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Autore: Xephil    26/12/2018    4 recensioni
Concluso il Rating Game con Raiser, la vita di Zayden e del gruppo Gremory sembra essere tornata in una condizione di pace.
Ancora una volta, però, tale calma non è destinata a durare: due misteriose guerriere della Chiesa giungono in città per contrastare un nemico riemerso dal doloroso passato di Kiba e intento a scatenare un nuovo orrore sul mondo. E quando viene rivelata la sua alleanza con un nuovo, potente nemico in grado di minacciare le Tre Grandi Fazioni stesse, Zayden si troverà costretto da una parte a proteggere il suo nuovo gruppo e dall'altra a impedire che l'ormai furente Kiba sprofondi per sempre nello stesso baratro oscuro che lui ha già conosciuto: la vendetta.
Nel frattempo, altri individui riemergono dal passato e il futuro del Sekiryutei sembra divenire ogni giorno più incerto e buio...
Dalla storia:
[“E che altro dovrei dire con quest'improvvisata?!”
“Secondo te, cosa può voler dire che sono venuta qui? Non potrebbe essere semplicemente che un'anziana nonna è venuta a trovare suo nipote per vedere come sta, razza di somaro?”
...
"Sai, Ddraig, ho sempre più l'impressione di essere venuto al mondo proprio per rompere il culo agli esseri sovrannaturali come questo corvaccio!"]
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Rias Gremory, Un po' tutti, Yuuto Kiba
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'DxD: A Dragon's Fate'
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Life 3: Il vero nemico
 


 
Il giorno dopo…
 
 
Mi trovavo seduto al Naoru, un bar vicino al centro della città. L’avevo scoperto durante le mie prime due settimane di vita in Giappone ed era presto diventato uno dei miei luoghi abituali per quando volevo uscire a farmi una passeggiata o una corsetta e magari fermarmi a bere o mangiare qualcosa di fresco. Era un locale piccolo e semplice, ma i gelati che preparavano erano artigianali e ottimi, dunque si trattava di un buon posto per un piccolo break.
Avevo preso un tavolino fuori e ordinato una coppa che i gestori chiamavano Niji, traduzione: ‘arcobaleno’. Un nome azzeccato e che era già tutto un programma, visto che erano 7 gusti differenti amalgamati insieme in una splendida collina dolce di altrettanti colori. Che gioia per il palato!
Mentre gustavo il gelato, osservai l’orologio. Le 15 in punto. Saji dovrebbe arrivare più o meno… Voltai lo sguardo verso un’ombra che si accostava al mio tavolo. Ora.
 
“Buongiorno, Ward-senpai! Spero di non averti fatto aspettare troppo” mi salutò il giovane diavolo con cordialità ma anche un certo nervosismo. Era chiaramente a disagio per quest’incontro programmato con così poco anticipo e il fatto che fossi il famigerato Sekiryutei del quale tanto si parlava ultimamente non aiutava.
 
“Affatto. Anzi, sei in perfetto orario” risposi, decidendo per prima cosa di placare il suo nervosismo. “Siediti, ordina qualcosa se vuoi. Offro io oggi.”
 
“S-sul serio? Ma, senpai, non voglio approfittare di-”
 
“Non approfitti di niente se sono io per primo a offrire, quindi stai tranquillo. Vedo bene che sei nervoso, ma non preoccuparti: non ti ho chiamato perché ho qualche sentimento negativo verso di te o qualcos’altro del genere.”
 
“Oh. Okay.” Saji non parve ancora del tutto convinto, ma si rilassò visibilmente e si accomodò sulla sedia davanti a me.
 
“Che cosa ordini? Dolci o gelati qui sono ottimi” gli suggerii.
 
“Grazie, ma ora non ho fame. Mi basta qualcosa da bere.”
 
“Come preferisci.”
 
Lo vidi ordinare e ricevere solo un minuto dopo un succo di frutta, che bevve con aria soddisfatta. Lo capii: era una giornata calda, non certo afosa, ma abbastanza da rendere bere o mangiare qualcosa di fresco particolarmente piacevole. Lo lasciai gustarsi la bevanda ancora per un po’, poi decisi finalmente di parlare: “Suppongo ti starai domandando perché ti ho chiesto d’incontrarmi oggi in privato, giusto? Tra parentesi, scusa il poco preavviso, ma dovevo agire in fretta” chiesi in tono neutrale.
 
Saji alzò subito le mani. “No, non serve che ti scusi, senpai. Per fortuna, avevo la giornata libera, quindi non c’è problema.” Bevve un altro sorso di succo, rimanendo silenzioso per un attimo. “Per quanto riguarda la tua domanda… Posso considerarla come una domanda retorica?”
 
“Naturalmente. E io considererò questa tua risposta-domanda come un sì, perciò passerò subito a rispondere ai tuoi interrogativi su quest’incontro.” Finii ciò che restava del gelato prima di proseguire. “Genshiro Saji. Sto cercando qualcuno per un’avventura.”
 
[…Questa è la tua grande spiegazione? Una citazione da ‘Lo Hobbit’?]
 
Beh? È la verità e mi sembrava anche il modo più cool di definire quello che ci toccherà fare nell’immediato futuro.
 
[Più cool?! Partner, è fottutamente riduttiva come spiegazione! Persino come citazione è piuttosto penosa in questo frangente!]
 
Se avevi una spiegazione migliore, perché allora non me l’hai suggerita, visto che fai tanto il saputone?!
 
[Dopo tutto questo tempo che ti conosco, credevo saresti stato capace di trovare di meglio da solo! Ahiahi, devo averti sopravvalutato…]
 
…Ho l’impressione che tu invece stia diventando fin troppo stronzo e petulante ultimamente. Stupido varano dipinto…
 
[Frena la lingua, ominide deviato. Per quanto giocare a passa l’insulto con te sia divertente, ora hai altro da fare, perciò vedi di tornare serio.]
 
Non ho certo bisogno che tu me lo dica. Ora taci e lasciami continuare.
 
Saji, nel frattempo, era rimasto fortemente sorpreso dalla mia affermazione. “…Ehm, cosa? N-Non ho capito…”
 
“Era solo una citazione che mi sembrava adatta al contesto, tranquillo se non l’hai capita. Battute a parte, parliamo seriamente.” E in qualche minuto spiegai a Saji la situazione attuale e che cosa volevo da lui. Quando ebbi finito, la sua prima reazione fu…
 
“Ma sei IMPAZZITO?!” …Alzarsi in piedi di scatto e urlare come un pazzo. What a great beginning.
 
“Abbassa la voce, Saji. Ti stanno guardando tutti” lo rimproverai in tono calmo.
 
Lui sembrò rendersene conto e tornò a sedersi prima di parlare ancora, stavolta a volume più basso: “Con tutto il rispetto, Ward-senpai, non dire sciocchezze! Credi davvero che possa immischiarmi in una simile storia?! Mi vengono i brividi solo a pensare a cosa mi potrebbe fare Kaichou se lo venisse a sapere! Cioè, tu vuoi che ti aiuti a distruggere quelle cose?! Perché proprio io? E perché ti serve il mio aiuto? Tu sei l’inarrestabile Sekiryutei, no? Hai praticamente distrutto Raiser Phoenix a quanto ho sentito! Un paio di Spade Sacre, anche se Excalibur, non dovrebbero essere un gran problema per te!”
 
“Allora, primo: per quanto mi piacerebbe dirlo, non sono inarrestabile, solo molto forte. Secondo: continuate tutti a parlarne, ma guarda che quel galletto non era affatto sto’ granché, quindi averlo pestato non mi sembra un’impresa tanto mirabolante. E terzo: no, in effetti hai ragione. Un paio di Spade Sacre, che siano Excalibur o no, non sono affatto un gran problema per me. Potrei distruggerle anche da solo, certo, ma in quel caso non otterrei il risultato che cerco, quindi non posso. Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti nel farlo.”
 
“E devi chiedere proprio a me quell’aiuto?! Potrei essere ucciso da Kaichou!”
 
Inarcai un sopracciglio. “Non ti sembra di esagerare adesso?”
 
“Per niente! Tu non conosci ancora bene Sona-Kaichou! Rias-senpai è severa ma al tempo stesso decisamente dolce, mentre Kaichou è sempre ed esclusivamente severa! Se sapesse che mi sono invischiato in un simile pasticcio senza il suo permesso, mi farebbe patire le pene dell’Inferno! Quindi no! Mi rifiuto categoricamente!” E si alzò facendo per andarsene.
 
Sospirai. Speravo potesse essere un po’ più facile convincerlo, ma a quanto pare Sona ha più ascendente di quanto pensassi sui suoi servi. Che palle… E va bene, proviamo così allora. “Koneko?”
 
L’istante successivo, Saji venne fermato da una forza invisibile dietro la siepe che aveva appena passato. Dietro di essa, seduta da sola a un altro tavolino, stava Koneko. Con un’enorme coppa di gelato davanti a sé, ben più grande della mia. Sul serio, questa ragazza è peggio di L e Majinbu messi insieme! Ma come fa con quel corpo minuto che si ritrova?!
 
“Allora sapevi che ero qui, Zayden-senpai” disse lei tenendo Saji per la camicia in modo da impedirgli di scappare.
 
“Certo che sì. Ho sentito la tua aura che mi seguiva non appena sono uscito di casa, ma visto che sapevo che non mi avresti messo i bastoni tra le ruote, non ho detto niente” risposi avvicinandomi e sedendomi al suo tavolo, per poi afferrare Saji e mettere forzatamente a sedere pure lui. “Ora che hai sentito tutto e sai cosa voglio fare con lui, che ne pensi?”
 
“Forse è meglio che io vada…” piagnucolò Saji cercando di alzarsi, ma stavolta fu Koneko ad afferrarlo e costringerlo a tornare seduto. Padrona severa o meno, era davvero lamentoso quel tipo. Possibile che fosse davvero il possessore dell’anima di un Re Drago? Bah. Quella storia di padroni e servi era una vera chiavica...
 
“Vuoi aiutare la Chiesa a distruggere le Excalibur” disse Koneko. “Lo fai per Yuuto-senpai, vero?”
 
Annuii. “Quelle due hanno detto chiaramente che sono qui per recuperare le Excalibur o, nel peggiore dei casi, distruggerle per evitare di lasciarle al nemico, quindi non gli interessa davvero lo stato delle spade. È sufficiente per loro essere in grado di riprenderle, intere o meno. Dall’altra parte, Kiba vuole a tutti i costi distruggere le Excalibur per vendetta, quindi, anche se per motivi diversi, il suo obiettivo è pressappoco lo stesso di quelle inviate della Chiesa o perlomeno porta all’incirca al medesimo risultato. Se riusciamo a convincerle a collaborare con lui e noi, saremo in grado di risolvere i problemi di entrambi e, dunque, di salvare Kiba dalla sua stessa vendetta.”
 
“Però non credo che accetteranno la tua offerta” osservò Koneko.
 
“Non preoccuparti, ho già un’idea su come riuscire a convincerle. E se tutto va bene, dovrei riuscire a far ragionare anche Kiba e farlo così rinsavire. Al momento è l’unica soluzione possibile e, considerando che i nostri nemici si stanno già muovendo, non c’è tempo per le sciocchezze o le cacce vendicative.”
 
L’espressione della ragazza era impassibile come sempre, ma mi sembrò farsi più risoluta mentre si alzava dal tavolo. “Per prima cosa, allora, dobbiamo trovare quelle due. Non mi piace muovermi senza dire nulla a Buchou e Akeno-senpai, ma lo faccio per un amico…” mormorò.
 
Le sorrisi e mi alzai a mia volta. “Dunque, intendi seguirmi anche tu?”
 
“Sì. Per Yuuto-senpai.”
 
Non resistetti alla tentazione e le diedi un buffetto sulla testolina bianca, che lei sembrò accettare con soddisfazione.
Poco dopo, tutti e tre eravamo in cammino per le vie della città, alla ricerca di Xenovia e Irina. Saji era ancora con noi, ma sembrava più disperato che mai. “Ehi, a questo punto, sarebbe lo stesso anche senza di me, no?” si lamentò. “Hai con te l’invincibile Torre, io ormai non ti servo più.”
 
“Vero, ma a me interessa soprattutto coinvolgere te in questa faccenda, quindi mi servi ancora eccome.”
 
“Ma perché io?! Cos’ho di così speciale?”
 
“Sei un compagno possessore di Sacred Gear e del potere dei draghi, no? Voglio vedere il tuo potenziale, farlo emergere completamente se possibile, e, a tal fine, niente aiuta di più di un po’ di sana, vecchia esperienza sul campo.”
 
Saji mi guardò sorpreso. “Vuoi dire che lo stai facendo per allenarmi? Non per aiutare Kiba?”
 
“Per entrambi i motivi. Anche se, in realtà, questo non sarà per te un vero allenamento, ma solo una prova. Ho detto a Sona che avrei giudicato le tue capacità un giorno o l’altro e ritengo che questo possa essere quel giorno.”
 
“L-L’ha detto Kaichou?!”
 
“Certo. Guarda che ci tiene che tu progredisca e diventi più forte. Fidati di me.”
 
“…Non so perché, ma non mi sento ancora convinto…”
 
“Ne riparleremo dopo. Ora dobbiamo trovare quelle due. Se continuassimo a girare a random, ci metteremmo troppo tempo, ma se mi concentro, non dovrebbe essere difficile riuscire a percepire le loro aure.” Pensai tra me e me che ci sarebbe voluto comunque un po’ prima di trovarle, dopotutto, non potevo certo pretendere che se ne stessero in piena luce in città con quei mantelli bianchi così appariscenti… Con quel pensiero, svoltai l’angolo seguito da Koneko e dal riluttante Saji.
 
“Date la vostra benedizione a queste pecorelle smarrite!”
 
“Abbiate pietà degli indigenti come insegna il Nostro Signore!”
 
E le trovammo. In piena luce e, per giunta, in pieno centro in città, coi loro appariscenti mantelli bianchi e un cartello accanto recante la scritta ‘Carità’. Sembravano disperate e la gente le guardava in modo strano o inquieto. You got to be fuckin’ kidding me…
 
“Come può essere? Questa è la realtà di un paese sviluppato come il Giappone? Ecco perché non mi piacciono i paesi che non hanno il profumo del nostro credo” si stava lamentando Xenovia.
 
“Non dire così, Xenovia. Abbiamo perso tutti i soldi che avevamo, quindi dobbiamo fare affidamento sulla carità di questi eretici, altrimenti non potremo procurarci il cibo, lo sai? Ahhh, non possiamo nemmeno acquistare un pezzo di pane!” fece Irina altrettanto scontenta.
 
“Bah. Tutto questo è accaduto perché hai comprato quel quadro falso.” Xenovia indicò il dipinto di un supposto santo appoggiato al muretto alle loro spalle. Era stato disegnato veramente male, pareva più l’acquerello di un bambino dopo che ci avevano sputato sopra. Che diavolo era quello schifo? Non dirmi che le hanno truffate in una mostra fasulla?
 
“Cosa stai dicendo? Questo dipinto è il disegno di qualcuno che sembra un santo! Questo è ciò che la persona della mostra mi ha esposto!” protestò la sua compagna.
 
“Allora sai chi è la persona nel disegno? Io certamente non lo so.”
 
La persona del dipinto certamente sembrava uno straniero che indossava abiti poveri e aveva qualcosa in testa. C'era anche un angelo bambino sullo sfondo con una tromba, che galleggiava nell'aria.
“…Penso che sia… San Pietro…?” azzardò Irina dopo averci pensato su.
 
Ma per favore. Io non sono di certo il miglior esperto in fatto di santi e chiesa, ma ho visto parecchi ritratti, quadri e raffigurazioni varie su di essi e, se c’è una cosa di cui sono sicuro, è che San Pietro non ha affatto quell’aspetto. In nessuna delle sue raffigurazioni, pensai con un certo disagio. Quella scena era ridicola.
 
“Non scherzare. San Pietro non potrebbe mai avere un simile aspetto.” Non credevo che l’avrei mai anche solo pensato, ma per una volta sono d’accordo con te, bluette.
 
