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Autore: Najara    28/12/2018    5 recensioni
Kara corse e finalmente piombò in stazione. I marciapiedi erano vuoti, nemmeno uno studente, nemmeno un professore… ma, più grave ancora, il binario era vuoto: aveva appena perso l’ultimo espresso per Londra.
“Oh, per Merlino… Alex mi ucciderà!”
Storia SuperCorp scritta per l'iniziativa “Santa is coming to femslash tonight" indetta dal gruppo LongLiveToTheFemslash.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Natale ad Hogwarts

 

Kara correva, non avrebbe dovuto fermarsi a Hogsmeade! Strinse le braccia attorno ai suoi pacchetti cercando di aumentare la velocità senza perdere il prezioso carico. In realtà non avrebbe dovuto ridursi all’ultimo giorno per comprare i regali di Natale.

Cercò di guardare oltre i pacchi che stringeva e intravide la stazione davanti a lei: c’era quasi. Le guance rosse e il fiato corto continuò a correre quando un sibilo potente le fece fare una smorfia. Corse ancora e finalmente piombò in stazione. I marciapiedi erano vuoti, nemmeno uno studente, nemmeno un professore… ma, più grave ancora, il binario era vuoto: aveva appena perso l’ultimo espresso per Londra.

“Oh, per Merlino… Alex mi ucciderà!”

Posò i suoi pacchetti su di una panchina e vi si accasciò accanto. Il respiro le si condensava in volute bianche, appannandole gli occhiali, mentre lei cercava di riprendere fiato e al contempo riflettere.

Quella era la sua ultima possibilità di arrivare a casa per Natale, di certo non poteva volare, si era presa una settimana di punizione e una bella maledizione repulso verso tutte le scope proprio perché aveva volato troppo!

“Kara?” Si tirò a sedere cercando di apparire un po’ meno un disastro davanti all’elegante serpeverde. “Ti ho vista correre… hai perso il treno?”

“Sì.” Ammise. Lena Luthor, la prima della sua famiglia ad accedere a Hogwarts la guardò perplessa.

“Credevo che rimanessi qua per Natale, la maggior parte degli studenti sono partiti la settimana scorsa.”

Kara arrossì un poco.

“Era in punizione.” Spiegò, distogliendo un po’ lo sguardo.

“Oh.” Disse lei e sorrise. “Non sarà stato per un certo volo notturno tra le torri del castello?”

“Lo hai saputo?” Chiese allora lei vergognandosi ancora di più.

“Tutta la scuola lo ha saputo! Nessuno è mai riuscito a battere il record di Clark Kent e tu lo hai fatto di notte!”

Il tono ammirato di Lena le fece dimenticare per un attimo i suoi problemi.

“Non è stato così difficile, mi piace volare.” Spiegò.

“Allora torna a casa su di una scopa.” Lena si sedette accanto a lei sulla panchina. Kara le lanciò un’occhiata ammirando la strega più capace del suo anno, anzi probabilmente di sempre.

“Ehm… Il preside J’onz mi ha imposto una piccola maledizione come extra al rimanere a Hogwarts una settimana in più.”

“Una maledizione?” Gli occhi della giovane si sgranarono stupiti.

“Sì… beh, se mi avvicino ad una scopa questa scappa via.” Kara arrossì mentre vedeva Lena cercare con scarso risultato di nascondere un sorriso divertito. “Puoi ridere, sai? Fa ridere tutti.”

“Mi dispiace, ma sì, è divertente…” Ammise Lena sorridendo un po’ più apertamente.

Kara annuì, stringendosi nelle spalle, se l’era meritato. Il preside era furioso, con quella corsa notturna poteva rompersi l’osso del collo, un osso che neanche Eliza poteva rimettere al suo posto con uno svolazzo di bacchetta.

“Dovrò rimanere qua per Natale.” Si lamentò lei ad alta voce.

“Già.” Mormorò Lena e Kara si rese conto dell’insensibilità che stava mostrando.

