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Autore: Stria93    27/12/2018    0 recensioni
Rumpelstiltskin avrà bisogno dell'aiuto della sua intelligente domestica per svelare il segreto di un'antica pergamena indecifrabile, scritta in un misterioso alfabeto runico.
Genere: Fantasy, Fluff, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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cap.1

Un enigma da risolvere




- In piedi, dearie! Ho un lavoro urgente per te. -
Belle venne brutalmente strappata al sonno leggero in cui era scivolata da poche ore e si destò di soprassalto, spalancando gli occhi e ritrovandosi nella sua cella sotterranea, distesa sul pagliericcio tra un involucro disordinato di coperte. Una flebile lama di luce filtrava dalla porta che conduceva al piano superiore e rischiarava la figura di Rumpelstiltskin che torreggiava minaccioso su di lei.
- Non mi hai sentito, forse? Alzati immediatamente, vestiti e raggiungimi di sopra. Devo parlarti... subito! -
Belle, ancora mezzo intontita, realizzò con orrore che, in quel momento, aveva addosso solo una leggera camicia da notte che, per di più, le era scivolata lungo una spalla durante il sonno. Afferrò la coperta e se la tirò fino al collo, guardando in cagnesco il Signore Oscuro, che sembrava sempre più impaziente: - Come avete osato presentarvi quaggiù senza neanche bussare o chiedere il permesso?! -
- Sono il padrone del castello, dearie; non mi serve nessun permesso e, se anche mi fossi preso la briga di bussare, dubito molto che avresti sentito qualcosa visto che dormivi come un ghiro... mi ci sono voluti tre tentativi prima di riuscire a svegliarti. Ora giù dal letto! -
Lei non vacillò e gli piantò addosso uno sguardo ostile. - Avete un bel coraggio a chiamare “letto” questo mucchietto di paglia. E comunque che cosa c'è di così importante da non poter neanche aspettare che sia mattina? -
- Il gallo sta cantando giusto in questo momento, dearie, quindi tecnicamente è mattina. Adesso fa' come ti ho detto o mi costringerai a usare le cattive maniere. -
- Be', se queste erano le buone, direi che andiamo alla grande. - replicò la ragazza, ostinata.
Gli occhi ferini di Rumpelstiltskin lampeggiarono pericolosamente. - Ti avverto, Belle: si tratta di una faccenda molto seria e non è il caso di mettere ulteriormente alla prova la mia pazienza a riguardo. Mettiti addosso qualcosa e vieni nella sala dell'arcolaio. Hai cinque minuti, o verrò a prenderti di persona e non sarà piacevole, te l'assicuro. -
Un freddo brivido di paura scese giù per la schiena della giovane, che annuì controvoglia. - Va bene, ma ora andatevene e lasciatemi vestire. Farò come mi avete detto. -
- Era ora! -
Il Signore Oscuro si voltò e uscì dall'angusto stanzino sotterraneo, lasciando la porta aperta per lei.
Belle si affrettò a lavarsi con l'acqua gelida del catino accanto al giaciglio e indossò il suo abito celeste, senza smettere di arrovellarsi su cosa mai Rumpelstiltskin potesse volere da lei a quell'ora, tanto da piombare nella sua cella e buttarla giù dal letto con malagrazia e senza tanti complimenti.
Aveva detto che era una faccenda seria e, a conferma delle sue parole, Belle aveva notato una scintilla febbrile nel suo sguardo che mai le era apparsa prima di quel momento. In cuor suo, sperava davvero che non fosse nulla che riguardasse la sua famiglia o il suo regno, ma qualcosa le diceva che non si trattava di brutte notizie che la vedessero direttamente coinvolta.
Aveva forse fatto qualcosa di male per cui Rumpelstiltskin intendeva punirla? Eppure erano settimane che non rompeva più niente durante le faccende e, anche in quelle occasioni, il Signore Oscuro non era mai sceso nelle segrete a svegliarla solo per sgridarla e rimproverarle la sua disattenzione.
