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Autore: Look at Hilda    30/12/2018    2 recensioni
‘ Keith gli era sempre parso strano, con la sua abitudine di stare a fissarlo anche quando era più che palese che se ne rendesse conto. Non aveva mai detto nulla, però, perché dopotutto erano cresciuti insieme, anzi ━ alcuni avrebbero potuto tranquillamente dire che, in parte, era stato proprio Shiro a tirar su il piccolo Keith. [ ... ] Era successo per caso, che Shiro andasse a far visita a casa di Keith per parlare con lui. [ ... ] Ed il moro aveva annuito, stranamente entusiasta, per poi perdere ogni traccia di tranquillità al ricordarsi della prima domanda del maggiore. Quasi come se farlo entrare in quella casa gli costasse una fatica immensa. Quasi come se ci fosse qualcosa da nascondere. ‚
[ AU ; OOC ( e lo sottolineo ) ; Sheith ( stalker!Keith ) ]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kogane Keith, Takashi Shirogane
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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☆ ~ ` Rating: giallo `
☆ ~ ` Parole: 2936 `
☆ ~ ` Tag: AU ; OOC ( in una maniera mostruosa ) ; angst `
☆ ~ ` POV: Shiro `
☆ ~ ` Prompt: Keith è sempre stato un ragazzo abbastanza strano. Il suo attaccamento a Shiro è davvero sano? `

 

Duality
 

Keith gli era sempre parso strano, con la sua abitudine di stare a fissarlo anche quando era più che palese che se ne rendesse conto. Non aveva mai detto nulla, però, perché dopotutto erano cresciuti insieme, anzi ━ alcuni avrebbero potuto tranquillamente dire che, in parte, era stato proprio Shiro a tirar su il piccolo Keith. Proprio come un fratello maggiore, quando i genitori non c'erano, e lui passava weekend interi a casa del minore per preparargli la cena, impedirgli di affogare nella vasca, andare a letto all'orario giusto. I suoi modi di fare non avevano mai rappresentato un problema ━ non per Shiro, così paziente, così affezionato a lui da non riuscire quasi a vedere i suoi difetti. 
Era però innegabile che qualcosa animasse in particolar modo l'animo del giovane Kogane. Qualcosa di fortemente sinistro, che col passare degli anni diveniva sempre più ovvio, sempre più palese. Abbastanza perché persino Shiro, rinomato per essere tanto bravo a combattere quanto scarso nel rapportarsi con le persone, riuscisse a notarlo. Non avrebbe saputo individuare nei modi bizzarri di Keith uno in particolare capace di metterlo particolarmente a disagio ━ forse perché negli ultimi mesi la sua sola presenza era diventata sufficiente per fargli venire i brividi, per obbligarlo ad abbassare lo sguardo per impedire al minore di leggere nelle sue iridi il dispiacere provato nel dover condividere quegli attimi con lui. Non voleva, dopotutto, che Keith potesse sentirsi rifiutato persino da lui, che oramai per antonomasia era diventato l’unico su cui il moro potesse davvero far affidamento. Almeno da quando i genitori erano venuti a mancare. Almeno da quando era stato Shiro stesso ad accoglierlo nella piccola famiglia che si era costruito assieme all’amato Adam ━ certo, prima che anche quella parentesi di felicità fosse abbattuta. Il rapporto tra loro si era logorato proprio a causa della presenza di Keith, volendo essere sinceri. Solo che quella verità non era mai stata pronunciata ad alta voce, non dopo la sfuriata dell’ormai ex amante nel giorno in cui aveva deciso di chiudere e tagliare ogni rapporto. Ricordava di non aver visto alcun dispiacere negli occhi di Keith, quando aveva condiviso con lui l’accaduto, per spiegar lui quel poco che sentiva di dovergli dire. Quello non era però bastato a spingere il maggiore a porsi delle domande dovute, come invece aveva cominciato a fare nel momento in cui le occasioni di incrociare il moro non s’erano fatte sempre più frequenti, molto spesso persino forzate, come se Keith sapesse sempre dove trovarlo, quando, e come approcciarsi a lui per far apparire tutto ciò una mera coincidenza. 