“Oh…” Disse. “Non volevo…”

Lena si strinse nelle spalle.

“Non è così male avere il castello quasi tutto per me. Nessuno che bisbiglia nel vedermi arrivare, nessuno che sbandiera i giornali babbani con le immagini di mia madre e mio fratello in manette, nessuno che mi chiede se ho già prenotato la mia cella ad Azkaban…” Sorrise, ma questa volta non c’era vero divertimento nei suoi occhi.

“Mi dispiace che siano così cattivi con te, non te lo meriti.”

“Non importa.” Era chiaro che invece importava. Lena ruotò lo sguardo verso i suoi pacchetti.

“Se ti serve un gufo il mio sarà felice di aiutare.”

Kara sospirò.

“Avrei voluto consegnare i regali di persona.” Confessò. “Conosci Alex, non è vero? È prefetto dei Grifondoro, era arrabbiatissima con me per quel volo tra le torri, volevo addolcirla un po’…”

Lena corrugò la fronte, preda di un pensiero.

“Vuoi davvero tornare a casa?” Chiese poi, gli occhi che brillavano.

“Sì!” Esclamò lei.

“Ok, potrei avere un’idea.”

Kara afferrò i pacchetti, quasi soffocandosi nella sua sciarpa gialla e nera, mentre scattava in piedi.

“Qualsiasi cosa!” Esclamò.

Lena rise, poi si alzò, estrasse la bacchetta e mormorò un incantesimo, i pacchetti si misero ordinatamente a veleggiare accanto a loro, pronti a seguirle.

“Avrei dovuto pensarci prima.” Si rese conto Kara con una smorfia, Lena sorrise, poi la guardò.

“Potremmo metterci nei guai.” Le fece presente.

“Più guai di così io non posso averne.” Le fece notare. “Non posso neppure più vedere una scopa!”

Lena rise nel vedere la sua aria disperata. “Ma tu? Non voglio che…”

“Non ci prenderanno e, se lo faranno, sarà diverso essere davvero colpevole di un’accusa, per una volta.” Le fece l’occhiolino e le indicò il castello con un cenno della testa. “Andiamo?” Chiese e Kara annuì.

Mentre camminavano iniziò a nevicare, il paesaggio bianco divenne ancora più bianco.

Lena estrasse la bacchetta dalla giacca ed eseguì un semplice incantesimo proteggendo le loro teste e i pacchetti dai fiocchi.

“Meglio non aggiungere un’infreddatura alle tue sventure.” Sorrise e Kara dovette arrossire. Essere lì con lei non era poi una grande sventura… dopo tutto aveva una cotta per la famigerata Lena Luthor fin dalla prima volta che l’aveva vista, a undici anni, sull’espresso per Hogwarts.

 

“Qua andrà bene.” Lena l’aveva guidata fino alla biblioteca, deserta come quasi ogni altra area del castello, e ora con un altro colpo di bacchetta fece posare i pacchetti su di un tavolo al quale si sedette. Kara la imitò sedendosi accanto a lei.

“Ci sono molti modi per andarsene da Hogwarts. Prima di tutto i modi aerei: le scope.” Si interruppe con una faccia desolata, mentre Kara faceva una smorfia. “E ogni altra creatura volante.”

“Ok, mi sembra il momento giusto per dirti che la mia maledizione blocca ogni mio tentativo di volo…”

“Lo immaginavo, il preside J’onz non è uno sciocco e tutta la scuola conosce il tuo amore per i thestral.”

Kara si ritrovò ad arrossire, per quella bravata con i thestral al suo secondo anno, aveva passato tre giorni in infermeria sorvegliata da Eliza e aveva fatto perdere 50 punti alla sua casa… ma ne era valsa la pena!

“Quindi, escludendo questi modi non ci rimangono che altre tre opzioni: la smaterializzazione, viaggiare con un camino e una passaporta.” Concluse Lena. Kara non riusciva proprio a capire perché la giovane fosse così sicura di sé tutte e tre le opzioni che rimanevano loro erano impraticabili.

