Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: DadaOttantotto    27/12/2018    1 recensioni
[Terza Classificata al "All I Want For Chistmas Is... Storie" contest, indetto da Arianna.1992 sul forum di Efp]
Anita era nervosa, davvero molto nervosa.
Non aveva mai fatto una cosa del genere, portare un ragazzo a casa, neanche come amico. Semplicemente non era mai successo. Nessuno dei suoi precedenti fidanzati valeva la pena di essere sommersa dalle domande dei suoi famigliari, e a nessun amico maschio era mai stata legata come lo era a Pietro.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Just Hold On (We're going home)
Just Hold On (We're Going Home).



Non era pronto a quello. Non sarebbe mai stato pronto, a dirla tutta.
Quando Anita aveva espresso la volontà di presentarlo ai suoi parenti, la reazione di Pietro era stata tanto improvvisa quanto inadeguata: si era messo a ridere. Non voleva, davvero, ma l'idea di conoscere tutta la famiglia Lenti gli era sembrata assurda. Il volto di Anita aveva assunto un'espressione scioccata e la ragazza se n'era andata sbattendo la porta, ignorando i suoi messaggi e le sue telefonate per due giorni interi. Ovvero il tempo che ci aveva messo ad accettare il suo invito.
Non che avesse altri impegni per quel Natale. I suoi genitori avevano approfittato del regalo anticipato dei figli per concedersi il viaggio che sognavano da tempo, mentre sua sorella sarebbe stata occupata con la numerosa famiglia del marito. Anita lo sapeva, ed era stata tanto gentile da evitargli un triste pranzo di Natale nel suo monolocale in periferia.
Si girò verso lo specchio avvicinando una cravatta al petto coperto dalla camicia bianca che aveva scelto per l'occasione. Meglio andare sul classico, si era detto.
Già immaginava le domande dei parenti. Tutti si sarebbero chiesti se erano davvero solo amici, o se la sua presenza a quel pranzo non nascondesse un qualcosa di più che nessuno dei due aveva ancora ammesso. Anita gli aveva dato del pazzo, gli aveva assicurato che nessun membro della famiglia avrebbe dato voce a pensieri così idioti.
Pietro non aveva risposto per non dirle cosa pensava in realtà: per lui non sarebbero stati tanto idioti.
Quando aveva conosciuto Anita, un paio di anni prima in Università, la prima cosa a colpirlo erano stati i suoi lunghi capelli biondi. Letteralmente. Si era girata di scatto e la treccia in cui li aveva raccolti lo aveva preso in pieno volto con la forza di una frustata. Poi erano arrivati i suoi bellissimi occhi verdi, la sua voce squillante che chiedeva scusa, le mani dalle dita lunghe che si posavano sul suo braccio leggere come piume.
Per Pietro era stato amore a prima vista. Non avrebbe saputo dire come o perché, ma si era sentito attratto da quella ragazza sin dal primo istante. Era così che funzionava con lui, il proverbiale colpo di fulmine era il suo marchio di fabbrica. Il suo problema, però, era sempre lo stesso: tutto terminava lì. Non era tipo da corteggiamenti, dichiarazioni d'amore e cose del genere. Si limitava ad essere amico di tutte le ragazze che gli piacevano, troppo timido e insicuro per fare qualsiasi passo avanti, continuando a fare buon viso a cattivo gioco. Con Anita non sarebbe stato diverso.
Pietro Darrena, l'uomo che non vedrà mai la luce in fondo al tunnel della friendzone.
Buttò la cravatta sul letto con un sospiro e afferrò il maglione color blu che la madre gli aveva regalato per l'ultimo compleanno. Classico, elegante, poco appariscente.
Proprio ciò di cui aveva bisogno.

Anita era nervosa, davvero molto nervosa.
Non aveva mai fatto una cosa del genere, portare un ragazzo a casa, neanche come amico. Semplicemente non era mai successo. Nessuno dei suoi precedenti fidanzati valeva la pena di essere sommersa dalle domande dei suoi famigliari, e a nessun amico maschio era mai stata legata come lo era a Pietro.
