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Autore: Ria    28/12/2018    6 recensioni
Non riusciva davvero a capire cosa fosse andato storto; come fosse possibile sbagliarsi così tanto sui sentimenti di una persona, perché quella era la sola ragione che trovava per la pessima conclusione della serata, che lei avesse preso un granchio stratosferico.
E che Taruto fosse un completo cretino.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Purin Fon/Paddy, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Flowers'
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Qualche settimana fa stavo pensando che mi sarebbe piaciuto creare una storiellina per Natale, una piccola OS vecchio stile "facciamo le storie a tema dei periodi clou".

Dimostrazione che nel mio tempo libero forse dovrei darmi all'ikebana, tanto per sfrantecare solo le mie di maracas x°D

Una sera mi metto a dormire e mi spunta in testa l'immagine delle scimmiette, sotto la neve, con un bel rametto di vischio sopra la testa, e BAM! Peccato che tra impegni, sonno arretrato e lavoro, non sono riuscita a mettermici per tempo ^^""… Almeno non sono "caduta nel cliché" xP
Tutti: certo siine convinta -.-

Prendetelo semplicemente come un pensierino dolcioso per le feste ♥  in fondo condividere un po' di Tarurin fa sempre bene

[Per chi segue la serie di Flowers, questa storia è inserita nella serie ma, come spazi e tempi, è separata dalle altre (le altre sono leggibili con un ordine cronologico e sono tutte collegate come eventi). Seguendo però il regolamento l'ho inserita nella serie comunque perché, beh, i pg sono sempre quelli e il tema pure :P]

NOTICINE:

- Roppongi è un quartiere di Tokyo molto "occidentalizzato", è nato dalle zone dove gli americani fondarono le loro basi militari nel dopoguerra e tutt'oggi moltissimi locali e pub di gusto statunitense

- le ganguro sono le ragazze "modaiole", caratterizzate da un gusto molto pronunciato come forte abbronzatura e capelli molto chiari, oltre che look un po' tamarri xD (in realtà erano di moda ad inizio duemila :P non che non ce ne siano più… Però mi piaceva l'immagine ^-^)

- non vedrete mai, mai e ripeto, MAI, due giapponesi sbaciucchiarsi in pubblico x°D non esiste! xD Nessun giapponese si fermerebbe mai su un marciapiedi per limonare… Chiamiamola "licenza poetica" xD

- Natale per i giapponesi, più che una festa commerciale, è soprattutto una festa per coppiette paragonabile a San Valentino ♥  

- il 1° Gennaio i giapponesi rendono omaggio al tempio per tradizione, pregando per l'anno a venire e per la buona sorte (oltre che festeggiando in piccole fiere nei templi maggiori) e lo fanno per tutto il giorno a partire dalla mezzanotte.

 

 

 

 

 

 

 

~ Mistletoe ~

 

 

 

Il suono del tacco basso sul marciapiedi gelido diventò sempre più familiare e ritmato; baldanzosa  Purin aumentò il passo e alzò il naso verso il cielo scuro, contro cui splendevano le decine di luminarie dei negozi e le vetrate dei ristoranti. Il ragazzo alle sue spalle sbuffò con forza per farsi sentire sopra il brulichio della folla:

« Vuoi aspettarmi scimmietta da circo? »

Lei gli rivolse un sorriso allegro ruotando sul posto e lo guardò raggiungerla in un paio di falcate, il montgomery che si era gettato sulle spalle per mimetizzarsi tenuto aperto nonostante la temperatura più che frizzantina – ma in fondo lui, il freddo, quasi non lo sentiva – e che il bruno si aggiustava ogni due metri, borbottando:

« Questo coso è ingombrante da far schifo – grugnì – mi sembra di essermi legato le braccia da solo. »

« Ci sono -5° Taru-Taru – gli ricordò divertita – ti assicuro che attireresti fin troppo l'attenzione a girare senza giacca. »

Gli sistemò la manica che lui era riuscito ad attorcigliare, liberandogli le spalle dalla morsa  della stoffa e ridendo ancora mentre lo ascoltò mugugnare:

« Ti ho detto cento volte di non chiamarmi a quel modo. »

La biondina fece delle scuse di circostanza senza smettere di ridacchiare e gli si mise di fianco riprendendo a camminare; sbirciò con discrezione il profilo di Taruto, che curiosava il traffico e la massa di gente ancora abbondanti nonostante il buio, e sentì il cuore ricominciare a trotterellare per la decima volta.

 

La sua idea si stava rivelando molto meglio di quanto avesse progettato.

 

 

 

In realtà nessuna di loro ci aveva creduto, all'inizio.

Dopo sette anni dalla precipitosa  partenza dei loro vecchi avversari nessuna delle ex-MewMew si sarebbe aspettata di rivederli; la scoperta casuale del loro arrivo poi, e il fatto che avessero fatto di tutto per rimanere anonimi, aveva insospettito tutti – Ryou in testa – sul fatto che il loro ritorno non fosse troppo innocente.

« È solo uno studio climatico. – aveva spiegato Pai con la sua voce monocorde, indifferente alle espressioni stranite delle ragazze – Il potere della MewAqua ha ristabilito delle condizioni vitali per il nostro pianeta, ma nonostante i cicli stagionali il periodo più freddo dell'anno porta ancora alcune problematiche. Qui da voi sono normali i cambi di temperatura e le precipitazioni nevose e riuscite a gestirle con una certa facilità: siamo tornati semplicemente per analizzarle. »

« Cioè, siete qui per studiare… La neve? »

Aveva chiesto Minto aggrottando la fronte dubbiosa e non era riuscita a nascondere un sottile sorrisetto canzonatorio.

