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Autore: sara2000    26/12/2018    9 recensioni
*Storia ripostata perché erroneamente cancellata*
Dopo la vicenda dello strappo André e Oscar si sono separati.
La Vigilia di Natale André ripensa tristemente alla sua vita passata con Oscar.
Due anime tormentate e tristi, ma forse nella notte di Natale un miracolo può accadere...
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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MIRACLE DE NOËL

Parigi, 24 dicembre 1788


Da quella maledetta notte in cui la mia vita cambiò è passato quasi un anno.
Colpito duramente dalle parole di Oscar persi la pazienza, arrivando a tradirla nel peggiore dei modi.
Arrivando quasi a porle violenza.
So che non l’avrei mai fatto. Non sarei arrivato a tanto, ma la mia mente ferita e annebbiata mi ha portato a compiere quel gesto estremo.
Ricordo ancora la stoffa della sua camicia tra le mie mani, il suo sguardo sprezzante e le lacrime che le uscivano dagli occhi.
E la sua voce che mi chiedeva cosa volessi farle, cosa volessi provare… come a sfidarmi…
Da allora la mia vita si può dir conclusa.
Non sono più riuscito a guardarmi allo specchio, il rimorso mi attanagliava l’anima, e vivere sotto lo stesso tetto con lei era diventato insostenibile.
Così me ne andai.
Ora vivo a Parigi. Lavoro in una biblioteca.
Lavoro insolito per un cieco…
Già. La vista mi ha abbandonato completamente da un paio di mesi ormai.
Sapevo che era una cosa imminente, e infatti, una mattina, al mio risveglio ad accogliermi fu il buio.
Non piansi. Rimasi solo fermo a letto tutto il giorno. Incapace anche solo di fare un passo.
Consapevole che quella era la punizione per aver tradito l’unico amore della mia vita.
Da allora, nonostante tutto ho preso dimestichezza con l’oscurità che mi circonda.
Gli altri sensi si sono sviluppati, e tutto sommato la mia vita non è molto diversa da come lo era prima.
Il titolare della biblioteca mi aveva talmente preso tanto a cuore che non se la sentì di lasciarmi senza un lavoro quando persi la vista.
Mi disse che ero un bravo ragazzo, colto intelligente e a modo, e che avrei trovato il modo per essere utile nonostante la mia cecità.
E così fu…
So far di conto, e con il suo aiuto riesco a gestire i bilanci, e racconto delle storie ai bambini piccoli del quartiere che amano ascoltarmi.
La mia vita infondo non è male…
L’unica cosa che non riesco ad accettare è la lontananza da Oscar.
Mi manca tutto di lei, il suo sorriso, il suo profumo, la sua fermezza…
Mi manca l’amore della mia vita.
Ho fatto amicizia con un ragazzo che vive nel mio stesso palazzo, si chiama Alain, ed è arruolato tra i soldati della guardia… ed Oscar è il suo comandante.
Così sono venuto a sapere che ha veramente lasciato la Guardia Reale, ed ora comanda i Soldati della Guardia.
Ho raccontato la mia storia ad Alain, e gli ho chiesto di tenerla d’occhio per me.
Oggi è il 24 dicembre… domani sarà Natale.
Ma soprattutto sarà il tuo compleanno.
Il primo che passiamo separati.
Chissà se a volte mi pensi Oscar? Se mi odi ancora, oppure se ti manco almeno un po’.
Sto passeggiando per le strade di Parigi, e una leggera neve sta scendendo da qualche ora ormai.
La sento posarsi su di me, ma non ci faccio caso. Mi piace la neve, mi ricorda di noi quando eravamo bambini.
Tu amavi giocare con i candidi fiocchi di neve.
Cerco con la mano qualcosa dove posso appoggiarmi… trovo una panchina e mi ci siedo.
Alzo lo sguardo al cielo.  Non posso vedere nulla, ma sento i fiocchi posarsi leggeri sul mio viso, e la mia mente torna indietro a tanti anni orsono…

Palazzo Jarjayes, 25 dicembre 1762

Era il secondo Natale che trascorrevo a Palazzo Jarjayes, il secondo Natale senza i miei genitori.
Me ne stavo chiuso nella mia stanza, accovacciato accanto al camino, ormai spento, a piangere le mie lacrime.
-Mamma… papà… dove siete?-
Quando sentii bussare alla porta. Non volevo aprire. Sapevo che eri tu, e non volevo mostrarti le mie lacrime.
Ma non avevo chiuso la porta a chiave, così riuscisti ad entrare.
