Natale ad Hogwarts
Kara correva, non avrebbe dovuto
fermarsi a Hogsmeade! Strinse le braccia attorno ai
suoi pacchetti cercando di aumentare la velocità senza perdere il prezioso
carico. In realtà non avrebbe dovuto ridursi all’ultimo giorno per comprare i
regali di Natale.
Cercò di guardare oltre i pacchi che
stringeva e intravide la stazione davanti a lei: c’era quasi. Le guance rosse e
il fiato corto continuò a correre quando un sibilo potente le fece fare una
smorfia. Corse ancora e finalmente piombò in stazione. I marciapiedi erano
vuoti, nemmeno uno studente, nemmeno un professore… ma, più grave ancora, il
binario era vuoto: aveva appena perso l’ultimo espresso per Londra.
“Oh, per Merlino… Alex mi ucciderà!”
Posò i suoi pacchetti su di una
panchina e vi si accasciò accanto. Il respiro le si condensava in volute
bianche, appannandole gli occhiali, mentre lei cercava di riprendere fiato e al
contempo riflettere.
Quella era la sua ultima possibilità
di arrivare a casa per Natale, di certo non poteva volare, si era presa una
settimana di punizione e una bella maledizione repulso verso tutte le scope
proprio perché aveva volato troppo!
“Kara?” Si tirò a sedere cercando di
apparire un po’ meno un disastro davanti all’elegante serpeverde.
“Ti ho vista correre… hai perso il treno?”
“Sì.” Ammise. Lena Luthor, la prima della sua famiglia ad accedere a Hogwarts
la guardò perplessa.
“Credevo che rimanessi qua per
Natale, la maggior parte degli studenti sono partiti la settimana scorsa.”
Kara arrossì un poco.
“Era in punizione.” Spiegò,
distogliendo un po’ lo sguardo.
“Oh.” Disse lei e sorrise. “Non sarà
stato per un certo volo notturno tra le torri del castello?”
“Lo hai saputo?” Chiese allora lei
vergognandosi ancora di più.
“Tutta la scuola lo ha saputo!
Nessuno è mai riuscito a battere il record di Clark Kent e tu lo hai fatto di
notte!”
Il tono ammirato di Lena le fece
dimenticare per un attimo i suoi problemi.
“Non è stato così difficile, mi piace
volare.” Spiegò.
“Allora torna a casa su di una
scopa.” Lena si sedette accanto a lei sulla panchina. Kara le lanciò
un’occhiata ammirando la strega più capace del suo anno, anzi probabilmente di
sempre.
“Ehm… Il preside J’onz
mi ha imposto una piccola maledizione come extra al rimanere a Hogwarts una
settimana in più.”
“Una maledizione?” Gli occhi della
giovane si sgranarono stupiti.
“Sì… beh, se mi avvicino ad una scopa
questa scappa via.” Kara arrossì mentre vedeva Lena cercare con scarso
risultato di nascondere un sorriso divertito. “Puoi ridere, sai? Fa ridere
tutti.”
“Mi dispiace, ma sì, è divertente…”
Ammise Lena sorridendo un po’ più apertamente.
Kara annuì, stringendosi nelle
spalle, se l’era meritato. Il preside era furioso, con quella corsa notturna
poteva rompersi l’osso del collo, un osso che neanche Eliza
poteva rimettere al suo posto con uno svolazzo di bacchetta.
“Dovrò rimanere qua per Natale.” Si
lamentò lei ad alta voce.
“Già.” Mormorò Lena e Kara si rese
conto dell’insensibilità che stava mostrando.
“Oh…” Disse. “Non volevo…”
Lena si strinse nelle spalle.
“Non è così male avere il castello
quasi tutto per me. Nessuno che bisbiglia nel vedermi arrivare, nessuno che
sbandiera i giornali babbani con le immagini di mia
madre e mio fratello in manette, nessuno che mi chiede se ho già prenotato la
mia cella ad Azkaban…” Sorrise, ma questa volta non c’era vero divertimento nei
suoi occhi.