« Puoi anche smettere di ridere, uccellino, ti assicuro che è la cosa più noiosa che  abbia mai fatto. »

Il commento accalorato di Kisshu, oltre a trasformare il ghignetto di Minto in una maschera di gelida stizza, era sembrato tanto onesto quanto convincente e  non erano servite molte altre prove per persuadere i terrestri.

Purin non si era preoccupata troppo per il loro ritorno, ma anzi come di consueto aveva preso la notizia con allegria; in particolare l'idea di rivedere il più piccolo del terzetto e poterci finalmente parlare da amici quali erano diventati anni prima, l'aveva entusiasmata.

Lo scoprire di non essere minimamente preparata al loro incontro, era un altro discorso.

 

 

 

« E se ci prendessimo qualcosa da bere? »

Suggerì la biondina indicando un bar parecchio affollato. Taruto rispose con un verso indistinto, poco entusiasta, non si era dimostrato un amante dei posti chiusi e con troppi terrestri in giro, c'erano troppe cose che rischiava di fare – o non fare – che risultavano strambe alla gente e odiava ritrovarsi cento occhi estranei addosso.

« Ti ricordi cos'è successo l'ultima volta al Café? »

« Tutti possono confondersi e inzuppare la short cake nel the come i biscotti – lo rassicurò con semplicità ignorando la sua occhiataccia scettica – e qui fanno la cioccolata calda. Quella l'hai già bevuta. »

Lui si rianimò un po' alla notizia e Purin strinse le labbra divertita e deliziata notando l'impercettibile movimento delle sue orecchie ferine: si era accorta da tempo come inconsciamente lo facesse quando era contento o sentiva qualcosa di interessante.

« E va bene… »

Purin non dovette tirarlo troppo per farlo entrare e cercò di non sorridere in modo ancor più evidente del solito.

 

 

 

« Che cos'è? »

« Cioccolata calda. È un dolce, ma si beve. – spiegò Retasu gentile – Assaggiala, vedrai. »

Taruto non fece altri complimenti, scrollando le spalle, e prese a sorseggiare con sempre minor cautela dalla tazza fumante leccandosi le labbra soddisfatto.

Qualche settimana dopo il loro incontro i tre alieni erano apparsi al locale – con buona pace dei nervi di Ryou – asserendo che forse una piccola e innocua consulenza da parte loro li avrebbe permesso di accelerare la propria missione. L'americano all'inizio aveva rifiutato categoricamente, sottolineando in modo non troppo velato come già il lasciarli scorrazzare per il pianeta fosse una sua grande concessione e volesse risparmiarsi il frequentarli – « Out of signt, out of mind. » aveva sentenziato con un certo acidume – finché Retasu non era intervenuta:

« Gli dobbiamo la vita Shirogane-san – gli aveva ricordato sottovoce – in fondo ci chiedono poco. »

Purin aveva prontamente spalleggiato l'amica e le altre ragazze dietro, incuranti del volere del biondo o degli occhi con cui le squadrò urlando in silenzio al tradimento, così alla fine lui si era arreso; la mewscimmia aveva sospettato fosse stata la solita, magica parola di Zakuro che avrebbe convinto anche un sasso a rotolare da solo, ma aveva evitato di domandare.

Per quanto la riguardava la faccenda aveva significato solo cose positive. Pur avendo suggerito la cosa Pai si vedeva di rado e, in genere, non scambiava parola con qualcuno a meno che non fosse interpellato e pure in quel caso era poco ciarliero; i delegati per gli scambi di informazioni erano perciò Kisshu o, ancora più spesso, Taruto, e Purin era felicissima di ciò.

Aveva immaginato di vederlo cambiato, era sempre stata sicura avessero circa la stessa età e quindi il brunetto ormai sui diciassette anni doveva essere un po' diverso da come lo ricordava. Però non si sarebbe mai immaginata che fosse cambiato così tanto.

« Purin-san, ne vuoi un po' anche tu? – domandò Retasu sorridendo – Così lavo il contenitore. »

« Certo! »

Annuì la biondina entrando in cucina e per qualche secondo evitò di incrociare lo sguardo del bruno seduto al bancone, consapevole che le si leggesse in faccia che lo stava osservando di nascosto.

Bisognava dirlo, non era tutta colpa sua, non era diventata di colpo un soggetto troppo influenzabile dalla presenza maschile – come una certa amica dai capelli rossi di sua conoscenza – era lui che era… Troppo diverso.

Si era alzato, parecchio, superandola in altezza di una spanna buona e pur rimanendo snello di costituzione si era irrobustito nelle spalle e nel torace perdendo del tutto il fisico infantile; aveva fatto scomparire i codini da diavoletto per un taglio corto un po' scompigliato, forse banale, ma che Purin trovava gli donasse specie quando lui, annoiato, se lo sistemava con pigri movimenti delle dita magre scostando la frangia dagli occhi dorati, che  si erano affusolati conservando tuttavia la loro luce vivace e un po' dispettosa.

Sì, Purin lo trovava diverso, molto diverso, e terribilmente carino, e quella davvero era una cosa per cui non si era davvero preparata.