Asciugai le lacrime con il dorso della mano, ma fu comunque inutile, i miei occhi rossi e lucidi parlavano per me…
-Ciao André, Buon Natale! Ehy… ma perché piangi?-
-Ciao Oscar… buon compleanno… e Buon Natale… non è nulla…mi è entrato un moscerino nell’occhio-
-Non dire bugie André…-
Ti sedetti accanto a me, posando la tua testolina bionda sulla mia spalla.
-Anche la mia mamma e il mio papà, nonostante oggi sia il mio compleanno e Natale, non ci sono. Sono andati a Versailles e non mi hanno portato con loro. Vedi, sono anche io come te…
Ma noi non siamo soli.
Ci facciamo compagnia a vicenda André…
Sempre insieme, come fratelli. Ti va di andare a giocare con la neve? Questa notte ne è scesa parecchia-
Annuii, e dopo esserci coperti con le mantelline scendemmo in giardino a giocare con la neve, soffice e candida.
E per un po’ dimenticai la mia tristezza, perché avevo te al mio fianco.
-Allora André? Ti stai divertendo? Attento eh, perché ti colpisco! Prendi questa!-
Una palla di neve mi colpì in pieno viso, scoppiammo entrambi a ridere.
Era vero, non ero solo. Avevo te.
Il mio piccolo miracolo di Natale…

Ma ora quel mio piccolo miracolo per me non prova più nulla… nemmeno più l’affetto fraterno che ci legava da bambini.
E tutto per colpa mia e di quell’insano gesto che compii mesi fa.
Sei uno stolto André…
Solo un povero stolto…
La neve continua a scendere su di me, incurante del freddo e del bagnato me ne resto qui, a ripensare ai ricordi di un passato lontano.
Un passato di gioia, amore, felicità, calore familiare, profumo di biscotti alla cannella…
E ora? Cosa mi resta?
Solo il buio profondo in cui sono caduti i miei occhi, e nel quale sento che presto cadrà anche il mio cuore.
Sento molti rumori attorno a me.
Bambini che giocano nella neve, madri che li rincorrono sgridandoli, gente che trema per il freddo, e poi sento dei passi.
Passi di qualcuno che si ferma di fronte a me.
Un profumo familiare inebria le mie narici. Non posso non riconoscerlo.
Sei tu. Sei ferma davanti a me. E ti stai chiedendo perché non ti saluto…
-André……-
-Ciao Oscar…-
Mi volto nella tua direzione, come se sapessi chiaramente dove sei.
-È da molto che non ci vediamo… come stai André?-
Come al solito Oscar la vera cieca sei tu… non vedi a un palmo dal tuo naso… non ti sei nemmeno accorta che sono cieco.
Cerco con una mano un appiglio, e quando lo trovo mi aiuto ad alzarmi.
Ora so di avere il tuo sguardo su di me… non ti vedo… ma è come se potessi farlo.
Ascolto il rumore del tuo respiro, e cammino verso di te.
Alzo una mano e sfioro il tuo volto, accarezzo gli occhi, i capelli, le guance… le tue labbra.
Le mie mani sono diventate i miei occhi ormai.
-Sei sempre bellissima… hai ragione… è quasi un anno… io sto bene. E tu Oscar? Ti trovo molto dimagrita-
-André… io… io…-
Poso un dito sulle tue labbra per impedirti di continuare a parlare.
-Non dire nulla Oscar…-
-Tu… tu…-
-Si Oscar, sono cieco… ma non mi servono gli occhi per continuare a vederti… non piangere ti prego-
Sento le tue mani posarsi sul mio petto, e poi anche il tuo viso, mentre le lacrime cominciano a scendere copiose dai tuoi occhi.
-È colpa mia… è tutta colpa mia… la vera cieca sono stata io… se non ti avessi trattato così bruscamente e freddamente… forse mi sarei accorta del tuo problema… avrei potuto aiutarti… ti saresti fatto curare…-
Oscar… non è la tua compassione che voglio… e nemmeno i tuoi sensi di colpa. Non servono a nulla.
Non avrei mai accettato la tua carità.
Ora devo staccarti da me. Devo allontanarti, perché nonostante tutto, il mio amore per te è sempre forte.
-Devo andare a casa ora… mi ha fatto piacere incontrarti… buon compleanno Oscar… e buon Natale-
Ti scosto e riprendo a camminare, mentre ricaccio dentro le lacrime che vorrebbero uscire, proprio come quelle di quando ero un bambino.
Ma a fermare il mio cammino è la tua mano, che si posa lieve come un fiocco di neve sul mio braccio.