“Impareremo a smaterializzarci sono nel secondo semestre quindi opzione da escludersi.”

“Stai per dirmi che nella sala comune Serpeverde avete un camino non bloccato o una passaporta per Londra?” Chiese speranzosa.

“No.” Dichiarò però Lena. “Sarebbe una grave infrazione alle norme della scuola.”

“Giusto…” Kara si guardò attorno, mentre Lena le si avvicina con aria da cospiratrice.

“Ma si da il caso che il camino nell’ufficio del preside è libero da questo divieto.”

“Oh.” Si ritrovò a dire lei, sgranando un poco gli occhi. “Ma l’ufficio del preside J’onz è…”

“Lo so: magia impenetrabile, scudi difensivi di livello fattucchiera 7, trappole anti-contraffattura e chissà cos’altro, non sarà facile, ma con un po’ di fortuna potremmo…”

“Io so la parola d’ordine.” Ammise Kara e Lena la guardò confusa.

“Sai la parola d’ordine dell’ufficio del preside?” Kara si portò la mano agli occhiali sistemandoli in imbarazzo.

“Il fatto è che mi mandano davvero mooolto spesso dal preside.” Ammise.

“Wow…” Lena rise. “Sono anni che voglio entrare lì dentro!”

“Davvero? Potevi chiedermelo.” Le disse con assoluta naturalezza.

Lena scosse la testa divertita.

“Come potevo sapere che conoscevi la parola d’ordine?” Le domandò. “E poi non è che parliamo molto, noi due, non dopo che il Cappello Parlante ci ha smistate.”

Kara ripensò a quel primo viaggio in treno, anni prima, aveva trovato Lena in un vagone, da sola, ed era rimasta con lei per tutto il percorso, la ragazza le aveva anche comprato una montagna di gelatine tutti i gusti più uno e tante cioccorane.

È stato divertente sul treno, non è vero?” Le chiese Kara e Lena annuì, anche lei doveva aver seguito lo stesso filo di pensieri.

“Forza, andiamo a trovarti un passaggio per casa.” Lena si alzò con decisione e si ritrovò la bibliotecaria davanti.

“Cosa state confabulando voi due?” Chiese miss Grant. “Una serpeverde e una tassorosso non passano il loro tempo a chiacchierare in biblioteca se non per…”

Erbologia.” Disse con sicurezza Lena. “Kara mi sta aiutando con erbologia.”

Le diede una gomitata e Kara annuì con decisione mentre si artigliava gli occhiali agitata.

“Un… ehm… una…”

“Sì, bene, ora andiamo.” Lena la spinse verso l’uscita.

“Non così in fretta, signorine!” Con un dito puntò i numerosi pacchetti di Kara. “Avete introdotto cibo nella biblioteca toglierò…”

“Aspetti! Miss Grant, la prego, ho fatto perdere troppi punti ai Tassorosso, non fossi così brava a giocare a quidditch…” Fece una smorfia eloquente, far arrabbiare i tassorosso era difficile, ma Kara era davvero una combina guai riconosciuta. “Può assegnarci una punizione? Una qualsiasi invece che toglierci dei punti?”

Lena le lanciò un’occhiataccia, ma Kara fece il suo sorriso migliore sperando di intenerire Cat Grant.

Mmm…” Mormorò la donna. “Si da il caso che domani è Natale e io voglio rilassarmi prima di dover sopportare il pranzo con mia madre, quindi… la vostra punizione sarà la decorazione delle scale e delle stanze non ancora addobbate, quelle delle quali avrei dovuto occuparmi io.”

“Va bene.” Acconsentì Lena, estraendo la bacchetta.

“Senza magia.” La riprese però secca la donna.

“Aspetti non…” Iniziò a protestare la Luthor.

“Ok, grazie, miss Grant.” Kara prese il braccio di Lena e la trascinò via, lanciando un rapido incantesimo di levitazione ai suoi pacchetti.

