Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: VeganWanderingWolf    26/12/2018    0 recensioni
questa è la seconda storia della serie '4 di picche' - Vero che Danny si aspettava di poter rivedere qualcuno dei “colleghi” dei 4 di picche, ma forse non così presto e in una situazione tanto potenzialmente grave. Non solo. Dal suo passato rispunta una vecchia conoscenza che sa essere tutt’altro che innocua. E per finire, sembra che la sua vecchia conoscenza abbia individuato con precisione uno dei suoi punti deboli per eccellenza… e che sia ad un passo dall’affondarci le zanne…
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie '4 di picche'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 54

(Very stupid inclination that one of yours)

 

Kumals finì di trascinare la poltrona traballante e ammaccata accanto al letto nella camera dell’appartamento, e si raddrizzò di nuovo in piedi,  riprendendo fiato e osservandola con le sopracciglia aggrottate. Non ricordava affatto che la sua poltrona fosse in uno stato così ammaccato l’ultima volta che l’aveva vista. E naturalmente aveva immediatamente notato quel particolare non appena ci si era riseduto da quando era tornato, dal momento che essa traballava ora notevolmente a causa di uno dei quattro piedi quasi spezzato. Altrettanto ovviamente, aveva chiesto agli altri se fosse successo qualcosa alla sua poltrona, ma Uther e Ramo avevano negato con le loro migliori espressioni di sincerità, anche se, conoscendoli abbastanza, lui non era ancora del tutto sicuro di potersi fidare. E anzi, avrebbe volentieri provveduto ad insistere maggiormente sull’argomento per costringere i due a crollare nel corso di un serrato interrogatorio spietato… o almeno fino a riuscire a farli desistere dall’ostentare tanto convincentemente quelle loro facce innocenti e ignare, ma il fatto che persino Mordecai avesse scosso appena la testa con la sua espressione placidamente tranquilla lo aveva in effetti lasciato un poco disorientato.

Alzò lo sguardo e gettò con una certa delusione un’occhiata a Danny, notando che, nonostante il notevole rumore di una poltrona trascinata per metri dal salotto fino a lì, non aveva dato segno di risvegliarsi.

Sospirò appena con annoiata pazienza, e si sistemò a sedere sulla poltrona, cercando di trovare un equilibrio decente nonostante il suo traballare vistosamente ad ogni minimo suo movimento; quindi si aprì sulle ginocchia un grosso album polveroso e vecchio, iniziando a sfogliarlo distrattamente ma con espressione intenta e immersa nei ricordi, mano a mano che il suo sguardo viaggiava tra le pagine, come sfiorando appena ogni singolo articolo di giornale ritagliato e altri appunti scribacchiati in fretta che si riferivano ai primi casi dei ‘4 di picche’.

Dopo qualche minuto, tuttavia, risollevò lo sguardo su Danny. Di nuovo, l’altro appariva perfettamente ancora del tutto addormentato. Kumals sospirò di nuovo, più profondamente e come arreso.

«D’accordo…» disse piano e con calma, parlando a se stesso, nonostante apparentemente si stesse in un certo senso riferendo al dormiente, ben consapevole che non lo poteva udire. Corrugò la fronte e, suo malgrado, disse «Danny… Mi dispiace… sul serio… »

Con sua enorme sorpresa, Danny esclamò «Kumals??»

Kumals trasecolò, guardandolo. E tuttavia sembrava che Danny stesse parlando nel sonno.

«Hummm…» mugugnò riflessivamente Kumals tra sé e sé «Questo non può essere quello che si definirebbe un buon segno…»

E poco dopo vide Danny spalancare gli occhi di colpo, fissando il soffitto per qualche istante, prima di abbassare lo sguardo e, individuandolo lì seduto di fianco al letto sulla poltrona, concentrarlo su di lui.

«Danny?» indagò Kumals dopo un poco, dal momento che l’altro continuava a guardarlo fisso, con uno sguardo tra l’assonnato e il quasi spiritato, con una strana calma assoluta e allo stesso tempo apparentemente assai confusa, senza dire nulla.

Danny continuò a guardarlo in silenzio in quel modo. Kumals si sentì un poco preoccupato, ma si sforzò di assumere un certo contegno e accolse il suo risveglio con un affabile «Beh… ben svegliato.»

Poi fu colto da un dubbio, uno scomodo dubbio. Principalmente sospettando che l’altro potesse aver udito le sue parole nel dormiveglia. Corrugò le sopracciglia. «Aspetta un momento… da quanto sei sveglio esattamente?» si informò.

