Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: _Ella_    27/12/2018    3 recensioni
"Sasuke lo fissò per un po’, in silenzio. Poi, come aveva sempre fatto dal momento in cui l’aveva conosciuto, semplicemente gli disse: sì."
[NaruSasu]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una commedia romantica 
 

commèdia (raro comèdia, ant. commedìa o comedìa) s. f. [dal lat. comoedia, e questo dal gr. κωμῳδία, che prob. significava in origine «canto (ᾠδή) del festino (κῶμος)»]. – 1. In senso ampio e generico, opera letteraria, in versi o in prosa, destinata alla rappresentazione scenica, e la rappresentazione stessa, di tono leggero, movimentata nel dialogo e nell’azione, caratterizzata da un alternarsi di situazioni ora liete ora tristi, ma la cui conclusione è di solito lieta. 

(fonte: Vocabolario Treccani

 

  • 20/12  

Atto I, scena I: “uno domanda, l'altro dice: ”. 

Oh, the weather outside is frightful 
But the fire is so delightful 
And since we've no place to go 
Let it snowlet it snowlet it snow 

 

“Buon Natale!”. 

Naruto sorrise, porgendo all’ennesimo gruppo di passanti un paio di volantini; c’era un freddo pungente quel pomeriggio, e sotto la calzamaglia verde e rossa della sua divisa da elfo, le sue gambe stavano gelando.  

Accanto a lui, un meno entusiasta Sasuke porgeva i fogli con poca energia, la punta del naso rossissima per il freddo, mentre piccole nuvolette bianche si allontanavano dalle sue labbra viola ad ogni “auguri” che pronunciava senza reale trasporto, ma comunque gentile. 

Naruto partecipava sempre a quell’iniziativa, tutti gli anni: il suo maestro dell’asilo, Iruka Umino, si occupava di organizzare delle raccolte di soldi e regali, soprattutto, che poi portavano ai bambini meno fortunati, che fossero negli orfanotrofi o negli ospedali, soprattutto nei reparti oncologici. Naruto la trovava una cosa meravigliosa da fare, un po’ perché si sentiva utile, un po’ perché credeva che in quel modo magari si sarebbe annullata la somma di gesti poco carini o pensieri maligni che aveva potuto fare durante tutto l’anno. 

Era la prima volta che Sasuke era con lui, però, e questo rendeva le cose molto più divertenti, rispetto agli altri anni. 

Naruto gli passò il braccio sulle spalle, se lo strinse contro per scaldarsi. “Allora, Uchiha? Ti stai divertendo, no?”. 

Sasuke lo fulminò con lo sguardo: mosse così in fretta il viso che per poco il cappellino verde che aveva in testa non cascò, ma il campanellino che c’era sulla punta fece comunque un gran baccano, trillando impazzito. “Avrai la mia vendetta, in questa vita o nell’altra, Uzumaki” sbottò. 

Lui e Sasuke Uchiha non si conoscevano da molto, al massimo un paio di mesi: a presentarglielo era stata Sakura, sua migliore amica nonché ex cotta secolare, che lo aveva incontrato ai corsi di Medicina e Chirurgia in università. Quando lo aveva visto, a primo impatto, a Naruto non era piaciuto per niente: troppo sicuro di sé e con la puzza sotto al naso, con l’aria da stronzo. Poi, però, aveva lentamente capito perché a Sakura piacesse: era ironico, a tratti pungente, era brillante, bellissimo sempre, senza alcuno sforzo, portandosi dietro quell’aria elegante ed eterea come se non fosse reale.  

Naruto si sentiva tremendo, ma pensava in continuazione di volerlo baciare: per ovvie ragioni, a Sakura non aveva mai avuto il coraggio di confessarlo. 

Forse era questa la colpa che più aveva bisogno di espiare: essersi preso una seria sbandata per l’amore della vita della sua migliore amica ed ex cotta. Forse era stato anche meschino a convincerlo a fargli compagnia, e meschino tutte le volte che l’aveva invitato ad uscire (come dei veri brosovvio) rubando le sue attenzioni, ma c’era anche da dire che Sasuke aveva sempre accettato di buon grado tutte le sue proposte, anche quella di fare volantinaggio e raccogliere fondi e giocattoli per gli orfani ed i bambini malati, nonostante quel pomeriggio facesse un freddo del diavolo e fossero vestiti come idioti in mezzo alla strada. 

“Fratello Naruto!”. Konohamaru sbucò dalla folla mentre Naruto tirava i lobi delle orecchie a Sasuke: teneva la mano al vecchio Sarutobi, suo nonno nonché vicino di casa di Naruto, ed iniziò a ridere fortissimo quando lo vide conciato in quel modo. “Ma come ti sei vestito?!”. 