“Kara! Hai idea di cosa significa decorare il castello? Senza magia?”

“In realtà sì… l’anno scorso ho dovuto farlo, per Halloween.” Lena si ritrovò a fissare la ragazza di nuovo sorpresa.

“C’è una sola punizione che non hai preso?”

“Non so come faccio, ma mi metto sempre nei guai, una volta voglio aiutare gli elfi domestici, l’altra volta tento di liberare i thestral, oppure accetto di portare una lettera ad una sirena del lago… insomma, finisce sempre con qualche professore che mi trova e mi fa notare che nuotare nel lago è pericoloso e proibito, andare alla ricerca di un unicorno è vietato e rischioso, dare una mano in cucina… beh, quella volta avevano ragione, ho bruciato quindici torte…” Kara si strinse nelle spalle, mentre Lena rideva.

“E io che ad Hogwarts sto solo studiando.”

Kara la guardò di sottecchi, amava vederla ridere, non era qualcosa che succedeva spesso… non che lei la spiasse per i corridoi!

“Il castello è enorme, come lo decoriamo senza magia entro oggi?” Chiese Lena. “Ti ricordo che abbiamo una missione da compiere e il preside non starà via per sempre.”

“Semplice, chiediamo aiuto.”

“Aiuto?” Lena la fissò perplessa.

“Certo. Vieni.”

Percorsero le scale facendo attenzione a come si muovevano fino a raggiungere la voliera.

“I gufi?” Lena guardò Kara perplessa. Il suo grande gufo imperiale le si appollaiò accanto e lei alzò la mano accarezzandogli la testa. Krypto, un gufo di taglia normale, volò direttamente in braccio a Kara, schiacciando la testa contro la sua mano alla ricerca di coccole.

“Il tuo gufo sembra un gatto.” Fece notare Lena.

“Lo so, è tanto carino.” Dopo avergli arruffato un po’ le penne lo sollevò davanti alla sua testa fissandolo negli occhi. “Non è che ti andrebbe di darmi di nuovo una mano con le decorazioni?”

“Aspetta, i gufi sono intelligenti, ma…” Lena si interruppe quando Kypto si lanciò in volo attirando con sé tutti i gufi rimasti nella voliera. “Mi stai dicendo che parli con gli animali?”

Kara si strinse nelle spalle.

“Credo di stargli simpatica.” Le sorrise soddisfatta. “Ora andiamo a prendere le ghirlande e le palline!”

Due ore dopo le stanze del castello che erano ancora spoglie e le scale erano decorate di ghirlande, palline, agrifogli e alberelli di Natale.

“Credo di ricordare a quale Halloween ti riferisci.” Le disse Lena osservando le decorazioni una più sbilenca dell’altra.

“Ehi! Hanno fatto del loro meglio!” La sgridò Kara, poi si guardò attorno rapidamente, infilò la mano in tasca e mormorò un rapido incantesimo. Gli alberi si raddrizzarono, le ghirlande ripresero la loro forma originale, le decorazioni si spostarono rapidamente creando un effetto più omogeneo e regolare e gli agrifogli tornarono a possedere delle bacche rosse.

“Così è barare.” Le bisbigliò Lena. “Se miss Grant lo scopre…”

“Non lo scoprirà, starà mangiando a quest’ora.” Nel pensare al pranzo il suo stomaco brontolò.

“Speriamo tu abbia ragione.” Lena si guardò attorno ancora una volta poi indicò le scale. “Andiamo nell’ufficio del preside?”

“Ho sentito gli elfi parlare di pasticcio di carne, patate arrosto, sufflè di zucca, involtini di…”

“Ok, ok. Andiamo a mangiare, al ritorno a casa pensiamo dopo.” Acconsentì Lena.

“Perfetto!”

Mentre camminavano Kara agitava la bacchetta sistemando gli addobbi che incontrava. La trasformazione era letteralmente magica: ora il castello era uno splendore di luci e colori.

