue spalle, in lontananza, metteva il ragazzino ancora in soggezione più di quanto già non fosse in quel momento.

-Ciao Clark, i tuoi sono in casa?- disse l'uomo, alche la Kent si diresse subito verso la porta, Non aveva riconosciuto la voce dell'uomo sebbene si evinse dalle sue parole che conosceva il figlio.

-Salve, sono Martha Kent. Come posso aiutarla?-

-Buona sera signora Kent. So che non mi conosce ma vorrei parlare con lei e suo marito.- prima che Martha potesse rispondere si udì la voce ferma dell'uomo di casa.

-Fallo entrare Martha- disse Kent, sorprendendo la moglie che non si aspettava tale tranquillità nel accomodare uno sconosciuto in casa. Sebbene presa alla sprovvista, la donna decise comunque di assecondare le richieste del marito: -Prego, si accomodi signor...- lasciò in sospeso la frase, suggerendo la risposta all'ospite. Risposta che non si fece attendere: -Jones, John Jones-

 

 

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-Non credo abbiate altra scelta. Ne va della vita di vostro figlio- disse con voce bassa John Jones ai suoi interlocutori che non sembravano affatto contenti di ciò che avevano sentito fino a quel momento.

-Non posso credere che la situazione sia così grave, eppure abbiamo cercato di non dare nell'occhio. Clark si è sempre comportato in maniera impeccabile fuori da queste mura, senza attirare sospetti.- disse il contadino mentre la moglie versava del tè nella tazza dell'ospite, incontrando gli occhi inscrutabili dell'uomo dalla pelle scura.

 

-Lo S.H.I.E:L.D monitora quest'area dal giorno della pioggia di meteore e non mi sorprenderei se sapessero chi è Clark. Nick Fury, il loro direttore, è un uomo molto intelligente e tra le sue file lavorano agenti ancora più scaltri. Se vogliamo proteggere Clark, dovete prendere in considerazione la mia proposta. Dovete sparire dagli Stati Uniti e cancellare le vostre tracce dai paesi monitorati dall'organizzazione.-

 

Martha che aveva taciuto per tutta la conversazione, non conosceva quell'uomo, non ricordava di averlo mai incontrato prima di quel giorno, eppure vedendo il marito riporre in lui tutta quella fiducia, non poté fare altro che ascoltarlo ed aspettare il momento opportuno per intervenire.

 

-Va bene- disse il contadino, sorprendendo nuovamente la moglie che questa volta sbottò.

 

-Johnathan, mi vuoi dire cosa sta succedendo? Perché mai dovremmo lasciare tutto quello che abbiamo per partire verso luoghi sconosciuti solo perché ce lo ha consigliato uno sconosciuto?- disse, con il tono della voce alterato dalla rabbia.

 

-Conoscevo i genitori di Clark- confessò l'ospite. Lei lo guardò allibita. Era già sconcertata dal fatto che quell'uomo conoscesse il segreto di Clark ma ora la situazione stava diventando davvero strana e preoccupante ai suoi occhi.

 

-Senta, non so chi sia e cosa voglia dalla mia famiglia ma se crede di venire a casa nostra e...- iniziò con la sua ramanzina ma fu prontamente interrotta, per l'ennesima volta dal Kent.

-Martha, sta dicendo la verità. Li conosceva- la donna stava per controbattere ma quello che si verificò davanti ai suoi occhi la bloccò.

 

 

La pelle di John Jones divenne verde scuro mentre la sua fisionomia mutò, crescendo in altezza. I suoi capelli crespi si ritirarono dentro le membra e anche il cranio mutò forma, diventando oblungo. Le sue iridi scomparvero e i suoi bulbi oculari si colorarono di un rosso profondo.

 

La Kent trattenne un urlo, completamente allibita dall'aspetto che aveva assunto il loro ospite.

-Il mio vero nome è J'onn J'onzz. Come ho già detto, conoscevo i genitori di Kal-el. Suo padre era un mio caro amico.- si presentò l'alieno.

 

Ne segui un imbarazzante silenzio che fu interrotto da Johnathan Kent che prese parola, rivolgendosi alla moglie: -Incontrai J'onn circa 3 anni fa e mi rivelò la sua identità. Mi mise al corrente dell'esistenza dello S.H.I.E.L.D e mi raccontò diversi aspetti sulla natura dei poteri di Clark e informazioni sul suo pianeta d'origine-

 

La mano di Martha tremò leggermente dalla rabbia dopo aver ascoltato il coniuge.

-Tu lo sapevi per tutto questo tempo. Sapevi che ce ne saremo andati, sapevi dei genitori di Clark, di questo fantomatico S.H.I.E.L.D e non mi hai detto nulla, Johnathan. Pensavo che ti saresti fidato almeno di tua moglie.-

 

In difesa del Kent intervenne l'ospite.

-Sono stato io a dirgli di mantenere segreto il nostro incontro e tutto ciò che ne è derivato. Sono un marziano e tra i miei poteri rientrano mutare la mia forma e leggere nel pensiero. Per anni mi sono infiltrato tra le file del governo senza problemi ma i tempi stanno cambiando.

