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Autore: Vanya Imyarek    25/12/2018    2 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                                CAPITOLO 27

DOVE  SI  DANNO  E  RICEVONO  CONSIGLI  SUL  DA  FARSI

 

 

                                                        Dal Diario di Chica Guchanii

 

 

                        27  CHICOSUDI  1593

 

Non ci capisco più nulla, povera me!

 Sia i nostri piani contro quella spregevole schiava che contro il bastardo sono falliti. L’Incendiario li ha fatti fallire: avevamo previsto che avrebbe cercato di aiutare Corinna, ma non siamo riuscite lo stesso a fermarlo; e per fortuna ci è andata di mezzo solo una schiava ormai molto anziana.

 Ma il fallimento più terribile è stato quello dell’attentato al ragazzo: la situazione era perfetta, una piena sommossa popolare dove sarebbe potuto benissimo saltare fuori un coltello, e ovviamente quel mostro era lì, pronto a intercettare la lama. Come abbiamo fatto a non pensarci? E ciò si è andato a sommare alla scoperta di Qillalla, quindi le guardie hanno notato il curioso accanimento su Simay. Hanno iniziato un’inchiesta, che Achemay ci protegga!

 Certo, credo abbiamo ancora qualche opportunità per scamparla, il ragazzo è pur sempre figlio di un governatore, potremmo accusare qualcuno di avere dei vecchi rancori con Etahuepa … e per fortuna tutti sono stati troppo distratti con l’affare di Waray, finora. Ma adesso quel Sacerdote è morto, ne sarà eletto un altro, e le questioni dei risarcimenti saranno sbrigate tra i Templi. Surne e i suoi uomini saranno liberi di indagare sul bastardo.

 E in tutto questo io non posso neppure consultarmi con la mia signora: il momento del parto è ormai imminente, passa il tempo nelle sue stanze con la sola compagnia delle sue ancelle più fedeli e della giovane farmacista. Non sarà nello stato di occuparsi di simili faccende. Dovrò impegnarmi a investigare gli eventi in autonomia. Che gli dei tutti mi aiutino!

                            

                         28 CHICOSUDI 1593

Oggi ho potuto parlare con la moglie di Surne. Non è una nobile, non è del nostro circolo, e dunque ho avuto qualche difficoltà a trovarla: ho dovuto recarmi al mercato senza nessuna serva ad accompagnarmi, non voglio certo che sospettino qualcosa!

 Lei stessa è stata molto sorpresa dal vedermi, ma ha capito che ero semplicemente in cerca di pettegolezzi succulenti da riferire alle altre dame della corte: non mi è parsa molto compiaciuta di ciò. A riferire le sue esatte parole, sono state ‘un attentato ai danni di un ragazzino non è certo materia di chiacchiere da giardino’.

 E’ stata un’impresa ardua continuare malgrado il mio imbarazzo (ripresa da una donna di rango inferiore! Non avrebbe dovuto parlarmi così, ma ammetto che avrei pensato le stesse cose di qualcuno che cercasse di spettegolare su qualcosa di tanto grave, in altre circostanze), ma sono riuscita a placarla e a convincerla che la mia era solo preoccupazione per il figlio di quel brav’uomo di Etahuepa. Non ha rivelato molto lo stesso, immagino che siano faccende di una certa riservatezza, ma sono riusciti a scoprire che il ‘popolano in preda a un accesso d’ira’ era in realtà un sicario che si era già guadagnato una certa notorietà.

 Pensano che sia stato ingaggiato da un nobile, così come la Datrice di Morte (che, interrogata, non ha detto praticamente nulla, limitandosi a piangere quando non rimaneva in silenzio). Non hanno ancora un sospettato principale, ma credono sia qualcuno che nutre rancori contro Etahuepa o la sua famiglia, forse qualcuno che aveva ambito al governatorato di Dumaya.

 Quanto al ragazzo stesso, gli interrogatori non hanno portato a nulla: continua a dichiarare di non avere idea di chi possa prenderlo di mira. Naturalmente, se si azzardasse ad accusare Llyra sarebbe incarcerato sul posto. Sarebbero state necessarie indagini più approfondite, ma al momento è sorta un’altra faccenda che li sta preoccupando: Sua Altezza Manco ha ordinato una vera e propria investigazione all’interno del suo harem.

 Bisogna scoprire come abbia fatto Nuala a uscire regolarmente, cosa ne sapessero i guardiani, e se altre donne fossero riuscite ad avere tresche. Pare che le indagini si stiano concentrando soprattutto sugli artigiani di corte, dato che erano quelli geograficamente più vicini alle donne. La moglie del capo delle guardie mi ha raccontato questo con l’evidente speranza di darmi qualcosa su cui fosse più facile spettegolare, e di distogliere la mia attenzione da un’indagine così seria, ma io vi ho letto tutt’altro: la mia signora ha finalmente colto l’occasione di iniziare la sua offensiva contro l’Incendiario, perfino dallo stato in cui si trova. Ha davvero una tempra di ferro!

 Nel pomeriggio ho riferito tutto questo alle mie pari, sperando che qualcuna potesse fornire informazioni aggiuntive, ma è stato l’esatto inverso. Nessuna sapeva dell’indagine nell’harem, e tutto quel che ne ho ricavato sono stati insulti all’indirizzo di quelle donne infami e speculazioni su chi potesse essere l’amante di chi.

 Ripensandoci ora, mi sento una stupida ad essermi incupita pensando al fallimento delle mie speranze e non averne approfittato per scatenare sospetti anche su Sayre: si fossero fatti abbastanza insistenti, avrebbero potuto essere usati come base per un interrogatorio! Spero che domani non sia già troppo tardi. Se solo avessi la mia signora ad aiutarmi!

 

                      29  CHICOSUDI  1593

Pare che qualcosa stia cominciando ad andare per il verso giusto. Le donne di corte oggi parlavano ancora dello scandalo dell’harem, e delle nuove teorie che erano venute in mente loro solo la sera. Io ho avanzato i miei sospetti su Sayre, e sono stati accolti molto favorevolmente: del resto Sayre è un bell’uomo, non avrebbe problemi a conquistare una donna, ed è davvero strano che qualcuno della sua età e status economico non sia ancora sposato. Probabilmente presto sarebbe intervenuto l’Ufficio Censimenti!