“No, deve aver avuto un aspetto simile! Sono sicura di questo!”
 
“Aaah, perché il mio partner deve essere una persona come te… Dio, è anche questa una prova?”
 
“Ehi, non tenere giù la testa. Sembri davvero una disperata quando tieni la testa bassa, non farlo.”
 
“Stai zitta! Ecco perché i protestanti sono chiamati eretici! Voi avete convinzioni diverse rispetto a noi cattolici! Mostra più rispetto ai santi!”
 
“Che cosa! Questo è sbagliato, è il cattolicesimo che è ancora influenzato da antiche leggi!”
 
“Che cosa hai detto, eretica?”
 
“Che cosa hai detto, eretica?”
 
Quelle due cominciarono a discutere e a sbattere la testa l’una contro l'altra.
Poi, mentre ci avvicinavamo, sentimmo un rumore rombante provenire dai loro stomaci ed entrambe caddero per terra tenendosi le pance con aria sconsolata e sofferente. Era palese che stessero morendo di fame. E quelle erano davvero le inviate dalla Chiesa per recuperare o distruggere le Excalibur?
This is the worst charity. Ever.
 
[Of all time.]
 
*
 
“È delizioso, Irina! Il cibo di questo Paese è delizioso!”
 
“Sì! Questo è il sapore del cibo della mia patria! E il menu di questi ristoranti per famiglie ristora la mia anima!”
 
Le due avevano iniziato ad abbuffarsi come animali nel momento esatto in cui erano arrivate le prime portate del ristorante per famiglie in cui le avevamo portate. Non era stato difficile convincerle a seguirci: nello stesso istante in cui avevo detto che offrivo loro da mangiare, erano letteralmente corse dietro di noi accettando all’istante la mia offerta. E ora si stavano divorando praticamente ogni singolo piatto del menu del posto, era a dir poco assurdo. Ancora una volta non riuscivo a non chiedermi se fossero davvero loro le giustiziere inviate dalla Chiesa per risolvere il ‘caso Excalibur’. Al momento mi sembravano solo due coccodrilli su una carcassa di bufalo o zebra dopo un anno di digiuno.
 
“Che-che fame spaventosa” commentò Saji osservandole allibito.
 
“L’hai detto. Stavano davvero per morire di fame.” In quel momento, la cameriera portò un altro piatto con hamburger, riso e verdure grigliate e delle zuppe di miso, su cui entrambe si buttarono immediatamente. Un fastidioso formicolio mi fece vibrare la palpebra inferiore sinistra. Avevo offerto io il cibo e dunque era ovvio che non avrei fatto pagare Koneko o Saji, sarebbe stata pura maleducazione… Ma un conto era pagare per un gelato e un succo di frutta, un altro pagare per l’intero menu di un ristorante! Che cazzo di salasso! Maledizione a te, Yuuto Kiba! Giuro che, se non ti fai ammazzare dalla tua vendetta, ti ammazzo io non appena questa fottuta storia è finita!
 
Finirono diversi minuti dopo, lasciandosi dietro solo pile di piatti a malapena sporchi da quanto li avevano ripuliti di tutto il cibo. Solo che sembravano più sconvolte che mai. “Che cosa abbiamo fatto?” mormorò Xenovia inorridita di colpo. “Anche se è stato un atto di aiuto, essere aiutate da un eretico e dei diavoli è inconcepibile!”
 
“Ahhh! Abbiamo appena venduto al diavolo le nostre anime!” fece Irina unendo le mani in preghiera.
 
“Sarebbe questo il ringraziamento per avervi sfamate e, probabilmente, salvato la vita? Bella riconoscenza.” Erano fortunate che mi serviva il loro aiuto per il mio piano, altrimenti le avrei trasformate in concime per il mio giardino. A tal proposito, chissà se dell’humus ricavato da corpi umani potrebbe mai essere un buon fertilizzante…
 
[Bella pensata. Hannibal Lecter sarebbe fiero di te, lo sai?]
 
Nah, quello le mangiava le persone. Io voglio solo ridurle in poltiglia e usarle per fertilizzare l’orto. Per ora.
 
[Se stai pensando di mangiarti un essere umano intero, un giorno, lascia che ti dia un consiglio: non farlo. Sono terribili: magri, ossuti e pieni di grassi malsani e altre sostanze disgustose che avete assimilato da chissà quale dieta. Sinceramente, una galletta da marinaio o un singolo chicco di riso danno più soddisfazione di un intero corpo umano.]
 
Tu mangiavi le persone?
 
[Ero un drago libero, partner. Facevo e mangiavo tutto quello che volevo.]
 
Giusto. E non è proprio per questo motivo che ora sei intrappolato per l’eternità in una Sacred Gear?
 
[…Okay, ora stiamo divagando troppo! Non avevi un'importante questione da discutere con quelle due? Concentrati su quella.]
 
Come vuoi tu… Rosso.
 
[A volte ti odio davvero.]
 
Me la risi sotto i baffi. Ddraig odiava essere chiamato con quel termine perché gli ricordava il suo eterno rivale, il Vanishing Dragon, e il motivo per cui era ora rinchiuso nel Boosted Gear. Ogni volta che lo chiamavo così, nella mia mente balenava l’immagine di lui che si girava e mi dava ostinatamente spalle e silenzio per almeno mezza giornata. Chi se lo aspettava che anche i Draghi Celesti potessero essere così sensibili? Eheheh…
 
“Grazie per il pasto! Mio Signore, per favore, abbi pietà di questi diavoli ed eretici gentili!” aveva intanto esclamato Irina facendosi il segno della croce.
E nello stesso istante in cui pronunciò quelle parole, Saji e Koneko si piegarono sul tavolo tenendosi la testa con le mani e mostrando espressioni chiaramente sofferenti.
 
Trattenni a fatica un face palm. “Ti dispiacerebbe tenerti per te le tue benedizioni? Io non me ne faccio niente e loro ci rimediano solo un’emicrania, dovresti saperlo. Abbi tu pietà di noi, visto che vi abbiamo fatto un favore.”
 
“Ops! Scusatemi! È la forza dell’abitudine” replicò lei con un sorriso innocente.
 
Stavolta non mi trattenni e il mio palmo sbatté sonoramente sui miei occhi. Forza dell’abitudine, dice lei… Goddammit…
 
Xenovia, intanto, finì di bere un bicchiere d’acqua prima di rivolgersi a noi. “Allora, per quale motivo ci cercavate?” chiese con un’espressione estremamente seria.
 
Non intendeva girarci ulteriormente intorno, era chiaro. Meglio così. Non intendevo farlo neanch’io. “Vogliamo aiutarvi a distruggere le Excalibur.”
 
“Che cosa?”
 
Le spiegai le mie intenzioni in modo rapido ma preciso e, curiosamente, le due ebbero due reazioni piuttosto differenti: anche se non mi risposero subito, Irina era chiaramente contraria, mentre Xenovia sembrava star sinceramente considerando di accettare la nostra proposta. Quell’impressione venne confermata nel momento in cui, infine, rispose: “Capisco. In tal caso, lasceremo che ne distruggiate almeno una.”
 
“Cosa? Aspetta, Xenovia! Sei sicura?” protestò Irina. “Anche se vogliono aiutarci, si tratta pur sempre di diavoli ed eretici, lo sai?”
 
“Il nemico è un leader degli angeli caduti, per giunta non uno qualunque ma Kokabiel. Onestamente, credo che sarebbe difficile recuperare tutte e tre le Excalibur e affrontare lui per noi due sole.”
 
“Lo so, ma…!”
 
“I nostri obiettivi minimi sono recuperare le Excalibur o distruggerle se necessario. Anche se usassimo la nostra ultima risorsa, le probabilità di sopravvivenza sono solo del 30%.”
 
“Ma eravamo preparate a un simile rischio quando siamo venute qui!”
 
“È vero. Questo perché, fin dal principio, abbiamo accettato questa missione con la consapevolezza di doverci sacrificare per la sua riuscita.”
 
“E non è quello che noi cerchiamo nella fede?”
 
“Ho cambiato il mio pensiero. Le mie convinzioni sono flessibili, così posso agire nel migliore dei modi.”
 
“Tu! L’avevo pensato per un lungo periodo di tempo, ma ora devo proprio dire che la tua fede è un po’ strana!”
 
“Non lo nego, ma penso anche che sia nostro dovere compiere la nostra missione e tornare sane e salve. Mi sbaglio? Intendo continuare a vivere e combattere per Dio.” Mi rivolse uno sguardo enigmatico. “Ecco perché noi non chiediamo l'aiuto dei diavoli. Invece, come ci ha detto anche lui, noi chiediamo l'aiuto di un drago. I nostri superiori non ci hanno detto di non prendere in prestito la forza di un drago, no?”
 
“Non sbagli, no, ma...”
 
Hmm… Un confronto interessante, pensai tra me e me, accarezzandomi il mento con le prime due dita. Quello che, a prima vista, poteva sembrare un semplice diverbio tra diversi pensieri, era in realtà molto di più: quello scambio mi aveva fatto capire molte cose sulle due, in particolare le loro differenze. Senza muovere la testa, diressi gli occhi verso Irina. Irina è chiaramente una fedele pura e convinta, non devia dalle sue convinzioni e ritiene la sua fede e la parola di Dio verità assolute da non contravvenire assolutamente. Spostai lo sguardo verso Xenovia. Dall’altra parte, invece, Xenovia, per quanto fedele e determinata nel dovere affidatole dalla Chiesa, non ha problemi a piegare le proprie idee e pensieri se ciò dovesse andare a vantaggio suo, della sua compagna e della loro missione. È in grado di accettare compromessi e variazioni impreviste che qualunque altro fedele fanatico o semplicemente puro non potrebbe accettare. Le guardai entrambe allo stesso tempo. Interessante contrapposizione. All’inizio credevo fossero entrambe della stessa pasta e avessero lo stesso pensiero, invece, anche se dalla stessa parte, le loro menti e ideologie personali sono molto diverse tra loro, quasi opposte. Curioso che le abbiano messe insieme come partner. Che siano anche loro un esperimento della Chiesa, solo meno spirituale e più psicologico? Un pensiero mi balenò in mente di colpo e quasi sorrisi. Mi chiedo…se rivelassi loro quella verità, come reagirebbero? Allo stesso modo o diverso l’una dall’altra? Sono davvero curioso adesso. Potrei anche…
 
[Partner, credevo fossi qui per un altro motivo. Non è il momento per i tuoi esperimenti personali.]
 
La voce di Ddraig mi riscosse e scacciai quel pensiero. Ma che vado a pensare? Non devo sconvolgerle proprio ora che devo portarle dalla mia parte per fare ciò che ho in mente. Non ora poi che ho trovato un punto su cui fare leva per convincerle. Meglio concentrarsi sul presente. Grazie, Ddraig.
 
[A buon rendere. Uff… Certe volte, la tua bipolarità mi fa rizzare le scaglie sul dorso.]
 
Tornai a rivolgermi alle due: “Xenovia ha ragione: non state infrangendo nessuna regola o legge, dopotutto. Forse sono un eretico dal vostro punto di vista, ma non sono un diavolo o un angelo caduto, sono un umano come voi. E possiedo il potere di un Drago Celeste, il Sekiryutei. E, come tutti sanno, non esiste nessuna vera rivalità o inimicizia tra la Chiesa e i draghi, dunque tecnicamente non sono un vostro nemico e voi non avete alcun vero motivo per non accettare il mio aiuto. Detto questo, qualunque screzio possiamo aver avuto in precedenza, ora intendo metterlo da parte perché ho bisogno di voi per risolvere questa faccenda nel migliore dei modi e senza effetti collaterali per nessuno di noi. Io vi presterò il mio potere e voi, in cambio, accetterete di lasciare Kiba distruggere quelle Excalibur, lui avrà la sua vendetta, voi tornerete a casa col vostro carico e completerete la missione senza screditare nessuno, i Gremory non perderanno il loro Cavaliere e io avrò una rottura di scatole in meno. Insomma, è una vittoria per tutti. Non credete anche voi?”
 
Entrambe avevano gli occhi sgranati; alla fine, fu Xenovia a parlare per prima: “Sono d’accordo. Se agiamo in questo modo, non solo potremo sopravvivere, ma anche portare a termine la missione senza intoppi. A quanto ho visto nel nostro scontro, posso presumere che tu sappia controllare molto bene il potere del tuo drago e, dal momento che si dice che i Draghi Celesti possano distruggere anche Dio e i Maou al loro massimo, distruggere i frammenti di Excalibur dovrebbe essere un gioco da ragazzi per te. Chissà, forse è stata la volontà di Dio a volere il nostro incontro.”
 
Trattenni a fatica uno sbuffo. Assai improbabile…
 
“Ce-certo, non ci hanno detto di non prendere in prestito la potenza di un drago... Ma ora stai dicendo cose senza senso! La tua fede è decisamente strana!” sbottò Irina, ancora non convinta.
 
Che noiosa, santo cielo… “Se proprio ti dà fastidio accettare il mio aiuto, pensala come una tregua e un’alleanza temporanea per il bene superiore. Nessuna fazione, né quella dei diavoli né quella degli angeli o degli angeli caduti, non ne ha mai fatta almeno una per i propri interessi e obiettivi. Il mio Boosted Gear è già di suo una prova più che tangibile di una vecchia alleanza tra il Dio e i santi che tanto lodate e i loro peggiori nemici, lo sapete, vero? Voi non state facendo niente di diverso, anzi, è qualcosa di ben minore, visto che non collaborerete direttamente con la fazione nemica, ma solo con un esterno. Io collaboro coi diavoli e con voi insieme, ma questo non vi rende loro alleate, semplicemente miei complici nel mio obiettivo che, casualmente, porterà benefici notevoli anche a voi. Così va meglio?”
 
Ancora una volta, entrambe rimasero inizialmente mute, ma stavolta Irina non ebbe da ridire, dunque potevo dire che il negoziato era stato un successo. Perfetto. La prima fase è completa. Ora passiamo alla seconda… Con quel pensiero, mi voltai verso Koneko. “Potresti darmi il numero di Kiba, per favore?”
 
*
 
“Capisco… Ma, onestamente, non credo che il possessore di una Excalibur permetta la distruzione delle altre” disse Kiba, per nulla contento.
Dopo che l’avevo chiamato al cellulare e spiegato la situazione, aveva accettato di incontrarci alla fontana situata al centro del parco dove avevo avuto il mio primo scontro con Raynare. Era il tramonto e dunque il posto era deserto a parte noi, in questo modo potevamo parlare tranquillamente e senza interruzioni esterne. Purtroppo, però, la discussione non era partita nel migliore dei modi.
 
“Proprio tu parli?” ribatté Xenovia. “Non ti sei volontariamente allontanato dalla casata dei Gremory? Potrei pure considerarti un Randagio e ucciderti qui sul posto.”
 
“Quella è un’altra opzione.”
 
Kiba e Xenovia si guardavano come due lupi che si contendevano una carogna. Lei stava addirittura estraendo la sua Excalibur, mentre lui stava generando un cerchio d’evocazione nella mano destra. Erano letteralmente a un passo dall’aggredirsi a vicenda. Quanta pazienza che ci vuole, pensai seccato prima di posizionarmi tra loro. “Adesso basta voi due. Abbiamo già deciso di agire insieme per questa missione, l’avete dimenticato? Io ho dato la mia parola e voi mi avete dato la vostra, quindi non combattiamo tra noi, non è per questo che siamo qui.” Lasciai fuoriuscire un minimo della mia aura e del mio istinto omicida. “Placate i vostri bollenti spiriti, è l’ultima volta che ve lo chiedo con le parole. La prossima userò maniere meno delicate che, fidatevi, non vi piacerebbero affatto. Siamo d’accordo?”
 
