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Autore: hinata 92    26/12/2018    4 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo Lacrime nel pineto
 
All'inizio di marzo il tempo divenne più asciutto, ma venti crudeli mordevano le mani e il viso degli studenti tutte le volte che uscivano nel parco. Ci furono ritardi nella consegna della posta perché i gufi continuavano a essere dirottati. Purtroppo invece le copie de Il Settimanale delle Streghe con il nuovo articolo di Rita Skeeter giunsero tutte a destinazione. I Malandrini si ritrovarono dopo cena, nella solita auletta abbandonata, a leggere la copia giunta a Ginny grazie a sua madre. Una foto a colori di Harry apriva un breve servizio intitolato LE PENE D'AMORE DI HARRY POTTER:
 
È un ragazzo fuori dal comune, forse, eppure è un ragazzo che vive tutti i consueti tormenti dell'adolescenza. Privato degli affetti fin dalla tragica fine dei suoi genitori, Harry Potter, quattordici anni, credeva di aver trovato conforto nella sua fidanzata ufficiale a Hogwarts, Hermione Granger, Babbana di nascita. Certo non poteva immaginare che ben presto avrebbe dovuto subire un altro grande dolore in una vita già costellata di gravi perdite personali.
Hermione Granger, una ragazza bruttina ma ambiziosa, sembra aver sviluppato un'inclinazione per i maghi celebri che Harry da solo non riesce a soddisfare. Fin dall'arrivo a Hogwarts di Viktor Krum, Cercatore della Nazionale Bulgara ed eroe della scorsa Coppa del Mondo di Quidditch, Hermione Granger gioca con i sentimenti di entrambi. Krum, palesemente innamorato cotto dell'ambigua ragazza, l'ha già invitata a fargli visita in Bulgaria durante le vacanze estive, e ripete: «Non ho mai provato niente di simile per nessun'altra».
Comunque, potrebbero non essere state le dubbie attrattive naturali di Hermione Granger a catturare l'interesse di questi sventurati ragazzi.
«È proprio brutta» dichiara Pansy Parkinson, una graziosa, vivace ragazza del quarto anno, «ma è probabile che abbia preparato un Filtro d'Amore, è piuttosto sveglia. Credo proprio che ci sia riuscita così».
I Filtri d'Amore naturalmente sono proibiti a Hogwarts, e senz'alcun dubbio Albus Silente vorrà indagare su queste accuse. Nel frattempo, i sostenitori di Harry Potter devono augurarsi che la prossima volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole.
 
Momoka teneva la rivista in mano con la stessa aria schifata con cui avrebbe tenuto uno Schiopodo Sparacoda: «Che diavolo ho appena letto?»
Futago invece tirò un pugno su un banco: «Prima Hagrid e poi Hermione! Non si può andare avanti così!»
Mangetsu rimase, come sempre, impassibile: «Quante persone possono essere influenzate da questa rivista, oltre vostra madre?»
Soseiji rispose: «Un mucchio di casalinghe annoiate e affamate di gossip.»
«Brutta faccenda…»
 
I risultati dell’articolo non si fecero attendere.
Qualche giorno dopo, al tavolo di Grifondoro, durante la colazione, Kaito notò con la coda dell’occhio la quantità di gufi diretti ad Hermione.
Harry, afferrando il calice di Hermione prima che venisse rovesciato dal grappolo di gufi, che si urtavano tutti cercando di recapitare per primi la loro lettera, chiese: «Quanti abbonamenti hai fatto?»
Kaito diede un leggero colpo di gomito a Sheridan, intuendo di cosa poteva trattarsi.
Hermione bofonchiò: «Cosa accidenti...»
Poi sfilò la lettera dal gufo grigio, la aprì, cominciò a leggerla e balbettò, arrossendo: «Oh, roba da matti!»
Ron disse; «Cosa c'è?».
«È... oh, che cosa ridicola...»
Gettò la lettera a Harry, e con un colpo d’occhio Kaito notò che non era scritta a mano, ma composta con lettere incollate che sembravano ritagliate dalla Gazzetta del Profeta.
Immagine