 Questo potrebbe significare che è preso a pensare a una donna irraggiungibile … ma anche che ha la casa libera senza mogli di mezzo. A ciò, qualcuna ha osservato che anche Yzda ha la bottega libera senza mogli di mezzo, e tutte sono scoppiate a ridere immaginando il buon vecchio farmacista nella parte del seduttore.

 Tabllay ha osservato che Yzda ha comunque la figlia, ma è stata subito ripresa da Uyella: pare che Alasu abbia preso la pessima abitudine di sgattaiolare fuori dal palazzo, nottetempo, per andarsene chissà dove con un gruppo di ragazze popolane. Da lì, il discorso è purtroppo passato alle giovani d’oggi soggette a tante tentazioni se non le si tiene bene d’occhio, e sarebbe un vero peccato che una ragazza finora così dolce e buona finisse per rovinarsi la reputazione proprio mentre entra nell’età da marito.

 Io ho pensato a tutte le volte che ho notato la figlia del farmacista in compagnia di Corinna: non mi sorprenderebbe che quella ragazza grossolana, volgare e insolente avesse traviato la coetanea! Forse questo potrebbe essere usato contro di lei, per rovinare la reputazione di quella che ormai è una novizia fuori dal nostro controllo?

 Dovrei, di nuovo, parlarne alla mia signora, ma ciò mi è impossibile.

 Abbiamo parlato molto anche di lei, quel che alcune sono riuscite a capire dai farmacisti è che sembra preannunciarsi come un parto difficile: possiamo solo sostenerla con preghiere alla Grande Madre, e sperare che la dea non voglia punire il nostro popolo con la morte della sua sovrana. Davvero, che la dea non lo voglia! E’ forse possibile che sia una manifestazione della sua ira per aver attentato a un suo giovane Sacerdote? Ma noi stiamo facendo tutto per necessità, per assicurarci che il sangue del Sole rimanga puro sul trono: se la mia signora morisse, chi difenderebbe il diritto di Quisquis al trono? Specie con un nemico come l’Incendiario!

 No, la mia signora deve assolutamente rimanere in vita. Che ciò abbia il benestare di Achesay, qualunque siano state le azioni di Waray non può permettere che il regno cada nelle mani di qualcuno controllato da Sulema!

 Certo, so che è superbo pensare cosa gli dei dovrebbero o non dovrebbero fare, ma lo prego con tutta me stessa: che la mia signora sopravviva …

 

                      30 CHICOSUDI 1593

Ieri temevo che le mie preghiere sarebbero suonate superbe alle orecchie della dea: ora temo che qualsiasi mio ringraziamento potrebbe essere insufficiente!

 La mia signora è sopravvissuta, e non solo: ha dato alla luce due gemelli, maschio e femmina, entrambi sani! Non abbiamo perso il sostegno degli dei, e la nostra causa è giusta: come è stato confermato dalla nascita di questa bambina, una futura Imperatrice per il principe che dimostrerà di meritare la corona.

 Non ho potuto vedere la mia signora, il parto l’ha comunque molto provata, ma si terrà presto una celebrazione per la nascita dei due nuovi principi, e per allora aspetteranno che si sia ristabilita. Finalmente potrò riferirle quel che ho scoperto, se non lo sa già, e ascoltare da lei ciò che dovrà essere fatto per liberarci del possibile usurpatore.

 Nel frattempo, ho contattato i cacciatori di aqi per un sacrificio di ringraziamento ad Achesay, nel numero più abbondante possibile. Per una volta, mio marito era completamente d’accordo, e non ha neppure protestato: un bel sollievo che si aggiunge alla mia gioia!

 

                        31 CHICOSUDI 1593

Contrattare con i cacciatori di aqi è stato un lavoraccio: naturalmente, tutti hanno avuto la nostra stessa idea, e i prezzi sono schizzati alle stelle mentre gli animali si facevano più difficili da trovare. Alla fine sono stata costretta ad accettare un numero molto inferiore di quel che volevo inizialmente, e dire che sono anche stata tra le prime a rivolgermi a loro!

 Ho idea che presto al Tempio di Achesay avverranno più sacrifici di quanti ne siano avvenuti da tempo: sarà un buon modo per risollevarne la reputazione, dopo il disastro di Waray. Purtroppo non si sa ancora chi sia stato eletto come nuovo Sommo Sacerdote, ma dovranno accelerare le cose per poter accettare i sacrifici e presenziare alla presentazione dei principi. Spero solo che non facciano una scelta troppo affrettata, che quel Tempio ha già dato fin troppi guai!

 Per quanto riguarda le inchieste, coi miei mezzucci dei pettegolezzi sono riuscita a scoprire solo che sia Sayre che il marito di Conira sono stati sospettati di attività illecite con le concubine, ma dovrò aspettare per i dettagli degli interrogatori. Ma ho saputo che è sul primo che si sono incentrati i sospetti: non solo per i motivi da noi ipotizzati, ma perché dagli interrogatori nell’harem è risultato che l’ultima volta che Nuala è stata vista, era stato quando la sua schiava Linca le aveva portato un involucro il cui contenuto è rimasto misterioso a tutti. Conteneva un gioiello, o qualcos’altro che aiutasse una donna molto in vista a scappare?

 Se lo stanno chiedendo tutti, e potrei interpretare anche questo come un buon segno; ma intanto la mia signora non mi ha ancora convocata, immagino debba ancora riprendersi. Spero solo che questa attesa finisca presto!

 

                           1 NECHISUDI 1593

Finalmente ho qualche certezza!

 Innanzitutto, stamane Clallia ha riferito tra le risate gli esiti degli interrogatori: il nulla assoluto. Il marito di Conira è stato una frana balbettante, sospettano che fosse ubriaco, quindi la moglie si è trovata a garantire per lui che no, non c’era stato alcun viavai da lì alle stanze dell’harem o viceversa, e se anche ci fosse stato l’intervento delle guardie sarebbe stato inutile, perché ci avrebbe pensato lei a massacrare tutti i coinvolti.

 Sayre è stato quello che ha suscitato la maggiore ilarità, perché prima ha pensato che Surne fosse lì per accusarlo di aver avuto una tresca con sua moglie e negando con la massima convinzione, per poi ammettere di aver scherzato e dichiarare che, per quanto ne sapeva, nessuna delle svariate ragazze che aveva in città aveva nulla a che fare con l’harem imperiale; ma non era poi un così bravo matematico, quindi se qualcuno di loro voleva aiutarlo a farne un censimento, sarebbe stato grato.

