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Autore: Yellow Daffodil    30/12/2018    6 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
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"Io e te" è semplicemente complicato 

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Epilogo - "Io e te"

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Questo bebè è così tenero e fragile che mi sembra di avere tra le braccia una patata.

Sì, esatto, una patata di quelle troppo bollite, che se solo le afferri con forza, si spappolano e bam! è subito purè.

Io adoro i bambini, ma avere la responsabilità di non ucciderli mi mette ansia perché: 1) sono così indifesi che potresti danneggiarli anche solo con lo sguardo e 2) io sono Marinella Argenti, non c'è cosa che possa essere rovinata che io non rovini.

Ovviamente non voglio uccidere il bebè.

Ma ho così tanta paura di trasformarlo in purè che la mia faccia, in foto, uscirà sicuramente terrorizzata.

"Nelli, mi sembri tesa." sussurra qualcuno al mio orecchio, da dietro, muovendo qualche mia ciocca e facendomi trattenere il fiato.

No, non solo perché temo che i capelli sul naso mi facciano starnutire e bam! purè di bambino, ma anche perché questo qualcuno è Mattia e Mattia mi fa sempre questo inspiegabile, evocativo effetto. Ruoto appena il busto per poterlo guardare: anche lui, come me, sta reggendo una tenerissima bebè, ma non è per nulla impaurito.

Le sue braccia grandi sono salde attorno a un corpo minuscolo, acciaio contro zucchero filato, mascolina forza contro assoluta e disarmante debolezza. Ma, oh mio Dio, sono stupendi. Il rosa della tutina da neonato struscia contro la sua pelle e lui sorride, intenerito, facendo fare al mio stomaco un triplo salto carpiato da medaglia d'oro olimpionica.

Immaginate se Mattia fosse papà... immaginatelo solo per un secondo.

Potrei quasi svenire per cotanta bellezza.

Ma poi penso sia meglio di no, altrimenti... bam! e il resto lo sapete.

"Ho paura che mi cada..." mormoro a denti stretti verso Mattia. "Sono così agitata."

"Dai, tieni duro." mi incoraggia lui, in risposta. "Ancora qualche minuto e potrai dire di essere riuscita a non rovinare l'ennesima vita." guarda il mio bebè e fa l'occhiolino.

Io gli mostro una smorfia tutta compunta, perché, diciamocelo, la sua stronzaggine è davvero al limite dell'offensivo, ma nel processo mi muovo troppo e il piccolino si lamenta.

Ecco, ho rovinato tutto.

Infastidito, dà un calcetto al mio braccio, poi agita i pugnetti e si lascia scappare mezzo vagito. È nervoso, perché siamo in questa posizione da venti minuti buoni, ma nonostante mi aspettassi qualche sclero da un momento all'altro, i suoi movimenti mi colgono comunque impreparata. È così caldo e... vivo che per la seconda volta in poco tempo sento una potente stretta a livello dello stomaco.

Non è proprio come la mia solita reazione all'idiozia di Zingretti; stavolta è una sensazione più viscerale, sconvolgente e indescrivibile. Anche se non è figlio mio, sentirlo muoversi, realizzare che sia qui a respirare tra le mie braccia, scatena in me un istinto materno che non sapevo di avere, un'emozione nuova e commovente, che mi scalda il cuore e mette in subbuglio le mie budella.

Beh, non che ultimamente la mia pancia sia molto più stabile di così. Da quando il povero microcefalo, una settimana fa, ha voluto copiare una ricetta di Ernst Knam producendo la torta più schifosa di tutti gli scarti dei pasticceri incapaci di Bake Off Italia, ho lo stomaco sottosopra.

Sostiene di non averci messo nemmeno un briciolo di cocco, ma non può esserci nessun'altra spiegazione all'infuori del cocco. Io odio il cocco, e Mattia è uno stronzo, lo sappiamo molto bene.

Pure stamattina mi sono svegliata con una nausea assurda, probabilmente perché in sogno c'era lui che competeva sotto il tendone e vinceva il titolo con quell'aberrante creazione, nonostante io, come giudice, l'avessi bocciata. Dopo un anno di convivenza, posso ufficialmente dichiarare che Mattia Zingaretti non sa cucinare. E mi toccherà dargli ripetizioni. Tipico.

Perché non mi salga una nuova nefasta sbuffata di torta e mi costringa a mollare il pargolo sull'altare, provo a cullarlo come posso. Ondeggio con le zattere che mi ritrovo al posto delle cosce (ricordate che mi ero imposta di ingrassare? Ecco, sono ingrassata) e gli mando mini bacini con tanto di versetti da mentecatta, sperando che almeno lui su tutta la superficie terrestre mi trovi simpatica e non esploda a piangere proprio adesso.

Siamo al suo battesimo, davanti a una platea di quaranta persone, compreso il prete antipatico che sicuramente detesta il pianto dei neonati. Mancano solo pochi minuti alla conclusione del rito, ma se gli argini si rompessero adesso, potrebbe scatenarsi l'inferno.

Dio mi perdoni per questi pensieri blasfemi all'interno della sua sacra casa.

Il bambino si lamenta ancora un po', ma alla fine si placa e mi sembra, forse perché c'è tutta quest'aura materna attorno a me e lui, che accenni un buffo sorrisetto sdentato. 

Oh, ma guardatelo! È un piccolo pasticcino di patate! E con la sua immensa dolcezza ha finalmente fatto rilassare pure me, alimentando ulteriormente i miei versi da povera scema.

Mattia si piega in avanti e mi dedica ancora una volta, a tradimento, questo sussurro: "Sei bellissima quando fai così."

Oh, dei.

Grazie a Zingaretti, tutti i miei organi si arrestano in blocco e arrossisco così furiosamente che potrei benissimo sembrare un segnale di stop, dentro a una chiesa, con un bambino in braccio. Nel frattempo, il prete antipatico conclude la sua predica, stringe la mano a Cristiana e Diego e congeda i fedeli.

"Una fotina per l'album di battesimo!"

Naturalmente, quale attimo migliore poteva essere immortalato da Eva Cantarella in persona? Con il suo telefono a cinque fotocamere a risoluzione più alta dei microscopi da laboratorio, scatta una foto al padrino e la madrina che reggono i neo-battezzati. Così esce l'immagine che avevo predetto: Mattia Zingaretti ha in braccio la deliziosa Diana Vallicroce e sorride con naturalezza alle telecamere, mentre io trattengo il piangente Christian Vallicroce e ho la bocca aperta a uovo su una faccia mortificata color prugna. Che ricordo sensazionale.

Il piccolo Christian, ovviamente, è scoppiato in lacrime non appena io ho sussultato come un'adolescente in piena crisi ormonale al complimento di Mattia. Sapevo che sarebbe successo e sapevo anche che, come al solito, sarebbe stata tutta colpa dell'idiota.

In questo momento, Cristiana, Diego e il prete ci raggiungono sull'altare, in modo che Eva, senza darci nemmeno un secondo tra un flash e l'altro, scatti cinquanta fotogrammi identici con l'unica variabile del mio rossore sulla faccia che aumenta sempre di più.

Quando si ritiene soddisfatta, i genitori si riprendono i figli e veniamo coinvolti in un foticidio di massa. Nonni, zii, parenti, amici, compagni, trisavoli, chierichetti foto-bomber e pure i rottweiler dei Romanin. Ma io sono ancora destabilizzata dal "Sei bellissima quando fai così" di prima, quindi non ce n'è una in cui non venga con il volto deformato e la posa da invertebrato.

Ad un certo punto i flash diventano così numerosi e ripetitivi che mi rimbecilliscono del tutto, il pianto disperato di Christian contagia anche Diana perforandomi i timpani e le vecchiette dell'Ave Maria attaccano con il salmo centotrentuno gracchiando che dov'è carità e amore, lì c'è Dio. In meno di un minuto, gli incessanti input audiovisivi e il mal di stomaco mai passato risultano in una gran fitta alla testa che dice: "Il tuo corpo si autodistruggerà fra dieci, nove, otto,..."

Direi che è ora di uscire.

Chiedendo scusa ai presenti, mi faccio strada verso la porta della chiesa e me ne vado piuttosto indisturbata. Sono tutti troppo presi dal book fotografico per notare la mia fuga, così sono ben felice di prendermi una sana boccata d'ossigeno e andarmi a sedere elegantemente sui gradini di un ponte.