Era successo per caso, che Shiro andasse a far visita a casa di Keith per parlare con lui. Perché era sparito da qualche giorno, in contrapposizione alle sue abitudini patologiche di scrivergli, capitargli sotto al naso in un qualunque momento, almeno una volta al giorno ━ e seppur l'uomo avesse dalla propria parte fin troppe buone ragioni per non muovere un solo dito per sapere se andasse tutto bene, il buon cuore e l'attaccamento al minore lo avevano spinto ad agire di conseguenza. E quindi si era presentato alla soglia di quella piccola casa indipendente e fatiscente da cui più volte l'uomo aveva cercato di portarlo via. Vivere in un posto del genere non avrebbe fatto mai del bene alla salute di nessuno, eppure il piccolo Keith pareva non volergli proprio dare ascolto. Tipico di lui, della sua cocciutaggine e della sua tendenza a sopravvalutare il proprio fisico. Nemmeno l'evidenza della tosse perenne e dei malanni troppo frequenti riuscivano a convincerlo ━ ma non lo sapeva, Shiro, che una buona ragione lo teneva ancorato a quella casa. L'avrebbe conosciuta presto, a proprie spese, ma ancora non sapeva cosa avesse di tanto speciale quella catapecchia tremolante, a stento capace di sopportare un temporale particolarmente entusiasta. 
Persino la porta, fragile e leggera, parve gridare sotto il lieve battito delle sue nocche contro di essa. Quasi provò pena per il suo legno pregno di umidità ed acqua piovana, gonfiatosi abbastanza da essere costretto a strusciare spiacevolmente contro il pavimento, oramai provato dalla continua frizione con essa. Non avrebbe saputo dire chi tra i due fosse messo peggio ━ se la porta gonfia come solo un corpo morto affogato avrebbe potuto essere, o il pavimento talmente consumato da presentare un avvallamento laddove la prima si muoveva per aprirsi e chiudersi.
Smise di porsi quell'amletico quesito solo quando la sua attenzione venne proiettata sul proprietario di quel macello di mobilio maltrattato, che lo attirò con l'indubbio richiamo ch’era il suo nome.
‘ Shiro? ‘, aveva pronunciato, con quel suo fil di voce leggero e sottile. Come se davvero fosse sorpreso di vederlo lì, davanti alla soglia di casa, con una busta della spesa apparentemente pesante stretta tra le belle dita. Eppure parve quasi contento, nei limiti concessi dal suo volto inespressivo, e così al maggiore risultò istintivo tendere le labbra in un sorriso affabile, gentile, piccola - grande dimostrazione di quello ch’era il suo animo.
‘ Posso entrare? Ti ho portato qualcosa da mangiare, perché ho pensato che avrebbe potuto farti piacere. È tutta roba che ho fatto io, anche se l'ho messa in questa busta. ‘, aveva quindi risposto, in tutta sincerità. Ed il moro aveva annuito, stranamente entusiasta, per poi perdere ogni traccia di tranquillità al ricordarsi della prima domanda del maggiore. Quasi come se farlo entrare in quella casa gli costasse una fatica immensa. Quasi come se ci fosse qualcosa da nascondere. Shiro immaginò si trattasse di un eventuale disordine imbarazzante ━ perché conosceva Keith, e conosceva gli uomini. Disordinati sino all'inverosimile, costantemente bisognosi di una figura femminile nella propria vita a rendere ordinato almeno l'ambiente in cui usavano crogiolarsi nei momenti di tranquillità. Per quanto sessista e retrogrado potesse essere come concetto, il giovane Takashi non si era mai sentito di dissentire. Anche lui stesso, nel proprio appartamento, per quanto ordinato potesse presentarsi, mancava del fondamentale tocco di una donna. Ch’ella fosse partner o solo amica, non avrebbe fatto differenza. Da quando aveva perso Adam, aveva perso anche gran parte delle proprie amicizie, tra cui anche la bella Veronica che da anni oramai si occupava di ficcare il naso ovunque lui le dicesse di non farlo.
Keith, però, non aveva mai avuto nulla di simile nella propria vita. Per questo il maggiore osò solo immaginare in quali pietose condizioni potesse gravare quella casa in cui non aveva mai più messo piede dopo la dipartita prematura dei coniugi Kogane.
‘ Ehy, allora? Non ti preoccupare per l'eventuale disordine, o chissà che altro. Non sono venuto qui per giudicare nulla. Volevo solo vederti e constatare che tu fossi ancora vivo. Sai, sei sparito nel nulla per giorni … Ero preoccupato. ‘, concluse allora l'uomo, ampliando di poco quel sorriso sempre presente sulle labbra morbide. Keith aveva la brutta abitudine ( più che altro ‘ strana ‘, a detta del più grande ) di toccarle di tanto in tanto, dopo essere stato a fissarle per una manciata di minuti. Tendenzialmente dimostrava di farlo senza pensarci, per questo Shiro non lo aveva mai fermato. Per non ferirlo. Non faceva mai nulla che potesse toccare in qualche modo l'emotività di Keith in maniera spiacevole.
