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Autore: AminaMartinelli    27/12/2018    7 recensioni
La magia del Natale a Roma riserverà un dono all’ispettore Lestrade…e non solo a lui!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa piccola one shot Mystrade è stata scritta per l'evento ***Merry Christmas!*** del gruppo Facebook "Johnlock is the way...And Freebatch of course! 

Roma, la città eterna. La testa dell’ispettore Lestrade era talmente piena di stereotipi, in quel momento, da fargli venire le vertigini…o era il fatto di trovarsi in cima al Colosseo?
In ogni caso era decisamente felice di trovarsi lì a festeggiare il Natale con i suoi cugini, trasferitisi da anni in Italia.

“Greg, se ti sporgi un altro po’ assaporerai la polvere dell’Arena, anche e non sei un gladiatore!”

L’avvertimento scherzoso di suo cugino Armand lo riscosse dalle sue riflessioni.

“Mhm, hai ragione, meglio non rischiare”, e ridendo si allontanarono insieme dalla ringhiera.

Armand richiamò i due figli, passò un braccio attorno alla vita di sua moglie ed esclamò.

“Non so voi, ma io sto morendo di fame! Raggiungiamo il bistrot per la colazione?”
Un coro entusiasta gli rispose e si avviarono tutti alla scalinata per uscire dal Colosseo.

Mentre scendevano Greg sentì una piccola stretta al cuore: suo cugino aveva una famiglia meravigliosa, non poté evitarsi di provare un po’ di invidia che, per di più, lo fece sentire anche in colpa.

Certo che sei proprio bravo a farti del male da solo…pensò, e la mente volò involontariamente all’ultima volta che si era procurato un buon motivo per soffrire, illudendosi che l’imperturbabile Mycroft Holmes provasse anche solo una certa simpatia per lui

Come aveva potuto essere così stupido? È vero che gli ultimi avvenimenti li avevano avvicinati, ma da questo a credere che un uomo come Mycroft potesse interessarsi ad un vecchio yarder arruffato, ci passava l’oceano.

Un uomo potente, elegante, raffinato, attraente, come Mycroft, aggiunse malignamente il suo cervello, per farlo soffrire ancora di più.

“Tutto bene, Greg?”

Fu ancora una volta la voce di Armand a riportarlo al presente. Erano arrivati davanti al “Caffè Propaganda” e non se ne era neanche accorto. Si massaggiò il collo, con l’imbarazzo di essere stato colto in una fantasia ‘proibita’, come se tutti potessero leggere i suoi pensieri. Le guance lievemente arrossate, rispose. 

“Sì, sì, sto benissimo, grazie. Deve essere l’emozione provocata dalla magia di questa città, mi sento la testa leggera e ovattata”

“Secondo me è colpa dello stomaco vuoto” - gli rispose il cugino assestandogli una sonora pacca sulla spalla – “vedrai che i croissant di questo locale ti rimetteranno in sesto!”

L’ispettore soffocò una risatina, scuotendo il capo…non c’era verso di fare un discorso serio con Armand!

Il bistrot era molto accogliente, raffinato ma semplice, e con un bancone ricolmo di prelibatezze in stile parigino. Nessuna meraviglia che fosse il locale preferito di suo cugino: non si era mai rassegnato all’idea di lasciare Parigi e solo lui avrebbe potuto trovarne un angolo al centro di Roma!

Greg stava volgendo lo sguardo intorno per apprezzare meglio la bellezza del bistrot, quando vide qualcosa che fece perdere più di un battito al suo cuore.

L’uomo che riempiva i suoi pensieri si era appena materializzato davanti ai suoi occhi: seduto su uno dei divanetti color ruggine, in un angolo del locale, perfettamente in tono con l’ambiente nel suo completo grigio chiaro, Holmes guardava fuori dalla vetrata alle sue spalle, immerso in chissà quali pensieri, apparentemente del tutto dimentico del laptop aperto sul tavolino davanti a lui.

Da quando aveva distolto gli occhi dal monitor del computer, i pensieri di Mycroft erano pieni di gratitudine per Anthea, per aver tanto insistito da riuscire a convincerlo a concedersi quella “vacanza di lavoro”, anche se quella era una definizione che lui non avrebbe mai usato. Il fatto di trovarsi a Roma e, per di più, nel periodo di Natale, aggiungeva un valore incalcolabile ai benefici di allontanarsi da Londra.

La strana sensazione di essere osservato con insistenza lo indusse a voltare la testa, in direzione del misterioso input, e ciò che vide gli fece spalancare gli occhi e trattenere il fiato. Lo sguardo che sentiva su di sé, e che ora lo stava attraversando come un laser, proveniva dai magnetici, profondi occhi dell’oggetto di tutti i suoi sogni, l’ispettore Lestrade.

