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Autore: lone_wolf_08    27/12/2018    1 recensioni
Il Reame Boscoso era la sua casa. Thranduil e Legolas la sua famiglia.
Eppure la sua vita lì non sarebbe potuta durare per sempre. Il coraggio di una donna sarà messo a dura prova da un destino inevitabile e da un passato doloroso.
Morwen lo guardò negli occhi: “Chi sono io?”
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 8 : SENZA VOLTO



"Ci sono più cose naufragate in fondo a un'anima che in fondo al mare" V.H.




La mattina della partenza, Morwen si trovò sul letto i suoi abiti da viaggio puliti e piegati con cura. Si vestì, si pettinò leggermente i capelli ondulati, che si erano arruffati durante la notte, e lì lasciò sciolti a coprire spalle e metà schiena. Poi si caricò di tutte le armi che possedeva e, senza dimenticare la collana d'Agata blu uscì dalla stanza.
Come stabilito precedentemente da Elrond, la compagnia sarebbe partita col favore delle tenebre ma Morwen, carica di adrenalina, non poteva certo starsene tranquilla ad aspettare nella sua stanza. Non aveva chiuso occhio tutta la notte e ora aveva proprio bisogno di una cavalcata mattutina con Dagor.
Quando tornò, incrociò Glorfindel sul ponte che conduceva all'ingresso. Scese da cavallo salutandolo e si avviarono insieme alle stalle.

"Ti mancherà vero?"

"Chi?"

"Il tuo cavallo...vedo che ci sei molto affezionata" continuò ignorando lo sguardo confuso di lei.

"Ma di che stai parlando?"

"Nessuno ti ha detto niente?"

"No" rispose con calma glaciale.

"Non partirete a cavallo; dovrà restare qui" disse girandosi a guardare Dagor.

La donna non poté fare a meno di chiedersi se Legolas era a conoscenza anche di questo, e non gliel'aveva detto.

"Non se ne parla nemmeno! Lui parte con me"

"Elrond non ritiene..."

"Non mi interessa cosa ritiene o meno Elrond!".

Morwen si rese conto tardi di aver alzato un po' troppo la voce, ma Glorfindel non diede segni di indignazione. Anzi, le sembrò di vedere compassione nei suoi occhi blu. La giovane continuò con più calma ma non meno convinta.

"Dagor è parte di me e non lo lascio. Sarebbe come se partissi disarmata".

Dopo qualche secondo in cui l'elfo parve pensare, rispose.

"Parlerò con Elrond a riguardo. Forse ammetterà un eccezione".

"Ti ringrazio".

Non poté fare a meno di pensare a quanta classe avesse quell'elfo. Lei gli aveva urlato contro e lui, come se nulla fosse successo, la stava aiutando. Il sorriso sincero che apparve sulle sue labbra la fece vergognare di se stessa. Ma perché non riusciva mai a controllarsi?

***

Era il crepuscolo di un giorno freddo e grigio di fine dicembre, quando la compagnia dell'anello si accinse a partire. Il vento dell'Est spaziava tra gli ormai spogli rami degli alberi e fremeva fra gli scuri pini sulle colline. Sembrava ieri che Morwen e Legolas erano entrati nella valle ammirandone i colori autunnali. Ora tutto era cambiato; divenuto più spoglio e freddo. Nel cielo, basse e cupe nuvole in brandelli li sorvolavano veloci.
Stavano scambiando gli addii all'interno di un grande salone. Frodo e Sam salutarono calorosamente Bilbo; nei suoi occhi, la nostalgia delle avventure che a suo tempo aveva vissuto. Merry e Pipino parlavano con un'elfa graziosa facendola ridere. Gimli era abbracciato a suo padre che, fiero di lui, gli stava dando grandi e sonore pacche sulla schiena possente. Boromir stringeva con rispetto e orgoglio la mano ad alcuni elfi. Di Gandalf ed Aragorn nessuna traccia. Elrond, parlando con Legolas, uscì dal salone. Morwen e il resto della compagnia li seguirono fuori. Mentre usciva, la mora si sentì chiamare. Girandosi vide con gioia che Glorfindel non era mancato agli addii e ora stava venendo verso di lei per salutarla; il volto nobile illuminato a intermittenza dal fuoco presente nella sala.