“Mi dispiace che siano così cattivi
con te, non te lo meriti.”
“Non importa.” Era chiaro che invece
importava. Lena ruotò lo sguardo verso i suoi pacchetti.
“Se ti serve un gufo il mio sarà
felice di aiutare.”
Kara sospirò.
“Avrei voluto consegnare i regali di
persona.” Confessò. “Conosci Alex, non è vero? È prefetto dei Grifondoro,
era arrabbiatissima con me per quel volo tra le torri, volevo addolcirla un
po’…”
Lena corrugò la fronte, preda di un
pensiero.
“Vuoi davvero tornare a casa?” Chiese
poi, gli occhi che brillavano.
“Sì!” Esclamò lei.
“Ok, potrei avere un’idea.”
Kara afferrò i pacchetti, quasi
soffocandosi nella sua sciarpa gialla e nera, mentre scattava in piedi.
“Qualsiasi cosa!” Esclamò.
Lena rise, poi si alzò, estrasse la
bacchetta e mormorò un incantesimo, i pacchetti si misero ordinatamente a
veleggiare accanto a loro, pronti a seguirle.
“Avrei dovuto pensarci prima.” Si
rese conto Kara con una smorfia, Lena sorrise, poi la guardò.
“Potremmo metterci nei guai.” Le fece
presente.
“Più guai di così io non posso
averne.” Le fece notare. “Non posso neppure più vedere una scopa!”
Lena rise nel vedere la sua aria
disperata. “Ma tu? Non voglio che…”
“Non ci prenderanno e, se lo faranno,
sarà diverso essere davvero colpevole di un’accusa, per una volta.” Le fece
l’occhiolino e le indicò il castello con un cenno della testa. “Andiamo?”
Chiese e Kara annuì.
Mentre camminavano iniziò a nevicare,
il paesaggio bianco divenne ancora più bianco.
Lena estrasse la bacchetta dalla
giacca ed eseguì un semplice incantesimo proteggendo le loro teste e i
pacchetti dai fiocchi.
“Meglio non aggiungere
un’infreddatura alle tue sventure.” Sorrise e Kara dovette arrossire. Essere lì
con lei non era poi una grande sventura… dopo tutto aveva una cotta per la
famigerata Lena Luthor fin dalla prima volta che
l’aveva vista, a undici anni, sull’espresso per Hogwarts.
“Qua andrà bene.” Lena l’aveva
guidata fino alla biblioteca, deserta come quasi ogni altra area del castello,
e ora con un altro colpo di bacchetta fece posare i pacchetti su di un tavolo
al quale si sedette. Kara la imitò sedendosi accanto a lei.
“Ci sono molti modi per andarsene da
Hogwarts. Prima di tutto i modi aerei: le scope.” Si interruppe con una faccia
desolata, mentre Kara faceva una smorfia. “E ogni altra creatura volante.”
“Ok, mi sembra il momento giusto per
dirti che la mia maledizione blocca ogni mio tentativo di volo…”
“Lo immaginavo, il preside J’onz non è uno sciocco e tutta la scuola conosce il tuo
amore per i thestral.”
Kara si ritrovò ad arrossire, per
quella bravata con i thestral al suo secondo anno,
aveva passato tre giorni in infermeria sorvegliata da Eliza
e aveva fatto perdere 50 punti alla sua casa… ma ne era valsa la pena!
“Quindi, escludendo questi modi non
ci rimangono che altre tre opzioni: la smaterializzazione, viaggiare con un
camino e una passaporta.” Concluse Lena. Kara non
riusciva proprio a capire perché la giovane fosse così sicura di sé tutte e tre
le opzioni che rimanevano loro erano impraticabili.
“Impareremo a smaterializzarci sono
nel secondo semestre quindi opzione da escludersi.”
“Stai per dirmi che nella sala comune
Serpeverde avete un camino non bloccato o una passaporta per Londra?” Chiese speranzosa.
