Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Piccola_Stella_Senza_Cielo    17/07/2009    6 recensioni
Abbandonate i vecchi schemi... niente più vampiri e licantropi. Ci sono semplicemente sei ragazzi, ognuno con un carattere molto particolare, ognuno con una storia alle spalle, ognuno alla ricerca disperata di qualcosa al mondo per il quale valga la pena di lottare davvero. Dal primo capitolo - "Ce lo diceva spesso che la nostra nascita per lui era stata un miracolo. Un miracolo che aveva imparato ad apprezzare soltanto qualche anno più tardi, quando erano iniziate le vere preoccupazioni. Eravamo riusciti a donargli la speranza. Ed in parte il terrore per quella sua vita si era attenuato. Per me e per Alice, Emmet era diventato con il tempo il nostro porto sicuro. L'unico capace di farci smettere di piangere, ogni qualvolta l'incubo cominciava, l'unico capace di difenderci, quando la situazione si incrinava pericolosamente, e soprattutto l'unico uomo delle nostre vite, che ci amasse in modo sincero ed incondizionato." LEGGETE E RECENSITE IN TANTI, PLEASE ^^
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image Hosted by ImageShack.us
bbb


Non è possibile! Tutte le mattine andava a finire sempre nello stesso identico modo di sempre. E quella che doveva risistemare tutto, ero sempre io.
"Non si è ancora svegliato, vero?" domandai a mia sorella, che tranquillamente stava facendo colazione. Come se la cosa non le riguardasse minimamente
"No... rantolava nel sonno qualcosa di incomprensibile... come sempre del resto!" esclamò divertita. Io le lanciai un'occhiataccia, ma lei mi sorrise con la sua solita aria innocente
"Dai Bells... lo sai anche tu com'è fatto. Ama fare le ore piccole... non possiamo mica fargliene una colpa se vuole divertirsi!" disse allora
"Lo sai che non dipende da me... se lo viene a sapere papà..." iniziai
"Ma come può venirlo a sapere se non c'è mai a casa?" chiese retoricamente. Io sospirai rassegnata
"Vabbé, ho capito... vado a svegliarlo! Vieni a darmi una mano?" le chiesi divertita. Lei si aprì in un sorriso smagliante e sbatté entusiasta più volte le mani. Com'era dolce in questi momenti la mia piccola Alice. Certo, magari alcune volte era insopportabile. Cocciuta fino all'inverosimile, appiccicosa, e perfino leggermente infantile.... però era l'unica persona al mondo che riuscisse a tirarmi su con il morale. Sempre!
C'era soltanto un anno a separarci, ma guardandola, poteva sembrare molto più piccola. Di bassa statura, mingherlina, capelli corti, neri come la pece, sempre leggermente sparati, e due occhi grandi, castani, e tremendamente espressivi. Mi arrivava sì e no al gomito, tanto era piccina, ma era senza dubbio un concentrato di forza e carattere. Davvero un bel tipo, per avere soltanto 17 anni.
"Questa è la volta buona che ci ammazza!" sussurrò divertita davanti alla porta della sua camera. Io ricordai subito l'ultima volta che lo avevamo svegliato in malo modo. Lui si era messo ad urlare come un posseduto, scatenando le nostre risate, diventate poco dopo incontrollabili, dopodiché aveva deciso di non rivolgerci la parola per 24 ore consecutive. Già... il massimo di arrabbiatura per lui non aveva mai superato quella soglia. Non ce la faceva, non era proprio nel suo stile arrabbiarsi. Certo, con chi gli dava contro e lo infastidiva, diventava una vera belva feroce. Ma con me e con Alice, che eravamo le sue sorelline, neanche impegnandosi ci sarebbe riuscito.
Aprii piano la porta, che scricchiolò leggermente. Alice trattenne a stento una risata. Io con il sorriso sulle labbra le feci segno di stare zitta, con l'unico risultato di non riuscire a trattenermi dall'unirmi a lei. Una volta calmateci, ci intrufolammo nella camera e, come due ladre esperte, accerchiammo il suo letto,  una al lato sinistro ed un'altra a quello destro, pronte per attaccarlo. Ma all'improvviso qualcosa si mosse quasi fulmineo. Non riuscii neanche ad accorgermene, tanto che mi ritrovai stesa sul letto, a gambe all'aria con un braccio possente che mi teneva stretta
"Ahia, Emmet... mi fai male, lasciami!" urlai io. Intanto le risate di Alice esplosero nella stanza. Anche lei era stata catturata nella morsa ferrea di nostro fratello
"Non ci penso nemmeno... prima vi punisco... così la prossima volta che venite qui con l'intento di fare ciò che stavate facendo... ci pensate su qualche secondo di più!" esclamò divertito.