Con lui era stato strano sin dall'inizio: il suo sguardo, un misto tra stupore e confusione, l'aveva colpita. Esattamente come lei lo aveva colpito con i suoi capelli. Non si era sentita attratta da lui - non subito, almeno - ma non poteva dire di essergli rimasta indifferente. E adesso, forse, c'era qualcosa di più, qualcosa che faceva fatica ad ammettere persino guardandosi allo specchio.
La mano le tremava appena mentre l'avvicinava al campanello. Cercò di convincersi che sarebbero entrambi usciti indenni da quel pranzo.
"Sei sicura di volerlo fare?" le chiese all'improvviso Pietro, facendola sobbalzare.
La ragazza sbuffò.
"Beh, certo" rispose. Si voltò verso di lui, notando che era rimasto qualche passo indietro. "E tu?"
Pietro sembrava agitato tanto quanto lei.
"Ormai siamo qui, no?"
Anita si strinse nelle spalle.
Sì, sarebbe andato tutto bene. Nessuno avrebbe fatto commenti e nessuno li avrebbe messi in imbarazzo. Ne era convinta.
Almeno finché, una volta suonato il campanello e aperta la porta, suo fratello Matteo non apparve all'ingresso gridando "È arrivata Nita con il suo fidanzato!".

Era andato stranamente tutto bene. Il pranzo non aveva avuto intoppi, nessuna domanda imbarazzante era stata fatta e tutti sembravano aver preso Pietro in simpatia. Avevano persino scoperto che aveva frequentato le scuole medie con uno dei suoi cugini. C'era qualcosa in lui che sembrava ispirare fiducia. Forse erano i suoi capelli rossi, o forse il suo volto solare.
In quel momento si stava integrando alla perfezione, prendendo parte a una delle tradizioni natalizie della famiglia Lenti: un po' di alcool a stomaco pieno.
Matteo le passò vicino con due bottiglie di birra in ogni mano, diretto verso il gruppetto che si era formato intorno a Pietro.
"Teo, per favore" lo fermò Anita. "Non farlo bere troppo, non ho idea di quale sia il suo limite."
"Andiamo, sorellona, è Natale!" esclamò il ragazzo. "Non fare la fidanzata stressante."
Anita alzò gli occhi al cielo, senza correggerlo sulla natura del suo rapporto con Pietro. Tanto non sarebbe servito.
Osservò il suo amico ingoiare un generoso sorso di birra mentre lo zio Luigi gli rasccontava qualcosa apparentemente molto divertente. Era bello vederlo così a suo agio, soprattutto dopo le paranoie che entrambi si erano fatti. Le era dispiaciuto saperlo solo a Natale, invitarlo da lei le era venuto naturale.
Sorrise quando suo padre le fu affianco e le mise un braccio intorno alle spalle.
"È carino" le disse.
Avrebbe dovuto dissentire, almeno per mantenere le apparenze, ma il padre era la persona che la conosceva meglio di chiunque altro. Sarebbe stato inutile mentire.
"Sì, lo è."
Ammetterlo ad alta voce fu come togliersi un peso dalle spalle.

Quando la sala si riempì di canzoni natalizie, Anita cominciò a preoccuparsi. Solitamente era il segnale che la festa aveva raggiunto un tasso alcolico tale da abbassare la soglia di decenza della famiglia, quando un determinato gruppo era abbastanza alticcio da mettersi a cantare, stonando clamorosamente. E non era mai una cosa buona.
Le note di una canzone che conosceva bene - mamma Lenti e la sua passione per Dean Martin - le arrivarono alle orecchie. Si aspettava che Teo prendesse il comando, come faceva ogni anno, ma una voce si levò più forte di tutte le altre, piuttosto acuta e lievemente fuori tempo.
Se glielo avessero raccontato, se non lo avesse visto con i suoi occhi, non ci avrebbe mai creduto. Il signor timido, la discrezione fatta persona, stava cantando a squarciagola usando la bottiglia vuota come microfono, le guance dello stesso colore rosso dei capelli.