No, doveva esserci ben altro dietro quell'inaspettata incursione mattutina. Qualcosa che evidentemente stava molto a cuore al folletto e, che lei sapesse, non esistevano molte cose in grado di smuoverlo o turbarlo.
In fondo, Belle iniziava ad essere vagamente intrigata da quel mistero e, in men che non si dica, si ritrovò ad attraversare con passo svelto la sala dell'arcolaio per raggiungere il Signore Oscuro, seduto al tavolo con una pergamena dall'aria antica e logora distesa davanti a sé che, a quanto pareva, aveva monopolizzato la sua attenzione, tanto che egli non sembrò nemmeno accorgersi del suo arrivo.
Belle osservò la profonda ruga di concentrazione che si era formata tra gli occhi spiritati di lui, completamente assorto nella contemplazione di quel vecchio foglio ingiallito e strappato in più punti che doveva aver visto giorni migliori.
Alla fine, la giovane diede un leggero colpo di tosse per annunciare la sua presenza e Rumpelstiltskin sussultò lievemente, lanciandole un'occhiata di sbieco. - Alla buon'ora! Credevo che mi avresti costretto a trascinarti quassù con la forza. -
- Be', come potete vedere, non è stato necessario. E ora mi dite cosa c'è di tanto grave da giustificare la vostra irruzione in “camera” mia prima dell'alba? -
Rumpelstiltskin si morse la lingua per frenare la replica tagliente che gli era salita alle labbra, invece prese un lungo sospiro e fece cenno a Belle di accomodarsi sulla sedia lì accanto.
Lei si sedette, sempre più curiosa di scoprire cosa stesse succedendo. Aveva l'impressione che c'entrasse quella vecchia pergamena, e infatti...
- Avrai notato che ieri sono stato via dal castello per l'intera giornata. Be', ho fatto un piccolo viaggio tra le montagne a nord della Foresta Infinita e in un antico nascondiglio scavato nella roccia ho trovato un oggetto che cercavo da molto, moltissimo tempo. - e, così dicendo, indicò proprio il consunto rettangolo di pergamena disteso sul tavolo.
Belle si sporse in avanti per esaminarla meglio e notò che, nonostante lo stato disastroso in cui versava il sostegno materiale, le rune vergate chissà quanto tempo prima erano ancora nitide e nere come la pece, perfettamente leggibili, quasi che fossero state scritte solo il giorno precedente.
Rumpelstiltskin colse l'interrogativo che stava sorgendo nella mente rapida della sua domestica e fece un sorrisetto. - Ti starai chiedendo come mai l'inchiostro non sia sbiadito e rovinato come il resto della pergamena... be', dearie, questo particolare tipo di inchiostro non si consuma né è soggetto all'usura del tempo o degli elementi naturali. Si tratta di un manufatto magico scoperto dal popolo degli elfi millenni fa e che, come vedi, ci permette di leggere queste rune ancora oggi e senza alcuna difficoltà... o almeno, così speravo. -
Rumpelstiltskin strinse le labbra in una smorfia di disappunto e serrò i pugni.
Belle era sempre più confusa. - Che intendete dire? -
Il Signore Oscuro pronunciò le parole seguenti a denti stretti, quasi ringhiando. - Intendo dire, dearie, che... non sono in grado di tradurle! -
Rumpelstiltskin batté il pugno sul tavolo e Belle sobbalzò sulla sedia per lo spavento. Quello scatto d'ira l'aveva colta di sorpresa; non aveva mai visto il Signore Oscuro perdere il controllo in quel modo. Di solito non permetteva mai che le emozioni prendessero il sopravvento sul suo temperamento freddo e calcolatore; in quel momento invece sembrava preda inerme di una frustrazione a cui non riusciva a far fronte.