La Sala Grande non era stata decorata da loro, gli imponenti alberi nei loro vasi magici erano ricoperti di candele e brillavano mentre la neve, delicata, cadeva su di loro dal soffitto.

I cammini erano tutti accesi e il contrasto era sorprendente.

“Mi piace quando nevica.” Mormorò Lena alzando la testa verso il soffitto e le grandi finestre.

“Sì?” Chiese Kara che invece stava riflettendo sul tavolo in cui avrebbero dovuto sedersi: quello Serpeverde o il Tassorosso?

“Sì, tutto appare smorzato e calmo.”

“A me piace fare le battaglie di neve e costruire pupazzi.” Lena si voltò a guardarla e poi le sorrise. I suoi occhi che per un istante erano stati tristi, si addolcirono.

“Avrei dovuto immaginarlo.”

I tavoli erano occupati da pochi studenti, divisi in piccoli gruppi e l’atmosfera era tranquilla. Lena si sedette al tavolo dei Serpeverde e Kara si mordicchiò il labbro perplessa.

“Se preferisci andiamo al tuo…” Propose Lena alzandosi di nuovo.

“Stavo pensando: e se prendessimo una montagna di cibo e andassimo a mangiare sotto la neve?” Chiese allora Kara e Lena la guardò perplessa. “Sei tu che hai detto che ti piace la neve.” Le fece notare.

“Mi piace anche stare al caldo.”

“Oh, ma per quello basterà un incantesimo! Io penso al cibo, tu pensa ai mantelli e alle sciarpe, magari prendi anche dei cappelli, ci vediamo all’ingresso tra dieci minuti!”

Con un sorriso la ragazza scappò via diretta verso le cucine. Nonostante i guai che combinava stava simpatica agli elfi e non faticò a farsi preparare un cestino da picnic, però più di un elfo le fece notare che stava nevicando.

Quando arrivò all’ingresso trovò Lena con una montagna di abiti che volavano dietro di lei al suo sguardo perplesso Lena si strinse nelle spalle.

“Non sapevo cosa potesse piacerti…” Kara afferrò il primo mantello che trovò, rosso scuro, e se lo drappeggiò sulle spalle, poi prese una sciarpa color dell’oro e la avvolse attorno al collo, infine infilò sulla testa un cappello blu.

Lena la osservò divertita.

“Bisogna dire che hai uno stile impeccabile.” I colori erano assolutamente inaccostabili.

“Non tutti possiamo essere eleganti come te!” La rimbeccò lei, notando il perfetto assortimento che indossava Lena: mantello verde scuro, sciarpa argento e un cappellino dello stesso verde che, si rese conto Kara, metteva ancora più in mostra la punta di verde che brillava negli occhi di Lena.

La ragazza sbatté le palpebre al suo complimento e le sue guance arrossirono un poco. Kara abbassò lo sguardo in imbarazzo, poi ricordò il cestino che aveva posato a terra e lo sollevò.

“Andiamo, so perfettamente dove portarti!”

All’esterno il mondo era silenzioso, solo i loro passi nella neve turbavano la perfetta coltre che si stava formando.

Camminarono in silenzio godendosi il paesaggio e la tranquillità, Kara capì cosa intendeva Lena quando aveva parlato di calma: là fuori ora sembrava tutto ovattato e pacifico. Costeggiarono il lago fino a raggiungere un salice piangente che bagnava i suoi rami nell’acqua.

“Vieni.” Mormorò piano Kara, desiderosa di non infrangere l’incantesimo della neve. Spostate di lato le fronde fece passare Lena poi si intrufolò anche lei sistemandosi nello spazio accanto al tronco.

Di certo d’estate o in primavera quel luogo era meraviglioso, ma ora, sotto alla neve, era in qualche modo più elegante anche se freddo.

Con un incantesimo Kara creò una bolla di calore che le avvolse. Lena era stranamente silenziosa.