Gli umani stanno sviluppando poteri che vanno aldilà della vostra immaginazione. Sia lo S.H.I.E.L.D che il governo hanno deciso reclutare questi umani con abilità speciali, chiamati metaumani o mutanti. Per degli agenti telepatici come me non sarebbe stato difficile accedere alle informazioni rivelate a Johnathan, perciò ho deciso di minimizzare i rischi limitando il numero di persone che ne sarebbe stata a conoscenza-

 

 

-Kal-el non è solo vostro figlio ma è anche protagonista di numerose profezie del mio pianeta. Il suo futuro è strettamente legato a quello di questo pianeta e solo crescendo al vostro fianco, nutrito dal vostro amore ed educato con i giusti valori potrà diventare l'uomo di cui il mondo ha bisogno. Se dovesse cadere sotto le mani dello S.H.I.E.L.D, lo trasformerebbero in un'arma, o peggio, se lo rapisse il Governo, sperimenterebbe su di lui.

La decisione finale spetta a voi naturalmente ma riflettete attentamente su ciò che vi sto dicendo: Kal-el è destinato a qualcosa di grande-

 

 

 

Shanghai, 2 febbraio 2012

 

Un crocevia di persone, suoni, odori e merci animava Taikang nel quartiere residenziale di Shanghai. Il traffico di turisti che affollavano le vie era impressionante, sebbene stesse diminuendo in quel freddo pomeriggio invernale.

Un uomo incappucciato avanzava a passo sostenuto tenendo le mani in tasca e lo sguardo davanti a sé. Superò la soglia dell'ingresso di quella che era conosciuta come la scuola di Kung Fu più famosa della città, L'uomo avanzò all'interno del dojo, raggiungendo la porta nel retro dell'edificio, arrivò al cortile della scuola dove gli allievi si stavano esercitando, seguendo i movimenti del loro istruttore, un giovane uomo sulla trentina da capelli scuri e corti con i tipici tratti somatici che distinguevano gli abitanti dell'estremo oriente. Vedendo l'ospite arrivare, l'istruttore congedo i suoi allievi con un cenno con la mano destra, che si ritirarono.

 

-Non credo tu sia qui per una visita di cortesia... Logan- disse l'artista marziale, rivolgendosi al l'uomo incappucciato.

 

La voce rauca dell'interlocutore non si fece attendere, perdendosi nell'aria fredda circostante mentre le prime ombre del crepuscolo si facevano lentamente avanti. -Sai perché sono qui-

 

-Mi dispiace deluderti ma credo che tu sopravvaluti le mie capacità deduttive se credi che io sappia i motivi del tuo soggiorno a Shangai, dopo 15 anni di assenza.- disse il maestro con un mezzo sorriso che lasciava intravedere i denti, bianchissimi.

 

-Pensavo che i tuoi sensi da monaco ed altre idiozie zen fossero riusciti a percepire qualcosa di nuovo in questo posto, Lee- rispose l'altro mentre togliendosi il cappuccio, mostrava il suo viso su cui risaltavano mascelle squadrate e folte basette al di sopra di una barba corta ma non assente.

 

-Lo dicevo al professore che le vostre sono solo un mucchio di scemenze. Sono qui da appena 3 giorni e son già riuscito a capire che il ragazzino che passa i pomeriggi a spiare le tue sedute è speciale- spiegò colui che veniva chaiamato Logan.

 

-Un altro mutante?-

-Non lo so con certezza ma il ragazzo non è sicuramente un semplice umano- rispose Logan, accendendo una sigaretta e portandola tra le labbra. Aveva osservato a lungo il misterioso ragazzino che si aggirava nei dintorni durante quei freddi pomeriggi ed era certo che quest'ultimo avesse dei poteri ma aveva dei dubbi sulla loro reale portata. Per Logan, tra questi, rientrava sicuramente la super velocità visto che non era mai riuscito a fermarlo e parlarci, visto che il ragazzo, probabilmente conscio del suo interesse, si era reso inafferrabile.

 

-Pensi sia lui?- disse il cinese, ponendo una domanda enigmatica che però Wolverine capì.

 

-Sì, quel ragazzo è il viaggiatore di cui il professore ci parlava-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell'autore:

Salve! Questa è la mia prima storia su fumetti americani e ciò è giustificato dal fatto che il mio interesse per i personaggi di questi universi fumettistici è nato circa un anno fa. Amo il mondo dei supereroi! E' molto più complesso ed intrigante di quanto pensassi e da la possibilità a noi amanti delle fanfiction What if di sbizzarrirci con la fantasia. Come avrete ormai capito, questa ff è un crossover/AU/What If che ha come protagonista il nostro Caro Superman in un universo condiviso tra Dc e Marvel comics. Vi avverto che sarà un lavoro dalla lunghezza epica e non mi dispiacerebbe neanche un beta che riesca ad aiutarmi nelle correzioni e nel rispetto dei tempi.

 

Spero che il capitalo possa essere di vostro gradimento e ci tengo a fare una dedica a 2 amici che hanno deciso di leggere e darmi consigli su questo primo capitolo.

 

A presto!

 

  
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