-Aspetta André… domani è Natale… perché non vieni con me?-
-Grazie Oscar, ma non credo sia il caso…devo tornare a casa-
-C’è qualcuno che ti aspetta in quella che chiami casa?-
-No Oscar. Sono solo-
Posso chiaramente sentire il tuo sorriso.
-Allora vieni con me… a casa nostra-
Sento la tua mano infilarsi tra la mia, le nostre dita si stringono e sono io a guidare il nostro cammino, come se i miei occhi con te accanto vedessero tutto.
Fermi una carrozza, e partiamo diretti verso Palazzo Jarjayes. Il mio cuore prende a battere intensamente.
Tornare a casa è per me fonte di dolore, di ricordi belli, ma anche tristi e dolorosi.
Sembra che tu te ne sia accorta.
Posi la tua mano sulla mia, e io alzo lo sguardo come se potessi vederti.
-Non angustiarti André… dimentica il passato. So che non mi avresti mai fatto del male… ma quando l’ho capito era troppo tardi… te n’eri già andato… ti ho cercato per tanto tempo… ma hai fatto perdere ogni tua traccia.
Poi qualche giorno fa ho sentito uno dei miei uomini fare il tuo nome… non so in che contesto, stava camminando fuori dal mio ufficio, e l’unica parola che sono riuscita a carpire del discorso è stato il tuo nome…
Scattai come una molla, corsi per il corridoio per raggiungerlo e farmi dire quello che sapeva di te.
Mi disse che vivevi in questo quartiere nel suo stesso appartamento.
Sono giorni che appena smonto dal turno provo a cercarti ovunque… e finalmente oggi ti ho visto… solo che io… non sapevo…-
-È stato Alain De Soissons vero?-
-Si… è un mio soldato… il migliore forse…-
-Dovevo immaginarlo che prima o poi quel mascalzone mi avrebbe tradito… ma so che l’ha fatto a fin di bene-
La carrozza si ferma, ad indicare che siamo finalmente giunti a destinazione. Oscar scende per prima, per poi allungarmi la mano per aiutarmi a scendere.
Sento il rumore di altri passi sulla neve, e non potrei non riconoscere quel dolce calpestio.
-Oh angeli del cielo… André…-
-Nonna…-
L’accolgo nel mio abbraccio, piangiamo entrambi lacrime di viva emozione. Quando però si rende conto che i miei occhi non vedono più, il suo pianto cambia e, da un pianto di gioia, diventa un pianto di dolore.
-NO… NO… il mio bambino no… Signore perché???-
-Nonna, non piangere, te ne prego. Guardami… è vero, sono cieco, ma sto bene…-
-Non è giusto… non è giusto… non tu! Non tu!!-
Oscar cerca di calmarla
-Nanny… vieni, entriamo, o ci bagneremo tutti…-
-André…sei proprio tu?-
Ad accogliermi è la voce del Generale
-Salve Generale…-
Non sento nessuna risposta. Probabilmente scioccato dal ritrovarsi davanti l’ex servo ora cieco.
-Signore… André può restare per stanotte?-
-Non dirlo nemmeno Marie… André può restare per tutto il tempo che vuole. Questa è anche casa sua…
-Grazie Signore… vieni tesoro mio, ti accompagno nella tua stanza…-
Sento gli occhi di tutti puntati addosso… non è la compassione che voglio.
Non sarei dovuto tornare…
Rientrare nella mia stanza dopo tutto questo tempo mi fa una strana sensazione. Sento che tutto è rimasto come prima della mia partenza.
Con le mani sfioro ogni oggetto, per poterne imprimere la posizione, poi mi accascio mollemente sul letto.
-Vado a prendere dell’acqua calda, così potrai sistemarti un po’…-
-Grazie nonna…-
La sento tornare poco dopo con dei secchi che rovescia dentro alla tinozza.
-Ecco… se… se hai bisogno posso aiutarti… infondo sono tua nonna, non mi scandalizzo… ecco…-
Sorrido… come sei tenera nonnina, mi sei mancata molto…
-Non ti preoccupare nonna… sono cieco da diversi mesi ormai… credo di essere in grado di provvedere alla mia igiene personale… fammi solo sentire dov’è tutto l’occorrente, poi farò da solo, grazie-
Così prendendomi per mano mi fa sentire con le mani dove posso trovare le pezze per asciugarmi, il sapone, il secchio con altra acqua calda e infine dei vestiti puliti.
-Tesoro, e per raderti?-
-Beh… per quello avrò bisogno di una mano… ma va bene più tardi…-
-Va bene… allora ti lascio solo… vado a prepararti una torta di mele per questa sera-
La sento uscire dalla stanza, e io comincio a togliermi il mantello, appoggiandolo su una delle sedie.