“Non ti piace? Possiamo ancora andare da qualche altra parte… c’è un…”

“No.” La interruppe Lena alzando lo sguardo su di lei. “Mi piace qua, solo che di solito…” Kara notò le sua guance rosse e si chiese se non avesse preso freddo, oppure la sua bolla era troppo calda?

“Di solito?” Domandò, perplessa.

“Qua, in primavera, vengono le persone per… stare tranquille…” Le fece notare.

“Certo, anche io vengo qua per stare tranquilla.” Concordò Kara. Lena sbuffò divertita.

“Intendo dire che vengono qua a pomiciare, Kara!” Questa volta fu lei a diventare rossa.

“Oh… Oh!” Finalmente capì perché la guardavano sempre male quando occupava quello spazio da sola.

Lena rise divertita, l’imbarazzo era scomparso dal suo viso.

Kara si portò la mano agli occhiali.

“Quindi anche tu conoscevi questo posto? Non ti ho mai visto venire qua…” Chiese e il sorriso sulle labbra di Lena non scomparve mentre la guardava.

“Mangiamo, ok?” Le chiese e Kara annuì, registrando che non aveva risposto alla sua domanda, forse avrebbe dovuto essere più diretta se voleva scoprire se era fidanzata…

In quella bolla di calore, con le fronde innevate a nasconderle mangiarono chiacchierando. Kara aveva una miriade di racconti e Lena la capacità di scovare e farle raccontare anche i momenti più imbarazzanti della sua vita a Hogwarts.

Quando si decisero a rientrare al castello era pomeriggio inoltrato.

Kara guardò Lena di sottecchi mentre rientravano, era stata una giornata inaspettatamente molto bella. Aveva adorato passare del tempo con lei.

“Vai a recuperare i tuoi regali di Natale, io controllo la posizione del preside, ci vediamo davanti alla statua del gargoyle. È il momento di mandarti a casa.”

Kara fu sul punto di obbiettare, ma Lena si era già voltata e a lei non rimase che obbedire, dopo tutto era quello che voleva, giusto? Andare a casa… e non rimanere ancora con Lena, passare un’altra giornata accanto a lei, guardarla sorridere, ridere, imbronciarsi… magari baciarla? Kara arrossì alla sola idea.

Scuotendosi di dosso il pensiero corse alla sua stanza dove aveva lasciato i pacchetti. Li avvolse in un vecchio mantello per proteggerli dalla fuliggine e raggiunse il corridoio e la statua che dava accesso all’ufficio del preside.

Lena era lì che la stava aspettando.

“Il preside J’onz non è ancora tornato, quindi il suo ufficio deve essere vuoto. Possiamo andare.”

Kara annuì. Ora che aveva pensato quello che aveva pensato i suoi occhi corsero alla labbra di Lena e lei si ritrovò ad arrossire.

“Kara? Non dirmi che non ti ricordi la parola d’ordine, perché è un po’ tardi per…”

“Me la ricordo.” Assicurò, cercando di distogliere gli occhi dalla bocca della giovane e alzandoli fino a raggiungere i suoi occhi. “Il preside ha una fissa con un certo pianeta rosso.” Spiegò. Voltò la testa e guardò il gargoyle: “Marte.” Disse e immediatamente la statua ruotò su se stessa lasciando aperto il passaggio.

Gli occhi di Lena brillarono.

Salirono in fretta la scala a chiocciola e si ritrovarono nell’ufficio del preside di Hogwarts.

“Un pensatoio!” Indicò Lena. “Un calcolatore magico! No, quello non può essere… voglio leggere questo libro da quando ne ho scoperto l’esistenza!”  Lena sembrava traboccare di gioia.

Kara sorrise divertita, di solito quando si trovava in quel luogo era per una ramanzina, non aveva mai potuto apprezzare tutti quegli oggetti magici.

Lena si voltò verso di lei e indicò il caminetto.