Dopo qualche istante, entrambi si calmarono e rilassarono, anche se sembrarono farsi più cauti nei miei confronti. Almeno non si sarebbero scannati di nuovo.
Xenovia riprese la parola: “Comprendo pienamente le ragioni del tuo odio verso il Progetto Spada Sacra. Quell’incidente è stato classificato come uno dei più gravi all’interno dell’organizzazione. Ecco perché tutti quelli coinvolti nel progetto sono stati giudicati eretici ed esiliati. E ora il suo ex-capo è dalla parte degli angeli caduti.”
 
Kiba guardò Xenovia con forte interesse. “Chi è questa persona?”
 
Fu Irina a rispondere: “Balba Galilei. L’uomo conosciuto come ‘l’Arcivescovo del Genocidio’.”
 
“Balba Galilei. È lui il mio obiettivo...” mormorò Kiba, una nuova luce vendicativa che gli brillava negli occhi.
 
E così ora abbiamo un nome. Perfetto. “Questo Balba utilizza come agenti i preti rinnegati come Freed?” domandai.
 
“Sì, esatto. Per gli scomunicati, non è raro riunirsi, perciò ci sono alte probabilità che Balba sia immischiato in tutta questa storia” rispose Xenovia.
 
Kiba sospirò. “Sapendo ciò, non ho ragioni per non unirmi a voi.”
 
“Allora è deciso!” dichiarò vivacemente Irina.
 
“In tal caso, passiamo alla strategia di cooperazione” disse Xenovia scrivendo qualcosa su un blocco note con una penna; una volta finito, strappò il foglio e me lo diede. “Se succede o sapete qualcosa, chiamateci a questo numero.”
 
“Siamo d’accordo” risposi prendendo il foglio e mettendolo via.
 
“Uno di questi giorni ti ripagherò per il pranzo, Sekiryutei Zayden Ward.”
 
“Meglio che lo accetti come semplice regalo e lasci perdere. Il mio portafogli sta ancora piangendo e non so quanto sia capiente il tuo. Fidati.”
 
“Grazie per il pasto, Zayden-kun! Se la prossima volta, vorrai discutere ancora in modo pacifico come oggi, ne sarò ben lieta! Sono sicura che Dio lo permetterà se sei tu, che mi hai offerto un pasto!” disse allegra Irina facendomi un occhiolino, prima di allontanarsi insieme alla sua compagna.
 
Le osservai andare via prima di tornare a rivolgermi agli altri. “Beh, è andata bene.”
 
“Non è andata affatto bene!” sbottò Saji tra il disperato e il furente. “Non solo rischio di venire ucciso, ma potremmo anche far iniziare una guerra tra i diavoli e la Chiesa! Te ne rendi conto?!”
 
Non credevo fosse un tipo così esagitato. Anche se, in effetti, non potevo davvero biasimare la sua agitazione. Prima che potessi rispondergli, però, fu Kiba a parlare: “Zayden-senpai, perché hai fatto tutto questo? Per me? O per Rias-Buchou? O c’è altro sotto?”
 
Sospirai e mi voltai per guardarlo in faccia. “Niente di segreto o particolare, no. Lo faccio per tutti questi motivi, ma anche per altro. Ricordi cosa mi dicesti dopo lo scontro con quel Diavolo Randagio, nella palestra della scuola?”
 
“Sì, mi ricordo.”
 
“In parte, avevi ragione: io conosco molto bene la vendetta perché ci convivo tuttora. Tuttavia, ho con lei un passato e un rapporto costruito con il tempo che tu a stento immagini e che mi ha permesso di capire molte cose. Tra queste, la più importante che ho imparato è che vivere solo per la vendetta è il peggiore degli sbagli. Che tu decida di abbandonarla o di seguirla fino alla fine non è davvero importante. Ma decidere se vivere per la vendetta o con la vendetta? Quello è fondamentale. Io li ho visti entrambi: ho visto chi vive per la vendetta, rendendola il solo dovere della propria vita, e chi invece ci convive, senza mai poterla abbandonare ma nemmeno facendone la propria unica ragione di vita. Io, Kiba, ho deciso di appartenere a questa seconda categoria, perciò hai ragione quando dici che anch’io sono un vendicatore, ma al tempo stesso ti sbagli a dire che noi siamo uguali. Perché la strada che hai scelto tu può portarti a una sola fine: l’autodistruzione. E siccome io questo l’ho già visto più volte e ne sono stanco, ora non lo voglio più vedere in nessuno, nemmeno in te.”
 
Kiba rimase interdetto per diversi secondi, poi abbassò lo sguardo. “Volevo dirvi di non intromettervi oltre, di lasciar perdere questa storia perché questa è la mia vendetta e non volevo coinvolgervi fino al punto di non-ritorno. Ma dopo averti ascoltato… Non riuscirò ad allontanarvi, vero, senpai?”
 
Mi avvicinai a lui e incrociammo di nuovo gli sguardi. “No. Tutto questo non riguarda solo te, dopotutto. Molte persone sarebbero tristi se tu finissi per morire, Rias e Asia prima di tutte, e io stesso non ne sarei felice. Sarò sincero: non ti considero ancora come un amico, Kiba, ma sei comunque un mio compagno e una persona con un animo nobile e non voglio vederti finire così. Non saresti il primo che vedo finire così senza aver potuto fare nulla per aiutarlo ed è un’esperienza che non intendo ripetere mai più. Per questo, farò tutto ciò che posso per aiutarmi.”
 
Kiba era così stupito che non parlò per un po’. Sorprendentemente, fu Saji a riprendere parola: “Ehm, io non sono coinvolto in tutto questo…” disse incerto. “Non ne so molto, perciò… Qual è esattamente la relazione tra Kiba e le Excalibur?”
 
Guardai il Cavaliere in questione. “Vogliamo tutti aiutarti, ma tu devi fidarti e aprirti completamente a noi, così che possiamo capirti. Parliamo, per favore.”
 
Kiba annuì e iniziò a raccontare per filo e per segno la sua esperienza col Progetto Spada Sacra, com’era stato preso, cresciuto e usato insieme a innumerevoli altri ragazzini come lui, trattati come semplici cavie per gli esperimenti con la Spada Sacra. “…I giorni passavano e gli esperimenti continuavano. Ci hanno privato della libertà, non considerandoci nemmeno esseri umani. Eppure, credevamo di essere stati scelti da Dio e speravamo di diventare speciali un giorno. Era quello in cui credevamo fermamente… Ma, alla fine, nessuno di noi riuscì ad impugnare la Spada Sacra. L’esperimento si rivelò un fallimento e, a quel punto, decisero di sbarazzarsi di noi per nascondere la sua esistenza. Ci hanno avvelenati con un gas velenoso mentre eravamo ancora vivi, dicendo ‘Amen’. Tossendo violentemente, vomitando sangue, soffrendo stesi sul pavimento, ancora cercavamo di pregare Dio perché ci salvasse. Ma nessuno ci ha salvati. Io riuscii a fuggire solo grazie al sacrificio dei miei compagni, ma non feci molta strada prima che il gas inspirato cominciasse ad uccidere anche me. È stato allora che l’ho incontrata. Buchou mi ha salvato e io le sono davvero grato per questo e per avermi accolto nella sua famiglia.” Abbassò lo sguardo, combattuto. “Ma…non posso nemmeno dimenticare che sono riuscito a scappare grazie ai miei compagni. Ecco perché ho riversato tutto il mio odio nelle mie lame demoniache, insieme al desiderio di distruggere le Excalibur. Questo è il mio dovere.. come ultimo sopravvissuto. È la mia espiazione.”
 
Come immaginavo, aveva avuto davvero un difficile passato, uno crudele e ingiusto come pochi. Mi sbagliavo su questo ragazzo, pensai. Non è un semplice principino come potrebbe sembrare a prima vista e nemmeno un qualunque servetto privo di volontà. Ha visto e provato cose che la maggior parte delle persone stenta a immaginare. Anche lui, inoltre, non ha mai avuto una scelta nella propria vita. Eppure, nonostante tutto, è riuscito a riprenderla in mano, anche grazie a Rias. Sono piacevolmente sorpreso. Un dubbio mi attraversò la mente: Possibile che tutta la Scacchiera di Rias sia composta da diavoli reincarnati con un passato terribile alle spalle? Per questo le sono così fedeli?
 
Un pianto disperato mi riscosse, riportandomi al mondo reale: era Saji che piangeva e urlava senza controllo, addirittura tamponandosi gli occhi con le mani. “Kiba!” gemette prendendogli una mano con tanta foga da farlo sobbalzare. “Non avrei mai pensato che tu avessi un passato così terribile! Dannazione! È proprio vero, non c'è alcun Dio o speranza in questo mondo! In questo momento provo tanta simpatia per te! Sì, è una storia orribile! Ora capisco perché provi così tanto rancore contro quelle persone provenienti dalla Chiesa e le Excalibur! Devo dirti la verità: prima non mi piacevi perché ti credevo solo un ragazzo belloccio e idolatrato… Ma adesso è diverso! Ti aiuterò!” Subito dopo, balzò invece davanti a me e prese la mia di mano. “Zayden-senpai! Dopo aver sentito tutto questo ed essere arrivato fin qui, al diavolo la punizione di Kaichou! Giuro che vi aiuterò fino alla fine!”
 
Accidenti, che cambiamento… Non credevo fosse un tipo così sensibile. Beh, meglio così. “Grazie, Saji. Sei proprio un bravo ragazzo” gli dissi sorridendo. “E non preoccuparti per Sona, prometto che ci metterò una buona parola io per te. Ho un’idea su come calmarla, se mai dovesse arrabbiarsi.”
 
“D-Davvero?! E quale sarebbe?”
 
“Vedrai. Ora è meglio muoversi.”
 
In quel momento, anche Koneko si avvicinò a Kiba e gli prese la manica della camicia. “Ti aiuterò anch’io” mormorò guardandolo con un’espressione addolorata che non le avevo mai visto. Il contrasto con la sua solita inespressività fu tale che tutti e tre ne rimanemmo rapiti. “Mi sentirei triste senza di te, Yuuto-senpai.”
 
Kiba sbatté le palpebre prima di sorridere. “Me l’hai fatta. Se pure Koneko-chan me lo chiede con quell’espressione, allora non posso agire in modo avventato. Heh. Immagino di non potercela proprio fare da solo.” Si rivolse a tutti noi. “Ora che sappiamo contro chi dovremo combattere, vorrei accettare la vostra offerta.”
 
Sorrisi e annuii soddisfatto. A questo punto, il gruppo per la distruzione delle Excalibur era ufficialmente formato. E così anche la seconda fase del mio piano è completa. Ora manca solo la terza…
 
*
 
Quella notte…
 
 
Io, Saji, Kiba e Koneko c’incontrammo con Irina e Xenovia nello stesso parco non appena fu passata l’ora di cena. Le ragazze ci avevano fornito degli abiti da prete e delle finte croci che gli altri avrebbero potuto indossare senza essere feriti in quanto diavoli. L’idea era di perlustrare la città fino a trovare qualche traccia di Freed e dei suoi alleati o, perlomeno, attirare lui con l’idea di un facile bersaglio tipo i preti che aveva ucciso da quando era qui.
“Dei diavoli che si vestono da preti…” commentò Saji piuttosto spaesato.
 
“Senza sarebbe più complicato” rispose Irina.
 
“Non importa. Farò di tutto pur di raggiungere il mio obiettivo” fece invece Kiba infilandosi la veste senza battere ciglio.
 
“Muoversi tutti insieme sarebbe controproducente. Dividiamoci in due gruppi” consigliò Xenovia.
 
“Sono d’accordo. Io e gli altri controlleremo la parte orientale della città, voi la parte occidentale” risposi io.
 
“Va bene. Se succede qualcosa, contattateci tramite i cellulari.”
 
“Tutto chiaro. Meglio muoverci adesso.” Stavo per muovermi insieme agli altri, quando sentii la voce di Xenovia chiamarmi di nuovo:
 
“Zayden Ward. Non ti ho detto una cosa quando ci siamo scontrati. Allora ero troppo sconvolta e arrabbiata per volertela dire, ma adesso ho cambiato idea e voglio dirtela come segno di gratitudine per l’aiuto che ci stai dando.”
 
Senti, senti. Allora non mi sbagliavo quando ho avuto l’impressione che volesse dirmi qualcosa prima di andarsene, pensai. Qualunque cosa fosse, comunque, era chiaro che era qualcosa di grosso.
 
“Il Drago Bianco si è già risvegliato.”
 
Per la prima volta da quando le conoscevo, non riuscii a mantenere la mia solita poker face. Possibile…?!
 
“Sappi che ti sta cercando, perciò ormai è solo questione di tempo prima che vi incontriate. Quando abbiamo combattuto, ho compreso subito che quella con cui ci hai sconfitte era solo una minima parte della tua forza, ma non so se ti basterà. Il Vanishing Dragon è potente, almeno quanto te. Per questo, non so dirti se puoi affrontarlo o addirittura sconfiggerlo, ma almeno sappi che è attivo e che verrà di sicuro per te.”
 
“…Ho capito. In tal caso, grazie infinite per l’informazione. Ne avevo bisogno” dissi sinceramente dopo una breve pausa. Presi un respiro profondo per calmare il nuovo turbinio di emozioni che mi aveva preso e mi rivolsi poi a tutti: “Adesso muoviamoci. Prima troveremo quei pazzi e meglio sarà.” Tutti si dichiararono d’accordo e ci mettemmo in marcia.
 
Io, Kiba, Koneko e Saji perlustrammo in lungo e in largo più strade possibili della nostra parte di città, ma non trovammo niente e nessuno. Dopo un po’, mi misi anche ad emettere delle brevi onde di energia verso l’esterno per attirare l’attenzione di qualunque essere fosse implicato col sovrannaturale, ma nulla nemmeno così. Sbuffai seccato. Sarà più complicato del previsto…
 
[Forse dovresti preoccuparti di altro, non credi, partner? So che non hai ancora metabolizzato quello che ti ha detto quella serva della Chiesa, o mi sbaglio?]
 
No, Ddraig. Al contrario, quel pensiero mi sta perseguitando più di quanto tu veda nella mia mente. Il Vanishing Dragon. Il tuo eterno rivale e dunque anche il mio. È sveglio e ci sta cercando. Pensi davvero che possa restare indifferente a una simile notizia? Certo mi sta agitando, ma questo non è il momento di pensarci. Abbiamo un altro compito da portare a termine adesso, perciò, a meno che non mi compaia davanti nei prossimi minuti e non mi minacci di morte, per il momento intendo mettere da parte il Vanishing Dragon e concentrarmi sul presente. E ti chiedo, per favore, di fare lo stesso, Ddraig.
 
[Capisco benissimo e approvo il tuo pensiero, partner, ma vorrei anche che tu stessi attento ora più che mai a qualunque cosa o chiunque possa pararsi davanti a noi. Eravamo destinati a incontrare e affrontare il Bianco prima o poi, tuttavia è la prima volta che impiego così tanti anni prima di avere anche solo notizie di lui. Non vorrei che fosse un segno di mal auspicio.]
 
Non ti facevo un tipo così superstizioso, compagno.
 
[Sono solo prudente. Per il bene di entrambi.]
 
Lo so, Ddraig. Lo so. Per questo, ti prometto che farò attenzione.
 
[Lo spero.]
 
“Zayden-senpai? Stai bene?” mi riscosse di colpo la voce di Koneko. Piegai la testa per incrociare le sue iridi dorate. “Sei pensieroso, molto più del solito, da quando ti ha detto di quel Drago Bianco.”
 
Mi sforzai di sorriderle gentilmente e le accarezzai la testa. “Non è niente, Koneko, non preoccuparti. Mi ha turbato, è vero, ma sto bene. E poi, adesso la priorità è un’altra, non ho tempo di preoccuparmi di lui. Ci penserò una volta finita questa storia.” Lei sembrò voler dire ancora qualcosa per un attimo, ma alla fine rimase silenziosa e si limitò a godersi le mie carezze con aria soddisfatta. Quella vista non fece che fortificare un sospetto su di lei che avevo ormai da un po’ di tempo. Hmm… Mi sa che ci avevo visto giusto, ma sarà meglio confermarlo in un altro momento.
 