“No.” Dichiarò però Lena. “Sarebbe
una grave infrazione alle norme della scuola.”
“Giusto…” Kara si guardò attorno,
mentre Lena le si avvicina con aria da cospiratrice.
“Ma si da il caso che il camino
nell’ufficio del preside è libero da questo divieto.”
“Oh.” Si ritrovò a dire lei,
sgranando un poco gli occhi. “Ma l’ufficio del preside J’onz
è…”
“Lo so: magia impenetrabile, scudi
difensivi di livello fattucchiera 7, trappole anti-contraffattura
e chissà cos’altro, non sarà facile, ma con un po’ di fortuna potremmo…”
“Io so la parola d’ordine.” Ammise
Kara e Lena la guardò confusa.
“Sai la parola d’ordine dell’ufficio
del preside?” Kara si portò la mano agli occhiali sistemandoli in imbarazzo.
“Il fatto è che mi mandano davvero mooolto spesso dal preside.” Ammise.
“Wow…” Lena rise. “Sono anni che
voglio entrare lì dentro!”
“Davvero? Potevi chiedermelo.” Le
disse con assoluta naturalezza.
Lena scosse la testa divertita.
“Come potevo sapere che conoscevi la
parola d’ordine?” Le domandò. “E poi non è che parliamo molto, noi due, non
dopo che il Cappello Parlante ci ha smistate.”
Kara ripensò a quel primo viaggio in
treno, anni prima, aveva trovato Lena in un vagone, da sola, ed era rimasta con
lei per tutto il percorso, la ragazza le aveva anche comprato una montagna di
gelatine tutti i gusti più uno e tante cioccorane.
“È stato divertente sul treno, non è
vero?” Le chiese Kara e Lena annuì, anche lei doveva aver seguito lo stesso
filo di pensieri.
“Forza, andiamo a trovarti un passaggio
per casa.” Lena si alzò con decisione e si ritrovò la bibliotecaria davanti.
“Cosa state confabulando voi due?”
Chiese miss Grant. “Una serpeverde e una tassorosso non passano il loro tempo a chiacchierare in
biblioteca se non per…”
“Erbologia.”
Disse con sicurezza Lena. “Kara mi sta aiutando con erbologia.”
Le diede una gomitata e Kara annuì
con decisione mentre si artigliava gli occhiali agitata.
“Un… ehm… una…”
“Sì, bene, ora andiamo.” Lena la
spinse verso l’uscita.
“Non così in fretta, signorine!” Con
un dito puntò i numerosi pacchetti di Kara. “Avete introdotto cibo nella
biblioteca toglierò…”
“Aspetti! Miss Grant, la prego, ho
fatto perdere troppi punti ai Tassorosso, non fossi
così brava a giocare a quidditch…” Fece una smorfia
eloquente, far arrabbiare i tassorosso era difficile,
ma Kara era davvero una combina guai riconosciuta. “Può assegnarci una
punizione? Una qualsiasi invece che toglierci dei punti?”
Lena le lanciò un’occhiataccia, ma
Kara fece il suo sorriso migliore sperando di intenerire Cat
Grant.
“Mmm…”
Mormorò la donna. “Si da il caso che domani è Natale e io voglio rilassarmi
prima di dover sopportare il pranzo con mia madre, quindi… la vostra punizione
sarà la decorazione delle scale e delle stanze non ancora addobbate, quelle
delle quali avrei dovuto occuparmi io.”
“Va bene.” Acconsentì Lena, estraendo
la bacchetta.
“Senza magia.” La riprese però secca
la donna.
“Aspetti non…” Iniziò a protestare la
Luthor.
“Ok, grazie, miss Grant.” Kara prese
il braccio di Lena e la trascinò via, lanciando un rapido incantesimo di
levitazione ai suoi pacchetti.
“Kara! Hai idea di cosa significa
decorare il castello? Senza magia?”
“In realtà sì… l’anno scorso ho
dovuto farlo, per Halloween.” Lena si ritrovò a fissare la ragazza di nuovo
sorpresa.