Dato che fra non molto Cris e Diego si ristabiliranno nella loro terra natale con tutta la grande famiglia, hanno deciso di battezzare i gemelli proprio qui. Hanno scelto una piccola chiesetta in un campiello a caso - tanto è pieno di posti così a Venezia - e ci hanno invitato più persone di quante realmente ce ne stiano.

Ma tutto sommato è uscita una cosa carina; ora mancano solo le minacce travestite da auguri del prete (mi raccomando, portateli al catechismo finché non sentiranno la chiamata!), e poi si va tutti al ristorante. Finalmente, perché sono davvero stanca di assaggiare i fallimentari piatti gourmet del microcefalo; voglio pietanze vere, io, o sento che potrei vomitare per tutta la vita.

Povero Mattia... mi pento nella mia testa, dispiacendomi di averlo trattato acidamente con il pensiero. Lui si sta sforzando un sacco per la nostra convivenza e io ne sono immensamente grata. È tutto bellissimo, sul serio, comprese le sue genialate culinarie o d'arredamento (non vi dico che ha combinato con la tavoletta del bagno). È solo che da qualche giorno sono più volubile e acidella del solito; magari è perché non mi è ancora venuto ciclo, oppure è a causa dello stress pre-battesimo. Ci tenevo tantissimo ad assumere il ruolo di madrina dei gemelli Vallicroce; è stata una richiesta di Cris e Diego risalente a quasi un anno fa e dovevo a tutti i costi onorarla. Non ero mai stata madrina di nessuno, nemmeno di mio fratello alla cresima (che comunque lui ha marinato), così, per giorni sono stata emozionatissima, al punto che di notte, invece di dormire, immaginavo quali discorsi avrei fatto davanti agli invitati, dopo aver richiamato l'attenzione generale, colpendo elegantemente la flûte con il coltello e sorridendo nella mia ricercatissima camicetta color pastello comprata apposta per l'occasione.

Ho in mente una sviolinata strappalacrime, non sto nella pelle per farla sentire a tutti.

Comunque, posso sempre sfogare il malessere fisico e questi sbalzi d'umore più tardi, a casa, tra le lenzuola... sono sicura che a Mattia non dispiacerà. Anzi, non vedo l'ora.

Avere un letto tutto nostro e così a portata di mano ci ha fatto diventare ancora più svergognati di quanto già fossimo; non dico che ci rotoliamo ogni giorno tra i cuscini, ma è difficile restare integerrimi quando siete tu e l'idiota che ami sotto lo stesso tetto.

Mattia mi fa andare completamente fuori di testa.

Ecco, l'ho detto.

In realtà, non è nulla di nuovo, ma vivere con lui mi ha fatto diventare una sdolcinata impunita di prima categoria. Sono ancora più insopportabile di quando la menavo su lui che era idiota, e io lo volevo e non lo volevo, e non sapevo se saremmo mai stati insieme, e non avrei mai dovuto dargli ripetizioni e bla bla bla.

Adesso è ancora peggio.

Adesso lo vedo ogni giorno e ci litigo ogni giorno e ogni tanto spaventiamo i vicini, ma se viveste anche solo ventiquattr'ore con me, non sopportereste la quantità di sospiri innamorati e grida di guerra che ci scambiamo. Siamo sempre noi due, niente di diverso, ma lo siamo a tempo pieno, così per me la vita non potrebbe essere più bella e per tutto il resto del mondo abbiamo davvero rotto le palle.

Lo amo così tanto che non riesco più a farmi seghe mentali.

Ahahaha, scherzo!

Non è vero che non ne faccio, anzi ne produco a tonnellate, incessantemente, perché questa sono io e lo sono al cento per cento, ora come non mai. Sogno sempre la mia vita di adesso e spero sarà uguale tra altri dieci, cento, mille anni. Ma sogno anche di fare altri passi importanti con Mattia, tipo avere dei bambini, imparare a cucinare, rubarci le dentiere da vecchi e morire assieme.

Le cose che contano, eh?

Ho anche delle altre visioni mistiche per me, che comprendono l'aspetto lavorativo e quello economico. Da quando Mattia mi ha chiesto di convivere, è passato un anno e in quest'anno sono riuscita a sistemare il più dei casini da cui ero accerchiata, ma adesso è tempo di progresso.

Grazie al cielo, ho terminato l'università. Ho dato a distanza gli ultimi esami che mancavano e poi mi sono trasferita per un mese a New York per presentare la tesi. In quell'occasione ho pure rivisto Sayid; puzza ancora di incenso come una messa di papa Francesco in Vaticano, ma sembra finalmente felice. Non siamo andati sul tema fidanzati - troppo pericoloso - quindi non so se ci sia qualcuno al suo fianco, ma voci girano su una tresca tra lui e Fatima, la mia ex coinquilina. Non sarebbe nemmeno troppo strano, dato che, secondo me, lei ha sempre avuto una cotta segreta. Ma dopotutto, chi secondo me non ha mai avuto una cotta segreta per qualcun altro che conosco?

Silvia Trepalme è rimasta amica di Sayid, ma il loro rapporto non ha avuto modo di svilupparsi oltre. Su di lei non so nient'altro, salvo che sta lavorando tanto e spera di trasferirsi a... New York. Il mondo è strano e, a volte, è solo meglio non sapere, anche se sospetto che nulla avvenga per caso.

Ottenuta la mia laurea, finalmente mi sono stabilita a casa. E intendo... nella mia nuova casa, quella che Mattia ha comprato per noi a Pellestrina. Non avrebbe potuto fare una scelta migliore: una tana graziosa a due piani, con i muri esterni di uno sbiaditissimo rosso e un'enorme finestra sul mare piazzata giusta giusta nello studio. Non è grande, affatto, ma come disse lui al tempo, ha tutto ciò che serve a noi due.

Quanto al come mantenerla e mantenerci, abbiamo dovuto faticare un po', ma sembra che ora ci siano degli spiragli di stabilità all'orizzonte.

All'inizio dell'anno mi ero messa ad aiutare papà con la sua azienda vinicola rasente il tracollo. Ora, che siamo a fine primavera, essa si può ritenere sana e salva. Come? Semplicemente, ho pensato di unire due metà dello stesso cuore: ho telefonato a Benigni, gli ho parlato di papà e si sono conosciuti. Questo mi ha dato molto sollievo, qualche mancetta, ma nessuno stipendio.

Tuttavia, Benigni ha finalmente trovato l'intenditore che cercava e adesso lui e papà hanno iniziato una collaborazione. Sono anche diventati amici! Una volta il buon Benigni ci ha invitato a Cecina per un'abbuffata Toscana; ora mamma sta organizzando un banchetto medievale con tanto di tacchino farcito al caviale per ricambiare la cortesia e non fare brutta figura con il benefattore che ci ha salvato il culo. In tutto questo, nonna continua a fare la lasagna killer e mamma i dolcetti a forma di tetta.

I miei sono davvero orgogliosi di me (lo sono sempre stati, ma io speravo di dargli finalmente un motivo valido) e hanno accolto Mattia come se in realtà non avesse mai avuto bisogno di accoglienza. Vogliono più bene a lui che a me, infatti la piramide affettiva della famiglia Argenti si è modificata: subito dopo Davidino, il figliol prodigo, ora c'è Mattia, il figlio maggiore che avrebbero sempre voluto e, infine io, giusto perché sono nata nei pressi.

Ma va bene così, finché papà è tranquillo nella sua Riserva Benigni-Argenti con doppia sede e mamma non ha da ridire su fidanzati che mi vogliono rapire e portare tra i cammelli in Libano, io sono felice. Non sarei stata male assieme a Sayid, e i miei l'avrebbero piano piano accettato, ma Mattia è parte del loro cuore fin da quando veniva ad aspettare sotto casa la loro bambinetta complessata e il fratellino spastico per portarli al parco. È logico che abbiano un debole per lui.

Maledetto idiota.

Adesso che è tutto sistemato, comunque, rimango ancora io. Che cosa sto facendo al momento? L'idea che Mattia tiri avanti il carro da solo non mi piace, così, mentre lui ha cominciato le sue lezioni di tiro al piattello e qualche corso serale per acculturarsi un po', io ho preso in mano la mia vita è mi sono chiesta: Nelli, che cosa sei brava a fare?

Niente, mi sono risposta di primo acchito.

Ma poi, dopo giorni di elucubrazioni e confronto con amici e parenti, ho partorito due idee.

La prima è che so organizzare eventi e che dovrei mettermi nel business. Inizialmente, pensavo che avrei solo preso un granchio, invece con l'aiuto di Sanjay e qualche contatto di Eva, ho già trovato diversa gente bisognosa di qualcuno che si occupi di gestione. Finora ho portato a termine ben due feste di compleanno e una laurea senza che succedesse nulla di brutto. Beh, la laurea era la mia e i due compleanni rispettivamente di Vittoria e Filippo Vallicroce, ma ehi, sto facendo pratica e non va affatto male.

