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Autore: Fanni    01/01/2019    0 recensioni
Tutti hanno segreti, tutti hanno paura di qualcosa.
La paura può darti forza, può far si che si crei adrenalina nel tuo corpo...
Ma quando quei segreti vengono svelati? Quando la verità viene alla luce?
Scapperai? Lotterai?
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta erano più voci che si univano all'unisono, la testa iniziava a farmi male e la stanza sembrava non fermarsi, cercai di correre in una classe ma non riuscivo a vedere in maniera chiara, tutto era diventato sfocato... 
L'aria mi mancava e il mio corpo si faceva sempre più leggero. 
Non stavo dormendo, ma continuavo a sognare, cosa stava per accadere? 

 

'Il tempo è arrivato.'
 

Normalmente l'avrei definito un semplice attacco di panico, quando l'ansia e le paure prendono il sopravvento sul tuo corpo e tu perdi letteralmente il controllo. 
Stava accadendo questo? Stavo perdendo il controllo? 
Stavo forse impazzendo? 
La sensazione di soffocamento andò man mano a svanire, quelle voci si affievolivano sempre di più... le voci.
Le persone normali sentono delle voci? Voci che dicono quelle cose? 
Sto forse sognando? 
Mi pizzicai il braccio il più forte possibile, sussultai subito dal dolore maledicendomi per averlo fatto. 
-"Stai bene?" Aveva uno sguardo piuttosto incuriosito e forse anche un po' spaventato, d'altronde si era ritrovata davanti ad una scena.. strana. 
-"Stavo per avvicinarmi a te e tu sei corsa via, come se qualcosa stesse per mangiarti viva." Aveva un modo buffo di spiegare le cose e cercava di rendere le situazioni meno pesanti possibili, ti metteva a tuo agio a modo suo. 
-"Non ho dormito molto bene, credo di aver avuto un attacco di panico o qualcosa di simile." Le sorrisi nella maniera più sincera possibile, ma nonostante questo non mi sembrava del tutto convinta. 
-"Sofia, ti giuro che sto bene, ho solo bisogno di dormire e rilassarmi." Portai una mano al petto sperando che mi credesse, non potevo certo spiegarle quello che stava accadendo nella mia testa. 
-"Lane lo sai che ti voglio bene? Voglio dire, puoi parlare con me di qualsiasi cosa." Eccola con i suoi occhioni da cucciolo, era impossibile non notare o evitare una persona come lei; ormai erano anni che ci conoscevamo, mi è sempre stata accanto, in ogni momento, anche in quelli più brutti.
Dopo la morte di mia madre è rimasta a dormire da me per non so quanto tempo, me la ritrovavo sempre tra i piedi e per questo devo ringraziarla, è stata per un bel po' il mio punto felice insieme alla nonna. 
-"Andiamo a lezione, si?" L'abbracciai cercando di farla calmare almeno un po', si limitò ad annuirmi e a sorridere in un modo davvero inquietante –"Indovina chi è tornato?" Si morse le labbra e guardò dall'altro lato del corridoio, seguii il suo sguardo e scoppiai semplicemente a ridere, era completamente andata e non era l'unica, le ragazze guardavano tutte nella stessa direzione.
-"Steven? Non era partito per la Svizzera? O era la Germania?" Sbuffò, mi girai un solo secondo e il mio braccio fu colpito da un suo quaderno. 
-"Che ho fatto adesso?" La guardai con sguardo confuso passandomi una mano tra i capelli, risi nel vedere la sua faccia –"Davvero? Non ti interessa minimamente? Siete usciti per quasi tutta l'estate prima che lui partisse." Incrociò le braccia. 
Steven era bellissimo, una di quelle bellezze che ti fanno trattenere il fiato per qualche secondo; aveva i capelli più scuri rispetto all'ultima volta, forse erano castano chiaro adesso, i suoi occhi non erano cambiati per niente. 
-"Wilson, che piacere rivederti." Ed eccolo qui, un perfetto Ade tra gli umani. 
Perché Ade? 
Considero Ade una bellezza particolare e singolare, qualcuno che di certo si fa notare, tralasciando la storia del Dio degli inferi.
-"Davvero? Un piacere?" Sollevai un sopracciglio cercando di trattenermi dal ridere, mentre lui cercava di assumere una qualche posa da 'Dio' 
-"Sai, ho aspettato per molto tempo una tua chiamata." 
No, non è il tipico ragazzo cattivo che si innamora della ragazza invisibile, è una persona normale con dubbi ed insicurezze. 
-"Non pensavo ti fossero cadute le dita, Foster." Lo vidi ridere e fare un inchino con la testa, mi scompigliò velocemente i capelli prima di sparire in una delle classi. 
Sofia, credo abbia trattenuto il fiato per tutto questo tempo, mi ero quasi dimenticata di lei. 