 
Kaito si alzò dal suo posto e si avvicinò a Hermione, che, sconvolta, stava aprendo una lettera dopo l'altra.
«Sono tutte così! 'Harry Potter può fare molto meglio dei tuoi pari...' 'Meriti di finire bollita in gelatina di rana...'»
Il prestigiatore intervenne: «Smettila, non aprirne più.»
«Ahia!»
Non l’aveva fermata in tempo. Hermione aveva aperto l'ultima busta, e un liquido di un verde giallastro con un intenso odore di benzina le schizzò sulle mani, che cominciarono a coprirsi di grosse bolle gialle.
Ron raccolse con circospezione la busta per annusarla: «Pus di Bubotubero puro!»
Hermione gridò, e gli occhi le si riempirono di lacrime mentre cercava di pulirsi le mani con un tovagliolo, ma ormai le sue dita erano talmente coperte di piaghe doloranti che sembrava avesse indosso un paio di guanti bitorzoluti.
Harry, mentre i gufi attorno a Hermione spiccavano il volo, disse: «Vai in infermeria, presto, lo diremo noi alla professoressa Sprite...»
Sheridan la prese sotto braccio: «Ti accompagno io, vieni...»
Ginny si unì a loro: «Vengo anche io!»
Mentre Hermione usciva dalla Sala Grande reggendosi le mani, Ron scoppiò: «L'avevo avvertita! L'avevo avvertita di non dare fastidio a Rita Skeeter! Guarda questa...» Lesse ad alta voce una delle lettere che Hermione non aveva ancora visto: «'Ho letto sul Settimanale delle Streghe che stai prendendo in giro Harry Potter e quel ragazzo ne ha già passate tante e ti spedirò una maledizione con la prossima posta non appena riesco a trovare una busta abbastanza grande'. Accidenti, è meglio che si guardi le spalle».
Kaito scambio uno sguardo d’intesa con gli altri Malandrini. Era chiaro cosa dovessero fare.
 
Nei giorni successivi Hermione si illuse che quella mattana si fosse attenuata e che si fosse trattato della follia di un solo giorno. Non immaginava certamente che i Malandrini stessero facendo l’impossibile per intercettare la maggior parte delle lettere che i fan di Rita Skeeter le continuavano a inviare. Con tutte le precauzioni possibili, Sheridan e Fred si erano presi l’incarico di aprirle e ispezionarle, mentre George e Kaito distruggevano quelle minatorie e facevano arrivare alla destinataria quelle innocue.
Sheridan sbadigliò: «Stasera proprio non ce la faccio...»
Kaito ridacchiò: «Troppi bagordi a Hogsmeade, eh?»
«Spiritoso!»
Ma prima che potessero continuare a punzecchiarsi, qualcuno bussò alla porta del dormitorio del terzo anno.
«Kaito, sei qui?»
I Malandrini trasalirono, ma Kaito si affrettò a correre verso la porta e a uscire prima che essa venisse aperta.
«Ciao Harry! Dimmi tutto, mi stavi cercando?»
Il ragazzo con gli occhiali annuì: «Sì, in effetti. Ho un messaggio per te da parte di...»
Si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: «...Felpato.»
Kaito rimase perplesso. Cosa poteva volere da lui Sirius?
«Mi ha chiesto di dirti di raggiungerlo appena puoi.»
«Ok, certo. Grazie, vado subito!»
E rientrò velocemente in camera. Harry rimase lì, confuso.
«Ma... se non gli ho nemmeno detto dove si trova...»
 
Dopo aver avvertito i suoi amici che doveva Smaterializzarsi d’urgenza, Kaito si ritrovò non lontano da Hogsmeade, in cima a una collinetta tempestata di cespugli. Si guardò intorno. Col buio della notte non riusciva a individuare Sirius, sentiva solo un fruscio di foglie.
«C’è nessuno?»
 
 
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
 
 
Un leggero abbaiare e una tirata al fondo dei pantaloni aiutarono il prestigiatore a individuare chi stava cercando.
«Ciao Felpato. Guidami, ti seguo.»
 
«Scusa, non ho capito, che cosa hai detto?»
Fred era perplesso quanto Sheridan: «Ho provato a leggere questa lettera, ma non riesco a capirla, tu ci riesci?»
La ragazza prese la pergamena dalle mani del ragazzo e cercò di leggere a sua volta.
 
