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Autore: luciadom    28/12/2018    7 recensioni
One shot legata alla long "UN SOGNO, UNA PROMESSA, UN AMORE".
È la vigilia di Natale, una normale mattinata lavorativa prima dei festeggiamenti.
Usagi, sposata con Mamoru e madre di Chibiusa, tiene dei seminari di pedagogia alla Clinica, e decide di dare alle sue studentesse una lezione speciale.
[...]Quello che voglio dirvi, ragazze, è che in questo lavoro non dovete focalizzarvi soltanto sulla teoria, o meglio, non dovete essere ferme, statiche, al contrario. So che avete scelto questo mestiere per passione, o non so, forse per una missione. -“Come per me”. - Questo se lo disse solo mentalmente[...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chibiusa, Mamoru/Marzio, Nuovo personaggio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
- Questa storia fa parte della serie 'Real life: childreen hospital story'
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Siate come i fiocchi di neve
 
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono della rispettiva autrice Naoko Takeuchi, e li uso solo per passione e senza scopo di plagio o lucro.
 
“Mentre corri sul sentiero della  vita, fermati a guardare i cristalli di neve. Nessuno è uguale all’altro.”
[ Cit. ]
 
 
Clinica Saitou, Lunedì 24 Dicembre 2012
 

Era la Vigilia di Natale.
Usagi avrebbe lavorato solo qualche ora la mattina, e anche Mamoru, che l’avrebbe poi raggiunta quasi subito.
Quello era il loro primo Natale da sposati, con Chibiusa che aveva appena un anno e mezzo.
Camminava per il corridoio che portava alla sua Scuola, canticchiando motivi natalizi.
Solo pochi anni prima, proprio tra quei corridoi, aveva avuto inizio la sua nuova vita, la sua rinascita.
Nonostante le difficoltà del primo anno, sentiva di amarla ogni secondo di più.
Non avrebbe cambiato la se stessa di quel momento per nessun motivo al mondo, né rinnegava un solo istante della sua vita dal Dicembre del 2009, che paradossalmente le sembrava vicino e lontano allo stesso tempo.
Aprì la porta della Scuola, e posò su di una seggiola rossa vicino l’ingresso, il sacchetto col materiale didattico che aveva portato con sé.
Chibiusa l’aveva lasciata al nido aziendale al piano di sopra, assieme agli altri figli del personale.
Sapeva che avrebbe ricevuto poche visite dai pazienti quella mattina.
Fortunatamente per la salute dei piccoli o per via del Natale, c’erano state poche prenotazioni in quel periodo e nessuna emergenza.
Non c’erano stati molti ricoveri, soprattutto nel reparto di Chirurgia Generale, per cui il lavoro era stato fin troppo tranquillo e aveva persino coperto delle ora buche, con assistenza ad utenti esterni con DSA, affiancata dalla pedagogista e dal neuropsichiatra infantile.
Salvo cambiamenti dell’ultimo minuto, i suoi allievi sarebbero stati quella mattina in realtà stagiste, interessate al suo metodo pedagogico.
Il suo approccio, negli ultimi tre anni, aveva varcato per fama i confini della Clinica Saitou, facendole fare carriera.
Si guardò la mano sinistra e sorrise: la fede e l’anello di fidanzamento brillarono sotto i neon.
L’attività che aveva in mente di proporre, pensò, poteva un po’ addirsi anche alla sua vita.
Prima e dopo Mamoru.
Se nel Novembre del 2009 non avesse vinto quel concorso, chissà, forse le cose sarebbero andate diversamente …
Molto, diversamente.
O forse Mamoru l’avrebbe incontrato ugualmente.
Sistemò una decina di sedioline in cerchio e si sedette alla sua scrivania, portando con sé il materiale pedagogico di quella mattina.
Prese un plico di cartoncini color bianco ghiaccio ed un paio di forbici, iniziando a lavorare.
 