Prima però mi assicuro che quella cosa sia ancora al suo posto…
Si… c’è… non credevo di incontrare Oscar, eppure una strana forza stamattina prima di uscire di casa mi ha fatto prendere quello che doveva essere il suo regalo di Natale e di compleanno. Con la speranza di poterglielo dare…
Sento di nuovo la porta aprirsi, figuriamoci se la nonna si fida a lasciarmi solo.
Ma il rumore del chiavistello che serra la porta a chiave mi fa capire che non è mia nonna ad essere entrata.
-Che ci fai qui Oscar?-
-Come sapevi che ero io?-
-Il tuo profumo… anche oggi ti ho riconosciuta dal profumo. Rose e lavanda, le tue essenze preferite… vorrei chiederti se hai bisogno di qualcosa, ma un cieco come me non può far molto per te…-
-Mio padre se n’è andato… lo hanno chiamato a Versailles, e anche mia madre è a corte…
Passa il Natale con me André…come quando eravamo bambini… ricordi?-
-Come potrei dimenticare Oscar… va bene, se ti può far piacere… ma non credi che siamo un po’ troppo grandi per giocare con la neve…-
Ti sento sorridere, e nella mia mente immagino il tuo bel sorriso.
-Lascia che mi dia una rinfrescata e poi ti raggiungo…-
Ma non ti sento muovere, e nemmeno sento la porta aprirsi. La tua presenza continua a restare immobile.
L’unica cose che sento sono le tue dolci e morbide labbra posarsi sulle mie…
Stavolta sono io a restare scioccato da questo tuo gesto, e ti allontano bruscamente da me.
-Oscar… cosa? …cosa fai?-
-Perdonami André… ho sbagliato tutto con te. In questo anno mi sei mancato terribilmente, mi sono sentita persa.
Ma quando l’ho capito era troppo tardi… io lo so che non volevi farmi del male, che volevi solo farmi capire che sono una donna. Ed avevi ragione. Sono una donna.
Solo che non volevo ammetterlo. E forse, se oggi non ti avessi rivisto, non l’avrei mai ammesso nemmeno con me stessa.
Io sono una donna. Sono una donna che l’ha capito troppo tardi…
Ma dimmi André, posso ancora essere in tempo?-
Cosa stai dicendo Oscar? Non riesco a capirti… vuoi essere donna? Ora? Perché? Perché ti senti in colpa verso di me? No. Questo non lo posso accettare.
Ti scanso. A tentoni cerco il mio mantello e me lo infilo, pronto per andarmene.
-Aspetta… dove stai andando André?-
-Scusami Oscar, ma non posso sopportare la tua compassione…devo andarmene. Devo tornare a casa-
Ma prima che riesca a trovare la porta sento avvolgere il mio corpo nel tuo abbraccio
-No... casa tua è questa… non andartene ti prego… sono io casa tua… ti prego André… resta. Resta con me…-
-Dio Oscar… tu non sai quanto avrei voluto sentirle prima queste parole dalle tue labbra… ma non così… io voglio il tuo amore Oscar, non la tua compassione per la mia cecità…ora lasciami andare, te ne prego-
Ma la stretta si fa ancora più forte.
-No… non ti lascio… non lo farò più… hai ragione a dubitare di me… ma io ora so chi sono e chi voglio essere.
Credevo di essere un uomo. E non lo sono. Sono una donna.
Credevo di amare Fersen e mi sbagliavo. Una mera illusione.
Io sono Oscar, una donna che ha finalmente capito cosa sia l’amore.
L’amore è dedicare tutto sé stesso all’altro, sacrificarsi per l’altro. Proprio come hai fatto tu.
Mi hai donato un occhio… e poi tutta la tua vista… so che saresti pronto a donarmi la tua stessa vita.
È questo l’amore André… 
Lascia che anche io ti ami come meriti… ti amo André…-
Restiamo fermi immobili. Nessuno dei due prova a dire qualcosa, fino a che il bussare alla porta ci riporta alla realtà. Oscar si scansa, e va ad aprire.
-Tesoro ti ho portato dei biscot…… bambina cosa ci fai qui?-
-Volevo assicurarmi che André avesse tutto-
-Certo, ho provveduto io stessa tesoro… su, vai nella tua stanza, ci penso io ad André… tesoro, ti dispiace se ti aiuto ora a raderti? Poi devo andare a terminare il pranzo per domani-
Ringrazio mentalmente il tempestivo arrivo della nonna per salvarmi da questa situazione, ma la mia speranza viene resa vana da Oscar.