“C’è una sola punizione che non hai
preso?”
“Non so come faccio, ma mi metto
sempre nei guai, una volta voglio aiutare gli elfi domestici, l’altra volta
tento di liberare i thestral, oppure accetto di
portare una lettera ad una sirena del lago… insomma, finisce sempre con qualche
professore che mi trova e mi fa notare che nuotare nel lago è pericoloso e
proibito, andare alla ricerca di un unicorno è vietato e rischioso, dare una
mano in cucina… beh, quella volta avevano ragione, ho bruciato quindici torte…”
Kara si strinse nelle spalle, mentre Lena rideva.
“E io che ad Hogwarts sto solo
studiando.”
Kara la guardò di sottecchi, amava
vederla ridere, non era qualcosa che succedeva spesso… non che lei la spiasse
per i corridoi!
“Il castello è enorme, come lo decoriamo
senza magia entro oggi?” Chiese Lena. “Ti ricordo che abbiamo una missione da
compiere e il preside non starà via per sempre.”
“Semplice, chiediamo aiuto.”
“Aiuto?” Lena la fissò perplessa.
“Certo. Vieni.”
Percorsero le scale facendo
attenzione a come si muovevano fino a raggiungere la voliera.
“I gufi?” Lena guardò Kara perplessa.
Il suo grande gufo imperiale le si appollaiò accanto e lei alzò la mano
accarezzandogli la testa. Krypto, un gufo di taglia normale, volò direttamente
in braccio a Kara, schiacciando la testa contro la sua mano alla ricerca di
coccole.
“Il tuo gufo sembra un gatto.” Fece
notare Lena.
“Lo so, è tanto carino.” Dopo avergli
arruffato un po’ le penne lo sollevò davanti alla sua testa fissandolo negli
occhi. “Non è che ti andrebbe di darmi di nuovo una mano con le decorazioni?”
“Aspetta, i gufi sono intelligenti,
ma…” Lena si interruppe quando Kypto si lanciò in
volo attirando con sé tutti i gufi rimasti nella voliera. “Mi stai dicendo che
parli con gli animali?”
Kara si strinse nelle spalle.
“Credo di stargli simpatica.” Le
sorrise soddisfatta. “Ora andiamo a prendere le ghirlande e le palline!”
Due ore dopo le stanze del castello
che erano ancora spoglie e le scale erano decorate di ghirlande, palline,
agrifogli e alberelli di Natale.
“Credo di ricordare a quale Halloween
ti riferisci.” Le disse Lena osservando le decorazioni una più sbilenca
dell’altra.
“Ehi! Hanno fatto del loro meglio!”
La sgridò Kara, poi si guardò attorno rapidamente, infilò la mano in tasca e
mormorò un rapido incantesimo. Gli alberi si raddrizzarono, le ghirlande
ripresero la loro forma originale, le decorazioni si spostarono rapidamente
creando un effetto più omogeneo e regolare e gli agrifogli tornarono a
possedere delle bacche rosse.
“Così è barare.” Le bisbigliò Lena.
“Se miss Grant lo scopre…”
“Non lo scoprirà, starà mangiando a
quest’ora.” Nel pensare al pranzo il suo stomaco brontolò.
“Speriamo tu abbia ragione.” Lena si
guardò attorno ancora una volta poi indicò le scale. “Andiamo nell’ufficio del
preside?”
“Ho sentito gli elfi parlare di
pasticcio di carne, patate arrosto, sufflè di zucca, involtini di…”
“Ok, ok. Andiamo a mangiare, al
ritorno a casa pensiamo dopo.” Acconsentì Lena.
“Perfetto!”
Mentre camminavano Kara agitava la
bacchetta sistemando gli addobbi che incontrava. La trasformazione era
letteralmente magica: ora il castello era uno splendore di luci e colori.
La Sala Grande non era stata decorata
da loro, gli imponenti alberi nei loro vasi magici erano ricoperti di candele e
brillavano mentre la neve, delicata, cadeva su di loro dal soffitto.