Naruto gli colpì la testa col pugno della mano e gli tirò il cappello giù fino alla punta del naso. “Bada a come parli, nano!” lo ammonì, mentre “me lo sto chiedendo da stamattina” sbottò Sasuke, sussurrando. 

“Vedo che sei sempre pieno di buoni propositi, Naruto, bravo, bravo” il vecchio Sarutobi teneva l’altra mano sul bastone che usava per aiutarsi a camminare, ed annuì, compiaciuto. “Tuo padre deve essere fiero di te” commentò, poi con le dita un po’ tremante mise mano al portafogli, porgendogli una banconota.  

Suo padre, Minato Namikaze, era un reverendo; Naruto aveva ereditato da lui i capelli biondi e gli occhi azzurri, oltre ad un incredibile senso di giustizia ed altruismo. Sorrise al vecchio, diede un bastoncino zuccherato bianco e rosso a Konohamaru, prima di tirargli un calcio nel sedere. “Non far arrabbiare tuo nonno!” l’ammonì, prima di salutarli. 

Sasuke, intanto, lo stava guardando con il suo tipico sorrisetto ironico, quello che metteva su quando pensava qualcosa che lo avrebbe sicuramente infastidito o fatto incazzare. Naruto sospirò: “Cosa?” chiese, mentre quello si accendeva una sigaretta e “Non puoi fumare a lavoro” lo riprese. 

“Prima di tutto” Sasuke prese un tiro dal filtro, porgendo un altro volantino ad un passante. “Non è un lavoro: non mi pagano, sono qui perché mi hai costretto” chiarì. “Poi: non credevo che fossi il paladino di vecchietti e bambini” sghignazzò, profondamente divertito. “Se fossi popolare con le ragazze anche solo la metà di quanto sei con loro, non saresti così disperatamente single, Naruto” lo fissò, sbuffandogli il fumo in faccia. “Magari è che la calzamaglia non è molto attraente?”. 

Naruto lo fissò malissimo. “Stammi un po’ a sentire, latin lover” gli puntò addosso un bastoncino di zucchero, come se fosse pronto da un momento all’altro a malmenarlo con quello. “Non che ti abbia mai visto uscire con molte più ragazze di me, eh”. 

Sasuke scrollò le spalle. “Con chi dovrei uscire, sentiamo?” aveva ancora su quel sorrisetto fastidioso; Naruto riuscì a percepire un po’ di malizia brillare nei suoi occhi scuri. “Con Sakura?” ghignò, ironicamente. 

Magari con me. “E perché no?” scrollò le spalle. “È molto carina” - “Passabile” - “Molto intelligente” - “Scolastica” - “Ed anche dolce” - “Noiosa”. 

Naruto sospirò: se non altro ci aveva provato. “E tutte le altre?” chiese. “Non te ne va bene nessuna”. 

Sasuke lo stava fissando, ma non sorrideva più: era diventato stranamente serio, come se ci stesse davvero pensando, poi però scosse lievemente la testa, prese l’ultimo tiro dalla sigaretta e la schiacciò sotto la suola delle Dr. Martens. “Pensavo fosse palese” sbottò. 

“Cosa?” a Naruto mancò un battito: che fosse già fidanzato? 

Sasuke rise, mosse un passo verso di lui per parlargli direttamente nell’orecchio: “che sono frocio, Naruto”. 

Sasuke sta fumando in cima alle scale, fuori l’entrata dell’università. Guarda dall’alto gli altri ragazzi, alcuni li conosce o li ha visti a lezione, altri gli sono assolutamente anonimi, uguali tra loro, come un branco di pecore rumorose.  

È iscritto a Medicina e Chirurgia da qualche settimana, è passato in graduatoria tra i primi cinquanta del paese; il test, ovviamente, l’ha trovato una passeggiata, e diverse sedi lo hanno contattato per averlo con loro, perché ormai lo sanno ovunque: Sasuke Uchiha è il pupillo del dottor Orochimaru, suo mentore, nonché primario di fama mondiale. 

Sasuke è lì perché non ha interessi, a parte quello di rivangare il suo passato. È lì perché gli riesce, perché può, ma non perché vuole: Sasuke non sa cosa vuole dalla vita, non l’ha mai saputo, fa solo quello che sa fare meglio, cioè eccellere, ma lo fa senza slancio, senza passione, gli viene meccanico e naturale come il suo vizio di mordersi le labbra.  

“Sasuke!”. 

A chiamarlo è, se non ricorda male, Haruno, la ragazza coi capelli rosa e che vede dell’essere medico una missione: Sasuke la trova banale, infantile, scontata. Forse è che le invidia l’entusiasmo, il bisogno di fare quello che sta facendo. Sasuke potrebbe fare l’elettricista, il panettiere, il veterinario, il filosofo: gli riuscirebbe tutto alla perfezione, ma niente gli interesserebbe più di qualcos’altro.  