‘ Uh … Va bene. Mi dispiace per il disordine. Non prevedevo di ricevere visite. Ora metto a posto, dopo averti offerto qualcosa da bere. ‘, aveva frettolosamente pronunciato poi il moro, facendosi da parte per permettere all'altro di compiere il proprio ingresso nell'ambiente che, alla fine, si rivelò più accettabile del previsto. Cosa che non mancò di far notare al proprietario, mentre questo era impegnato ad armeggiare nel piccolo angolo cottura con una caffettiera probabilmente più vecchia di lui. Era nervoso. Lo si notava dai movimenti veloci, scattanti, distratti. Sembrava infastidito dalla sua presenza tanto quanto sembrava spaventato. La cosa, e dovette ammetterlo, preoccupò l'uomo non poco. Che fosse successo qualcosa davvero, che aveva tenuto l'altro lontano per tutto quel tempo? E se così fosse stato, perché non gliene aveva ancora parlato? Era qualcosa di così grave?
Istintivamente il maggiore si spinse in direzione del ragazzo, bloccando i movimenti delle sue mani con le proprie. Seppur si fosse mosso lentamente, l'altro sobbalzò vistosamente, tanto per sottolineare lo stato ansioso in cui gravava. I muscoli sotto lo strato leggero della pelle erano talmente tesi da spaventarlo, gli parvero persino sul punto di strapparsi. 
‘ È successo qualcosa? ‘, esordì quindi. Non avrebbe saputo dire quale parte del proprio carattere venne alla luce in quel momento ━ se quella che vedeva Keith come un fratello minore da proteggere, oppure quella che lo vedeva davvero come un partner da sostenere nel bene e nel male. Non gli importò nemmeno di trovare una risposta, troppo fu concentrato sullo studio dell’espressione altrui, che mutò varie volte. Dall'irritazione, passò al terrore, quindi al dispiacere. E così via in un lungo ciclo altalenante di una o l'altra emozione. Gli parve abbattuto, più di tutto, e determinato a non dirgli davvero cosa lo costringesse a sentirsi in quel modo. 
‘ Nulla. Non ti ho più scritto perché mi è caduto il telefono mentre attraversavo la strada e una macchina ci è passata sopra. Al momento non ho i soldi necessari per prenderne uno nuovo. ‘, rispose allora, ancora con quel leggero fil di voce tremolante che non prometteva nulla di buono. Shiro non dubitò delle sue parole, seppur esse non gli parvero la spiegazione adatta per spiegare quello stato pietoso in cui gravava la sua psiche. La rottura accidentale di un telefono non era motivo di vergogna alcuna, a differenza di come si stava muovendo il ragazzo. Come un ladro, un criminale, qualcuno la cui coscienza era nera come pece, o come i capelli che il maggiore spesso vezzeggiava nel tentativo di dar quiete a quell'animo turbato ━ un po’ come fece in quel momento, quasi senza pensarci. Si fece più vicino a Keith, appena più basso, ed assieme alla mano che andò a perdersi in una carezza in mezzo ai capelli che il minore teneva leggermente più lunghi della moda attuale, lasciò anche un bacio contro la fronte nuda. 
‘ Ed è per questo motivo che sembri così preoccupato? Per la mancanza di un mezzo per contattarmi? O mi stai nascondendo qualcos'altro? Sai che puoi parlarmene, Keith … Posso aiutarti. Qualunque cosa sia. Sono qui per te. ‘, mormorò a propria volta. Aveva sempre avuto la tendenza ad abbassare il tono di voce, quando doveva comunicare a qualcuno la propria vicinanza e la propria disponibilità ad ascoltare le loro parole. Questo il piccolo Kogane lo sapeva bene, e forse per quel motivo alzò il capo e tentò di rivolgere all'altro un sorriso piccolo, solo accennato. Parve essere più l’ombra di esso, in effetti. Ma a Shiro bastò quello, almeno sul momento, e dopo un'ultima carezza leggera lasciata dalla punta del proprio naso contro quella dell'altro, pose nuovamente tra loro una distanza consona a quelli che si potevano considerare più parenti che amici.
Abbandonò poi la piccola cucina, il maggiore, con fare distratto. Volle mostrarsi tranquillo agli occhi del minore, per provare a far svanire il senso di pesantezza che sembrava opprimerlo. Parve solo peggiorare le cose, però, perché il minore gli rivolse alle spalle nulla più che uno sguardo truce nel vederlo muoversi per la propria casa. Non che l'altro stesse effettivamente ficcando il naso negli affari suoi, eppure anche i suoi modi leggeri di poggiare lo sguardo sul mobilio a lui attorno lo disturbarono, facendolo tornare a quello stato di allerta che gli faceva tendere i muscoli. Stato che lo portò a scattare quando notò l'altro svanire dietro al muro del corridoio, per poi udire solo lo scatto della serratura, che sancì l'ingresso del maggiore in un ambiente diverso da quello del salotto spoglio. Quel singolo gesto era stato sufficiente per rovinare tutto quanto.