"E così il grande momento è arrivato" disse sorridendo.

"Mi mancherai Glorfindel. È stato un piacere fare la tua conoscenza".

Tentò di mascherare la tristezza ma non ce la fece.

"Vale lo stesso anche per me Morwen. Il tuo cuore è nobile e buono. La tua forza d'animo e il tuo coraggio ti serviranno più che mai ora, ma confida anche nelle tue debolezze. Esse ti rendono anche più forte, perciò lasciale vincere qualche volta. Dai loro sfogo o ti si ritorceranno contro. Le emozioni vanno vissute non represse. Ricordalo".

La giovane non capì appieno le sue parole ma si tenne stretto il consiglio. Aveva imparato che qualunque cosa quell'elfo dicesse, non era mai messa lì a caso. Poi il biondo mise le mani sulle sue spalle.

"Che i Valar siano con te", dopodiché le diede un bacio sulla fronte in segno di benedizione.

Morwen si sentì rinvigorita e pronta più che mai a partire.

Poco dopo Gandalf li raggiunse e infine fu la volta di Aragorn, il quale si avvicinò al gruppo con il volto rabbuiato, non di certo per la sopraggiungente notte. Morwen lesse infatti un grande dolore nei suoi occhi e si chiese dove fosse stato, ma soprattutto perché era ridotto così. Elrond gli andò incontro e lo abbracciò come un padre. Poi gli parlò; il suo sguardo era serio ma la giovane era troppo distante per capire cosa gli stesse dicendo. Pipino la distrasse dai pensieri.

"Ehi Morgan! Anche tu sei elettrizzata quanto noi?" domandò con un sorrisone stampato sul viso simpatico.

"Prima di tutto è Morwen non Morgan" finse di rimproverarlo. "E si! Potrei dire che sono 'elettrizzata' quanto voi all'idea di partire" disse lasciandosi scappare un occhiolino.

Qualcuno dietro di loro sbuffò sprezzante "Come se stessimo andando a fare una gita di piacere".

La giovane si girò verso Boromir, gli occhi ridotti a fessura, pronta a ribattere, ma una piccola mano si posò sul suo braccio e la voce di Merry la raggiunse.

"Lascia perdere, è solo nervoso".

La mora lanciò al gondoriano un ultimo sguardo infuocato e si rigirò. Si accorse che in quel frangente doveva essersi persa il discorso del Signore di Imladris che ora stava concludendo così.

"...Ma ora partite con animo sereno!".

Molto sereno pensò lei con sarcasmo.

"Addio, e possa la benedizione degli Elfi, degli Uomini e di tutti i Popoli Liberi accompagnare il vostro cammino. Che le stelle vi illuminino il volto".

Glorfindel salutò Gandalf, chinandosi in segno di rispetto.

"Addio Olórin, buon viaggio".

Lo stregone fece lo stesso "Addio Glorfindel e grazie ancora per il tuo prezioso aiuto".

"Dovere".

Olórin? Ma quanti nomi aveva Mithrandir? Si ritrovò a pensare Morwen. Poi, salita in sella a Dagor, si accodò alla compagnia. La giovane pensò a quanto era stato gentile Elrond a lasciarle portare con sé il fidato amico. Stavano lasciando l'ultima casa accogliente a est delle Montagne. Quel posto che inizialmente non le ispirava, ma che col tempo l'aveva conquistata. Si, alla fine Gran Burrone le era entrato nel cuore. Pensò questo mentre, con i nove compagni, si allontanò, scomparendo silenziosamente nel crepuscolo.

