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Autore: Calipso19    26/12/2018    1 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.


U.S.A. Los Angeles
Motown 25, Yesterday, Today and Forever
13 marzo 1983, sera


Era arrivato il loro momento, e dopo un'annunciazione che ripercorse in pochi minuti la storia della loro carriera e che non aveva nulla da invidiare alle altre, i Jackson 5, ormai non più bambini ma uomini, comparvero tutti insieme sul palcoscenico.
Il pubblico applaudì entusiasta e Diana non aveva occhi che per loro, mentre Berry, che non si era perso un solo artista che si era esibito, si sentì particolarmente in ansia.
Pregò affinché tutto andasse per il meglio, ma capì che il suo gesto era inutile, perché i Jackson 5 non avrebbero mai fallito.

Là sopra, la tensione era al massimo.
Michael percepiva la differenza visibile fra lui e i fratelli, robusti e con abiti che evidenziavano la loro mascolinità.
Lui invece, non era che un corpo esile coperto da stelle.
Nervosissimo, concentrò tutta l'euforia nella danza e, appena la musica iniziò, promise a sè stesso che si sarebbe fatto ricordare a cominciare da quel momento.
Le note pervasero il suo spirito angustiato e l'adrenalina investì i suoi muscoli già tesi, costringendolo a ballare e a cantare con tale impeto che non venne ignorato.
Il pubblico rispose, e molti si alzarono per battere le mani a tempo di musica.
Il teatro sembrava rapito dal giovane cantante dal guanto bianco.

Jackie, che era corsa in platea, si fermò appena sotto il palco e appena vide tutta quella gente entusiasta, sorrise estasiata.
Un inizio veramente promettente.

Dall'alto della sua visuale, anche la signora Mitcheel si divertiva alla grande.
Anche lei si era alzata, battendo le mani a tempo di musica.
Guardò il marito con gli occhi brillanti.
Lui era rimasto composto nella sua posizione.

- Non trovi che siano fantastici caro? Quello vestito di nero con la giacca mi piace davvero molto!

- Sono bravini, si. Quello che canta è Michael Jackson, l'autore di Thriller. Devo ammettere che è un bravo artista, ma nulla che mi sorprendi più di tanto.

Non era completamente vero.
Per quanta musica avesse assaporato nella sua vita, di ogni genere e di ogni tempo, Coleman era rimasto sorpreso da quell'incredibile ballerino e cantante.
Conosceva le canzoni dei Jackson 5, ma quel ragazzo così giovane gli trasmetteva una strana sensazione.
Come un'euforia incredibile, da fargli venire voglia di ballare.
Non voleva ammetterlo, ma avvertiva che quel ragazzo aveva qualcosa di speciale.
Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Un sepolto ricordo di più di dieci anni prima cominciò a riemergere nella sua mente… E se…?
 
---


Dall'alto del palcoscenico che ormai aveva fatto suo, Michael si era completamente distinto dai fratelli.
La sua immagine splendente non poteva essere eguagliata da nessuno di loro.
Solo per un attimo, quando tutti si riunirono in una sorta di abbraccio collettivo, che voleva sottolineare la complicità fra loro che in realtà non c'era più, i fratelli Jackson si posero tutti sullo stesso piano.

Per tutto il loro tempo, Michael non riusciva a sfogare ciò che sentiva dentro, un turbine di emozioni irrefrenabile a cui non sapeva dare una spiegazione.
Cantava a ballava mettendoci l'anima, e la sua energia pareva inesauribile.

La loro esibizione si alternò in periodi lunghi e frenetici e in attimi di silenzio e calma generale.
Alcuni si commossero davanti alla dolcezza di I Never Can Say Goodbye e molti si strinsero le mani con I'l Be There, mentre la dolcissima voce di Michael riempiva ogni angolo del teatro con armonia, il guanto bianco stringeva delicatamente il microfono.
Durante la danza era rapido e leggero e faticava a trattenersi quando sentiva di essersi lasciato andare troppo.
Recuperare lucidità quando i polmoni pregavano per un pò d'aria era per lui molto difficile, a causa della musica che ci metteva lo zampino.