Attualmente ho fra le mani una festa di inaugurazione di un corso nella palestra di Sanjay (canottaggio, sta facendo pure canottaggio!) e, fra due mesi, un ex collega di Eva andrà in pensione, così sono stata contattata. Sto mettendo in piedi un sorpresa da parte di tutto lo staff dell'ufficio stampa, mi sto divertendo un botto e pregusto già un epico successo. Non è un lavoro a tempo pieno, ok, ma lo so fare bene e chi dice che non potrebbe diventarlo, in futuro? 

E poi, c'è anche la mia seconda idea.

Ecco, quella è in assoluto la più folle, esagerata, pazza che abbia mai avuto, ma da quando ho partecipato al funerale di Ai, un anno fa, si è insidiata nel mio cervello fino fruttificare convinzioni concrete. È tutta colpa delle parole di Eva...

Hai un sacco di cose da raccontare, diceva. E non sono nemmeno così noiose, diceva.

E forse un po' me ne sono convinta.

Ma non solo, pure quelle due veline che ho conosciuto e che mi hanno paragonata alla protagonista di chissà quale storia, o le continue battutine di Marco e Fede sulla mia spropositata fantasia, o Mattia stesso che dice che non vivrà mai abbastanza lungo a per esplorare tutto il mondo che ho in testa... ecco, tutte queste persone, assieme a una gran dose di personalissimi viaggi mentali, mi hanno fatto prendere una decisione.

Voglio scrivere un libro.

Ok, ok, lo so che cosa state pensando: Nelli, non farlo! Creeresti solo un'arma di distruzione di massa!, ma ormai la frittata è fatta. Un bel giorno mi sono messa davanti alla finestra del nostro studio a osservare il panorama e, magicamente, ho iniziato a convertire i pensieri in parole, nero su bianco. Le mie avventure hanno cominciato a fluire come un fiume, dalla punta della penna a un plico di fogli bianchi, poi dalla carta alla tastiera, fino a riempire un a pagina di Word di ben mille parole.

Sì, va bene, mille parole non sono che un trecentesimo di libro, ma mi sono sentita estremamente viva mentre le scrivevo, quasi come se fosse quello il mio vero, ultimo scopo su questa terra. Ai Zu si spancerebbe dal ridere, se mi sentisse.

A dirla tutta, quando mi ci sono messa, non avevo in mente esattamente che cosa scrivere, ma sentivo di poterlo fare per quello che mi è sempre stato detto e di doverlo fare perché dentro di me, in fin dei conti, non ci sta tutto quello che penso, che provo e che sono; ho bisogno di molto più spazio. Per ora ho scritto solo un abbozzo di prologo, ma devo ancora definire praticamente ogni aspetto, tra cui il titolo, i personaggi, la trama e il finale. Cosette da niente, insomma.

In realtà, non so affatto dove andrò a parare, ma so che ci penso continuamente e che potrebbe diventare una vera passione, una di quelle che ti definiscono la vita, se sapete di che parlo. E comunque... al massimo ne esce un romance dozzinale con due a caso che si baciano al tramonto in copertina, no?

Scommetto che qualche pazzo se lo leggerebbe.

Le mie caviglie dolenti spezzano il sogno di me che firmo autografi con una biro da cinquecento euro e la camicetta color pastello comprata appositamente per l'occasione, e mi riportano con i piedi per terra. Mi scuso per il gioco di parole e, nel frattempo, decido di levarmi i tacchi e lasciarli cadere sui gradini di cemento, in barba alla coppia di cinesini che passa per di qui in questo momento e si fa una foto con il bastone per selfie e le dita a 'v'. 

Ho i piedi gonfissimi; non avrei dovuto ascoltare Fede e i suoi rimproveri su quanto fosse barbaro andare al battesimo dei tuoi figliocci con i sandali bassi. Già non mi andava di costringermi dentro un paio di plateau, in più le mie caviglie ultimamente non reggono neanche le babbucce da notte, figuriamoci!

Per fortuna ho messo i sandali bassi nella borsa; sono previdente. E non mi importa un fico secco se comparirò nello sfondo dei cinesini, loro non sanno che significa andare a spasso per Venezia con i tacchi dopo i vent'anni.

Purtroppo per me, la mia migliore amica è la solita bacchettona rigorosa, quindi ho dovuto cedere ai suoi consigli di stile solo per non sorbirmi la predica. Anche se, tuttavia, devo ammettere che negli ultimi mesi Suor Federica sta diventando un po' meno insopportabile. Non che abbia ancora deciso di donare la sua inestimabile verginità a qualcuno, non sia mai, però ci sono stati dei miglioramenti nella sua vita che l'hanno un po' stabilizzata. Dei salti di qualità, direi io.

Intanto, volente o nolente, ha dovuto disintossicarsi da Scilla in seguito alla sua partenza per l'Erasmus. Il Pierpaolone d'Italia ha prolungato il periodo da sei a dodici mesi, così è passato un anno senza troppi drammi, durante il quale Fede ha trovato lavoro in un piccolo ufficio contabile qui a Venezia. Niente di che, un impiego modesto, ma almeno le ha permesso di ammucchiare un gruzzoletto, comprarsi un cavallo e ricominciare a risparmiare per permettersi anche una macchina. Prima gli animali, ovviamente... sempre e comunque prima gli animali.

Il cavallo le ha fatto bene, l'ha rimessa in contatto con il suo io indipendente e cazzate varie, ma in realtà il suo progetto di vita non si ferma qui. Appena avrà mezzi di trasporto che non vanno a fieno, ma a benzina, cercherà una casa vicino all'ufficio per poter finalmente staccarsi dai suoi. Le dispiacerà, naturalmente, ma ora sente il bisogno di focalizzarsi su se stessa e questo è successo grazie al due di picche di Scilla, ma anche in seguito a pulsioni positive che le arrivano da un nuova fonte ispiratrice.

Marco, che in tutto questo tempo ha avuto gravi ricadute sentimentali, è quanto meno diventato amico di Federica e la sta rieducando alla simpatia. Oddio, per essere precisi, i due continuano comunque ad azzannarsi verbalmente per qualsiasi argomento, nonché a provocarsi a vicenda per le clamorose sconfitte in amore, però adesso si frequentano senza uccidersi e sono certa che possano solamente migliorare.

Paradossalmente, è Marco, dei due, che mi preoccupa di più.

Quando Giorgia ha lasciato il fidanzato brutto (sto solo citando), Ponti e Ravasi si sono riavvicinati per un periodo. La versione era che uscissero insieme per la bambina, ma dopo poco, a sorpresa, si sono ri-fidanzati. E dopo un altro po', meno a sorpresa, lei l'ha lasciato di nuovo. Attualmente la bionda regina dell'infedeltà è sparita dal fronte, scesa in Sud Italia per un'ennesima avventura amorosa con un palestrato dai denti d'oro. Ha lasciato a Marco sia la casa che la figlia, ma ora l'unico unico punto fisso di quella bambina è il papà, il cui unico punto fisso, a sua volta, è Giorgia, il cui unico punto fisso è spezzare cuori.

Che situazione.

Il mio povero amico è caduto in una trappola da cui non riesce ancora ad uscire, nemmeno dopo anni di inganni e con una figlia che inizia a fare fin troppe domande scomode. Non so se ne verrà mai a capo, ma spero di sì, prima che Gio gli tolga anche quello a cui tiene di più.

E non è di certo solo il saluto.

La piccola Rachele Ravasi è proprio la prima ad uscire dalla chiesa, sicuramente esausta dopo questa messa ai suoi occhi interminabile. Sta trascinando Marco per una mano e quando mi vedono qui sul ponte, non troppo distante dal piazzale, mi sorridono e mi salutano, stupendomi un po' come sempre con la loro figaggine congenita.

Marco si è finalmente guadagnato un braccialetto dell'amicizia intero, anzi due! realizzo quando osservo un po' meglio le sue braccia scoperte. Infatti, è Fede ad uscire a seguito dei Ravasi e subito si lancia, assieme a Rachele, in uno sfottò sulla palese stonatura di Marco durante il salmo numero centotrenta. Accade quasi banalmente, come se fossero abituati a questo genere di situazioni e la vera famiglia fossero loro tre; non i brandelli di una coppia che si rigenera e distrugge in continuazione, tenendo Marco ancorato a vane speranze del passato e Rachele in un limbo di affetti. Marco risponde che sono solo invidiose e che, in realtà, una delle suore era un talent scout di The Voice in borghese e che, alla facciaccia loro, gli ha fatto guadagnare un provino. Dunque si mettono a ridere, belli loro, e io sospiro deliziata. 