- Ero convinto che si trattasse dell'antica lingua elfica, - continuò, più rivolto a se stesso che alla sua domestica, - ma questi dannati segni non corrispondono a nessuna delle rune usate in quell'alfabeto e sono assolutamente certo di non averle mai viste prima d'ora in tutta la mia lunga vita. -
Belle provò un sincero moto di dispiacere nel vedere Rumpelstiltskin così afflitto; qualunque informazione fosse contenuta in quella pergamena misteriosa doveva essere di vitale importanza per lui.
La ragazza dovette soffocare l'istinto di prendere la mano del folletto nella propria e confortarlo, ma sapeva che il Signore Oscuro si sarebbe sentito umiliato e offeso da quel contatto e forse avrebbe finito per inveirle contro nuovamente, senza considerare il fatto che una parte di lei fosse ancora molto risentita a causa del brusco trattamento che egli le aveva appena riservato; così desistette da quell'intento e diede voce alle domande che le turbinavano nella mente: - Ma non capisco... cosa c'entro io con questa storia? Perché mi state mostrando questo foglio se è inutile? -
Rumpelstiltskin parve riprendere il controllo di sé e le piantò addosso uno sguardo serissimo che, per un attimo, fece mancare il respiro alla giovane. - Non è ovvio, dearie? Qualche tempo fa hai tradotto per me l'incantesimo per evocare la Fata Nera e ora voglio che tu faccia lo stesso con questa maledetta pergamena. -
- Quella volta mi avete ingannata. - puntualizzò Belle, stizzita. - Non intendevo affatto aiutarvi, volevo solo sapere cosa aveste intenzione di fare con quel povero bambino. -
- Ciononostante, dearie, hai fatto un ottimo lavoro e mi aspetto che sia così anche stavolta, dato che te lo sto chiedendo gentilmente. -
La ragazza sbuffò. - Più che altro, direi che me lo state ordinando e assai poco gentilmente. -
Il Signore Oscuro agitò la mano con impazienza. - Vedila come ti pare. Il punto è che non ti occuperai d'altro fino a quando non sarai riuscita a capire il significato di queste rune. Niente più faccende o pulizie per te. Passerai tutte le tue ore da sveglia dedicandoti a questo compito. Consulta ogni libro della biblioteca, se serve. -
Belle era sempre più basita. Davvero Rumpelstiltskin si aspettava che lei riuscisse in quell'impresa nella quale lui per primo aveva fallito?!
- Ma... ma come pensate che io possa tradurre quei segni se non ci siete riuscito neanche voi che siete lo stregone più potente di tutti i reami? -
Lui alzò le spalle. - Hai sempre quella tua buffa testolina immersa in un qualche libro e conosci già la lingua delle fate... dovrai pur trovare una soluzione a questo enigma. Credevo che lo studio e le sfide intellettuali fossero il pane per un topo di biblioteca come te. -
Belle abbassò lo sguardo e si morse il labbro, titubante. Effettivamente, non poteva negare che quella faccenda la intrigasse non poco; aveva letto molte volte di quel genere di rompicapo nei suoi romanzi e l'eroe di turno finiva sempre per risolverli con ingegno, astuzia e spesso anche un pizzico di fortuna, proprio come piaceva a lei, inoltre si sentiva vagamente lusingata all'idea di poter aiutare Rumpelstiltskin.
Si trattava di una situazione a suo modo stimolante, che rappresentava un ottimo diversivo per rompere la monotonia delle lunghe giornate al castello che la giovane trascorreva per lo più spolverando la collezione del Signore Oscuro, lucidando l'argenteria, cucinando e facendo il bucato: una piatta vita da massaia quando lei aveva sempre desiderato vivere avventure, essere intrepida e portare a termine grandi imprese. Eppure una vocina insistente nella sua testa l'ammoniva severamente, ricordandole il genere di affari biechi in cui solitamente il folletto era coinvolto: e se quella pergamena avesse contenuto le istruzioni per un terribile maleficio che sarebbe stato impiegato per danneggiare qualcuno?