I cammini erano tutti accesi e il
contrasto era sorprendente.
“Mi piace quando nevica.” Mormorò
Lena alzando la testa verso il soffitto e le grandi finestre.
“Sì?” Chiese Kara che invece stava
riflettendo sul tavolo in cui avrebbero dovuto sedersi: quello Serpeverde o il Tassorosso?
“Sì, tutto appare smorzato e calmo.”
“A me piace fare le battaglie di neve
e costruire pupazzi.” Lena si voltò a guardarla e poi le sorrise. I suoi occhi
che per un istante erano stati tristi, si addolcirono.
“Avrei dovuto immaginarlo.”
I tavoli erano occupati da pochi
studenti, divisi in piccoli gruppi e l’atmosfera era tranquilla. Lena si
sedette al tavolo dei Serpeverde e Kara si mordicchiò
il labbro perplessa.
“Se preferisci andiamo al tuo…”
Propose Lena alzandosi di nuovo.
“Stavo pensando: e se prendessimo una
montagna di cibo e andassimo a mangiare sotto la neve?” Chiese allora Kara e
Lena la guardò perplessa. “Sei tu che hai detto che ti piace la neve.” Le fece
notare.
“Mi piace anche stare al caldo.”
“Oh, ma per quello basterà un
incantesimo! Io penso al cibo, tu pensa ai mantelli e alle sciarpe, magari
prendi anche dei cappelli, ci vediamo all’ingresso tra dieci minuti!”
Con un sorriso la ragazza scappò via
diretta verso le cucine. Nonostante i guai che combinava stava simpatica agli
elfi e non faticò a farsi preparare un cestino da picnic, però più di un elfo
le fece notare che stava nevicando.
Quando arrivò all’ingresso trovò Lena
con una montagna di abiti che volavano dietro di lei al suo sguardo perplesso
Lena si strinse nelle spalle.
“Non sapevo cosa potesse piacerti…”
Kara afferrò il primo mantello che trovò, rosso scuro, e se lo drappeggiò sulle
spalle, poi prese una sciarpa color dell’oro e la avvolse attorno al collo,
infine infilò sulla testa un cappello blu.
Lena la osservò divertita.
“Bisogna dire che hai uno stile
impeccabile.” I colori erano assolutamente inaccostabili.
“Non tutti possiamo essere eleganti
come te!” La rimbeccò lei, notando il perfetto assortimento che indossava Lena:
mantello verde scuro, sciarpa argento e un cappellino dello stesso verde che,
si rese conto Kara, metteva ancora più in mostra la punta di verde che brillava
negli occhi di Lena.
La ragazza sbatté le palpebre al suo
complimento e le sue guance arrossirono un poco. Kara abbassò lo sguardo in
imbarazzo, poi ricordò il cestino che aveva posato a terra e lo sollevò.
“Andiamo, so perfettamente dove
portarti!”
All’esterno il mondo era silenzioso,
solo i loro passi nella neve turbavano la perfetta coltre che si stava
formando.
Camminarono in silenzio godendosi il
paesaggio e la tranquillità, Kara capì cosa intendeva Lena quando aveva parlato
di calma: là fuori ora sembrava tutto ovattato e pacifico. Costeggiarono il
lago fino a raggiungere un salice piangente che bagnava i suoi rami nell’acqua.
“Vieni.” Mormorò piano Kara,
desiderosa di non infrangere l’incantesimo della neve. Spostate di lato le
fronde fece passare Lena poi si intrufolò anche lei sistemandosi nello spazio
accanto al tronco.
Di certo d’estate o in primavera quel
luogo era meraviglioso, ma ora, sotto alla neve, era in qualche modo più
elegante anche se freddo.
Con un incantesimo Kara creò una
bolla di calore che le avvolse. Lena era stranamente silenziosa.