“Ed ecco la tua strada per casa.” Il suo tono si era un poco spento, malgrado sorridesse ancora.

“Già…” Kara guardò il caminetto e la polvere che giaceva in una ciotola e poi Lena. “Domani è Natale.” Ripeté.

“Lo so.” Lena la guardava perplessa.

“E tu sarai sola…” Il viso di Lena ora si incupì un poco.

“Non è niente di strano, sono sempre rimasta sola a Natale.” Si strinse nelle spalle. “Ho dei libri da leggere, delle formule da ripassare, un paio di pergamene da scrivere e…”

“Vieni a casa con me.” Sbottò Kara. Lena rimase in silenzio poi scosse lentamente la testa.

“Kara… io e te… non è qualcosa che… oggi è stato speciale, ma…”

Kara annuì.

“Certo, capisco.” Avrebbe dovuto chiudere la sua boccaccia invece di…

Lena la prese per un braccio e la trascinò con forza dietro ad uno scaffale pieno di libri. Kara aprì la bocca, ma la ragazza le schiacciò la mano sulle labbra intimandole il silenzio. Un istante dopo Kara udì un leggero tonfo e poi il rumore di qualcuno che si spazzolava gli abiti, inorridì: il preside era tornato.

Guardò Lena che, gli occhi seri, le fece di nuovo segno di rimanere in silenzio, poi allontanò la mano dalla sua bocca abbassandola piano.

Va bene, la situazione era pessima, J’onz poteva rimanere lì, bloccandole per ora, poteva trovarle e punirle a vita, poteva persino… la sua mente si distrasse nel rendersi conto che Lena era ancora schiacciata contro di lei e i suoi occhi la guardavano intensamente.

Aprì la bocca, ma la ragazza scosse la testa e lei la richiuse, ovvio che non poteva parlare! Eppure...

Lena sorrise piano e lei dimenticò completamente l’immenso guaio in cui erano finite e comprese che era la prima volta che Lena si trovava davvero nei guai e, la cosa, la stava divertendo un mondo.

Era sempre stata la perfetta studentessa, un modello inattaccabile e questo perché sapeva che il minimo errore, la minima infrazione avrebbe solo confermato l’opinione generale: era una Luthor dopo tutto.

Senza pensarci troppo spinse il viso in avanti e depose un silenzioso bacio sulla guancia della giovane che la fissò, sbattendo le palpebre, sorpresa.

I loro sguardi erano allacciati, la ragazza si mosse lentamente verso di lei, poi i suoi occhi scesero ad osservare la sua bocca. Kara sentì il cuore accelerare chiuse gli occhi e udì il distinto rumore del gargoyle che ruotava su se stesso: il preside se n’era andato, la via era libera.

“La via è libera.” Mormorò Lena e Kara riaprì gli occhi, la giovane era ancora lì, contro di lei, ma ora fece un passo indietro, un sorriso incerto sulle labbra. “Avrei dovuto immaginare che era così che sarebbe tornato.” Si rimproverò.

“Ammettilo.” Disse allora Kara e sulle labbra di Lena il sorriso si fece sicuro e ampio.

È stato divertente.” Confessò allora lei gli occhi che brillavano.

“Sei bellissima.” Si lasciò sfuggire Kara e arrossì, imitata dalla giovane.

“Devi andare a casa.” Le disse il risposta Lena avvicinandosi al camino.

Kara guardò la giovane e poi il cammino.

“Mi sono appena ricordata una cosa.” Lena la guardò perplessa. “Sono allergica alla polvere da viaggio.”

“Cosa?” Chiese Lena.

“Allergica da morire: mi ricopro di bolle e inizio a tossire.”

“Davvero?” Chiese la ragazza incrociando le braccia, una smorfia tra il divertito e lo scettico sulle labbra.

“Assolutamente, non ti mentirei mai.” Affermò lei annuendo con decisione.

“E ti è tornato in mente solo ora.”

“Sì.” Kara si strinse nelle spalle e poi si voltò verso il gargoyle pronta ad andarsene.