 Gli hanno detto di andarsene alla Notte, e molto esasperati hanno proseguito chiedendogli cosa avesse inviato a Nuala: era un copricapo tempestato di gemme, una richiesta di gioielli consueta per quelle donne. Poteva essere usato per nascondere i lineamenti della donna? Possibile, gli era stato richiesto con delle frange.

 All’epoca non aveva pensato a nulla di strano, ma alla luce della scomparsa della donna, aveva ammesso con più serietà, ne era rimasto piuttosto inquieto. E no, a lui non era stato detto niente di ciò a cui sarebbe servito.

 Le guardie non hanno ricavato altro, e hanno concluso che, data l’assenza di prove concrete di un suo coinvolgimento (lo sospettavano per le stesse ragioni che avevamo osservato noi), il fatto che prendesse le accuse tanto sul ridere non indicava certo una coscienza sporca.

 E questa è stata la poco soddisfacente conclusione del tentativo della mia signora di incastrarlo, dato che negli effetti personali di Nuala non è stato trovato nulla che lasciasse pensare a una comunicazione tra i due (evidentemente, quella donnaccia distruggeva subito tutto). E noi dovremo trovare qualcosa di diverso per potercene sbarazzare senza problemi.

 Ma la cosa più importante è stata che, nel tardo pomeriggio, la mia signora mi ha finalmente convocata. Era ancora molto stanca e provata, ma lucida come sempre, e informata su tutti gli ultimi avvenimenti.

 “Certo, siamo state sfortunate nel nostro progetto di incastrare l’Incendiario. Tutt’al più, potremo sperare di avergli procurato una distrazione momentanea … ma era solo il primo dei possibili piani, quello che sembrava più probabile allora. La nascita della mia Cusi ha cambiato tutto”

 “Avete dato alla bambina il nome di vostra madre, mia signora?” chiesi con un sorriso.

 “Mia madre era una grandissima sovrana, e voglio augurarmi che mia figlia sarà lo stesso. Lei sarà la prossima Imperatrice, del resto. Ora che ne abbiamo la certezza … Chica carissima, ricordi che avevo detto che certe persone non sarebbero più state necessarie?”

 L’aveva detto, certo … che gli dei ci aiutassero, potevamo davvero fare qualcosa di simile? Uccidere l’Imperatore? Llyra sarebbe rimasta come reggente, il sangue del Sole sarebbe rimasto sul trono, ma non sarebbe stato un sacrilegio?

 La mia signora ritiene che gli dei ignorino le lotte per il trono tra i discendenti di Achemay: la scelta di un nuovo sovrano, anche tra i figli legittimi, è spesso un bagno di sangue, e non è mai intervenuto un miracolo divino a fermare esili ingiusti e fratricidi. Purché si dimostri un sovrano capace e meritevole della discendenza dal Sommo Dio, un erede del Sole può agire come più gli aggrada verso chiunque.

 E io … appartengo alla famiglia, quello stesso sangue scorre nelle mie vene, ma la mia signora discende da sovrani più meritevoli ed è, a sua volta, più meritevole di me: a lei obbedirò, qualunque cosa lei mi chieda. Non ho espresso a voce alta nessuna di queste mie riflessioni: ho già cercato di dissuadere la mia signora dai suoi intenti, e ne ho potuto ammirare i risultati questa sera.

 Considerando la situazione e tutte le persone che vi sono rimaste inaspettatamente coinvolte, la mia signora è giunta a una conclusione: sfrutteremo la Dama Azzurra.

 Nel caos che è sorto attorno alle vicende di Waray, il suo più recente omicidio è passato quasi sotto silenzio, ma ciò non toglie che sia meno attiva. Chiunque ella sia, quella donna non ha pietà per nessuno: nobili, artigiani, contadini, burocrati. Purché siano conosciuti come uomini violenti, che maltrattano le loro donne, lei troverà il modo di ucciderli.

 Ora, secondo la mia signora, questa donna agisce per puro idealismo (nelle case dove ha agito non sono stati trovati oggetti mancanti, dunque non è un travestimento per delle rapine) né probabilmente un’assassina prezzolata, date le somiglianze in ciascuno dei suoi delitti. Inoltre deve essere sorprendentemente brava nell’infiltrarsi e nell’uscire di nascosto dalle case, dal momento che nessuno l’ha mai colta sul fatto, e o dotata di una forza fisica sorprendente per una donna, o un’abile attrice in grado di fingersi innocua per poter bene attaccare a sorpresa (le sue vittime sono solo uomini, che per loro natura dovrebbero essere più forti di lei).

 Abbiamo una pericolosa assassina in grado di infiltrarsi ovunque senza essere vista e che non si pone differenze di rango pur di vendicare donne maltrattate, e poi abbiamo Nuala: misteriosamente scomparsa dopo lo scandalo che l’ha coinvolta. Nessuno ha idea di dove sia: chi potrebbe aver fatto sparire una donna altolocata così, senza che nessuno la rivedesse più? Fosse stato un suo familiare o amico, avrebbe dovuto avere una quantità incredibile di denaro per corrompere le guardie, o mezzi e aiutanti molto efficienti per trasportare la donna lontana da Alcanta.

 L’esistenza di una persona simile è improbabile, dunque si apre una terza possibilità: che Nuala non se ne sia mai andata da palazzo, e che il sovrano, offeso, l’abbia imprigionata per sottoporla a torture che un processo e un’esecuzione le avrebbero pietosamente risparmiato.

 Quanto sarebbe facile diffondere questa voce? Non avremmo neppure bisogno di mettere il sovrano in cattiva luce, molti vedrebbero come giustificate le sue azioni. Molti, s’intende, tranne la Dama Azzurra. Sarà lei a liberarci dall’Imperatore per conto nostro.

 Ma il mio compito questa volta potrebbe rivelarsi difficile: oltre a iniziare a spargere questa voce in giro, dovrò recarmi presso la famiglia di Nuala per discuterne. Traditrice o no, disonore su di loro o meno, quella donna resta pur sempre una loro figlia e sorella: almeno qualcuno che sarà furioso a questo sospetto e si riterrà in dovere di vendicarla ci sarà. Saranno loro, nel caso ce ne fosse bisogno, a cercare di mettersi personalmente in contatto con la Dama Azzurra e richiedere il suo aiuto.