« Dovresti provarla con la panna – suggerì la biondina bevendo un bel sorso di cioccolata – è la fine del mondo. »

Taruto, schioccando la lingua, osservò la propria tazza mezza vuota e guardò la ragazza con fare complice:

« Sgancia. »

Purin ammiccò e frugò veloce nel frigo per recuperare il tubo di panna spray che Keiichiro conservava per le emergenze, creando una sorta di torre pendente sulla sua tazza e colmando quasi del tutto quella del brunetto.

« So che mi pentirò di questa cosa. »

Scherzò con tono goloso e lei rise porgendogli un cucchiaino prima di dare sotto alla propria montagna pannosa con un altro.

Mangiarono e chiacchierarono come sempre, la biondina che ogni tanto approfittava di una cucchiaiata di dolcezza per studiare un po' il ragazzo, un'idea che ormai da qualche giorno le ronzava in testa.

Lo trovava carino – molto, molto carino – e aveva scoperto che il loro rapporto di amicizia era sopravvissuto agli anni e alla distanza; spesso e volentieri Taruto risolveva i compiti assegnatili da Pai in una ventina di minuti o poco più, il resto del tempo che trascorreva al Café lui e Purin non facevano che parlare e scherzare assieme: il brunetto era divertente, più sveglio di quanto si potesse immaginare e tra loro riuscivano a parlare di qualsiasi cosa, come se non fossero mai stati lontani.

Purin adorava quei momenti, ancora di più dopo che aveva capito che Taruto non fosse semplicemente un amico per lei.

Le piaceva, le piaceva come ragazzo e le piaceva da matti; non le servivano certo le battutine maliziose delle amiche sul sorriso imbesuito che le restava dopo aver salutato il bruno per capirlo. Ciò non migliorava l'imbarazzo che subdolo le faceva sobbalzare il petto o arrossire appena, né toglieva il sottile disagio quando si accorgeva di rimirare Taruto sovrappensiero, però la sua indole allegra e vivace compensava aiutandola a non smascherarsi troppo platealmente.

Perché lei non era il tipo da tenere un segreto del genere, però ammetteva che fosse complicato dirlo ad alta voce.

Finché le settimane non si erano aggiunte alle settimane e il calendario accanto al frigorifero nella cucina del Café era stato girato sulla pagina di dicembre. Il 25 capeggiava allegro con i suoi caratteri rossi tra le cifre nere e a Purin aveva iniziato a frullare nella mente quell'idea.

« … Taru-Taru? »

« Ancora?! – sbottò lui e con un risucchio sfilò dalla bocca il cucchiaino che stava ripulendo con cura – Ti ho detto che…! »

« … Che ne dici di uscire con me? »

 

 

 

 

« Bene, e adesso dove andiamo? Ah, sì! Vieni, vieni! »

« Ma non ti stanchi mai tu? »

La biondina lo scimmiottò ridacchiando al suo sorrisetto ironico e fece strada verso viuzze più tranquille del quartiere di Roppongi. Luminarie e addobbi natalizi dal gusto occidentale persistettero lungo tutto il tragitto mentre le vetrate dei locali e dei bar e le insegne al neon si ridussero, dando per un secondo a Purin l'impressione di essere in una indefinita cittadina europea o americana. Con Taruto continuarono a camminare uno accanto all'altra, in un silenzio rilassato e sereno, e la certezza che da fuori sembrassero una vera coppia ad un appuntamento romantico fu così forte che Purin ringraziò il calore del locale che ancora le scaldava le guance, avrebbe nascosto facilmente il rossore che l'idea le dipinse sul viso.

Quando aveva proposto al bruno quell'uscita si era premunita di specificare, voleva solo vedere la città addobbata e illuminata: andarci assieme sarebbe stato più divertente, inoltre dubitava che al suo primo viaggio sulla Terra avesse prestato attenzione alla bellezza dei quartieri decorati a festa, sarebbe valsa la pena mostrarglieli da vicino.

Lui, molto a disagio all'inizio, ascoltando la biondina si era tranquillizzato e aveva accettato volentieri, non accorgendosi minimamente di cosa avesse a quel modo scatenato in Purin.

Perché a lei Taruto piaceva, ed era più che convinta che, almeno un pochino, anche lei piacesse a lui.

In fondo non era la sola a cercarlo in continuazione e lui dava l'impressione di trovarsi bene in sua compagnia tanto quanto la mewscimmia, un pensierino o due su un che di reciproco era inevitabile da parte sua. Specie se – anche se forse erano state solo sue impressioni – ogni tanto lo aveva pizzicato a studiarla di nascosto e a fare finta di niente quando veniva scoperto.

Magari era solo sovrappensiero. Magari lei si sbagliava.

O magari, aveva pensato la biondina, avevano bisogno di starsene da soli fuori dal traffico di gente e sguardi pettegoli del Café. Magari se fossero rimasti loro due…

« Oh! Guarda Taru-Taru, sta cominciando a nevicare! »

Purin indicò i primi fiocchi che timidamente fluttuarono di fronte ai loro visi e tirò fuori la lingua, il naso all'insù mentre prese a cacciare i minuscoli batuffoli gelidi.