“Ehi” dice, abbassando gli occhi su di lei, ferma qualche gradino più in basso: gli sta sorridendo, ma Sasuke non ricambia. “Cosa c’è?” chiede. 

“Io e gli altri” dice. “Stavamo andando a prendere un caffè” balbetta un po’, arrossisce. “Vuoi venire con noi?”. 

Ecco, pensa Sasuke, un’altra che vuole fare sesso con me

Ma Sasuke non vuole fare sesso con nessuno: gli piacciono gli uomini, certo, ma odia il contatto fisico. Non abbraccia nessuno da anni, ormai. 

Sta per dire di no, infatti. Sta per rifiutare, isolarsi come ha fatto gli ultimi anni delle elementari, alle medie, alle superiori. È sempre meglio stare da soli che essere delusi da qualcosa o da qualcuno, no? Sasuke riesce a stento a non essere deluso da sé stesso. 

Poi però lo vede, poco più in basso: c’è un ragazzo biondo, i capelli spettinati, gli occhi chiari, azzurri, che si posano prima sulla schiena di Haruno, poi su di lui, come se lo stesse squadrando, soppesando, come se volesse capire con quella sola occhiata cos’è che nasconde. Sasuke ricambia il suo sguardo, e la ragazza se ne accorge, perché si gira, poi ritorna a fissarlo e “Oh, lui è Naruto Uzumaki” dice, con sufficienza, quasi infastidita. “Un mio amico, viene anche lui”. 

Il ragazzo non aspetta oltre: fa due scalini alla volta, lo raggiunge, afferra la sua mano prima ancora che Sasuke gliela porga: la pretende. “E così” dice, sorridendo con aria di sfida. “Sei tu Sasuke Uchiha? Sakura non fa altro che parlare di t- ahi!” la ragazza lo ha colpito con una spanna sulla nuca: è rossa, furiosa. 

Naruto!” grida, coi denti stretti. “Stai zitto!”. 

Sasuke, con ancora la mano nella sua, sorride, inaspettatamente: tira su l’angolo della bocca, socchiude un po’ gli occhi e guarda le sue labbra morbide, piene di dolci promesse. Forse, tutto sommato, ha davvero voglia di un caffè. 

Man it doesn't show signs of stoppin' 
And I brought some corn for poppin' 
The lights are turned way down low 
Let it snowlet it snowlet it snow 

 

Naruto, inevitabilmente, si sentì arrossire fino alla punta dei capelli. “Oh” disse soltanto, sentendosi profondamente stupido. “Non lo sapevo” balbettò. 

Cambiava qualcosa? Cazzo, maledizione, cambiava tutto. Forse poteva sentirsi un po’ meno in colpa nei confronti di Sakura, no? Forse poteva sperare di provarci? 

Sasuke infilò nel barattolo che usavano come salvadanaio i soldi che aveva lasciato loro un passante, lasciando cadere sul fondo una monetina alla volta. “Figurati” disse, sistemandosi il cappello sulla testa. “Pensavo si fosse capito dopo tutti i no che ho dato a Sakura e alle altre ragazze”. 

Naruto incrociò le braccia al petto, infilando le mani sotto le ascelle per scaldarle: iniziava a fare davvero un freddo del diavolo, e il viso di Sasuke diventava sempre più bianco, virando al blu. “Non ti ho mai nemmeno sentito dire  ad un ragazzo, però” sbottò, guardandolo di sottecchi, mentre il suo cuore perdeva un battito. 

Sasuke rise un po’, scuotendo la testa; si mordicchiò la bocca, poi puntò gli occhi scuri nei suoi. “A te dico sempre sì, testone”. 

Naruto arrossì di più. “Non intendevo in questo senso, bastardo!” lo spinse, e Sasuke gli fece un occhiolino. 

Quel suo modo di fare, quel suo essere così irriverente e malizioso, lo confondeva; Naruto non riusciva mai a capire quale fosse la linea di divisione tra lo scherzo e l’intenzione. 

Tirò in su col naso freddo, guardò l’albero pieno di luci al centro della piazza. “Cosa farai a Natale?” chiese.  

Sasuke si strinse nelle spalle, sfregò i palmi delle mani tra loro per scaldarsi. Naruto aveva una voglia matta di abbracciarlo, ce l’aveva sempre: se l’avesse fatto adesso avrebbe potuto dire che era per tenersi caldi, no? Sarebbe stata una scusa accettabile senza risultare ridicolo? 

“Nulla” sospirò, e dalla sua bocca si condensò una nuvoletta bianca più grande di tutte quelle precedenti. “Non lo festeggio da anni”. 