***

Anziché percorrere la verde vallata del Grande Fiume, decisamente più accessibile e comoda, optarono per un percorso a ovest delle Montagne Nebbiose, lungo una strada più accidentata e difficile, ma sicuramente meno battuta. Speravano così di evitare il più possibile le spie di Sauron e Saruman. L'ombra delle montagne li celava al sole, il quale sembrava ormai un ricordo di giorni felici passati, mentre il vento freddo penetrava loro nelle ossa, rendendo difficili e rigidi i movimenti. Per fortuna gli abiti caldi e le cappe e le giacche foderate di pelliccia, fornite gentilmente da Re Elrond, li proteggevano a dovere, e si rivelarono provvidenziali dato che raramente si concedevano il lusso di accendere un fuoco. "Troppo rischioso" sosteneva Aragorn; Gandalf gli dava ragione. Morwen invece sbuffava ogni volta "Rischio è il mio secondo nome". "Se non vuoi attenerti alle regole puoi pure tornartene a casina" ribatteva acido Boromir. Da quando erano partiti, i due, non facevano altro che provocarsi. "Non dire sciocchezze" lo rimproverò Gandalf. "È chiaro che la situazione non è tra le migliori, ma dobbiamo restare uniti".

Percorsero parecchie miglia verso sud, anche se a tutti pareva non si fossero mossi di un centimetro, in quanto il paesaggio era sempre lo stesso ogni giorno. Marciavano a fatica tra le colline franate e le valli attraversate da acque turbolente, su sentieri stretti e tortuosi, imbattendosi spesso in strapiombi e paludi. Dopo 14 giorni di marcia il tempo cambiò e il sole tornò a illuminare i loro volti stanchi.

"Guardate!" indicò con impeto Merry.

Davanti a loro si stagliavano i contorni di tre imponenti vette innevate.

"Quella è la terra dei miei padri giovane Hobbit" disse Gimli con voce nostalgica. "Khazad-dûm giace sotto quelle vette, nelle profondità della roccia fu scavata e modellata a regola d'arte". Gli occhi gli brillavano. "Moria in lingua corrente; orgoglio nanico".

Morwen si chiese cosa avrebbe fatto quando sarebbe arrivato ai piedi di quelle montagne se già ora si stava commuovendo.

"Ci recheremo alla Valle dei Rivi Tenebrosi, percorreremo il passo del Caradhras chiamato Cancello Cornorosso e infine giungeremo alla scala dei Rivi Tenebrosi dove giace il Mirolago e nasce il Fiume Argentaroggia".

"E poi?" chiese curioso Pipino.

"Poi seguiremo il corso dell'Argentaroggia attraverso i boschi fino all'Anduin".

"Si, e poi?"

"Quel poi sarà questione del domani Peregrino. Per ora occupiamoci delle mete più prossime" rispose tranquillamente lo stregone.

Morwen aveva sentito parlare del Caradhras e di quanto fosse ostile e pericoloso. Inoltre, considerato il periodo, doveva essere sicuramente coperto di neve. Infatti, quando sentì quel nome, non poté fare a meno di incrociare preoccupata lo sguardo di Legolas. Capì che il biondo la pensava alla stessa maniera, quando lesse nei suoi occhi azzurri lo stesso scetticismo. Boromir aveva aperto bocca, probabilmente per protestare, ma Gimli lo precedette.

"Il passo di Caradhras? Stai scherzando Gandalf?".

"Qual'è il problema mastro nano?".

Stavolta fu Boromir ad anticipare Gimli. "Io ho fatto molti viaggi su alture come queste e vi posso dire che, anche se non dovessimo trovare neve, cosa alquanto improbabile, il freddo ad attenderci non sarà per nulla indifferente".

Morwen ribatté sprezzante "Chi è ora che vuole tornare a casina? Mamma ho freddo!" lo derise fingendosi infreddolita.

Anche se concordava con il gondoriano non l'avrebbe mai dato a vedere; e poi non si sarebbe mai persa un occasione per insultarlo. Boromir la guardò con occhi di fuoco.

"Non sto parlando per me sciocca ragazza! Sei davvero così egoista da non pensare agli Hobbit? Credi che resisterebbero più di due giorni con un clima del genere?" concluse rabbioso.

I due si fissarono con sfida.

"Dannazione sono Hobbit non fragili bambini umani! E poi noi siamo qui per un motivo giusto? Li aiuteremo se necessario", poi si avvicinò di più all'uomo e con un sibilo aggiunse "Non ti azzardare più a chiamarmi sciocca ragazza".