"Ma noi lo facciamo per te, Emm... è il nostro affettuoso modo per augurarti il buongiorno!" affermò Alice liberandosi dalla sua presa e sedendosi a gambe incrociate al suo fianco
"Diciamo che fingo di crederci..." biascicò liberando dalla stretta anche me. Io mi sedetti nella stessa posizione di mia sorella e domandai
"Che ora hai fatto l'altra notte?" lui mi guardò curioso, dopodiché sorrise appena
"Saranno state massimo le due!"
"Emmet, non dire cazzate... ti ho sentito entrare... erano le cinque e un quarto!" lo rimproverai. Lui scoppiò a ridere, seguito a ruota da Alice. Sapevo che, vedermi arrabbiata in quel modo, suscitava sempre la loro ilarità. Anche se, ne ignoravo il motivo
"Ok, tata Francesca, mi hai scoperto... diciamo che ieri sera sono stato... ehm... particolarmente sbadato sull'orario!"
"Io direi incosciente!" lo corressi incrociando le braccia al petto
"Non esageriamo adesso... per di più, non ho toccato neanche una birra. Sono rimasto sobrio, come promesso!" io alzai un sopracciglio scettica, e mi abbassai su di lui, fermandomi a qualche millimetro dal suo viso, e lo annusai per bene. Aveva ragione, si sentiva solamente l'odore del suo dopobarba. Di alcool neanche l'ombra
"E bravo Emmet... di questo passo mi renderai orgogliosa di te!" esclamai dandogli una pacca sul petto
"Pensavo tu lo fossi già!" mi provocò con un sorriso
"Non proprio!" esclamai
"Io lo sono, Emm... incondizionatamente!" si aggiunse Alice sorridendogli. Lui la tirò a sé di nuovo e le stampò un bacio sula fronte
"Grazie folletto... meno male che in questa casa ci sei tu, altrimenti sai che noia!" esclamò. Io lo guardai di sbieco. Quell'allusione se la poteva anche risparmiare.
"É in casa adesso?" mi chiese con un sussurrò, perdendo totalmente il suo sarcasmo e la sua allegria di sempre. Perfino Alice, allacciata al suo petto, si irrigidì. Io mi limitai a scuotere la testa, senza aggiungere altro. Lui sospirò. Un sospiro profondo che conteneva tutta l'ansia, il rancore e il terrore accumulati durante tutti i suoi diciannove anni passati in quella casa. Ce lo diceva spesso che la nostra nascita per lui era stata un miracolo. Un miracolo che aveva imparato ad apprezzare soltanto qualche anno più tardi, quando erano iniziate le vere preoccupazioni. Eravamo riusciti a donargli la speranza. Ed in parte il terrore per quella sua vita si era attenuato. Per me e per Alice, Emmet era diventato con il tempo il nostro porto sicuro. L'unico capace di farci smettere di piangere, ogni qualvolta l'incubo cominciava, l'unico capace di difenderci, quando la situazione si incrinava pericolosamente, e soprattutto l'unico uomo delle nostre vite, che ci amasse in modo sincero ed incondizionato. Ce lo ripeteva spesso. Se qualche ragazzo ci metteva le mani addosso, prima avrebbe dovuto fare i conti con lui. E difatti così era successo con l'ultimo ragazzo di Alice. Era un tipo tranquillo, di buona famiglia, ma ad Emmet tutta quella sua compostezza non andava proprio a genio. Così aveva fatto in tutti i modi per allontanarlo da lei, senza che Alice sospettasse della sua intromissione. Anche se, sono fermamente convinta, che alla fine dei conti, lei lo sapesse ma che non facesse nulla per impedirglielo, semplicemente perché le andava bene così. Forse, la spiegazione più plausibile era che in fondo tra lei e quel ragazzo non ci fosse sentimento, altrimenti non credo che avrebbe accettato volentieri le macchinazioni di Emmet.  
Io invece, per la gioia di mio fratello, ero stata molto sfortunata a ragazzi. Mi ero invaghita, perché questo è il termine giusto per una come me, che crede poco nell'amore, pochissime volte. La prima ero stata delusa tremendamente. Il ragazzo che mi piaceva si era messo a fare il filo alla mia migliore amica di allora, e spesso veniva da me a chiedermi consigli per conquistarla. Avrei voluto spaccargli la faccia piuttosto che aiutarlo. Ma siccome, non sono mai stata né una tipa violenta, né tanto meno una persona rancorosa, lo avevo aiutato spesso e volentieri. Anzi... spesso sì, volentieri proprio no!
Le altre erano state più che altro, sbandate adolescenziali. Mai stata innamorata nel profondo. Non avevo mai provato l'irrefrenabile bisogno di dire "Ti amo", e non ero mai stata sul punto di concedermi totalmente ad un ragazzo. Invidiavo profondamente tutte le ragazze della mia classe che erano felicemente fidanzate. C'era Jessica con il suo Mike. Angela con Ben e per finire perfino quell'oca di Lauren era riuscita a conquistare il cuore, e non solo quello, di Steve, il capitano della squadra di nuoto della scuola. Certo, le invidiavo, ma ero anche sicura che l'amore per una come me non esistesse, o che avrei dovuto faticare non poco per trovarlo.