***
 
I locali della clinica, le stanze, i corridoi, persino il parco, erano interamente addobbati per Natale.
Mamoru aveva terminato il giro di visite del suo reparto, ed era salito a dare una mano negli altri, ma prima si era fermato all’asilo nido.
Attraverso il vetro, osservava l’area didattico – ludica adibita per i figli di chi lavorava in Clinica, non staccando mai gli occhi da sua figlia.
Stravedeva per lei.
Chibiusa stava tra le braccia di una puericultrice, che le mostrava sorridente una bambola di pezza.
Vicino a lei, Motoki ed Aiko, di poco più grandi, giocavamo a qualcosa insieme, che lui non riusciva ad interpretare.
Si massaggiò le mani, sfiorandosi la fede all’anulare sinistro.
Mancava poco al suo primo anniversario di matrimonio.
Un anno prima si era sposato con Usagi, e qualche anno prima ancora, lei era entrata nella sua vita rivoluzionandola totalmente.
Era da quando l’aveva conosciuta, che la sua vita era quasi una magia, e in quel periodo, che sapeva essere tanto speciale per Usagi, che adorava qualsiasi cosa fosse natalizia, lo era ancora di più.
Guardò il suo orologio da polso: solo poche ore e avrebbe potuto godere di quella magia con la sua piccola famiglia.
 
***
 
Dieci fiocchi di neve di carta, finemente ritagliati e prima ancora piegati con la tecnica degli origami, spiccavano sulla sua scrivania.
Usagi si schioccò le dita, leggermente indolenzite, e mise via gli scarti di cartocino.
Aveva creato dieci fiocchi di neve di carta, tutti diversi tra loro.
Prese dalla sua borsa da lavoro un libricino azzurro e ne accarezzò la copertina.
Le sue dita tracciarono i contorni rialzati di un fiocco di ghiaccio dalla struttura articolata.
Aprì il libro e lo sfogliò velocemente, solo per ricordarne i punti salienti.
Conosceva in realtà già tutto a memoria.
Quando aveva visto quel libro, in centro, in giro con Minako per gli ultimi acquisti di Natale, non aveva resistito.
Era finito nel carrello insieme ad altro materiale destinato alla Scuola.
Sentì bussare alla porta, e al suo consenso, una sua tirocinante fece capolino ed entrò seguita da altre nove studentesse.
Usagi nell’ultimo anno, aveva dato alcuni seminari con l’approvazione del Consiglio, rilasciando anche certificati di partecipazione firmati e timbrati.
Sorrise, e le fece accomodare.
 
***
 
- Oggi non vi parlerò di Pedagogia. -
 
Usagi si era seduta di fronte le ragazze.
 
- Non parleremo di BES, o di DSA, né di tecniche o approcci. Oggi non siete delle semplici tirocinanti e vi darò una lezione che vi servirà non solo per questo lavoro, ma per la vita. - fece una pausa, e riprese con una delle sue citazioni pedagogiche preferite. - L’Educazione non è preparazione alla vita, ma è la vita stessa. -
 
Una ragazza, quella che tra tutte aveva più l’aria da “prima della classe”, alzò la mano.
 
- Scusi Dottoressa Chiba, se non dobbiamo parlare di Pedagogia, perché ci cita Dewey? -
 
Usagi sorrise.
Le altre ragazze guardarono la collega in malo modo.
 
- Deformazione professionale, hai ragione! -
 
Usagi rispose alzando le mani, fingendo di non notare né l’espressione delle nove stagiste, né quella imbarazzata di chi le aveva posto la domanda.
 
- Quello che voglio dirvi, ragazze, è che in questo lavoro non dovete focalizzarvi soltanto sulla teoria, o meglio, non dovete essere ferme, statiche, al contrario. So che avete scelto questo mestiere per passione, o non so, forse per una missione. -“Come per me”. - Questo se lo disse solo mentalmente, poi riprese. - Fate bene a tenere bene a mente le teorie, anche tu Kikyo … - indicò la studentessa di poco prima. - ma questo mestiere va ben oltre tutte le parole di Dewey, di Piaget, della Montessori o della nostra pedagogia. Questo lo sapete no? -
 
Le tirocinanti annuirono.
Qualcuna sembrava volesse quasi volerle dire: “Ma va?” , ma nessuno lo fece.
Forse perché la loro tutor era sposata col capo di quella fastosa clinica, o perché sapevano che quando Usagi cominciava con quei discorsi contorti, alla fine arrivava a qualcosa di senso compiuto.
Forse interpretando i loro pensieri, Usagi si grattò la fronte.
 
- Scusatemi, arriverò al punto! -
 
Pareva effettivamente aver capito, cosa stavano pensando di lei in quel momento.
Riprese quasi subito.
 
- Un educatore, un buon educatore, deve essere flessibile, empatico, aperto.-
 
Le ragazze annuirono senza proferire ancora parola.
 
