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Autore: Signorina Granger    28/12/2018    7 recensioni
[Raccolta di OS dedicate ai protagonisti di “Magisterium - 1962”]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Michael & Natalia 
 
Michael HoaxImage and video hosting by TinyPic & Natalia NòvakImage and video hosting by TinyPic


Natalia era andata a trovarlo in Croazia e Michael aveva insistito per mostrarle la spiaggia privata che faceva parte della grande proprietà di Oz. Ora i due – quattro, con Achille e Thor che giocavano sulla sabbia – erano in spiaggia a prendere il sole mentre Natalia, stesa su una sdraio con gli occhiali da sole calati sugli occhi, risolveva le parole crociate con aria concentrata.

O almeno ci provava, malgrado la “fonte di distrazione” che le si era incollato appresso e che, abbracciandola, mormorava di volere le coccole e le disseminava baci sul viso e sul collo.

“Parola di nove lettere, essere appiccicoso… Mh… Fidanzato, direi.”
“Dai Lia, non ci vediamo da due settimane e ora fai le parole crociate!”
“Non fare il bambino Mich… Ehy!”  Natalia sfoggiò l’espressione più offesa ed indignata del suo repertorio quando Michael le prese la rivista dalle mani e la lanciò sulla sabbia prima di mormorare che, glie l’aveva già detto una volta, le sue labbra erano ormai una sua proprietà e che non poteva più negargliele. 

La cecoslovacca alzò gli occhi al cielo ma non si oppose, circondandogli il collo con le braccia e lasciando che il ragazzo si dedicasse con cura alle sue labbra. 

“Mi sei mancato.” Natalia gli sfiorò i capelli con una mano, parlando a bassa voce tra un bacio e l’altro mentre il ragazzo annuiva, sussurrandole qualcosa all’orecchio.
“Anche tu Orsetta.”
“Non chiamarmi così!”
“Noiosa…”
“Infantile.”

“Ti amo.”

Michael, subito dopo aver parlato, sbatte le palpebre e s’irrigidì, chiedendosi se l’avesse detto davvero. Ebbe la risposta un attimo dopo, quando Lia lo guardò strabuzzando gli occhi prima di sorridere, mettendo fine al breve momento di panico che aveva investito il ragazzo:

“Anche io Mich.”

Poi Natalia lo baciò e Michael sorrise, abbracciandola quasi temesse che potesse sfuggirgli dalle braccia.


*


Oz, in piedi sulla soglia della grande camera da letto di Michael, osservava il nipote rovistare nel suo armadio con un sorrisetto sul volto e tenendo le braccia strette al petto, visibilmente divertito.

“Dom, sembri una donnetta isterica al suo primo appuntamento…”
“Questo è molto peggio, devo conoscere i suoi genitori!”
“Rilassati, ci sarò anche io a cena, ti farò da supporto morale… e non metterti quella camicia, a Natalia piace quella blu notte.”

“Va bene… ma dov’è la mia cintura di camoscio marrone?! Non posso mettere una cintura nera con le scarpe marroni, per Dio!”
“Appellala, idiota!”
“Ah, è vero… Accio.”  Michael sbuffò e, dopo aver agitato pigramente la bacchetta, la cintura incriminata planò verso di lui dal fondo dell’armadio.

“Bene, ora pensi di porre fine alla tua crisi isterica? È solo una cena.”
“Una cena con i suoi genitori! Speravo ci fosse anche Monika con suo marito, ma ho idea che i Nòvak volessero incontrarmi da soli, senza che la figlia maggiore livellasse la tensione.”

“Può essere… ora muoviti, non vorrai fare tardi.”
“Ci metto due minuti a mettermi la camicia, tu piuttosto… Comportati bene Oz, o ti eviscero.”

“Che melodrammatico… vado di sotto a prendere la giacca, ma ricorda nipote, il mio charme conquista sempre tutti.”

Michael, che si stava abbottonando la camicia blu, alzò gli occhi al cielo ma non disse nulla, forse perché infondo sapeva che l’uomo aveva ragione.


*


“Mamma, non fare domande indiscrete. Papà, sistemati i capelli.”
“Tesoro, smettila di darci istruzioni come fossimo dei bambini!”

“La vita privata di Mich è privata, ok? Non gli piace parlarne, quindi voi due sorriderete e starete zitti. Limitatevi a domande sul presente o sugli ultimi anni, per favore. E niente sui suoi genitori…”

“Quelli che fingono di essere morti, dici? Non fare quella faccia Natalia, sono il Ministro della Cecoslovacchia, pensi che non abbia contatti con il KGB?”

Vladislav parlò con tono neutro mentre si sistemava il bavero della giacca nera e Natalia, in piedi alle sue spalle, incrociò le braccia al petto prima di parlare con tono chiaro e conciso:

“Bene. Che tu sappia o meno, niente domande indiscrete o che possano metterlo a disagio, sarà già abbastanza in ansia…”
“Non lo mangiamo mica…”

“Beh, lui è terrorizzato all’idea di non piacervi e che voi non accettiate la nostra relazione, cosa che la mamma già fa.”

“Perché faccio sempre la figura della cattiva solo perché ho a cuore il futuro delle mie figlie?”
“Perché ti impicci, mamma!”


*



Michael, seduto sul suo letto, stringeva i fianchi di Natalia mentre la ragazza, in piedi davanti a lui, lo baciava tenendogli il viso tra le mani.
Non era un bacio come gli altri e lo sapevano entrambi, tanto che Michael poteva benissimo sentire il cuore battergli all’impazzata nella cassa toracica. 

La verità era che si sentiva a dir poco terrorizzato. Per quanto da settimane il desiderio di fare l’amore con lei si fosse fatto sempre più forte e insistente, aveva sempre relegato quel pensiero in un angolo il più remoto possibile della sua mente.
La voleva, ma non voleva che lei lo vedesse per quello che era. 

“Lia…” Michael le prese delicatamente i polsi e, deglutendo, esitò senza guardarla in faccia, sentendo il peso dello sguardo smarrito della ragazza su di sè.
Il ragazzo rabbrividì – e di certo non per il freddo, dal momento che anche se l’Inverno era appena iniziato l’interno della villa di Oz era perfettamente riscaldato – e alzò lo sguardo solo quando sentì la voce di Natalia chiamarlo dolcemente. 

Michael la guardò sorridergli e sfiorargli il viso mentre sedeva accanto a lui, stringendogli la mano sinistra.