 Ma naturalmente l’assassinio dell’Imperatore non potrà andare impunito, e da quel momento in avanti, catturare la Dama richiederà la massima attenzione di guardie e soldati, senza nessuno che perda tempo dietro indagini minori, ad esempio perché un novizio presso il Tempio di Achesay sia stato vittima di due tentativi di omicidio premeditato, o preoccuparsi eccessivamente della protezione di un soggetto così a rischio.

 E l’Incendiario, ho chiesto io? Non saprà prevedere, ostacolare tutto questo?

 Certo, tenterà tutto il possibile. Ma noi controlleremo attentamente la situazione, presteremo attenzione a ogni più piccolo cambiamento e modificheremo il nostro piano per meglio adattarlo alle circostanze. Gli metteremo pressione: tutti, sotto pressione, commettono errori. Uno di questi errori, quale che esso sia, diverrà la sua rovina.

 La settimana prossima, vi sarà una celebrazione a palazzo per la nascita dei nuovi eredi: la mia signora si accerterà che nessun membro della famiglia di Nuala venga invitato, a eccezione delle donne sposate in altre famiglie: questo darà a loro l’impressione di essere ostracizzati, ma con i giusti suggerimenti, anche che l’Imperatore non voglia rischiare che vedano qualcosa. A questo dovrò provvedere io, spargendo il pettegolezzo nei giorni a venire: sia io che la mia signora confidiamo di avere a disposizione abbastanza donne chiacchierone perché una voce simile faccia il giro della città in pochi giorni.

 Certo, ciò significa che dovrò aspettare ancora, prima di veder risolta questa brutta faccenda e poter avere sonni tranquilli; ma almeno so che devo fare per assicurare la vittoria della mia signora.

 


                                                                   Dal Manoscritto di Corinna

 

Per la seconda volta dal mio arrivo a Tahuantinsuyu, mi ero dovuta adattare a una realtà completamente nuova.

 I primi giorni come novizia erano stati una vera pacchia: con tutti i casini che erano successi con Waray, le Sacerdotesse erano occupatissime a dare alle guardie le loro versioni degli eventi, a cercare di contrattare un buon risarcimento dal Tempio della Terra, e a mandare avanti le funzioni religiose richieste presso il popolo.. Quest’ultima cosa era l’unica che avesse coinvolto noi novizie, ma si trattava per lo più di assistere la Sacerdotessa che officiava sacrifici e preghiere passandole vari utensili necessari. Per il resto, fummo abbandonate a noi stesse, senza lezioni o altro.

 Ne approfittai per fare la conoscenza delle mie nuove consorelle.

 Le Sacerdotesse erano delle pazze scatenate: spesso per loro la predica, ovvero la narrazione delle imprese di Pachtu e dei fondamenti del culto, era interrotta da urla a caso, balli e canti che sembravano completamente improvvisati. E vedere tutti i fedeli ballare con loro, sebbene non sapessero le mosse, era uno spettacolo abbastanza impressionante.

 Quanto alle novizie, erano, per la maggior parte, un po’ più sane di mente: ritrovai Atna, che fu fastidiosamente sorpresa di trovarmi lì, conobbi qualche altra schiava entrata lì per convenienza, qualche schiava che per la liberazione era diventata genuinamente devota al dio, qualche ragazzetta rabbiosa che era stata spedita lì da genitori che non potevano darle la dote per sposarsi e non volevano perdere altri soldi a mantenerla, e infine qualcuna (rara) entrata lì per fede sincera senza alcun condizionamento esterno e senza ricevere nulla in cambio. Mi ricordavano parecchio Simay, queste ultime, e furono parte del motivo per cui pensai così insistentemente a lui in quei giorni.

 Infine, c’erano i mendicanti. Era un continuo viavai di uomini e donne di tutte le età, spesso sporchissimi e segnati da varie malattie, vestiti di stracci logori e muniti di tazze o piattini sbeccati, che supplicavano per avere una moneta, dell’acqua, del cibo. L’incarico di rifornirli era spesso dato a noi novizie, con la raccomandazione di non essere avare: Pachtu era un dio generoso con tutti gli esseri viventi, e non badava alle differenze sociali.

 Fu abbastanza strano, per me: i miei genitori mi avevano educata a dare cose solo a chi mostrava di meritarsele, lavorando in qualche modo, perché chissà quanti mendicanti erano truffatori che semplicemente non avevano voglia di fare nulla. E poi non ero abituata ad avere a che fare con gente così malconcia: dovevo sempre trattenere un certo ribrezzo quando porgevo loro qualcosa. Notai che questa mia era una reazione piuttosto diffusa tra le ragazze di buona famiglia, mentre le altre ex schiave erano felicissime di aiutarli.

 Quanto ai mendicanti stessi, le loro reazioni variavano: da una maggioranza che si profondeva in ringraziamenti per qualsiasi cosa, a quelli che chiedevano ancora di più, a quelli che, assenti le Sacerdotesse adulte, cercavano di aggredirci per avere più cose. Di solito erano tenuti a bada da qualche leggera scossa dalle novizie più prossime alla consacrazione definitiva. E infine, qualcuno che mi riconobbe.

 Era il ragazzino che si era infiltrato a rubare a palazzo, quello che aveva accidentalmente rivelato l’innocenza di Alasu: si chiamava Huicui, scoprii, ed era un grande estimatore della vita di strada, per l’esasperazione delle Sacerdotesse che speravano di potergli trovare un lavoro da persona onesta. Ad accompagnarlo c’era spesso Guancho, un altro ragazzino dai lineamenti delicati e l’aria fragile, più pacato e taciturno, che col tempo sembrò sviluppare una sorta di simpatia istantanea per me, spesso passando di lì solo per scambiare quattro chiacchiere e chiedermi come stavo. Poveretto, temevo proprio che nella sua situazione fosse difficile trovare della compagnia decente!