“Kara.” La richiamò Lena. “Non rinunciare alla tua famiglia solo per…”

“Per passare il nostro primo Natale assieme?” Chiese Kara.

“Per me.” Confermò lei, ma vi era del rossore sulle sue guance e un brillio nuovo nei suoi occhi.

“Sarà perfetto, vedrai! Ci svegliamo, apriamo i regali… oh, io non avrò i regali perché i miei sono a casa, ma non importa, incarterò qualcosa per te, faremo colazione e poi… battaglia di neve? Oppure potremmo pattinare sul lago o… andare con la slitta, Alex mi ha insegnato un incantesimo, non è come volare, ma si scivola che è una meraviglia e…” Lena ora era davanti a lei.

“Dovresti andare a casa.” Le disse, ma i suoi occhi dicevano altro, mentre passava le braccia attorno al suo collo. “Sarò qua quando tornerai dalle vacanze…” Mormorò. Kara chiuse gli occhi e questa volta le labbra di Lena si congiunsero con le sue.

Lena era, decisamente, magica, perché era quasi sicura che i suoi piedi non toccassero più terra.

Quando riaprì gli occhi incontrò quelli emozionati di Lena.

È stato strano?” Le chiese un po’ in imbarazzo.

“Non è stato strano, è stato magico!” Le assicurò lei.

“Oh… bene, perché volevo farlo da un po’.” Ammise lei e Kara arrossì.

“Davvero? Anche io!” Si lasciò sfuggire e il sorriso di Lena si ampliò ancora.

“Sei sicura di non voler tornare a casa?” Kara scosse la testa. “Allora è meglio se andiamo via di qua, prima che il preside torni.”

“Giusto.” Acconsentì Kara.

 

Due ore dopo erano accoccolate sul divano della stanza di Lena. Il letto era poco distante, ma il caminetto acceso davanti a loro scoppiettava e andare a letto avrebbe significato che Kara avrebbe dovuto raggiungere il suo… così lontano e senza la calda presenza di Lena…

Proprio in quel momento la ragazza si piegò su di lei, dandole un bacio sul naso. Kara arrossì e sorrise di felicità, quella nuova intimità era strana ed eccitante al contempo.

“Ti piacerebbe spiegarmi come hai fatto a mangiare due interi piatti di patate?” Le chiese.

“Magia.” Sospirò Kara, soddisfatta con la pancia piena. Lena scosse la testa.

“Sei sicura che non ti mancherà la tua famiglia, domani?” Le chiese allora la giovane, sembrava ancora preoccupata riguardo alla sua scelta.

“Non mi pentirò di essere rimasta con te.” Le assicurò lei.

“E se…” Kara allungò la mano sfiorandole le labbra.

“E se provassimo… a baciarci di nuovo?” Le chiese. Lena non si fece pregare e le loro labbra si unirono di nuovo.

Kara sorrise gli occhi chiusi e il cuore pieno di felicità.

Domani sarebbe stato il loro primo Natale assieme e lei lo avrebbe reso perfetto!

 

 

 

 

Note: Che fatica!! Questa volta il prompt che mi è stato donato per l’iniziativa natalizia “Santa is coming to femslash tonight" mi ha incastrato in una situazione che mi stava proprio stretta. XD Ma, non esiste che io rinunci alla sfida quindi è nata questa storia (l’unica tra le diverse che ho scritto per soddisfare la situazione datami che arriverà a voi perché vagamente decente).

Ammetto di non esserne pienamente soddisfatta, ma spero che, comunque, vi faccia piacere leggerla.

 

Forse è il caso di dirvi qual era questo prompt che tanto mi ha bloccata! Eccovelo: “Oh, man! I tried so hard (to love you): Il primo Natale con B! A vuole che sia perfetto. Bonus: addormentarsi sul divano.”

 

Forse era troppo classico? Forse ero io senza ispirazione, probabile, capita. ;-)

 

  
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