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Autore: Darlene_    30/12/2018    4 recensioni
Sembra un giorno come tanti in quello squallido motel dove il padre li ha lasciati per dedicarsi alla caccia, ma un litigio rompe la quiete tra i due fratelli e ciò che avviene dopo lascerà un segno destinato a restare per sempre impresso sulla pelle.
Storia scritta per la 12 task challenge indetta sul gruppo: Hurt/confort fanfiction e fanart
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia scritta per la 12 task challenge
Task 2:
"Hey non guardare, ok? Guarda me. Voltati verso di me, lascia perdere tutto il resto."



Fandom: Supernatural












CICATRICI








Quando Dean aprì la porta della stanza fece attenzione a non svegliare suo fratello che probabilmente stava dormendo da ore. Buttò la giacca su una sedia e si avvicinò al minibar alla ricerca di qualcosa di forte. Aveva già bevuto abbastanza, ma non così tanto da impedirgli di pensare ai casini in cui si erano cacciati, non trovando nemmeno del brandy chiuse frustrato la porta del mobiletto e si diresse verso il letto. 
Non aveva acceso la luce, ma la luna illuminava l’interno, filtrando dalle tendine aperte. Sam era coricato supino sul letto, le coperte scivolate da un lato, lasciandogli scoperto il torace nudo. Dean indugiò con gli occhi sulla pelle abbronzata, segnata dalle innumerevoli cicatrici. Mentre sollevava le lenzuola ne notò una piccola, ormai quasi completamente sbiadita, era stata la prima ferita inferta da un mostro, quando ancora erano solo due bambini e in un attimo i ricordi tornarono a galla. 

Dean Winchester odiava gli ospedali con quelle pareti dai colori smorti, il perenne odore di disinfettante e le persone i cui occhi erano segnati dalle sofferenze. Per fortuna suo padre si era sempre occupato di loro e aveva ricucito innumerevoli ferite di caccia con un po’ di filo interdentale e del liquore scadente, ma non quella volta. 
Era passato da poco Natale e John era chissà dove ad inseguire le tracce del demone dagli occhi gialli. I fratelli erano entrambi irrequieti: uno deluso dall’assenza del padre, l’altro irritato dal dover sempre portare sulle spalle fardelli troppo grossi per la sua età. Così avevano litigato, come spesso accadeva quando erano soli. Sam, come al solito si era lamentato del fatto che non avessero una casa, il loro perenne viaggio per l’America alla ricerca di qualcosa che non capiva nemmeno del tutto. All’epoca per lui i mostri erano solo una figura aleatoria: non era mai andato a caccia e dei Wendigo e dei Gohul sapeva solo ciò che aveva letto sul diario di viaggio. Perciò non ascoltò i rimproveri del fratello e reputò la sua paura solo un modo per tenerlo rinchiuso tra le mura del motel, così sbattè la porta e corse fuori. 
Quello che successe dopo restò nei ricordi di Dean un misto di paura e ansia, una corsa nel bosco, la vista del corpo insanguinato del fratello. 
Lo aveva portato di corsa in ospedale, all’epoca non aveva l’età per guidare e nemmeno l’esperienza per poterlo curare da solo. I medici avevano provato a separarli, ma lui, caparbio, non era rimasto in sala d’attesa, seguendo Sammy nella stanza dell’ospedale. 
Come sempre quell’odore pungente gli irritava il naso e avrebbe solo voluto scappare via, ma non poteva, non con suo fratello straiato su una barella. Gli teneva stretta la mano mentre un medico di mezza età gli chiese la causa della ferita. 
“Un lupo, è stato attaccato da un lupo mentre correva nel bosco.”
Sam lo guardò con aria interrogativa, ma lui scosse la testa, non potevano certo dire la verità, li avrebbero scambiati per dei pazzi. 
“Bene, Sam, adesso devi stare fermo mentre ti metterò dei punti. La ferita è profonda, ma non ha leso organi vitali, perciò non c’è nulla di cui preoccuparsi.” Prese un paio di guanti e cominciò a tagliare la maglietta. 
Dean osservava attento le reazioni del fratello e ogni volta che lui sussultava per il dolore gli stringeva più forte la mano per rassicurarlo.
“Va tutto bene Sammy. Tra poco starai meglio.” Erano frasi banali, ma non gli veniva in mente nulla di più rassicurante. 
Quando il torace fu libero dagli indumenti Sam cercò di guardare la ferita e si spaventò alla vista di tutto quel sangue. Aveva visto spesso John ricucirsi da solo, ma faceva molto più effetto vedere uno squarcio sulla propria pelle. Cominciò a tremare visibilmente, impaurito da quelle mani guantate che cercavano di riunire i lembi della ferita. 
“Dean portami via! Sto bene, voglio tornare a casa, puoi aiutarmi tu.” Il tono implorante provocò una fitta al maggiore, gli occhi da cerbiatto di Sam cercavano una via di fuga. Solo qualche anno dopo Dean sarebbe riuscito a emulare i gesti del padre, ma allora aveva solo dieci anni e nessuna esperienza in campo medico. Scostò i capelli sudati dalla fronte del bambino, carezzandogli una guancia. Avvicinò le labbra al suo orecchio, sussurrando: “Andrà tutto bene.” 
Ovviamente non andò tutto bene. Non appena l’ago attraversò la carne il minore si contorse sul lettino, trattenendo a stento un lamento. Un’infermiera gli immobilizzò le mani per farlo restare fermo, ma lui continuava ad agitarsi. Gli occhi correvano dal volto della donna all’ago ed infine alla ferita ancora aperta. 
“Sammy.” Lo richiamò la voce calda di Dean, così familiare e confortante. “Sammy va tutto bene.” Con una mano girò il volto del fratello verso di lui. “Hey, non guardare ok?” Avvicinò il volto al suo, affondando le mani nei capelli. “Guarda me. Lascia perdere tutto il resto, ci sono io.”
Sam ubbidì e piano piano il respiro tornò a regolarizzarsi. Teneva gli occhi fissi in quelli verdi del fratello, lasciandosi cullare dalla sua voce, come molte aveva fatto quando, nel cuore della notte, si svegliava a causa degli incubi. 
Quando il medico ebbe finito disse a Dean che avrebbero tenuto il paziente in osservazione per tutta la notte, consigliandogli di andare a casa a dormire e tornare il giorno seguente, ma lui rifiutò. Si sedette su una scomoda poltroncina e restò a vegliare il fratello fino al mattino. 













Questa storia è stata scritta per la 12 task challenge indetta sul gruppo fb: Hurt/confort fanfiction e fanart. La lunghezza deriva dal fatto che è una storia partorita in 24 ore, proprio come richiesto dall'evento. 
  
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