-Nanny, vai pure. Mi occupo io della barba di André-
-Che cosa?? Oh cielo, bambina, stai scherzando vero?-
-Certo che no… cosa ci vorrà mai? Su, dammi pure i biscotti…sono quelli alla cannella che ci facevi da bambini non è vero?-
-Ehm… si…-
-Grazie. Quando la cena è pronta per piacere falla portare qui da una delle cameriere, voglio passare la sera della vigilia come facevamo da bambini, io e lui… e ora puoi andare. Grazie Nanny-
Oscar è talmente risoluta che nemmeno mia nonna è in grado di replicare, e si trova accompagnata alla porta in men che non si dica.
Non so nemmeno io cosa dire o cosa fare, non riesco a capire cosa voglia Oscar. Sento solo le sue mani che prendono le mie e mi accompagnano al letto.
-Ecco, siediti. Ora ti aiuto a raderti… cercherò di stare attenta e non tagliarti… vedi, il bello di essere un soldato donna. Certi problemi non li ho mai avuti-
Non parlo. Resto solo fermo immobile, mentre tu, con delicatezza estrema cominci a passare una pezza umida sul mio viso, il sapone, e poi, molto lentamente cominci a radere la mia pelle.
Sei così vicina a me… sento chiaramente il tuo fiato caldo sul viso, e la tentazione di prenderti tra le mie braccia è tanta…
-Ti ricordi André? Passavamo sempre insieme la vigilia di Natale… eri il primo che mi faceva gli auguri di compleanno.
Rivoglio quei momenti… i nostri momenti. Ti prego André… torna a casa-
-Casa mia è a Parigi ormai Oscar. Mi dispiace. Sarebbe stato meglio non rivederci…-
Ti sento passare nuovamente la pezza umida per tirar via l’eccesso di sapone rimasto e sento il tuo sguardo triste su di me.
-Non provi più nulla per me… André? Hai…… c’è qualche altra donna nel tuo cuore ora?-
-Come puoi dirlo Oscar… come puoi anche solo pensarlo. Ci sei sempre stata tu. Ci sei solo tu-
Ti accomodi sul letto accanto a me, prendendo le mie mani tra le tue.
-E allora perché no? Perché te ne vuoi andare?-
Abbasso mestamente la testa, e sospiro.
-Oscar… non voglio la tua compassione. E non voglio nemmeno essere un ripiego perché non puoi avere Fersen… cerca di comprendermi-
Sento il peso del tuo corpo alzarsi dal letto. So che non vuoi ferirmi Oscar, ma devi capire che l’amore non è compassione o ripiego. L’amore è puro, totale, incondizionato.
Ed è unico.
Per vent’anni ho amato solo te. E continuo ad amare solo te.
Io non voglio essere il sostituto perché non puoi avere Fersen.
Una folata di vento freddo entra di colpo nella stanza, devi aver aperto la finestra. Lentamente mi alzo, e a tentoni ti raggiungo. Ti sento lì, appoggiata al davanzale. Piccoli fiocchi di neve entrano e si appoggiano su di noi.
-Chiudi… o prenderai un malanno…-
-Sai André… quella notta tu mi apristi gli occhi. Facendomi prima capire che sono una donna.
Ho sentito il tuo desiderio per me, il tuo amore disperato.
Ne ho avuto paura… ma poi quando te ne andasti capii che era solo paura di accettare quella che ero veramente.
È vero, per molto tempo credetti di amare Fersen… ma in questi mesi senza di te stavo impazzendo. Non sapere dove fossi, se stessi bene, e soprattutto con chi fossi… e questi pensieri mi hanno fatto impazzire. 
Non è Fersen quello che amo… sei tu André.
Dimmi che possiamo darci un’occasione… dimmi che mi puoi perdonare… lascia che ti possa amare André come tu mi ami da vent’anni-
Le tue parole mi scaldano il cuore che prende a battere all’impazzata.
Sento il tuo profumo, il tuo calore, il tuo corpo posato al mio…
-Dimmelo ancora Oscar… dimmelo-
-Ti amo André…-
Appoggio la mia fronte alla tua. Chiudo forte gli occhi e nella mia mente voglio immaginare il tuo sorriso.
-Ancora…-
-Ti amo…-
-Ancora…-
-Ti amo… sposami André…-
Anche se inutilmente, ma spalanco gli occhi nella tua direzione, scioccato dalla tua ultima frase
-Cosa…?-
-Sposami André… qui… ora… in questa vigilia di Natale. Rendimi tua moglie. È l’unica cosa che voglio…-
Le tue labbra si posano dolci e calde sulle mie, ma questa volta non ti allontano, anzi, circondo il tuo esile corpo con le mie braccia, e ti sospingo a me.