Danny continuò semplicemente a fissarlo in quella maniera per qualche istante, e alla fine disse «Kumals… mi hai appena… fatto una telefonata dentro un sogno?»

Kumals sbatté le palpebre un paio di volte. «D’accordo…» disse poi, lentamente e circospettosamente, osservando Danny più accuratamente. «Questo è più preoccupante.» sancì.

Danny proseguì a guardarlo ancora con aria confusa e non del tutto sveglia. «Eh?»

Kumals alzò un indice davanti a sé per fargli segno di aspettare e disse cortesemente «Solo un attimo.»

Quindi si alzò dalla poltrona, attraversò la stanza fino a raggiungere la porta e la spalancò, gridando al di fuori di essa attraverso tutto l’appartamento per farsi udire, in tono tranquillamente interrogativo «Ramo! Quanto sono gravi esattamente gli effetti collaterali degli anti-dolorifici che gli hai somministrato?»

Danny udì provenire dall’altra stanza un confuso e rapido rumore come di qualcuno che si svegliasse di soprassalto, seguito da un tonfo assai simile a quello di qualcuno che cade giù dal divano sul pavimento.

«Che diavolo… che diavolo…?? Cosa?! Che succede?!» esclamò la voce allarmata e ancora confusa dal sonno di Ramo.

«Oh. Stavi dormendo?» si informò Kumals, con compassata e cinguettante gentilezza candida.

«No… certo che no… stavo solo meditando sul divano… l’ideale dopo una notte insonne, no?» rispose con pesante e irritato sarcasmo la voce di Ramo dall’altra stanza «Cavolo, Kumals, giuro che se mi hai svegliato per una stronzata a caso io…»

«Okay, come non detto, non preoccuparti.» lo interruppe giovialmente e pragmaticamente Kumals, facendosi indietro di nuovo dentro la camera da letto e iniziando a chiudere la porta.

«Cosa?» trasecolò la voce di Ramo «No, no, ora mi dici che cosa accidenti…!»

Kumals chiuse la porta tranquillamente in faccia al resto della frase e tornò con passo leggero accanto al letto, risistemandosi con una certa difficoltà sulla poltrona traballante, prima di tornare a guardare Danny e rivolgerglisi con un tono irritantemente imitante qualcuno che sta cercando di comunicare con un completo fuori di testa assecondandolo con paziente disponibilità per non farlo agitare. «Dunque, mi dicevi a proposito di quell’interurbana tra sogno e realtà?»

Danny sbatté di nuovo un poco le palpebre, come cercando ancora di mettere meglio a fuoco. «Sei qui.» disse semplicemente.

Kumals lo fissò per qualche istante in silenzio, quindi allungò un braccio e prese un barattolo di compresse dal comodino. «Humm… forse dovremmo dare un’occhiata al libretto delle istruzioni in effetti…» constatò, scrutando le piccole scritte sull’etichetta con sguardo piuttosto corrucciato.

«Voglio dire…» si schiarì la voce Danny «Sei arrivato.»

Kumals tornò a guardarlo alzando un sopracciglio. «Sì…» disse, ancora con quella sua paziente lentezza di chi è convinto di stare parlando con qualcuno in preda ad una qualche sorta di delirio «Mi sembra un’evidente concausa-effetto… una di quelle difficilmente eludibili, diciamo…»

Danny sorrise allora, tenuemente ma profondamente, e chiuse gli occhi scuotendo un poco la testa divertito, sbuffando un accenno di breve risata sardonica. Tentò di dire qualcosa, ma si ritrovò la voce bloccata dalla gola riarsa.

Come intuendo precisamente il problema, Kumals prese dal comodino una bottiglia di plastica piena di acqua, la aprì e gliela passò; Danny ne vuotò praticamente metà a lunghe sorsate, prima di riallungargliela e ritentare di parlare.

«Ne sono contento…» mormorò sinceramente, sospirando appena con un che di sollevato.

Kumals si bloccò nell’atto di riavvitare il tappo alla bottiglia e lo fissò incredulo. «Di tutte le cose che mi aspettavo dicessi… Dev’essere la febbre. Se siamo fortunati, intendo.»

Danny inarcò un sopracciglio, ancora con quel sorrisetto divertito. «Perché, non ti aspettavi che…?» accennò.