Ecco, quello non lo aveva previsto. Troppo presi a interessarsi agli altri, non avrebbe mai pensato che Pietro potesse sabotarsi da solo. Del resto, non lo aveva mai visto ubriaco. Non lo aveva mai visto bere più di una birra, che diamine.
"So very nice..."
Intorno a lui tutti ridevano, divertiti dalla figura che stava facendo il nuovo arrivato. E Pietro nemmeno se ne accorgeva, cantava con decisione e con in testa un berretto da Babbo Natale spuntato da chissà dove.
"My father will be pacing the floor..."
Lanciò un'occhiataccia a Teo, chiedendogli di intervenire in qualche modo, ma l'idiota le rispose con un'alzata di spalle.
"The neighbors might think..."
Uno dei parenti meno sobri iniziò ad andargli dietro. Stava diventando una di quelle scene da film americani, quelli che mostrano party pieni di ragazzi a loro volta pieni di alcol.
"To break this spell..."
Ora la performance aveva raggiunto anche le orecchie del resto del parentado. Sua madre guardava il ragazzo come d'abitudine guardava il solito membro della famiglia, meglio non fare nomi, che tendeva spesso e volentieri a rendersi ridicolo non appena se ne presentava l'occasione.
Tutta la situazione la metteva a disagio. Voleva davvero che Pietro piacesse alla sua famiglia. A tutta la sua famiglia.
"But baby, it's cold outside..."
Anita decise che ne aveva avuto abbastanza. Attraversò a grandi passi il salone fino a portarsi al centro della combriccola dei bevitori canterini, afferrò Pietro per un braccio e lo trascinò via tra gli applausi del pubblico. Fulminando il gruppo con un'altra occhiataccia, Matteo e i cugini in particolare, guadagnò la porta e uscì recuperando in fretta e furia giacche e sciarpe dall'appendiabiti all'ingresso.

"Vai piano, per favore."
"Sto andando piano. Sei tu che sei ubriaco."
"Mi viene da vomitare."
"Giuro, Darrena, se mi vomiti in macchina ti uccido."
"Anita..."
"Sta' zitto e metti la testa fuori dal finestrino. Magari il freddo ti fa bene."

Dopo circa trenta minuti - dieci dei quali spesi nella ricerca del mazzo di chiavi, nell'individuazione di quella corretta e nell'inserimento di questa nella serratura - Anita lasciò cadere Pietro sul letto con meno delicatezza di quanta il ragazzo si aspettasse. Lui chiuse gli occhi e respirò a fondo un paio di volte, cercando di tenere a bada la nausea.
Anita prese a girare per la stanza senza una meta precisa, sbuffando e di tanto in tanto passandosi una mano tra i capelli.
"Mi dispiace averti rovinato il Natale."
La ragazza si fermò e lo guardò seria, le mani piantate sui fianchi.
"Non è così."
"Allora perché sei arrabbiata?"
"Non sono arrabbiata" gli rispose. "Sono... credo che avvilita sia la parola giusta."
"Mi dispiace."
"Smettila, Pietro."
Quando lui abbassò lo sguardo, abbattuto, Anita sbuffò di nuovo. Non sapeva cosa dire: non era adirata, ma nemmeno tranquilla. Aveva ragionato a lungo prima di decidersi ad invitare Pietro a casa sua, troppo spaventata da una sua possibile reazione. Aveva paura di aver interpretato male il suo comportamento, di aver creduto che anche lui provasse qualcosa per lei ed essersi sbagliata. Il suo amico non le aveva dato molto su cui lavorare, comunque; Pietro era per natura timido e introverso, ma con lei sembrava lasciarsi andare un po' di più, solo un po'.
Andò al cucinino per recuperare una bottiglietta d'acqua. Aveva letto da qualche parte che bere faceva bene in casi come quello. Il monolocale era esattamente come se lo ricordava: ordinato e pulito, senza nemmeno un soprammobile fuori posto. Sarebbe andato molto d'accordo con sua madre, sotto quest'aspetto. Le mensole erano piene di libri e la scrivania ingombra di fogli perfettamente impilati l'uno sull'altro. L'unico richiamo al Natale era il piccolo albero finto, addobbato con luci bianche e palline dorate, che lei stessa gli aveva regalato l'anno prima e che trovava posto in un angolo vicino alla finestra.