« Ehi, scimmietta da circo, aspettami! »

Le afferrò una mano tirandola da parte prima che un gruppo molto rumoroso di ragazzi la travolgesse; lei non si ritrasse, un piccolo tonfo al petto sentendo il tepore della stretta al di là dei guanti, e lo ascoltò sbuffare:

« D'accordo che perderti sia difficile, però non è che mi vada di inseguirti tutto il tempo. »

« Perché sarebbe difficile? »

Chiese scettica, cercando di non concentrarsi sul fatto che non le avesse ancora mollato la mano; lui fece un sorrisetto sghembo:

« Perché sei rumorosa. »

« Ah, ah, ah. »

Rimasero fermi finché la stradina non tornò più sgombera. Taruto diede un colpetto di tosse, probabilmente focalizzando di non aver ancora lasciato andare la biondina, ma appena lei avvertì le dita di lui allentare la presa serrò le proprie con garbo e decisione; non osò alzare subito lo sguardo temendo la sua reazione, il respiro perso per un istante, poi da sotto la frangetta spiò accanto a sé: Taruto stava fissando senza vederlo un izakaya sull'altro lato della strada, la fronte leggermente aggrottata e un certo tono più acceso in volto – che di norma Purin avrebbe addotto alla temperatura, se non avesse saputo della sua resistenza ai gradi sotto lo zero – e non diede segno di voler ritrarre la mano, o di stare per protestare.

Il chiacchiericcio e le risate fragorose dell'izakaya riempirono l'aria fino al loro marciapiedi. Purin cercò ancora di non sorridere troppo, il cuore galoppante, e in silenzio accennò a voler proseguire scoppiando tra sé e sé dalla contentezza vedendo il bruno seguirla, la mano ancora attorno alla sua.

La neve iniziò velocemente ad ammucchiarsi ai bordi della strada dove non era stato sparso il sale e i suoni attorno si fecero più ovattati, rendendo chiari i passi scricchiolanti dei due ragazzi nel sottofondo di musica e voci che sfuggivano dalle porte ben chiuse dei locali. I gruppi di amici iniziarono a diradarsi rinchiudendosi al caldo dei pub e attorno a Purin e Taruto rimasero poche persone, per lo più coppiette troppo concentrate su loro stesse per accorgersi della presenza altrui.

I due non parlarono più, ma alla biondina non sembrò un silenzio imbarazzato e non vi badò, la propria attenzione per le dita del bruno sempre attorno alle sue; man mano che proseguirono iniziò a camminargli più vicina finché lui avrebbe inevitabilmente dovuto accorgersi della cosa e, magari, protestare o ritrarsi, ma di nuovo non fece né l'una né l'altra cosa, la mano che ebbe un piccolo guizzo.

« … Non è che ora ti prende freddo, vero? »

« No… Sto bene – fece lei incuriosita dalla domanda – perché? »

« Mi sembra sia diventato ancora più freddo. »

Replicò incolore studiando la neve cadere e quindi diede una scorsa veloce alla ragazza e al suo cappotto, da cui spuntavano le gambe snelle avvolte in spessi collant scuri; Purin piegò la testa da un lato:

« Proprio oggi un vestito non è stata un'ideona? Ho pensato di mettere qualcosa di un po' carino. »

Buttò lì con innocenza. Lui replicò solo scrollando le spalle prima di mormorare:

« … Se non hai freddo… »

« Non ce l'ho. »

Rispose pronta al suo titubare; il bruno annuì con un grugnito:

« Allora… No. – disse con noncuranza – Ti sta bene. »

Purin gli sorrise luminosa ringraziandolo, la sensazione di camminare su una nuvoletta.

Aveva ragione allora, gli piaceva, gli piaceva sul serio…!

Dovette prendere un lungo respiro per non cedere all'istinto e strillare ai quattro venti tutto quanto, aveva imparato che la sua onestà potesse essere controproducente se sbandierata senza pensare al pudore altrui.

Però era sicura, sicurissima, poteva dirgli la verità ed era certissima che si sarebbe sentita dire la stessa cosa, che provavano entrambi le stesse cose. Probabilmente tra un borbottio e l'altro, com'era tipico del bruno quando doveva essere troppo sincero per i suoi gusti, però lei era sicura che lo avrebbe detto.

Stava per aprire bocca quando entrambi dovettero fermarsi di botto per non tamponare un'altra coppia, evidentemente molto più avanti di loro, troppo intenta a sbaciucchiarsi appassionatamente per notare di stare bloccando il marciapiedi.

La ragazza della coppia, una ganguro con una minigonna e un cappottino tanto corti da sorprendersi se non avesse avuto freddo, per fortuna degli altri due si accorse della loro presenza abbastanza in fretta e si scostò dal compagno con una risatina giuliva:

« Oooops! Scusate! »

Cinguettò svenevole e preso il compagno a braccetto trotterellò nel locale immediatamente vicino, entrambi continuando a ridacchiare. Taruto schioccò la lingua innervosito:

« Ma che cavolo…?! »

Purin mandò un sospiro per sciogliere la tensione e indicò in alto:

« Colpa di quello. »

La decorazione elegante che pendeva sul marciapiedi di fronte al locale le era saltata subito all'occhio, chiarendole il perché dello spettacolino subito:

« Vischio. – spiegò – Per tradizione ci si bacia, sotto il vischio. »

Quasi per avvalorare la sua affermazione una famigliola passò a qualche metro da loro proprio sotto gli addobbi bianchi e verdi: il bambino del terzetto vide subito i grappolini candidi e si allungò perché la madre si lasciasse dare un bacio sulla guancia, rise di quello che lei si scambiò con il marito e poi tutti proseguirono per la loro strada infilandosi in una viuzza laterale. La scenetta non scalfì troppo Taruto che sbottò, ancora molto a disagio:

« Sarà, ma potevano evitare. »

« Eh no – insisté lei divertita dal suo broncio – sei obbligato. Sei ti trovi con qualcuno sotto il vischio, devi scambiarti un bacio. »

Concluse con fare da esperta e osservò sovrappensiero il delicato filare e i gruppetti di foglioline verde brillanti e bacche chiare agghindati con fiocchetti rossi, interrompendosi con un sussulto.