Le sue elucubrazioni vennero bruscamente interrotte dalla voce di Rumpelstiltskin: - Puoi pensarci su quanto vuoi, dearie, ma sappi che non accetterò un no come risposta. Come hai giustamente osservato poco fa, la mia non è una richiesta... è un ordine. -
Belle si sentì con le spalle al muro ma trovò comunque il coraggio di esternare le proprie preoccupazioni. - Se... se riuscirò a tradurre la pergamena, cosa di cui dubito fortemente,... la userete per fare del male alle persone? -
- L'uso che ne farò non ti riguarda. Ho le mie ragioni, che non rivelerò certo a te. -
La giovane fece appello a tutto il proprio coraggio e, anche se la sua voce suonò più acuta e tremula di quanto avrebbe sperato, riuscì comunque a mantenere un contegno abbastanza risoluto. - Allora non vi aiuterò. -
Rumpelstiltskin la trafisse con un'occhiata glaciale, le pupille da rettile ridotte a due fessure. - Che cos'hai detto, dearie? -
Belle deglutì, ormai certa di essersi inoltrata ben oltre i confini della pazienza del Signore Oscuro. Ma il suo temperamento fiero ebbe la meglio. - Ho detto, che non vi aiuterò in questa impresa, se avrà come risultato la sofferenza di un innocente. Non prenderò parte ai vostri piani loschi. -
Il ghiaccio di poco prima svanì dagli occhi di Rumpelstiltskin, ora diventati di brace, che ardevano di pura collera e mandavano lampi di indignazione. - Tu non sai niente, ragazza! Non sai niente di me e di ciò che progetto ormai da secoli e a cui ora sono così maledettamente vicino! Non sai cosa ho perso e cosa ho sacrificato in tutti questi anni! Non capisci cosa c'è in gioco! -
La sua voce tremava di rabbia, ma anche di un'emozione diversa che Belle non seppe identificare. Dolore, forse?
Senza alcun preavviso, il folletto si portò una mano tremante al volto in un gesto così umano che Belle intravide per un attimo l'uomo dietro il mostro: un uomo disperato e stanco, preda di demoni e tormenti di cui lei non riusciva ad immaginare la natura, ma dei quali avvertiva tutto il terribile potere e la forza della presa ferrea che essi avevano su di lui. La diffidenza e il sospetto di poco prima parvero allentarsi per cedere il passo alla compassione.
- Mi dispiace. - disse con dolcezza, - Mi sembra di capire che il contenuto di quella pergamena sia molto prezioso per voi... -
Rumpelstiltskin prese qualche respiro profondo per calmarsi e ritrovare il proprio contegno, poi fissò la sua domestica con espressione stravolta, quasi di supplica. Era irriconoscibile. - Te lo chiedo per favore, Belle. Solo per questa volta, non fare domande, non obiettare, non cercare di scoprire i miei segreti... sappi solo che si tratta di una questione vitale per me e, ti prego, fa' tutto ciò che puoi per capire cosa diamine significano quei simboli. -
Era evidente che rivolgerle quella richiesta accorata gli fosse costato non poco. Il Signore Oscuro non era abituato a supplicare, solitamente avveniva l'esatto contrario e lui ne godeva parecchio... ma quella volta la posta in gioco era decisamente troppo alta per badare alla reputazione o alla dignità, e Rumpelstiltskin dovette mettere da parte una buona fetta del suo orgoglio secolare.
Calò il silenzio, mentre Belle soppesava la situazione e cercava di porre fine al conflitto interiore che imperversava nel suo animo, combattuta tra il desiderio di aiutare il Rumpelstiltskin-Uomo che le si era appena rivelato in tutta la sua fragilità, e quello di non ricoprire un ruolo nei disegni discutibili del Rumpelstiltskin-SignoreOscuro.