Sirius guidò Kaito in un anfratto, una piccola apertura nella roccia. Vi s'insinuarono e si trovarono in una fresca caverna quasi completamente buia. Legato sul fondo, un capo della corda fissato attorno a una grossa roccia, c'era Fierobecco l'Ippogrifo. Metà cavallo grigio, metà aquila gigante, Fierobecco fece lampeggiare i fieri occhi arancioni alla loro vista. Kaito gli fece un profondo inchino, e dopo averlo scrutato con aria arrogante per un attimo, l'animale piegò le ginocchia squamate, e permise al prestigiatore di avvicinarsi e di accarezzargli il collo piumato. Alle loro spalle si accese la luce di un piccolo fuoco.
«Benvenuto nella mia dimora, Kaito.»
Sirius, nuovamente umano, indossava una veste grigia strappata: la stessa di quando era fuggito da Azkaban. I suoi capelli neri erano più lunghi, arruffati e in disordine. Era molto magro.
«È un piacere rivederti, Sirius.»
«Anche per me. Accomodati, purtroppo non ho nulla da offrirti.»
«Non è necessario.»
I due si sedettero sulle rocce. Sirius aveva un’aria preoccupata.
«Mi hai chiamato per Harry?»
L’uomo sospirò, per poi sorridere, quasi con tenerezza: «Harry è la mia principale preoccupazione, certo, ma non l’unica... no, Kaito, ti ho chiamato per te
«Per me?»
«Ascolta...»
 
 
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
 
 
Sheridan guardò perplessa la pergamena: «Non so proprio che lingua sia...»
George scosse la testa: «Di sicuro non è inglese.»
Fred ridacchiò: «Ma io una cosa l’ho capita. Chi l’ha scritta, chiunque sia, in qualunque lingua l’abbia scritta, è uno sgrammaticato.»
Momoka chiese: «Perché?»
Futago ridacchiò: «Ma non sa neanche scrivere il suo nome! Guarda!»
E prendendo la penna fece un’aggiunta:
 
 
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o HErmione.
 
 
«Quando mi hai mandato l’ultima lettera, quella dove mi raccontavi del Ballo del Ceppo, ho iniziato seriamente a preoccuparmi per te.»
Kaito ridacchiò: «Non era il caso. Sono abituato ad avere a che fare con Akako. È schizofrenica ma gestibile.»
Sirius scosse la testa: «La tua amica non è il problema, solo il mezzo.»
«Cosa intendi dire?»
«Quanti anni ha questa Akako?»
«Ha la mia età, diciotto anni.»
«Appunto. Ragiona: come può una ragazzina di diciotto anni superare da sola tutti i controlli di Hogwarts? Controlli che all’epoca riuscirono a tenere la scuola al sicuro persino da Voldemort?»
Il prestigiatore sospirò. Messa così...
Sirius continuò: «Temo che questa Akako sia stata usata.»
«Da chi?»
L’uomo tirò fuori frammenti di giornali: «Non è stato facile procurarsi tutte queste informazioni, ma ho fatto del mio meglio. Il preside attuale di Mahoutokoro è Fumhiiro Nabe, e pare che da quando ci sia lui l’istituzione indirizzi molti dei suoi allievi verso le Arti Oscure.»
Kaito si fece più serio.
«Ho paura che si siano accorti della tua esistenza e che stiano cercando di toglierti dall’influenza di Silente. È troppo strano questo interessamento dopo tre anni.»
Il ragazzo non disse una parola, ma la sua mente aveva ingranato la quinta marcia. Suo padre dopotutto aveva avuto ragione, quella scuola era troppo rischiosa.
«Farò attenzione.»
Sirius annuì: «Io continuerò a informarmi per quanto possibile. Occhi aperti.»
«Sarà fatto.»
 
Il giorno dopo, a colazione, i Malandrini si mangiarono le mani. Kaito era tornato tardi, Fred, George e Sheridan erano stanchi, nessuno di loro si era ricordato di rinnovare gli incantesimi con cui deviare i gufi; così, quando ben più posta del solito giunse ad Hermione, tutti e quattro sentirono i brividi nella schiena. Erano almeno una quindicina di lettere, tutte da persone diverse, e il contenuto, anche senza bisogno di aprirle, era facilmente intuibile. Hermione si lasciò sfuggire giusto un sospiro.
 
 
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell'aria secondo le fronde
più rade, men rade.
 