Kumals sospirò, riappoggiò la bottiglia e riprese a parlare con pazienza. «Onestamente, Danny… tralascerò la parte con le domande noiose… come quella sul come ti chiami…»

«Anche perché mi hai appena dato un suggerimento abbastanza scoperto, direi…» commentò Danny, sogghignando appena, impertinentemente.

Kumals ignorò con sciolta dimestichezza il commento e proseguì. «E quella sul dove ti trovi e in che anno siamo e in che continente e così via… Ma sai almeno che momento è questo?»

Danny lo fissò perplesso, aggrottando le sopracciglia. «Momento…?»

«Avanti, trova gli indizi!» lo esortò con la sua ironia salace Kumals «Tu sei in un letto conciato male, e io sono al tuo capezzale, giusto?»

«Hmmm…» mugugnò Danny, non particolarmente convinto, ma con un principio di sospetto ben poco piacevole, una nota di inizio di leggera protesta in sottofondo.

«Quindi, dal momento che sai benissimo che cosa seguirà…» proseguì Kumals, guardandolo più apertamente e familiarmente negli occhi «Sul serio, Danny, come puoi dire che sei felice di vedermi qui ora?»

«Una ramanzina.» constatò Danny.

Kumals inarcò un sopracciglio, con un’espressione ancora vagamente divertita ma non convinta. «Questo potrebbe risultare un eufemismo. In realtà, se dovessi scegliere un termine adatto a questi momenti… non ne sceglierei uno così… risibile.»

«Perché invece non torniamo alla parte precedente…?» propose Danny, lanciandogli un’occhiata che a Kumals non fece presentire nulla di buono.

«Quale parte?» domandò comunque, inarcando un sopracciglio.

«Quella in cui stavi dicendo che ti dispiace per qualcosa.» rispose Danny, godendosi l’espressione di Kumals che tentava al meglio possibile di rimanere impassibile. «Perché sai, non vedo l’ora di sentire per che cosa ti dispiace, esattamente…» precisò, sogghignando di nuovo un poco, impertinentemente e con gusto. Davvero non riusciva a ricordarsi una sola volta in cui Kumals avesse mai detto così sentitamente e onestamente qualcosa che andava vicino ad un’ammissione di un suo errore.

Kumals sbuffò appena, e agitò un poco la mano a mezz’aria come a scostare delle assurdità. «Quello te lo sei sognato…» ribatté, anche se sembrava assai consapevole di non poter essere del tutto credibile.

Dopo avergli lanciato un’ultima occhiata vittoriosamente soddisfatta e complicemente consapevole, Danny rivolse lo sguardo al soffitto come rilassandosi un poco di più, e sospirò appena. «Credo sia il caso di dire… alla buon’ora. No?»

Kumals gli rivolse un accenno di sorrisetto sogghignante e allo stesso tempo sinceramente un poco dolente. «Oh, beh… sai come si dice, no? Meglio mai che tardi.»

Danny riabbassò lo sguardo su di lui, inarcando le sopracciglia divertito. «Veramente, credo che l’espressione corretta sia tutto il contrario.»

«Già.» commentò placidamente Kumals, schioccando appena le labbra. «È un errore comune. Ma sono convinto che sia proprio così invece: meglio mai che tardi.»

Danny si rassegnò a lasciar perdere e tornò sull’argomento principale. «A questo proposito… non credi che potresti essere tu quello che si merita una ramanzina, stavolta?»

Kumals lo fissò con espressione più seria e sincera. «Danny… veramente… come ti ho detto, se avessi potuto arrivare prima…»

Danny sospirò appena e scosse la testa, interrompendolo con calma rassegnata «Okay, okay… ho capito. Motivi urgenti e irrimandabili e via dicendo… D’accordo…»

«Hum…» mugugnò Kumals, studiandolo senza troppa convinzione, notando che quello non sembrava esattamente un moto di comprensione o perdono vero e proprio, quanto piuttosto una resa «Comunque, sul serio… Sta iniziando a diventare un dejà-vou fin troppo ripetitivo e sgradevole, questo.»

Danny lo guardò senza capire.

Kumals sospirò e riprese, senza risultare particolarmente più comprensibile. «Sai, volevo raccontarti questa storia… di una bottiglia di ottimo spumante. Eccellente annata, marca prestigiosa, probabilmente sarà costato un sacco di soldi. Un cliente particolarmente riconoscente me l’ha regalata una volta dopo che avevo brillantemente risolto un caso, come mio solito naturalmente.»