Al suo ingresso in quella che sapeva essere la stanza del moro, Shiro accompagnò un sorriso. Ricordava bene il modo in cui da ragazzino l'altro tendeva a scacciare tutti quanti da essa, senza nemmeno un motivo apparente. Proprio per quello aveva deciso di entrare di nuovo lì, per farsi buttare fuori e quindi distrarre il minore da qualunque pensiero pesante lo stesse infastidendo. Non aveva previsto, però, che col passare degli anni quella stanza fosse davvero divenuta un ambiente da cui tenersi alla larga. Buia, illuminata solo da tenui luci artificiali ━ le cui finestre erano state coperte da spessi strati di carta scura. Seppur essa fosse quindi divenuta cupa, non fu la pesante penombra a disturbare davvero l'uomo. Nemmeno il mobilio praticamente ridotto all'osso, di cui rimaneva solo un letto estremamente basso, una scrivania esile, un piccolo mobile basso e snello dedito a tenere la stampante all'altezza esatta del computer poggiato sulla scrivania. Innocentemente pensò che quella scelta fosse stata compiuta per lasciare più spazio libero sulle pareti, di cui non riconosceva nemmeno più il colore, tanto fitta era la rete di fotografie appuntate contro di essa. Alcune simili tra loro, altre completamente differenti, eppure tutte accomunate dallo stesso soggetto ━ Shirogane Takashi. In ambienti aperti, con gli abiti lavorativi indosso, sulla via di casa con l'espressione distrutta di qualcuno che ha dovuto lottare con i propri colleghi tutto il giorno. E come se tutto quello non fosse stato sufficiente, al gruppo si unirono alcune foto più private, tra cui quelle della sua espressione iraconda in quello che ricordava essere stato il momento dell'ultimo litigio con Adam.
Pur essendo rimasto immobile per qualche secondo, con i piedi ancorati al terreno e lo sguardo rapito da quello che gli parve essere uno spettacolo raccapricciante, trovò poi la forza di muoversi leggermente. Si voltò in direzione dei passi veloci che aveva udito poco prima, trovando poi il giovane proprietario di quella stanza poggiato con la spalla contro la struttura della porta. Per la prima volta da quando aveva messo piede in quella casa, gli parve finalmente quieto, rilassato, persino in pace con sé stesso. Era quindi quello che lo aveva spinto a vivere per qualche manciata di minuti nella più cieca ansia? La paura che potesse vedere tutto quello
‘ Keith … Cosa sono tutte queste foto? Un qualche tipo di scherzo? ‘, chiese, ancora immerso in quella propria innocenza che proprio non voleva saperne di sottolineare come, in verità, avesse sempre avuto il sentore di non essere mai davvero da solo. Con quale coraggio avrebbe potuto ammettere di essere in parte responsabile di quella situazione, per non aver avuto la forza di allontanarsi per tempo? Con quale tranquillità avrebbe dovuto muoversi in quel momento, per non apparire terrorizzato com'era in verità? Come avrebbe potuto non farsi prendere dal panico, nel notare i movimenti lenti che avevano condotto il minore a chiudersi la porta alle spalle, dopo aver mosso pochi passi per compiere il proprio ingresso nella stanza?
‘ Uno scherzo? No, Shiro … Non è ovvio? ‘, rispose l'altro. E fu in quel momento che notò chiaramente lo stato ansioso dell'animo altrui tornare a governare il corpo esile. Non trovò le forze necessarie per cercare di tranquillizzarlo ancora una volta, però ━ eppure avrebbe voluto. Avrebbe voluto così tanto riuscire a non farsi cogliere dai tremori naturali delle mani grandi, per impegnarsi invece nel cercare di tranquillizzare quello che più che mai gli parve un'anima smarrita.
‘ Ovvio? Sei … Sei malato, Keith … Ti prego, lascia che ti aiuti. Ti prego. ‘, fu tutto quello che riuscì a pronunciare in quel momento, forse nel modo sbagliato. Il tono lasciato inconsapevolmente molle, poco convinto, non aiutarono la formazione di un'atmosfera in cui il minore potesse sentirsi al sicuro. Al contrario parve precipitare nel baratro della propria stessa rabbia, ed il suo sguardo divenne fuoco e fiamme. Shiro ebbe paura di poterne uscire scottato, eppure non si mosse di un passo pur vedendo il ragazzo avvicinarsi. Rimase solo lì, pietrificato ad osservare l'espressione del ragazzo deformarsi e piegarsi in una rabbiosa, iraconda. Ebbe paura.
‘ Vedi, Shiro? Per me sei tutto. Non sono come Adam. Non ti meritava. Ti ha spezzato il cuore e ti ha lasciato, ma le cose saranno diverse con me. Ti tratterò come meriti. Non rinuncerò mai a te … A noi. ‘, dal tono altrui, il maggiore comprese di essersi posto all'altro nel modo sbagliato. L'aveva infastidito, toccando un nervo scoperto, ed il risultato fu nulla più che una scossa dolorosa ad attraversargli il corpo intero ━ avrebbe preferito che il concetto fosse rimasto a livello puramente figurativo, piuttosto che decretarlo reale nel notare il piccolo teaser stretto dalle dita scheletriche del moro, una volta crollato sulle proprie ginocchia. Non avendo concezione propria del motivo per cui si sentisse così abbattuto, poiché incapace di ragionare lucidamente, Shiro semplicemente cercò lo sguardo altrui con le iridi plumbee ━ vi trovò solo tempesta, in quegli occhi che aveva ricercato per sentirsi più tranquillo. 
‘ Keith, ti prego … Non farlo … ‘, cosa avrebbe potuto dire, dopotutto? Cos'altro avrebbe potuto dire, oramai costretto a nulla più che quella posizione storta? Per assurdo, anche la sola capacità di rimanere con la schiena dritta rappresentò una sorpresa per il giovane Kogane. Difficilmente qualcuno riusciva a rimanere così lucido dopo essere stato attraversato da una scossa elettrica. Probabilmente ad animare il corpo dell'altro fu l'adrenalina, o la paura. Paura di lui.
‘ Ora sei mio, Shiro. ‘, rispose solo ━ con l’espressione folle di colui che perde la retta via nel rendersi conto di essere davvero malato, con l'espressione addolorata di qualcuno che lotta contro sé stesso per darsi un freno, con l'espressione arrabbiata di un uomo che s'odia con la stessa intensità con cui poi ama la persona a lui di fronte.
Nel vederlo crollare al suolo con gli occhi chiusi ed un rivolo sottile di sangue a decorargli il bel volto, Keith capì di averlo colpito troppo forte.