Gioco con esse, fino a che non ti sento schiuderle appena, quel tanto che riesco ad appropriarmi di loro con passione.
Un bacio caldo, passionale e travolgente.
Ora lo sento il tuo amore Oscar… e voglio che tu senta il mio.
Mi allontano, tornando verso la sedia. Prendo il mantello, e cerco nella tasca interna. Poi ritorno da te e mi inginocchio.
-Oscar… amore mio. Ti amo da sempre, sei stata sempre la sola e unica donna che abbia mai amato. Sei stata la mia famiglia.
Non ho nulla da offrirti, se non il mio amore…ma se questo ti basta… farò di te mia moglie…-
Prendo la tua mano e infilo all’anulare sinistro un piccolissimo anello con un piccolo zircone a forma di rosa.
-André… è… è bellissimo-
-Non è nulla di prezioso… ma l’avevo visto in una bancarella al mercato pochi giorni dopo che me ne andai da qui… e ho pensato a te…
Non so perché ma stamattina uscendo di casa ho voluto portarlo con me… forse in cuor mio speravo di incontrarti…-
Mi aiuti a rialzarmi, e sento il tuo sguardo pieno d’amore per me.
-Non lo toglierò mai…-
-Con questo anello… ti sposo Oscar…-
-Sono tua moglie…-
Ci baciamo nuovamente, ed è come se ora i miei occhi siano tornati a vedere. Tra un bacio e l’altro ti sento sospirare sulle mie labbra.
-Rendimi tua moglie a tutti gli effetti André… rendimi donna per la prima volta…-
Ho paura di sbagliare, ho paura di aver frainteso le tue parole.
Ho paura che sia tutto solo un sogno, e che tra poco mi sveglierò solo nella mia stanza a Parigi.
Ho talmente tanta paura che le lacrime cominciano a scendere da sole.
Sento le tue esili dita portare via quelle lacrime, e le tue labbra posarsi soffici sulle mie palpebre chiuse.
-Non piangere… è tutto vero…-
Porti le mie mani ai bottoni della tua divisa, e piano piano prendo a sbottonarli, fino a riuscire a sfilartela, seguita poco dopo dalla camicia.
Accarezzo il tuo corpo. La tua pelle è delicata come la seta più pregiata, e vorrei poterti vedere solo per un istante…
Trovo la matassa delle fasce che circondano il tuo seno, a castigare quella parte di te che ti rende donna.
Lentamente la sfilo, fino a liberarlo.
Vorrei sfiorarti… ma ho timore… sei tu che conduci le mie mani a lambire quella parte di te che già quasi un anno fa avevo bruscamente denudato.
Ne sfioro il contorno, molto lentamente, ma appena dalle tue labbra escono piccoli gemiti di piacere non resisto e mi fiondo su di te.
Catturo le tue rosee punte tra le labbra. Ci gioco, le stuzzico con la lingua, e sento il tuo corpo di donna fremere contro il mio, mentre ti aggrappi a me.
Ti prendo tra le braccia, e ti deposito sul mio letto.
Sei ansante, e voglio immaginarti calda e scarmigliata. Si. Ti immagino così.
Libero il mio corpo dall’ingombro degli indumenti, e ti raggiungo, posizionandomi al tuo fianco.
-Hai paura?-
-No… con te al mio fianco mai André…-
Sento la tua mano posarsi timida sul mio petto in una languida carezza, per poi farsi sempre più audace e scendere nel suo cammino.
Immagino il rossore delle tue gote, il tuo sguardo imbarazzato e sfuggente…
Ti bacio dolcemente.
-Non sei obbligata a farlo…-
-Come…?-
-Oscar… ti conosco bene… non ho bisogno di vederti per capire tutto di te… non sei obbligata a fare qualcosa che non vuoi…-
Sovrasto il tuo corpo con il mio, e ti bacio dolcemente. Poi sono io a percorrere le tue forme con le mie mani, fino a raggiungere i bottoncini delle tue culottes.
-Non è che non voglio… è che… non so come…-
-Shh…lascia fare a me…-
Ti libero dei pantaloni e sento il tuo corpo completamente nudo aderire al mio.
È una sensazione bellissima.
E tu amore? Provi quello che sto provando io?
Sfioro la tua femminilità in una lieve e soffice carezza, proprio come la neve che sta cadendo dal cielo, e stringo i denti per non andare oltre.
Non subito. Voglio bearmi di questa sensazione.
Ti sento sospirare mestamente, ed oso un po’ di più.