“Mich, lo sai che ti amo.”
“Anche io ti amo.”
“E allora dovresti sapere che non ti devi preoccupare… Ti ho già visto senza camicia, ricordi?”

“Ma la mia… la mia gamba…”

“Non importa. Ti amo lo stesso.” 

Natalia sorrise debolmente, si sporse per baciarlo e solo all’ora Michael comprese quanto stupido fosse: di sicuro anche lei era nervosa, forse aveva paura a sua volta. Eppure, intuendo le sue difficoltà stava mettendo da parte quello che provava.

Senza smettere di guardarlo Natalia si portò le mani sulla schiena per abbassare la cerniera del vestito e Michael seguì quei movimenti come ipnotizzato, guardandola imbambolato.
La ragazza si sfilò le maniche e lasciò che la parte superiore del vestito blu notte che indossava si afflosciasse, abbozzando un sorriso divertito e nervoso allo stesso tempo di fronte all’espressione del fidanzato:

“Che cosa c’è?”
“Sei bellissima.”

“Anche tu.”  Natalia sorrise e allungò timidamente le mani per slacciargli la camicia, approfittando del suo momentaneo smarrimento, e dargli un rapido bacio. 

Michael deglutì a fatica quando sentì il tessuto scivolargli sulla pelle, e la tentazione di coprirsi fu tanta da spingerlo a mormorare qualcosa con tono quasi speranzoso:

“Non potrei tenere la camicia…”
“No.”  Natalia scosse il capo e, sfiorandogli le spalle, indugiò sulle sue cicatrici con lo sguardo per qualche istante prima di iniziare a carezzarle una ad una con le labbra, lentamente e delicatamente.

Michael lentamente si rilassò e, sospirando piano, la lasciò fare disegnandole figure astratte sulla schiena nuda.


“Lia?”

Natalia alzò lo sguardo e Michael le mise una mano sul viso, scostandole i capelli dalle spalle nude e guardandola con un che di adorante prima di parlare:

“Ti amo.”
La vide sorridere prima di baciarla, stringendola tra le braccia. 
Mancavano pochi giorni a Capodanno e il ragazzo pensò a quando, un anno prima, quella stessa ragazza lo aveva raggiunto proprio lì, a casa sua, per sfuggire al suo fidanzamento combinato. 

Ora era lì, tra le sue braccia, e stavano per fare l’amore per la prima volta.
Non riusciva nemmeno a dire quanto l’amasse e quanto fosse felice. Incredulo, ma felice.


*


Oz aprì il telegramma e lesse le poche parole che conteneva prima di sospirare e piegarlo, lasciandolo cadere ai piedi della poltrona dov’era seduto. Il mago si voltò e gettò un’occhiata alla finestra, guardando la neve cadere. 

Poco più di un mese prima, il 22 Novembre dell’anno appena passato, il Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy era stato ucciso a Dallas mentre si trovava in un’auto con sua moglie.
Quando aveva appreso la notizia Oz aveva contenuto il più possibile la sua reazione davanti a Michael, ma una volta solo aveva rovistato ovunque nel suo studio per trovare un biglietto che Jun gli aveva mandato molto tempo prima, dove gli comunicava – ovviamente in codice come sempre – che lui e la moglie sarebbero tornati a casa solo una volta portata a termine la loro missione, ossia uccidere il Presidente. 

Ora, la conferma: Jun e Diodora stavano per tornare a casa dopo 16 anni.
Oz pensò a Michael, che stava portando Achille a spasso. Non sapeva come dirglielo, e da una parte non riusciva a gioire del ritorno dei suoi amici, per quanto lo facesse sentire pessimo: di fatto figlio e genitori erano dei perfetti estranei e Michael, per quanto fosse sempre stato curioso nei loro confronti, forse avrebbe avuto qualche difficoltà nell’incontrarli. 
Senza contare che forse ora non avrebbe più avuto bisogno di lui, lui che doveva ricordarsi di continuo che non era il padre di quel ragazzo, e nemmeno lo zio, solo il suo padrino.


“Oz? Sembri triste, cosa c’è, vogliono chiudere la tua soap?”
“Taci tu.”


*


Petra, seduta al suo posto, teneva gli occhi fissi sulla figlia minore, che stava ballando e ridendo con il suo fidanzato. Fidanzato che la guardava adorante e che le sorrideva, dicendole qualcosa di tanto in tanto.

“Credo che si amino molto.”
Petra parlò con un debole sospiro quando sentì il marito prendere posto accanto a lei. Vladislav indugiò con lo sguardo sulla figlia prima di voltarsi verso la moglie, annuendo:

“È evidente. E non sarà quello che avevano in mente per lei Petra, ma di sicuro poteva andare peggio… Insomma, lo sai con chi vive.”
“Lo so. Immagino che presto li vedremo anche convolare a nozze.”
“E non credo che possiamo fare altro, se non dare la nostra benedizione… in caso contrario Natalia sarebbe capacissima di trasferirsi direttamente altrove, e non lo vogliamo.”

“Non è che il ragazzo non mi piaccia Vladislav, non fraintendermi, mi piace molto. Spero solo che nostra figlia non si rovini la vita…”
“Beh, Lia dice che Michael se la sa cavare benissimo, nonostante i suoi… impedimenti fisici. E il ragazzo è stato molto coraggioso a dirci tutto chiaro e tondo.” 

“Già. Beh, prepara penna e inchiostro Vlad, ho idea che a breve avremo un contratto da far preparare.”


*


“Non riesco a credere che tu voglia andartene…”
“Non fare la mamma chioccia Oz, sono stanco di occupare spazio in casa tua, ho disturbato per abbastanza tempo, mi pare. Tra poco compio 21 anni, direi che è ora.”

“Ma la casa sarà vuota senza te e Achille…”
“E Packy.”
“Vuoi portarti Packy?!”
“Certo che sì, me lo hai assegnato tu quando arrivai qui, ricordi?”

“Fantastico, morirò solo…”
“Rilassati sentimentale, ti verrò a trovare molto spesso, specie per andare in spiaggia.”

 
*


“Quindi vai via di casa?”

Natalia, seduta di fronte a può mentre cenavano su un battello sulla Moldava, lo guardò con gli occhi castani pieni di sorpresa mentre Michael annuiva.

“Sì, l’idea è questa. Sicura che questa cosa sia…”
“È buonissimo, mangia.”   