"Credi di poter darmi ordini principessa?".

Prima che questa gli saltasse addosso, pugnale sguainato, Legolas le si pose davanti trattenendola, mentre Aragorn spingeva via l'altro litigante, ancora fumante di rabbia. La voce di Sam si alzò forte per farsi sentire da tutti.

"Non vogliamo di certo essere un peso e non lo saremo! Ce la caveremo".

I compagni, vicino a lui, annuirono seri. Morwen li guardò con ammirazione, per poi risposare lo sguardo su Boromir, leggendo sul suo viso apprensione. A quanto pareva era sinceramente in pena per i membri più piccoli della compagnia. Pensò che avrebbe potuto anche stargli simpatico, se solo non fosse stato così arrogante, presuntuoso, tagliente e testardo; insomma, se non fosse stato così insopportabile. Poi vide Gimli avvicinarsi a Gandalf ma erano distanti e la giovane non riuscì a capire le parole che gli rivolse il nano.

Il giorno dopo si fermarono a riposare ed a consumare il pasto (preparato da Sam) su un agglomerato di rocce. Gandalf fumava la sua pipa in silenzio. Boromir addestrava Merry e Pipino nell'arte del combattimento. Aragorn e Morwen li osservavano; uno fumando, l'altra affilando il suo coltello. La mora sentì al di sopra del clangore delle lame la voce di Gimli brontolare.

“Se qualcuno chiedesse la mia opinione, e noto che nessuno la chiede, direi che abbiamo preso la strada più lunga. Gandalf...potremmo attraversare le miniere di Moria; mio cugino Balin ci darebbe un benvenuto regale”.

“No Gimli, non prenderei la strada attraverso Moria a meno che non avessi altra scelta”.

Pipino gridò e la sua voce fu sovrastata delle scuse di Boromir.

“Scusa scusa!” disse avvicinandosi al piccoletto, che fu subito pronto a tirargli un calcio in risposta.

In un attimo i due Hobbit gli furono addosso. “Per la contea!” urlò Merry.

Boromir, sotto di loro, rideva scompigliandogli i capelli ricci. Era la prima volta che la ragazza lo vedeva sorridere e non si stupì del fatto che fossero stati quei due a riuscire nell'impresa. Legolas, nel frattempo, scrutava l'orizzonte con occhi vigili; c'era qualcosa che non andava, lo sentiva. Poi nel cielo comparve qualcosa che sembrava tanto un'enorme sciame di insetti.

“Che cos'è?” chiese Sam.

“Niente. Solo una nuvoletta” buttò lì Gimli non curante.

“Si sposta velocemente per essere una nuvola” fece notare Boromir, che nel frattempo aveva interrotto la lotta.

“Ed è controvento” precisò Morwen.

Fu Legolas a dare una conferma al gruppo “I Crebain da Dunland!”.

“Frodo, Sam al riparo!” gridò Aragorn.

“Merry, Pipino!” lo imitò Boromir.

In pochi secondi i compagni erano nascosti nelle fenditure delle rocce che li circondavano, celandoli al nemico. Uno stormo di corvi più grandi del normale li sorvolò, gracchiando in modo sinistro, e passò oltre. Quando il pericolo fu passato, uscirono allo scoperto.

“Spie di Saruman” esclamò gravemente Gandalf. “E' una conferma che ci conviene passare per il Caradhras; il passaggio a sud è sorvegliato”.

Nessuno obiettò, ma lo stregone sapeva che a nessuno piaceva molto quell'idea.

***

Dopo qualche giorno, arrivarono ai piedi del Caradhras e cominciarono la scalata. Morwen sapeva che per Dagor sarebbe stato difficile scalare la montagna in quelle condizioni. Insomma, era un cavallo. non uno stambecco. Bill, il pony di Sam, sembrava molto più adatto con tutto quel pelo a proteggerlo, inoltre, le gambe corte e tozze lo favorivano. Non c'era altra soluzione che farlo passare a sud per la Breccia di Rohan e, una volta scesa dal Caradhras, si sarebbero rincontrati alla scala dei Rivi Tenebrosi o lungo l'Argentaroggia. Quella via, per tutta la compagnia, era troppo rischiosa, in quanto passava troppo vicino ad Isengard, ma per un singolo cavallo non sarebbe stata un problema. Lo baciò sul muso con le lacrime agli occhi.