- Non metto in dubbio la vostra propensione al ruolo che avere scelto. Conosco la vostra preparazione e avete curricula eccellenti, altrimenti non sareste qui dati i criteri di selezione e  le vostre referenze presso enti precedenti sono ottime. Diciamo che … mi sono dilungata. Come vi ho detto prima, oggi la nostra non sarà una conversazione pedagogica. Oggi voglio darvi una lezione di vita, come se fosse un … regalo.-
 
- Di cosa si tratta? - Un’altra ragazza s’intromise alzando una mano.
 
Usagi la guardò e poi fece scivolare lo sguardo su tutto il gruppo.
 
- Vorrei parlarvi un po’ di me, per darvi un esempio, anche se credo che alcune cose, voi le sappiate già.-
 
Essere sposata con Mamoru Chiba ed essere entrata automaticamente nell’Impero Saitou, aveva catapultato anche lei sulle riviste di Gossip e d’Economia della città e del paese.
Se tre anni prima Mamoru era considerato uno dei più desiderabili scapoli d’oro della zona, ora era il giovane pediatra erede di una grande azienda.
Era il medico vittima con la sua famiglia dello Scandalo Azamawari, come la vicenda era passata alla cronaca, e lei, Usagi, era la protagonista femminile della situazione.
Ora Usagi Tsukino era moglie dell’invidiato Mamoru Chiba, un’educatrice speciale che non ancora trentenne aveva già fatto ampiamente parlare di sé.
Ormai era abituata alla cosa, anche perché lei e Mamoru cercavano più o meno con buoni risultati, di non far trapelare troppi altri dettagli della loro vita privata.
Sorrise alla studentesse.
 
- Non preoccupatevi, e non sentitevi in imbarazzo. Quello che vi dirò non lo troverete sui giornali, e pochi ne sono a conoscenza.-
 
Stava per condividere con loro un’importante parte di sé.
Le ragazze cambiarono espressione, ma lei le rassicurò continuando a sorridere.
Non avrebbe detto tutto, anche perché non sarebbe stato professionale, ma aveva notato che quelle ragazze, prendevano un po’ troppo sul serio la strada che avevano scelto, e non voleva che commettessero il suo stesso errore.
Si riconosceva in loro, rivedeva quella che era stata fin dal sigillo della sua promessa.
Prese un lungo respiro, e cominciò a raccontare.
 
***
 
- Finalmente tra pochissimo saremo in ferie!-
 
Taiki, come faceva quasi sempre quando era in pausa, si lasciò cadere mollemente sul divano, nell’ufficio di Mamoru.
Entrambi avevano preso dei giorni di vacanza per le festività.
 
- Già. Tu hai programmi?-
 
Mamoru alzò gli occhi dal suo portatile.
 
- Completo relax a casa, con mia moglie e i gemelli. Stop! Non ci penso proprio ad imbottigliarmi nel traffico cittadino delle feste, per andare in una qualche località turistica! Tu invece? Porti le tue principesse da qualche parte? -
 
Taiki si portò su sedendosi composto, aggiustandosi gli occhiali sul naso e guardandolo interessato.
 
- Può darsi.- Mamoru rispose laconicamente. Sapeva già, che al suo migliore amico, quella risposta non sarebbe di certo bastata.
 
- E quiiiiiindiiii??? -
 
“Come volevasi dimostrare!”
 
Mamoru chiuse il suo computer e sbuffò.
 
- Ma prima o poi te li farai gli affaracci tuoi? Solo un pochino eh! -
 
Gli mostrò due dita a sottolineare la parola “pochino”.
 
- No no!- ribatté l’altro.-Mi conosci! Allora, dove andrete tu, Usagi e la piccola? Perché Chibiusa verrà con voi no?-
 
Mamoru lottò contro se stesso per non reagire poco garbatamente.
Spostò l’attenzione su una foto sulla sua scrivania e sorrise, dimenticando quasi subito l’intento di mandare Taiki al diavolo.
Prese la cornice col ritratto del suo matrimonio e ammirò i dettagli che conosceva a memoria.
Lui ed Usagi vicini, lui con in braccio Chibiusa e lei col bouquet.
Lui in quell’impeccabile tuxedo e lei in quell’abito a sirena che l’aveva incantata dal primo momento in atelier.
Alle loro spalle, un luogo caro ad entrambi ed un panorama mozzafiato.
Gli occhi gli brillarono e tornò a guardare Taiki.
 