Non si era resa conto che la decorazione proseguisse tanto al di là delle mura del locale, né che si fossero fermati esattamente sotto uno dei grappolini di vischio.

Avvertì il cuore piombarle nello stomaco. Quando capì che perfino Taruto si fosse accorto di dove fossero, storcendo la bocca in una palese smorfia imbarazzata, lo sentì rischizzarle in gola e mozzarle il respiro.

Ci riflettè giusto il tempo di riprendere fiato.

Nel peggiore dei casi le avrebbe detto di no arrabbiandosi e chiedendole se si fosse bevuta il cervello. Sarebbe stato tipico suo.

Nel migliore, magari…

« Ti tocca. »

« C…?! Stai scherzando, vero, scimmietta da circo?! »

Ribattè lui strozzando le parole, ma Purin fece spallucce con il suo solito sorriso, in barba alla tachicardia feroce:

« È la regola Taru-Taru. »

Disse prendendolo un po' in giro e dato che lui continuò solo a fissarla con la bocca semiaperta e le guance allegramente rosate, la biondina decise di limitarsi a sollevare appena il viso e chiudere gli occhi.

Il vociare del piccolo locale salì e poi tornò ad affievolirsi. Purin rimase immobile, le labbra stese in un sorriso sereno e il cuore nelle orecchie mentre ascolto Taruto borbottare qualcosa di poco chiaro e girarsi verso di lei.

Lo stava quasi obbligando, perciò con ogni probabilità si sarebbe limitato a sfiorarle la fronte o una guancia per tre secondi scarsi, giusto per accontentarla in quella stupidissima tradizione e chiudere la questione…

Quando sentì il naso del bruno sfiorare il suo Purin spalancò gli occhi per poi richiuderli l'istante successivo. Si protese d'istinto sulle punte per avvicinarsi al ragazzo il più possibile e rendere ancora più chiaro il suo leggero sfiorarle di labbra,  per sentirne completamente il tocco tiepido e morbido, la felicità che sembrò volerla fare esplodere.

Sarebbe rimasta in quella posizione più a lungo se i suoi piedi non avessero iniziato a protestare per la posizione e la conseguente morsa degli stivaletti semirigidi. Riportò i talloni a terra e sospirò piano socchiudendo lentamente le palpebre, confusa nel vedere Taruto dapprima fare un'espressione molto simile alla sua e poi corrucciarsi di colpo:

« … Maledizione. »

Grugnì e si premette il dorso della mano contro la bocca, il volto scarlatto; Purin lo fissò stranita:

« Eh? »

« Tu e le tue idee, scimmietta da circo…! – sbottò e si chiuse il montgomery alla gola affondandoci la faccia fino al naso – Sei davvero… Aaah! »

« A-aspetta un secondo…! »

Purin lo guardò prendere la strada a passo spedito e gli corse dietro, confusa e sempre più arrabbiata, le mani strette a pugno:

« Nessuno ti ha obbligato a fare niente, sai?! – gli fece notare – A-almeno, io non ho mai detto che dovevi per forza…! Non ! »

Lui non rallentò e lei incespicò nei tacchi, sentendosi una cretina per quel suo tartagliare e ponderando per un istante se fermarlo balzandogli con entrambi i piedi sulla testa.

Non riuscì davvero a capire cosa fosse successo, andava tutto benissimo e all'improvviso…

« Taru-Taru! »

« La vuoi finire con 'sto nomignolo da mocciosi?! – grugnì – Meno male che domani partiamo e non dovrò sentirlo più! »

Purin si bloccò dove si trovava, lasciando che Taruto attraversasse l'incrocio deserto e proseguisse verso il lato opposto:

« Domani… Partite…? »

All'improvviso la reazione del brunetto passò del tutto in secondo piano intanto che le sue ultime parole ronzarono dolorosamente nelle orecchie della biondina.

Nel frattempo Taruto era arrivato dall'altro lato e si era fermato sbuffando forte. Tirò fuori la faccia da dietro il colletto del giaccone, massaggiandosi il collo, e sempre rosso in faccia disse con voce più calma:

« … Scusa. – studiò uno degli alamari del montgomery e deglutì a vuoto, continuando a non guardare sul marciapiedi a due metri da sé – È solo che… Io… »

Fu lui stavolta a doversi bloccare accorgendosi che Purin era sparita.

 

 

 

 

« … E dopo la festa potremmo andare direttamente al tempio, cosa ne dite? »

« A salutare assieme l'anno nuovo – sorrise Retasu verso Ichigo – non vedo l'ora! »

« Se proprio è necessario… »

« Minto, ormai questa scenetta non fa nemmeno più ridere. »

Appuntò la rossa con un sospiro e la mora le sorrise sottile, nonostante le sue parole entusiasta al programma per la serata.

« Allora ci vediamo al locale più tardi. – continuò la mewneko indossando il piumino – Zakuro-san? »

« L'onee-sama ha detto che ci raggiungerò là assieme a Shirogane. »

L'altra annuì e, ricordandosi qualcosa, perse baldanza e guardò preoccupata Purin, intenta a cambiarsi la divisa con una calma esasperante.