Aveva qualche dubbio sulla cucina ceca, ma assaggiando – non aveva ben capito cosa, di sicuro carne – dovette ammettere che non era male. Ovviamente però non lo disse alla fidanzata.

“Beh, un po’ mi spiace per Oz, ma sono felice con te. Rimani in Croazia?”
“Penso di sì, o mamma Oz soffrirà troppo. Posso assaggiare il tuo?”
“No.”
“Non condividi il cibo con me?!”
“No.”

“Se ci sposeremo saremo in comunione dei beni, ti ricordo.”
“Me ne frego, quel che è nel mio piatto rimane sempre mio. Comunque sarà divertente, posso aiutarti con il trasloco? E a scegliere il posto? Hai già deciso?”

“Forse dovevo dirtelo a cose fatte… sì, certo, puoi venire con me a decidere.”

Sopratutto perché sperava che presto avrebbero vissuto insieme, ma Michael non lo disse ad alta voce, limitandosi a guardare la fidanzata sorridere allegra prima di rubargli un po’ di insalata di patate dal piatto.


*


Natalia dormiva, ma lui era già sveglio, gli occhi fissi sul soffitto della stanza mentre con la mano sinistra sfiorava distrattamente la testa della fidanzata appoggiata sulla sua spalla destra, accarezzandole i capelli con le dita. 
Quando Michael abbassò lo sguardo per osservarla sorrise appena, guardandola sfoggiare quell’espressione dolce e rilassata che era molto orgoglioso di essere l’unico a poter ammirare. 
I lunghi capelli ramati della ragazza erano sparsi sulla sua schiena e gli solleticavano leggermente il braccio destro, con cui le cingeva delicatamente la vita coperta dal copriletto. Natalia si mosse leggermente, schiudendo appena le labbra e facendo scivolare una mano sul suo petto, quasi a volerlo abbracciare inconsciamente a sua volta. 

Nel momento in cui la sua mano entrò in contatto con la sua pelle Michael si sentì pervadere da un’ondata di calore, quello stesso calore che a lui era stato estraneo per molti anni e che poteva essere dato solo dal contatto con qualcuno che ti amava. 
Ormai stavano insieme da quasi cinque anni, certo, ma ancora non ci aveva fatto del tutto l’abitudine.

Michael ripensò a quelle settimane ormai lontane a Durmstrang dove non si erano rivolti la parola e a quanto male fosse stato. Non sarebbe riuscito a stare senza di lei, così come non avrebbe mai potuto tornare a condurre una vita del tutto Babbana dopo aver scoperto la magia. 
Semplicemente, non voleva farne a meno… forse per la prima volta in vita sua Michael si ritrovava a voler essere egoista, a non voler perdere qualcosa a tutti i costi: ne aveva fatto a meno per molto tempo, non voleva più perdere la felicità che averla vicino gli procurava.

Ed erano stati quei pensieri a condurlo sulla sottile linea che l’aveva portato, circa un paio di settimane prima a sviluppare un’idea che con il passare dei giorni si era fatta sempre più concreta, convincendosi che fosse giusto ogni volta di più in cui guardava Natalia.

Michael continuò a guardare la fidanzata e a riflettere finché la luce non la svegliò, guardandola sospirare sommessamente senza aprire gli occhi e parlare a bassa voce senza staccarsi dal suo abbraccio:

“Che ore sono?”
“Quasi le nove. Lia…”

“Mh? Che c’è?”  Natalia si sollevò leggermente per lasciargli un bacio su una guancia e uno sulle labbra, sorridendogli con gli occhi castani ancora leggermente assonnati mentre la mano sinistra gli sfiorava il viso e la destra il petto. 
Michael non parlò per qualche istante, facendo vagare lentamente una mano dalla sua spalla alla schiena nuda mentre con l’altra le sistemava dietro l’orecchio i capelli che erano scesi a solleticargli il collo. 

Si prese qualche istante per far vagare lo sguardo sul suo viso e Natalia fece per chinarsi e baciarlo di nuovo, ma fu il fidanzato a sospirare e a bloccarla prendendola per le spalle, cercando di ignorare la sua espressione accigliata e ormai forse leggermente preoccupata. 

Come se non fosse già abbastanza difficile per lui concentrarsi quando l’aveva davanti con solo la biancheria addosso…

“Mich, che cosa c’è?”
La guardò aggrottare la fronte e scrutarlo con maggiore attenzione, il viso sopra al suo, e Michael si prese qualche altro istante prima di parlare e, lo sapeva, cambiare tutto. Dare una svolta a se stesso e anche alla sua vita, alla loro vita.


“… Sposami.”

Parlò a voce così bassa che per un attimo temette che lei non l’avesse sentito, o che avesse frainteso. Lo stesso pensiero che ebbe la ragazza, che si irrigidì e lo guardò con gli occhi spalancati, la gola secca, le labbra socchiuse, uno strano e confuso ronzio in testa.

“Prometto che farò il possibile per renderti felice come tu fai con me… Sposami, Natalia.”

Michael sollevò la mano buona, la sinistra, e le sfiorò i capelli rossi mentre Natalia sembrava riprendersi dallo shock e sorrideva, guardandolo con gli occhi luccicanti. 
Le guance le si imporporarono leggermente e per qualche istante non riuscì a far altro che annuire, prendendogli il viso tra le mani prima di parlare, la voce rotta dall’emozione e riuscendo a pronunciare solo una misera sillaba:

“Sì.”
Michael sorrise, sfiorandole i polsi con le mani mentre Natalia, dopo aver appoggiato la fronte sulla sua, lo baciava dolcemente quasi a voler suggellare quel patto.


*


Oz lo rimproverava bonariamente, accusandolo di essere “l’uomo più viziato del Continente”, e anche se Michael si difendeva indignato tutte le volte, doveva ammettere che il padrino non aveva poi tutti i torti.

All’inizio era stato quasi strano, non essendoci poi così abituato, ma di certo non si era mai tirato indietro di fronte alle premure che Natalia gli riservava, coccolandolo come non mai.

Quando, quella mattina, il mago si svegliò si trovò la fidanzata davanti, guardandola sorridergli dolcemente mentre gli sfiorava l’attaccatura dei capelli:

“Buongiorno. Come ti senti?”
“Sono stato meglio.” Michael sfoggiò l’espressione più addolorata che gli riuscì, potendo quasi sentire Oz ridere di lui. Non era mai stato tipo da lamentarsi e fare tragedie per un’influenza, o almeno prima di rendersi conto quando Natalia diventasse attenta e premurosa nei suoi confronti quando non stava bene. Le aveva dato le chiavi di casa e lei doveva essere arrivata poco prima, mentre dormiva.