“Passa a sud. Aggira le montagne e torna a nord. Torna da me” gli sussurrò.

“Tornerò. A presto mia principessa guerriera”.

Lo guardò allontanarsi al trotto, finchè non fu che un puntino all'orizzonte.

***

Come avevano previsto, c'era la neve; ed era pure tanta. Avanzavano penosamente nella bianca coltre, col vento gelido che sferzava loro il viso, riducendogli gli occhi a fessure. Per fortuna il sole brillava su di loro e sul bianco attorno, rendendolo accecante; altro motivo per cui i loro occhi erano socchiusi. Morwen pensò che se non si erano ancora imbattuti in una tempesta era solo questione di tempo. Lungo il dorsale della montagna marciavano in fila: Gandalf in avanscoperta, subito dietro Merry, Pipino e Sam con Bill, poi Legolas, il quale camminava sulla superficie bianca come se niente fosse, Boromir, Gimli, Frodo, Morwen e a chiudere la fila Aragorn.

La giovane si attardò per permettere al ramingo di raggiungerla e potergli così parlare; era stufa di tutto quel silenzio. Gli unici rumori che si sentivano erano quelli dei piedi della compagnia sulla neve scricchiolante. Perfino Merry e Pipino stavano zitti, probabilmente perché avevano la bocca congelata.

“Credo che più avanti troveremo una tempesta. Per ora sta andando anche troppo bene, e mi sembra strano data la brutta fama di questa montagna”.

Aragorn sembrava immerso nei suoi pensieri (come sempre d'altronde) ma le rispose quasi subito.

“Si lo credo anch'io”.

Sembrava voler chiudere lì la conversazione, ma la mora non mollò.

“Quindi tu vivi a Gran Burrone?”.

“Diciamo che vivevo; Elrond mi crebbe lì da quando non ero che un bambino. Poi, raggiunta l'età adulta, ho cominciato a viaggiare per le terre solitarie e le terre selvagge. Credo di aver vissuto più anni della mia vita al di fuori dalla valle che al suo interno. Tuttavia è quella per me la mia casa” concluse guardandola negli occhi.

Quelle iridi azzurre avevano qualcosa di speciale e Morwen ci si perse dentro per qualche secondo, prima di parlare di nuovo.

"Allora è per questo che eri così triste la sera in cui la lasciammo".

"Non tutti i luoghi sono casa. Non tutte le case sono luoghi".

Morwen non capì ma non pretese di farsi spiegare perché aveva intuito il dolore dell'altro. Decise allora di cambiare argomento.

"Conosci un certo dunedain chiamato Margon?".

Era da quando l'aveva incontrato che voleva porgergli tale domanda. Sapeva troppo poco sul conto di Kludd e voleva indagare un po'. Il ramingo parve pensarci su, poi rispose.

"Si, lo conoscevo. Era un uomo degno di rispetto. Morì come era vissuto: combattendo con onore difendendo il suo popolo. Perché me lo chiedi?".

Vennero interrotti da Frodo che, davanti a loro, era scivolato, rotolando per un po' nella neve e finendo loro addosso. Aragorn lo aiutò a rialzarsi.

"Tutto bene?".

Lo Hobbit annuì togliendosi la neve dai vestiti. Poi la sua mano vagò con una certa ansia sul collo; stava cercando l'anello. Alzò lo sguardo per cercare il perduto e si accorse che era caduto poco più avanti. Morwen, ora, stava osservando Boromir chinarsi sull'oggettino e prenderne la catena tra le mani. La sollevò rimirandone il pendaglio; troppo per i gusti di Morwen.

"Boromir" lo chiamò all'attenzione Aragorn.