 

Look at me, now!
Buonasera!
Se siete giunti a leggere questo piccolo angolino, evidentemente siete riusciti a reggere anche la storia. Complimenti e grazie mille per la pazienza!
Eccomi qui di nuovo a distrbarvi con una delle mie AU! Vi giuro, io ci provo a scrivere qualcosa di canonico, ma non ce la faccio. Sia perché penso che la serie sia già abbastanza fatta bene di suo, sia perché non mi viene naturale. Quindi mi butto sulla visione alternativa dei personaggi, sperando vi faccia comunque piacere ( tipo a quelle tre persone che leggono davvero quello che scrivo, rip, forse sono troppo prolissa )!
Spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno e di essermi fermata in tempo per non infastidirvi. Tratto spesso di argomenti delicati simili a questo altrove, e per la prima volta qui su EFP ho pensato di tenermi più sul ' soft '. Anche perché, come ho scritto ad una mia amica ( anche soprannominata beta - reader porella ), non riesco davvero ad immaginare Keith e Shiro capaci di farsi del male l'un l'altro. Se mai dovessi scrivere un continuo per questa OS, fondamentalmente finirei col pucciarci dentro una quantità fastidiosa di angst - fluff proprio perché sono incapace di renderli diversi dalla versione patatosa che ho in mente UGH. Ma ora basta, vi libero! 

Vorrei anche scusarmi per eventuali errori grammaticali o di battitura, mi farebbe davvero un sacco piacere se me li faceste notare, nel caso! Ci tengo a migliorarmi, ma a volte da sola non riesco! ;;
Quindi niente, ora scappo, ma prima vi lascio le fanart che mi hanno ispirato per questa OS!
Potete trovarle qui: uno, due e tre!
E quindi niente, ancora grazie mille per tutto quanto, ora torno a morire male su un'altra fic che prevedo di pubblicare in giornata, è stato bello avere a che fare con voi!

Stay tuned, ladies and gentlemen!
Love, Hilda.

   
 
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