Durante il momento in cui era Jermaine a dover cantare con lui, i due fratelli si strinsero la mano in un gesto di reciproca alleanza, perché nonostante le differenze e il loro cauto rapporto al di sotto dei riflettori, si volevano bene.
Michael sentiva, nel profondo, che quello sarebbe stato l'ultimo e il più bel ricordo di suo fratello, perché poi le strade si sarebbe divise, forse definitivamente.
Dopo quel breve attimo di pace, la musica ritornò forte come prima, e Michael decise di unire tutta l'energia di quella sala.

Alzando le braccia chiamò il pubblico a partecipare al suo spettacolo.
Che gioia in platea!
La felicità esplodeva dappertutto e persino Mitcheel sentì vibrare il cuore che ricavava da quella musica nuova vita ed energia.
Si sentiva di nuovo giovane.

E mentre quel momento magico giungeva alla sua fine, il buio del teatro si fece più intenso.
E così terminò l'esibizione dei Jackson 5.
---


Per tutto il tempo Jackie era rimasta lì sotto, e non si era persa alcun particolare.
Non ricordava quando fosse scoppiata in lacrime, se all'inizio o alla fine di quell'atto teatrale, ma percepì che il trucco leggero che si era messa faticosamente era ormai rovinato dalle lacrime, e pensò che sarebbe stato meglio non farsi notare dalla gente con quegli occhi gonfi e le strisce scure che le colavano sulla guance.
Anche se quella era la preoccupazione che le importava di meno, in quel momento.
Ricordandosi del suo incarico, sparì tenendo in mano il prezioso indumento, mentre sul palco gli abbracci e i baci si stavano consumando fra i fratelli.
Jermaine, Tito e gli altri si apprestarono a lasciare spazio a Michael, che rimase solo sotto la piena luce del riflettore.

Era il suo momento, finalmente.
Attese che gli applausi si assottigliassero, ringraziando quasi commosso, e tentò di recuperare il fiato e il coraggio di cui aveva bisogno.
Si voltò un secondo, appena in tempo per vedere Jackie guardarlo ammirata, già nascosta dove doveva essere, e un pò il suo sguardo e un pò gli applausi lo riempirono d'orgoglio e felicità.
Ciò che provava in quel momento non si può spiegare, e quindi non ce ne soffermeremo affatto.
Deglutì, preparandosi a fare il breve discorso che si era studiato appena la sera prima.

- Siete meravigliosi. - E sorrise. - Mi piacerebbe poter dire che i vecchi tempi sono stati i migliori…

Dall'alto, Berry e Diana lo guardavano frementi.
Era fieri di come fosse andata l'esibizione dei Jackson 5.
Ma ora, vedendo il ragazzo da solo, si sentivano un pò in ansia.
Colpito dal famoso lampo, anche Coleman Mitcheel non vedeva l'ora che cominciasse.
Tremava per l'impazienza: aveva bisogno di una risposta.

- I momenti passati in compagnia dei miei fratelli sono stati magici…

Gli sembrava strano parlare con il pubblico con tale sentimento, chiamiamola confidenza, ma si era ripromesso di farlo.
Si era promesso di stupire tutti quanti.
Con la coda dell'occhio vide che dietro di lui, nel buio, qualcuno gli allungava un capello.

- Ma in realtà preferisco…

Incastrò il microfono, alzò gli occhi.
Il cuore perse un battito.

- Le canzoni più recenti.

Il pubblico ebbe appena il tempo di accoglierlo con un applauso che salì fino al soffitto, mentre lui si voltava a raccogliere l'indumento.
Non appena lo appoggiò sui capelli con un gesto deciso, la musica partì.
Quelle note era conosciute da tutti, e tutti erano già consapevoli della tremenda energia che trasmetteva quel ritmo serrato.
Billie Jean inglobò il teatro nella morsa infuocata del palcoscenico illuminato, dove il re fissava il suo pubblico da sotto l'ombra del cappello.
Era consapevole che il teatro era tutto per lui, finalmente.