Naruto si trovò a restare senza parole, incredulo: era il figlio di un reverendo, ed era sempre stato un bambino bisognoso di qualsiasi tipo di tradizione; che fosse Natale, la caccia alle uova di Pasqua, la fatina dei denti, aveva sempre tenuto a tutto, ed anche adesso, che aveva compiuto diciannove anni da qualche mese, per lui era impensabile pensare di non addobbare casa, di non aprire tutti assieme i regali avanti al camino. 

“Ma come?” domandò, sbigottito. “I tuoi non ci tengono?”. 

Sasuke si arrese al freddo: recuperò il cappotto nero dalla sedia dietro al tavolino su cui avevano il resto dei volantini, il barattolo con dentro i soldi e le caramelle, e se lo infilò. “I miei sono morti anni fa, Naruto” disse, e la tranquillità amara del suo tono di voce fece più male a Naruto della notizia in sé.  

Si sentì improvvisamente triste, e frivolo, perché a volte dava per scontate troppe cose. “Mi dispiace” disse soltanto, guardandosi la punta delle Nike nere. “Com’è successo? - se... se vuoi parlarne, ovvio”. 

Sasuke gli sistemò la sua sciarpa intorno al collo, impregnata di tutto il suo buon odore, catturando i suoi occhi con uno sguardo apprensivo. “Stai diventando viola” mormorò, coprendolo. “Non ha importanza, comunque: è stato più di dieci anni fa”. 

Naruto rabbrividì, forse per il freddo, forse perché la bocca di Sasuke era davvero troppo vicina, ed il suo continuare a mordicchiarsi le labbra gli faceva venire voglia di baciarlo per farlo smettere. Questa? Sarebbe stata una buona scusa? “E... sei figlio unico?”. 

Sasuke sbuffò, persino divertito. “Mio fratello maggiore” iniziò, infilando le mani nelle tasche del cappotto, ma senza allontanarsi di un millimetro “è in prigione, se proprio vuoi saperlo”. 

“Cazzo” fu tutto quello che Naruto riuscì a dire. Aveva fatto tutte le domande sbagliate possibili. Era mortificato, e si sentiva una merda. Una piccola e secca merda. 

“Non importa” Sasuke gli sorrise, come rassegnato. “Sto bene da solo”. 

Naruto si umettò la bocca, lo guardò dritto negli occhi. “Vieni a casa mia” disse, di slancio, forse anche per farsi perdonare. “Quest’anno ci siamo solo io ed i miei, i nonni sono in crociera – beati loro, che stronzi”. 

Sasuke lo fissò per un po’, in silenzio. Poi, come aveva sempre fatto dal momento in cui l’aveva conosciuto, semplicemente gli disse: 

Sasuke non sa perché è lì, fuori casa Uzumaki, con una busta piena di superalcolici tra le braccia: sa solo che Naruto l’ha invitato alla festa del suo diciannovesimo compleanno dicendogli di portare da bere, e lui c’è andato dopo aver speso una cosa come cento dollari in alcol, perché per qualche misterioso motivo – i suoi occhi belli da mozzare il fiato?, il suo sorriso caldo come il sole?, il suo infantile entusiasmo? – Sasuke continua a dirgli di sì. 

Preme di nuovo il gomito sul campanello, cercando di tenere ben salda la presa sulle bottiglie, poi finalmente gli aprono; ad aprire la porta è Naruto, il viso lucido, le guance rosse: indossa una camicia di jeans che tiene aperta sopra una semplice t-shirt bianca, dei pantaloni neri stracciati ed anche piuttosto stretti. Sasuke si morde la bocca.  

“Ehi” sbotta. “Auguri”. 

“Sasuke!” Naruto praticamente grida, mentre spalanca gli occhi, sorpreso: il momento dopo Sasuke si ritrova con le sue braccia strette al collo, e si immobilizza come un perfetto idiota; ringrazia di non avere le mani libere, perché altrimenti non sarebbe nemmeno in grado di ricambiare. “Non pensavo saresti venuto davvero!”. 

Neanche io, vorrebbe dirgli, ma il suo fiato profuma di dentifricio e birra, e Sasuke lo conosce da poco, pochissimo, forse al massimo due settimane da quando Haruno l’ha invitato a prendere quel caffè, ma realizza lucidamente, molto più di quanto non abbia fatto in precedenza, di volerlo baciare. Forse potrebbe farlo adesso, dare a Naruto il suo primo bacio e farlo passare semplicemente come un bacino innocente da buon compleanno. 

Naruto lo lascia, gli toglie dalle mani la busta con dentro le bottiglie e “Wow” dice, “hai preso un mucchio di roba, avrai pagato un botto!”. 

Sasuke fa spallucce: i soldi non sono mai stati un problema, e a dire la verità, anche se gli brucia ammetterlo, voleva fare bella figura; a qualsiasi altra festa non si sarebbe mai neanche presentato. 