“Il Vanishing Dragon… Lui è il tuo rivale, vero, senpai?” Era stato Saji a farmi quella domanda. “Anche se è la prima volta che incontro un possessore di uno dei Draghi Celesti, conosco la loro storia. È tutto vero?”
 
Smisi di accarezzare Koneko per rivolgergli la mia piena attenzione. “Sì, è tutto vero. Durante l’ultima grande guerra tra le Tre Grandi Fazioni, due draghi dai poteri straordinari, tali da essere chiamati i due Draghi Celesti, si scontrarono tra loro ignorando completamente gli schieramenti in lotta e portarono caos e distruzione oltre ogni immaginazione sul campo di battaglia. Il motivo del loro duello resta tuttora sconosciuto, ma sono ben note le conseguenze: le perdite che tutte le Fazioni riportarono a seguito degli effetti collaterali dello scontro tra quei due draghi furono tali da costringere i loro capi, compresi Dio e i Maou, a stringere un’alleanza per contrastarli e fermarli prima che potessero distruggere del tutto i diversi schieramenti. I due Draghi Celesti, oltraggiati dall’interruzione del loro duello, s’infuriarono e rivoltarono contro tutte e tre le Grandi Fazioni, bramosi di annientarle prima di riprendere la loro disputa. Ma quello si rivelò essere il passo più lungo della gamba per loro: dopo una battaglia a dir poco titanica, i due draghi vennero sconfitti, i loro corpi fatti a pezzi e le loro anime intrappolate all’interno di due diverse Sacred Gear, condannati a reincarnarsi in eterno nelle anime di esseri umani sempre diversi. E ad ogni nuova reincarnazione, avrebbero costretto i loro possessori a sfidarsi e scontrarsi per la supremazia, trasformando così la loro rivalità in un vero e proprio contrappasso dantesco: se in vita erano sempre stati fissati solo a combattere tra loro, nella morte avrebbero combattuto per sempre, passando da un possessore all’altro e costringendoli a duellare tra loro fino alla fine dei tempi e anche oltre.” Alzai il braccio destro e feci comparire il Boosted Gear. “Ora è il mio turno di portare la sua anima e il suo potere e affrontare il suo destino di lotta eterna. E questo è quanto.”
 
Saji sembrò rabbuiarsi. “Mi dispiace, senpai. Non avrei dovuto chiederti i tuoi fatti personali in modo tanto sfacciato.”
 
“Non preoccuparti, non è niente. Ormai ho accettato questo destino, perciò non ho problemi a parlarne. In ogni caso, sappi che vivere con un drago dentro di te non è poi così male.” Gli rivolsi un sorriso. “Lo capirai quando Vritra si risveglierà e potrai comunicare con lui.”
Saji annuì, forse non del tutto convinto ma per il momento sembrava soddisfatto. Forse è meglio provare a cambiare argomento, mi dissi. “E invece tu, Saji?” gli domandai. “Più o meno, tutti sappiamo qualcosa degli altri, ma ancora praticamente nulla di te. Tu hai qualche sogno per il futuro? Un obiettivo?”
 
Il giovane mi guardò sorpreso per poi grattarsi la nuca, chiaramente in imbarazzo. “Ecco… Sì, un sogno ce l’ho, ma è qualcosa di piuttosto improbabile… Preferirei non dirvelo. Ho paura che mi prendereste in giro o guardereste male se ve lo dicessi.”
 
“Oh? È qualcosa di così terribile?”
 
“Beh, no! O almeno, non per me… Però… Ecco…”
 
Ridacchiai, divertito dal suo balbettio imbarazzato. “Sta’ tranquillo. Era solo una domanda, puoi benissimo rispondere come scegliere di non farlo. Io, di certo, non ti costringerò mai a rispondere contro la tua volontà, quindi non preoccuparti.” Apparentemente lui sembrò seguire la mia affermazione perché non disse più nulla. Almeno per qualche minuto.
 
“Io…vorrei sposare…Kaichou…” Era poco più di un sussurro, ma tutti lo sentimmo. Mi girai verso di lui a occhi sgranati e gli chiesi di ripetere. “Io vorrei sposare Kaichou. Vorrei farla mia moglie, metterla incinta e avere una famiglia con lei. Io…io ammiro tantissimo Kaichou ed è per questo che, un giorno, vorrei tanto avere un futuro con lei!”
 
“Oh…” mormorai. “Beh, non me lo immaginavo.” Dall’espressione degli altri, capii che erano sorpresi almeno quanto me. E come non esserlo? Fin dal primo momento in cui l’avevo conosciuto, era palese che rispettasse Sona, ma anche che ne avesse una fifa tremenda, visto quant’era severa, perciò mi dicevo che la loro fosse una relazione puramente professionale. E invece… “Pensa te, non l’avrei mai detto. La vita è davvero piena di sorprese.”
 
Saji mi guardò con uno sguardo ora tra il preoccupato e l’imbarazzato. “…Ho forse detto qualcosa di sbagliato? Lo trovate…un sogno vergognoso?”
 
“No, vergognoso no. Dopotutto, non c’è niente di male nell’essere innamorati di qualcuno e volersi mettere insieme a tale persona, ma è la prima volta che sento un adolescente arrivare direttamente a matrimonio e figli, anziché pensare solo al mettersi con la ragazza interessata. Sei un tipo che pensa avanti.”
 
“Oh… Ecco…sì. Penso tu abbia ragione.”
 
“Ed è tutto qui?”
 
“Come, scusa?”
 
“Il tuo unico sogno è sposare e metter su famiglia con Sona? O c’è altro che vuoi?”
 
Ora Saji pareva davvero in difficoltà. “Io… Io non ci ho mai pensato davvero. Già solo riuscire nell’impresa di sposare Kaichou mi sembra impossibile al momento…”
 
Gli diedi una pacca sulla spalla. “Mai dire mai, mio giovane compagno. Potrebbe essere più a portata di quanto credi… In ogni caso, ascolta il mio consiglio: creati un sogno più grande. Mantieni i tuoi sentimenti, ma cerca anche qualcos’altro. Dopotutto, come me, anche tu sei il detentore del potere di un drago, un Re Drago per giunta, quindi fidati quando ti dico che, se ti concentrerai troppo su un solo desiderio, in futuro ti sentirai insoddisfatto. Ricorda che noi cerchiamo sempre di più, è la nostra natura.”
 
“La nostra…natura?”
 
“La natura dei draghi. Dei diavoli. E degli esseri umani. Chi più, chi meno, ma siamo tutti avidi. È questo che ci accomuna. E più potere abbiamo, più desideriamo. È un circolo vizioso che non è sbagliato seguire, ma è bene non lasciarsene nemmeno assorbire troppo. Cerca qualcosa che desideri con tutto te stesso e inseguila, è il modo migliore per vivere.”
 
“Il tuo modo di pensare è particolarmente interessante, Zayden-senpai” mi disse Kiba, sinceramente curioso. “Quando questa storia sarà finita, mi piacerebbe approfondire quest’argomento.”
 
“Intanto vediamo di finirla in fretta.” Tornando alla realtà, mi guardai intorno prima di sbuffare. “Continuando così, non caveremo un ragno dal buco. Dobbiamo trovare un altro posto per poterli beccare, uno isolato possibilmente.” Mi rivolsi a Kiba: “Ti viene in mente qualche luogo particolare?”
 
Lui si fece meditabondo per qualche secondo, poi rispose: “Sì, penso di averne uno.”
 
Circa un’ora dopo, giungemmo a un edificio abbandonato e in stato avanzato di degrado che riconobbi subito: “Ma sbaglio o questo è il posto in cui ho eliminato quel Diavolo Randagio che stavate affrontando la prima volta che vi ho conosciuti?”
 
“Esattamente” confermò Kiba avvicinandosi di più alla vecchia costruzione.
 
“Avete cacciato qui un Diavolo Randagio?” domandò Saji.
 
“Sì. Per la precisione, lo stava cacciando il gruppo Gremory, io passavo di lì per caso e ho sentito le loro aure. Così mi sono avvicinato e ho finito per dare una mano ad eliminarlo. È così che ho conosciuto Rias e company.”
 
“Oh. Pensa un po’ che coincidenza.”
 
“Non mi dire, guarda. Se dovessi fare una classifica delle 10 cose che ritenevo impossibili fino a qualche tempo fa, incontrare un gruppo di diavoli, aiutarli e diventare poi un membro del loro club sarebbe stata-” M’interruppi di colpo quando lo sentii: un istinto omicida molto forte che sembrava provenire da ogni direzione.
 
“Yuuto-senpai” disse Koneko. Kiba si limitò ad annuire.
 
“Cos’è questa sensazione opprimente…?” chiese Saji tremando. Era chiaro che lui e gli altri non percepivano solo l’istinto omicida, c’era anche qualcos’altro che li stava mettendo in guardia.
 
“Sopra di noi!” urlò Koneko, mentre un’ombra scura balzava giù dalla cima dell’edificio e cadeva verso Kiba. Quest’ultimo evocò una delle sue spade demoniache e la usò per bloccare la spada con cui il nuovo individuo l’aveva attaccato. Con una spinta, il Cavaliere separò le spade ed entrambi si distanziarono.
 
“Ehilà!” esclamò il nuovo arrivato con voce squillante e folle. Quel tono era fin troppo riconoscibile, così come anche il suo aspetto: capelli bianchi, occhi rossi, abiti da prete e una faccia da completo cazzone demente. Era lui.
 
“Freed. Chi non muore si rivede, eh?” commentai facendo un passo avanti, deformando la bocca in un ghigno.
 
“Questa voce…! Sei tu, Zayden-kun?! Ma che sorpresa! Una riunione davvero strana!” fece Freed non appena mi mise a fuoco. “Dunque, ti sei messo pienamente in affari con i diavoli? Sei diventato uno di loro?”
 
“Non esagerare con i tuoi voli pindarici, pazzoide, non ho mai avuto intenzione di rinunciare alla mia natura. Però, diciamo che sì, loro sono momentaneamente in affari con me e questi affari prevedono l’eliminazione tua e dei tuoi capi, visto che state creando parecchi problemi a entrambi. Perciò, come si dice? Il nemico del mio nemico è mio amico.”
 
“Ohhhh capisco! Cavolo, che seccatura però… E io che pensavo di divertirmi ad ammazzare qualche altro prete stanotte… Invece mi ritrovo voi tra i piedi! E che sarebbe questa roba? Dei diavoli che fanno cosplay?” Con un sorriso folle, Freed leccò il piatto della spada che impugnava, che, notai subito, non era la sua solita spada di luce. Era una lama lunga e larga con una strana forma ondulata, un’apertura in mezzo al piatto e delle curiose protuberanze sul dorso, ed emanava un’aura sacra identica a quella delle armi di Irina e Xenovia. Non vi erano dubbi: anche lui possedeva una delle Excalibur.
 
“E così hai un nuovo giocattolo, eh? E dimmi come va la mano? Ce la fai a impugnare una spada dopo quello che ti ho fatto?” Mentre parlavo, aguzzai la vista sulla sua mano sinistra: per mio sommo rammarico, aveva di nuovo tutte le dita che gli avevo mutilato, ma notai che intorno alle loro basi vi erano diverse cicatrici. Riattaccarle non doveva essere stato affatto facile.
 
Freed fece una smorfia orribile. “Va meglio di quanto tu creda, Zayden-kun… Ma non immagini quanto abbia sofferto per riaverla intera! La mia mano! La mia adorata mano mutilata in quel modo! Non immagini neanche quanto voglia restituirti quel dolore, merdoso leccadiavoli! Voglio tagliarti in pezzi talmente piccoli che non basteranno neanche per uno spezzatino!”
Era ormai chiaro che lo scontro era inevitabile, così, con un gesto, ci liberammo tutti e quattro delle vesti da prete e Freed si mise subito in guardia. “Ehiehi! Volete farvi sotto tutti e quattro in una sola volta? Non ci voleva, è dura essere così popolare!”
 
“Non farti un’idea sbagliata” ribatté Kiba impugnando una delle sue spade demoniache. “Sarò solo io il tuo avversario.” E partì alla carica contro Freed, muovendosi a velocità supersonica.
 
“Ha! Non importa quanti merdosi diavoli mi attacchino, nessuno sarà mai all’altezza della mia Excalibur-chan!” gridò Freed bloccando i colpi di Kiba e inseguendolo sopra e intorno all’edificio abbandonato senza alcuna difficoltà.
 
La sua velocità è fin troppo elevata per essere quella di un comune essere umano, analizzai osservando il duello. Dev’essere l’abilità speciale di quella spada a permettergli di muoversi così rapidamente. Nonna aveva detto che la spada posseduta da Freed le sembrava il frammento chiamato Excalibur Rapidly, perciò è logico che gli dia il potere di muoversi a velocità supersonica.
Nel frattempo, Kiba aveva generato diverse spade demoniache a mezz’aria e le stava scagliando tutte contro Freed, ma questi mosse la sua Excalibur così rapidamente che la lama svanì all’occhio nudo e tutte le spade demoniache vennero fatte a pezzi. Subito dopo, il prete folle aumentò così tanto la sua velocità che fu Kiba a trovarsi in difficoltà a stargli dietro e rischiò più volte di essere colpito. Purtroppo, il suo svantaggio era evidente: per quanto potesse schivare, esattamente come nel duello contro Xenovia, sarebbe bastato un singolo colpo di quella Spada Sacra per mandarlo KO o peggio, ucciderlo.
“Che seccatura queste Spade Sacre…” borbottai facendo comparire il Boosted Gear.
 
[Boost!]
 
“Puoi aiutarlo, Zayden-senpai?” mi chiese Koneko.
 
“Potrei, ma non in queste condizioni.” Quando lei mi guardò perplessa, indicai i due duellanti. “Si muovono troppo per potermi avvicinare e trasferirgli il potere senza rischiare di farlo esporre. Inoltre, Kiba è di nuovo troppo preso dal suo odio per pensare lucidamente. Se offrissi ora il mio aiuto, rifiuterebbe di sicuro.”
 
“Non potresti fermare tu quel prete?”
 
“Certo che potrei, ma non intendo farlo. Come vi ho già spiegato in precedenza, stavolta sono qui solo per supportare, non per combattere direttamente. La lotta contro le Excalibur è la vendetta di Kiba e nessun altro, perciò solo lui può portarla a termine. Se fossi io a distruggere quelle spade, non cambierebbe nulla per lui e vivrebbe per sempre col rimorso e la rabbia di non aver vendicato i suoi compagni. Al massimo, posso aiutarlo a ottenere il potere necessario, o magari allontanare eventuali terzi ostili, ma non toccherò quelle spade nemmeno con un dito.” Tornai a guardare il duello, sempre più a svantaggio per Kiba. “Comunque, ora il primo punto è fermare quello svitato di Freed…”
 
“In tal caso, ci penso io!” esclamò Saji prima di portare avanti la mano destra e far comparire la sua Sacred Gear, l’Absorption Line. “Estenditi!” Al suo comando, la testa di drago aprì la bocca e allungò a dismisura la sua lingua, simile a una lunga corda azzurra luminescente, che si avvolse intorno alla gamba sinistra di Freed con una rapidità fulminea. Strattonando poi la corda, Saji costrinse Freed a fermarsi e lo fece cadere a terra.
 
“Che dolore! Cos’è questa?! Hai anche tu una Sacred Gear di tipo drago?! Ah! Quanto sono fastidiose!” urlò il prete folle cercando di tagliare la corda, ma ogni colpo le passava attraverso come se fosse stata intangibile.
 
“Non puoi tagliarla tanto facilmente! Vai ora, Kiba! Lo tengo io!”
 
“Grazie!” rispose il Cavaliere scagliandosi su Freed con una spada demoniaca in entrambe le mani.
 
“Ma guarda! Sai creare più di un tipo di spada demoniaca allora! È forse Sword Birth? Notevole! Ma sai, le tue spade demoniache…” Con due rapidi fendenti, Freed fece a pezzi le spade di Kiba. “…non possono reggere il confronto con la mia Excalibur-chan!”
 
[Boost!]
 