Non so voi, ma credo che se Marco e Federica continuassero a curare questo rinnovato rapporto di fiducia, entrambi potrebbero mantenere alto il grado distrazione dai loro trascorsi sentimentali, che sembrano tanto diversi, ma di base sono quasi gli stessi. 

Mentre le campane decretano che è l'una, un sacco di persone si riversano nel campiello, lasciandomi dedurre che la cerimonia è ormai del tutto conclusa. Con la marmaglia festeggiante ad occupare ogni centimetro cubo, nessuno nota più me in quest'angolino e quindi posso continuare a fare la guardona criticona ottantenne dentro quanto mi pare.

E se vi annoio, fuffa.

Non so che vuol dire.

Ma mi piace come suona.

Pier ha comunque fatto una pausa dall'Erasmus per essere presente al battesimo. Ieri sera ha preso un volo Barcellona-Venezia e Mattia e io siamo andati a prenderlo all'aeroporto. È qui fra noi in tutto il suo splendore; con le chiappe d'oro avvolte da un abito elegante e la consueta faccia seria ma non troppo. Sorprendentemente, non è venuto assieme a nessuna ochetta spagnola, anche se chi lo segue su Instagram sa che ne cambia una ogni cinque stories... e Pier pubblica spesso, sui social.

La vita che vuole fare adesso è proprio questa, a metà tra l'ambizione lavorativa e il godimento spensierato. Credo che non sia mai veramente stato pronto per una relazione seria e che, ad occhio e croce, non lo sarà ancora per molto. Pierpaolo è così, un po' anaffettivo e un po' stronzo, condizione che potrebbe durare per sempre, oppure fino a quando incontrerà la vera persona del suo cuore.

Ma non è sempre stata Federica?

Ormai non ci credo quasi più. 

Lo so, lo dico proprio io che nella mia vecchia camera, terzo ripiano dell'armadio, ho il progetto grafico in A1 di come avrei voluto uscissero i Pierpaolini e le Federichine, ma in questo caso sono davvero alla deriva. Che cosa dovrei pensare?

Dai racconti ancora scottati di Fede, Pierpaolo sembra aver millantato concetti che hanno molto più peso delle corrispondenti azioni. Penso che sia paurosamente immaturo da quel punto di vista e Federica, invece, è un trauma vivente, è il trauma di se stessa, che di tutto ha bisogno, fuorché di uno che le attribuisca lo stesso valore del pupazzo preferito, sempre all'angolo del letto, che però non porti mai in viaggio con te perché preferisci che rimanga a casa ad aspettarti.

Una metafora amara, lo so, ma è quello che vedo nel futuro di questi due. 

Pierpaolo, comunque, non ha ancora confermato il divario tra le sue parole e le sue gesta. Se da una parte ride e scherza a suo agio con tutti, entusiasta di narrare del suo viaggio barceloneta, dall'altra si fa di colpo muto e adombrato quando vede Marco, Rachele e Federica che ancora non hanno smesso di ridere.

Nel momento in cui sto per chiedermi se non ho solamente immaginato tutto ciò perché un briciolo recondito di me spera ancora che Pierpetua sia geloso di Frufru, si fa tutto buio e non vedo più un cavolo.

Cacchio, sempre nei momenti più succulenti!

Qualcuno mi ha teso un infantile agguato alle spalle coprendomi gli occhi. Nel tastare la mano responsabile di tale affronto, ricollego subito la sua forma ossuta al giusto possessore.

"Lori! Ma che cavolo fai? Stavo facendo avere a Federica la sua prima volta nella mia testa! Glielo stavo facendo fare con Pierpaolo!"

Lorenzo ridacchia, per nulla convinto che questa fantasia possa mai farsi realtà, poi prende posto accanto a me sui gradini, non senza lamentarsi del fatto che il suo completo si sporcherà di cacca di piccione.

"Scusa, ma ti ho vista talmente assorta che non potevo sprecare l'occasione. Ero sicuro che non mi avresti sentito arrivare."

"No, infatti, ma riconosco la tua pelle da bebè idratata a dovere con la crema corpo Nivea, nonché i cinquanta ml di neutro Roberts che ti sei spruzzato addosso ingigantendo il buco nell'ozono."

"Perché sei senza scarpe?"

"Perché vieni dalle mie spalle e non dalla chiesa?"

Lorenzo si lascia sconfiggere dalla mia curiosità e alza i palmi: "Ammetto che non è carino, ma a metà cerimonia non ce la facevo più e sono uscito a fare un giro. Deduco di aver avuto più o meno la tua stessa idea."

"Più o meno."

Non biasimo Lori: se io posso dire di non sentirmi del tutto in forma per sopravvivere a un battesimo, figuriamoci lui. È passato un bel po' dal suo intervento e indubbiamente si è ripreso, ma i suoi ritmi non sono per nulla uguali a quelli della maggior parte della popolazione. Ha una terapia ferrea da seguire, una dieta senza il minimo sgarro, una quantità quotidiana di medicinali da assumere. Capisco che certe situazioni possano stargli strette e soprattutto sono ben informata circa la sua ultima crisi mistica: siamo ai ferri corti con la religione, ora. C'era da aspettarselo.

Lorenzo non ha avuto una riabilitazione facilissima e questo gli ha dato tutto il tempo per entrare in uno dei suoi periodi di dubbi profondi. Dopo aver rielaborato la sua esperienza e il lutto di Ai ad essa legata, se l'è un po' presa con i vari boss del paradiso. Ecco perché non era a suo agio dentro a una chiesa e ha preferito farsi una passeggiata di nascosto.  

Lori non smette mai di farsi domande, ma almeno ora è qui e mi sta sorridendo.

Per me è tutto quello che conta.

"Stai male?" mi chiede, lo sguardo inquisitore. "Hai litigato con il microcefalo?"

"No, anzi. Stranamente sono quasi due ore che non litighiamo. In realtà, sono qui solo perché altrimenti avrei strozzato Diana e Christian."

"Non male detto dalla loro madrina."

"Scusa, ma sembravano le mandragole di Harry Potter."

"Hai ragione, io detesto i bambini. Fanno troppa cacca e casino."

"Io li amo, ma a volte, come per le mandragole, non puoi che sotterrarli per farli tacere."

"Speriamo tu non abbia mai figli."

"Anche tu."

Lorenzo e io ci guardiamo negli occhi per qualche secondo e poi scoppiamo in una grassa, enorme risata.

"Naturalmente scherzo." precisa Lorenzo. "Sai che non vedo l'ora che tu e Zingaretti procreiate e se riuscirete a far uscire una prole con l'aspetto zingarettiano e l'intelletto argentiano, sappi che potrei anche accettare di far loro da padrino."

"Di' la verità; lo faresti solo per creare tutine da battesimo olografiche che si intonerebbero alla tua cravatta."

Lorenzo alza le mani: "Sgamato di nuovo."

Lo guardo e sorrido di cuore. Sono così sollevata di vederlo nuovamente libero di essere se stesso, senza quella profonda malinconia negli occhi e le paurose guance scavate. Per quanto sia sempre il solito dinoccolato Lori, inossidabile primadonna e malizioso confidente, ho imparato a non dare così per scontata la sua presenza. Né quelle altrui. Mai.

La vicenda che l'ha coinvolto in prima persona mi ha scosso molto più di quanto pensassi; l'ho realizzato in quest'ultimo anno e allo stesso tempo ho imparato una lezione importantissima. Ora attribuisco alla vita di chiunque molto più valore, perché so che cosa significa rischiare di perdere qualcuno per sempre.

"Ehi! Lorenzo!"

Ed ecco il cavaliere oscuro venuto in difesa della sua Gotham.

Tommaso Fiore, in tutto il suo fascino che mette soggezione e l'indistruttibile armatura da fidanzato protettivo, si è parato di fronte a noi con cipiglio preoccupato: "Ma dove cavolo eri finito?"

"Che palle, Tommi, ti ho detto che andavo a farmi una passeggiata!" risponde bellamente Lorenzo, con un sorrisetto malandrino, eccitato all'idea di irritare Tommaso.

Difatti, Fiore se la prende mettendo le mani sui fianchi: "Sì, una passeggiata, non il cammino di Santiago, mentre io restavo da solo vicino alle vecchiette addolorate che si battono il petto come Tarzan durante il Confiteor."

