Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Leah96    30/12/2018    0 recensioni
Ginevra è un'universitaria come tante, piena di sogni, di colori e di una sfiga perenne che sembra seguirla onnisciente. Soprattutto quando si parla di ragazzi: da una parte il bello e tenebroso Lorenzo, dall'altra Antonio, un amico inaspettato o non proprio amico.
Riuscirà la nostra eroina a divincolarsi da un pericoloso triangolo amoroso?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap 2 Chili di occhiaie sotto le occhiaie Una volta a casa mi feci una doccia veloce e mi misi a studiacchiare qualcosa mentre lo aspettavo. Aspettarlo era sempre un batticuore sconosciuto che rompeva l’ apatia, ma ovviamente questo non lo sapeva, non sapeva che nel profondo i nostri incontri per me erano anche emozione e non solo sesso; non sapevo se chiamarlo amore, non sapevo se quello che provavo e avevo provato per lui lo era, non eravamo esattamente quelle coppie stabili appagate dall’ amore reciproco: lui spesso andava alle feste, si ubriacava e trombava la prima che gli capitava e qualche volta era accaduto anche a me di baciare lo sconosciuto di turno che mi sembrava appetibile. Ecco, non riuscivo ad andare oltre perché in qualche modo nella mia mente malata lo avrei considerato tradimento nei suoi confronti nonostante fossi la prima a dire di non voler essere la sua fidanzata. Allo stesso modo lui mi confidava le sue scappatelle come se fosse un dovere informarmi e io non battevo ciglio né davo il minimo accenno di gelosia; in compenso gliela facevo pagare lasciandolo in bianco parecchie volte e non rispondendo alle sue chiamate e messaggi,come se mi sentissi ferita. Era un rapporto strano il nostro, altalenante, lui tornava sempre io gli socchiudevo la porta. Nella versione ufficiale scopavamo ogni volta che ne sentivamo il bisogno, in quella ufficiosa, forse, mi stavo prendendo in giro da sola nel dire che non mi interessava. Nel dubbio, per non farmi male, cercavo di non provare nulla. Il campanello suonò e scattai di colpo per andare ad aprire. “Ciao Ginevra.” Mi salutò un po’ affaticato dai tre piani appena fatti a piedi (abitavo al terzo piano di una palazzina vecchiotta senza ascensore). Duna parte lui con Gli stessi occhi bassi di Sir Paul, i jeans neri simil pelle trasandati come i suoi ricci, ce la metteva davvero tutta per rendersi un artista bohemien spregiudicato e perennemente incazzato con il mondo; dall’ altro lato della porta c’ ero io in pigiama leggero con le fragoline e le ciabatte di Tiger: “Ciao Lo,vieni,entra.” Tania e Natasha gli fecero un cenno della mano che lui neanche considerò perché mi strattonò velocemente in camera mia; due minuti dopo eravamo sul letto e senza il mio pigiama con le fragoline:”Non metterlo mai più, lo sai che mi attizza come non mai.” Ringhiò tra un bacio e l’ altro mentre io ridevo ed ansimavo. Era sempre così,soprattutto se non ci vedevamo per più di due settimane “Mi sei mancato anche tu eh.” Riuscii a dire in un sussurro. Cominciò a recitarmi i versi di Beaudlaire, sapeva che andavo in estasi, a quanto pare quella sera voleva essere dolce Oppure era il pigiama con le fragoline che Aveva prodotto quell’ effetto. “Insomma cosa hai fatto queste settimane?” gli chiesi più tardi tardi mentre gentilmente gli sfilavo una sigaretta (evento raro che comprasse le sigarette invece del tabacco) dal pacchetto lasciato sulla mia scrivania. “Mah, niente di che in realtà. Ho scritto qualcosina per il professore di piano e sono uscito di casa solo per comprare alcool e sigarette.” “Vita emozionante,insomma.” “Senza una stronzetta psicopatica come te,certamente” “Grandissimo stronzo” e gli lanciai un cuscino sul viso. Lui mi strinse fino a farmi male:” Io non capisco perché mi fai questo effetto. Perché sento il bisogno di tornare da te quando potrei scoparmi chiunque. La mia barca potrebbe approdare in così tanti porti eppure attracco sempre al tuo con piacere ,non pensando a quelli che vengono dopo.” Sospirai, conoscevo a memoria la storia della barca che si ferma in tanti porti e della cicala che canta ogni giorno su un fiore diverso. “ Lo ti consiglio di cambiare repertorio, alla lunga diventi obsoleto.” “Posso fermarmi qui a dormire?” La fatidica domanda che preannunciava una notte insonne con annessa alzataccia (come se non ci fossi abituata di mio) “Se proprio insisti.” Risposi girandomi da un lato