“Posso fare qualcosa?”  Natalia lo guardò, leggermente preoccupata, e Michael annuì prima di biascicare qualcosa mentre chiudeva gli occhi e cercava di ignorare il mal di testa, desiderando solo di continuare a dormire:

“Resta qui.”

Natalia sorrise e annuì, mormorando che per sua fortuna era sabato e non doveva andare da nessuna parte mentre s’infilava sotto le coperte accanto a lui, abbracciandolo con delicatezza e guardandolo intenerita.

“Da quando sei così propenso alle coccole? Quando ti ho conosciuto non eri così.”
Natalia sorrise divertita mente gli accarezzava I capelli e Michael nascose il viso nell’incavo del suo collo prima di parlare:
“Da quando ti amo, credo.”


*


Avevano pensato a molte opzioni diverse sul dove sposarsi, e alla fine Natalia gli aveva fatto una proposta che non avrebbe mai potuto rifiutare: sposarsi in spiaggia, più precisamente nella spiaggia di Oz, uno dei posti che il ragazzo preferiva in assoluto.

“Sei bellissima Lia!” 

Elvira sorrise allegra mentre sistemava i capelli dell’amica, che sorrise e la ringraziò mentre suo padre si sistemava nervosamente il completo e Monika, accanto a lei insieme a Katja, teneva in braccio il piccolo Tòmas di un anno.

“Direi che siamo pronte… Monika, vieni all’altare con il bambino?”
“Meglio di no… Mamma, mi tieni il piccolo? Grazie. Ok, possiamo andare!”

Monika sorrise allegra dopo aver dato un bacio sulla fronte del figlio e averlo lasciato alla madre, che parve più che contenta di tenere il bambino e tornò a sedersi con il nipote in braccio.

“Ok… sono un po’ nervosa, ma direi che è ora.” Natalia sorrise mentre prendeva il padre sottobraccio, facendo cenno a Katja di precederla. Katja che le mandò un bacio e le strizzò l’occhio prima di voltarsi e iniziare a camminare sul lungo tappeto bianco che avevano disteso sulla sabbia dorata.

“Sei felice?”
Natalia alzò lo sguardo per rivolgersi al padre e annuì, sorridendo mentre gli stringeva il braccio:

“Sì táta… Grazie.”
“È un po’ difficile lasciar andare anche te, ma ormai siete grandi, è giusto così…”

“Elvira, attenta a non inciampare! Lo immagino. Ecco, tocca a noi.”

Natalia sorrise, emozionata, e rivolse un cenno al padre prima che Vladislav, dopo averle dato un bacio sulla testa, iniziasse a camminare sul tappeto con lei accanto.
Il sorriso di Natalia si allargò quando scorse Michael in piedi davanti ad un enorme arco ricoperto di fiori bianchi intrecciati. Vide Oz, che stava accanto allo sposo, dargli una gomitata e accennare nella sua direzione, facendo smettere il nipote di sistemarsi nervosamente la giacca del vestito.

Il ragazzo la guardò, poi sorrise e le strinse le mani quando l’ebbe di fronte, mormorando che fosse bellissima prima di darle un rapido bacio sulla guancia. 

A due metri di distanza Katja, alzando gli occhi al cielo, porse un fazzoletto ad una Elvira già commossa mentre Ivan, seduto in terza fila vicino a Novak, sorrideva trionfante:

“Te l’ho detto che Elvy avrebbe pianto prima dell’inizio, ora dovrai offrirmi una cena.”
“Shh!”



Un paio d’ore dopo Natalia, che circondava il collo di Michael con le braccia mentre ballavano nel grande salone della villa di Oz – che l’aveva offerta per il ricevimento – sorrise al ragazzo e gli sfiorò i capelli biondo fragola raccolti sulla nuca con le dita:

“I tuoi capelli sono più in ordine dei miei.”
“Come sempre tesoro. Ma nemmeno tu sei male, te lo concedo.”

“Grazie tante!” Natalia si sforzò di sembrare offesa ma finì col sorridere quando Michael, imitandola, le diede un bacio sulla mascella e uno sul collo.

“Grazie per aver accettato a sposarti qui, ci tenevo… e anche Oz, credo.”
“Lo stesso Oz che sta confabulando con Elvira, prevedo guai all’orizzonte…”

“Ci penseremo dopo, adesso voglio ballare con mia moglie.” Michael sorrise e la strinse più forte, stentando a credere che fosse reale. 
Era strano e avrebbe dovuto farci l’abitudine, ma era indescrivibilmente felice.


*


“Mich?”
“Sì amore?”
“Ti ricordi quando i miei genitori ci hanno detto di non organizzare la luna di miele perché sarebbe stato il loro regalo e ci avrebbero pensato loro?”
“Mh-Mh.”


Natalia comparve sulla soglia del salotto tenendo una lettera è un altro foglio in mano, la fronte leggermente aggrottata mentre il marito se ne stava stravaccato sul divano e giocava con Thor.

“Beh, ci hanno davvero pensato loro, ma non come avevo immaginato…”
“In che senso?”
“Beh, non è che ci abbiano organizzato il viaggio, ci hanno… ci hanno regalato un’isola in Polinesia.”


Per poco Michael non cadde dal divano, quel pomeriggio.


*


Dopo aver esitato ed essersi rifiutato per anni Michael aveva deciso, finalmente, di farsi visitare.
Era così nervoso da non aver detto nulla a Natalia, ma quella sera stessa l’aspettava seduto sul divano lo sguardo vuoto fisso sul caminetto acceso mentre teneva un bicchiere in mano. 

Era uscito dallo studio medico quasi in trance, trascinandosi fino a casa senza rendersene conto. Non sapeva nemmeno da quanto tempo fosse lì ad aspettarla, ma forse avrebbe preferito non vederla tornare affatto. 

Quando sentì la porta aprirsi Michael non si mosse, immobile mentre la voce stanca di Natalia giungeva alle sue orecchie dell’ingresso.

“Scusa amore, mia sorella non mi mollava più! Mich!”