Il gondoriano parve non sentirlo nemmeno; era troppo intendo a contemplare l'anello. Il resto della compagnia, ormai, si era accorto di cosa stava succedendo ed erano tutti girati, in attesa che l'uomo rendesse l'anello al suo portatore. Ma nessuno, a parte Frodo, Aragorn e Morwen, riusciva a leggere negli occhi grigi dell'uomo un'oscura ambizione, né a sentire ciò che disse.

"Che strano destino che dobbiamo provare tanti timori e dubbi per una cosa così piccola...".

Sembrava come in estasi.

"Boromir!".

L'uomo si scosse e guardò il ramingo.

"Dà l'anello a Frodo" gli ordinò quest'ultimo.

Allora si avvicinò, porgendo la catena allo Hobbit che, con uno scatto della mano, la rifece sua.

"Come desideri...non mi interessa", e detto ciò gli scompigliò i capelli in segno d'affetto tornando al suo posto dietro Legolas.

A Morwen non sfuggì la mano di Aragorn sull'elsa della spada.

***

Si fermarono a riposare, nel tardo pomeriggio, su un'ampia sporgenza della montagna. Morwen stava ancora pensando alla reazione che aveva avuto Boromir in presenza dell'anello. Cosa avrebbe fatto se Aragorn non l'avesse richiamato all'ordine? La sua voce sembrava proprio averlo svegliato da una sorta di ipnosi. Un colpo alla nuca interruppe i suoi pensieri. Dietro di lei, Pipino si rotolava nella neve per le risate. Quel delinquente! Merry lo rimproverò.

“Non si colpisce alle spalle! Soprattutto non si colpisce una signora”.

Ma, nonostante il tono di voce serioso, la donna capì che i due erano in combutta.

“Sai che ti dico Merry? Hai ragione. Per questo ora le prenderete e basta!”, e veloce come un fulmine scagliò la pallina di neve, che nel frattempo aveva preparato e nascosto dietro la schiena, in fronte a Merry.

Pipino gridò “Allora è guerra!”.

“E guerra sia!” gridò lei a sua volta ridendo.

Fu così che cominciò un'estenuante battaglia senza esclusione di colpi. Una palla di neve, proveniente da Pipino, andò a colpire Legolas che, desideroso di vendetta e soprattutto incitato dalla sorella, si unì a lei contro i due Hobbit. Morwen, a un certo punto, mirò alla testa di Pipino, ma questi si abbassò in tempo e la neve andò a colpire Boromir dritto in faccia. La mora, che già si aspettava una sfuriata, rimase di sasso quando si ritrovò a sua volta una palla di neve spalmata su occhi, naso e bocca. L'uomo aveva risposto al fuoco ed ora era lui a ridere. Morwen era più scossa per la sua reazione che per il colpo in sé o la sensazione di freddo umido sul viso. Si pulì in fretta e la battaglia riprese. Stavolta le fazioni erano: Merry, Pipino e Boromir contro Morwen, Legolas e Gimli; acquisto dell'ultimo secondo dato che, a detta di lui, si stava annoiando e una distrazione ci voleva ogni tanto.
Infine, stanchi, fradici ma felici, si sedettero attorno al fuoco per asciugarsi e consumare la cena preparata da Sam.

“Mastro Samvise vi siete superato. Ottimo lavoro davvero” lo lodò Gimli.

Morwen non poté che trovarsi d'accordo col nano; quel piccoletto era davvero bravo a cucinare. Legolas era seduto accanto a lei e sorrideva tra un boccone di cibo e un altro. A dire la verità tutti, apparte Aragorn e Gandalf, stavano sorridendo. Cibo e compagnia davanti al fuoco dopo essersi divertiti; la mora pensò che non poteva esistere di meglio. Per un momento poteva anche mettere da parte le discordie con Boromir, i pensieri su Kludd e le preoccupazioni per Dagor.

Dagor...una fitta di nostalgia la pervase. Legolas le circondò le spalle con il braccio destro. “Che hai?”.

“Stavo pensando a Dagor”.

“Ehi” la scosse dolcemente. Lei lo guardò; gli occhi azzurri sorridevano confortanti. “Se la caverà. È in gamba”.