« Purin-san, sei proprio sicura allora? – domandò Retasu – Non vuoi…? »

« Mio padre è tornato l'altro ieri dal suo ultimo viaggio, nee-chan. – le ricordò con un sorrisino poco convinto – Davvero, non ti preoccupare: voi divertitevi, magari se riesco vi raggiungo dopo mezzanotte al tempio. »

Le altre si scambiarono un altro paio di occhiate dubbiose, ma non insistettero e annuendo la salutarono guardandola uscire dal Café senza voltarsi.

« Non migliora eh? »

« No. »

Sospirò Retasu angosciata e Ichigo chiuse il proprio armadietto con un tonfo:

« Ma si può sapere cosa diavolo è successo la sera di Natale?! »

Minto scosse la testa preoccupata e non rispose.

Quando Purin aveva annunciato i suoi programmi per il venticinque loro si erano preparate ad una lunga seduta di chiacchiere e rivelazioni il giorno successivo, abbastanza scontate viste le ore che la mewscimmia e Taruto avevano trascorso uno appicciato all'altra: invece il ventisei dicembre la mewscimmia non si era presentata al lavoro, avvertendo di stare poco bene quando aveva già due ore di ritardo, ed era ricomparsa il giorno successivo con il viso sfatto e l'espressione più mogia che le avessero mai visto fare. Sulle ragioni, dopo essersi scusata per l'assenza, non aveva spiccicato parola  e in generale era diventata taciturna e cupa, tanto che aveva scelto di restare a casa con il padre e i fratelli invece di festeggiare la notte di Capodanno con le amiche.

« Chissà cos'avrà combinato quello stupido di Taruto! – borbottò Ichigo minacciosa – Io l'ho sempre detto che è solo un mocciosetto! »

« Forse non dovremmo tirare conclusioni affrettate Ichigo-san. »

« Già. »

Rincarò Minto con un sospiro sistemandosi la morbida sciarpa di cachemire attorno al collo, poi si fermò e prese il cellulare dalla borsa, studiando lo schermo incuriosita. La sua espressione si rasserenò in un sorriso:

« Credo che lo scopriremo presto. »

« Oooooh! – esclamò Ichigo maliziosa sbirciando lo smartphone dell'amica da sopra la sua spalla – E chi ti ha scritto? »
Allungò il collo e ammiccò furba leggendo il nome in cima alla conversazione:

« Uuuuh, ma guarda un po'! – cantilenò dispettosa – Da quand'è che Minto Aizawa si scambia messaggini con- »

« Ora occupiamoci di Purin – la zittì la mora ignorando le sue allusioni – forse riusciamo ad intercettarla prima che arrivi a casa. »

 

 

 

 

La neve aveva ripreso a fioccare quella sera e le strade erano affiancate da un bel tappeto bianco quasi del tutto intonso: la gente era a casa in attesa dello scoccare della mezzanotte, o già diretta ai templi più grandi per passare le ultime ore dell'anno tra le bancarelle, molto probabilmente lei era una delle uniche persone ancora per strada.

Il cellulare le suonò in tasca. Lo sfilò giusto per vedere lo schermo e constatato fosse l'ennesimo messaggio di Ichigo, lasciò che il telefono scivolasse di nuovo tra la stoffa.

Entrare nell'anno nuovo con due bugie a carico forse non era il massimo, ma negli ultimi giorni Purin non aveva molta voglia di stare in compagnia. Non che avesse mentito così tanto, suo padre era davvero a casa e lei aveva davvero cenato con lui e i suoi fratelli, ma si era fermata prima del dolce per uscire, dicendo che le amiche erano già alla festa per Capodanno e anche quella, in fondo, era una verità.

Si fermò ad un semaforo e il cellulare vibrò un altro paio di volte, ma lei non si preoccupò nemmeno di tirarlo fuori. Aspettò il verde e riprese a camminare, i fiocchi che si fecero più fitti e la costrinsero a stringersi bene il colletto mentre lei proseguì per le vie secondarie e ripensò per la millesima volta alla sua uscita con Taruto.

Non riusciva davvero a capire cosa fosse andato storto; come fosse possibile sbagliarsi così tanto sui sentimenti di una persona, perché quella era la sola ragione che trovava per la pessima conclusione della serata, che lei avesse preso un granchio stratosferico.

E che Taruto fosse un completo cretino.

Perché anche nel suo caso poteva esserci solo quella come ragione: se lei non gli piaceva, poteva essere solo che lui fosse un cretino di dimensioni elefantiache per baciarla comunque e arrabbiarsi per averlo fatto.

L'idea le fece tirare un calcio ad un mucchietto di neve che si stava accumulando sul bordo strada spargendo polvere compatta e farinosa sull'asfalto e sulle sue scarpe da ginnastica.

Era assurdo ma per quanto si fosse scervellata non trovava altre risposte e in ogni caso non avrebbe mai potuto porle come si deve, perché lui se n'era andato. D'accordo, lei lo aveva lasciato da solo in mezzo alla strada senza una parola, e non aveva nemmeno voluto rischiare in saluti di circostanza alla partenza sua e degli altri il giorno dopo, sparendo dalla circolazione, ma lo scoprire così all'improvviso che sarebbero tornati a casa le aveva fatto più male di quanto avrebbe mai immaginato.

Specie dopo quella serata.

Purin sbuffò e accelerò il passo finché il suo sguardo non fu attirato da un piccolo parco giochi nascosto tra due palazzine. La neve lì non era stata spalata probabilmente dalla mattina e se n'era ammucchiata parecchia, coprendo lo spiazzo e i giochi come una soffice coperta candida.