per cercare di rimettermi le mutande. “Siamo arrivati addirittura a questo.” Lo era un tipo abbastanza permaloso,bastava un niente per farlo arrabbiare. Infatti non capiva quasi mai le mie battute sarcastiche ma in compenso io non capivo i suoi sbalzi di umore continui che,a suo dire,lo ispiravano nei suoi pezzi. Eravamo fatti strani io e lui,ecco perché non potevamo stare insieme, eravamo il troppo di un complesso che doveva essere completato con due parti completamente combacianti. Due ego che non sapevano indietreggiare per lasciare entrare l’ altro in scena,si, mi sembra il pensiero giusto. “Scherzavo” mi affrettai a riparare il danno “certo che puoi rimanere. Ma domani ho lezione alle nove quindi non vorrei andare a dormire troppo tardi. Tu svegliati quando vuoi,tanto ormai è casa tua.” Lui rise e mi indicò il display del cellulare: cazzo,erano le due passate. “Sai benissimo che le nostre performance sono molto lunghe ed emozionanti,soprattutto per te.” Ed era vero, ne uscivo stremata come quattro ore consecutive di palestra. “Di certo non guardo l’ orario mentre sono sul palco.” Ribattei facendo il mio mezzo sorriso stronzo che lui catturò con un bacio appassionato. Inutile dire che demmo inizio al secondo atto che si sarebbe concluso con me che correvo per andare in università mentre mi strozzavo con l’ ennesimo caffè preso al volo. Era lo, non ci potevo far nulla. Per usare le sue parole “sei la mia scopata ciclica”, ecco si,lui veniva e tornava proprio come il ciclo. “Gine che hai? Fatto baldoria ieri sera?” Ovviamente il regalo puntuale di quelle sessioni speciali erano l’ aria di chi è stata a fare la guerra in paradiso e le occhiaie ancora più pronunciate del normale. “Si Viola,con il libro di storia moderna e topografia.” L’ innocente Viola non doveva sapere che la sua amica faceva cose sconce la notte con uno che,teoricamente, aveva cancellato dalla sua esistenza. Glielo avrei detto,un giorno,magari quando avrei smesso di vedere definitivamente Lorenzo, ovvero non adesso. Le lezioni si susseguirono come al solito,come le chiacchiere e le espressioni dei professori e degli allievi; mi divertivo tantissimo ad indovinare cosa pensassero veramente dalla postura e dall’ aria che assumeva il viso mentre ascoltavo e prendevo appunti. Per esempio la professoressa di topografia,grandissima stronza a sentire gli studenti più anziani, aveva quegli occhi grigi e mesti di chi non tromba dal 1700 ed effettivamente era così visto che si vociferava fosse rimasta zitella perché nessuno aveva avuto il coraggio di sposarla. E che fosse innamorata del professore di storia dell’ arte medievale ma che lui abbia preferito unirsi con sua sorella e che l’ abbia usata in gioventù per conoscere quella che ora era sua moglie. Pettegolezzi di poco conto visto che la gente,spesso,si diverte a ricamare sugli episodi altrui e ci costruisce certe soap opera che,a confronto, il Segreto è una cosuccia da niente. “C’ è anche mio cugino con noi a studiare nel pomeriggio.” Annunciò Sabrina mentre uscivamo dall’ auka dell’ ultima lezione in orario “Ah bene Sabri ma io penso di prendere il treno adesso.” Beatrice abitava a mezz’ ora di treno da firenze. “Io rimango fino alle sei, poi vado.” Ci informò Viola, anche lei pendolare. Arrivammo in biblioteca ma Jose a quanto pareva non c’ era:” Quello strano personaggio di mio cugino preferisce andare in giro a cercare farfalle piuttosto che fare una cosa normale.” Disse colei che fotografava pali perché la ispiravano,invece secondo me aveva perso qualche rotella da quel giorno in cui un palo lo aveva preso in pieno al ritorno dalla palestra “Dai,magari voleva scoprire la biblioteca.” Azzardai io “Cosa c’ è da scoprire in Brunelleschi?I topi morti nei libri della sala di letteratura cimbra?” Ebbene si, abbiamo un reparto di letteratura cimbra non chiedetemi come e perché ma sappiamo che esiste. “Hola chicas!” sentimmo l’ inconfondibile voce di Jose provenire dall’ alto “Como andiamo?” Notai solo allora che tutta la gente che passava si fermava ad osservare divertita quella figura alta saldamente stretta ad uno dei rami più robusti dell’ albero; Scoppiai a ridere come una matta; non riuscivamo a trovarlo perché,giustamente, a nessuna persona sana di mente viene da arrampicarsi sui salici spelacchiati del chiostro di Brunelleschi tranne se non fosse Cosimo de “Il barone rampante”. “Cretino,scendi immediatamente.” Fece