Michael chiuse gli occhi mentre sentiva qualcosa incrinarsi dentro di lui, pensando a quanto male l’avrebbe fatta stare di lì a poco. Ma certo, quel pomeriggio era andata a trovare Monika, si era fatto fissare la visita quel pomeriggio apposta perché lei non ne sapesse nulla dopotutto. 
Era andata a trovare Monika e Tomàs. Lia adorava il nipotino, vedeva com’era felice quando Monika li andava a trovare e viceversa… Monika che, ora che ci pensava, aspettava un altro bambino, l’aveva comunicato alla famiglia quando erano tornati dalla luna di miele.

“Mich? Stai bene?” Sentì i passi della moglie avvicinarsi un attimo dopo Natalia sedette accanto a lui, guardandolo preoccupata:

“Amore?” Gli prese il bicchiere dalle mani e all’ora Mich aprì gli occhi, continuando ad evitare di guardarla e a fissare semplicemente il caminetto.

“Sai, mi sono sempre chiesto se avrei potuto avere figli, dopo il mio “incidente”. Per anni non ho avuto il coraggio di chiedere il parere di un medico, non avevo il coraggio di sentire la risposta.  Oggi però sono andato a farmi visitare, immagino fosse giusto saperlo ora che siamo sposati. Mi ha detto… Di non aspettarmi niente, perché ci vorrebbe un miracolo. Mi dispiace. Mi dispiace Lia.”

La sua voce si incrinò mentre Lia, accanto a lui, taceva. Non disse nulla per qualche istante, fissandolo assorta come se stesse elaborando ciò che aveva appena sentito mentre Mich scuoteva il capo e un singhiozzo mal trattenuto lo scuoteva:

“Non avrei dovuto chiederti di sposarmi, non posso neanche darti un figlio.”

La sua mano destra si chiuse da sola a pugno, tremando, e Mich trattenne a stento la voglia di alzarsi e fare a pezzi qualcosa, qualunque cosa, serrando la mascella quasi dolorosamente.
Stupido lui che si era illuso, e stupida lei ad aver acconsentito di passare la sua vita con lui, con una specie di rottame ambulante mal funzionante.

“Non dire così. Non sopporto quando parli così.”
“È la verità! Perché ti sei innamorata di uno come, si può sapere?! So che vuoi dei figli Natalia, e non sopporto l’idea di non potertene dare!”

“Certo che li vorrei, ma voglio stare con te, ok? La cosa che voglio più di ogni altra è che tu sia felice, Mich.”

Natalia gli si avvicinò ulteriormente e lo abbracciò, mormorando che non era così importante e che non era colpa sua. Era stato solo un bambino indifeso vittima di un tremendo incidente e che si era salvato per miracolo.
A volte, anche se li conosceva poco e capiva le loro motivazioni, Natalia odiava i genitori di Michael per averlo lasciato solo ad affrontare una situazione affatto facile e a crogiolarsi nella consapevolezza di essere rimasto orfano per anni quando così non era.

Michael la guardò mentre lei gli teneva una mano sul viso, accarezzandogli la pelle con il pollice. Gli diede un bacio su una guancia e gli chiese di non dire più quelle cose, facendolo annuire. 
Esitò, senza guardarla per qualche istante, ma alla fine Michael parlò con voce rotta:

“Potremmo sempre… adottare. Se per te va bene.”
“Certo che va bene. Tutto quello che vuoi amore.”
Natalia gli sorrise e Michael ricambiò appena, dicendosi di non meritarla affatto. Eppure, per qualche strano motivo, lei lo amava davvero.


*


Natalia stava in piedi vicino alla culla che avevano comprato due mesi prima e che era, finalmente, occupata da una bambina. 
Erano rimasti per circa sei mesi in lista d’attesa, ma poi la Baita li aveva chiamati dicendo loro che c’era una bambina di due mesi, trovata un mese prima sul portico di una chiesa, che aveva bisogno di una casa. 
Natalia si era catapultata da Michael sul posto di lavoro e lo aveva trascinato fino in Slovenia per vedere la bambina. E com’era prevedibile, era stato amore a prima vista.

La strega sorrise, lo sguardo adorante mentre faceva dondolare leggermente la culla per tenere tranquilla la piccola Dorothy. Sorrise anche quando Michael le si avvicinò, stringendola per la vita e depositandole un bacio sulla tempia, sulla guancia, sulla mascella e poi sul collo, chiedendole con un sorriso se fosse felice. 

“Da impazzire. Non mi sembra ancora vero.”

“Neanche a me, però è reale, è davvero qui. E ha i capelli rossicci, ce l’avranno data apposta perché sembrerà davvero figlia nostra?”
Natalia sorrise e annuì, voltandosi verso di lui per dargli un bacio. Michael aggrottò leggermente la fronte, guardandola con leggera preoccupazione:

“I tuoi genitori cosa ne pensano? Del fatto che i loro nipotini saranno dei Babbani, intendo.”
“Beh, forse non sarà facile, ma si abitueranno all’idea. Non sarà facile nemmeno per me, insomma… io non so niente del loro mondo, ma loro dovranno viverci. Andranno a scuola, lavoreranno…”
“Non preoccuparti, ci penso io. Sono cresciuto come un Babbano, ricordi? E so che l’amerai lo stesso.”

“Quasi quanto amo te.”


*


“Guarda Dotty, neve! È bella, vero? Anche alla mamma piace tanto.”

Natalia sorrise e diede un bacio alla figlia mentre, in piedi vicino alla finestra, la teneva in braccio.
Dorothy, che osservava quella strana cosa bianca con curiosità, allungò le manine per toccare il vetro e si agitò un poco, quasi volesse uscire per toccarla.

“Vuoi uscire? Va bene, ma fa freddo, prima dobbiamo coprirti per bene.”
Dieci minuti dopo Natalia uscì insieme ai cani e alla bambina, che sorrise ed emise un gridolino allegro quando la madre la mise sulla neve. 

Natalia rise quando Dorothy, battendo le minuscole mani coperte dai guantini che lei stessa le aveva cucito, iniziò a cercare di afferrare i piccoli fiocchi e a gattonare sulla neve mentre Thor si rotolava a poca distanza sul soffice manto innevato.

“Ma chi ha avuto il coraggio di abbandonarti, me lo spieghi? Il mio piccolo angioletto…”

Natalia sedette sulla neve e prese delicatamente la bambina per darle un bacio e accarezzarle la testa coperta da berrettino che lasciava visibile solo qualche ciuffo di capelli rossicci e i vivaci occhi azzurri della bimba.  Thor si avvicinò alla padrona per darle qualche leccatina sulla mano e Dorothy, sorridendo, allungò le mani per toccare il morbido pelo dell’Husky.


