Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: lapotenza    29/12/2018    0 recensioni
-Ispirata a Wings e The most beautiful moment in life-
"Come finisce lo spettacolo se le marionette sono i burattinai? Un burattinaio può davvero essere una marionetta? Dove vanno a finire i fili spezzati?"
"[...] era riuscito a scavare uno spazio vuoto dentro un altro spazio vuoto più grande."
Una serie di strani avvenimenti si dirama con un devastante effetto domino e piomba in vite diverse ma collegate.
E' forse la scomparsa di Taehyung la chiave di tutto? Od è il cadavere introvabile di quel ragazzo che Yoongi ha visto venir investito?
Nel mezzo della calma prima della tempesta Namjoon scopre di non essere il solo a cercare Taehyung, Yoongi chiede l'aiuto del minuto Park Jimin per fare qualcosa di incomprensibile e, aggirandosi nei meandri di vite spezzate, Jungkook è l'unico a sapere cosa stia realmente accadendo.
Da qualche parte la chiave del mistero pende come una spada di Damocle, in attesa di venir trovata.
Ovviamente, ma qual'è il mistero?
Storia disponibile anche sul mio account wattpad, sotto medesimo nickname.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Traccia (e video): Wings sort film #5 "Reflection"

Kim Namjoon era un uomo intrigante.

Vantava una mentalità aperta ed una mente acuta, un certo fascino ed un portamento sensuale. Parlava esprimendosi con una saggezza poco consona ad un ventiduenne ed era un gran lavoratore.

Purtroppo rimaneva però un uomo solo, privo di famiglia e di amici.

Nella sua vita spopolavano i ronzii delle macchinette, gli odori degli inchiostri ed i clienti che nella maggior parte dei casi erano taciturni, troppo concentrati sul dolore, od intimoriti dalla sua presenza ammaliante, quasi che ad avvicinarsi ad un essere simile si commettesse un peccato.

Negli ultimi tempi però, aveva iniziato a ricevere una compagnia costante.

Kim Taehyung era entrato nel negozio tre mesi fa per la prima volta, si era seduto sul divanetto nella piccola zona antecedente l'ingresso che Namjoon aveva adibito a sala d'attesa e, quando quest'ultimo gli ebbe domandato se desiderasse qualcosa, aveva scosso il capo ed afferrato una rivista dal tavolino da fumo.

Se Namjoon sembrava uscito dal romanzo di un autore tormentato, Taehyung sembrava uscito da un anime.

Per la prima settimana si era limitato a sfogliare riviste o a girellare per il negozio osservando i disegni proposti affissi alle pareti, senza aprir mai bocca.

Namjoon non se n'era mai lamentato, aveva notato che, se glielo chiedeva, il ragazzo gli passava ciò che gli serviva come una sorta di assistente.

I clienti non avevano mai commentato, per cui s'era quasi convinto che magari lo vedesse solo lui, una sorta d'allucinazione. D'altronde Taehyung aveva un aspetto così etereo (era così bello) che non poteva davvero esser altro se non un frutto dell'immaginazione. Giacché spesso Namjoon amava perdersi nel riflettere e nel fantasticare, la cosa gli sembrò persino plausibile.

La seconda settimana inizio a parlare. Aveva una voce profonda, in contrasto col viso angelico.

Non diceva molto, anche perché Namjoon si asteneva dal rispodere.

Ma alla terza settimana, dopo ch'ebbe tirato fuori un sorriso rettangolare, facendo presente che s'era scordato di presentarsi, Namjoon ne rimase così intenerito che si sentì in obbligo di ricambiare il convenevole. Da lì in poi Taehyung iniziò a parlare sempre di più, dimostrandosi un grandissimo chiacchierone ed un ragazzo persino un po' buffo, con Namjoon condivideva un'inaspettata goffaggine.

Nonostante il bel portamento, infatti, il tatuatore non faceva che rompere anche il più insulso degli oggetti: colpendoli per sbaglio, facendoli cadere o anche semplicemente sfiorandoli.

Taehyung tendeva a farsi male da solo, da ringraziare una proverbiale sbadataggine.

Forse insieme nello stesso piccolo luogo rappresentavano un consistente pericolo, ma la compagnia di Taehyung iniziò a far talmente tanto piacere a Namjoon che decise di passarvi sopra.

L'ultimo giorno che vide Taehyung pioveva di traverso e fuori dal negozio la città affogava nel grigio e nel fango, Namjoon era appoggiato al bancone tracciando righe scure su un blocco degli schizzi, tentando di intrappolare il fantasma di un'idea per dargli forma.

Taehyung osservava il tempo al di fuori della vetrina.

-Tra un po' tirerà giù tutto, se continua.- commentò inumidendosi le labbra. Teneva i gomiti sulle ginocchia ed il mento affondato nel palmo d'una mano. Il brutto tempo sembrava avere una cattiva influenza su di lui.