 Oltre alla popolazione del Tempio, ne approfittai per scoprire qualcosa di più sul culto: alle Sacerdotesse che in origine erano schiave straniere come me non sembrò troppo strano dovermene spiegare addirittura le basi. I fondamenti più semplici del culto erano la venerazione della vita e dell’energia in qualunque forma si presentassero: per questo, le celebrazioni spesso coinvolgevano danze sfrenate ma anche battute di caccia e sacrifici: l’importante era che gli animali sacri fossero sacrificati ‘in movimento’, a volte anche in modo molto cruento, non lasciandoli deperire come avveniva invece nel culto di Qisna.

 A questa informazione, dovetti mascherare il mio disgusto ripensando alla mia seconda prova, quando mi era toccato dare la caccia a quella specie di incrocio tra una capra e una pantera, e strappargli la testa a mani nude come mi era stato ordinato. Alla faccia della crudeltà sugli animali … non ero mai stata vegana o ferventemente a favore dei diritti degli animali, ma sperai davvero di potermene andare di lì prima di dover fare altri sacrifici del genere.

 Oltre a queste pratiche, la magia permetteva, nelle sue forme più basilari, di creare fulmini e scariche elettriche, e nei livelli un po’ più avanzati, di controllare il movimento degli esseri viventi. Solo le Sacerdotesse più abili, poi, erano in grado di influenzare le energie della mente e dell’anima degli esseri viventi, e risultavano in grado di fare cose come capire cosa qualcuno stesse pensando (ecco come avevano fatto a scoprire che Malitzin diceva la verità!), e addirittura di dominarne in questo modo non solo le azioni ma i pensieri stessi. Le massime vette di cui una Sacerdotessa poteva essere capace, casi umani rarissimi che non si presentavano certo ogni generazione, erano creare e distruggere vita dal nulla. Nel Tempio, al momento, c’era solo una persona in grado di fare una cosa simile, ed era Dolina.

 Bene, tutto molto interessante e carino, ma i viaggi interdimensionali? Quando provai a chiederle se la magia di Pachtu potesse essere in qualche modo usata per viaggiare, la risposta fu che sì, avrei certamente imparato a correre a velocità inumane: ma era una pratica molto rischiosa da praticarsi solo in ambienti protetti, durante le celebrazioni. Dunque o le Sacerdotesse non sapevano nulla e i cambi di dimensioni erano fuori dalla loro portata, o erano un segreto dedicato a poche elette.

 Be’, chi se ne fregava: io sapevo che era possibile, e l’avrei fatto. Fossi anche dovuta arrivare ai livelli di Dolina, ma ce l’avrei fatta. Chissà quanto si sarebbe divertito Energia, quando l’avrei costretto a rispedirmi a casa?

 Ma quei giorni, per quanto adesso avessi buoni pasti caldi assicurati, un letto decente, pochissimi obblighi e nessuna donna viziata e pretenziosa da accontentare, non furono esattamente sereni: continuavo a pensare a Simay. Mi ero ripromessa di non aiutarlo più, lui mi aveva voltato le spalle, ma aveva anche creato quella custodia protettiva durante la sommossa, e c’era stato quel tentato assassinio, e adesso sarebbe partita un’inchiesta su di lui: non potevo non chiedermi come stesse affrontando tutto questo, come sarebbe sopravvissuto (un tentato assassinio, dannazione, la mossa più esplicita che Llyra avesse fatto fino a quel punto, e se non avevo capito male non era neanche stato l’ultimo!), cosa contava di fare da ora in avanti.

 Volente o nolente, mi ero invischiata fin troppo nella sua storia per infischiarmene. E poi con quello che era stato scoperto su Waray … in qualunque altra situazione sarei andata a gongolargli in faccia, quello in cui riponeva tanta fiducia era un patetico assatanato che cercava solo di farsi bello con la sua amante, ma questo comportava che Simay si trovasse in un Tempio che aveva subito un brutto danno di immagine e probabilmente avrebbe avuto materie più pressanti a cui pensare di un ragazzino che qualcuno voleva far fuori.

 Fu per questo che il giorno dell’esecuzione cercai di avvicinarlo … più o meno con delicatezza. E dovevo ammettere, la sua scusa mi aveva davvero sorpresa. L’essere tornata ad aiutarlo non era qualcosa che avessi pianificato: piuttosto, non potevo lasciarlo nelle grinfie di Sayre, che adesso aveva pure un’inchiesta su cui lavorare, non ora che Qillalla si era rivelata una fetentissima voltafaccia ed era sparita dalla circolazione. Sì, ero decisamente troppo buona per questo mondo crudele.

 Solo l’annuncio da parte della mia maestra che una volta risolto il grosso dei problemi le lezioni sarebbero riprese il giorno dopo riuscì a scuotermi da quelle riflessioni. Insomma … vere e proprie lezioni di magia. Certo, erano l’unico modo che avevo per tornare a casa, ma… magia. Qualcosa che nel mio mondo era completamente impossibile. Ci sarei riuscita? Per caso non c’era una fregatura, per cui solo i nativi di questo mondo potevano praticarla? E se per quel motivo, o per pura bastardaggine di Energia, non fossi riuscita a fare il più piccolo incantesimo? A parte il fatto che non sarei riuscita a tornare, ma mi avrebbero accettata lo stesso all’interno del Tempio?

 Passai tutta la serata con una certa ansia, malgrado continuassi a riprendermi con il ragionamento ‘inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta’. L’esordio al mattino non mi tranquillizzò particolarmente: aprimmo con una lezione di mitologia (che strano effetto, dopo quei due mesi di lavoro da schiava, tornare in un certo senso ad ascoltare una lezione!), quella sull’origine dei Kisnar.

 La Sacerdotessa approfondì quello che Simay mi aveva raccontato quando l’avevo incontrato per la prima volta: narrò che gli dei gemelli avevano rischiato l’ira del progenitore Achemay per aver agito senza il suo consenso esplicito, ed erano stati accusati da Achesay di essere simili in superbia alla loro madre Sulema, e si erano salvati solo perché Chicosi aveva interceduto per loro. Un po’ dei ribelli anche loro, dunque: mi stettero un poco più simpatici.