“Ehi Kiba! Se ti avvicini, posso trasferirti il mio potere, così ti sarà più semplice distruggere l’Excalibur!” provai a tastare il terreno.
 
“Posso ancora andare avanti!”
 
E ti pareva. Testardo come un mulo, persino quando è palese che non può vincere andando avanti così… Che palle.
 
“Hahahah! Il modo in cui guardi la mia Excalibur-chan è spaventoso! Porti forse rancore contro di essa? Beh, non so cosa ti sia successo, ma se vieni tagliato da questa spada, sai che morirai sicuramente senza lasciare alcuna traccia, vero? Stai per morire! Muori!” cantilenò Freed scagliandosi su di lui.
 
Kiba creò una serie di spade demoniache dal terreno per bloccare la sua avanzata, ma Freed mosse di nuovo la sua Excalibur a velocità inaudita e spazzò via ogni spada, distruggendole con facilità impressionante. Allora il Cavaliere materializzò altre lame demoniache, stavolta a mezz’aria, e le sparò come proiettili contro l’avversario, ma questi parò e distrusse anche quelle senza problemi.
“Inutile! Inutile! La mia Excalibur è Excalibur Rapidly, detta la Spada Sacra della Velocità! In termini di rapidità, non è inferiore a nessuno, tanto meno a un merdoso diavolo come te!” gridò Freed in tono di scherno per poi lanciarsi su Kiba con un balzo. Prima che potesse colpirlo a morte, però, Saji diede un altro strattone alla sua corda e ritirò a terra il prete folle, facendogli anche perdere l’equilibrio.
 
“Figurati se ti permetterò di ucciderlo!” esclamò il giovane diavolo tirando ancora e facendo strisciare Freed lungo il suolo. Allo stesso tempo, sembrò come se delle piccole luci corressero lungo la corda dalla gamba del prete folle alla Sacred Gear sulla mano di Saji.
 
“Ma cosa…?! Merda! Dannato diavolo! Stai assorbendo i miei poteri?!”
 
“Credevi forse che la mia Absorption Line fosse solo capace di legarti e bloccarti? Sbagliato! Finchè avrai questa corda collegata a te, continuerò ad assorbire la tua energia fino a quando non perderai i sensi!”
 
Un potere interessante, proprio come mi aspettavo. Se non sbaglio, Vritra era un Re Drago temuto per la grande varietà di poteri che possedeva. Dunque, se ogni Sacred Gear contenente un pezzo della sua anima possedesse uno di quei poteri, una volta riunite tutte insieme, Saji arriverebbe a possedere una forza sorprendente, pensai osservando il mio nuovo compagno.
 
[Boost!]
 
Forse ho un’idea per aiutare quel pirla d’un Cavaliere. “Ehi, Saji. Ti va un piccolo esperimento?”
 
Lui mi guardò confuso. “Esperimento? Cioè?”
 
Prima che potessi parlare, però, Freed dovette averci sentiti perché strillò: “Che avete in mente, merdosi?! Un altro modo per aiutare il vostro amico, forse?! Ma stavolta non ve lo permetterò!” Tirò fuori da una tasca quello che sembrava un lungo fischietto e, portatoselo alla bocca, soffiò lanciando un forte e acuto fischio.
Un istante dopo, l’oggetto prese a emettere una strana energia viola scuro e quattro cerchi di teletrasporto dello stesso colore comparvero intorno all’area dell’edificio abbandonato. E da essi, si materializzarono quattro Diavoli Randagi, tutti alti almeno quattro metri, lunghi il doppio e diversi tra loro, ma dal solito aspetto ricordante un miscuglio obbrobrioso di animali di varia natura.
 
“Ma questi sono… Diavoli Randagi?! Come ha fatto a evocarli?!” esclamò sconvolto Saji.
 
Anche Koneko si mise subito in allarme. “Siamo in trappola.”
 
Proprio come aveva detto Nonna, pensai. Allora Freed è davvero in combutta con qualcuno capace di controllare i Randagi ed è altamente probabile che quei cerchi di teletrasporto fossero di quel qualcuno. Ma chi? La forma di quei cerchi… Ho l’impressione di averla già vista, ma ora non ricordo dove…
 
La risata sguaiata del prete folle mi riscosse dai miei pensieri. “Mi avete preso per uno sprovveduto? Avevo preparato un piano B in caso di parecchi scocciatori! Avanti, ragazzi! È pronta la portata principale della serata!”
 
Alle sue parole, i Randagi ringhiarono più forte e iniziarono a stringersi intorno a me, Koneko e Saji. Quest’ultimo sembrò sul punto di mollare la presa su Freed per difendersi, ma lo fermai alzando una mano. “Aspetta! Tu continua a tenere la presa su di lui, ci pensiamo noi a difenderti.”
 
“…Sei sicuro, senpai?”
 
Gli rivolsi un sorriso sincero. “Fidati di me.”
 
[Boost!]
 
Lui annuì con sguardo deciso e io gli diedi una pacca sulla spalla col Boosted Gear. “Bravo il mio kouhai! A proposito, provi il nostro esperimento intanto?”
 
“Eh? Cosa?”
 
[Transfer!]
 
Tramite quella pacca sulla spalla, trasferii a Saji metà dell’energia che avevo raddoppiato fino a quel momento; lui gridò mentre il mio potere lo pervadeva da capo a piedi e formava un’aura verde-rossa intorno a lui, apparentemente in agonia, ma si riprese dopo un paio di secondi e la sua espressione divenne scioccata. “Senpai… Questo è il tuo potere…?” mormorò incredulo guardandosi le mani.
 
“Una parte di esso, sì.” Gli feci un occhiolino. “Usalo bene, ok?”
 
Saji ghignò. “Oh, ci puoi scommettere!” E fece fluire la sua nuova energia nella sua Sacred Gear: in un istante, la corda generata dall’Absorption Line divenne due volte più spessa e luminosa e si avvolse intorno all’intera gamba di Freed. Anche le luci che la percorrevano divennero più intense e numerose e il nemico iniziò quasi subito a sudare e respirare più affannosamente.
 
“Ma-Maledetto diavolo merdoso!” urlò provando ad attaccarlo, ma Kiba gli bloccò la strada e ricominciò a incalzarlo con colpi su colpi. Con una certa soddisfazione, notai che ora Kiba era in grado di tenere testa a Freed: l’assorbimento di energia di Saji era diventato tale che persino l’aura intorno all’Excalibur aveva iniziato a calare vistosamente e non riusciva più a rompere con la precedente efficacia le spade demoniache dell’avversario.
 
Tra poco, potrà approfittarne. Ottimo, mi dissi prima di rivolgere un’occhiata ai quattro Diavoli Randagi, ormai a pochi metri da noi. “Koneko? Porgimi la mano” dissi alla giovane Torre porgendole la mano avvolta nel Gear. Lei mi guardò perplessa per un secondo, poi annuì e obbedì.
 
[Transfer!]
 
Trasferii il potere raddoppiato rimanente in lei e la stessa aura che avvolgeva Saji le apparve intorno. Anche Koneko lanciò un piccolo gemito nel momento in cui il potere la pervase, ma si riprese in fretta e si guardò poi piena di stupore. “Pronta, Koneko?” le chiesi ghignando.
 
Lei mi rivolse un’occhiata risoluta. “Prontissima.”
 
A un segnale invisibile, entrambi partimmo contro i Randagi, mentre loro saltavano contemporaneamente verso di noi e Saji. Io ne intercettai due con un doppio calcio aereo che li mandò supini a terra e Koneko prese i rimanenti con un paio di potenti ganci che li fecero indietreggiare, visibilmente intontiti. “Allontaniamoli dal nostro compagno!” gridai afferrando i due Randagi che avevo steso per le zampe e tirandoli via dal posto di diversi metri. Pesavano non poco, ma per fortuna ero allenato a sollevare o trascinare pesi maggiori e, voltandomi un istante, potei constatare con piacere che anche Koneko aveva imitato la mia iniziativa, sbattendo indietro i due Randagi con violenti calci, potenziati anche dall’aura che le avevo passato. Riportai l’attenzione sui miei avversari e li vidi muoversi intorno a me per circondarmi, rabbiosi ma al tempo stesso cauti, troppo cauti per essere normali Randagi.
 
[Boost!]
 
I raddoppi del mio potere erano ricominciati, ma non ne avrei avuto bisogno. “Avanti, ragazzi, venite a giocare!” dissi facendo dei gesti con le mani per indurli ad attaccare. E dopo un po’, entrambi mi assecondarono e scattarono in avanti per azzannarmi, uno da davanti e l’altro da dietro. E fu fin troppo facile balzare in alto all’ultimo istante e lasciare che i due Randagi si schiantassero l’uno contro l’altro, crollando a terra storditi.
Sogghignai. Saranno anche più intelligenti dei normali Randagi, ma restano sempre delle bestie selvagge. Perfetto. “Beh, sono spiacente, ma non ho tempo né voglia di giocare a lungo con voi, quindi finiamola qui, subito!” Accesi un fuoco nel mio stomaco e v’immisi la mia aura per potenziarlo e poi ruggire: “Blazing Breath!
 
Dischiusi le labbra e rilasciai un’enorme fiammata, sufficiente ad avviluppare entrambi i Randagi e trasformarli in due palle di fuoco giganti. Le belve lanciarono urla agghiaccianti mentre le fiamme consumavano orribilmente le loro carni e, nel giro di pochi secondi, crollarono a terra in preda agli spasmi ed esalarono in breve tempo il loro ultimo respiro.
Un forte tonfo mi fece girare e vidi Koneko colpire prima uno e poi l’altro Randagio con dei ganci violentissimi che spaccarono le mascelle dei due mostri, i quali indietreggiarono rapidamente, urlanti e con le mandibole penzolanti e sanguinanti. Ok, la micetta non ha bisogno di me, pensai soddisfatto. Il mio potenziamento le aveva giovato vistosamente, quei due bestioni non erano più nulla per lei. Dunque, è meglio tornare a quei due…
 
[Boost!]
 
Mi voltai verso Kiba e Freed e li vidi ancora combattere, ma il secondo era ormai palesemente in difficoltà, come dimostravano il fiatone e i movimenti sempre più goffi e lenti. L’Absorption Line era ancora legata alla sua gamba e, a quanto pareva, Saji aveva iniziato ad assorbire anche l’energia dell’Excalibur perché pure l’aura dell’arma era diminuita rispetto a prima. Molto bene, ora è il momento di farla finita. Con quel pensiero, corsi verso i due duellanti gridando: “Kiba! Salta verso di me!”
 
Lui si separò da Freed e mi guardò sorpreso. “Senpai, non ho-”
 
“HO DETTO SALTA DA QUESTA PARTE, IDIOTA! SUBITO O VENGO IO E TI SPEZZO LE GAMBE!”
 
Kiba dovette capire che non scherzavo perché venne subito verso di me a gran velocità; non appena lo ebbi a portata, gli misi una mano sulla spalla:
 
[Transfer!]
 
Il potere appena raddoppiato fluì in lui e una potente aura rosso-verde lo avvolse da capo a piedi, mentre barcollava per l’improvviso power up. Quando lo stupore iniziale fu passato, mi guardò con un misto di confusione e irritazione. “Ti avevo detto che potevo continuare-”
 
Il mio schiaffo improvviso gli fece ringoiare le parole che stava per dire e mi guardò incredulo, tenendosi la guancia offesa. “Quanto ancora vorrai fare il bambino, brutto coglione?!” gli gridai in faccia sovrastandolo con la mia statura superiore. “Hai realizzato che, senza di noi, tu non saresti mai arrivato fin qui, vero?! Che non puoi farcela da solo?! Ti voglio ricordare che l’ultima volta che hai fatto così di testa tua, ti sei salvato perché, per puro miracolo, mia nonna passava dalle tue parti e ti ha salvato il culo! E anche ora, pensi di stare facendo tutto da solo?! Chi ti ha aiutato a trovare l’Excalibur? Chi ha indebolito quello stronzo d’un prete deviato e ti ha salvato almeno un altro paio di volte da morte certa? Chi ha tenuto a bada i suoi leccapiedi mentre tu combattevi per impedirti di finire tra più fuochi? Io! Saji! E Koneko! Osa dirmi che senza di noi potevi farcela lo stesso!” Kiba mi guardò con uno sguardo sempre più buio man mano che parlavo, finendo per abbassare lo sguardo quando mi fermai. Sapeva benissimo che avevo ragione. Tuttavia, non avevo ancora finito e lo costrinsi a guardarmi di nuovo prendendolo per il colletto. “Il tuo potere attuale non è sufficiente per distruggere le Excalibur, ficcatelo in testa! Non da solo! Devi accettarlo o non solo non potrai portare a termine la tua vendetta, ma finirai anche per morire tu stesso! Pensi che sia questo che i tuoi compagni volevano?”
 
Il suo sguardo divenne furente. “Non parlare dei miei compagni come se li conoscessi! Tu-”
 
“IO SO! So perfettamente che cosa si prova, ci sono passato prima di te! E per questo ti dico: vuoi vendicarti? Allora non andare tanto per il sottile! Usa tutti i mezzi possibili se la tua sola forza non basta! Come questo!” Alzai una delle sue mani per mostrargli l’aura che lo avvolgeva, dovuta al mio Transfer. “Forse questo non è solo il tuo potere, ma è comunque la tua mano! La tua azione! La tua volontà! Qualunque potere la animi, la sua forza è e rimane la tua perché sei tu a volerlo! Chi sta per distruggere quelle maledette spade sei e resti sempre tu e nessun altro!” La rabbia sul volto di Kiba scomparve per lasciare il posto a uno sguardo allibito e consapevole, come se qualcosa si fosse acceso nella sua testa. “Hai capito adesso, no? BENE! Allora piantala di lagnarti, vai lì e spacca il culo a quel decerebrato e al suo tagliacarte fuori misura! Per te stesso e i tuoi compagni! MUOVITI!” E lo rispedii verso Freed con uno spintone che lo fece quasi rotolare a terra.
 
Kiba rimase spaesato per qualche altro istante, ma alla fine il suo volto parve rilassarsi e si allargò in un piccolo sorriso. “Sei proprio senza peli sulla lingua, eh, senpai?” chiese retoricamente prima di voltarsi verso Freed. “Ma hai ragione. Anche se mi presti il tuo potere, chi deve vibrare il colpo finale sono io. Chi deve distruggere quell’Excalibur e tutte le altre sono io. E per questo… Non posso fare tanto il difficile! Devo combattere con tutto ciò che ho a disposizione per raggiungere il mio scopo!”
 
Freed, che fino a quel momento era stato trattenuto da Saji e aveva tentato invano di liberarsi dalla sua Sacred Gear, riportò la sua attenzione sul Cavaliere; non aveva una bella cera: era pallido, grondante sudore e le gambe gli tremavano, eppure non sembrava affatto volersi arrendere. “Ah! Avete finito con le vostre chiacchiere da fidanzatini, voi due?! Tutti quei discorsi sui compagni e lo scopo da portare a termine… Mi date davvero la nausea! Perché non morite e basta?!” E con la massima velocità ancora concessagli dall’indebolita Excalibur Rapidly, caricò.
Tuttavia, stavolta non andò come si aspettava: più veloce di quanto potesse lui stesso immaginare, Kiba lo intercettò a metà corsa e colpì con la sua spada quella di Freed con tanta forza da farlo volare indietro e rovinare a terra. Il prete folle riuscì a tenersi stretta l’arma, ma accusò il colpo dato che non riuscì a rialzarsi subito.
 
“Incredibile… Questo è il potere di Zayden-senpai?” mormorò Kiba osservandosi basito. “In tal caso, anche per lui e per quello che ha fatto per me…non posso perdere!”
 
“MALEDETTI PEZZI DI MERDAAAAAA!!” urlò Freed tra il folle e lo spaventato prima di ritirare fuori dalla tasca il fischietto di prima e soffiarlo di nuovo. In pochi secondi, altri quattro Diavoli Randagi apparvero da altrettanti cerchi magici. “FATELI A PEZZI TUTTI! SUBITOOOOO!!”
 