 
La ragazza si dimostrò tranquilla e continuò la sua colazione come se nulla fosse successo. Per qualche ora quindi i quattro non pensarono alla questione, distratti dalle rispettive lezioni, fino a che una vocina stridula fece sobbalzare tutti gli studenti del terzo anno che si avviavano verso il dormitorio.
«Hihihi!»
Kaito alzò lo sguardo, riconoscendo la risata: «Ciao Pix.»
Il Poltergeist gli sussurrò all’orecchio: «Ho una notizia per te, Mangetsu...»
«Spara.»
Dopo un sussurro appena udibile dal prestigiatore, il Poltergeist pensò bene di simulare un colpo di pistola direttamente nei padiglioni auricolari del giovane, lasciandolo rintronato.
«Hihihi! L’hai chiesto tu!»
Thomas e Colin fecero di tutto per allontanarlo, credendolo in vena dei suoi soliti scherzi, ma Kaito, seppure confuso, fece un cenno a Sheridan.
«Gōsuto ci ha appena chiesto di andare da Mirtilla.»
Momoka annuì e piantando tutti in asso corse verso il bagno del secondo piano. Non ebbe neanche bisogno di entrare, la voce di Mirtilla Malcontenta si udiva benissimo nel corridoio semideserto, accompagnata da numerosi singhiozzi.
 
 
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
 
 
«Cosa vuoi fare? Vuoi rimanere a piangere con me tutto il pomeriggio?»
Non ci fu risposta. Sheridan, pregando che la porta non cigolasse, l’aprì appena appena, giusto per poter vedere chi stesse piangendo in quel modo. Era una massa di capelli castani e mossi, non facilmente riconoscibile seduta per terra, ma Momoka riconobbe con meno difficoltà i frammenti di giornale che evidentemente la ragazza aveva spezzato in un impeto di rabbia. Erano tutti tratti dal Settimanale delle streghe.
Sheridan rimase lì, fortemente indecisa se entrare o meno. Il suo ingresso le avrebbe dato sollievo o fastidio? L’avrebbe aiutata più o meno dei tentativi di consolazione di Mirtilla? Avrebbero potuto due voci contrastare le mille che la stavano lentamente distruggendo con mille strumenti di tortura?
 
 
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
 
 
Mentre Sheridan cercava di prendere una decisione, una riunione d’urgenza dei rimanenti Malandrini discuteva il da farsi.
Mangetsu chiese: «Sono arrivate altre lettere strane?»
Futago allungò una pergamena: «Questa è stata la più strana...»
 
 
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
 
 
Il prestigiatore rilesse più volte: «Uhm... a occhio sembrerebbe una poesia.»
Soseiji ridacchiò: «Ora la insultano anche in rima?»
Fred chiese: «Riesci a capire in che lingua sia?»
Kaito riguardò più volte quelle parole: «Sicuramente una lingua europea... conosco un po’ il francese, ma non è questo il caso, seppure ci somigli... forse spagnolo? O italiano? Al massimo rumeno... anzi, spagnolo sicuramente no, non ci sono i punti interrogativi al contrario. Prova a rileggermela, magari il suono mi da altri indizi.»
«Non so neanche cosa sto leggendo, figuriamoci se lo leggo con l’accento giusto...»
«Tu leggi, che ci penso io ad ascoltare.»
 
 
Ascolta, Ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
 
 
Sheridan era rimasta lì, sulla porta, sconvolta. Hermione non dava segno di volersi calmare, e allora per lei Mirtilla aveva iniziato a fare qualcosa d’inedito.
 
«Oh Danny Boy, the pipes, the pipes are calling
From glen to glen, and down the mountainside.
The summer's gone, and all the flowers are dying.
'Tis you, 'tis you must go and I must bide.
come ye back when summer's in the meadow
Or when the valley's hushed and white with snow,
For I'll be here in sunshine or in shadow.
Oh Danny Boy, oh Danny Boy, I love you so.
And if ye come when all the flowers are dying,
and I am dead, as dead I well may be.
Ye'll come and find the place where I am lying
And kneel and say an Ave there for me.
And I shall hear, though soft you tread above me,
And o'er my grave shall warmer, sweeter be,
And if you bend and tell me that you love me,
Then I shall sleep in peace until you come to me.»
 
Sheridan rimase senza fiato, e così probabilmente anche Hermione, che per un attimo smise di singhiozzare. La voce di Mirtilla era stridula, come suo solito, ma intonata, e riusciva comunque a trasmettere la dolcezza e la consolazione che la fantasma avrebbe voluto donare alla Grifondoro. Forse si rivedeva in lei, dopotutto era stata uccisa in quel bagno proprio mentre piangeva a causa delle malelingue dei compagni. L’ultima parola della sua canzone rimbombò ancora per un poco nel bagno.
 