La biondina lo osservò per un paio di minuti, quindi con un agile balzo saltò sulla ringhiera che circondava lo slargo principale e l'attraversò, le braccia tese in fuori per tenere l'equilibrio: il manto di neve era così perfetto e luccicante nella luce fredda dei lampioni che non volle sciuparlo con le proprie impronte. Con la sua innata agilità percorse la ringhiera e poi saltò su una panchina, su un dondolo a forma di cavalluccio marino e con un ultimo saltello raggiunse finalmente l'altalena. La neve che aveva spostato nel suo percorso scivolò placida ammucchiandosi al suolo e lei prese a dondolarsi con i piedi sulla seduta di plastica, la catena di ferro che le gelò le dita nonostante i guanti e le nuvolette di fumo del suo fiato che si rincorrevano ad ogni suo ciondolio.

« Non si dovrebbe stare in piedi lì sopra. »

Per poco la mewscimmia non perse l'equilibrio. Si strinse forte alle catene mentre una scarpa le scivolò indietro e lei di contrappasso rischiò di finire con la faccia per terra, e rimase immobile finché il dondolio non cessò e lei potè guardarsi alle spalle.

« Dovresti spiegarmi dove sta il divertimento nel fare il surgelato, qui fuori a quest'ora. »

Lei non rispose al borbottio di Taruto, gli occhi castani grandi come biglie, e scese lentamente a terra continuando a fissarlo come se temesse di avere un'allucinazione dovuta al freddo.

« … Cosa ci fai qui…? »

« Cosa ci faccio qui? Sei tu che hai deciso di diventare asociale tutta di colpo. »

« Cosa ci fai qui sulla Terra – precisò cupa – avevi detto che sareste ripartiti. »

« Eh, già – fece sarcastico, la fronte aggrottata – peccato che tu ti sia persa la piccolissima nota che saremmo tornati, tempo quattro, cinque giorni. »

« Cosa?! »

« Appena fatto rapporto, come ci avevano chiesto da casa. – spiegò e poi sbottò di nuovo – Beh, se non mi avessi mollato come uno stramaledetto palo in mezzo al niente, te l'avrei anche spiegato. »

Purin si corrucciò, ma provò a non ribattere troppo arrabbiata, su quel punto lui non aveva tutti i torti:

« Mi sembravi più impegnato ad arrabbiarti per altre cose. »

Lui tacque un momento, le mani in tasca e l'aria a disagio, e la biondina lo scrutò torva. Era ancora troppo arrabbiata e confusa per sentirsi pienamente contenta di rivederlo, ma in ogni caso lui era lì e dubitava l'avesse incontrata per caso; era andato a cercarla, qualcosina avrebbe voluto pur dire.

« Senti, a proposito di quello… »

Il bruno si grattò una guancia e sbuffò ondeggiando sui talloni, osservando con cautela le reazioni della ragazza; non sembrò trovarle incoraggianti e, con un altro sospiro, disse mesto:

« Senti, scusa, va bene? Non voglio litigare con te. – fece a bassa voce – Possiamo fare finta di niente se preferisci. »

Come, come, come, come?

« Come se non fosse mai successo. – insisté guardando altrove – Così non- »

S'interruppe con un verso nasale, centrato in piena faccia da una palla di neve che gli riempì i capelli e il colletto; mandò un mezzo squittio rabbrividendo e cercando di togliersi di dosso quanta più neve possibile prima che lo inzuppasse del tutto, ma contemporaneamente un'altra palla lo colpì in pieno petto e lui, distratto, quasi cadde all'indietro.

« Fare…! Finta…! – Purin scandì le parole tra un piegamento e l'altro, mentre con rabbia raccoglieva e ammucchiava neve scagliandola alla cieca contro il bruno – Di…! Niente…?! »

« Ahio! Ehi! Fermati! Cacchio, piantala! »

« Mi prendi…! In giro…?! »

« Falla finita scimmietta da circo! »

All'ennesimo proiettile, i capelli già ricoperti di neve, Taruto scagliò a sua volta una palla di neve contro Purin; la mancò, lei lo colpì alla gamba e lui rispose ancora al fuoco, prendendola alla spalla.

« Insomma, datti una calmata! »

« Come posso calmarmi?! – sbraitò lei sentendo gli occhi pungere traditori – Mi stai dicendo…! Di fare finta…! Di niente…! »

Stavolta il suo proiettile si disfece a metà strada limitandosi ad innaffiare Taruto con una spruzzata di pulviscolo gelido.

« Non te ne frega proprio un accidenti! »

« Io questo non l'ho detto! »

Protestò, ma Purin non lo sentì:

« Non voglio fare finta di niente! Per me è successo e voglio ricordarmi tutto! »

Smise di lanciare palle di neve e lo guardò con gli occhi lucidi e i pugni serrati lungo i fianchi:

« Anche se alla fine…! –si interruppe tirando su con il naso – Per te forse non contava niente, ma per me invece contava eccome! »

« Guarda che invece me ne importava! – le ribattè arrossendo – E anche tanto! »

« Sei tu che mi hai detto di fare come se non fosse successo niente! – gli ricordò offesa – Come se non fosse…! Hai una minima idea di quanto ci abbia pensato, prima di chiedertelo?! Mi tremavano le gambe! »

« A te?! A me è preso un colpo, ma si possono chiedere certe cose a quel modo?! »