“Vi divertite così tanto senza di me? Potrei anche offendermi.”

Natalia si voltò e sorrise quando vide Michael avvicinarsi, stringendosi nelle spalle:

“Dotty voleva vedere la neve. Guarda Dotty, c’è papà.”

La bimba alzò lo sguardo e sorrise al padre, chiamandolo con dei mugolii indefiniti e sorridendo quando Michael la prese in braccio per darle qualche bacio sul viso.

“Ciao principessa… ti piace la neve?”
“Certo che le piace, guarda com’è contenta!”
“È contenta perché ha visto me!”
“Vanesio.”


*


Dorothy aveva circa due anni quando Michael e Natalia decisero di volere un altro bambino. Ci volle del tempo, ma alla fine, in una piovosa giornata di Novembre, un altro trovatello si unì alla loro famiglia.

Oz teneva Dorothy in braccio, seduto sul divano mentre le leggeva una storia, quando sentì la porta aprirsi. Gli avevano chiesto di tenere la bambina mentre andavano a prendere il piccolo in Slovenia e il mago si alzò con un sorriso, accarezzando la testa della nipotina:

“Sei pronta a vedere il tuo fratellino, tesoro?”
“Tì nonno!”

Dorothy annuì allegra e sorrise quando vide la madre entrare nella stanza tenendo qualcosa tra le braccia. 
“Papino!”  Oz mise sul pavimento la bambina, permettendole di trotterellare da Michael per farsi prendere in braccio dal padre:

“Ciao tornado. Ecco, guarda… lui è Dominik. Mamma, falle vedere Dom Jr.”
La bambina si sporse curiosa per osservare il minuscolo fratellino, che aveva il ciuccio in bocca e la guardò con gli occhi azzurri vacui di chi si è appena svegliato, le minuscole dita strette intorno all’indice di Lia, che sorrise alla figlia:

“Sei contenta che sia arrivato?”
“Tì! Lo a potato la ciccogna?”
“Diciamo di sí.”

Michael sorrise, la prese in braccio e le diede un bacio sulla fronte, accarezzandole i capelli mentre Oz, avvicinandosi, asseriva che con un altro Dom in famiglia avrebbero potuto benissimo decretare che la fine del mondo era vicina.


*


“Mich? Dov’è Dominik?”
Natalia, che aveva appena portato Dorothy a fare il bagno e che ora la stava avvolgendo in un asciugamano, si rivolse al marito con un sopracciglio inarcato e guardò Michael steso sulla sdraio accanto alla sua, all’ombra e impegnato a sonnecchiare.

“Qui.”
“Qui dove?!”
“Era qui un attimo fa.”
“Mich, se hai perso il bambino io ti eviscero, hai capito?”

Natalia, dopo aver raccomandato alla figlia di non allontanarsi, si alzò e iniziò ad ispezionare nei paraggi per cercare il figlioletto, che alla sua prima volta in spiaggia era molto emozionato e non aveva fatto altro che gattonare meravigliato sulla sabbia da quando erano arrivati.

“Dom?! Dom, dove sei, la mamma si preoccupa… Dom! Cosa fai lì?!”

Natalia sospirò e si mise le mani sui fianchi quando vide il bambino – con solo una bandana a coprirgli la testa e il pannolino addosso – seduto sulla sabbia e circondato da infradito mentre sorrideva soddisfatto.

Dominik parve rallegrarsi quando la vide e Natalia, sospirando, lo raggiunse e si inginocchiò, esaminando le ciabatte:

“Hai rubato le ciabatte di mamma e papà, ma raro, ecco perché non le trovavo… aspetta, ma queste di chi sono?!”

Natalia sollevò un’infradito rossa e una verde e guardò il bambino ridere con tanto d’occhi, sospirando e alzando gli occhi al cielo subito dopo:

“Fantastico, ore dovrò restituirle a chissà chi… tu devi stare con la mamma o con papà all’ombra, hai capito signorino? Mich, congratulazioni, abbiamo un figlio cleptomane!”


*


“Sono sempre stanca, è odioso…”
“Lo immagino.” Natalia abbozzò un sorriso mentre guardava sua sorella seduta su una poltrona e i loro figli, intanto, giocavano sul tappeto – fatta eccezione per Dominik, che stava facendo il sonnellino nella culla –. 

“Sono molto felice, non fraintendermi, anche se averne un terzo sarà dura… voi pensate di averne altri?”
“Non saprei, fosse per me di sicuro, ma è… complicato adottare.”

“Credimi, è complicato anche tenere un altro essere umano nel tuo corpo per nove mesi, non vedo l’ora che nasca…”
Monika sospirò stancamente e Natalia, sorridendo a fatica, parlò a bassa voce:

“Dev’essere un’esperienza meravigliosa.”
“A parte il parto… lascia stare, del resto tu non l’hai mai provato.”


Monika si rese conto degli effetti di ciò che aveva detto quando Natalia, scura in volto, si alzò un attimo dopo e mormorò di dover andare in bagno.

“Lia… Lia scusa, sai che ho una boccaccia tremenda! Dannazione, non riesco neanche ad alzarmi da sola!”
“Che cos’ha mammina?!”

Dorothy, allarmata, spostò lo sguardo dalla zia al punto in cui la madre era sparita e Monika, scuotendo il capo, le sorrise:

“Niente tesoro, stavamo solo parlando del tuo nuovo cuginetto e mamma è andata in bagno.” 
“… Ok… Ma zia, perché il mio cuginetto è nella tua pancia?!”

Dorothy si avvicinò alla zia – lasciando la bambola sul tappeto – con la fronte aggrottata e appoggiò le mani sul pancione di Monika, che esitò prima di parlare:

“In che senso?”
“Dom non era nella pancia di mami, e neanche io. Mi ha portata la cicogna!”
“Beh, perché… la cicogna non riesce a portare tutti i bambini del mondo tesoro, così a volte le mamme fanno il lavoro per lei.”

Monika sorrise e accarezzò i capelli della bambina, che arricciò il naso pensierosa prima di annuire:

“Ho capito, penso.”
“Brava bambina. Speriamo che il nuovo cuginetto sia una cuginetta questa volta, vero?”
“Sì, lo dice anche Nonna Petra!”


*


“Signora, non credo che abbia niente che non vada.”
“È sicura?! Le giuro che mi sento strana da diversi giorni… forse sono solo stanca.”