 
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
 
 
Hermione, con un filo di voce ancora rotta dal pianto, sussurrò: «È bella.»
Mirtilla guardò per terra, imbarazzata: «Piaceva molto a mia madre, è l’unica canzone che ricordo ancora.»
Finalmente la ragazza alzò il volto, ancora rosso e rigato dalle lacrime: «Grazie.»
 
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
 
 
Sheridan si limitò a richiudere silenziosamente la porta.
 
A qualche ora di distanza, Fred e George si ritrovarono a discutere a lungo davanti ai gufi della scuola.
«... è ricatto, ecco cos'è, potremmo finire nei guai, guai seri...»
«... abbiamo cercato di essere corretti, adesso è il momento di giocare sporco, come lui. Non vorrebbe certo che il Ministero della Magia sapesse che cos'ha fatto...»
«Ti dico che se lo metti per iscritto è un ricatto!»
«Sì, ma poi mica ti lamenti se otteniamo una bella ricompensa, vero?»
In quel momento una voce li fece trasalire.
«Ricompensa? Interessante...»
I due gemelli cambiarono colore.
«Oh, ehm... ciao Kaito!»
Il prestigiatore salutò con gentilezza: «Buongiorno ragazzi. Allora, chi state ricattando di bello?»
Fred cercò di sembrare disinvolto: «Non fare lo stupido, stavo solo scherzando.»
Kaito incrociò le braccia, in un atteggiamento tanto caro ai suoi amici/nemici detective: «Stavate scherzando così bene che discutevate delle conseguenze legali. Ricordo la nostra discussione sul fatto che Bagman non vi ha mai pagato quella scommessa e vi ha imbrogliato, quindi è abbastanza chiaro a chi state spedendo quella lettera.»
«Vuoi fermarci?»
Kaito alzò le spalle: «Non sono cose che mi riguardano, siete grandi e capaci di ragionare con la vostra testa.»
«Bene.»
Fred allungò la mano verso la zampa del gufo, ma si fermò non appena Kaito riprese a parlare.
«Dopotutto state solo usando delle informazioni scomode per rovinare la vita a qualcun altro per un tornaconto personale. Mi suona familiare la cosa...»
Fred si fermò, ma si voltò di colpo verso l’amico: «Ehi! Cosa stai cercando di dire? Il torto lo abbiamo subito noi!»
«Ma non ne avete le prove, a parte la testimonianza dei vostri familiari, a cui nessuno baderebbe. Se spedite quella lettera passate se va bene per dei bugiardi, se va male per dei criminali. Qua purtroppo o per fortuna non ci chiamiamo Rita Skeeter, non possiamo sparare cattiverie gratuite e passarla liscia. Io non voglio impedirvi di spedire quella lettera, voglio solo che abbiate ben chiare le conseguenze prima di pentirvene. Fatelo solo se ne siete sicuri.»
I gemelli si guardarono imbarazzati, poi sospirarono e rintascarono la lettera.
«Però paragonarci alla Skeeter era un colpo basso.»
Kaito sorrise: «Troveremo un altro modo, ma, scusate la schiettezza, è meno urgente.»
Con un piccolo fischio richiamò Aoko e legò una lettera alla sua zampa.
«Comunque non ero venuto qui per voi. Sto cercando di risolvere il mistero della lettera di Hermione.»
I gemelli erano perplessi: «Sicuro che funzionerà?»
Kaito sorrise mentre lanciava la colomba dalla finestra: «Il tempo materiale che Aoko arrivi da Jii e con una velocissima ricerca ci farà subito sapere di che poesia si tratta. Sigh, è in questi momenti che mi manca internet...»
Fred e George si limitarono a scuotere la testa, uscendo dalla Guferia.
 