Il tuo corpo reagisce, la tua femminilità si libera in tutto il tuo essere. Sentirti gemere di piacere, per il piacere che io stesso riesco a donarti, è meraviglioso.
Ma ti conosco, e non vuoi essere da meno. Ribalti le nostre posizioni, e ora sei tu a sovrastare me. Sento i tuoi lunghi capelli ricadere sul mio viso procurandomi il solletico.
Le tue mani sfiorano ogni centimetro del mio corpo, seguite dalle tue labbra, ed è bellissimo.
La mia immaginazione non raggiunge neanche lontanamente quello che sto provando ora.
Raggiungi il mio basso inguine, e ti fermi, indugiante.
-Dimmi come…-
Sorrido… mi alzo quel tanto che basta per raggiunge le tue labbra e rubarti un bacio
-Se non vuoi…-
-No… io… lo voglio…-
Allora prendo la tua mano, e la porto al mio essere uomo, e lentamente comincio a mostrarti il movimento, lento ma continuo che mi porta a salire le vette del piacere.
Lascio la presa, hai capito il mio ritmo, e ti lascio fare, mentre la mia mente viene annebbiata dalla passione.
Ma prima di arrivare al punto di non ritorno, sono costretto a fermarti.
-Scusa ma… non così…-
Inverto nuovamente le nostre posizioni, facendoti sprofondare sul materasso, e dopo essermi fatto spazio tra le tue cosce, ti sfioro con il mio membro.
-Non vorrei farti male ma… è inevitabile…-
-Non me ne farai… ti voglio André…-
Non resisto altro, e mi faccio largo nel tuo corpo, con un'unica spinta decisa ma leggera.
Sento la tua resistenza cedere, e nel momento in cui le tue unghie si conficcano nella mia carne, entro completamente in te.
I nostri corpi uniti. Passione e amore. Mai avrei pensato che perdermi in te fosse così bello.
Sei sempre stata la mia vita Oscar.
E ora lo sarai per sempre.
Hai scelto me, ti sei donata completamente a me.
A un povero cieco che non può donarti nient’altro che il suo amore, totale ed incondizionato.
Ma che forse, vale più di qualsiasi altra ricchezza.
Affondo in te con sempre più vigore, e nel momento in cui entrambi raggiungiamo l’apice mi trattieni fortemente in te.
-Resta. Voglio tutto di te…-
Colpito dalla profondità delle tue parole libero la mia essenza in te, consapevole che un atto d’amore come questo porta delle conseguenze.
Ed è allora che ti vedo.
Si. Finalmente ti vedo di nuovo.
Il calore del tuo corpo stretto al mio. Le tue gambe intrecciate alle mie, la testa posata al petto, i tuoi lunghi capelli biondi che solleticano la mia pelle.
Ed io che ti tengo stretta a me, indissolubilmente legata per la vita.
Le tue labbra dolci che si posano sul mio petto. Piccoli baci all’altezza del cuore.
-Stai bene?-
-Mai stata meglio…-
-Non… non ti ho fatto male?-
-Assolutamente no. Sei stato dolcissimo… grazie amore mio…-
-E ora? Cosa facciamo Oscar?-
-Beh… possiamo restare qui al caldo abbracciati… oppure mangiare i biscotti speziati che ha preparato Nanny…-
Ti lascio un buffetto sul naso.
-Sciocchina… intendevo cosa faremo ora… dopo questo… Oscar, tu sei nobile… ed io… solo un povero servo cieco…-
-No. Tu sei mio marito. È io farò quello che mio marito decide di fare…-
Chiudo gli occhi e ti stringo ancor più forte a me. Voglio andare via con te. Voglio vivere con te.
Voglio creare una famiglia con te.
-Andiamo via Oscar. Andiamo lontano da tutto questo, dove possiamo vivere felici-
-È quello che voglio André…-
Le campane rintoccano. La mezzanotte è giunta, e con essa il Natale e il tuo compleanno
-Buon Natale André…-
-Buon compleanno Oscar… ti amo…-
-Sono il Natale e il compleanno più belli di tutta la mia vita questi… vorrei solo che tu potessi vedermi…-
Sento il tuo corpo staccarsi dal mio, ti sei alzata e allontanata da me. Sento i tuoi flebili singhiozzi.
Ti cerco, e avvolgo nuovamente il tuo corpo con il mio.
La tua pelle accaldata dall’amore appena consumato, i nostri profumi mescolati, i cuori che battono prepotentemente nei nostri petti.
Ti scosto i capelli da un lato e ti bacio sul collo, un bacio caldo, dolce, mentre con le mani avvolgo il tuo ventre.