Danny continuò a fissarlo, senza dire niente, evidentemente cercando invano di comprendere dove volesse andare a parare, anche se, se tanto gli dava tanto, sospettava già che Kumals stesse preparando con tranquilla meticolosità arzigogolata una stoccata pungente.

«Fin dalla prima volta che l’ho vista, ho capito subito che una cosa del genere non poteva che essere aperta in un’occasione eccezionalmentissimamente speciale.» proseguì Kumals in tono apparentemente tranquillo e colloquiale «Così mi sono detto: scegliamola bene questa occasione in cui brindare con qualcosa di così estremamente prezioso. E pensa che da allora questa bottiglia giace ancora intatta a prendere polvere, da diversi anni a dirla tutta. Tutta colpa del fatto che io abbia scelto un’occasione così estremamente eccezionale che… a quanto pare non si verifica mai. Vuoi sapere quale occasione ho scelto per celebrare con questa rarità meravigliosa? Beh, una volta in cui alla fine di un caso in cui io non sia stato esattamente dove ti trovavi tu per più di qualche ora, tu non abbia finito per quasi rimetterci la pelle in un modo o nell’altro.»

Danny si limitò a sostenerne lo sguardo per qualche momento in silenzio, mentre Kumals lo contemplava aspettando placidamente la sua reazione, le mani incrociate in grembo e l’aria più tranquilla e candida del mondo, a vedersi.

Infine disse «Non hai perso tutto questo tempo prima di arrivare qui per prepararti questa cosa, vero?»

Un angolo delle labbra di Kumals si piegò appena verso l’alto in un traditore segnale di sogghigno trattenuto, evidentemente apprezzando la replica a tono, ma comunque finse un’aria ponderante e rifletté ad alta voce «Hum, okay… forse questa era più adatta da usare con Uther, vero? A te cosa potrei promettere di allettante? Un giocattolo di gomma da mordere, forse?»

Danny alzò gli occhi al soffitto e sospirò eloquentemente. «Comunque… sono felice che tu sia qui… davvero.»

«Oh, anch’io sono felice di constatare che hai seguito le mie istruzioni alla lettera.» ribatté Kumals, in tono compostamente calmo, l’ironia già abbastanza scoperta nelle parole «Sul serio, Danny, sei stato impeccabile…»

Danny gli rivolse uno sguardo corrucciato, e a tono replicò «Sai come si dice… è facile giudicare quando non ci si è dentro con le proprie zampe… o piedi.»

Kumals si limitò a fissarlo con un che di significativo.

Danny sospirò più pesantemente. «D’accordo… immagino che tu abbia… ragione… da un certo punto di vista…» ammise cautamente, osservando le sopracciglia di Kumals inarcarsi mentre lui fingeva un’espressione teatralmente sorpresa «Ma non è stato…»

Danny esitò, guardando il soffitto e mordendosi un poco le labbra.

 «Stavolta era… diverso. Era una faccenda… tra mezzi lupi. Tra me e Mara. Non potevo… sottrarmi. O meglio, forse potevo. Ma ho scelto di non farlo. È così che volevo risolverla… Non in altro modo. Non con trucchi o astuzie o stratagemmi… o altro del genere.»

Kumals rimase in un quieto silenzio, l’espressione ora seria e riflessiva e intenta, e infine annuì un poco. «Capisco…»

Danny riabbassò lo sguardo spalancato e stupito su di lui. Kumals di rimando inarcò significativamente un sopracciglio.

Danny sospirò di nuovo e tornò a guardare il soffitto. «Sai…a volte penso proprio che le nostre vite non funzionino allo stesso modo, la tua e la mia.»

Kumals inarcò anche l’altro sopracciglio, incuriosito. «Che cosa intendi?»

«Beh… la tua vita sembra funzionare come se la organizzassi ordinatamente in sequenze, come una serie di cartelle di un archivio, o qualcosa del genere. La mia ha sempre funzionato più… a strappi… o a schegge…» mormorò Danny, riflessivamente e distrattamente. Non udendo alcuna replica, tornò a riabbassare lo sguardo su Kumals, che lo stava ancora osservando con attento interesse. «Lo so, detto così non sembra avere molto senso…»

«Oh, non ti preoccupare. Non lo stavo propriamente cercando, un vero e proprio senso a quello che stai dicendo. Non ci stavo nemmeno provando.» commentò tranquillamente Kumals.