È decisamente risentito.

A Lorenzo scappa una risata nell'immaginarsi la scena: "Scusa, amore. Avrei voluto esserci solo per vedere la tua faccia, ma mi sono perso ad ammirare il paesaggio e mi è sfuggita l'ora. Sai che a Venezia c'è questo rischio costante."

"Sì, certo..."

Tommaso mette il broncio, così Lorenzo ottiene l'effetto desiderato e si impietosisce per poi correre tra le braccia del suo fidanzato. Puah... non so se li preferivo prima, quando almeno non si parlavano; io sarò anche sdolcinata, ma Lorenzo è da diabete puro. Per fortuna che nel gruppo c'è la frigidità di Fede che mitiga.

Mentre si spupazza Tommaso, Lorenzo provvede anche a spettinare il suo gel da impalcatura dell'Empire State Building, così il cavaliere oscuro si altera ancora di più.

"Dai, piantala!" si lamenta con finta voce grossa, mentre cerca di allontanarsi dal ponte e dell'attacco di Lorenzo. Ma è tutto studiato: non sono realmente arrabbiati, non dopo aver rischiato di non potersi rivedere mai più.

Il mio migliore amico decide allora di placarsi, stringergli la mano e dirigersi di nuovo verso la folla assieme a lui.

"A dopo, Nelli!" mi saluta, ancora altamente divertito dalle sue stesse malefatte. 

Io alzo una mano per ricambiare, ma lui è troppo preso dall'euforia, così, a quel punto, è Tommaso a voltarsi indietro per lanciare uno spontaneo sorriso verso di me.

Spontaneo, ripeto.

Woah.

Non saremo diventati amici, indipendentemente da quel che abbiamo passato, però credo proprio di aver iniziato a piacergli almeno un po'.  Oppure era un sorriso da 'tranquilla, appena nessuno potrà vederci, ti scanno per esserti permessa di parlare con il mio fidanzato'.

Non lo so. Tommaso è così: indecifrabile e possessivo, ma d'altronde quando mai non lo è stato? Lori riesce a conviverci molto meglio ora; dalla loro prima relazione sono maturati entrambi e quindi nessuno dei loro difetti pregiudica il benessere di coppia. Lori prende Tommi meno sul serio e Tommi prende Lori con più cautela.

Quando sono tornati ad essere così pucciosi?

Beh, quello ha a che vedere con il mio famoso piano di ricongiunzione astrale attuato il giorno della festa-funerale. Quella stessa notte il nostro valoroso Romeo ha fatto irruzione nelle stanze di Giulietta (Lori mi perdonerà per il parallelismo letterario) e ha dichiarato il suo straziante amore senza più ostacoli che glielo impedissero.

Al che Lorenzo è scoppiato a piangere.

Appena mi è stato raccontato mi sono cadute le braccia. Avrei sognato che si sbaciucchiassero romanticamente al chiaro di luna, districandosi tra tubicini e cavettini ospedalieri come nei più degni fotoromanzi che si legge la mia prozia Adele, ma invece il miserabile Castelli è crollato in un piagnisteo epocale.

Ha passato tutto il tempo a pentirsi delle sue azioni; dalla rottura di ben cinque anni prima, all'essersi creduto innamorato di altre persone (ops, me) e all'aver reagito così duramente alla notizia del contagio con l'epatite. Il 'ti amo' di Tommaso ha smosso quel che Lorenzo covava in sé da tempo, cancellando il dualismo 'ma io lo odio, ma io lo amo' e facendo preponderare il 'ma vaffanculo, chissenefrega di tutto, io questo qui lo amo e basta!'.

Solo che daje Lorenzo, ce la facciamo entro Natale?

Per giorni Tommaso ha pazientemente atteso che Lori tornasse a stabilire le proprie convinzioni riguardo al mondo. Poi, quando gli è sembrato abbastanza sicuro di rivolere tutto a prima della sua partenza per l'università, finalmente se l'è sbaciucchiato come nei fotoromanzi della mia prozia Adele.

E anche se non c'ero, è stato bellissimo. È la storia che chiedo a Lorenzo di raccontare ogni volta che ci troviamo a fare le comari su gondole abbandonate o davanti a Ballando con le Stelle. La immagino a mo' di successione di istantanee e i dialoghi a fumetto, proprio come in un fotoromanzo. Eddai, sono troppo carini insieme - e sono entrambi abbastanza malati da non aver problemi di scambi di fluidi corporei, se capite cosa intendo. E comunque staranno meglio, bisogna solo avere pazienza ed adeguarsi alle nuove cure.

Aaah, adoro quando sembra tutto tornare al posto giusto!

E un altro enorme sollievo di quest'ultimo anno è che Gloria e Magno non hanno avuto bambini. Non fraintendete, non lo dico per cinismo, ma perché non appena vedo Vittoria e Filippo uscire riottosamente dalla chiesa contendendosi i fratelli minori, penso che di bestiole urlanti, in questo nostro gruppo, ce ne siano già a sufficienza.

D'altra parte, però, mi aspetto che qualcuno di noi, fra non molto, si presenterà con la lieta novella: dopotutto stiamo diventando un po' tanto adulti e sono tappe che fanno parte del processo.Temo di sapere chi sarà il prossimo e, allo stesso tempo, ne sono colpevolmente curiosa.

Dai due sposini tutti occhi azzurri e capelli biondi non me l'aspetto. Sebbene il loro matrimonio vada più alla grande di quello di William e Kate, c'è un non so che, in loro, che non mi dà la necessaria ispirazione. Sono presissimi dai loro prestigiosi lavori, dall'hotel Villa Magna e dall'essere sempre invidiabilmente felici così come sono, quindi no... per ora non li vedo anche come genitori.

Di Cris e Diego non ne voglio nemmeno parlare, spero per loro che Diego si faccia una bella vasectomia, altrimenti potremo veramente assistere, in un futuro non molto remoto, a un'invasione della razza vallicrociana. 

Quanto a Vacca e Carlo Magno, mi auguro che rimangano entrambi buoni buoni per ancora molto tempo, sennò so per certo che Alessandro sbarellerà del tutto e l'intera stirpe Magna attraverserà un periodo di declino dato dalle inadempienze dell'ex parrocco e dalla mondanità di una donna poco raffinata e molto volgare come Vacca. Però insieme sono un bijou: è proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia. Specialmente in questo caso.

Ma parlando di coppie, quella della classe su cui rimarrebbe da puntare per il prossimo pargoletto, fatti due conti, è proprio la quotatissima Gruccia/Natale.

Sono certa che al pensiero qualcuno di voi abbia rischiato di soffocarsi.

Ma dobbiamo farci forza e scendere a patti con la realtà: ormai Alessandra e Francesco fanno coppia fissa che manco Fedez e Ferragni. Il fantomatico surfista olandese è stato prontamente mandato al diavolo in seguito all'operazione di Lorenzo; qualche sera dopo l'evento, Alessandra ha chiesto a Francesco un appuntamento serio, gli ha offerto la cena e poi l'ha preso ufficialmente tra le sue grinfie.

Non so quale malvagio incantesimo possa aver preparato per lui nel suo antro stregato, ma sta di fatto che ha sortito un effetto ineccepibile. Francesco Natale, la pagnotta lentigginosa dall'animo buono, è diventato il nuovo fidanzato della temibile megera. Se sia stata una scelta volontaria o il frutto di un sortilegio questo non lo sapremo mai, ma sta durando e c'è da dire che almeno, da quel giorno in poi, la lingua biforcuta della Gruccia è sempre impegnata in attività molto più interessanti delle solite battutine da bulletta. 

E chissà a letto quali anatemi si saranno scambiati.

Li guardo da qui, inclinando la testa di lato e sospirando. Cris sta cercando di convincere Alessandra a prendere in braccio i gemelli per una fotografia, ma lei è orripilata all'idea. In realtà, sappiamo tutti che è solo scena; da quando abbiamo conosciuto sua sorella Emma, abbiamo conosciuto anche una parte di lei che se ne stava sepolta sotto le tonnellate di cattiveria, ma che, per quanto sia strano ammetterlo, le rende onore. È stato Francesco a scovarla per primo, rompendo strato dopo strato, scavando sempre più in giù, convincendo anche tutti gli altri che si stavano sbagliando, com'era successo a lui.