“Non ti piace? Possiamo ancora andare
da qualche altra parte… c’è un…”
“No.” La interruppe Lena alzando lo
sguardo su di lei. “Mi piace qua, solo che di solito…” Kara notò le sua guance
rosse e si chiese se non avesse preso freddo, oppure la sua bolla era troppo
calda?
“Di solito?” Domandò, perplessa.
“Qua, in primavera, vengono le
persone per… stare tranquille…” Le fece notare.
“Certo, anche io vengo qua per stare
tranquilla.” Concordò Kara. Lena sbuffò divertita.
“Intendo dire che vengono qua a
pomiciare, Kara!” Questa volta fu lei a diventare rossa.
“Oh… Oh!” Finalmente capì perché la
guardavano sempre male quando occupava quello spazio da sola.
Lena rise divertita, l’imbarazzo era
scomparso dal suo viso.
Kara si portò la mano agli occhiali.
“Quindi anche tu conoscevi questo
posto? Non ti ho mai visto venire qua…” Chiese e il sorriso sulle labbra di
Lena non scomparve mentre la guardava.
“Mangiamo, ok?” Le chiese e Kara
annuì, registrando che non aveva risposto alla sua domanda, forse avrebbe
dovuto essere più diretta se voleva scoprire se era fidanzata…
In quella bolla di calore, con le
fronde innevate a nasconderle mangiarono chiacchierando. Kara aveva una miriade
di racconti e Lena la capacità di scovare e farle raccontare anche i momenti
più imbarazzanti della sua vita a Hogwarts.
Quando si decisero a rientrare al
castello era pomeriggio inoltrato.
Kara guardò Lena di sottecchi mentre
rientravano, era stata una giornata inaspettatamente molto bella. Aveva adorato
passare del tempo con lei.
“Vai a recuperare i tuoi regali di
Natale, io controllo la posizione del preside, ci vediamo davanti alla statua
del gargoyle. È il momento di mandarti a casa.”
Kara fu sul punto di obbiettare, ma
Lena si era già voltata e a lei non rimase che obbedire, dopo tutto era quello
che voleva, giusto? Andare a casa… e non rimanere ancora con Lena, passare
un’altra giornata accanto a lei, guardarla sorridere, ridere, imbronciarsi…
magari baciarla? Kara arrossì alla sola idea.
Scuotendosi di dosso il pensiero
corse alla sua stanza dove aveva lasciato i pacchetti. Li avvolse in un vecchio
mantello per proteggerli dalla fuliggine e raggiunse il corridoio e la statua
che dava accesso all’ufficio del preside.
Lena era lì che la stava aspettando.
“Il preside J’onz
non è ancora tornato, quindi il suo ufficio deve essere vuoto. Possiamo
andare.”
Kara annuì. Ora che aveva pensato
quello che aveva pensato i suoi occhi corsero alla labbra di Lena e lei si
ritrovò ad arrossire.
“Kara? Non dirmi che non ti ricordi
la parola d’ordine, perché è un po’ tardi per…”
“Me la ricordo.” Assicurò, cercando
di distogliere gli occhi dalla bocca della giovane e alzandoli fino a
raggiungere i suoi occhi. “Il preside ha una fissa con un certo pianeta rosso.”
Spiegò. Voltò la testa e guardò il gargoyle: “Marte.”
Disse e immediatamente la statua ruotò su se stessa lasciando aperto il
passaggio.
Gli occhi di Lena brillarono.
Salirono in fretta la scala a
chiocciola e si ritrovarono nell’ufficio del preside di Hogwarts.
“Un pensatoio!” Indicò Lena. “Un
calcolatore magico! No, quello non può essere… voglio leggere questo libro da
quando ne ho scoperto l’esistenza!” Lena
sembrava traboccare di gioia.
Kara sorrise divertita, di solito
quando si trovava in quel luogo era per una ramanzina, non aveva mai potuto
apprezzare tutti quegli oggetti magici.
Lena si voltò verso di lei e indicò
il caminetto.
“Ed ecco la tua strada per casa.” Il
suo tono si era un poco spento, malgrado sorridesse ancora.