"Bevi" ordinò porgendogli la bottiglia.
Non avrebbe voluto essere così dura. Ma era quella l'Anita che lui conosceva, la maschera che lei stessa aveva creato per nascondersi e proteggersi. Quella maschera che con Pietro cercava di eliminare, con risultati lenti ma costanti.
"Grazie, Anita."
Pietro prese un lungo sorso d'acqua, poi rimise il tappo al proprio posto.
"Sei una persona fantastica" continuò, quasi farfugliando. "Ci sei sempre quando ho bisogno di te, sei dolce e gentile. Anche per questo mi piaci."
Anita si bloccò. Il suono che le uscì dalla bocca fu qualcosa di simile a un sibilo; le braccia le ricaddero lungo i fianchi, inerti. Lui non sembrò nemmeno accorgersene.
"Voglio dire, sei una tosta, certo. Sincera, a volte anche troppo. Ma hai anche un lato tenero."
"Cosa..." tentò lei, solo per essere interrotta da una mano alzata.
"Aspetta, non ho finito" disse il ragazzo. "Mi sono innamorato di te subito. Sei perfetta, per me, sotto ogni punto di vista. Sei una bellissima persona, Anita Lenti, e vorrei che te ne rendessi conto anche tu."
Non ci capiva più niente. Voleva pensare, sperare, che a parlare non fosse solo l'alcol, ma aveva paura. Paura che lui potesse risvegliarsi sobrio e non più innamorato di lei.
Lo guardò togliersi le scarpe e cercare di infilarsi sotto le coperte.
"E niente, questo è quello che provo per te. Ora, però, lasciami dormire che tutto questo parlare mi ha sfinito."
"La sbronza ti ha reso loquace, Darrena" esclamò lei, nascondendo, come suo solito, il nervosismo dietro l'ironia.
Da sotto il piumone, Pietro mugugnò qualcosa che la ragazza non riuscì a comprendere.
"Come?" chiese.
"La mia anima strafogata di birra è più triste di tutti gli alberi di Natale morti del mondo."
Anita sorrise, scostandogli i capelli dalla fronte con un gesto delicato.
"Solo tu puoi citare Bukowski in un momento come questo" mormorò, ma lui non poteva più sentirla.
Scelse un libro da una delle mensole e si accomodò sulla sedia della scrivania. Si mise a leggere con interesse, accompagnata dal lieve e ritmico russare dell'amico.

Sollevò le palpebre di qualche centimetro, con fatica. La luce della lampada sul comodino gli ferì gli occhi. Il mal di testa faceva a gara con la nausea per accaparrarsi il diritto di ucciderlo per primo.
Ricordava a malapena di essere tornato a casa. Di essere stato portato a casa, per la precisione, da una Anita piuttosto arrabbiata. Ma quanto aveva bevuto? Matteo continuava a mettergli in mano bottiglie di birra piene e fresche, che lui beveva per non fare brutta figura. Insomma, bevevano tutti. Sì, era così tanto stupido. Avrebbe dovuto considerare il fatto che i Lenti dovevano avere una resistenza all'alcol maggiore della sua.
Bella figura che ci aveva fatto. Chissà cosa avevano pensato i genitori di Anita vedendolo ubriacarsi a una festa di Natale in famiglia. Chissà cosa aveva pensato Anita.
"Ah, sei sveglio, finalmente."
La voce si insinuò nel suo cranio minacciando di farlo esplodere. Voltò lentamente la testa verso sinistra, fino a incrociare lo sguardo della sua migliore amica.
"Parla piano, per favore" biascicò.
Lei andò a sedersi sul letto accanto a lui. Aveva addosso un profumo di caffè che gli fece venire la voglia di berne un po'.
"Chiedo scusa, Dean Martin."
Quella frase servì a fargli tornare altre cose alla memoria. Come una bottiglia usata a mo' di microfono e una voce che si univa alla sua.