Dall’altra parte della sala, l’ampio torace avvolto da un morbido maglione di lana di un improbabile rosso scarlatto, quello che per un attimo Mycroft pensò si trattasse di un’allucinazione, lo fissava, indeciso sul da farsi.

Holmes, temporaneamente incapace di formulare un pensiero coerente, non poté fare altro che sorridergli e chinare leggermente la testa in segno di saluto. Il suo sorriso, moltiplicato per mille, si riflesse sulle belle labbra dell’ispettore, cosa che annientò definitivamente le facoltà mentali di Mycroft.

“Armand – scusami…solo un istante”, e, senza attendere la replica del cugino, si avviò spedito verso l’angolo in cui colui che teneva le sorti del governo inglese (e del cuore di Greg) era rimasto immobile, anche se scosso da un lieve tremore interno, ad ascoltare il battito del suo cuore rimbombargli in testa, incapace di distogliere lo sguardo dall’aitante uomo dai capelli d’argento che gli si stava avvicinando. 

Quando gli fu davanti, Greg vide Holmes muoversi come se volesse alzarsi, quindi mosse quasi impercettibilmente una mano per fermarlo. Poi parlò, senza nemmeno provare a riflettere su cosa dire, per evitare di censurarsi. 

“Non so come sia possibile che ci siamo incontrati qui, ma non ho intenzione di sprecare qualcosa che somiglia ad un miracolo. Quindi, ti prego, dimmi che adesso chiuderai il laptop, raccoglierai le tue cose, indosserai il soprabito e uscirai insieme a me da qui. Perché io ti devo parlare”

Gli occhi neri di Greg ardevano come brace, e Mycroft sentiva la pelle scottare nei punti in cui quello sguardo si posava. Riuscì solo a sussurrare “L’ombrello…”, suscitando a Lestrade un sorriso colmo di tenerezza. 

“Ma certo, l’ombrello potrebbe essere molto utile, il cielo si è coperto…”
L’assurdità di tutta la situazione lo rendeva audace. 

Dopotutto forse sono in uno dei miei sogni - si disse – nella peggiore delle ipotesi mi sveglierò 

Tornò da suo cugino che nel frattempo aveva fatto le ordinazioni ed aveva mandato moglie e figli ad occupare un tavolo ‘Intanto che lo zio Gregory finisce di fare…qualunque cosa stia facendo’ aveva aggiunto, scherzando come sempre. 

“Armand, scusami tanto ma non posso restare – ci vediamo a casa”

Suo cugino lo scrutò sorpreso. 

“Ma…”, voleva ribattere qualcosa, poi vide l’espressione sul viso di Greg e capì che, qualunque cosa fosse, quello che ‘zio Gregory’ stava facendo era sicuramente una delle cose più importanti della sua vita. Gli sorrise affettuoso: “Tranquillo, dirò ai ragazzi che il loro zio detective ha anche qui un’importante missione da compiere. Passeranno il resto della giornata a fantasticarci su”

Greg gli strinse una spalla con gratitudine ed uscì di corsa, temendo che Mycroft cambiasse idea e se ne andasse senza lui. 

Una volta fuori lo vide e sospirò di sollievo. In mezzo al marciapiedi, dall’altra parte della strada, appoggiato lievemente al suo mitico ombrello. Sembrava incerto, fragile e molto più giovane, ma sempre insopportabilmente bello, per lui. 

Lo raggiunse e gli si piantò davanti, chinando un po’ la testa per cercare di guardarlo negli occhi. 

“Io…penso che abbiamo delle cose da dirci, o perlomeno io ne ho, e se tu vorrai ascoltarmi…”

Mycroft alzò la testa e incatenò i suoi occhi grigio azzurri a quelli color cioccolato dell’ispettore. Raddrizzò le spalle ed emise un lungo sospiro. 

“Anch’io ho – bisogno di dirti…Gregory…” si chiese che fine avesse fatto la sua famosa elequenza, fece un piccolo sorriso e continuò “camminiamo, vuoi?”

Greg si sentì leggero come una piuma. Si avviarono uno accanto all’altro a passo lento e rilassato. 

Quando sentì lunghe, delicate dita guantate intrecciarsi incerte alle sue, Gregory avvertì distintamente il calore della primavera espandersi nel suo petto. E questo era davvero inspiegabile, perché erano in pieno inverno ed era una fredda giornata dal cielo grigio. 

Infatti, proprio in quel momento si verificò un altro bellissimo miracolo: dal cielo di Roma cominciò a scendere impalpabile, insolita, meravigliosa neve. 
   
 
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