“Già…” Kara guardò il caminetto e la
polvere che giaceva in una ciotola e poi Lena. “Domani è Natale.” Ripeté.
“Lo so.” Lena la guardava perplessa.
“E tu sarai sola…” Il viso di Lena
ora si incupì un poco.
“Non è niente di strano, sono sempre
rimasta sola a Natale.” Si strinse nelle spalle. “Ho dei libri da leggere,
delle formule da ripassare, un paio di pergamene da scrivere e…”
“Vieni a casa con me.” Sbottò Kara.
Lena rimase in silenzio poi scosse lentamente la testa.
“Kara… io e te… non è qualcosa che…
oggi è stato speciale, ma…”
Kara annuì.
“Certo, capisco.” Avrebbe dovuto
chiudere la sua boccaccia invece di…
Lena la prese per un braccio e la
trascinò con forza dietro ad uno scaffale pieno di libri. Kara aprì la bocca,
ma la ragazza le schiacciò la mano sulle labbra intimandole il silenzio. Un
istante dopo Kara udì un leggero tonfo e poi il rumore di qualcuno che si
spazzolava gli abiti, inorridì: il preside era tornato.
Guardò Lena che, gli occhi seri, le
fece di nuovo segno di rimanere in silenzio, poi allontanò la mano dalla sua
bocca abbassandola piano.
Va bene, la situazione era pessima, J’onz poteva rimanere lì, bloccandole per ora, poteva
trovarle e punirle a vita, poteva persino… la sua mente si distrasse nel
rendersi conto che Lena era ancora schiacciata contro di lei e i suoi occhi la
guardavano intensamente.
Aprì la bocca, ma la ragazza scosse
la testa e lei la richiuse, ovvio che non poteva parlare! Eppure...
Lena sorrise piano e lei dimenticò
completamente l’immenso guaio in cui erano finite e comprese che era la prima
volta che Lena si trovava davvero nei guai e, la cosa, la stava divertendo un
mondo.
Era sempre stata la perfetta
studentessa, un modello inattaccabile e questo perché sapeva che il minimo
errore, la minima infrazione avrebbe solo confermato l’opinione generale: era
una Luthor dopo tutto.
Senza pensarci troppo spinse il viso
in avanti e depose un silenzioso bacio sulla guancia della giovane che la
fissò, sbattendo le palpebre, sorpresa.
I loro sguardi erano allacciati, la
ragazza si mosse lentamente verso di lei, poi i suoi occhi scesero ad osservare
la sua bocca. Kara sentì il cuore accelerare chiuse gli occhi e udì il distinto
rumore del gargoyle che ruotava su se stesso: il
preside se n’era andato, la via era libera.
“La via è libera.” Mormorò Lena e
Kara riaprì gli occhi, la giovane era ancora lì, contro di lei, ma ora fece un
passo indietro, un sorriso incerto sulle labbra. “Avrei dovuto immaginare che
era così che sarebbe tornato.” Si rimproverò.
“Ammettilo.” Disse allora Kara e
sulle labbra di Lena il sorriso si fece sicuro e ampio.
“È stato divertente.” Confessò allora
lei gli occhi che brillavano.
“Sei bellissima.” Si lasciò sfuggire
Kara e arrossì, imitata dalla giovane.
“Devi andare a casa.” Le disse il
risposta Lena avvicinandosi al camino.
Kara guardò la giovane e poi il
cammino.
“Mi sono appena ricordata una cosa.”
Lena la guardò perplessa. “Sono allergica alla polvere da viaggio.”
“Cosa?” Chiese Lena.
“Allergica da morire: mi ricopro di
bolle e inizio a tossire.”
“Davvero?” Chiese la ragazza
incrociando le braccia, una smorfia tra il divertito e lo scettico sulle
labbra.
“Assolutamente, non ti mentirei mai.”
Affermò lei annuendo con decisione.
“E ti è tornato in mente solo ora.”
“Sì.” Kara si strinse nelle spalle e
poi si voltò verso il gargoyle pronta ad andarsene.