-Sai Oscar… io ti vedo di nuovo…-
Ti sento sobbalzare, e rafforzo la mia stretta su di te.
-È vero, non ti posso più vedere con gli occhi… ma… amore mio, ti vedo con il cuore. Ed è molto meglio… Oscar… le tenebre non avevano avvolto solo i miei occhi, ma anche il mio cuore, e ora tu lo hai liberato.
È tornato a splendere di nuova luce… proprio come quando eravamo piccoli ricordi?
Il dolore, la perdita dei miei genitori, avevano avvolto il mio cuore anche allora, e tu, con il tuo affetto, la tua dolcezza lo liberasti…
Proprio come ora. Che con il tuo amore mi hai fatto vivere di vita nuova-
-Oh André… André…-
-Sei il mio miracolo di Natale Oscar-


Epilogo.
Dieppe, Normandia 24 dicembre 1789

Quella notte mi definisti il tuo miracolo di Natale.
Ma il vero miracolo cresceva nel mio grembo. La nostra prima notte d’amore non solo portò la luce nei nostri cuori, ma anche la vita nel mio grembo.
Ora quel miracolo se ne sta qui, tra le nostre braccia, ed è un piccolo fagottino di quasi 3 mesi, nata in una notte d’ottobre.
La nostra Noëlle.
La nostra bellissima bambina. Ha i tuoi stessi lineamenti dolci, e ha i tuoi occhi.
Il Signore ti ha privato degli occhi per poterli donare a lei.
Il vento della Rivoluzione ha portato tanti cambiamenti. Presto ci potremmo sposare ufficialmente, ma io sono già tua moglie davanti agli occhi di tutti.
Ho rinnegato tutto, la mia famiglia, il mio ruolo, il mio rango, la Famiglia Reale, pur di stare con te.
Ed è la decisione migliore che potessi prendere.
Ora sono veramente felice.
Stacco Noëlle dal mio seno, e te la passo. La strigi al tuo cuore e le baci teneramente la testina mentre la culli.
Sai tutto di lei, ogni minimo dettaglio. È vero, la vedi con il cuore. Come fai con me.
Dopo che si è addormentata la sistemi dolcemente nella sua culla accanto al nostro letto e poi mi raggiungi.
-Vuoi una cioccolata?-
-Uhm…non mi tentare… lo sai che non posso mentre allatto… tua nonna è categorica…-
-Ah, ah, l’algido comandante Jarjayes che obbedisce remissiva agli ordini del nuovo Generale di casa… mia nonna… ah, ah…-
-Tu ridi… ma ho io a che fare con tua nonna… comunque io avrei un idea migliore per festeggiare questa vigilia di Natale e il mio 34° compleanno…-
Mi faccio più vicina a te, strusciando il mio corpo sul tuo, sento la tua mano risalire dalla gamba fino alla coscia, mentre l’altra va ad accarezzare il seno ancora scoperto dopo la poppata di nostra figlia.
Mi metto a cavalcioni su di te, e posso sentire chiaramente la tua eccitazione.
Ti bacio le labbra voracemente.
-Perché non diamo un fratellino a Noëlle… magari se ci presentiamo con un maschietto a Palazzo Jarjayes mio padre ci accetta di nuovo…-
-Oppure ci accetta…… dipende da dove posizioni l’accento amore mio… ma… a parte questo… si… sono d’accordo con te… non è bello essere da soli…-
Rotoliamo felici sul letto. Il peso del tuo corpo sopra al mio. Il tuo profumo di uomo, il tuo sorriso. Quanto avrei voluto capire tutto questo prima.
Avremmo vissuto una vita felice.
Ma non importa. Ora siamo felici. Io, te, e nostra figlia… la nostra piccola famiglia.
Il nostro miracolo di Natale

 


Carissime amiche, colgo l’occasione per porgervi i miei più cari e affettuosi auguri di un Felice Natale.
In questo sito, grazie alla nostra passione in comune, ho avuto la possibilità di conoscere tante nuove persone, in primis la mia sorellina “fata cristallina”, ma anche tutte voi, con le quali si è instaurato un bellissimo rapporto.
Quindi il mio augurio di un buon Natale va a tutte voi, con la speranza che possiate passare dei bellissimi giorni.
Con affetto.
Vostra Sara

P.S. Chiedo scusa a chi aveva già letto o recensito la storia. Purtroppo erroneamente mi è stata cancellata.
Visto che ormai Natale è passato pensavo di non ripostarla più… però visto che siamo ancora sotto le festività magari sono ancora in tempo.
Ancora Auguri di buone feste a tutti.
Sara

  
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