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Autore: Darlene_    29/12/2018    3 recensioni
Quando tutto sembra perduto, Artù non si da per vinto e cerca in tutti i modi di salvare il suo leale Merlino.
Storia partecipante alla 12 task challenge indetta sul gruppo fb: Hurt/Confort - fanfiction e fanart
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Storia scritta per il 12 task challenge
Task 1:
“Oh Dio… ma che cosa ti hanno fatto”




Fandom: Merlin










MISSIONE DI SALVATAGGIO







Mentre un lupo solitario ululava alla luna, una figura si aggirava furtiva nel bosco. Se un passante l’avesse visto avrebbe pensato ad un vagabondo o ad un intrepido in cerca di avventura, ma non avrebbe mai sospettato la verità. L’uomo camminava senza sosta da ore, dopo aver abbandonato il cavallo ormai sfinito ed incapace di trottare ancora. Era grato alla pallida luna che con il suo pallido chiarore non riusciva a rompere il manto scuro della notte che lo avvolgeva rendendolo irriconoscibile. 
A quell’ora tutti i predatori notturni erano strisciati fuori dalle loro tane per andare a caccia, ma il giovane re non ne era spaventato: batteva il sentiero alla ricerca di una qualsiasi traccia che potesse indicargli la via, maledicendosi per non essere riuscito ad evitare quella terribile situazione.

Tutto era cominciato quella mattina, con una banale battuta di caccia. Come sempre Merlino lo aveva accompagnato e per tutto il tempo si era lamentato del cavallo bizzoso, del tempo troppo umido e della stupidità degli uomini che ritenevano la caccia uno sport divertente. Artù lo aveva preso in giro, sostenendo che fosse troppo sentimentale. Ad un tratto il servitore aveva fermato il cavallo e richiamato l’attenzione del re: “Avente sentito? Credo che ci sia qualcuno da queste parti.”
L’altro si girò con un sorriso beffardo, le redini del suo baio in mano. “Certo, siamo circondati dai tassi e dalle marmotte. Vuoi forse una spada per difenderti anche da loro?” 
I cavalieri avevano riso, proseguendo nel loro cammino. 
Tutto il resto erano solo immagini confuse: i banditi che li accerchiavano i mantelli rossi di Camelot che si muovevano frenetici, le urla, il clangore di spade. Non c’era stato modo di fermare la catastrofe: quattro tra i migliori cavalieri del regno erano morti, l’unico sopravvissuto era Artù e non per le sue doti di spadaccino, ma perché Merlino gli aveva salvato la vita. 

I suoi pensieri furono interrotti quando finalmente intravide l’imboccatura di una grotta e le impronte di stivali tutt’intorno. Sfoderò la spada e si incamminò all’interno. Il lungo corridoio era illuminato dalle torce, ma non vi erano rumori, il posto sembrava abbandonato. 
Ormai camminava da diversi minuti, ed era sicuro che la caverna fosse vuota. Il panico cominciò ad impossessarsi di lui: forse aveva sbagliato tutto, forse i banditi erano già ripartiti, forse Merlino era già… 
Fu un quel momento che sentì dei gemiti provenire da poco lontano. Si precipitò, trovandosi in un antro ampio. Sul pavimento giaceva un corpo scosso da tremori. 
Si inginocchiò accanto al ragazzo e lo mise in posizione supina.
“Merlino.” Sussurrò, poi più forte: “Merlino!” Con una mano gli scostò i capelli bagnati dalla fronte sudata. 
Tratteneva a stento la sua disperazione. Provò a scuoterlo con delicatezza cercando di non provocargli altro dolore. 
“Testa di fagiolo! Non puoi abbandonarmi adesso! Sei il peggior servitore che io conosca, non puoi lasciare il tuo re.”  Mentre parlava strappò parte della sua camicia per farne delle bende con cui fasciò le ferite del ragazzo. Il corpo era stato martoriato dalla lama di una spada, la maglia tutta strappata, lasciando intravedere la pelle pallida. Strinse i denti, schiumante di rabbia, come era potuto accadere?
“Artù” 
Il re strinse la benda di fortuna intorno al braccio ferito e sollevò con una mano il capo dell’amico: “Meno male che ti sei svegliato, non avevo voglia di cercarmi un nuovo servitore.”
Merlino provò a ridere, ma la risata si trasformò in un rantolo. Artù lo aiutò a sedersi, cercando di favorire la respirazione. Mentre il giovane cercava di incanalare l’aria il re sussurrò: “Che cosa ti hanno fatto?”
“Non è niente, sto bene” Provò a rialzarsi, ma le gambe gli cedettero e solo le braccia forti dell’altro gli impedirono di cadere a terra. 
Il re lo ammonì: “Non ti devi sforzare, hai perso molto sangue…” Gli mise un braccio sotto le ascelle e uno sotto alle ginocchia e lo sollevò, sorprendendosi della sua estrema magrezza. 
“Sire, dovete andare. Questa… Questa è una trappola… Vi vogliono morto…” Parlare era un’enorme fatica, ma non poteva permettere che Artù rischiasse la vita per lui.
“Stai zitto Merlino, se avessi voluto qualcuno con cui chiacchierare sarei andato a salvare Galvano!” 
Procedevano lentamente, ma Artù preferiva muoversi piano per non rischiare di procurare altri danni. Quando si rese conto che era svenuto avrebbe voluto tirargli uno schiaffo, urlare per non farlo addormentare, ma sapeva che forse era l’unico modo, per Merlino, di tollerare meglio il dolore. Ed ogni passo controllava che ci fosse ancora respiro, sebbene irregolare e frettoloso. Doveva solo tornare da Gaius e tutto si sarebbe risolto. 

Nel suo stato di incoscienza Merlino sognava di essere in mare. Le onde lo cullavano, ma il suo corpo era in fiamme e il fuoco ardeva nonostante l’acqua gli lambisse la pelle. A volte doveva annaspare per tenere fuori la testa, ma la riva sembrava sempre più lontana, eppure non aveva paura perché braccia forti lo stavano trattenendo in un tenero abbraccio. 








Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui. 
Questa storia nasce in poche ore grazie all'iniziativa: 12 task chellenge attiva sul gruppo fb Hurt/confort italia - fanfiction e fanart. 






 

  
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