Attraversa l’uscio, e finalmente si rende conto della situazione in giro: c’è un mucchio di gente che nemmeno conosce, la musica è alta, e appena Naruto fa per allontanarsi, lo segue. “Ehi, Uzumaki” sbotta, seguendolo in cucina ed aiutandolo a sistemare le bottiglie d’alcol. “Non ti azzardare a mollarmi in questo macello”. 

Naruto lo fissa, apre il tappo di una bottiglia di Absolute Vodka con i denti, poi lo sputa sul tavolo, e ride, sorridendogli con aria di sfida, ed una punta di malizia che nemmeno si rende conto di avere. “Che c’è, Uchiha? Hai paura degli sconosciuti? Che bravo bambino”. 

Sasuke arriccia le labbra, si sfila il chiodo e lo lascia su una sedia. “Sono qui per te” dice, guardandolo negli occhi, ma se ne sta già pentendo, perché si sente arrossire. 

“Oh, Sasuke!” è la voce di Haruno a distrarli, li fa quasi sobbalzare. “Ci sei anche tu?”. 

Sì, ma per Naruto

  • 25/12  

Atto II, scena I: “il vischio”. 

The fire is slowly dying 
And, my dearwe're still good-bye-ing 
But as long as you love me so 
Let it snowlet it snow, and snow 

 

Lui e Sasuke avevano passato l’intera giornata a consegnare regali: a loro erano toccate un paio di zone piuttosto trafficate, e muoversi in fretta tra le strade per cercare di rispettare gli orari era stata una condanna ed una benedizione allo stesso tempo, visto che non poteva fare altro che ridere per gli insulti masticati di Sasuke e la sua esasperazione palese. 

A Naruto facevano male i piedi, si sentiva ghiacciato in quella ridicolissima divisa da elfo, aveva una fame del diavolo, ma era contento e soddisfatto, come gli capitava poche volte in vita sua, ed aveva una strana aspettativa per quella sera che gli faceva contrarre lo stomaco. 

Sasuke parcheggiò con l’auto fuori al vialetto di casa sua, lo sguardo un po’ incerto illuminato dalla luce sistemata vicino lo specchietto retrovisore. “Non so” disse. “Se sia una buona idea: il Natale è una cosa per le famiglie, no?”. 

Naruto sospirò, scuotendo la testa; ci avrebbe scommesso. Era stato tutto il giorno come se avesse dovuto dirgli qualcosa da un momento all’altro, senza però trovare mai quello giusto. “I miei ci stanno aspettando” disse solo, e fregò da dietro ai sedili il suo borsone coi vestiti per passare lì la notte ed il suo telefono dal porta oggetti, uscendo dall’auto di corsa. 

Lo sentì imprecare, sbuffare, poi però Sasuke lo raggiunse avanti la porta di ingresso. “Ti fai davvero odiare” sbottò, poi alzò lo sguardo, ed accennò un sorriso divertito e forse anche imbarazzato, mentre fissava gli addobbi. “Vischio, eh?”. 

Naruto arrossì, e premette con più insistenza il dito sul campanello, cercando di nascondere la faccia nel collo del giubbotto, come se fosse una vecchia tartaruga. 

Ad aprire la porta fu sua madre, ancora più bella e sorridente del solito: aveva su il solito grembiule rosso e bianco che metteva durante le feste di Natale, e dai capelli rossi le spuntavano un paio di corna da renna. “Vi stavo aspettando!” dichiarò, contenta, e prima ancora di baciare ed abbracciare lui, lo fece con Sasuke: strinse le braccia intorno al suo collo ed affondò la bocca sulla sua guancia come se lo conoscesse da anni, come se non fosse la prima volta che lo stesse incontrando.  

Quando lo lasciò, Naruto scoppiò a ridere vedendo la sua faccia stravolta e rossissima: era troppo bello per essere reale. “Amore di mamma” questa volta fu il suo turno: Naruto la strinse con il braccio libero, ricambiando ogni bacio. “Com’è andata?”. 

Naruto le raccontò tutto, nei minimi dettagli, dal primo all’ultimo bambino dei cinquanta che avevano visto quel giorno, mentre trascinavano Sasuke in giro per la casa come se non l’avesse già vista altre volte. 

“Papà?” Naruto lo chiese con la bocca piena della testa di un omino di pan di zenzero che aveva fregato dalla disposizione del villaggio, sul tavolino in salotto; sua madre lo fulminò, e Sasuke rise. 

“Tornerà tra poco, è andato a comprare il vino” rispose, sistemando le corna sulla testa. “Voi andate a cambiarvi – e oh! Dai a Sasuke il suo regalo, Naruto”. 