Muovendo il bacino con mosse repentine e provocatorie, cominciò a eseguire la tremenda coreografia che si era preparato, senza commettere un solo errore.
Si muoveva talmente bene che pareva in preda a un'angoscia senza fine, come voleva dimostrare.
La tempesta che dominava nel suo animo era così forte che riusciva a spostarsi senza quasi alzare i piedi da terra, muovendosi a scatti e trasmettendo perfettamente al pubblico i sentimenti disperati che lo stavano devastando.
Era così concentrato e assorto che si scordò anche che stava improvvisando.
Musica e danza erano unite in una straordinaria forza vitale, e il Moonwalk (così aveva nominato il passo fenomenale che aveva mostrato a Jackie qualche ora prima) lasciò tutti a bocca aperta.
Era un dono della musica, quello splendido ballerino, e solo chi lo ha visto può confermare quanto scritto.

La sua magia arrivò fin là sopra, dove Coleman Mitcheel osservava assorto e stupito.
Quell'energia gli era familiare, ed aveva già capito dove l'aveva già incontrata.
Il lampo di quella lontanissima sera a Londra nel 1950 lo colpì quasi con terrore per l'incredibilità della cosa.
Nella mente, un solo pensiero: è Lui.
E ne era sicuro, perché il tempo l'aveva invecchiato, ma non l'aveva reso scettico, soprattutto riguardo alle sue idee e al suo istinto.
Lui era un professionista, e se sul piano oggettivo poteva dire che quello era un autentico capolavoro di musica, era più che mai convinto che quel giovane sarebbe diventato il grande artista che aveva sempre sognato.
Quel qualcuno di intramontabile e indimenticabile si nascondeva dentro quell'esile corpo di giovane uomo, che chiudeva dentro si sè un'anima forte, dolce e pura.
Inimitabile e sublime nella sua perfezione.

Era come in un sogno e, proprio come un sogno, fu costretto a finire.
La musica cessò lentamente, e la folla esplose.
Appena il volume si era abbassato Michael aveva chiuso gli occhi per ritornare in sè, e appena li riaprì, si vide davanti il mare di luci del successo.
Gli applausi lo travolsero in un onda di emozioni conflittuali, e i sorrisi del pubblico lo appagarono di ciò che aveva dato di sè stesso.
Semplicemente il massimo.
Riuscì a malapena a distinguere il viso di mamma Katherine e quello di Jackie. Entrambe applaudivano con energia, con un'espressione sorridente, e la seconda persino urlava qualcosa, euforica.
Tuttavia, in quella gioia eterna non poteva non esserci l'irritazione profonda per quella giravolta non eseguita come voleva, per non aver resistito abbastanza a lungo congelato sulle punte.
Soddisfatto comunque di quel risultato, s'inchinò più volte, estasiato, raccogliendo ogni possibile vibrazione nell'aria, e sparì dalla scena.
---


U.S.A. Los Angeles
Motown 25, Yesterday, Today and Forever
13 marzo 1983, alla fine del sogno

Lo spettacolo proseguì.
La signora Mitcheel, che per tutto il tempo era rimasta in piedi estasiata, si era addirittura commossa alla fine dell'esibizione di Michael Jackson.
Suo marito era ancora in trance, e con molta probabilità ci sarebbe rimasto per molto tempo.
Divisi appena da una tenda, dietro di loro, una donna bellissima rovinò il suo trucco raffinato di lacrime gioiose e inarrestabili e consumò il suo fazzoletto di pizzo a forza di soffiarcisi il naso.
Ma come poteva non piangere, la bella Diana, quando ciò che aveva appena visto era risultato straordinario?
Il suo amico, il suo Michael era stato divino su quel palco, e lei se ne rendeva perfettamente conto.
Accanto a lei, un'emozionata vocina condivise la gioia di quel successo con lei.