"Ho cantato, vero?"
"Direi di sì."
"Let it snow?"
"Baby, it's cold outside. Ma sono sicura che te la saresti cavata altrettanto bene."
Pietro emise un grugnito di sconforto. Allora aveva davvero fatto una brutta figura davanti ai Lenti. Perfetto.
"Sai, hai parlato tanto mentre eri ubriaco..." azzardò Anita, titubante.
Spalancò gli occhi mentre il respiro gli si mozzava in gola. Questo lo ricordava, tutto quello che le aveva detto. Che era innamorato di lei, che lo era da sempre. L'alcol gli aveva dato il coraggio di fare ciò che da sobrio non avrebbe mai fatto: confessarle i propri sentimenti. Era fregato, completamente e irrimediabilmente fregato. Già le leggeva la compassione negli occhi, sapeva che stava cercando il modo migliore di rifiutarlo senza fargli troppo male, senza spezzargli il cuore in pezzi troppo piccoli. Cielo, che idiota era! Anita non avrebbe più voluto vederlo, nemmeno come amico. E come poteva biasimarla? Quanto era patetico il cliché del ragazzo che si ubriaca e si dichiara alla propria migliore amica? Esattamente come in una di quelle commedie romantiche che Anita detestava.
"Io..."
"Ho bisogno di sapere quanto c'era di vero."
Non fosse stato per il rischio concreto di rimettere l'intero pranzo di Natale, Pietro si sarebbe alzato di scatto a sedere. E poi magari avrebbe preso Anita per le spalle e l'avrebbe scrollata, giusto un po', solo per vedere se stava bene o se i fumi di ciò che lui aveva buttato giù avevano avuto effetto anche su di lei.
Ma la ragazza lo osservava con uno sguardo a metà tra il curioso e lo speranzoso, come se si aspettasse da lui una conferma. Lo confondeva, sul serio. Era pronto alla commiserazione - al disprezzo, persino -, ma non sapeva come reagire a quello. Anita lo guardava come se lo volesse anche lei.
"Tutto, è tutto vero" ammise, la voce che trovava nuova forza ad ogni parola. "Sono innamorato di te da quel giorno in Università. Non posso farci niente, e ormai non posso più nasconderlo. Mi dispiace aver tirato fuori tutto adesso ma forse era il momen... cosa stai facendo?"
Anita si era alzata, aveva sollevato le coperte, e ora si stava infilando nel letto. Accanto a lui. Questa era nuova. Non erano mai stati così vicini; non poteva negare l'effetto che gli stava facendo l'intera situazione.
"Ce n'è voluto di tempo, Darrena" replicò lei con un sorriso, tirando su le lenzuola fino a coprire il viso di entrambi, lasciando scoperti solo gli occhi.
Poi tirò fuori un braccio e sollevò sopra le loro teste il cellulare che Pietro non aveva nemmeno notato.
"Un sorriso?" gli disse.
"Cosa?"
"Un ricordo del nostro primo Natale insieme."
"Insieme?" ripetè.
"Si da il caso che anche tu abbia fatto colpo, tesoro" lo informò. "Ora smettila di far domande e sorridi."
Pietro avrebbe voluto chiederle tante cose - Da quando? Come? Perché? - ma ricacciò tutto indietro. Non voleva rovinare il momento. Si concentrò quindi su ciò che sentiva, sul calore del corpo di Anita contro il suo, sul profumo che gli riempiva cuore e polmoni.
Insieme.
Sorrise, un sorriso vero che arrivò agli occhi mentre il suono della macchina fotografica lo avvisava che la foto era stata scattata.
Afferrò la mano della ragazza e intrecciò le dita alle sue. Erano calde e morbide, e Pietro non riuscì a trattenere un sospiro quando Anita ricambiò la stretta e si fece più vicina, posando la testa sulla sua spalla.
Al nostro primo Natale insieme, pensò. Il primo di una lunga serie.


Nota: Storia partecipante al "All I Want For Chistmas Is... Storie" contest, indetto da Arianna.1992 sul forum di Efp.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: DadaOttantotto