Alla fine, il suo altruismo e la sua innata bontà ebbero la meglio e la giovane annuì. - D'accordo. Farò il possibile per aiutarvi a scoprire cosa vogliano dire quei segni. E non vi farò altre domande, promesso. -
Rumpelstiltskin parve rilassarsi un po' e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, congiungendo le dita delle mani davanti a sé e tornando ad impersonare il folletto distaccato e imperturbabile di sempre. - Molto bene, dearie. Puoi iniziare da adesso. Sta' solo attenta nel maneggiare la pergamena, come vedi, è già abbastanza danneggiata. -
Belle la prese con delicatezza, sfiorandola con il reverente timore che sempre provava nei confronti degli oggetti antichi. Era talmente sottile e decrepita che avrebbe potuto sgretolarsi tra le sue dita da un momento all'altro, ma la giovane usò tutta l'attenzione possibile e riuscì ad evitare quella sciagurata eventualità, avviandosi fuori dalla sala dell'arcolaio, diretta in biblioteca.
Rumpelstiltskin la osservò allontanarsi e scosse la testa, restio a credere di essersi appena ridotto a pregare la sua domestica di aiutarlo in quel compito che lui stesso non era riuscito a portare a termine. Com'era caduto in basso! E, per giunta, quella ragazzina insolente gli aveva anche dato filo da torcere e aveva avuto l'ardire di provare a tenergli testa!
Percepiva uno sgradevole senso di disagio, il Signore Oscuro: non era avvezzo a dover riporre la propria fiducia in altri all'infuori di se stesso e dei suoi poteri, ma in quel frangente avrebbe dovuto fare un'eccezione e confidare che la sua giovane domestica, così piena di risorse, trovasse la soluzione a quello spinoso problema.
Secondo le informazioni che si era procurato, quella vecchia pergamena conteneva le indicazioni per l'esatta ubicazione del Sortilegio Oscuro, e lui non poteva permettersi di fallire nella sua missione a causa di un impedimento tanto stupido come una barriera linguistica.


Belle si mise subito al lavoro. Distese il foglio di pergamena sul tavolo della biblioteca e iniziò a passare in rassegna le rune una per una, in cerca di qualche indizio che potesse metterla sulla giusta strada almeno per avere un punto di partenza da cui avviare la sua ricerca, ma nessuna di esse le risultò anche solo vagamente famigliare.
Non si trattava della lingua delle fate, non era elfico, né nanico né, tanto meno, goblinese o gigantese... inoltre, il fatto che quelle parole avessero migliaia di anni non contribuiva certo a facilitare l'indagine.
Ad ogni modo, Belle non si perse d'animo e radunò tutti i libri che riuscì a trovare in materia di linguaggi antichi e runologia; li impilò sul tavolo e cominciò a sfogliarne le pagine ingiallite e irrigidite dagli anni, che scricchiolavano e protestavano al suo tocco.


La ragazza perse presto la cognizione del tempo, totalmente assorbita dal compito che Rumpelstiltskin le aveva affidato e nemmeno si rese conto di quando il Signore Oscuro fece il suo ingresso nella biblioteca reggendo tra le mani un vassoio sul quale troneggiava una fumante scodella di stufato.
- Mi fa piacere vederti tanto ligia al tuo dovere, dearie. Ma credo che il cervello lavori meglio quando lo stomaco è pieno. -
Solo in quel momento Belle alzò lo sguardo dal manuale runico che stava consultando e ci mise un paio di secondi a mettere a fuoco il folletto.
- Oh, Rumpelstiltskin... vi ringrazio. - fece, sorpresa da quell'atto di inconsueta gentilezza. - Ma è già ora di pranzo? -
Lui sogghignò: - Ora di pranzo? Dearie, è passata da un pezzo... l'ora di cena! -
Belle strabuzzò gli occhi e guardò fuori dalla finestra, notando con stupore che il sole era tramontato e uno splendido cielo limpido e trapuntato di stelle faceva bella mostra di sé fuori dalla vetrata.
Non mangiava né beveva nulla da tutto il giorno e, a conferma di quel fatto, il suo stomaco si esibì in un brontolio di protesta decisamente poco regale che la fece avvampare.
Il sorrisetto beffardo di Rumpelstiltskin si fece ancora più marcato: - Sì, direi che qualcuno qui è decisamente affamato. -
Belle afferrò la ciotola da cui si levava un profumino invitante e si mise a mangiare con gusto, rendendosi conto solo in quel momento di quanto appetito avesse.