Sua mamma sparì in cucina e lui poté, finalmente, godersi l’espressione di Sasuke: era cotto, sorpreso, un po’ stralunato, borbottava tra sé e sé “non dovevate farmi alcun regalo”, e Naruto lo trovò tenero, paradossalmente, nonostante fosse uno dei peggiori stronzi che avesse mai incontrato in tutta la sua vita. Gli offrì quello che restava dell’omino di pan di zenzero, e Sasuke lo accettò senza fare storie. 

“È più un rituale che un regalo” spiegò, prendendo il pacco che lui stesso aveva incartato da sotto l’albero. “Di solito non li apriamo prima di mezzanotte, ma questa è un’eccezione”. 

Sasuke sospirò. “Odio le sorprese” sbottò, poi aprì il pacco, ritrovandosi con un maglione natalizio tra le mani e l’espressione decisamente turbata. 

“Mi dispiace” Naruto rise, mettendogli la mano sulla spalla. “Siamo tutti vestiti in tema, di solito. Ed immaginavo che tu non avessi nulla, quindi-” Sasuke fece una smorfia sofferente. “Ti tocca il brutto maglione, stasera”. 

Sasuke sospirò. “Devo?”. 

Naruto annuì, solenne. “Devi. È la legge”. 

 

Uscì dal bagno dopo aver fatto una doccia veloce ed essersi vestito, coi capelli ancora un po’ umidi. Trovò Sasuke seduto sul suo lettino a gambe incrociate, mentre fissava il maglioncino che stringeva tra le mani: aveva soltanto dei jeans addosso, e Naruto si trovò a deglutire e distogliere lo sguardo dal suo petto nudo. Erano due maschi, non c’era assolutamente nulla di cui imbarazzarsi. 

“Ehi” disse, sedendosi sul letto e scrutando il suo viso. “È tutto okay?”. 

Sperava di non aver insistito troppo. Sperava che quella situazione non stesse portando alla luce ricordi brutti o troppo dolorosi, perché tutto quello che avrebbe voluto, tutto quello a cui aveva pensato da quando l’aveva invitato, era di regalargli un Natale che potesse, per quanto fosse possibile, non fargli pesare tutti quelli che non aveva avuto. 

Sasuke annuì, ma non disse niente; semplicemente infilò il maglioncino, tirando il bordo per guardare i due pinguini che si scambiavano un bacio ricamati sopra. “In fondo” sbottò. “Non è poi così male”. 

Naruto sorrise, e gli strinse le mani. Quando realizzò cosa aveva fatto, si trovò ad arrossire, ma non mollò la presa per non sembrare ridicolo o essere davvero troppo, troppo palese. “Sono... contento, che tu sia qui” mormorò. 

Sasuke fece intrecciare le loro dita, e tenne lo sguardo fisso su di esse. “Grazie” parlava piano, ma la sua voce era ferma. “Anche io, Naruto” si stava mordendo la bocca, e Naruto si sentiva impazzire: doveva baciarlo adesso, voleva baciarlo adesso.   

Si sporse, incerto, imbarazzato, trattenendo il fiato e col cuore in gola, ma non fece neanche in tempo a toccare il suo naso col proprio: “Naruto, Sasuke!” sobbalzarono entrambi verso i poli opposti del letto, le facce in fiamme. 

“M-mamma!” gridò, girandosi verso la porta. “Che c’è?”. 

Kushina aprì la porta della cameretta, restando sull’uscio. “Tuo papà è arrivato, possiamo anche iniziare a cenare”. 

Naruto annuì, deglutendo, fissandola mentre andava via, poi guardò Sasuke, che aveva tirato su il collo del maglione fino a coprirsi anche il naso. Rise, nervosamente, prendendosi la faccia tra le mani e crollando con la schiena sul materasso: sospirò. C’era mancato pochissimo

 

Naruto era seduto di traverso sulla scalinata che portava al piano di sopra, il culo sul gradino e le spalle contro il muro; Sasuke era seduto qualche gradino più su, la tempia premuta contro il legno del corrimano. 

Si erano piazzati lì dopo la cena, il brindisi e i dolci e le solite chiacchiere che si fanno durante le feste, quelle divertenti ed un po’ malinconiche, con le quali si ricordano altre feste ed altri momenti divertenti. Naruto si era trovato a fissare Sasuke più di quanto avesse voluto ammettere, ma era stato felice, ogni singola volta, di trovarlo rilassato, divertito, interessato, a suo agio anche se quella situazione non era nelle sue corde. 

E adesso erano lì, come due bambini che scappano dagli adulti per confinarsi in uno spazio dove creare una bolla in cui isolarsi; Naruto avrebbe potuto allungare la mano per afferrare la sua, e invece avevano entrambi i cellulari tra le dita per rispondere agli auguri, forse solo per cercare di proteggersi e non azzardarsi a fare troppo. 