Natalia guardò la dottoressa rivolgerle un’occhiata incerta prima di parlare, la fronte aggrottata:

“Ha preso in considerazione la possibilità di essere incinta?”
“… No. Io e mio marito non possiamo avere figli. O meglio, ci hanno detto che sarebbe molto poco probabile.”
“Per problemi suoi o di suo marito?”
“Di mio marito.”

“Beh, fossi in lei mi farei controllare da chi di dovere. Non si sa mai, dopotutto.”


*


Quando Michael tornò a casa dal lavoro, quella sera, aprì la porta e venne immediatamente travolto dall’abbraccio di Natalia, che gli gettò le braccia al collo, in lacrime.

“Lia, va tutto bene? Che cosa c’è?”

Il mago, confuso, chiuse la porta mentre la moglie cercava a fatica di parlare, scossa dalle lacrime.

“I bambini stanno bene?”
“S-sì. Sono io, sono… sono incinta.”


“… Eh?”
“Aspettiamo un bambino!”
“… È mio?”
“CERTO IDIOTA, DI CHI VUOI CHE SIA?! Sono così felice Mich…”

Natalia lo strinse più forte e appoggiò la testa sul suo petto mentre Michael, ancora scosso, la stringeva di riflesso e cercava di elaborare quanto appena sentito mentre fissava un punto indefinito davanti a sè sentendosi la gola secca e uno strano ronzio in testa.

Era stato difficile, per entrambi, ma aveva fatto di tutto per chiudere quella porta anni prima, quando appena sposati gli avevano dato quella tremenda notizia. Adorava Dorothy e Dominik e si era concentrato il più possibile su di loro di quando li avevano adottati, cercando di dimenticare della sua impossibilità di dare un figlio a Natalia.


“Ciao papino!”
Dorothy spuntò nell’ingresso sorridendo allegra e corse incontro al padre prima di abbracciargli le gambe, asserendo di voler partecipare anche lei all’abbraccio.

“Mami, cos’hai?” La bambina spalancò gli occhi e guardò la madre con aria preoccupata, ma Natalia scosse il capo e le sorrise, sfiorandole al contempo i capelli:
“Niente amore, mamma è solo tanto felice.”


*


“Mammina?”
“Dimmi amore mio.”
“Perché la mia sorellina è nella tua pancia? Dom non era lì!”

Dorothy appoggiò le manine sul ventre della madre, guardandola con gli occhi sgranati, e Lia esitò prima di annuire e sollevarla, facendola sedere sulle sue ginocchia:

“Beh, perché… amore, i bambini possono arrivare in una famiglia in modi diversi. A volte stanno nella pancia della mamma, altre trovano la loro famiglia perché non hanno un posto dove andare, e le mamme e i papà li accolgono. Come Dom.”
“Anche io sono arrivata così?”
“Sì tesoro, ma non cambia niente, ok? Voglio bene a te e a Dom come ne vorrò alla tua sorellina. Anche papà è arrivato da piccolo dal nonno, sai?”
“Ok…” 

Dorothy annuì e poi le allacciò le braccia intorno al collo. Natalia le accarezzò i capelli rossicci e le diede un bacio, assicurandole che anche se non l’aveva tenuta nella sua pancia l’amava tantissimo comunque.


*


“Porto i bambini da tua madre, così potrai riposarti un po’.”
“Mich, so gestire i miei figli, non serve.”
“Petra dice sempre che vorrebbe vederli più spesso, l’accontento! E poi non voglio che ti stressi, ok?”

Mich si avvicinò al divano dove Lia stava leggendo un libro, comodamente distesa con tanto di copertina, e si chinò leggermente per sorriderle e darle un bacio mentre le sfiorava il viso con le dita.

“Tranquillo, ci pensa Packy a me, vero Pac?”
“Certo Signora Natalia… Boss non si deve preoccupare per lei, c’è Packy!”

“Mi fido molto più di lui che di te… Grazie Pac. Ci vediamo stasera.”  
“Ciao.” Natalia gli sorrise e Michael si alzò per raggiungere i figli – che stavano discutendo perché Dom non voleva mettere il berretto mentre la sorella cercava di infilarglielo – nell’ingresso dopo aver dato una leggera pacca sulla spalla all’Elfo, che si rivolse immediatamente a Natalia con fare apprensivo:

“Le serve qualcosa?”
“No Packy, sto bene, non ti preoccupare… anzi dovresti riposare anche tu, sai?”
“Boss e il Signor Oz hanno raccomandato a Packy di prendersi cura di lei e Packy lo farà, la Signora aspetta un bambino e deve fare attenzione.”

“Ci mancava solo questa, come se non fossero già tutti iper in ansia…”

Natalia alzò gli occhi al cielo mentre si sfiorava il ventre, pensando a quanto fossero diventati ansiosi e apprensivi Michael, Oz, i suoi genitori, sua sorella, i genitori di Michael e anche i suoi amici da quando aveva scoperto di aspettare un figlio, quasi avesse ingoiato una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Era solo una gravidanza, dopotutto… e Natalia l’aveva sognata per così tanto tempo da essere più che decisa a non lasciarsela rovinare da niente e nessuno.


*


Michael sorrise alla minuscola bambina che teneva in braccio, reggendola solo con il braccio sinistro come aveva imparato a fare quando Dorothy era arrivata nella sua vita: temendo di far cadere la bambina a causa dei problemi del suo braccio destro aveva imparato ad arrangiarsi usando il sinistro. Riusciva persino a cambiare pannolini usando solo una mano, impresa compiuta dopo aver scommesso con Lia che non ci sarebbe riuscito.


Non era la prima figlia per lui e per Natalia, ma era la prima con cui condivideva parte di DNA, la prima davvero “sua”. Amava tantissimo Dorothy e Dominik, ma era una sensazione inimmaginabile tenere in braccio la sua bambina.

“Sei proprio bella, sai Lucie? Come la mamma…”  Michael sorrise e le diede un bacio sulla fronte mentre Dorothy e Dominik si affacciavano nella stanza con aria speranzosa:

“Possiamo vedere mami?”
“No tesoro, dopo, adesso sta dormendo… volete vedere Lucie?”

Dominik sbuffò debolmente e non aprì bocca, scuro in volto, ma Dorothy prese per mano il fratellino e lo condusse dal padre, sorridendo quando vide la sorellina:

“Com’è piccola!”
“Già… ed è molto fragile, quindi bisognerà fare attenzione, ok? Signorino, cos’è quella faccia?”
“Niente.”
“Pensa che adesso tu e la mamma non gli vorrete più bene come prima.”