- Farò rivivere a mia moglie la magia dei nostri precedenti Capodanni. Contento? Trascorreremo il giorno di Natale in famiglia, ma partiremo poco dopo, e pernotteremo in settimana bianca fino alla sera di Capodanno. Contento? Lei però ancora non lo sa, voglio che sia una sorpresa! -
 
Taiki lo aveva ascoltato attentamente, e quando capì di poter parlare, gli mostrò un pollice alzato.
 
- Fai sempre centro, amico! -
 
***
 
Usagi aveva appena finito di parlare.
Le sue tirocinanti la stavano guardando stupite.
Aveva raccontato di se stessa e di Seiya.
Non aveva raccontato tutto nei minimi particolari, ma le ragazze avevano già saputo quanto lei fosse stata eccessivamente legata a quel lavoro anni prima, fino a perdere di vista il proprio benessere e la propria felicità.
 
- Lei … - una ragazza prese la parola quasi timidamente. - Lei è stata molto coraggiosa.-
 
Usagi annuì, sorridendo teneramente.
 
- Di certo non si può dire che la mia fosse stata una vita piatta! -
 
Ridacchiò per sdrammatizzare.
Le ragazze sembrarono rilassarsi dallo stupore iniziale e riprese.
 
- Ammiro la vostra tenacia ragazze, ma non fate come me. Un buon educatore deve essere aperto agli altri, sì, deve avere sicuramente una buona intelligenza interpersonale, ma deve averla soprattutto intrapersonale. - scandì volutamente l’ultima parola. – Ragazze, dovete anche voler bene a voi stesse, alla vostra persona. Prendetevi più tempo per qualcosa di diverso. Fare qualche ora di tirocinio in meno alla settimana non vi renderà studentesse meno diligenti. Non voglio entrare nel merito della vostra vita privata, a meno che non siate voi a consentirmi di farlo, ma io sto riconoscendo in voi la me stessa di quattro anni fa. Il dolore e il lavoro mi stavano consumando, offuscando le altre possibilità che potevo ancora avere a soli venticinque anni. Se non amiamo in primo luogo noi stessi, le emozioni negative che cerchiamo di reprimere a lungo andare ci corroderanno, e si riverseranno all’esterno, rischiando anche di farci sbagliare nel lavoro. È tutto un circolo ragazze, come un serpente che si morde la coda. Si rischia di entrare in un tunnel e non uscirne più.-
 
Sospirò pesantemente.
Le era capitato, qualche giorno prima, di ascoltare involontariamente due delle ragazze parlare tra loro.
Si stavano sfogando l’una con l’altra.
L’una sembrava molto demoralizzata per la fine di una storia d’amore che doveva essere stata lunga e importante, e l’altra, aveva avuto un lutto recente in famiglia, proprio a ridosso delle feste.
Era proprio quello che era successo a lei.
Aveva sentito che per loro, in quel momento, non esitavano altro che studio e lavoro.
Evitò di smascherare proprio quelle ragazze sedute di fronte a lei, e prese finalmente il materiale che aveva portato.
Si alzò e consegnò ad ognuna delle studentesse i fiocchi che aveva confezionato.
Le ragazze guardarono compiaciute i fiocchi intagliati che avevano tra le mani.
Delinearono con le dita i contorni del cartoncino, pizzicavano con le unghie i minimi ritagli dettagliati.
Usagi amava i lavori manuali e ne aveva dato più volte prova.
 
- Siate come i fiocchi di neve, ragazze.-  Usagi riprese la parola. - Nessun fiocco di neve è uguale all’altro e così devono essere le vostre vite, le vostre strade. Non lasciatevi prendere dallo sconforto, e non bloccatevi. Avrete diverse opportunità e non dovete perderne nessuna. Vedete … - Prese il suo libro mostrandolo e accarezzandone la copertina in loro direzione. - Incontreremo sempre degli ostacoli, delle difficoltà, delle sofferenze. È la vita, è il nostro percorso che è fatto di bivi e di salite. Potremo sempre cadere, ma ci rialzeremo. Non vi prometto che questo sarà sempre un lavoro perfetto o facile. La responsabilità relazionale e le nostre competenze non sono da prendere sotto gamba, in qualsiasi contesto. Non esiste un settore educativo più facile di un altro. La vita che abbiamo scelto, anche nell’arco dell’Educazione Speciale, purtroppo rischierà sempre d’esser tortuosa, mai liscia … proprio come i cristalli di neve, li vedete? Vedete come sono ricchi di insenature? Proprio come loro, così deve essere il nostro viaggio: pieno di nuove strade, di nuove possibilità per ricominciare. Prendete al volo qualsiasi cosa vi fa stare bene, proprio come i bambini giocano a prendere al volo la neve! Un buon educatore fa anche questo! -
 
Ci fu un lungo momento di silenzio, poi le ragazze le sorrisero e sembrarono quasi illuminarsi.
 