“Sai” Naruto mise via il telefono, posandolo un gradino più in basso, ed incrociò le braccia al petto, contro il maglione di lana con su ricamato Babbo Natale, “non pensavo che il tuo tutore fosse un medico, è per questo che studi medicina?”. 

Sasuke restò ancora per un momento con gli occhi puntati sullo schermo del suo I-phone, poi però lo guardò, e scosse la testa. “Non proprio” mormorò, abbracciandosi le gambe con le braccia, fissandolo dall’alto. “Mio fratello... mio fratello avrebbe voluto fare medicina” si strinse nelle spalle. “A me non interessa”. 

Per la prima volta in vita sua, Naruto non seppe cosa dire, si ritrovò solo a riflettere: Sakura non aveva fatto altro che ripetergli quanto Sasuke fosse uno dei migliori dei corsi, quanto fosse brillante – lo stava davvero facendo solo per suo fratello? E poi, maledizione, perché suo fratello era in prigione? Cos’era successo? Che cosa nascondeva Uchiha Sasuke dietro la sua aria da stronzo ed ai suoi occhi di china? 

Forse era quello il momento per chiedergli tutto, forse era quello il momento esatto, mentre erano nascosti sulle scale ed i suoi genitori erano giù in cucina a lavare i piatti, ed il suono delle loro risate e del rumore umido dei loro baci dolci sembrava lontanissimo. Gli sembrava che quello fosse il momento giusto per un mucchio di cose, forse anche per dirgli che non aveva mai visto nessuno bello come lui, oppure per tentare di nuovo di baciarlo. 

“Tuo fratello...” sussurrò, tenendo la voce bassa, “cosa è successo?”. 

Sasuke fece un mezzo sorriso, e scosse la testa; sorrideva sempre, chissà perché, quando parlavano di suo fratello, lo aveva fatto anche la prima volta. “Ha sparato un colpo in fronte ai miei genitori, mentre dormivano” mormorò, pianissimo. “Da allora è chiuso in un istituto psichiatrico, dicono che è pazzo” Naruto non riusciva a distogliere gli occhi dal suo viso, aveva persino dimenticato di respirare. “Per me è sempre stato fin troppo lucido”. 

Naruto, finalmente, trovò il coraggio di prendergli la mano. “Mi dispiace” disse, tenendo stretta la presa.  

Sasuke strattonò il suo braccio, costringendo Naruto ad allontanarsi dalla parete per finire esattamente col viso ad un gradino dal suo; Naruto continuò a guardare i suoi occhi, le sue ciglia nerissime, fitte come petali, poi fissò la sua bocca, invitante, anche troppo vicina, rossa per il vino che aveva bevuto. “Attento a te, Uzumaki” sussurrò. “Perché il più pazzo degli Uchiha sono io”. 

Naruto rise. Socchiuse gli occhi, portò la mano libera dietro la sua nuca per tirarlo più in basso, carezzando con le dita tremanti i suoi capelli morbidi: vicini com’erano, riusciva a sentire persino l’odore del suo shampoo. “Anche il più stronzo” disse, la bocca vicino alla sua. “Ed il più bello”. 

“Ragazzi!”. 

Naruto sobbalzò, cadendo rovinosamente per almeno cinque gradini, trascinandosi dietro anche il telefono; si lamentò, si massaggiò la schiena, con la voglia di piangere per il dolore, ma si tirò su giusto in tempo perché suo padre spuntasse fuori dalla cucina, sorridendo gioviale.  

A rispondere fu Sasuke, con le guance in fiamme: “sì, signor Namikaze?”. 

“Tra poco io e Kushina usciamo, ho da fare la messa di mezzanotte in parrocchia” spiegò, fissando un po’ titubante entrambi. “Venite anche voi?”. 

Naruto grugnì. “Papààààà” si lamentò, allungando anche troppo la vocale finale, come un bambino. “Te l’avevo detto che restiamo qui! Non insistere!”. 

Dalla cucina arrivò la voce di sua madre, in aiuto: “Amore” disse, parlando sopra il rumore delle stoviglie. “Sono ragazzi, lasciali in pace, hanno subito i suoi sermoni anche abbastanza durante la cena”. 

Minato fece una smorfia, e Naruto rise, tirandosi in piedi non con pochi dolori. “Dai, pa’, ci vengo sempre” tentò, andando ad abbracciarlo. “Per favoooore”. 

Lo sentì sospirare, e seppe di averla avuta vinta. “E va bene” disse, scuotendo la testa. “Ma fate i bravi”. 

 

“E tu, Naruto?” Sasuke stava fumando, seduto sulla panchina fuori l’ingresso, avvolto da una pesante coperta di lana. “Tu cosa vuoi fare nella vita?”. 