In un certo senso, la storia si è capovolta e anche lui per un attimo, ha assunto il ruolo di cattivo, lanciando a sua volta un efferato sortilegio che ha trasformato l'impenetrabile Gruccia in qualcosa di... diverso. Non posso dire migliore, perché ai miei occhi Alessandra apparirà sempre come una serpe in seno, ma, insomma, almeno ora si sopporta.

Cavolo... tutta questa storia, se ci pensate, mette i brividi. E la morale è che capelli rossi sono pericolosi, gente. Guardatevi dai capelli rossi. Sempre.

Comunque, quando è ormai chiaro che Alessandra non reggerà quei due cosi mollicci ancora ricoperti di liquido amniotico e tu, Pel di carota, non osare costringermi o li farò vomitare su quel maglione d'antiquariato che ti sei messo addosso che quasi quasi ti si confonde col nonno, ci pensa direttamente Ilenia, che per l'intera durata della cerimonia non ha fatto altro che piangere come un idrante. Anche la sua arte scenica è sempre stata al top, ma non appena Cris le dona i pargoletti, s'intravede del vero in tutta questa commozione.

Mezza piazza si riunisce attorno a lei per l'ennesima fotografia.

Al suo fianco si posiziona Shymée, che prende automaticamente l'altro bambino. Poi, dietro di loro, si mettono pure Marianna e Dovrinka, che ci hanno gentilmente omaggiato della loro presenza, nonostante gli abbondanti impegni. Marianna che fra poco la si vede a correre attorno alla muraglia cinese portando fieramente la torcia olimpica, Dov che mai e poi mai rivelerà la sua vera identità di osservatore della CIA, travestito da ballerina brasiliana, travestita da clown, travestito da Maria De Filippi, travestita da Dovrinka.

Diego dice 'cazzo', tutti sorridono ed Eva scatta la foto.

Eva ha ufficialmente spostato la sua attività di spia nazionale su YouTube. Il canale va alla grande e lei sta acquisendo sempre più fama come volgger-gossippara-influencer e simili. Non so se abbia un lavoro vero, ma si diletta spesso a fare la fotografa agli eventi... recentemente avevamo pure discusso di unire la sua e la mia attività per lanciare un'impresa del party planning

Sarebbe una collaborazione mortale, lo so, non ditelo nemmeno, ma... non ho ancora trovato il coraggio di dirle di no. Forse perché, ragionevolmente parlando, non sarebbe del tutto una cattiva idea?

Dal lato dei pro, sono costantemente bersagliata da quell'ultras di mio fratello. Lui ed Eva sono diventati ottimi amici, nonché buoni confidenti, così lui cerca di convincermi a creare questa fantomatica società, così da avere la Cantarella sempre tra i piedi e fingere che sia normale avere un'amica di otto anni più grande che ti consiglia come rimorchiare nonostante i brufoli e l'iperattività congenita che ti rendono insopportabile.

Ora Davide deve studiare per rimediare ai secoli di scuola che si è perso, ma grazie ad Eva ha iniziato a riscoprire se stesso e i suoi talenti. D'altra parte, due spastici del genere non potevano che trovarsi sulla stessa linea d'onda, anche se spero con tutta me stessa che non ci sia di mezzo null'altro.

Sapete, Eva è sempre e comunque devota al dio gossip, ma Davide sta diventando un uomo e quindi i suoi pochi neuroni superstiti all'adolescenza, purtroppo, sono quasi del tutto migrati nel pene.

Secondo me tra i due inizierà presto una storia di sesso, ma sarebbe solo l'ennesima delle spunte sulla lunghissima lista di cose da fare di Davide. Quando dico che si è dato alla scoperta di se stesso, intendo davvero che ha preso un foglio, ci ha scritto che cosa dovrebbe assolutamente provare e ci si è buttato a capofitto. Avere tre canali YouTube contemporaneamente, provare bunjee jumping in alta montagna, avviare una società segreta nel dark web, organizzare pesche di beneficienza, farsi cinque piercing in posti nascosti, iscriversi a liscio, vincere Amici, prendere il B2 in portoghese, partecipare a una gara di rafting, istituire una nuova religione, darsi alla progettazione di app, baciare un uomo, recensire trattamenti anti-brufoli, dirottare un deltaplano, prendere il foglio rosa, imparare le terminologie dei porno giapponesi, e almeno altre mille imbarazzanti voci. Vi cito solo quelle che ricordo, ma un giorno sono andata a spiare sulla sua scrivania e ho fotografato la prova che dimostra quanto mio fratello sia un vero malato di mente. Quella lista esiste e io la conserverò per sempre come arma di ricatto fraterno.

Ma mi chiedo: ci sarà, nel mondo, qualcosa in cui si ritroverà in tutto e per tutto, per poi piantarla con le cavolate? Spero di sì, prima che gli venga in mente di sperimentare anche il rapporto sessuale incestuoso.

Ilenia, invece, si è messa il cuore in pace riguardo la sua carriera da attrice. Una volta avrebbe puntato ogni suo organo su quella, ora, invece, ha capito che forse c'è qualcos'altro che potrebbe darle da vivere, tipo ambizioni più terra terra e riprendere il contatto con se stessa. Intanto, ha capito di essere bisessuale, poi, ha iniziato a lavorare da McDonald's. E quando trova il tempo per recitare con la sua compagnia, invita sempre Shymée, la quale non fa un'assenza nemmeno per sbaglio e, non si sa come, ottiene sempre dei pass per il backstage.

Ovviamente sto scherzando: non c'è nessun pass, perché Ile non è famosa, ma il punto è che, in modo o nell'altro, quelle due si ritrovano sempre sole in camerino a festeggiare la buona riuscita dell'opera. 

Non accade che in occasione di queste riunioni, ma secondo me non passerà tanto tempo, prima che si rendano conto di volere una relazione. Per adesso, sono ancora troppo assorbite dai loro impegni, ma io so come funzionano queste cose...

Ho mai sbagliato a dare consigli d'amore?

E comunque Shymée, invece, è diventata davvero famosa. È entrata a far parte dei membri del consiglio della regione e la sua carriera non è che appena cominciata. È brava, tenace, un simbolo che incarna tantissimi ideali moderni in cui io stessa credo molto. Ho sempre votato per il suo partito, da quando ci è entrata, e le auguro di salire così tanto da diventare, un giorno, la presidentessa marocchina lesbica della repubblica italiana.

Non fate quelle facce, ho sempre ammesso di sognare in grande.

Ma in tutto questo, immagino, avrete ancora un enorme e pesantissimo interrogativo.

Patrizia e Amerigo che fine hanno fatto?

Li fisso mentre anche loro si accorpano al gruppo foto, stonando con l'insieme come ai vecchi tempi e come, d'altronde, è sempre stato. Non c'è verso: Amerigo non domerà mai quella zazzerra anni '80, Patrizia non abbandonerà mai quel look da funerale ed entrambi non ammetteranno mai di piacersi come si piacevano Cleopatra e Marcantonio.

Ma...

Ma c'è un ma.

Beh, non dovrei dirvelo, perché fa parte di un progetto super segreto, ma io e gli altri ragazzi della classe stiamo architettando un piano per farli mettere insieme a loro insaputa. Abbiamo in mente grandi cose per loro due, davvero grandi cose. Niente che non sia nelle nostre corde, eh?

"Scommetto che stai pensando a qualcosa di pericoloso."

La voce di Mattia mi distrae dal rivelarvi il nostro piano malvagio e appena sposto gli occhi sulla sua conturbante figura, ho ufficialmente perso il filo di ogni discorso.

Mamma mia, quant'è bello con quei capelli cresciuti.

"Io non sto pensando a niente di pericoloso." mento, sistemandomi quanto posso per non sembragli un cupcake spappolato, con 'sta benedetta camicia color pastello e le mie cosce spiaggiate. "E tu non dovresti mai e poi mai scommettere."

"Ah-ha, davvero simpatica." mi raggiunge sui gradini del ponticello e mi offre una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi, evitando saggiamente di chiedermi perché non indosso le scarpe.

La afferro con uno sbuffo e torno a poter essere definita homo erectus, ovviamente non senza che si noti il magistrale divario tra la mia statura e la sua.

"Che cosa c'è?" mi domanda lui, scrutandomi con quei suoi occhi curiosi.

"Niente, è solo che non sono del tutto in forma."

"C'è ancora qualche residuo della mia torta che devi espellere?"

"No, la tua torta era buonissima!"

"Bugiarda."

Sorrido a Mattia e lui finge di prendersela, mentre con una mano accarezza il mio fianco e mi avvicina un po' a sé. Venti secondi di contatto e una lingua di fuoco ha già percorso tutto il mio corpo da dove si è posata la sua mano fino alla punta dei capelli.