La coppia più bella del mondo
lui sul palco e lei sotto
che lavoran giorno e notte
per comporre una canzone
ragazza obbedisci sempre a lui
che lui sa quel che c'è da fare
e tu ragazzo fai quello che dice lei
che lei sa come poterlo fare.


Coleman Mitcheel aveva udito quell'insolito ritornello, e ciò l'aveva divertito, perché aveva capito a cui si riferiva il "lui" della canzone.
Ma "lei" chi era? Non aveva importanza ora.
Le parole gli piacquero, e anche la graziosa melodia, e tese l'orecchio, attendendo il seguito della canzoncina.
Berry non era certo consapevole di essere ascoltato, e dopo un attimo di esitazione, recitò le sue nuove strofe, appena inventate.

Già da tempo eran spariti
fra melodie, note e spartiti
fra il guanto ed il cappello
non c'è molto da spiegare:
circondato da stelle
lui è destinato a brillare.
Ragazza che da sotto lo guardi ammirata
scruti felice la tua gente, incantata:

c'è stata una musica molto speciale.
Lui c'è riuscito a farsi ascoltare.


Anche Diana rise leggermente, ancora scossa dalle lacrime, e rise ancor di più quando Berry intonò un ultimo ed irresistibile:

Tu che confuso ci continui a guardare
non perdere tempo: torna a ballare!


Sembrava una predica per voler assistere nuovamente alla danza di Michael.
Mitcheel sorrise, rimase in silenzio e prese la sua decisione, contagiato da commozione e gioia.
Quel ragazzo era speciale, e lui doveva farglielo capire.
 
---


Per tutto quel tempo lei era rimasta immobile dove lui l'aveva lasciata, e da lì aveva potuto osservare tutto.
La sua danza era stata magnifica, e Jackie ne era rimasta ammaliata.
Non riusciva a credere che quello sul palco fosse stato davvero il suo migliore amico.
Era stato incredibile, tanto non sembrare quasi umano nella sua perfezione.
Ne era fiera e quando lui sparì dietro le quinte, si sedette a versare qualche piccola lacrima di commozione.

Se non diventa il più grande artista di tutti i tempi, giuro che non mi chiamo più Jacqueline Annie Foster, dichiarò nel pensiero.

Una volta recuperata la calma, recuperò il cappello da un angolo del teatro dov'era stato lanciato e si accinse a raggiungere i camerini.
Il resto dello spettacolo non le importava più di tanto, e inoltre sapeva che Berry Gordy aveva fatto un ottimo lavoro.

Nei corridoi c'era un casino infernale.
Lo staff che circondava i Jackson 5 era estremamente numeroso e Jackie decise di attendere.
Non appena tutti furono tornati alle proprie occupazioni, incontrò Jermaine al quale chiese di Michael.

- Ti riceverà tra poco. E' nei camerini, penso che fra poco ti chiamerà. - le disse sorridendole cortesemente.

Jackie lo ringraziò e attese.
La porta del camerino personale si aprì, una testa si affacciò titubante.
Il curioso personaggio guardò da una parte all'altra del corridoio e, trovandolo in quel momento vuoto, si sporse un poco di più.
Appena la scorse, le fece cenno di avvicinarsi.

Lei corse e una volta dentro la stanza, al sicuro dallo staff, si voltò a guardare quel viso stravolto.
Il mito che aveva visto consumarsi poco prima era ritornato il suo Michael di sempre.
Per qualche secondo si fissarono in silenzio, poi Jackie prese respiro.

- Sei un mito. - sussurrò col poco fiato che aveva in gola.

Lui deglutì.

- Che cosa?