“Dom, ne abbiamo già parlato tante volte, io e la mamma adoriamo te e Dotty, e non vorremo più bene a Lucie che a voi, intesi? Fidati, sei sempre il piccolo principe di casa.”
Michael arruffò i capelli biondi del bambino, che parve rincuorarsi leggermente e annuì, abbozzando un piccolo sorriso:

“Ok. Quando mamma si sveglia posso vederla?”
“Certo.”


*


“Diodora, posso tenerla?!”
“No, mettiti in fila. Ciao piccolo angioletto, come sei bella… dici che mi somiglia?”

La donna sorrise alla nipotina, che seduta sulle sue ginocchia la guardava a sua volta con curiosità tenendo il ciuccio stretto in bocca, prima di voltarsi verso il marito, che aggrottò la fronte e le suggerì che era troppo presto per dirlo prima che Oz li raggiungesse tenendo Dorothy e Dominik sulle spalle e a testa in giù, reggendoli con un braccio ciascuno:

“Speriamo non di carattere, vero Jun? Bene, ora che ho preso questi due bambini vado ad appenderli sul tetto per lasciarli in pasto agli avvoltoi, scusatemi…”

Il mago si avviò con nonchalance verso le scale, ignorando le risate di Dorothy mentre Dominik invece si agitava come un matto:

“MAMMAAAA, NONNO OZ MI STA RAPENDO!”
“Oddio, che tragedia…”

“Oz, cerca di non fare il bambino anche tu e preoccupati che i miei nipotini non si facciano male, piuttosto.”
“I nostri nipotini, cara.”

“Ciao nonna!”  Dorothy sorrise allegra alla donna, agitando una mano nella sua direzione, e la strega sorrise prima di ricambiare, mandandole un bacio.

“Jun, secondo te in una famiglia così questi bambini verranno su normali?”
“Con due nonni che sono legalmente morti e vivono con false identità e altro mezzo fuori di testa? C’è ben poco di normale in questa famiglia, cara…”


*


Dorothy Elvira Natalia, Image and video hosting by TinyPic Dominik Oz, Image and video hosting by TinyPic Lucie Monika Image and video hosting by TinyPic e Damjan Michael HoaxImage and video hosting by TinyPic



“… Lia, ma come lo hai conciato?”
“Non voglio che prenda freddo! E poi guardarlo, non è un amore? È carinissimo!”

Natalia sorrise e scoccò un’occhiata adorante a Damjan, l’ultimo arrivato in famiglia, che seduto sul divano sfoggiava un vistoso berretto di lana con il pompon abbinato alla tutina grigia.
Michael alzò gli occhi al cielo mentre Dominik, tirando i pantaloni della madre, le rivolgeva un’occhiata implorante:

“Anche io sono carino, mamma?”
“Amore, tu sei il più carino di tutti, intesi? Vieni a darmi un bacio.”  Natalia prese Dom in braccio e gli diede un bacio sulla guancia prima di accarezzargli i capelli chiari con la mano mentre il figlio la lasciava placidamente fare, la testa appoggiata sulla sua spalla con gli occhi chiusi.

“Principesse, cosa avete fatto oggi?”
“Ti o’ fatto un disegno papi.”  Lucie porse al padre un foglio e Michael, sorridendo intenerito di fronte alla sua dolcissima vocetta, osservò il disegno che ritraeva la loro ormai affollata famiglia, che oltre a lui, la moglie e i quattro figli comprendeva anche Packy e i loro cani.

“Io ho imparato a contare fino a 100 in croato, e anche in tedesco!”
“Siete fortunati piccoli, verrete su parlando come minimo tre lingue… Brava tesoro.”  Dorothy sorrise soddisfatta prima di girare sui tacchi e avvicinarsi a Damjan, che da quando era nato era diventato il suo bambolotto preferito. 
Michael invece prese Lucie in braccio e andò a sedersi con un sospiro di sollievo, lasciando che la bambina giocherellasse con la sua sciarpa viola che continuava a mettere anche dopo anni. 

Anche se gli piaceva moltissimo il suo lavoro – era bello sapere di poter fare qualcosa di utile per tutte le persone che avevano, come lui, degli arti mancanti lavorando sulla ricerca per le protesi – a volte tornare a casa dalla sua famiglia era un sollievo indescrivibile. 
Diede un bacio alla bambina, che gli sorrise e chiese se l’indomani sarebbe rimasto a casa con loro.

“Sì piccola, domani è sabato. Sei contenta di stare con papà?”
“Sì.” Lucie sorrise, gli occhi chiari ereditati da lui luccicanti, e lo abbracciò con le sue braccine, nascondendo il viso sulla sciarpa del padre. 

“Anche io sono contento… Lia, hai finito di coccolare Dom Jr? Anche Dom Senior necessita di un abbraccio.”
“Sia mai che tu ti faccia mancare delle coccole… non preoccuparti, io riempio di abbracci tutti i miei ragazzi.”
Natalia sedette accanto a lui, gli diede un bacio sulla guancia e gli sorrise prima di appoggiare la testa sulla sua spalla. 

“Di abbracci e di cose di lana fatte a mano… ci hai preso l’abitudine, ormai.”
“Infondo è divertente, sto facendo set coordinati di sciarpe, guanti e berretti per i bambini, ad ognuno un colore diverso. Vuoi una sciarpa nuova anche tu?”

“… No, questa va benissimo. Rimane il regalo più bello che mi abbiano mai fatto. Ah, insieme ai vostri disegni bambini, è ovvio!”
“Ah ecco!”
“Papino, ci leggi le Fiabe di Beda il Bardo?!”
“Io voglio Biancaneve però!”

“Forse stare qui non è poi così rilassante in confronto al lavoro, infondo…”








………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Suppongo che la leggerete domattina vista l’ora, quindi buongiorno!
Spero che abbiate passato bene il Natale, intanto ho finalmente pubblicato la prima OS, tutta per quella che, credo, è stata la coppia che avete complessivamente amato di più.
Ci sono diverse altre cose che dovrei dire e approfondire su di loro, come sui genitori di Dom, ma la OS è già davvero lunga, così ho deciso di tagliare, sicuramente in futuro arriverà altro su di loro.
Non ho idea su chi scrivere per la prossima, forse i Jolie… mah, si vedrà, di sicuro arriverà entro l’anno nuovo!
A presto, 
Signorina Granger 




   
 
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