Cos'è, sto avendo pure le vampate da menopausa, adesso?

"Mattia..." lascio uscire questo mugolio senza nemmeno averlo prima vagliato nel mio cervello.

"Che cosa c'è?" ripete, facendosi ancora più vicino, quasi a volermi baciare.

"Ho voglia di un'altra torta." rivelo, rovinando la sua intenzione romantica. "Però con la menta e le patate. Puoi farmi una torta di menta e patate?"

Mattia sgrana gli occhi, prendendomi sicuramente per pazza: "Menta e patate? Ma che sostanze allucinogene ti sei fatta?"

"Io non mi drogo, voglio solo assaggiare una torta di menta e patate!"

"E perché?"

"Perché la menta è il nostro gusto preferito e perché le patate sono tenere come Diana e Christian! Devo farmela fare da Marco una torta di menta e patate, o puoi farmela tu senza per forza copiare quelle castronerie crucche di Ernst Knam?"

"A bada, Fuffi."

"Non mi trattare come una pazza."

"Tu sei una pazza."

"Non-mi-contraddire." lo minaccio, isterica, puntandogli un dito al petto.

Mattia si arrende di fronte alla mia svalvolatezza.

"Ok, ci provo, ma se finisce come l'ultima torta, sappi che non voglio lamentele." ribatte, allucinato. "Mi stai già dando ripetizioni di arredamento e di buon vicinato, non credo di poter reggere anche delle ripetizioni di cucina."

"Perché sei un somaro e non ti applichi abbastanza. Io sono un'ottima insegnante polivalente."

"E sei anche carina quando parli ai neonati."

Di nuovo questo gran complimento, lanciato con la leggerezza di una monetina, mi fa arrossire visibilmente: "Gr-grazie."

"Ero sincero, poco fa." conferma, riprendendo serietà. "Non solo carina, ma bellissima. Credo che saresti una mamma meravigliosa."

"Cos'è, Mattia?" ridacchio per sdrammatizzare, mentre in realtà sto ardendo come un ceppo dentro al camino. "Una delle tue richieste travestite da complimento? Come il 'sei una secchiona, dammi ripetizioni' di otto anni fa? Mi stai chiedendo di avere dei bambini?"

"Non lo so." si chiude nelle spalle. "Mi diresti di sì anche questa volta?"

Sono un po' sorpresa, in realtà, ma anche lusingata.

Mattia non è uno che galoppa di fantasia quanto me, perciò credevo che nemmeno ci stesse pensando ad avere figli, specie se non siamo manco sposati. Però a quanto pare l'idea ha attraversato pure il suo cervello e così, enigmatica, decido di non rispondere alla sua domanda per dare un po' di suspance al tutto.

Insomma, è ovvio che anche io voglio dei bambini microcefali assieme a lui, ma non posso sempre accontentare l'idiota! Si deve guadagnare le sue vittorie.

"Dipende da come verrà la tua torta. Ti darò un voto da uno a trenta. Se ti meriti anche la lode, ti premierò con una mini Marinella."

"Io voglio un mini Mattia."

"Ok, sarà un ibrido. Ma avrà la mia stessa sconfinata fantasia e un'intelligenza da far paura. Sennò Lorenzo non ci fa da padrino."

"Sarà un maschio, e sarà bellissimo e puro di cuore come me. Poi avremo due femmine, gemelle, e saranno bellissime e pure di cuore come me."

"Vedremo, Zingaretti."

"Che palle." Mattia si apre in un bellissimo sorriso e poi si piega in avanti per baciarmi.

Ecco, vi dicevo che stare con noi due è dannoso per la salute.

La nostra intera esistenza è fatta di momenti del genere, e poi di solito si finisce a rotolarsi tra i cuscini. Davvero tipico.

"Mattia..." 

"Che c'è?" mi domanda esasperato, quando rovino per la seconda volta il nostro scambio di effusioni.

"Ho voglia di tornare a casa."

"Ma siamo al battesimo dei nostri figliocci!"

"Lo so e li adoro un sacco, ma giornate così sono fantastiche anche perché poi, alla fine, ritorniamo a casa, facciamo le porcate e ci diamo dei voti, come se fosse sempre tutta una ripetizione. È da veri psicopatici, ma adoro il nostro modo di stare insieme, specialmente quando sto male."

"Ma siamo già insieme."

"Mhm, ma io intendo insieme insieme... solo io e te."

Lo guardo fisso negli occhi, il mio infinito castano che si riflette nel suo amorevole verde.

"Nelli, quante volte te lo devo ripetere?" sorride di rimando, con quella sua espressione idiota che ho sempre amato e sempre amerò da impazzire. "Io e te è grammaticalmente scorretto."

E va beh, mi metto a ridere e ritorno a baciarlo come una sedicenne innamorata.

Però, sì, mi piace. 

Mi piace davvero.

Io e te è grammaticalmente scorretto.

Sarà proprio questo il titolo del mio libro.


***

Fine

***




È arrivato il momento?

Sì, è arrivato.

Oddio, lo avevo immaginato da così tanto tempo. Non posso crederci.

"Io e te" è ufficialmente finito.

E no, non è il titolo di un sequel a sorpresa XD

Da un giorno che nemmeno ricordo, nel 2011, quando una Daffy appena sedicenne decise di trasformare i suoi pensieri e le sue emozioni in parole sgrammaticate, siamo arrivati ad oggi, 30 dicembre 2018, quando una Daffy ventitreenne pubblica l'ultimo di 66 capitoli e annuncia, solenne, con infinito stupore, che è finita.

Chiudiamo quest'anno non solo perché quello nuovo è alle porte, ma anche perché cade a fagiolo con il completamento di un'opera maestra, che è stata per me, e spero anche per voi, crescita, casa e famiglia. "Io e te" non è una storia, è molto di più. Per me, che sono spesso abituata a dover spiegare concetti strani, è addirittura inspiegabile. Ma questo, se avete letto fin qui, lo sapete di sicuro.

In realtà, sono un po' come Nelli, avevo immaginato il discorso finale infinite volte, sul palco di qualche teatro, con in mano un Oscar, o ancora meglio un Nobel, ma poi arriva il momento di convertire in realtà e ciao.

L'avevo immaginato, gente, non preparato... eh!


Quindi, nulla, improvviserò sperando di non fare troppe figuracce e iniziando con il chiedervi se è l'epilogo che speravate di leggere e se a parer vostro ha reso giustizia alla storia e ai personaggi, oppure no.

Voglio subito mettere in chiaro che non farò ulteriori salti temporali in avanti per dirvi cosa succederà fra dieci, venti o cinquant'anni, semplicemente perché non potrei. Ho sempre lasciato che questa storia si scrivesse da sola, quindi dovrei seguire i miei personaggi passo passo per poter dar loro un autentico sviluppo. Non potrei dire come proseguiranno le loro storie, o almeno, non adesso, e credo sia comunque meglio che ognuno di voi lo immagini come preferisce. Certo, ci sono delle possibilità che PURTROPPO mi sono messa in testa, che potrebbero riguardare alcuni dei nostri beniamini a distanza di qualche anno, oppure addirittura una folle next gen di "Io e te", ma...

Ma sono ancora scossa: devo calmarmi, devo costringermi ad accettare questa fine, esattamente come voi e forse anche un po' di più.

Non sarà facile, quindi non provocatemi, oppure fatelo, ma ricordatemi sempre i rischi, perché io tendo a fare cacate XD

Comunque - mi sembrava doveroso stilare una lista di grazie strappalacrime, perché non esiste finale senza ringraziamenti e poi, di debiti in giro me ne sono fatti tanti.

Innanzitutto, ringrazio le persone che hanno contribuito alla buona riuscita dei vari capitoli, passo dopo passo, durante la creazione vera e propria della loro struttura: Ellie, che per buona parte della genesi di "Io e te 3" mi ha dato validissimi consigli, che ha impedito falle di trama e risvolti fantascientifici e che ha betato pazientemente ogni errore, finché ho trovato il tempo di far passare i capitoli attraverso il suo sguardo laser (se avete letto aberranti refusi, è perché a volte non facevo correggere nulla perché sono somara come Zingaretti). Poi ringrazio i due talenti artistici che hanno illustrato sapientemente quasi ogni capitolo: Angelica e Nicole si sono rese disponibili sin dall'inizio di Io e te 3 (ma in realtà anche prima), inserendosi in un gruppo che mi sorprendo non sia ancora stato da loro segnalato, attraverso cui ho commissionato le più belle opere che potete scorgere sfogliando questa storia. Due tra le quali, ovviamente, andranno a chiudere l'epilogo qui sotto. Queste tre persone hanno avuto una pazienza e una comprensione per cui dovrebbero essere fatte sante, ve lo garantisco, quindi applausissimi per loro.