 Questa simpatia svanì quando l’argomento ‘Kisnar’ fu trattato più approfonditamente: a quanto pareva, Qisna li aveva maledetti in modo che i loro corpi decadessero come se fossero morti, mentre Pachtu manteneva attiva l’energia che permetteva loro di agire e pensare. Già messa così, sembrava una vita orribile, avere il corpo che si decomponeva mentre eri ancora vivo e cosciente, ma il resto della popolazione ‘sana’ faceva che isolarli e schifarli dovunque mettessero piede. Simay me l’aveva già detto, certo, e lì mi ero indignata, ma questa Sacerdotessa ci teneva a farci sapere i dettagli.

 Anzitutto, ai Kisnar non era permesso fermarsi in un luogo solo, pena l’essere cacciati; cosa che sarebbe successa anche nel caso i Soqar avessero voluto creare città o avamposti o anche solo case in luoghi già occupati dai morti viventi.

 E i metodi di cacciarli? Siccome non avevano organi vitali propriamente funzionanti, potevano essere affrontati o uccisi solo o appiccando loro fuoco, o facendoli a pezzi, o accelerando i loro processi di decomposizione al punto da consumarli completamente. Di questo compito si occupavano specificamente i Purificatori di Qisna e, nel caso di insediamenti particolarmente grossi, le Sacerdotesse di Pachtu che avessero padroneggiato la magia del controllo dei corpi e della distruzione.

 In rarissimi casi, ai Kisnar era permesso di entrare nelle città, ma sempre sotto strettissima sorveglianza da parte di Purificatori e Sacerdotesse del nostro culto: era quando venivano incaricati di guarire malati troppo gravi per i farmacisti Soqar, oppure di fornire consulenza come quelli che nel mio mondo si sarebbero chiamati ‘medici legali’, identificando cause e orari di morte di vittime di omicidi particolarmente complessi.

 Avrebbero però richiesto un pagamento per questi loro servigi – la nostra maestra si premurò di specificare come questo li rendesse creature miscredenti, che invece di servire volontariamente i superiori Soqar che li prendevano a calci in faccia pretendevano pure qualcosa in cambio – che poteva variare da cose come utensili, vestiti, tessuti pesanti per tende a pretendere, nei casi più delicati, che il malato guarito o il capo delle guardie che necessitavano del loro intervento acconsentissero a farsi infettare e a diventare dei loro, e a trasferire tutte o buona parte delle proprie ricchezze alla tribù nomade. Questioni di avere maggior forza lavoro e risorse con la vita difficile che conducevano, sostenevano i Kisnar; la Sacerdotessa che ci stava insegnando sapeva benissimo che in realtà volevano solo diffondere la propria piaga nel mondo perché erano dei bastardi nell’animo.

 Infine, nel caso un Kisnar avesse aggredito o ucciso un Soqar, qualunque fosse la ragione, lui e tutta la sua tribù sarebbero dovuti andare distrutti.

 Mi ci volle uno sforzo immane per non insultare pesantemente la donna durante tutto quel discorso. A quel che avevo capito, i Kisnar erano persone normalissime che si erano pure prese una pessima condizione di vita; e quelle carogne ritenevano di dover approfondire ulteriormente la punizione degli dei, trattandoli in quel modo orribile?

 Ma gli insulti non mi avrebbero portata da nessuna parte, di certo solo a un’altra punizione. Trovai però un altro sistema: una discussione più pacata e ragionata di quanto meritassero.

 “Scusate, ma in un certo senso, i Kisnar non potrebbero essere considerati sacri a Pachtu? Sono morti, però pensano e agiscono: non sarebbero la prova vivente del grandissimo potere del nostro dio?”

 Sia la Sacerdotessa che le altre mie compagne mi guardarono con assoluta perplessità.

 “Innanzitutto, c’è una differenza tra l’essere puniti da una divinità e l’essere dimostrazione della sua potenza” dichiarò la maestra una volta che si fu ripresa abbastanza. “I Kisnar dei tempi antichi peccarono terribilmente contro gli dei, e i loro discendenti continuano a peccare rifiutando l’autorità dei discendenti di Talhas e praticando arti blasfeme la cui trattazione non è adatta a questa sede. In secondo luogo, Corinna, tu con quale autorità parli?”

 “Era solo una domanda” mugugnai.

 “Un’osservazione avventata, ma che potrebbe avere dei meriti. Se tu dimostrassi di avere il favore del dio, più che ogni altra Sacerdotessa mai nata, se tu per darti un esempio concreto divenissi capace dell’arte del dare e distruggere la vita, allora le tue parole potrebbero essere prese seriamente in considerazione”

 Quelle parole mi fecero uno strano effetto.

 Da una parte, mi abbatterono non poco: arrivare a quei livelli di potere per qualcosa che non era nemmeno sicuro? Non ci sarei mai riuscita. A me, poi, interessava solo tornarmene a casa, e già mi ero invischiata fin troppo con Simay, figurarsi mettermi pure a fare l’attivista per i diritti degli zombie.

 Dall’altro, mi galvanizzarono. Ehi, avevo la possibilità di fare qualcosa? Di dimostrare a questi palloni gonfiati che non erano superiori a nessuno solo perché erano il risultato di un dio che aveva messo le corna a sua moglie? Di migliorare la vita di centinaia di poveri disgraziati sparsi per il mondo? E allora che cavolo, l’avrei fatto! Ero io, del resto, avevo affrontato cose che fino a due mesi prima avrei ritenuto impensabili, avrei vinto anche quella sfida!

 “Ma ora sarai costretta a cominciare con degli esercizi di base, temo” la maestra riprese, completamente ignara del mio conflitto interiore. “Tu, Atna e Ichene, che siete appena arrivate, inizierete con la meditazione. Concentratevi solo sul grande Pachtu. Pregatelo, e impegnatevi a riconoscere la sua presenza tutt’attorno a voi. Riconoscete che tutto è Energia, e siate in grado da crearne, anche in minima parte. Sono pur sempre i vostri primi tentativi. Rassegnatevi al fatto che non riuscirete subito”

 Be’, grazie tante, ma io dovevo sviluppare quei poteri il più in fretta possibile. A parte … tutte le cose fighe che avrei dovuto farci, volevo verificare di esserne effettivamente capace, e che il provenire da un altro mondo non fosse un handicap di sorta.

 Mi sedetti come si stavano sedendo le altre due ragazze, a gambe incrociate e le mani poggiate davanti a me, mentre la Sacerdotessa dava istruzioni alle allieve di livello più avanzato su come dirigere i propri fulmini, e alle due che avevano quasi completato il proprio addestramento come costringere a muoversi alcuni animali in gabbia secondo la loro volontà. Io feci del mio meglio per ignorarle, e cacciare fuori una preghiera, nel più assoluto raccoglimento che mi riuscì.