Quando i quattro Randagi si diressero ringhianti verso di noi, capii che era meglio agire subito. “Koneko, Saji! Venite qui presto!”
Seppur confusi, entrambi mi raggiunsero in fretta mentre mi accostavo a Kiba. I due Randagi affrontati da Koneko giacevano a terra, ridotti a due corpi sanguinanti e rotti in più punti ma vivi. Beh, tra poco sarebbero stati davvero morti. “Kiba! Al mio via, rilascia la tua Sacred Gear con tutto il potere che ti ho trasferito!”
 
Lui mi guardò un istante prima di annuire. “Mi fido di te, senpai!”
 
I quattro Randagi erano sempre più vicini, le fauci sbavanti e gli artigli protesi per ghermirci e farci a pezzi. Quando furono a un paio di metri da noi, gridai: “ORA!”
 
Kiba sollevò la spada e la piantò nel terreno, urlando: “SWORD BIRTH!”
 
Migliaia di spade demoniache giganti e di tutti gli attributi eruttarono dal terreno, trasformando l’intera area in un raggio di più di 50 metri in una vera e propria foresta di lame alte almeno 6 metri e larghe uno. Il sangue schizzò ovunque quando le spade impalarono zampe, ventre e anche teste dei quattro nuovi Randagi e pure dei due riversi a terra, che si misero a urlare e agitarsi orribilmente per il dolore, ottenendo però solo di spingere le lame più a fondo nei loro corpi o di allargare le ferite; un paio finirono per sventrarsi da soli in quel modo. Nel giro di poche decine di secondi, tutti i Randagi smisero di urlare e agitarsi e spirarono.
 
“…Wow… Davvero…brutale…” commentò Saji tra l’allibito e il disgustato.
 
“Non credevo che i miei poteri sarebbero aumentati tanto…” fece Kiba con lo stesso sguardo. Vicino a loro, Koneko si limitò a osservare con puro stupore.
 
“Devo dire che è stato più spettacolare di quanto credessi” dissi invece io guadagnandomi tre espressioni esterrefatte da parte di tutti e tre. “Però c’è ancora un parassita vivo a quanto pare…” E indicai la nostra sinistra, dove Freed stava in piedi in mezzo a diverse spade demoniache spezzate e distrutte, con la corda dell’Absorption Line ancora legata alla sua gamba e diversi tagli e graffi sanguinanti su tutto il corpo. Respirava affannosamente e aveva chiaramente problemi a stare in piedi, ma il suo sguardo era omicida e folle come sempre.
 
“Voi…fottutissimi sacchi…di merda…”
 
“Il suono della tua voce mi è diventato ormai insopportabile, lo sai?” dissi pulendomi un orecchio col mignolo. “Kiba, sarà meglio che lo finisci in fretta o giuro che sarò io a tagliargli via quella testa di cazzo.”
 
“Non preoccuparti, senpai. Non intendo lasciarlo vivere oltre nemmeno io” rispose Kiba dirigendosi verso di lui. Prima però che potesse attaccare…
 
“Sword Birth, eh? Se nelle mani di un utilizzatore esperto, quella Sacred Gear può fornire un potere formidabile. Se poi viene anche combinata all’aura di un Drago Celeste… Beh, già la sola idea è a dir poco terrificante, ma i risultati lo sono ancora di più.” Mentre quella voce misteriosa parlava, una nuova figura apparve sulla soglia dell’edificio abbandonato poco distante da noi.
 
“Chi va là?” esclamò Kiba mettendosi in guardia.
 
“Freed, sembra che tu non sappia usare ancora appieno quella Spada Sacra.” Il nuovo arrivato era un uomo di mezza età che vestiva abiti clericali bianchi e blu di pregiata fattura, non dissimili da quelli di un vescovo o di altre cariche maggiori della chiesa. Aveva capelli cespugliosi grigio scuri parzialmente coperti da una cuffia bianca, pizzetto e baffi dello stesso colore e, sulla punta del naso, portava un paio di occhiali da vista rotondi.
 
“Oh? Vecchio Balba!” esclamò Freed confermando ogni nostro sospetto sull’identità dell’uomo.
 
“Cosa?” Anche senza guardarlo direttamente, potei immaginare gli occhi di Kiba allargarsi in un misto di stupore e furore.
 
“Dunque, sarebbe lui il responsabile del Progetto Spada Sacra di cui parlava Xenovia… Il nostro, o meglio, il tuo obiettivo” commentai a bassa voce. A parte Kiba, anche gli altri sembravano piuttosto tesi. Come dargliene torto, del resto?
 
“Dici tante belle parole, vecchio, ma questa fottuta lingua di lucertola mi intralcia!” protestò Freed indicando la corda di Saji. “Mi sta pure prosciugando completamente ogni secondo che passa! Sto per svenire!”
 
“Devi concentrare nella lama il potere che scorre dentro di te. Solo così potrai sfruttare appieno le capacità della Spada Sacra” rispose Balba in tono tranquillo.
 
“Concentrare il mio potere nella lama, eh?” ripeté Freed impugnando a due mani l’Excalibur e alzandola davanti a sé; dopo un paio di secondi, l’aura della spada aumentò considerevolmente, ma iniziò quasi subito a perdere il potere acquisito. Con un verso stizzito, Freed fece qualche altro tentativo di tagliare la corda di Saji, tutti falliti, prima di crollare in ginocchio, ansimante.
 
Balba si portò una mano al pizzetto e lo osservò più incuriosito che preoccupato. “Hmm… Sembra che il potere della Sacred Gear del Prison Dragon Vritra unita all’energia del Sekiryutei sia più potente del previsto. Non è solo resistente, ma sta anche assorbendo la tua energia ad un ritmo troppo rapido per permetterti di usare il tuo pieno potere. Davvero sorprendente.”
 
“Non dire stronzate, vecchio! Piuttosto dimmi come posso liberarmi da questa COSA!” gli gridò dietro Freed, furente.
 
Era meglio approfittarne subito. “Kiba, prendi Balba. Io metterò a tacere quel decerebrato una volta per tutte. E tranquillo: ti lascerò il piacere di fare a pezzi l’Excalibur” dissi rivolto al Cavaliere per poi muovere un passo verso il prete folle.
 
“Spiacente, ma nemmeno stavolta te lo permetterò.”
 
Questa voce… La conosco! Possibile…?!
Alzai gli occhi in tempo per vedere una lancia di luce viola scuro piombare dal cielo e tagliare in due la corda dell’Absorption Line, liberando Freed e facendo cadere all’indietro Saji. Subito dopo, riuscii a notare con la coda dell’occhio altre quattro lance identiche che si dirigevano stavolta verso di me e, più per istinto di sopravvivenza che per strategia, alzai una mano e generai una barriera di luce rossa che bloccò l’attacco, seppur a fatica. Come la voce e le lance, pure quello schema d’attacco era anche troppo familiare, per questo, nel momento in cui osservai le crepe formatesi sulla mia barriera, capii quale sarebbe stato il prossimo assalto: nello stesso istante in cui le quattro lance svanirono a contatto col mio scudo, una quinta si palesò dietro di esse, diretta proprio verso il punto più danneggiato della barriera. Non appena la vidi, il mio istinto scattò di nuovo e reagii di conseguenza: anziché cercare di reggere la barriera ormai danneggiata, la lasciai svanire e riassorbii nella mano la sua energia residua per poi unirla al resto del Ki che stavo concentrando al suo interno, plasmandola in modo da ricoprire l’intero palmo. Quando la lancia vi impattò contro, strinsi le dita intorno ad essa e, con una fulminea torsione del polso, ne frantumai la punta annullando il suo potere offensivo e causando così anche la successiva dispersione del resto del suo corpo.
 
“Una difesa praticamente perfetta dal mio attacco. Si vede che sei abituato ad affrontare i poteri della luce… Eh, Sekiryutei?”
 
Stavolta, quando alzai gli occhi, lo vidi: sopra di noi volava un giovane uomo dai corti capelli nero pece e il fisico tonico e muscoloso, che indossava una giacca da motociclista di pelle nera aperta frontalmente e jeans neri aderenti. Quell’aspetto e soprattutto le sei ali di piume nere che spuntavano dalla sua schiena non mi lasciarono dubbi sulla sua identità e sentii all’istante un’enorme rabbia montarmi dentro. “Angelo caduto Bernael… Quanto tempo…”
 
“Neanche così tanto, Zayden Ward. Appena qualche mese. Cos’è, sentivi la mia mancanza?” chiese quello in tono di scherno.
 
“Oh, tu non sai quanto… Morivo dalla voglia di rivedere la tua faccia da schiaffi…” alzai il Boosted Gear facendo schioccare gli artigli “…così da potertela sfondare a pugni.”
 
“Zayden-senpai, quello è…?” mi chiese Koneko con aria preoccupata.
 
“Già. È Bernael, l’angelo caduto del Male e della Malvagità. Quello che ha causato la morte di Asia” le risposi, un brivido gelido che mi percorreva le membra mentre rimembravo quei momenti. Non credevo che anche lui fosse coinvolto in questa storia, ma considerando che l’identità del principale responsabile sembrava essere quella di Kokabiel, uno dei suoi leader, era possibile che si fosse alleato con lui. Forse il fatto di avermi già affrontato e aver avuto esperienza in questa città aveva indotto Kokabiel a cercare proprio il suo aiuto per massimizzare le proprie possibilità di successo.
 
“Oh, ho l’impressione che ti ricordi male: io non ho fatto altro che attaccare te per proteggere la mia amata sorellina. È stato solo per caso che in quel momento la tua forza vitale fosse collegata a quella di quella povera suorina… Che tragedia, in effetti, la sua morte, vero?” fece intanto Bernael con tono e aria fintamente afflitti, portandosi addirittura una mano alla faccia in segno di dolore.
 
L’ira mi fece ribollire il sangue come lava, ma anziché attaccare, controbattei con maggiore veleno: “Invero…anche se mai quanto la mutilazione della tua sorellina… Tra parentesi, la cara Raynare sta bene o deve ancora imparare che significa stare coi piedi per terra?”
 
L’aura che esplose dal corpo dell’angelo caduto fu a dir poco terrificante. Il viola scuro del suo potere divorò il blu notte dell’intero cielo intorno a lui. “Tu…non devi…MAI più…pronunciare il suo nome… CHIARO?!” E piombò su di me come un falco su una lepre, brandendo una spada di luce. Feci appena in tempo ad alzare il Boosted Gear che sentii il colpo farmi vibrare fin nelle ossa l’intero braccio; avevo parato l’attacco, ma venni spinto indietro di diversi metri e mi ritrovai Bernael davanti che spingeva la sua spada sul mio braccio nel tentativo di spostarlo…o tagliarlo insieme al mio busto nel processo, probabilmente.
 
Bene, gli è andato il sangue alla testa. È stato più facile del previsto…, pensai, prima di percepire la lama della spada di luce avanzare ancora fino a toccarmi la spalla, il filo viola scintillante che sfrigolava contro il rosso della mia corazza di Ki, visibile sul punto di contatto. Certo, però, che ha una forza bestiale questo! E pure la sua aura è notevole. Di questo passo, mi taglierà davvero un braccio come minimo…
 
“Senpai!” Era la voce di Saji. “Resisti, arrivano i-”
 
“Saji, stai indietro! È la mia battaglia!” gli gridai io senza staccare gli occhi da quelli ametista di Bernael. “Dopotutto ho ancora un conto in sospeso con il qui presente! Inoltre, lui è molto più forte di te, perciò non intrometterti! Saresti solo d’intralcio! Pensate a Freed e Balba!”
 
Bernael sghignazzò spingendo ancora di più la spada sulla mia spalla, al punto che iniziai a sentire l’odore pungente della carne che viene bruciata e un acuto dolore provenire dall’area di contatto. “Non vuoi coinvolgere altri compagni, eh? Che nobiltà d’animo… O è solo arroganza?” Un altro suo passo avanti mi costrinse a retrocedere per evitare che riuscisse a spingere più in profondità la sua arma. “Non sei così temibile senza il potere della tua Sacred Gear, eh? Forse non avresti dovuto trasferirlo tutto ai tuoi amichetti!”
 
“Beh, sai, non è che sia un gran problema in realtà. Mi basta ricominciare!”
 
[Boost!]
 
“Povero stolto! Non ti permetterò di raddoppiare oltre il tuo potere!” ringhiò Bernael prima di avanzare e spingere con quella che intuii essere tutta la sua forza la spada per finirmi subito. Proprio come prevedevo e volevo.
 
Lo stolto sei tu! Contrapponendo il mio ghigno al suo, nell’istante in cui sentii la sua spinta aumentare, afferrai fulmineo con la mano sinistra il suo braccio destro e mi lasciai cadere all’indietro, così potei sfruttare la combinazione della sua stessa forza con la mia e la gravità per tirarlo giù con me. Allo stesso tempo, portai le ginocchia al petto in modo che le piante dei miei piedi si appoggiassero al suo petto e, infine, nel momento in cui percepii la mia schiena toccare terra, ridistesi le gambe di scatto scagliando Bernael lontano e mandandolo a rotolare nella polvere. La spada di luce cadde al suolo e si disperse in una miriade di scintille luminose.
Con un colpo di reni, mi rimisi in piedi e voltai verso l’angelo caduto. “Questa mossa ti è piaciuta? Se pensi che possa essere pericoloso solo usando il Boosted Gear, stai commettendo lo sbaglio peggiore della tua vita! Potrei ucciderti anche senza di esso, sappilo!”
 
Bernael si rialzò in piedi, sbuffando sprezzante. “Molto bene. Allora lascia che ti metta alla prova…”
 
“Vi dispiace se ci uniamo alla festa?”
Un nuovo clangore di metallo contro metallo attirò la mia attenzione: Xenovia era comparsa tra Kiba e Freed e aveva ingaggiato il secondo, incrociando la propria Excalibur con la sua. Con la coda dell’occhio, vidi anche Irina avvicinarsi a Saji e Koneko. “Ciao! Abbiamo ricevuto il messaggio e siamo arrivate di corsa!” disse Irina col suo solito tono allegro.
 
“Eh? Ma come?!” domandò confuso Saji.
 
“Gliel’ho mandato io. Avevamo pianificato così, dopotutto” spiegò Koneko mostrandogli il cellulare.
 
Xenovia, nel frattempo, stava approfittando della debolezza di Freed per costringerlo a cedere terreno nel loro scontro. “Ribelli Freed Seelzen e Balba Galilei! Angelo caduto Bernael! Sarete giudicati e condannati in nome di Dio!” esclamò spingendo via il prete folle.
 
“Non osare nominare quel dannato Dio che tanto odio, stupida troia!” ribatté inferocito Freed cercando di caricarla, ma venne costretto a balzare indietro e allontanarsi per evitare il fendente di un Kiba altrettanto furioso. Era chiaro che la presenza di Balba lo stesse influenzando più del dovuto.
 
Balba si affiancò a Freed. “Freed, il tuo compito era eliminare gli inviati della Chiesa, ricordi? Tuttavia, ora abbiamo per le mani due possessori di Excalibur insieme a due possessori del potere dei draghi, quindi la situazione è cambiata. Dobbiamo ritirarci per il momento.” Si rivolse poi a Bernael. “Bernael, è meglio che venga anche tu. È necessario riorganizzarci.”
 
L’angelo caduto fece schioccare la lingua, chiaramente infastidito, ma non abbandonò la posizione di guardia. “Per il momento ritiratevi voi. Io devo prima concludere una faccenda. Freed!”
 
“Con molto piacere, Bernael-kun!” replicò il prete folle estraendo da sotto il cappotto un piccolo oggetto simile a una biglia e buttandolo poi a terra. “Allora…ci vediamo, gente!”
 
Un forte lampo di luce si sprigionò dalla sfera, accecandoci tutti per qualche istante; quando il bagliore si esaurì, Freed e Balba erano scomparsi. Battono in ritirata, eh? Vorrei dar loro dei codardi, ma sono invece prudenti e furbi, quei bastardi. Tsk! Questa storia si sta rivelando più complicata del previsto da risolvere…
 
“Fermi! Inseguiamoli, Irina!” sentii urlare Xenovia prima di vederla passarmi accanto, diretta verso il sentiero che portava alla città. Irina le fu subito dietro.
 