“Kara.” La richiamò Lena. “Non
rinunciare alla tua famiglia solo per…”
“Per passare il nostro primo Natale
assieme?” Chiese Kara.
“Per me.” Confermò lei, ma vi era del
rossore sulle sue guance e un brillio nuovo nei suoi occhi.
“Sarà perfetto, vedrai! Ci svegliamo,
apriamo i regali… oh, io non avrò i regali perché i miei sono a casa, ma non
importa, incarterò qualcosa per te, faremo colazione e poi… battaglia di neve?
Oppure potremmo pattinare sul lago o… andare con la slitta, Alex mi ha
insegnato un incantesimo, non è come volare, ma si scivola che è una meraviglia
e…” Lena ora era davanti a lei.
“Dovresti andare a casa.” Le disse,
ma i suoi occhi dicevano altro, mentre passava le braccia attorno al suo collo.
“Sarò qua quando tornerai dalle vacanze…” Mormorò. Kara chiuse gli occhi e
questa volta le labbra di Lena si congiunsero con le sue.
Lena era, decisamente, magica, perché
era quasi sicura che i suoi piedi non toccassero più terra.
Quando riaprì gli occhi incontrò
quelli emozionati di Lena.
“È stato strano?” Le chiese un po’ in
imbarazzo.
“Non è stato strano, è stato magico!”
Le assicurò lei.
“Oh… bene, perché volevo farlo da un
po’.” Ammise lei e Kara arrossì.
“Davvero? Anche io!” Si lasciò
sfuggire e il sorriso di Lena si ampliò ancora.
“Sei sicura di non voler tornare a
casa?” Kara scosse la testa. “Allora è meglio se andiamo via di qua, prima che
il preside torni.”
“Giusto.” Acconsentì Kara.
Due ore dopo erano accoccolate sul
divano della stanza di Lena. Il letto era poco distante, ma il caminetto acceso
davanti a loro scoppiettava e andare a letto avrebbe significato che Kara
avrebbe dovuto raggiungere il suo… così lontano e senza la calda presenza di
Lena…
Proprio in quel momento la ragazza si
piegò su di lei, dandole un bacio sul naso. Kara arrossì e sorrise di felicità,
quella nuova intimità era strana ed eccitante al contempo.
“Ti piacerebbe spiegarmi come hai
fatto a mangiare due interi piatti di patate?” Le chiese.
“Magia.” Sospirò Kara, soddisfatta
con la pancia piena. Lena scosse la testa.
“Sei sicura che non ti mancherà la
tua famiglia, domani?” Le chiese allora la giovane, sembrava ancora preoccupata
riguardo alla sua scelta.
“Non mi pentirò di essere rimasta con
te.” Le assicurò lei.
“E se…” Kara allungò la mano sfiorandole
le labbra.
“E se provassimo… a baciarci di
nuovo?” Le chiese. Lena non si fece pregare e le loro labbra si unirono di
nuovo.
Kara sorrise gli occhi chiusi e il
cuore pieno di felicità.
Domani sarebbe stato il loro primo
Natale assieme e lei lo avrebbe reso perfetto!
Note: Che fatica!! Questa volta il prompt che mi è stato donato per l’iniziativa natalizia “Santa is coming to femslash tonight" mi ha incastrato in una situazione che mi stava proprio stretta. XD Ma, non esiste che io rinunci alla sfida quindi è nata questa storia (l’unica tra le diverse che ho scritto per soddisfare la situazione datami che arriverà a voi perché vagamente decente).
Ammetto di non esserne pienamente soddisfatta, ma spero che, comunque, vi faccia piacere leggerla.
Forse è il caso di dirvi qual era questo prompt che tanto mi ha bloccata! Eccovelo: “Oh, man! I tried so hard (to love you): Il primo Natale con B! A vuole che sia perfetto. Bonus: addormentarsi sul divano.”
Forse era troppo classico? Forse ero io senza ispirazione, probabile, capita. ;-)