stridula la mia amica,diventata rossa per la vergogna e la foga “ non farti riconoscere già. Io qui dentro ho una reputazione.” Jose non se lo fece ripetere due volte:” Escusa mia hermosa cugina.” “Ma io te la do in testa la cugina.” La scena era troppo comica e si stava facendo vergognosamente tardi; il resto del pomeriggio si svolse normalmente anche se qualche volta adocchiavo il cugino spagnolo di Sabrina,curiosa di vederlo nelle vesti di studente modello: effettivamente non studiava,si era messo a leggere un manualone sulla storia di cuba (poi mi spiegò che si trattava di un esame a scelta libera) e di tanto in tanto mugugnava qualcosa in spagnolo stretto,incurante delle occhiatacce che gli lanciavano per intimargli di starsi zitto. Ero intenta a cercare di capire la guerra dei trent’ anni quando mi arrivò un messaggio: “Venerdì replichiamo?” Lorenzo che mi chiedeva di rivederci due volte nell’ arco di sette giorni,troppo strano; magari la troietta di turno gli aveva dato buca o i suoi coinquilini avevano deciso di organizzarsi senza di lui. “Come mai tutta questa voglia?” digitai, con l’ intento di dirgli di no tassativamente. Il venerdì era la sera delle follie, dei vagabondaggi e i giri per locali pieni di trentenni allupati in cerca di abbordaggi occasionali nella quale io Tania e Natasha con Hugo uscivamo a sbronzarci e mai nella vita avrei rinunciato al mio appuntamento con l’ alcool e il fumo. So che è poco ortodosso per una ragazza come me, e la povera Viola si subiva i miei dopo con tanta pazienza da farla santa ad honorem, ma almeno una volta a settimana non volevo pensare, volevo essere libera di cantare sul Lungarno a squarciagola tutto ciò che mi saltava in mente, con la mia fida controparte russa. “Volevo passare a darti una ripassata perché parto per un giro di concerti per un mese , la gente normale lo chiama salutarsi” Si certo, e io sono Charlie Brown. “Scusa più plausibile?” sapeva perfettamente che non gli credevo mai ma,da buon recidivo,insisteva con le cazzate. Mi arrivò una locandina dove c’ era il suo gruppo e le date del mini tour “Possiamo incontrarci in giro,so che esci.” “Ma parto sabato mattina.” “Cazzi tuoi.” E con questa uscita particolarmente dolce e cortese tornai a Rocroi 1632, studiando fino alla chiusura della struttura prima storia e dopo topografia, non vedevo l’ ora di cominciare storia dell’ arte contemporanea. Mi ero messa in testa di dare questi tre esami e volevo avvantaggiarmi . A casa più tardi dopo aver cenato con Sabri , crollai sul letto,stanca morta. Avevo bisogno di recuperare il sonno perso grazie a quel genio di lorenzo, maledette prestazioni e maledetto lui che ogni volta riusciva a far uscire la parte selvaggia di me che prendeva parte con slancio e contentezza a quel fondersi di mani,braccia e corpi che era il sesso. Per carità, Lorenzo non era certo il primo, sfortunatamente prima di lui c’ era stato un povero ragazzo del mio liceo con il quale ero stata abbastanza ma solo perché avevo fatto una scommessa con le mie amiche (più sceme di me) e perché avevo diciotto anni e consideravo la verginità un peso da togliermi. Penserete che sono frivola ed egoista, e,bhe, effettivamente lo sono e anche tanto all’ apparenza; è l’ unico modo per nascondere quella fragilità che mostro solo a poche persone o quando sono sola con me stessa e mi metto a pensare (azione orrenda e sbagliata se vuoi provare a vivere in pace e serenità). L’ indomani mattina mi alzai con anticipo,fresca come una rosa e felice per il sonno recuperato: feci colazione con calma e persi più di dieci minuti a scegliere cosa mettermi per andare a lezione (non accadeva da un po’ di giorni); riuscii anche a studiare prima di lezione e a passare dalla mia libreria di fiducia per vedere cosa aveva di interessante da comprare. Ero intenta ad analizzare un libro di Garcia Marquez quando mi sentii toccare la spalla in maniera molto calorosa: “Oh,ciao Jose. Anche tu qui?” Capitan ovvio ma erano quelle frasi di circostanza che ti escono sempre in quesi momenti. “Soy entrato aqui por comprare una raccolta di poesie ungheresi della metà dell’ ottocento.” Ragazzo molto pretenzioso,non c’ è che dire. “è un posto molto fornito, se chiedi ti aiutano.” Decisi che quel giorno non avrei comprato nulla ed uscii, lasciandolo alla ricerca della sua poesia ungherese.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Leah96