Poi ringrazio Alessandro, che come sempre, inconsapevolmente, mi ha aiutato dandomi tutto lo spazio e il tempo necessario per esprimermi, supportandomi e sopportandomi anche nei momenti peggiori. E come posso non ringraziare lei, la confidente per eccellenza, l'assorbi-spoiler più tenace, il distributore gratuito di idee, nonché il deus ex machina di svariate situazioni difficili di cui avete letto sin dal primo "Io e te"? Grazie, Ale, in questa storia c'è molto anche di te e lo sai e tutti dovrebbero saperlo, perché a volte, l'ispirazione prende il tuo nome (per questa sviolinata, dovresti abbonarmi la mia parte dello sparecchiare almeno per una settimana).

Vorrei estendere un grazie da parte di tutti noi anche a Centauria Libri, la casa editrice più folle e visionaria che, nonostante il degrado della prima versione di "Io e te" ha voluto puntare su di lei, mi ha contattato facendomi trapassare all'aldilà dallo stupore, mi ha fatto diventare un'autrice edita e, in tutto ciò, è stata capace di fare ciò che io non avrei mai avuto l'intraprendenza di fare. Ha preso il diamante grezzo che era "Io e te" e l'ha fatto diventare il raffinato gioiellino che è ora, attraverso un lavorone concentrato in pochissimi mesi e con un rispetto inaudito della sottoscritta e della storia stessa. Ode a Centauria e un augurio di anni e anni di successi! Poi se mi pubblicate i seguiti, vi lovvo.

Il grazie più grande, tuttavia, va a te che stai leggendo ora. Te ( = grammaticalmente scorretto) che sei parte di un voi fatto di tante persone, che si sono approcciate a "Io e te" in modalità sola lettura, oppure aprendosi del tutto, cercando di conoscere la storia a 360 gradi, stringendo legami. Avete creato, volenti o nolenti, consapevoli o inconsapevoli, un piccolissimo, minuscolo fandom che ha permesso a questa serie di racconti di concludersi col botto. Voglio essere onesta; non so che cosa avrei fatto, se non avessi avuto voi. Intendo dire: "Io e te" è nata davvero un po' per gioco e un po' per necessità, ma ha avuto fin da subito un certo seguito e io sono passata dall'essere un'autrice all'essere un'autrice viziata in pochissimo tempo. Non posso lamentarmi di scrivere sapendo che quasi nessuno leggerà, non posso dire di sapere che cosa significa non avere mai un feedback, per questo mi ritengo viziata e, a volte, mi sento quasi in colpa.

Non è niente di così scontato, ma forse occasionalmente ho dato l'impressione che per me lo fosse, non rispondendo a qualche commento, o aggiornando tardi, o dicendo qualcosa che è suonato ingrato. Beh, vi chiedo scusa per quelle volte e vi garantisco che indipendentemente da ciò che posso aver sbagliato, ritengo che voi siate davvero una parte fondamentale di "Io e te", indispensabile. Non so che avrei fatto se non avessi letto tutti i vostri pareri, se non avessi avuto il gruppo Facebook, Telegram, se non avessi visto il numerino di visite crescere sempre di più, fino a far salire la storia tra le 40 più popolari di EFP, per poi spingermi a portarla anche su Wattpad e arrivare ad averne ben 3 volumi (eh che palle, Daf, ma fai anche altro nella vita?). Non so se l'avrei mai abbandonata, a un certo punto - probabilmente no, perché la amo troppo - però sarebbe stata diversa, sotto tono, non avrei avuto nemmeno il 90% di motivazione che ho avuto finora.

Siete il motivo per cui non ho mai smesso di pubblicare, per cui mi sono sforzata di uscire dai punti critici anche nei momenti di zero ispirazione e per cui mi sono spremuta le meningi per risolvere problemi o darvi spiegazioni espressamente richieste. Siete anche il motivo per cui certi passaggi sono così belli: mi avete guidato e indirizzato attraverso le vostre opinioni. Non ci credete? Beh, è così. Quando vi dico che "Io e te" è una storia collettiva, lo intendo sul serio; ognuno di voi dovrebbe sentirsi un po' autore di questo racconto. Perché ogni "Daffy, è bellissimo" e "Daffy, che palle" hanno ricalibrato le mie mosse per darvi, e darmi, il giusto equilibrio in un compito che mi sono scelta da sola, ma che comunque non è stato proprio facilissimo. Se rischiavo di uscire di strada, voi mi riportavate nella giusta direzione, se avevo una bella idea, voi me ne davate una migliore, se avevo una brutta idea, voi la smorzavate ancora prima che la esternassi. Ogni piccolo, minuscolo commento, o anche solo un mi piace, o una visita al nuovo capitolo hanno reso "Io e te è grammaticalmente scorretto" il mio personale orgoglio e la vostra unanime creatura.

Quindi, grazie. Grazie davvero con tutto il mio cuore.

Mi addentro nella parte davvero più difficile per me da scrivere, perché è quella che mi sbatte in faccia la realtà dicendomi che questa stupenda, totalizzante avventura è finita. Che non avrò più bozze su Wattpad e schemi organizzativi in continuo aggiornamento su Word, che non riceverò più "Daffy, ma quando aggiorni?" persino nelle stories di Instagram, che non dovrò più combattere con l'applicazione per i momenti social perché mi inverte i messaggi di Diego Vallicroce con quelli di Francesco Natale. Che non ascolterò più ogni canzone fingendo che Nelli la dedichi a Mattia e viceversa nella scena del momento, che non disegnerò più scene dei nuovi capitoli al posto di prendere appunti a lezione, che nelle registrazioni del mio telefono non ci saranno più file di tre minuti e mezzo dove io, alle due di notte, spiego a me stessa come impostare quella particolare scena, onde evitare di perdere l'ispirazione. Che non avrò più elenchi della sezione A del Maffei per tutte le cartelle del pc e i cassetti del comodino, che non dovrò più saltare avanti e indietro tra i capitoli e nel libro per controllare di non aver detto castronerie, che non posterò più spoiler depistanti che vi faranno credere che Cris sia morta o che qualcuno faccia sesso con qualcuno con cui non dovrebbe. Che non leggerò più i vostri scleri frustrati o di gioia per un sospiro ambiguo di Zingaretti e non potrò più cercare di consolarvi in modo ancora più ambiguo.

"Io e te" mi mancherà in un modo che non potete neanche lontanamente immaginare. Sin da quando ero un'adolescente di terza superiore, lui è stato per me un rifugio sicuro, senza fallire mai nel riportarmi il sollievo anche nei momenti più brutti. 
Èstato palestra di vita e di un talento che ancora devo migliorare tantissimo, ma che mi sono convinta di avere proprio grazie a quest'esperienza. Mi ha insegnato un casino di cose su di me e sul mondo, mi ha fatto sognare e sospirare come se non fossi solo scrittrice, ma anche lettrice e protagonista di infinite storie. Bellissimo.

Non dimenticherò mai quest'avventura, gli attimi che vi sono legati, le persone che ho conosciuto e a volte anche incontrato. Non smetterò mai di pensare a "Io e te" o di immaginare Nelli e Mattia che camminano su un ponte, mentre giro per Venezia. Non realizzerò mai al cento per cento di aver pubblicato un libro e averlo fatto insieme a voi, scegliendo ogni aspetto con cura; ogni volta che avrò in mano quel tomo, ricorderò la grande fatica per renderlo perfetto e la soddisfazione di averlo toccato per la prima volta.

Grazie a Mattia Zingaretti, perché è l'idiota migliore che potesse capitarmi nella testa. Grazie a Marinella Argenti, perché è me, è noi, e si è innamorata di quell'idiota dal capitolo numero 1 al capitolo numero 66.

Grazie a tutti i ragazzi della 3^-5^-10^A, perché sono stati i miei migliori amici per tanto tempo, perché ognuno di loro è una parte di me e se mettete tutto insieme, avrete la perfetta immagine di chi sono io.

Una persona troppo contenta di aver scritto "Io e te" e attualmente troppo triste per doverlo lasciar andare.

Vi prometto che tornerò prestissimo e che non smetterò mai di scrivere finché avrò le capacità di farlo.

Datemi solo il tempo di elaborare questi sette anni e ci sono.

Grazie di tutto,


Daffy



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