La sera stessa la colomba tornò dal suo padrone, che accolse il bigliettino appeso alla zampa con grande curiosità.
«Dunque... ecco qua. Avevo ragione, era italiano! È una poesia d’amore del 1902 di tal Gabriele D’annunzio, che s’intitola “La pioggia nel pineto”. Ne ha allegata anche una traduzione in giapponese...»
Fred fece una smorfia: «E chi andrebbe a mandare a Hermione una poesia in italiano?»
Kaito accarezzò amorevolmente Aoko, stanca per il viaggio: «Non ne ho la più pallida idea...»
Sheridan invece sussultò.
«Momoka?»
«Aspettatemi qui, torno subito!»
La ragazza sparì per qualche minuto, poi tornò tenendo fra le mani una rivista: «Scusate, ho dovuto chiedere a Nicole se me la prestava.»
Kaito guardò schifato l’ennesima rivista di gossip: «Ancora la Skeeter?»
Sheridan iniziò a sfogliarla freneticamente: «No, una giornalista un pochino più seria... ecco! Ecco, guardate qui!»
I ragazzi, curiosi ma perplessi, si affollarono intorno alla pagina.
 
Mirtilla sospirò: «Cosa posso fare per consolarti?»
Ma Hermione non rispose, continuando a piangere. Davanti agli altri faceva la dura, per non preoccuparli, minacciava vendette alla Skeeter, ma sotto sotto soffriva parecchio per tutte quelle cattiverie gratuite. Con la scusa di andare in biblioteca a studiare, quando proprio non ce la faceva più, si rifugiava lì e cercava di sfogare in un colpo tutto il suo dolore, per poi tornare forte non appena varcata la porta del bagno.
«Uh? E questa cos’è?»
Hermione sollevò leggermente il viso: «C-cosa?»
Mirtilla si limitò a indicare una busta per terra. Hermione, a fatica e di malavoglia, si alzò dall’angolo in cui si era rifugiata e andò ad aprirla. Sussultò dalla sorpresa. Era per lei, e non era piena di cattiverie. Un’altra lacrima, una sola, iniziò a scorrerle sulla guancia, ma questa non era carica di tristezza.
 
 
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
 
 
Mirtilla sorrise leggermente, facendo l’occhiolino ai Malandrini, che sbirciavano dalla porta la reazione della ragazza.
 
 
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
 
 
Hermione sorrise, asciugandosi il volto con la manica. I Malandrini, soddisfatti, socchiusero la porta.
Fred ridacchiò: «E chi l’avrebbe mai detto che Krum fosse un appassionato di poesia straniera?»
Kaito riprese in mano l’articolo: «E neanche da poco! Poesia francese, inglese, tedesca, italiana... mica male per un giocatore di Quidditch!»
Sheridan sorrise: «Bé, deve volerle davvero bene per cercare apposta una poesia dedicata al suo nome!»
George ridacchiò: «Secondo me, con una secchiona come lei, ha trovato il modo giusto per fare colpo!»
Sbirciarono ancora una volta. Hermione piangeva ancora, ma commossa, sorridendo.
Fred chiuse la porta definitivamente e fece per allontanarsi, poi di colpo si fermò.
«Ragazzi!»
«Sì?»
Sheridan sorrise ironica: «Se ti stai chiedendo se avevamo tolto la H che avevi aggiunto, sì, l’ho fatto io.»
«No, no... mi stavo chiedendo un’altra cosa.»
«Cioè?»
«Ma Hermione... saprà leggere l’italiano?»
Tutti i Malandrini rimasero per un attimo fermi, imbarazzati, a riflettere sulla questione. Poi George alzò le spalle.
«Naaa, è Hermione. Se non lo sa andrà in biblioteca a cercare un dizionario o si farà un incantesimo di traduzione!»
«Giusto!»
E risero fin quasi alle lacrime.
 
 
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
 
 
Ed eccoci ancora qua. Non starò neanche a scusarmi per l’immenso ritardo, purtroppo la vita di tutti i giorni toglie sempre più tempo alla scrittura, anche se la voglia di continuare c’è sempre.
In questo capitolo anomalo ci sono tante cose particolari, lo so. Non sapevo bene come far passare il tempo tra una prova e l’altra, visto che in generale non succedono eventi particolari. Ci stavo pensando mentre passavo in macchina vicino a una pineta, sotto la pioggia e… ed eccoci qua. Da piccola per un po’ ho pensato davvero che D’Annunzio si riferisse alla nostra Hermione…
Ho deciso di dare a Mirtilla una canzone che dovrebbe essere stata “di moda” nel suo periodo, spero vi piaccia.
Prossimo capitolo? Un compleanno davvero speciale…
Ringrazio fenris, Aesingr e Lunaby per i commenti, alla prossima!
 
Hinata 92
  
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