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Autore: Gatto1967    27/12/2018    4 recensioni
Ricordate il ricevimento in casa Andrew, quando Candy conobbe Anthony?
Ad un certo punto i due perfidi fratelli Legan la chiusero in una soffitta dove lei credette di vedere i fantasmi. Poi riuscì a liberarsi e Anthony la prese in braccio.
A lei sembrò quasi di sognare, ma... saranno stati bei sogni?
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy)
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Candy!-
Candy aprì gli occhi e riconobbe il volto di Anthony.
-Oh Anthony! Quando sono suonate le 10.00 ho visto il fantasma!-
Candy alludeva alla storia che le avevano poc’anzi raccontato i suoi amici per prenderla un po’ in giro.
“Quando suonano le 10.00 le luci si accendono in una stanza dove non dovrebbe esserci nessuno”
Anthony capì che la sua piccola amica doveva essersi suggestionata e un po’ si pentì di averle fatto quel piccolo scherzo.
-Non è possibile Candy: i fantasmi non esistono!-
-Ma io l’ho visto…- disse di nuovo lei senza più la convinzione di prima.
Istintivamente Anthony la prese in braccio e la fece volteggiare mentre la portava via da quel sinistro corridoio pieno di statue di cera che raffiguravano gli antenati degli Andrew.
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Fra quelle statue Candy vide due luci rosse che lampeggiavano nel buio, come gli occhi infuocati di qualcosa di malvagio che viveva nell’ombra e tutto intorno a lei cominciò a sfocare…

Seduta su quello che sembrava un carro da pionieri ottocenteschi, Candy si sentiva triste.
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Sentiva che si stava allontanando da tutto ciò che le era caro.
Teneva fra le braccia un vaso con un bellissimo fiore, e il fedele Klin le stava sempre vicino.
Il vento le portò alle orecchie una musica struggente e bellissima. Riconobbe lo strumento che emetteva quel suono, anzi gli strumenti che emettevano quella musica così triste, erano cornamuse.
Lo stesso strumento che suonava il principe della collina, quella figura che fugace si era affacciata nella sua vita.
Poi il suono scomparve e tutto sembrò farsi buio, e nel buio rivide risplendere quei due occhi infuocati…

La mano ossuta della zingara scoprì l’ultima carta, e sul volto della donna si dipinsero paura e sconcerto.
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-Ancora l’asso di picche!-
-E… che cosa significa?- chiese Candy –Succederà qualcosa di brutto al mio Anthony?-
-Me lo dica signora, voglio saperlo.- aggiunse Anthony
-No, meglio che tu vada a casa senza sapere niente…-
Che voleva dire? Che stava succedendo? Si domandava Candy sentendosi come avvolta dal buio, un buio dove brillavano quelli che sembravano occhi di fuoco…

Una radura… si trovava in una radura. Elegantemente vestita da cavallerizza, la piccola Candy fissava con orrore qualcosa… o qualcuno davanti a lei…
Ma cosa? Cosa sembrava terrorizzarla tanto? Un corpo esanime sembrava giacere inerte ai suoi piedi, e lei teneva le mani davanti alla bocca come se non osasse dare sfogo all’indicibile angoscia che la opprimeva.
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Ma perché era tanto angosciata?
Di nuovo il buio, di nuovo quegli occhi malvagi…

Si trovava su una collina, la collina di Pony forse? Probabile.
Lei era vestita stranamente, con un abito inconsueto, sembrava un costume teatrale.
Ballava con qualcuno, con Anthony forse?
No, sembrava diverso da Anthony, più alto, non riusciva a distinguerne il volto.
Poi tutto cambiò: chiunque fosse il misterioso ballerino, si fermò. La spinse via e lei cadde a terra.
Sentì una voce che gridava arrabbiata. Quella voce le disse cose terribili e lei piangeva, ma nella sua mente si impressero solo due parole: “ragazzo morto”.
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Di chi parlava?
Chi era il “ragazzo morto”?
A chi apparteneva quella voce?
Forse ai due occhi malvagi che tornarono a brillare nel buio?