Morwen sorrise “Si hai ragione”.

Poi l'elfo cominciò a intrecciarle i capelli che nel frattempo si erano asciugati. Gli altri si distesero e il sonno li colse in poco tempo. Il fumo della pipa di Aragorn, rimasto a guardia, si mescolava con quello del fuoco, creando spirali e cerchi di ogni forma. La ragazza si perse in quei ghirigori e senza accorgersene cadde in un sonno profondo tra le braccia dell'elfo.

Morwen si trovava a Gran Burrone, il vento tiepido le scompigliava i capelli e il sole le illuminava il viso; dovevano essere le ultime ore del pomeriggio prima del tramonto. La risata di un bambino le arrivò all'orecchio.

"Dai andiamo a giocare".

La ragazza si girò per vederlo, ma non c'era nessuno. Poi sentì un'altra voce; quella di una donna.

"Tra poco ci sarà la cena perciò non allontanatevi troppo".

"Si mamma" rispose il bambino.

Poi il sogno mutò. Era ancora ancora a Gran Burrone, ma il sole era sceso da un po'. L'atmosfera era cupa, malinconica. Vide una donna piangere su una balaustra; i capelli chiari le coprivano parte del viso. Si avvicinò per vederla meglio e poterla consolare per qualsiasi cosa fosse triste. Ma quando la donna alzò il viso su di lei, Morwen arretrò spaventa; era senza volto.


Si mise a sedere con uno scatto; il cuore pompava a mille. Attorno a lei, tutti dormivano ancora e, data la scarsa visibilità, doveva essersi spento anche il fuoco. Aragorn stava sempre di guardia. La ragazza si alzò dal giaciglio e si stiracchiò un po'. Anche se era ancora notte non sarebbe tornata a dormire, almeno non dopo il sogno che aveva fatto.

"Già sveglia? Sono solo le 3".

Guardò il ramingo. "Non riesco a dormire, vado a fare quattro passi" e si allontanò senza una direzione precisa.

Quando si trovò al limite dello spiazzo dove avevano trovato riparo si sedette su una roccia, spazzando prima via la neve con la mano. Si passò l'altra mano tra i capelli e nel farlo si accorse delle trecce che le aveva fatto Legolas prima di addormentarsi. Sorrise ripensando al giorno prima, ma poi la felicità svanì. Li aspettava un'altra scalata, stavolta più dura della prima; si sarebbero alzati di quota ancora di più, probabilmente imbattendosi in una tempesta. Lo sentiva. Cercava di pensare a questo piuttosto che alla donna senza volto del sogno. Anche il bambino sembrava essere inquietante quanto lei; se ne sentiva la voce ma lui non c'era. Le venne un brivido. Non aveva indossato la cappa foderata, inoltre si era allontanata dalle braci, di conseguenza cominciava a sentire il freddo penetrante del Caradhras. Ma era solo dovuto al freddo quel brivido?


Nota dell'autrice:


JINGLE BELL, JINGLE BELL, FINALLY TODAAY! I HAVE PUBBLICATO NEW CAPITOLO FOR YOUU!
E' arrivato Babbo Natale anche per i miei piccoli followers!
Speravo tanto di pubblicarlo il 25 ma poi per problemi tecnici non ci sono riuscita. Perdonatemiii
Raga se siete fan di Boromir non arrabbiatevi se lo faccio litigare con Morwen perchè, essendo questi due adorabili idioti molto simili, si devono beccare per forza come due pulcini arrabbiati XD. Avete notato che, elencando i difetti di lui, Morwen si è praticamente descritta? XD
Anywayy ringrazio di cuore i miei recensori immancabili che mi danno sempre l'imput giusto e la carica per continuare questa storia che tanto amo. VI ADOROOOOO
Ringrazio anche chi mi legge e segue in silenzio, un bacione anche a voi!!!
Detto questo mi auguro che abbiate passato un felice natale assieme ai vostri cari e vi auguro anche un felice anno nuovo; pieno di aspettative e soprattutto diete post-feste ahahahaha
Ci vediamo al prossimo capitoloooo

Besos

Kia


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