“Aspettate! Maledizione!” A sorpassarmi stavolta fu Kiba, il quale seguì le ragazze senza degnare me, Koneko o Saji di nemmeno uno sguardo, sparendo ben presto insieme alle altre due nel buio della notte.
 
Nel momento in cui Koneko fece per seguirli, Bernael si frappose tra noi e loro, generando una lancia di luce nella mano destra. “Non credo proprio. Voi non andate da nessuna parte.”
 
“Quegli stronzi… Nonostante tutte le raccomandazioni che avevamo fatto e il patto che avevamo stretto.. se ne sono andati per conto loro dietro il nemico, senza nemmeno rifletterci su per un solo attimo” commentai, fortemente irritato da quello sviluppo. Praticamente, se gli avessi detto di buttarsi in un baratro senza fondo e loro avessero obbedito, non avrebbero comunque fatto una cazzata peggiore di questa. “Questa storia.. inizia a darmi davvero molto fastidio… Di nuovo, mi chiedo: ma perché ho deciso di fare tutto questo e aiutare quei deficienti? Perché non me ne restavo a casa e sintonizzavo sul canale dell’NBA? Era mille volte meglio…”
 
[Boost!]
 
Il sibilo attraverso l’aria della lancia di luce seguì all’istante il suono del Gear che si riattivava, ma era un attacco prevedibile e dunque mi limitai a muovere il braccio destro per deviarla di lato. “Cos’hai da borbottare? Pensi forse di potermi ignorare, Sekiryutei?” domandò Bernael, infastidito pure lui.
 
“Affatto. Sto solo allungando l’elenco delle persone che voglio prendere a calci in culo. Tranquillo comunque: tu sei ancora tra i primi della lista.”
 
Per tutta risposta, l’angelo caduto si alzò in volo e generò intorno a sé ben sei lance di luce viola. “Ora piantala di dire stronzate!” urlò prima di scagliarle non solo verso di me, notai, ma anche verso Koneko e Saji.
 
“Koneko! Saji! Dietro di me, subito!” urlai prima di unire i palmi delle mani davanti al petto; feci in tempo a sentirli obbedire e mettersi alle mie spalle che le lance di luce erano già a pochi centimetri dal mio corpo, ma era sufficiente. “Kham!”
Con quell’urlo, proiettai e manipolai il mio Ki all’esterno del corpo in modo che creasse una cupola di energia rossa intorno a me e ai miei compagni. Le lance vi impattarono contro e s’infransero con un forte rumore di schianto, senza però danneggiarla minimamente.
 
“Senpai, ma questa è…?” sentii Koneko chiedermi.
 
“Sì, Koneko. È la stessa tecnica che ho usato nel Game con voi e Raiser. Era la mossa migliore per proteggere tutti.”
 
“Uao! Incredibile... È davvero incredibile, senpai!” fu invece il commento stupefatto di Saji.
 
Bernael invece non era affatto contento, ma non sembrava nemmeno preoccupato, visto che generò subito altre lance di luce. “Vuoi forse affrontarmi mentre proteggi anche quelle due palle al piede? HA! Accomodati, sarà solo più divertente per me farti fuori con tutti loro!”
 
“Non se anche noi abbiamo qualcosa da dire in proposito!”
Nel momento in cui udii quella voce, due onde di quello che riconobbi come Potere della Distruzione e di qualcosa simile ad acqua piena di potere demoniaco passarono sopra le nostre teste e costrinsero Bernael a far svanire le lance e allontanarsi con un potente battito d’ali per evitarle.
Tutti e tre ci voltammo e vedemmo Rias e Sona, ancora avvolte dalla luce dei loro personali cerchi di teletrasporto, insieme rispettivamente ad Akeno e Tsubaki. “Per ora non farò domande, ma mi aspetto che più tardi mi spieghiate che cosa sta succedendo… Chiaro, Zayden? Koneko?” fece Rias con un sorriso palesemente tirato.
 
“Mi auguro che anche tu avrai una scusa plausibile per tutto questo quando ne parleremo, Saji” disse invece Sona con il suo solito tono serio e imperturbabile.
 
“K-KAICHOU!” gemette il povero Saji, divenuto in un istante completamente bianco per la paura. Sembrava che qualcuno lo avesse appena immerso e tirato fuori da un pozzo pieno di vernice bianca.
Koneko era invece più calma, ma anche la sua espressione era divenuta colpevole e vagamente dispiaciuta.
 
Uffa… Sarà più complicato del previsto spiegare, temo, pensai prima di sentire Bernael scoppiare a ridere in modo strano.
 
“Ma guarda! Finalmente le due ospiti d’onore si degnano di farsi vedere! Sapevo da un pezzo che ci stavate controllando, ma mi chiedevo quando avreste deciso di intervenire.” L’angelo caduto si piegò a mezz’aria nella beffarda parodia di un inchino. “Illustri ereditiere delle casate Gremory e Sitri, permettetemi di presentarmi. Angelo caduto del Male e della Malvagità Bernael, al vostro servizio.”
 
“In effetti, anche se non è la prima volta che c’incontriamo, non abbiamo avuto occasione di parlare in precedenza” disse Rias con il suo solito sorrisetto. “Sono Rias Gremory. Finalmente posso conoscerti, Bernael.”
 
“Sono Sona Sitri. Non pensavo che avrei conosciuto in simili circostanze un angelo caduto della tua fama” rispose invece Sona, sempre imperturbabile. “Sarei interessata a sentire cos’hai da dirci, dato che ci hai definite le ospiti d’onore… Ma averti visto minacciare il mio nuovo servo mi infastidisce non poco e mi rende meno incline ad ascoltarti” aggiunse poi, emettendo una potente aura azzurra da tutto il suo corpo.
 
“Non potrei essere più d’accordo. Dopotutto hai minacciato anche la mia amata serva e il mio compagno e questo non solo mi oltraggia, ma mi fa anche ripensare a ciò che avete fatto ad Asia e questo… Beh, mi rende ancora più nervosa” si associò Rias emettendo a sua volta un’aura cremisi altrettanto forte. Mi sorprese sentirla dire che ero un suo compagno con tanta sicurezza, ma non mi dispiacque… Da chiedersi chi fosse più strano tra me e lei.
 
Bernael, tuttavia, non fece una piega alle loro minacce, anzi scoppiò a ridere assolutamente estasiato. “Va benissimo così! È questo che ricerchiamo da voi diavoli! Non certo la cordialità!”
 
Feci svanire il Kham e lo guardai con un sopracciglio inarcato. “Sei forse intenzionato a dichiarare guerra ai diavoli? E vuoi iniziare già adesso?” Sollevai il Boosted Gear e feci schioccare le dita. “Vuoi davvero.. affrontare me e loro tutti insieme? Sei davvero così pazzo?”
 
[Boost!]
 
Bernael rise di nuovo. “Oh cielo, no! Io e i miei alleati vogliamo tutti iniziare una nuova guerra, questo è indubbio! Ma non sono certo così stupido da sfidarvi ora in un uno contro tutti. No, affatto. Vedi, sono rimasto solo perché volevo vedere dopo quanto tempo le nostre care ereditiere si sarebbero decise a uscire allo scoperto, anche se non credevo che ci sarebbe voluto così poco… Davvero basta minacciare un attimo i vostri servetti perché decidiate di intervenire subito e direttamente?” Quando Rias e Sona non risposero, come se non ritenessero una simile domanda degna di risposta, l’angelo caduto fece spallucce. “Lasciamo stare, siete eloquenti anche senza parlare. Ad ogni modo, vi attendevo per potervi dare il messaggio di Kokabiel-sama.”
 
“Messaggio?” ripeté Rias, sospettosa.
 
Il volto di Bernael si deformò in una delle smorfie più folli e arroganti che avessi mai visto. “Inutile che continuiate ad agire mantenendo un basso profilo o contenendo le conseguenze, così com’è inutile che vi illudiate di poter mantenere questa pace tra Fazioni. La guerra sta arrivando. E saremo noi i primi ad avviarla, ma non gli ultimi. Perciò godetevi la vostra pacifica serenità finché potete, perché presto terra, mare e cielo saranno nuovamente tinti del rosso del sangue.” Le sue iridi ametista si spostarono poi su di me e vidi una scintilla di rabbia vendicativa animarle. “Questo invece è il mio messaggio personale per te, Sekiryutei: salderemo molto presto il nostro conto in sospeso. E per te sarà un vero incubo, sappilo.” Tornò a rivolgersi a tutti noi. “È tutto per il momento. Ci rincontreremo…sul campo di battaglia.”
Con quelle ultime parole, fece comparire un cerchio di teletrasporto sotto di sé e scomparve in un bagliore viola scuro.
 
Dannazione, pensai facendo scomparire il Gear. La situazione sta precipitando più in fretta di quanto pensassi.
 
“È davvero…un tipo pericoloso” commentò Rias rilassandosi e facendo scomparire la sua aura. “Dovremo stare ancora più attente d’ora in poi.”
 
“Indubbiamente” disse Sona annullando anch’ella il suo potere. “Ma ciò che vorrei adesso…” si voltò verso me, Koneko e Saji “…è ricevere una spiegazione su quanto sia successo stanotte. O meglio, su ciò che avete deciso di fare stanotte.”
 
“Proprio quello che vorrei sapere anch’io. Allora, avete una spiegazione, mi auguro… Vero?” si associò la rossa guardandoci a sua volta. Se Rias aveva uno sguardo tra il serio e il curioso, però, Sona era unicamente seria. Terribilmente seria.
 
Rivolsi un’occhiata a Koneko e Saji e, come mi aspettavo, la prima aveva un’aria desolata, il secondo invece terrorizzata. Sospirai. Ho capito. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, dissi tra me e me prima di rivolgermi alle due diavole: “Non prendetevela con loro, vi assicuro che non hanno fatto nulla di male. Sono stato io a coinvolgerli.”
Rias e Sona mi guardarono e capii che entrambe si aspettavano che continuassi. Così, non persi tempo e raccontai loro tutta la faccenda fin da quando, ieri sera, avevo iniziato a muovermi, e i motivi che mi avevano spinto a farlo. Quando ebbi finito, tutt’e due avevano un’espressione pensierosa e combattuta.
 
Alla fine, Rias parlò per prima: “Anche se avevo detto che non intendevo intromettermi, volevo comunque informazioni sulle inviate della Chiesa. Per questo ho detto ad Akeno di tenerle d’occhio. Però, devo ammettere che non credevo avessi in mente qualcosa del genere, altrimenti sarei intervenuta molto prima.”
 
Oh? Quindi le teneva d’occhio fin dall’inizio, proprio come ha detto Bernael. È più prudente di quanto credessi, buona cosa, pensai. Ma continua a essere parecchio ingenua, o dovrei dire ottimista, se pensa che tutto si possa risolvere senza coinvolgere piani più alti dei suoi. Soprattutto non dopo quest’ultima dichiarazione.
 
“Saji!” disse invece Sona in tono perentorio.
 
Il poveretto alzò la testa dalla sua posizione prostrata per guardarla. “S-Sì?”
 
“Capisci che hai fatto tutto questo di testa tua? Questo è davvero…un bel problema.” Mentre parlava, aveva un’espressione talmente seria e di rimprovero che non potei biasimare la paura del ragazzo.
 
“M-Mi dispiace, Kaichou…” disse Saji in lacrime.
 
“Sona ha ragione” approvò Rias. “Vi rendete conto che ciò che avete fatto stanotte potrebbe avere delle ripercussioni spiacevoli sul mondo dei diavoli? Forse a te, Zayden, non te ne importa nulla… Ma tu, Koneko…” si voltò verso di lei “…perché hai fatto una cosa simile?”
 
“Io… Io non volevo che Yuuto-senpai se ne andasse. Mi dispiace tanto, Buchou” rispose Koneko con un’espressione terribilmente colpevole e triste, tale da far venire un certo rimorso anche a me, visto che, alla fine della fiera, ero io quello che aveva permesso che avvenisse tutto quello che era avvenuto stanotte.
 
Decisi di parlare ancora, non era giusto che quei due si prendessero tutta la colpa in quel modo: “Forse è vero che la decisione finale di farsi coinvolgere o no è stata loro, ma sono stato io a lasciare che venissero coinvolti in tutto questo, anzi, nel caso di Saji, sono io che ho voluto coinvolgerlo. Posso capire la vostra disapprovazione, ma devo disilludervi su una cosa: le gravi conseguenze ci sarebbero state anche senza le nostre ultime azioni.” Quando loro mi guardarono, sollevai un dito per impedire qualunque replica. “Non provate a negarlo, sapete benissimo che è così. Kokabiel e i suoi alleati hanno rubato le Excalibur dalle varie Chiese, hanno raccolto individui come Balba Galilei, che le ha studiate e ha cercato il modo di usarle per tutta la vita, e Freed Seelzen, che non ha bisogno di altra motivazione del divertimento personale per uccidere, al solo scopo di usarle per uccidere sia individui dalla Chiesa stessa che componenti delle Tre Grandi Fazioni, diavoli in particolare. Così facendo, avrebbero fatto credere ad entrambi i lati in questione di essere minacciati dall’altro e questo, considerando le tensioni da sempre esistenti tra essi, avrebbe condotto a un solo risultato possibile: una nuova guerra. E dopo l’ultima dichiarazione fatta da Bernael, possiamo dire che è esattamente così che vorrebbero che andassero le cose. Rispondetemi sinceramente: con il vostro intelletto, davvero da quando sapete di tutta questa storia, non vi è mai venuto in mente un simile pensiero?”
 
Rias e Sona erano entrambe bloccate, gli occhi spalancati e le labbra leggermente dischiuse. Stavano palesemente cercando un qualsiasi modo per replicare, ma non ne trovavano nemmeno uno e il motivo era facile da capire: perché quella era la verità e loro non potevano negarla.
“Non è che non ci avessimo mai pensato…” disse infine Rias.
 
“…è solo che…” continuò Sona, ma non mi servì altro per capire. Le loro espressioni erano abbastanza eloquenti.
 
“Speravate che, mantenendo un basso profilo e non impicciandovi se non costrette nelle questioni della Chiesa, le cose si sarebbero sistemate da sole senza interpellare persone più in alto di voi e correre così il rischio di far scoppiare un nuovo conflitto, giusto?” Il loro silenzio fu ancora più eloquente. “Ammirevole come pensiero, ma anche tremendamente ingenuo. Non potete pensare solo ad una delle parti in gioco, ma ad entrambe, a come agirebbero e a cosa farebbero in questa situazione. Forse la Chiesa e le sue inviate erano disposte a risolvere tutto senza disturbare i diavoli e causare disturbi più del necessario, ma era ovvio che Kokabiel e i suoi non sarebbero rimasti a guardare. Ed è per questo che ho coinvolto Koneko e Saji in questa storia cercando nel contempo di aiutare Kiba col suo problema della vendetta. Perché, come dice uno dei miei proverbi preferiti, ‘prevenire è meglio che curare’.”
 
Mi spostai verso Saji e lo aiutai a rialzarsi per poi mettergli una mano sulla spalla, per sua somma sorpresa e confusione. “Originariamente prevedevo di coinvolgere solo Saji insieme a me. Come vi ho spiegato, contavo di creare una breve alleanza con le inviate dalla Chiesa per dare la caccia alle Excalibur senza ripercussioni e permettere a Kiba di distruggerle. Tuttavia, per soddisfare il suo desiderio, io e lui avremmo soltanto eliminato eventuali ostacoli e fornito supporto a Kiba nella sua lotta, così da permettergli di distruggerle di suo pugno, e per questo ho scelto lui. Conosco bene i poteri di tutte le Sacred Gear di tipo drago conosciute, Absorption Line compresa, e dunque sapevo che il suo, in questa impresa, sarebbe stato l’ideale. Oltre a questo, come mi avevi chiesto tu stessa, Sona, intendevo osservare e mettere alla prova le sue abilità per capire il suo livello di controllo sul suo potere e la sua attuale forza e, a tale scopo, posso garantirti che niente è meglio di un’esperienza diretta sul campo. Perciò non l’ho fatto solo per Kiba, ma anche per lui.”
Con l’altra mano, quella libera, feci un cenno a Koneko di avvicinarsi e, quando mi fu accanto, gliela posai sulla testa accarezzandole i morbidi capelli candidi. “Koneko invece non l’avevo inizialmente considerata nel mio piano. Prevedevo di coinvolgere meno persone possibile per ridurre danni e rischi al minimo… Ma quando mi ha detto che voleva anche lei aiutarci per impedire che Kiba, il suo senpai, abbandonasse il gruppo e finisse per perire nella sua crociata vendicativa, non ce l’ho fatta a dirle di no. Come potrei mai fermare qualcuno dal voler aiutare e salvare una persona a lui o lei cara? Ne aveva il diritto. Ecco tutto.”
 