Un volto, un volto sembrava emergere dal buio illuminato appena dalla fioca luce di una lampada a olio.
Un volto duro, tutt’altro che compassionevole nonostante il velo che sembrava avvolgerlo.
Una voce dura pronunciò poche terribili parole che la gettarono nel panico.
“…Lei è espulsa…”
Espulsa? Da cosa?
Due paia di mani le afferrarono le braccia e la portarono via di peso. Lei si divincolava invano, chiamava un nome, quale nome? Anthony? No era un altro nome, e qualcuno chiamava lei con la stessa pena nella voce.
Nel buio le sembrò di riconoscere un volto femminile che rideva della sua angoscia. Forse Iriza?
Poi venne spinta dentro una specie di stanza, una stanza a cielo aperto. Un pesante portone in ferro venne chiuso a chiave dietro di lei, e lei ci si buttò sopra battendo i pugni disperata.
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-è una trappola di Iriza!- gridava piangendo disperata
Una trappola di Iriza? Perché Iriza avrebbe dovuto farla mettere in quella che sembrava una prigione? Che senso aveva?
Di nuovo quegli occhi di fuoco.

Il mare… il mare immenso si stendeva davanti a lei, e lei stava appoggiata a una balaustra guardando disperata una nave che sembrava aver appena lasciato il porto… quale porto?
Perché si sentiva disperata?
Cosa significava per lei quella nave?
Si inginocchiò piangendo mentre la nave scompariva all’orizzonte…
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E due malvagi occhi la guardavano dal buio…

Faceva freddo sotto la neve, ma il freddo più gelido era quello che sentiva nel suo cuore mentre fissava quelle impronte scolpite nella neve alta, impronte che di lì a poco sarebbero scomparse coperte da altra neve che continuava a cadere.
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Troppo tardi, pensava lei, ma tardi per cosa? A chi appartenevano quelle impronte? Perché lei era tanto triste?
La risposta era forse in quei due malvagi occhi di fuoco che continuavano a fissarla dal buio quasi ridendo della sua angoscia?

Si ritrovò in quello che sembrava un giardino, inginocchiata davanti ad una persona seduta su una carrozzina.
Lei piangeva disperata, quella persona era morta!
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Chi era quella persona? Cosa significava per lei?
Per un momento le sembrò di sapere la risposta, ma poi la sua mente sembrò tornare nel buio.
Che le stava succedendo?
Forse la risposta stava in quegli occhi che la guardavano dal buio…

La scena era diversa adesso, ma ancora più triste.
Si trovava su una scala, dentro un edificio che non avrebbe saputo dire cosa fosse.
Due mani le cingevano la vita da dietro, e lei si sentiva profondamente infelice. Perché?
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Che stava succedendo?
Chi stava piangendo insieme a lei?
Anthony?
No, Anthony non era lì, era lontano, molto lontano.
Ma allora chi? Chi la faceva piangere e piangeva con lei?
Di nuovo freddo, di nuovo neve che cadeva a fiotti, e lei piangeva affacciata da qualcosa che si muoveva. Un treno? Perché si trovava su un treno? A chi apparteneva la sagoma umana che credeva di vedere nella neve?
A chi appartenevano i due malvagi occhi rossi che sembravano nutrirsi del suo dolore?

Una tomba… quella davanti a lei era una tomba. E su quella tomba una ragazza piangeva inginocchiata abbracciando la fredda e muta croce di marmo.
La ragazza si girò verso di lei in lacrime, portava gli occhiali, e a Candy sembrava un volto familiare, ma di chi? Chi era quella ragazza? Chi c’era in quella tomba? Perché anche lei era vestita a lutto?
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E quei maledetti occhi rossi nel buio… che volevano da lei?

Candy si ritrovò in braccio ad Anthony nel corridoio buio contornato dalle statue degli antenati degli Andrew, forse si era appisolata per un istante, ma ora era ben sveglia e lucida e si sentiva felice, libera dall’angoscia provata in quella frazione di secondo e già dimenticata.
Felice mentre quel simpatico ragazzo la portava verso la luce in fondo al corridoio buio da dove due occhi infuocati continuavano a guardare…
 

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