- Grazie, lo terremo a mente.-
 
Stavolta a parlare fu proprio una delle ragazze che aveva ascoltato sfogarsi.
Usagi stavolta riservò loro un sorriso quasi materno.
 
- Non commettete il mio stesso errore. Non ve lo dico come vostra tutor, ve lo dico da … amica. Siate più forti di qualsiasi  avversità.-
 
Abbassò lo sguardo ad ammirare per l’ennesima volta il suo anulare sinistro, poi tornò a loro.
 
- Io mi sono accorta troppo tardi, o forse appena in tempo di quello che avrei perso. Ho fatto una scelta, mi sono buttata tutto alle spalle e ho ricominciato. Come vedete ce l’ho fatta! Domani potreste essere al posto mio a tenere i vostri seminari, allora ricordatevi di me, e fate ai vostri studenti il mio stesso augurio. -
 
Si fermò, abbassandosi a prendere una borsa rossa di carta vicino la sua sedia.
Il rumore di un applauso la fece tornare subito in posizione eretta.
Le ragazze si erano tutte alzate e la guardavano radiose continuando a battere le mani.
Usagi arrossì.
 
-Non potevamo avere una tutor migliore!-
 
La prima della fila parlò per tutte e s’incamminò verso di lei.
 
- Questo è per lei, da parte nostra. Oggi più che mai, sappiamo che è meritato.-
 
Le mostrò un sacchetto dorato con un delicato fiocco rosso.
Usagi si portò le mani al viso, quasi commossa.
 
- Ragazze, non … -
 
-Tenga.- insistette la sua studentessa.
 
Usagi glielo prese tra le mani e la tirocinante fece per tornare al suo posto, ma lei la bloccò.
 
- Aspetta!-
 
La ragazza tornò sui suoi passi.
Usagi le mise tra le mani la busta rossa.
 
- Questi invece sono per voi. Per favore, potresti distribuirli anche alle tue compagne? Troverai dieci pacchetti qui dentro, sono uno ciascuno.-
 
La ragazza annuì sorridendo, e le sue colleghe con lei.
Fece come Usagi le aveva detto e tutte scartarono una scatolina regalo, scoprendo un ciondolo: un cristallo di neve d’argento.
Usagi, invece, aveva ricevuto una targa in legno levigato, con una piastra in ottone con una frase:
 
“Gli insegnanti prendono per mano, aprono la mente e toccano il cuore.”
 
Accarezzò l’elegante incisione in rilievo e gli occhi le brillarono.
Quando alzò di nuovo lo sguardo sulle sue studentesse, vide che per loro era lo stesso.
 
- Grazie, ragazze. Grazie di cuore.-
 
- Grazie a lei!- Fu il coro di risposta che le offrirono.
 
***
 
Erano a casa.
Dopo la fine della sua lezione speciale, Usagi aveva ricevuto un paio di pazienti e aveva letto loro qualche leggenda sulla neve, dal suo preziosissimo libro, ma erano andati via tutti quasi subito e lei non aveva avuto molto da fare.
Anche Mamoru aveva avuto una giornata leggera.
Ora erano a tavola, tutti e quattro.
Lui, Usagi, Goro e la piccola Chibiusa.
Avevano deciso di trascorrere tranquillamente la vigilia in casa tra loro e di riunirsi poi tutti insieme l’indomani con la famiglia di Usagi e con Yaten.
La piccola di casa pasticciava con la sua pappa nel seggiolone, ed una Usagi paziente e pacata tentava di farla mangiare ignorando il pasto sparso ovunque.
Di tanto in tanto cercava di mangiare anche lei.
Mamoru e Goro chiacchieravano del più e del meno guardando la bimba, inteneriti da quella che era diventata la pupilla della casa.
Fu una cena piuttosto tranquilla, serena.
Dopo si trasferirono nella tavernetta, ambiente di tante coccole, chiacchierate, sfoghi e compagnie.
Usagi aveva portato Chibiusa di sopra, crollata nella sua culletta subito dopo il cambio e un paio di coccole in braccio.
Quando tornò al piano inferiore, trovò Goro e Mamoru che l’attendevano vicino al camino.
Poggiò la baby radiolina sul tavolino e li raggiunse.
 