Rumpelstiltskin prese posto su una sedia lì accanto e rimase a tenerle compagnia durante il pasto, sfogliando distrattamente i tomi che la giovane aveva riunito. - Hai scoperto qualcosa di utile fino ad ora? -
Belle mandò giù l'ultimo boccone e scosse la testa mestamente. - Purtroppo no. Si tratta di una lingua del tutto sconosciuta. Non ho ritrovato tracce in nessuno dei volumi che ho consultato oggi, ma non temete, non ho intenzione di arrendermi. Ormai si tratta di una sfida personale. - asserì con un sorriso stanco ma determinato.
Rumpelstiltskin si sentì pungere dalle spine insidiose del senso di colpa. Dopo le maniere brutali che aveva usato con lei quella mattina, Belle si stava prodigando senza risparmiarsi pur di fargli ottenere ciò che gli serviva, e senza neppure mettere il broncio o rinfacciargli il suo atteggiamento rude.
Più imparava a conoscerla, e più la sua domestica lo spiazzava regalandogli sorrisi laddove normalmente riceveva solo occhiatacce, parole gentili e sincere quando tutti gli altri maledivano il suo nome, ricercava la sua presenza mentre il resto del mondo sperava di non incrociare la sua strada per nessun motivo: quella ragazza era una continua sorpresa per lui.
- Ehm... credo che questa sera potrei restare qui e aiutarti un po'. - si sentì dire, come se le sue labbra si fossero mosse in autonomia, senza il previo consenso della ragione.
Belle gli scoccò uno sguardo a metà tra lo stupore e la riconoscenza.
- Insomma, - si affrettò a precisare Rumpelstiltskin, - penso che tu possa essere più motivata a lavorare in fretta se rimango a tenerti d'occhio. Non vorrei che trascurassi il tuo compito per leggere uno dei tuoi romanzetti. -
Ovviamente sapeva che Belle non si sarebbe mai sottratta al suo dovere, né avrebbe lavorato meno alacremente in sua assenza, ma già quella mattina aveva smesso la maschera del malvagio folletto senza scrupoli davanti a lei e ora doveva tentare di riguadagnare un minimo di dignità ai suoi occhi.
Tuttavia non era certo di aver ottenuto il risultato sperato, poiché la ragazza non parve affatto intimidita da quelle insinuazioni, anzi gli rivolse un caldo sorriso e si scostò un poco per fargli spazio al tavolo.


Belle e Rumpelstiltskin lavorarono fianco a fianco per buona parte della serata e della notte.
Lessero e rilessero intere pagine vergate in caratteri minuscoli, esaminarono più volte la pergamena ipotizzando teorie che si facevano sempre meno probabili: dagli anagrammi ai metodi di codificazione più sottili e ingegnosi; il Signore Oscuro acconsentì perfino a rimuovere un drappo di stoffa da uno specchio per verificare che non si trattasse di quel genere di scrittura che diventa leggibile solo se riflessa.
Ma nessuno dei loro tentativi ebbe successo e quando dalla pendola si levò un unico possente rintocco e Belle non poté trattenere un sonoro sbadiglio, Rumpelstiltskin la congedò.
- È tardi, va' a dormire, dearie. Riprenderai domattina ma temo che non potrai contare sul mio aiuto dato che partirò all'alba per recarmi in un reame molto lontano da qui. Non so quando farò ritorno, quindi non aspettarmi, non gingillarti e pensa solo a come risolvere questo problema. -
Belle, troppo assonnata per ribattere alle sue raccomandazioni, fece un cenno d'assenso, gli diede rapidamente la buonanotte e si avviò fuori dalla stanza sbadigliando di nuovo.
Rumpelstiltskin rimase per qualche istante ad osservare il punto in cui la ragazza era svanita, dopodiché spense con un soffio le candele che illuminavano fiocamente la biblioteca e se ne andò a sua volta.


  
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