 Ehi, coso. Lo so che questo non è esattamente il modo più rispettoso di rivolgersi a te, ma apprezza almeno la differenza da tutte le altre che ti stanno supplicando della loro vita. Lo so anche che alla prova dei fatti non ho uno straccio di devozione per te e anzi mi stai alquanto sui coglioni. Però a te non piacciono le cose divertenti? Quindi, non sarebbe davvero divertente se diventassi la Sacerdotessa più spaccaculi mai esistita, in grado di rivoluzionare tutto questo sistema di bacucchi razzisti in nome naturalmente tuo, e poi svanire misteriosamente nel nulla perché me ne sarò tornata a casa? Non ti sembra uno spettacolo molto più esaltante di una povera cretina che cerca di non farsi ammazzare in un mondo che non conosce e che è pieno di psicopatici? Ecco! E allora dammi una mano per cortesia.

 L’assoluta mancanza di chiarezza nelle indicazioni della nostra maestra su come avremmo dovuto sapere di essere pronte a fare magie non fu particolarmente d’aiuto. Ripetei le mie suppliche due o tre volte, cercando di ignorare il chiasso delle altre studentesse, prima di rendermi conto di un concetto fondamentale.

 La nostra maestra ci aveva detto di prestare attenzione all’energia che ci circondava: questa non era la meditazione come la si intendeva nel mio mondo, incentrata sulla calma e sulla ricerca interiore bloccando fuori tutto il mondo esterno, al contrario, consisteva proprio nel riconoscere quel mondo esterno. Nel prendere nota di tutto quello che si muoveva, tutto nello stesso momento, e riconoscere l’energia che guidava e creava quei movimenti.

 Sì, avevo capito: l’energia concentrata nei palmi delle ragazze che cercavano di creare fulmini, che poi veniva scagliata in sentieri elettrici per tutta la stanza (anche se accuratamente lontano da noi); l’energia degli animaletti che si dimenavano nelle loro gabbie, cercando di lottare contro le costrizioni operare dalle novizie; i movimenti delle novizie stesse, la tensione dei loro muscoli nello scagliare i fulmini, la concentrazione delle loro menti sui comandi da imprimere agli animali o all’energia pura. E l’energia nel corpo delle mie compagne, ferme in meditazione, e nel mio stesso corpo, la tensione generale, la concentrazione che il mio cervello stava mettendo in quel compito.

 Sì, avevo trovato la strada giusta. Percepivo così tanta di quell’energia in una stanza sola da essere quasi intollerabile, e soprattutto, la percepivo dentro di me. Percepivo di poterla fare uscire, in qualche modo, di poterla materializzare nel mondo reale. Senza alterare minimamente la mia concentrazione, tesi un braccio davanti a me e visualizzai l’energia che vi crepitava, prendendo forma, visibile a tutti.

 Non accadde assolutamente nulla. Rimasi lì per alcuni istanti, col braccio fermo e teso come una perfetta idiota, mentre non si vedeva proprio niente. Eppure mi sembrava di poter materializzare quella dannata energia …!

 Niente. Persi la concentrazione, frustrata com’ero. Sentii le risatine delle mie compagne, e gli ammonimenti della maestra a non prendermi in giro, riuscire al primo colpo era difficilissimo. Sarebbe stato molto confortante, non fosse stato per il tono divertito che aveva a sua volta.

 Sospirai, rimettendomi nella posizione originale, e cercando di ripetere la presa di consapevolezza che mi aveva portata fino a quel punto. Risentii di nuovo quelle sensazioni, l’energia quasi opprimente che sentivo nella stanza, che immaginavo nel mondo esterno, e ogni volta era come se potessi materializzarla, controllarla – eppure niente. Quel ridicolo spettacolo dei miei tentativi falliti si ripetè tre o quattro volte, prima dell’ora di pranzo.

 Dannazione, ma che problemi aveva Energia? Stavo sbagliando qualcosa io, qualcosa che nessuno si stava gentilmente prendendo la briga di correggere, o Sayre aveva ragione, e correntemente il dio trovava molto divertenti i miei ripetuti fallimenti? Dannazione, non era come se potessi andare a chiedere alla maestra ‘scusatemi, ho sentito che il nostro dio è un gran burlone, non è mai capitato che si mettesse a prendere la gente per il culo rifiutando la magia anche se avevano svolto tutto correttamente?’

 Uffa. Altro che bei progetti di fuga o rivoluzione, qui sembravo non riuscire proprio a prendere le basi. Certo, c’era da dire che né Atna né Ichene erano riuscite a produrre risultati concreti, ma io ero quella che aveva fatto più scena, perché ero così dannatamente sicura di stare per riuscire, e quindi mi ero attirata le maggiori prese in giro da quelle già più esperte.

 Trangugiai il mio pranzo ancora nervosissima, e poi, durante la pausa prima delle lezioni pomeridiane, mi dedicai all’altro problema: Simay. Chiesi alla maestra se ci fossero carta e inchiostro per scrivere a persone fuori dal Tempio, mi furono concessi, e io passai il mio tempo a cercare di imparare a scrivere con un maledetto bastoncino da intingere nell’inchiostro invece della penna cui ero abituata. Venne fuori una cosa atroce, a malapena leggibile, che mi faceva sembrare analfabeta, ma supposi che fosse credibile per una ex schiava non saper scrivere troppo bene e che dunque nessuno ci avrebbe fatto troppo caso. Consegnai la lettera a una delle attendenti del Tempio, descrivendole la persona a cui avrebbe dovuto portarla, e passai il resto del pomeriggio in attesa.

 Le lezioni pomeridiane furono del tutto diverse: lezioni di danza. A quanto pareva, era una delle massime dimostrazioni di ciò che l’energia in un corpo umano era in grado di compiere, dunque una parte molto importante del culto. E che danza … le avevo ben viste le Sacerdotesse adulte che si tenevano in allenamento: salti fino ad altezze folli, contorsioni che non avrei creduto alla portata di un essere umano, acrobazie e figure incredibilmente complesse … se pensavo ai goffi saltelli che avevano costituito la mia terza prova, non riuscivo a decidermi tra ridere e piangere.