- Chibi – Chan dorme, Usako?-
 
Mamoru accolse sua moglie con un bacio sulla tempia.
 
- Sì, era cotta la nostra cucciola. Dorme come un angelo.-
 
Goro sorrise.
 
-Programmi per le ferie? -
 
Sapeva che entro pochi istanti Mamoru l’avrebbe fulminato con lo sguardo, cosa che fece esattamente dopo tre secondi netti.
Goro sapeva fin troppo bene cosa Mamoru avesse in mente.
Perché quella domanda, se conosceva già la risposta?
Taiki l’aveva forse contagiato?
 
-Beh … - Usagi rispose totalmente all’oscuro di quello che avevano tramato quei due.
 
- Domani andiamo dai miei, lo sai già no? Sei invitato anche tu, e DEVI venire! Poi … non so per gli altri giorni. Tu hai idee per Capodanno, Mamo? -
 
- Chi? Io? -
 
Preso in contropiede, Mamoru quasi sobbalzò.
Usagi cominciò ad intuire qualcosa, notando il suo cambiamento.
Era praticamente sbiancato.
 
- Sì, tu! Spara! -
 
- Ma niente! Che ne so io? Manca più di una settimana! -
 
Portò le mani avanti, cercando una difesa.
 
- Mamoru? -
 
-Ma non lo so! - tentò di farla demordere. - Decideremo nei prossimi giorni! Il bello delle ferie è proprio il non doverci stressare! Perché vuoi saperlo adesso? Pensi di organizzare qualcosa con le ragazze? Devo sorbirmi Taiki anche a Capodanno? -
 
Goro stava faticando a trattenere le risate.
Mamoru si era tradito da solo. L’ultimo dell’anno era anche il suo anniversario di matrimonio.
Sicuramente Usagi avrebbe voluto qualcosa di più intimo.
 
- Mamoru Chiba! Sputa il rospo! -
 
Niente, non c’era modo di spuntarla con lei.
 
- Aaaah e va bene! -
 
Esasperato, portò le mani in alto in segno di resa.
 
“Beccato!”
 
- Accidenti! Volevo che fosse una sorpresa! Era il mio regalo di Natale! -
 
Usagi sorrise, con una nuova luce nello sguardo.
 
- E che cosa avresti fatto? -
 
Ormai c’era ben poco da nascondere.
Mamoru sorrise con lei e la prese per mano.
Si voltò verso Goro:
 
- Ti dispiace se andiamo un attimo in salone? -
 
- Certo che no! - Goro gli fece un sorriso a trentadue denti. - Andate, andate!-
 
Li incitò ad allontanarsi agitando le mani in avanti e facendogli l’occhiolino.
Usagi lo guardò ironica.
 
“Qui gatta ci cova!”
 
***
 
Da soli, nel grande salone di Villa Saitou, Mamoru ed Usagi erano ai piedi del loro albero di Natale illuminato.
 
- Allora? - Usagi esordì impaziente, come una bambina.
 
Mamoru rovistò tra pacchi e pacchetti prendendone uno sottile.
 
- Tieni Amore, questa è, o meglio, era, il mio regalo per te. Volevo aspettare domani, ma a quanto pare … beh, aprilo e basta! -
 
Usagi lo scartò sorridendo, liberando dall’involucro luccicante una scatola rettangolare.
La aprì e ne scorse una busta.
Quando aprì anche quella si illuminò di nuovo, in quella magica giornata.
 
- Non c’è due senza tre, a quanto pare!-
 
Mamoru ridacchiò, grattandosi la nuca. Le accarezzò le mani che stringevano dei fogli.
 
- Questo posto è speciale per noi, Usako. Lì abbiamo trascorso i primi momenti come coppia, lì ti ho chiesto ufficialmente di sposarmi e lì abbiamo festeggiato il nostro matrimonio, e … trascorso la prima notte di nozze. - Fece passare una mano lungo tutto il suo corpo, accarezzando il vestito di lanetta attillato. - Sono molto legato a questo cottage, e a quelle montagne, e anche tu, e quindi … Ho prenotato una settimana solo per noi tre... per festeggiare anche il nostro primo anniversario. -
 
Usagi posò brochure e prenotazioni sul pavimento e si buttò tra le braccia di suo marito.
 