Danny sbuffò un breve e nasale accenno di sarcastica risata. «Comunque…» proseguì, tornando a fissare il soffitto «Tutto quello che ho sempre potuto fare… è stato tentare di mantenere il ritmo, confuso e… frenetico. Di rimanere a galla o… cavarmela alla meno peggio in qualche modo. Non credo ci sia molto altro da fare quando hai una vita in schegge e strappi.»

Dopo qualche istante di silenzio, Kumals sospirò profondamente. «Va bene… mi dispiace, sul serio, di non essere riuscito ad arrivare prima. Mi rendo conto che dev’essere stato difficile. Molto, anche. Avrei voluto essere qui prima.»

Danny, che aveva riabbassato lo sguardo stupito e colpito su di lui, lo fissò con più calma intenta ora. «Dimmi che hai fatto del tuo meglio, allora… Andrà benissimo.»

Kumals gli rivolse un accenno di sorriso sincero. «Ho fatto del mio meglio…»

Danny gli sorrise tenuamente. «Sai… non avevo dubbi che l’avresti fatto.»

«Nemmeno io… a tuo riguardo.» contraccambiò Kumals.

Danny spalancò di nuovo gli occhi, colpito.

Kumals inarcò un sopracciglio. «La cosa ti sorprende così tanto?»

«Non avrei definito… quello che sono riuscito a fare qui così… in quel modo. Non così facilmente, perlomeno.» ammise Danny.

«Allora, è un bene che ci sia io a dirlo, dopotutto.» sorrise gentilmente Kumals, prima di riprendere un’espressione appena incuriosita «Ma di che cosa dubitavi così tanto esattamente? Che avresti fatto del tuo meglio, o che io avessi fiducia in te per questo?»

«Probabilmente… di entrambe. Sempre.» ammise Danny.

«Oh beh…» alzò le spalle Kumals, alleggerendo il tono «Un po’ di dubbio non fa mai male. Dà quella spinta irresistibile a rimettersi sempre in gioco per riconfermarsi prima di tutto a se stessi, di volta in volta, no? E magari a fare di tutto per evitare le mie ramanzine?»

Danny sorrise appena e sembrò osservarlo meglio «Sembra che tu abbia avuto qualcosa di veramente impegnativo a tenerti così occupato da non poter arrivare prima, sai…? Perché dai proprio l’impressione di essere così stanco da non riuscire nemmeno ad evitare di farti sfuggire queste bordate pericolosamente troppo gentili per appartenere ad una delle tue solite temibili ramanzine…»

Kumals alzò un sopracciglio, piuttosto divertito. «‘Temibili’, eh…? Questo è già un po’ meglio, come definizione. D’altro canto, se è per questo nemmeno tu stai lontanamente avendo un atteggiamento adeguato a quello di qualcuno che sa di meritarsi una… temibile ramanzina.»

Danny chiuse gli occhi, sorridendo quietamente soddisfatto. «Sì… lo so.» replicò con impertinente tranquillità.

«Quello seriamente stanco sembri tu.» osservò Kumals, gentilmente «Forse questo è uno di quei momenti in cui puoi concederti una pausa dal tuo… ‘cercare di tenerti al passo col ritmo frenetico’, e riposarti…»

«Tu dici…?» mormorò distrattamente e con tono assonnato Danny, a occhi chiusi.

«Dico.» rispose semplicemente Kumals.

«Allora… credo che…» mormorò ancora appena Danny, già scivolando di nuovo nel sonno.

Kumals si limitò a osservarlo per qualche momento ancora, mentre l’altro si riaddormentava del tutto

Quindi sussurrò distrattamente «Già…»

E recuperò dal letto su cui l’aveva appoggiato l’album di ritagli di giornale e di appunti dei vecchi casi, risistemandoselo in grembo e riaprendolo, riprendendo a sfogliarlo, immerso chissà dove in qualche punto dei suoi ricordi, con un tenue sorriso tra il malinconico e l’affettuosamente divertito.

 

 

 

Soundtrack:

Mr. E’s beautiful blues (the Eels)

See you again (Wiz Khalifa feat. Charlie Puth)

 

Note Sciocchezze dello scribacchiatore: il sindacato di Uther protesta vivacemente perché Uther si è beccato un’orribile ramanzina e Danny no; il fansclub di Kumals risponde con compassata e candida noncuranza.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: VeganWanderingWolf