Naruto era in piedi, di fonte a lui; si stringeva nella sua coperta e batteva i denti, mentre lo malediceva per il suo stupido vizio che li aveva costretti ad uscire fuori, nonostante quel freddo insopportabile. “Non lo so” ammise. “Vorrei essere d’aiuto” iniziò, grattandosi la punta del naso. “Lasciare qualcosa di positivo alle persone” fece spallucce, con una punta di rammarico. “Ma non so cosa voglio essere”. 

Sasuke sorrise, con gli occhi socchiusi ed il filtro tra le labbra. “Vuoi essere Naruto, in pratica” aspirò, lentamente, soffiando via il fumo con una sensualità che gli fece contrarre lo stomaco. “Fai già tutto questo”. 

Naruto si sentì arrossire, e balbettò un grazie a bassa voce, ma “essere me non è un lavoro” aggiunse, con una punta di amarezza. 

“Perché non si può insegnare” insistette Sasuke. “Troverai qualcosa” gli concesse, spegnendo il mozzicone nel posacenere che tenevano lì fuori in veranda per gli ospiti, “parti già con una buona base”. 

“Senti chi parla: Sakura mi dice sempre che sei il migliore, lì dentro”. 

Sasuke fece spallucce; si alzò in piedi, e si avviò verso la porta d’ingresso: Naruto lo seguì di corsa, continuando a tremare dal freddo. 

“Sono bravo in tante cose” disse. “Ma non voglio fare nulla”. 

Naruto contò fino a tre: gli afferrò il braccio, spingendolo contro lo stipite della porta aperta. “No?” chiese, rosso in viso, con le mani tremanti, ma questa volta non per il freddo. “Non c’è niente che tu voglia fare, Sasuke?”. 

Sasuke lo fissò a lungo, poi alzò lo sguardo verso l’alto: sorrise, tirando appena in su l’angolo della bocca, socchiudendo gli occhi prima di riaprirli nei suoi. Naruto ci sarebbe morto, guardando quelle iridi scurissime. “Vischio, eh?” legò le braccia intorno al suo collo, proiettandoselo addosso e coprendolo con i lembi della sua coperta. “Ti voglio baciare, Uzumaki” sussurrò, premendo la punta fredda del naso contro la sua, mordendosi le labbra. “Ma in questo temo proprio di essere scarso: è il mio primo bacio”. 

Naruto avvampò, sentendo un prepotente caldo su tutto il viso e contro le guance, soprattutto. “Allora posso baciarti io, Uchiha?” il cuore gli batteva come impazzito nel petto. 

Sasuke lo fissò per un po’, in silenzio. Poi, come aveva sempre fatto dal momento in cui l’aveva conosciuto, semplicemente gli disse: 






 


 

Che dire? Lo so, lo so: cosa, Ella con una storia tutta verde? Ma cosa siamo, impazziti?
Però che dire, questo momento prima o poi arriva sempre, anche per quelli che come me sguazzano nella melma putrida del porno: tutti, presto o tardi, hanno bisogno di scrivere qualcosa di super puccio e fluffoso, non se ne scampa ragà. Desideravo tantissimo scrivere una storia del genere, ma da un sacco: volevo Naruto e Sasuke solo puccini e carini senza che ci fosse il bisogno di interpellare i loro genitali, ed insomma, quale periodo migliore per farlo se non quello delle feste natalizie (sia come ambientazione interna che esterna alla storia, si capisce XD).
Queta storia l'ho iniziata qualche giorno prima di Natale, in realtà, e speravo di riuscire a finirla in tempo perché davvero, non ho messo poi tanto a scriverla, ma alla fine sono stata sommersa dal correre per fare i regali, e le mangiate, e il cucinare, e non ce l'ho fatta: oggi mi ci sono messa e ho detto no, adesso la finisco, anche perché domani si ricomincia a studiare, sob ;_; e quindi eccola qua, finita e pubblicata così, senza manco troppo sbatti.
Quindi niente: vi faccio gli auguri di Natale in ritardo, ed anticipo quelli per l'anno nuovo che sta velocemente arrivando, e ringrazio e do tanti bacini a chiunque si fermerà per lasciare una recensione (suvvia, siate tutti più buoni e fatemi questo regalo, belli di mamma).
Alla prossima

Post Scriptum assolutamente ignorabile: per tutti quelli che seguono Araba Fenice, purtroppo non riuscirò ad essere puntuale con l'aggiornamento; un po' perché ho scritto altre robe, un po' per voglia, un po' per tempo, sono ferma a metà capitolo come lo ero un mese fa. Spero di riuscire a mettermi al lavoro il più presto possibile, ma sarà sicuramente dopo i prossimi esami, chiedo perdono ;_;



 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: _Ella_