- Grazie Mamoru, grazie! -
 
Lui sorrise, baciandola ben poco castamente.
 
- Buon Natale Amore.-
 
- Buon Natale Mamo-Chan! -
 

Nda
 
Ma ciao popolo di EFP!
Riemergo dalle ceneri!
Dopo vari post sulla mia Pagina Facebok
Luciadom su EFP, dove prima parlavo di Song-fic, poi di Spin-Off, poi ancora di Prequel o di Missing Moments, alla fine la prima cosina pubblicata dopo la fine della long storica è stata questa shottina qui… anche in ritardo per Natale tra l’altro, ma non ce l’ho fatta proprio a finirla prima!
Beh, in realtà a penna era finita tutta da qualche giorno, ma non ho proprio avuto il tempo di passarla su Word.
È un po’ diversa rispetto alla Shoot natalizia che ho pubblicato due anni fa.
 L’ispirazione mi è venuta dai decori che ho fatto a mano per l’asilo nido in cui lavoro, tra cui per l’appunto anche i cristalli di neve, e dal pensiero che le mamme hanno avuto per noi educatrici per questo Natale: un borsello personalizzato con le nostre iniziali e con incisa proprio la frase che le tirocinanti regalano ad Usagi.
Questa piccola storiella è legata alla long principale, come una sorta di secondo piccolo Spin-Off.
Il prequel è in cantiere ma avrò bisogno di molto più tempo di quello che credevo, e la Song-fic con la canzone di Cristina Perri, la versione dal punto di vista esterno, è abbozzata.
La Missing Moments è solo nella mia testa ma arriverà anche quella prima o poi :D
 
Solo qualche piccola nota psico-pedagogica, deformazione professionale anche la mia :D
 
  • John Dewey, citato all’inizio del testo, è noto per un approccio anche filosofico alla Pedagogia e alle Scienze dell’Educazione, e per avuto una vasta influenza anche sulla cultura e sulla vita politica del suo paese, (Stai Uniti). È stato attento alle politiche sociali ed ha applicato la Pedagogia in tantissimi contesti, addirittura alla Democrazia. La sua citazione, per tanto, è verissima, in quanto la scienza dell’educazione deve portarci all’autonomia globale e sociale.
  • Le intelligenze interpersonale ed intrapersonale, sono tra le intelligenze plurime scoperte e studiate da Howard Gardner.  Secondo la sua “Teoria delle Intelligenze multiple”, noi avremmo non una, bensì tante intelligenze diverse che ci aiutano tutti i giorni nelle varie mansioni. Ne sono state individuate prima sette principali, poi sono salite a nove e poi addirittura a quattordici. Sarebbero la spiegazione secondo cui, (nel senso più generale, ma l’applicazione va ben oltre), a scuola si può avere una spiccata capacità logica, pertanto dovuta all’intelligenza logico-matematica, oppure per le materie orali e nella scrittura, dovuta questa all’intelligenza linguistico-verbale. (Ecc.). Le intelligenze citate da Usagi, sono proprie dell’intelligenza emotiva, dell’empatia, della capacità di immedesimarsi nell’altro e dell’aiutarlo.  Questa è una prerogativa da cui chi lavora nel sociale, non si può esimere, e non solo deve saper conoscere e capire gli altri, ma soprattutto deve saper conoscere e gestire se stesso.
 
 
Beh cosa dire?
Avrei voluto postare questa Shoottina per augurarvi buon Natale ma non ci sono riuscita, così vi faccio gli auguri in ritardo, ma sono in tempo per io resto delle feste :D
Vi auguro per tanto Felice Anno Nuovo e un Sereno 2019!
Non mi dilungo con frasi fatte e auguri detti e ridetti, ma vi auguro solo tranquillità e cose buone per il nuovo anno, e lo auguro a me, che ho traballato parecchio negli ultimi anni, ma, come ho detto in questa storia attraverso Usagi, ho sempre cercato di andare avanti.
Grazie a chi leggerà e a chi vorrà lasciarmi un commentino.
Grazie a chi ha finito tutta la long e mi segue anche con le altre storie.
Vi abbraccio, anche se solo virtualmente!
A presto!
 
Lucia
 
 
   
 
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