 Per fortuna, la maestra investigò prima sul mio livello di preparazione, per poi sospirare sconfortata e assegnarmi alcune piroette e giravolte molto semplici. Tutte le altre ragazze erano già più abili di me, alcune erano state danzatrici anche prima dell’iniziazione, altre semplicemente avevano un poco più di allenamento nel Tempio. Mi sentivo molto stupida a eseguire quelle piroette così, da sola, ma almeno questa volta le attendenti provvedevano della musica vera e propria a cui muoversi, e avevo direttive che non erano completamente improvvisate.

 Nel giro di circa un paio d’ora non solo riuscii a padroneggiarle, ma anche a mostrare una grazia superiore a quella di un mekilo ubriaco, e la mia maestra mi insegnò una breve sequenza con alcune delle mosse che avevo appena imparato di fila. A fine giornata ero appena decente, probabilmente se avessi avuto bisogno di ballare in qualche festa nei prossimi giorni mi avrebbero tenuta proprio come sfondo.

 In tutto, fu una giornata non proprio soddisfacente, e andai a dormire stanca e indolenzita.

 La giornata seguente fu pressochè identica in tutta la mattinata (tranne per il fatto che Ichene riuscì a cacciar fuori una piccole sfera di energia elettrica nel palmo della mano) e nel pomeriggio, dove perfezionai la mia banalissima sequenza.

 La cosa più interessante avvenne nel pomeriggio, ovvero che arrivò un inviato dal Tempio della Terra con una lettera per me. Era da parte di Simay, con una sintesi di quel che era avvenuto negli ultimi giorni: Waray qualche settimana prima aveva guidato una specie di attacco contro le Datrici di Morte, che erano praticamente prostitute usate come armi chimiche viventi a quel che avevo capito, e Simay aveva trovato proprio Qillalla nel loro covo. La ragazza era così uscita di scena, rispedita con le cattive a casa sua (Kino, come Sayre ci aveva tenuto a specificare).

 E questo era il primo tentato omicidio ai suoi danni, che Waray si era premunito di sbandierare come parte della sua propaganda; con il secondo le guardie avevano iniziato a preoccuparsi sul serio, e pensare che quella non fosse una scaramuccia tra nobili o Sacerdoti che non si sarebbe più ripetuta. E grazie, alla buon’ora!

 A causa della faccenda di Waray, però, l’inchiesta era stata sospesa, ma adesso avevamo perso quel margine di respiro: Surne, il capo delle guardie, si era già accordato con i Sacerdoti anziani per un interrogatorio a Simay. E lui ammetteva senza problemi di non avere la più pallida idea di cosa fare.

 Io meditai sulla risposta per tutto il pomeriggio, mentre cercavo di ballare. Soppesai le varie possibilità e i diversi fattori in gioco, raggiunsi le mie conclusioni, continuai a fare errori nei miei passi per la distrazione finché finalmente non mi furono automatici, e infine, la sera dopo cena, scrissi la mia lettera, per consegnarla a una delle attendenti la mattina dopo.

 Va bene, ho capito che siamo nella merda fin qua. Al momento, tutto quello che mi viene in mente è sfruttare Qillalla: fai lo gnorri più assoluto, dichiara che non ne sai niente, ma menziona il luogo da cui veniva la ragazza: probabilmente tutto quello cui dovranno aggrapparsi sarà lei. E a quel punto, quella lì o dice la verità e si fa ammazzare per aver accusato l’Imperatrice, o mente e ci pensa lei a depistare le indagini. In un modo o nell’altro, tu non sarai più al centro dell’attenzione.

 Il problema più grosso che vedo con questo piano è che Sayre ovviamente vuole che andiamo dietro a Qillalla o che facciamo ricerche su di lei per qualche motivo: il che potrebbe portarci dritti in un’altra delle sue trappole. Però potrebbe anche voler dire che quella tipa ha informazioni utili e che ci converrebbe andare da lei.

 Quindi, secondo me dovresti usare la ricerca delle guardie per saperne qualcosa tenendoti personalmente a distanza: poi fai un po’ tu. Non sono mica responsabile di te, del resto.

 

 

 

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

Sangue della Terra: erba che influenza la circolazione sanguigna, usato per diversi effetti nelle gravidanze.

Zullma: pianta le cui varie componenti hanno diversi usi; le radici sono considerate un potente lassativo.

Kiquicos: erba di colore blu, parassitaria dei Duheviq. Pericolosa per le sue capacità di depistare animali e viandanti, ma molto ricercata per le sue molteplici virtù.

Guyla: praticamente un Moment.

Tably: erba che secondo le credenze popolari risolve l’insonnia e i problemi di incubi frequenti.

Ago di Luce: essere a metà tra lo stato animale e quello vegetale, si nutre di sangue, ma può essere utilizzato per aspirare anche altri fluidi corporei.

AQI: esseri simili a tassi dal pelo violaceo, che emanano ormoni che fanno marcire le sostanze inorganiche attorno a loro. Soggetti a disinfestazioni a tappeto e contenuti in gabbie speciali, sono frequentemente offerti in sacrificio, con la testa dedicata a Chicosi, il cuore ad Achemay, e il resto del corpo, a seconda che l’animale sia maschio o femmina, a Tumbe o Achesay.

Fylles: insetti con ali a forma di fiore e polline al centro del corpo. Poiché si nutrono di altri insetti, sono molto usati dagli agricoltori, anche se prima necessitano di un permesso di un Sacerdote di Chicosi.

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

Tablyk: pietra di colore rosato, usata nell’oreficeria.

Kislyk: pietra dall’aspetto simile alla tablyk, ma molto più dannosa.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate.

 

 

 

 

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

e per festeggiare un buon Natale, eccovi Chica che riceve ordini su come fare ammazzare la gente e Corinna che infila un fiasco negli studi dopo l’altro. Trasmette perfettamente lo spirito festivo, giusto? Più o meno quanto le nostre bilance tra qualche giorno, suppongo.

Ma scherzi a parte, auguro a tutto voi un buon Natale, con ottimo cibo in grado di compensare per il dovervi sorbire i parenti, oppure adorabili parenti in grado di compensare per la pessima cucina, o … ah, avete tutti e due? E che volete gli auguri a fare allora?


  
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