- Come cosa?.. Hai danzato in maniera incredibile. Hai ballato Billie Jean per tutto il tempo e l'hai fatto in modo... divino… uno stile di danza che non avevo mai visto…

Michael si guardò le mani confuso. Non sapeva proprio cosa pensare. Lui non aveva tentato di ballare. No.
Lui si era lasciato andare. Si era fatto trasportare dalla musica.
Si era fatto… consigliare.

- Non so spiegarti, sinceramente. Posso solo dire che è stata una delle più grandi emozioni della mia vita.

- Sei stato grande Michael. Sapevo che sarebbe andata così.

- Si, ma ho sbagliato anche questa volta.

- In che senso? - Jackie lo guardò confusa. Dopo quella meraviglia, come poteva non essere ancora soddisfatto?

- Non sono riuscito a resistere abbastanza a lungo sulle punte. La giravolta prima di quel passo mi ha fatto perdere l'equilibrio. Me ne rammarico, perché non è andato tutto perfettamente, anche se non posso certo lamentarmi di come siano andate le cose.

- Penso che un piccolo errore non possa nuocerti così tanto. Per quel che ho visto io, li hai incantati tutti.

Michael sorrise, mise a posto il cappello, si tolse la giacca e guardò la sua compagna di giochi.
Dopo quella fatica, ci teneva a ricevere da parte sua un altro complimento.
Dopotutto, era pur sempre un uomo che aveva bisogno di sicurezza, e di accertarsi che fosse davvero andato tutto bene.

- Pensi davvero che sia stato eccezionale? - chiese timidamente.

- Non è proprio questa la parola che ho usato ma sei stato anche questo. Eccezionale. - Gli rivolse uno sguardo carico di dolcezza e in un impeto d'affetto lo abbracciò. - Oh Mike, sai che mi hai fatto commuovere quando era là sopra? Sei così cresciuto e sei diventato uno splendido ballerino. Dio solo sa cosa diventerai se migliorerai ancora.

Sapeva di averlo imbarazzato con il suo complimento ma era ciò che pensava veramente.
Michael effettivamente era arrossito, ma non si vergognò più di tanto.
Con il naso immerso nei riccioli profumati dell'amica, fissò il vuoto con uno sguardo pieno di soddisfazione, e un mezzo sorriso da beato idiota stampato sulla faccia.
Era troppo contento per badare alle sue espressioni.

- Penso che si possa uscire ora. - disse a un certo punto. Prese Jackie a braccetto e una volta fuori dalla stanza trovarono i BG ammucchiati davanti alla porta.

- Lo spettacolo è continuato? - chiese Michael ad Albert, che era il capo- squadra.

- Si, i corridoi sono tranquilli ora. - rispose il biondo, che attraverso gli occhiali scuri osservava le braccia intrecciate dei due giovani con lieve interesse.

Michael decise di approfittare di quella calma per camminare un pò da solo con Jackie, per rilassarsi e per attendere il momento di tornare a casa.
I due cominciarono a chiacchierare spensieratamente della serata quando, appena svoltato un angolo, un'imponente e massiccia figura sbarrò loro la strada.
Non era un BG, no, poiché era vestito elegantemente.
Non poteva nemmeno quindi fare parte dello staff.
Michael alzò lo sguardo per guardare in faccia l'uomo e appena ne riconobbe i tratti, cioè quasi subito, si immobilizzò, stupefatto.
Anche Jackie rimase a bocca aperta, poiché come Michael aveva riconosciuto nell'uomo la figura di uno dei loro miti.
Da piccoli avevano adorato diversi personaggi dello spettacolo, fra cui James Brown, Charlie Chaplin e Coleman Mitcheel, che ora stava davanti a loro.

Michael credette di sognare.
L'uomo invece non si stupì delle loro facce basite, anzi, ne sembrò divertito.
Addolcì lo sguardo e lo risolve al giovane.

- Scusami Mr. Jackson - disse in tono pacato. - Sono Coleman Mitcheel. Potrei rubarti un secondo, per favore?

 
  
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