15:08 
Il tempo si era come bloccato, tutto era più lento e pesante. 
Non volevo tornare a casa, non ancora, cambiai strada; il viale era pieno di ragazzi che tornavano da scuola, dovunque mi girassi vedevo bambini che si rincorrevano tra di loro e si lanciavano palline di carta almeno fin quando non vennero incoraggiati a rialzarle subito. 
Non amavo stare tra la gente, ma mi piaceva osservarle le persone, riuscivo a capirle solo in quel modo. 
'Il tempo sta arrivando' 
Mi spostai dal lato opposto di quella voce finendo contro un albero, sentivo il braccio bruciare, prima faceva male poi si trasformò in un leggero fastidio. 
-"Lane, stai bene?" 
Smettetela di chiedermelo. 
-"Sto bene, Steve." Sbuffai avvolgendo le dita intorno al mio braccio, il fastidio era completamente sparito, forse l'avevo solo immaginato. 
-"Ho visto che hai perso l'equilibrio e sei finita contro quell'albero, pensavo fosse successo qualcosa." La sua voce si abbassava sempre di più, prima allungava un braccio verso di me poi lo ritirava indietro; voleva abbracciarmi, e solo darmi una pacca sulla spalla, ma non era sicuro che la cosa potesse starmi bene. 
Gli sorrisi, ormai lo conoscevo e lui conosceva un pochino me. 
-"Ho avuto un giramento di testa, molto lieve, ma sto bene." Allungai una mano verso il suo viso, non ero proprio sicura di farlo, voglio dire, non ci sentivamo da un mesetto o qualcosa in più, ma comunque lo feci. 
Le sue labbra erano screpolate e fredde, non uno dei migliori scenari. 
Corsi via, lo lasciai li, confuso. 

 

Una volta tornata ad accogliermi c'era un piacevole profumo, la nonna aveva preparato la torta al cioccolato, quell'odore si era impregnato già in tutta la casa; era confortante, e di solito quando la faceva era di buon umore. 
L'abbracciai da dietro lasciandole un sonoro bacio sulla guancia rubandole un pezzetto di torta, guadagnandomi un leggero schiaffo sulla mano. –"Te amo, nonna." 
Era molto severa, questo devo ammetterlo, ma era una persona decisa, determinata e molto forte, senza di lei non so cosa avrei fatto. 
Tornai al piano di sopra sfilando il giubbotto, alzai le maniche del maglioncino per evitare che si bagnassero mentre lavavo il viso per rimuovere tutto il trucco.
Poi lo notai. 
Avevo dei segni sulle braccia, precisamente tre, erano come delle scottature, erano presenti lungo il mio braccio. 
Poggiai le dita su queste, cercai di capire ma era piuttosto evidente, le forme combaciavano, più o meno. 
Erano delle dita, ma più lunghe del normale ed erano diverse, deformate. 
Il colore si era schiarito, assomigliavano ad una voglia, ma tutto questo non aveva senso. 

'Guardami'

 
  
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