-Vedrai che passa.- Namjoon si sporse per afferrare la gomma da cancellare -Almeno ce ne potremo tornare entrambi a casa.-

Sapeva parecchie cose di Taehyung, dal colore preferito al numero di scarpe, ma non aveva davvero idea se quest'ultimo avesse una casa, una famiglia o più semplicemente un posto dove tornare. Conosceva Taehyung ma non la vita di Taehyung.

-Fuori non ci sarà anima viva, con un tempo simile.-

Namjoon annuì, concordando.

Sperava di non trovarsi casa allagata al suo rientro, altrimenti sistemare tutto avrebbe rappresentato un guaio bello e buono, il giorno seguente gli si prospettavano troppi appuntamenti perché potesse rimandarli per asciugare.

Fece per esternare le sue preoccupazioni a Taehyung, per provare a verificare se le condividesse, ma fu sorpreso da un picchiettare contro il vetro della porta.

Taehyung scattò in piedi, riconoscendo la sagoma scura alla porta come qualcuno che magari necessitasse un aiuto ed un posto asciutto, ma non appena raggiunse la maniglia la sagoma sparì ed un oggetto colpì le punte delle sue scarpe in pelle, passando da sotto la fessura dell'entrata.

Si chinò a raccoglierlo con in volto la stessa perplessità riflessa nei lineamenti di Namjoon, che lo raggiunse ed afferrò dalla sua mano tesa quella che aveva tutta l'aria d'essere una missiva.

Soppesò per diversi istanti la consistenza ruvida e spessa della busta ingiallita, sigillata con la ceralacca, e si diresse al bancone, seguito a ruota da un perplesso quanto curioso Taehyung.

Chiunque avesse infilato la lettera sotto la porta doveva averla protetta bene, perché nonostante l'inferno d'acqua là fuori non era neanche minimamente umida.

Non essendoci scritto niente sul davanti, la voltò, trovandovi impresso unicamente un simbolo circolare contenente un paio d'ali d'angelo sorprendentemente minuziose, inclinò il capo di lato, trovandole familiari.

-Mi pare d'averle già viste da qualche parte, queste.- disse infatti Taehyung, picchiettando la busta e confermando la sua sensazione -Cosa c'è dentro?- domandò aggrottando le sopracciglia.

-Scopriamolo.- rompendo il sigillo con cura, Namjoon estrasse un piccolo foglio che riconobbe al tatto come carta da disegno d'ottima qualità. Non seppe perché, ma non appena vide ciò che vi era vergato in inchiostri scuri gli scappò un sorriso, che represse immediatamente al sentire la sensazione di pesantezza che gli affondò come un peso di piombo nelle viscere.

Un uccello ad ali spiegate che sembra cercare una via verso la libertà, lo scrutò per lunghi istanti.

-Quindi, Hyung? Cos'è?- Taehyung gli afferrò il polso con la mano, costringendolo ad abbassare il disegno di modo che potesse vederlo anche lui.

Forse, se solo Namjoon avesse capito almeno un secondo prima che non avrebbe mai dovuto farlo vedere a Taehyung, probabilmente egli sarebbe tornato in negozio alle cinque come sempre anche nei giorni avvenire.

Purtroppo, se ne rese conto solo quando lo vide spalancare gli occhi e scattare all'indietro, rovesciando gli oggetti riposti su un mobile scorrevole di fianco al bancone.

-Hyung...- il modo in cui corse ad afferrare la giacca tendando di infilarla quasi convulsamente, litigando con le maniche per qualche secondo, aveva un che di disperato.

Quando gli si avvicinò domandandogli se andasse tutto bene Namjoon lesse il terrore nei suoi occhi, ed il peso di piombo sembrò affondare maggiormente.

-Buttalo, Namjoon, butta quel foglio e dimenticatene, è la cosa migliore per tutti.- e corse fuori sbattendo la porta, incurante del tempo tremendo che ancora non accennava a tranquillizzarsi.

Namjoon non fece in tempo a fermarlo.

Era passato un mese da quel giorno, Taehyung non s'era più fatto vedere ed ora l'uccello nero svettava sul braccio sinistro di Namjoon, la cui vita era ritornata al vecchio stato di quiete e solitudine, orlata da un piccolo spazio vuoto.

Uno spazio vuoto che infastidiva Namjoon quando qualcuno lo occupava sedendosi su quell'angolo di divanetto che ormai, in qualche modo, aveva iniziato ad appartenere ad una persona sparita nel nulla così come dal nulla era apparsa.

Si convinse di nuovo che, forse, per tutto quel tempo Kim Taehyung era stato frutto della sua immaginazione.

Vivere con quella convinzione lo aiutava a sopportare meglio quel pezzettino di vuoto.

Non lo riempiva, ma se non altro lo rendeva sopportabile.

Era una sensazione strana.

Fino ad allora la sua vita era sempre stata un vuoto riempito unicamente da sé stesso, Taehyung era riuscito a scavare uno spazio vuoto dentro un altro spazio vuoto più grande.

   
 
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