"Le cose più belle, sono sempre le più difficili da conquistare, ma sono anche quelle che ci danno più soddisfazioni!" mi diceva sempre mia madre. Ed era in quei momenti che mi trovavo ad essere pienamente d'accordo con lei. Anche se, ora come ora, non avrei più potuto dirglielo di persona, purtroppo...
I miei tristi ricordi furono interrotti dai lamenti di Alice.
"Dai, per favore..."
"Ti ho detto di no... quante volte ancora dovrò ripetertelo?" le fece Emmet seccato
"Cosa vuole questa volta?" chiesi divertita
"Vuole che le presti la mia macchina... ed indovina per fare cosa?" io la guardai con sguardo ammonitore, anche se leggermente sarcastico, e lei rispose con un sorriso smagliante
"E dai, Bells... ci sono i saldi di fine stagione... Ci sarà un mare di roba ad un prezzo stracciato... come puoi pretendere che mi lasci scappare un'occasione come questa!" aveva scavalcato il corpo di Emmet, ricevendo qualche insulto dallo stesso, e si era messa di fronte a me, quasi implorante
"E sentiamo... con quali soldi pensi di pagare?" le chiesi. Ma tanto era inutile, conoscevo a memoria la risposta. Lei mi sorrise innocente, provocando le risate di Emmet
"No!" sibilai io
"Coraggio, sorellona... ti prometto che te li ridarò..." mi fece lei
"Certo... come mi ridarai i soldi che ti ho anticipato per il regalo di Emmet per Natale, o quelli che ti sono serviti per comprare quella borsa bianca... eh, no mia cara nanerottola malefica, questa volta non mi incanti!" le feci io secca. Lei allora, abbassò la testa afflitta e tirò su con il naso. Maledizione! Ma fin dove sarebbe arrivata la sua perfidia?
"Eh va bene... basta che la smetti di piagnucolare!" esclamai esasperata. Lei lanciò un grido e mi abbracciò facendomi ricadere su Emmet, che per la seconda volta si lamentò.
"Grazie Bella... non sai quanto ti adoro..." esclamò stampandomi circa dieci baci sulla guancia.
"Posso immaginare..." esclamai divertita
"Bene, vado a prepararmi... ho solo cinque ore per girare tutto il centro commerciale e trovare qualcosa di decente!" e detto questo scattò in piedi e corse in camera sua. Emmet mi passò un braccio attorno alla spalla ed esclamò
"Tanto alla fine la spunta sempre lei.. anche se provi in tutti i modi a resisterle.. ma ormai dovresti esserci abituata!"
"Ad una come Alice, non si fa mai l'abitudine..." affermai sospirando. Poco dopo sentimmo i suoi passi sulle scale
"Io vado.. a dopo... vi voglio bene! Ah, Emm... grazie per la macchina!"
"Prego!" esclamò subito lui. Poi, sgranò gli occhi e si alzò a mezzo busto gridando
"Come sarebbe a dire grazie per la macchina?" ma ormai Alice era già volata via. Io iniziai a rotolarmi nel letto per le troppe risate
"Noto con piacere che il folletto malvagio ha fregato anche te!" esclamai. Lui ringhiò, dopodiché alterato si diresse verso il bagno
"Se la prendo..." biascicò furioso. Io rimasi lì, a ridere ancora per un pò, finché il rumore della doccia non mi fece riprendere. Sospirai profondamente ed uscii dalla camera. Già, la mia era proprio una bella famiglia. Anzi, Alice ed Emmet lo erano, i miei adorati angeli custodi. Solo loro. Il resto era soltanto terrore e rabbia allo stato puro che, come tutti i giorni a quell'ora, si stava avvicinando al nostro vialetto con la sua volante lucidata di nuovo.






Salve a tutti. Sono qui con questo esperimento del tutto rudimentale, spinta da un'idea che mi è venuta un paio di settimane fa e che pian piano ho preso forma nella mia testa. Allora... come avete potuto vedere, niente vampiri, o altre creature leggendarie. Ci sono semplicemente dei ragazzi, ognuno con un carattere del tutto particolare e delle situazioni alle spalle che ne fanno una cornice molto  suggestiva (e questa, da dove ti è uscita???) Ci saranno non uno né due, ma ben sei narratori differenti (e inutile specificare di chi si tratta eh eh eh ^^) e pian piano si scopraranno gli intrecci e i segreti che ognuno di loro cerca di nascondere in tutti i modi possibili. Bene, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere in tanti mi raccomando (anche i giudizi negativi, se sn fatti in modo costruttivo, sono graditi!) e vediamo un pò cosa ne uscirà... eh eh eh... un bacio a tutti... RECENSITE ^^
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Piccola_Stella_Senza_Cielo