Le fece notare e lei insisté:

« Sai quanto ci ho messo per decidere cosa mettermi?! »
« Tu almeno non sei di un altro pianeta! – si lamentò – Non devi aver paura di sembrare un completo idiota! O che la… Che il tuo "compagno di uscita" ti scoppi a ridere in faccia. »

Lei calciò la neve nella sua direzione borbottando qualcosa circa l'assurdo termine che aveva usato:

« Io non li so scegliere i vestiti, sto male con tutti! Ci sono stata ore! »

« Guarda che eri carinissimEhi! Piantala! »

Il commento gli costò un'altra pallonata contro il braccio, ma per un secondo Purin sembrò stare per mettersi a ridere:

« Poi mi dici queste cose e…! E…! Mi prendi per mano! Come se niente fosse! »

« Sei tu che non mi hai mollato! – mentì spudoratamente, la punta delle orecchie scarlatta, per replicare secco – "Come se niente fosse"?! Mi prendi in giro?! »

« E poi mi baci e…! »

« Tu hai tirato fuori quella storia del vischio! »

Farfugliò rosso fino al collo.

« Nessuno ti ha detto che fossi obbligato!! »

Purin, la voce ormai querula, prese un lungo respiro tremulo e dopo mormorò:

« Però mi… Mi hai baciata e poi ti sei… Arrabbiato… Come se fossi stato costretto e ti avesse dato… Fastidio. »

Abbassò gli occhi fissando le scarpe e l'orlo dei pantaloni ormai zuppi, affossati in cinque centimetri di neve, e odiò scorgere le goccioline che dal suo viso caddero formando piccoli cerchi nel tappeto bianco.

« Mi piaci e credevo di piacerti anche io. – mormorò – E anche se non è così e mi fa male, e arrabbiare… Mi fa molto più arrabbiare decidere di fingere che non sia successo niente.

« Perché mi sono divertita tanto, sono stata bene e nonostante tutto… Ero contenta… »

Si zittì e rimase immobile, la testa voltata verso la ringhiera che stava tornando a coprirsi di neve; restò in quella posizione anche quando avvertì una leggera vibrazione nell'aria e intuì Taruto teletrasportarsi di fronte a lei.

« … Non ero arrabbiato. – cominciò piano – Cioè, lo ero, ma con me stesso. Volevo dirti una cosa importante, dovevo dirtela prima di… Ecco… »

« Di baciarmi? »

Lo aiutò con fare seccato e lo vide di sbieco assumere un altro tono d'incarnato:

« Sì. – riuscì ad esalare sbrigativo – Invece quando l'ho fatto… Non è che stessi riuscendo a pensare granché, in realtà. »

Ammise a disagio e Purin fregandosi velocemente le guance si girò un poco verso di lui, la fronte più distesa.

« Se lo avessi detto prima non avresti mai pensato che l'avessi fatto solo per quella stupida tradizione del vischio. »

Lei lo studiò in silenzio. Non gli sorrise ancora, ma inclinò la testa da un lato:

« E cioè? »

Lui fece un sorrisetto impacciato:

« Che mi piaci. – il vederla sorridergli sul serio gli strappò uno sbuffo divertito – Mi piaci un sacco… »

« Quindi mi hai baciata perché ti piaccio? »

« Ora non fare la dura di comprendonio. »

Sbuffò a disagio dal suo tono canzonatorio, ma sollevato quando l'ascoltò ridacchiare. Purin, il cuore di nuovo leggero come la sera di Natale, si asciugò gli occhi e lo stuzzicò ancora:

« Se è così non ti serviva la scusa del vischio, sai Taru-Taru? »

« … Ah no? »

Lei scosse la testa e lo vide alzare lo sguardo, l'espressione di colpo furbetta:

« Allora posso farlo sparire. »

Purin guardò in alto e sussultò scorgendo il rametto di vischio che stava crescendo come per magia attorno all'asta di sostegno centrale dell'altalena, penzolando con dolcezza sopra le loro teste. Tornò a guardare il bruno che le sorrise sghembo e fece un altro passetto verso di lui:

« È per scusarti? »

« Diciamo di sì – rispose facendo spallucce – però se non serve… »

La biondina gli mise di slancio le mani attorno al collo e lo tirò con malagrazia verso il basso, sorridendo mentre tesa sulle punte gli permise di mettersi più dritto e stringerla a sé per approfondire il bacio, in lontananza i fuochi per festeggiare Capodanno che esplodevano ovattati.

Decisamente un modo meraviglioso per iniziare l'anno nuovo.  

 

 

 

 

 

~   ~

 

 

 

Buttata giù in un paio d'ore, easy easy ma con tanto amor ♥  Mi diverte scrivere di Purin un po' "in crisi", approfondirla un pochino. Sorvolerò su quanto li trovi entrambi adorabili, potrei appiccicare scene su scene di loro che fanno i romantici e si sbacucchiano   Non sono normale ♥

Tutti: ah, ma va? Sul serio? *sarcasm*

A chi ha passato un buon Natale, dai che tra tre giorni ci si riabbuffa e diverte xD a chi ha passato un Natale così così, un grande abbraccio e tanto affetto, prendete tutto il buono e andate, in fondo siamo salvi per un altro anno ♥  
a tutti i miei auguri e un buon 2019, che speriamo giri meglio che sto 2018 è stato un Final Boss che levati D:

 

Mata ne ~♥!

Ria

 

   
 
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