““Ward-senpai/Zayden-senpai…”” mormorarono rispettivamente Saji e Koneko; quando mi girai a guardarli, erano entrambi parecchio sorpresi delle mie parole, chiaramente non se le aspettavano.
 
Tornai a guardare Rias e Sona. “Non hanno mai messo a rischio la pace tra le Fazioni più di quanto non stessero già facendo Kokabiel e i suoi e hanno agito per aiutare una persona a non intraprendere un cammino che, posso garantirvelo, porta a un destino peggiore della morte. Non sono stati costretti da nessuno, hanno deciso di testa loro di accettare, perciò, se volete dargli una colpa, l’unica è quella di aver deciso con la loro testa. Non addossategli responsabilità inesistenti.”
 
Le due diavole mi guardarono con un misto di perplessità e indecisione, chiaramente concentrate su ciò che avevo detto, e, per circa un minuto, il silenzio fece da padrone. Alla fine, fu Sona a parlare per prima: “Dimmi una cosa, Ward-san: come giudichi dunque la chiamiamola prestazione di Saji?”
 
Il ragazzo impallidì vistosamente e mi guardò supplichevole, come a pregarmi di non dire niente di negativo, ma mi limitai a stringergli la spalla rassicurante. “È molto acerbo e immaturo, si vede chiaramente che non ha ancora imparato a usare e controllare appieno il suo potere. Tuttavia, è anche volenteroso e determinato, ha una grande forza di volontà e questo è essenziale per chi usa le Sacred Gear, specialmente quelle di tipo drago, che sfruttano le emozioni del loro possessore per massimizzare la loro forza. Non sono ancora riuscito a stimare quanto sia buona la sua compatibilità con il potere di Vritra, ma posso dirti che Saji ha un notevole potenziale. Se guidato e addestrato nel modo giusto e con costanza, potrebbe sicuramente diventare un individuo da non sottovalutare.”
 
“Senpai!” Ora Saji aveva gli occhi luccicanti come due stelle… Non guardarmi così, deficiente! Sei inquietante ed equivoco!
 
“Capisco. E dimmi: saresti disposto ad addestrarlo tu?”
 
“Sona!” esclamò Rias, chiaramente spiazzata da quella domanda, per poi voltarsi a guardarmi. Dalla sua espressione capii che si aspettava che rifiutassi in tronco, vista la poca simpatia che provavo verso le richieste dei diavoli e l’ancora scarsa familiarità che avevo verso il gruppo Sitri… Ma stavolta si sbagliava.
 
“Ci avevo già pensato, in realtà.” A quelle parole, tutti, comprese Akeno e Tsubaki che fino a quel momento erano rimaste in silenzio ad ascoltare, trasalirono e assunsero espressioni più o meno sconvolte. Faticai per non ridere: erano assolutamente ridicoli! “Sono sensibile a coloro che possiedono le Sacred Gear, soprattutto quelle potenti, perché è terribilmente pericoloso e rischioso non saperle usare, sia per gli altri che per loro stessi. Ho provato sulla mia stessa pelle che vuol dire non saper controllare il loro potere e non intendo vederlo accadere ancora. Inoltre, come me, anche lui è un drago, o meglio possiede il potere di un drago, dunque un po’ gli serve una mano da qualcuno esperto in materia per imparare ad usarlo e un po’ ritengo che tra simili bisogna aiutarsi l’un l’altro.” Alzai un dito. “Non equivocare comunque: l’aiuto che intendo offrirgli è spontaneo, ma proprio per questo non puoi ordinarmi o pretendere niente su di esso. Io lo allenerò, io deciderò ogni cosa dell’allenamento, dal tempo all’intensità, dalla teoria alla pratica. Chiaro? Prendere o lasciare.”
 
“…Sei un tipo che non lascia molta possibilità di ribattere, eh?” Sona sospirò. “Così sia. In ogni caso, non saprei suggerirti come gestire il potere di un drago meglio di quanto tu sappia già.” Si voltò verso Saji. “Saji! Vieni qui.”
 
“S-Sì, Kaichou!” Rivolgendomi un’ultima occhiata, il ragazzo si portò davanti alla sua padrona, ancora tremante come una foglia.
 
“Avevo originariamente pensato di infliggerti una punizione ben più dura, ma Ward-san ha detto il vero sulla situazione e ti ha anche dato un’opportunità di diventare più forte e, in questo modo, di potenziare di conseguenza la nostra intera famiglia. Considerando ciò che ho sentito, ammetto che devo lodare il tuo coraggio e il tuo desiderio di aiutare i tuoi simili, come la tua volontà. Hai agito bene in fin dei conti.”
 
“Kaichou…!” Ora Saji era praticamente in brodo di giuggiole. Che fosse la prima volta che lo lodava così?
 
“…Tuttavia” continuò poi Sona, “hai comunque agito senza informarmi, senza chiedermi consiglio e nemmeno il mio permesso. Morale: devi essere punito comunque.” Alzò la mano destra e su di essa apparve un cerchio magico azzurro. “Mettiti carponi e mostrami il sedere. 200 sculacciate saranno la tua punizione!”
 
La gioia di Saji svanì così velocemente che credetti avesse rubato Excalibur Rapidly a Freed. “200?!”
 
“Se non fosse stato per l’intervento di Ward-san, sarebbero state 1000. Vuoi che ritorni a quel numero?”
 
In un istante, Saji fu a quattro zampe davanti a lei, col didietro rivolto nella sua direzione e gli occhi che sembravano cascate. L’istante successivo, le sue urla di dolore e umiliazione, accompagnate dal sonoro rumore di schiaffo del palmo di Sona sulle sue natiche, riempirono la notte. Che brutta punizione… Sta pure usando la magia per fare più male del normale… Non lo invidio proprio.
 
“Favoritismi per tutti tranne noi, eh?” Mi voltai per incontrare le iridi acquamarina di Rias. Sembrava parecchio scocciata… Era forse gelosa?
 
“Non dirlo neanche per scherzo. Ti ricordo che il primo motivo per cui ho deciso di fare tutto questo casino è stato proprio per salvare quel cretino del tuo Cavaliere. Ho cercato di aiutare lui e ho protetto anche lei.” Diedi un altro buffetto a Koneko. “Quindi lamentati meno e cerca di pensare di più a quello che dici. Odio le calunnie.”
 
Rias non mi rispose, ma la sua espressione nervosa e arrabbiata era evidente. Dopo qualche secondo, ruppe il contatto visivo con me per guardare Koneko e il suo sguardo si addolcì. Si chinò per abbracciarla. “Mi hai fatto preoccupare tanto, lo sai?”
 
“Mi dispiace, Buchou. Davvero” rispose solo la piccola Torre.
 
Quando si separarono, Rias rivolse di nuovo la sua attenzione verso di me, ma rimasi sorpreso nel vedere stavolta un’espressione afflitta al posto di quella arrabbiata. “Ero preoccupata anche per te, cosa credi? Se ti fosse successo qualcosa mentre eri impegnato ad aiutare Yuuto per tutti noi… Io non… Non so come avrei potuto reagire…”
 
Alzai una mano e le accarezzai una ciocca di capelli. “Non serve che ti preoccupi tanto per me. Sai che sono un tipo prudente, no? Non avrei mai fatto qualcosa di tanto pericoloso senza le dovute precauzioni.”
 
La vidi finalmente rilassarsi e rivolgermi un piccolo sorriso. “Ti meriteresti anche tu un bel po’ di sculacciate, lo sai?”
 
“Tsk! Tu provaci e giuro che sarò io a far diventare quel bel culetto che ti ritrovi più rosso dei tuoi capelli!” Dopo quella provocazione, mi feci più serio. “In ogni caso, dobbiamo tornare a casa e preparare un nuovo piano d’azione al più presto. La battaglia che sta per arrivare si sta rivelando già da ora più complicata del previsto.”
 
Anche Rias si incupì. “Me ne sono accorta. Hai già qualche idea su come muoverci?”
 
“A dire il vero, sì, ma non sono sicuro che le apprezzerai.”
 
“Perché dici questo?”
 
“Lo scoprirai molto presto. Intanto muoviamoci a rientrare. Prima si comincia e meglio è.” Alzai lo sguardo per osservare il disco argenteo della luna che splendeva sul nero cielo notturno. Rias Gremory. Ancora non ti rendi conto dei veri rischi che tu e il tuo gruppo correte nell’imminente conflitto, né di quanto i nostri attuali nemici possano essere davvero pericolosi. Soprattutto perché stavolta.. non potrai avermi al tuo fianco per supportarti in battaglia.






Note:
Absorption Line = una delle 4 Sacred Gear contenenti un frammento dell'anima di Vritra, Prison Dragon nonché uno dei 5 Re Drago, ha la capacità di generare una corda lunga e flessibile che immobilizza od ostacola il bersaglio per poi assorbire la sua energia. Con allenamento e una notevole volontà, è possibile estendere questo potere di assorbimento anche alle abilità speciali del bersaglio o a cose più tangibili come il sangue.
Vanishing Dragon = uno dei due Draghi Celesti insieme al Welsh Dragon Ddraig, anch'egli distrutto fisicamente e la sua anima sigillata in una Sacred Gear durante l'ultima grande guerra tra le Tre Grandi Fazioni.


CIAO A TUTTI MINNA!!! SONO TORNATO PURE QUI!!!
Prima di tutto vi auguro buon Natale (anche se in ritardo) e mi auguro che abbiate passato un buon 25 in famiglia e che non siate mezzi moribondi per il cibo mangiato (io poco ci mancava XD)!! Poi vi chiedo ancora una volta scusa per il tempo impiegato per questo nuovo capitolo, ma purtroppo ho forse anche troppe scritture, progetti e impegni da mandare avanti per sperare in un'ispirazione costante o almeno quando ho tempo per scrivere... Che palle oh... In ogni caso, sappiate che in realtà questo capitolo era pronto più o meno da fine novembre, ma per portare avanti le altre scritture e il Master che sto attualmente seguendo, ho dovuto mettere la sua revisione momentaneamente da parte e, alla fine, ho deciso di upparlo per Natale come regalo per voi (visto che poi ho deciso di uppare prima il crossover con Fedra DMC/Claymore, visto che era da un secolo che non lo toccavamo). E indovinate un po'? Mi sono ritrovato spiaggiato dalle cibarie e non ci sono più riuscito... XD Perciò, ve lo carico adesso come regalo di Natale un po' in ritardo e di Santo Stefano insieme. Spero possiate di nuovo perdonarmi e che vi piaccia!! ;)
Passando al capitolo in questione, che ne pensate? Come avrete capito, le cose stanno iniziando a complicarsi e non poco. Vi informo subito che avrei voluto metterci più roba, in particolare mettere almeno l'incontro con Kokabiel prima della battaglia finale, ma purtroppo scrivere bene gli eventi qui presenti e mostrare di più il rapporto tra Zayden e i suoi nuovi compagni mi ha portato via così tante pagine che ho pensato che a metterne ancora avrei potuto risultare pesante, soprattutto perché sarebbero stati perlopiù solo altri dialoghi e direi che qui dentro che ne sono già abbastanza... Comunque, ripeto che in questo capitolo mi interessava sostanzialmente mostrare come Zayden intendeva agire contro Freed e aiutare Kiba con le Excalibur di conseguenza. Come nell'originale, anche qui cerca l'aiuto di Saji e l'alleanza temporanea con Xenovia e Irina per combattere il nemico, ma i motivi sono totalmente diversi: se nell'originale, Issei non aveva scelta, qui è Zayden a prendere in mano tutta la situazione e decidere che si svolga in questo modo per garantirsi il massimo risultato possibile. Dal momento che non può combattere e distruggere direttamente le Excalibur in mano al nemico, non perché non ne sia capace ma perché così Kiba finirebbe per diventare solo più frustrato e vendicativo, cerca l'aiuto di Saji e accetta quello di Koneko poi per fornire a Kiba il supporto necessario per compiere la sua vendetta, mentre decide di parlare anche con Xenovia e Irina malgrado il precedente screzio perché sa benissimo che, se non lo facesse, ci sarebbero problemi con la Chiesa e, se lui se ne sbatte per dirla tutta, il gruppo Gremory non può certo farlo senza gravissime conseguenze e dunque non ha altra scelta che fare un patto con loro, visto che inconsciamente ormai si è già legato a loro e non vuole che siano in pericolo, in particolare Asia e Rias e anche Koneko, alla quale si sta affezionando rapidamente per più di un motivo (che scoprirete più avanti, tranquilli XD).
Oltre a questo, avete notato l'atteggiamento di Zayden verso Saji e Kiba? Il motivo per cui ha deciso di coinvolgere Saji è proprio quello che ha detto a Sona, nè più nè meno: vedere la sua capacità di controllo della Sacred Gear e dargli una mano con essa tramite un bell'allenamento direttamente sul campo. Pericoloso? Certo, ma è appunto l'unico modo in cui sa insegnare al momento perché è l'unico che abbia mai subito pure lui. Anche se è un diavolo, Saji è anche un ex-umano e un possessore di Sacred Gear e, come detto da Zayden stesso quando ha incontrato agli inizi Asia, lui sente vicini tutti i possessori e sa che razza di vita terribile potrebbero avere se incapaci di controllare i loro poteri, poiché è la maledizione che ha sopportato per buona parte della sua vita e non vuole che altri la subiscano. Mentre per quanto riguarda Kiba, direi che il punto fondamentale è stato toccato alla discussione sulla vendetta: Zayden vede in Kiba qualcuno che lui era in passato, ma ora non più. Ho notato difatti che un sacco di persone sono abituate a dire che quando uno vuole vendicarsi di qualcuno vive sempre una vita di vendetta, ma questo non è vero perché, come spiega Zayden, c'è una bella differenza tra vivere per la vendetta e vivere con la vendetta. Avete compreso il suo ragionamento a riguardo? Spero di averlo reso abbastanza bene.
E grande ritorno per Bernael dopo quasi due volumi di scomparsa! Ve lo aspettavate? Sarà insieme a Freed, Balba e Kokabiel per lo scontro a venire, visto che la minaccia del terzo volume mi sembrava un'occasione troppo ghiotta per non farlo ricomparire... XD Se ve lo state chiedendo, sì, sappiate che anche Raynare ricomparirà presto e che lei e il fratello avranno un bel dente avvelenato contro Zayden nello scontro a venire.
Come si svolgerà la prossima battaglia? Cosa intende Zayden quando pensa che non potrà stare accanto a Rias in essa? E come intenderanno Bernael e Raynare vendicarsi su di lui? Tutto questo e più nel prossimo capitolo! Non mancate!!! ;)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio tutti voi per essere rimasti con me anche per questo anno!! Vi prometto che appena posso, scriverò e velocizzerò il mio lavoro, ma voi non mancate di dirmi la vostra, per favore!!! La vostra opinione è sempre importante, perciò scrivete pure qui sotto o contattatemi tramite uno qualunque dei miei indirizzi se volete dire qualcosa, e io vi risponderò sempre con piacere!!!
Da Xephil è tutto, all'anno prossimo, amici miei!!! Auguri di buon Anno Nuovo!!!! ;*
Ja naa minna!!!!
   
 
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