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Autore: Pittrice88    01/01/2019    6 recensioni
[Ff scritta per l'evento “Merry Christmas” indetto dal gruppo Facebook “Johnlock is the way… and Freebatch of course!”].
[Accenni di Johnlock] [Happyending ovviamente]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Molly Hooper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfiction scritta, cancellata, riscritta, cambiata, cancellata e riscritta per l’evento “Merry Christmas” indetto dal gruppo Facebook “Johnlock is the way… and Freebatch of course!”. Vi voglio bene ragazze!
 
Pacco difficile MYCROFT
Parole: LOUVRE, Bodyguard, EVANESCENTE, Pettegolezzo, ATTESA, VINO.
Parole utilizzate 4/6
Rating: Giallo
#nontuttociòcheèmortoèmortodavvero  #ristorantecinese
Titolo: A VOLTE RITORNANO
 
Per Molly Hooper la giornata in ospedale si concluse con due mandate a chiudere la porta del laboratorio adiacente all’obitorio, in un gesto abituale, fatto senza pensarci. 
Passò poi come sempre dal suo ufficio, lasciò la chiave nel cassetto della scrivania. Non era certamente un luogo sicuro dove riporta, ma da quando Sherlock Holmes e John Watson non c’erano più, si poteva definire tale. Gli unici che si ostinavano a sottrarle le chiavi di nascosto erano loro due e, in mancanza di esse, non si erano mai posti il problema di forzare la serratura per usufruire dei laboratori a loro piacimento. Curiosavano  sovente anche tra i cadaveri.
Si cambiò con un velo di malinconia negli occhi. Tolse il camice bianco e lo ripose sull’appendi abiti, poi fu la volta delle scarpe da ospedale che vennero sostitute da dei tacchi non molto alti. Uno sguardo fugace allo specchio prima di andare.
Uscì a passo spedito dall’edificio asettico. L’odore pungente dei disinfettanti ancora nelle narici. Con un gesto fluido si sciolse i capelli per poi infilarsi l’elastico al polso com’era sua abitudine fare. Quel gesto sanciva ufficialmente la fine della giornata lavorativa.
 
 
Dodici interi isolati di pura umidità la dividevano da casa. Una sua collega nel pomeriggio le aveva regalato, souvenir della vacanza appena conclusa, degli orecchini di vetro piramidali che ricordavano molto l’ingresso del LOUVRE; Molly se ne rammentò solo ora. Infilò la mano in tasca, li estrasse distrattamente dalla confezione e se li infilò. Una volta sistemati prese il cellulare nella borsetta, grazie al cielo il suo ristorante cinese preferito era pressoché a metà strada, perché iniziava davvero ad avere fame dato che non aveva pranzato. Compose rapida il numero che sapeva a memoria e ordinò spaghetti di soia con verdure e una porzione di gamberi in agrodolce. Trovava snervante anche la più breve ATTESA prima di cena quando era così stanca, quindi preferiva sempre telefonare in modo da trovare già pronto. Già pregustava il dolce della pastella abbinato a un bel bicchiere di un buon VINO bianco da assaporare davanti alla stufa di casa.
 
Lungo la strada passò davanti ai soliti deprimenti punti di riferimento. Nonostante l’ospedale fosse in centro le vie limitrofe la sera non brulicavano di gente, fatta eccezione per i pochi ristoranti, per non parlare delle viette secondarie che erano davvero un mortorio.
In quel tratto di strada c’erano solo uffici, a quell’ora deserti.
Molly conosceva a memoria ogni fessura del marciapiede e avrebbe potuto cronometrare i semafori. Ogni rumore, ogni singolo particolare di quella via non era più una novità per lei. In genere la gente che bazzicava da quelle parti era per di più raccomandabile.
 
Mentre calcolava la distanza che la separava dal suo piatto di gamberi, la ragazza venne sopraffatta da un’ondata di spossatezza. Dio, che umidità. L’aria era un turbinio di pioggia fine e fredda. La giornata soleggiata aveva lasciato spazio in serata a nubi cariche d’acqua e vento.
Aveva la sensazione però che quella stanchezza non fosse dovuta solo al tempo. Non era solo la primavera londinese, coi suoi continui cambiamenti, a stancarla così, ma anche un lavoro che di giorno in  giorno si faceva più pesante.
Vivere tra i cadaveri per anni sicuramente non è da tutti.
Per di più si stava avvicinando l’anniversario della morte dei suoi migliori amici. Sherlock Holmes, per il quale aveva in oltre avuto una cotta piuttosto seria, e John Watson, erano morti ormai da un anno in un incendio doloso.
I corpi, per buona parte carbonizzati, erano stato portati all’obitorio in cui lei stessa lavorava. Poi, in circostanze misteriose scomparvero, sicuramente trafugati nel tentativo di occultare le prove.
Nessuno ebbe il tempo di identificare i corpi prima della scomparsa.
 
All’epoca la cosa l’aveva sollevata molto. Non era certa di essere in grado di sopportare di sezionare le loro carni come faceva regolarmente ogni giorno con decine di altri esseri umani.
In questo caso il problema era svanito nel nulla assieme alle salme solo due ore dopo i decessi.
A nulla erano servite le indagini di Scotland Yard. Qualsiasi teoria formulata, qualsiasi pista seguita, non portò a nulla. Le ricerche furono estenuanti, durarono mesi, per poi andare man mano a scemare e l’interesse per il caso fu sempre più EVANESCENTE.
Non che la vicenda fosse stata archiviata, ma in realtà non ci lavorava più nessuno realmente. Nessuna traccia dell’assassino. Nessuna traccia dei corpi dell’investigatore e del suo compagno. 
 
 
Un fischio lascivo alle sue spalle, proveniente da una coppia di ragazzi che fumava fuori da un ristorante, la destò dai suoi pensieri.
Subito dopo arrivarono versacci e commenti osceni. Com’era prevedibile i due attraversarono la strada di corsa e cominciarono a seguirla. Molly si guardò intorno. Aveva superato le zona dei locali e andava ad affrontare il lungo tratto di edifici deserti che precedeva il ristorante. La serata era particolarmente tetra, più autunnale che primaverile, ma fortunatamente c’erano i lampioni stradali e sporadicamente passava qualche automobile.
 
“Ehi ciao, come ti chiami tesoro?” disse il tizio più alto affiancandola. Un ragazzo magro, con un pizzetto che gli conferiva un’aria inquietante, le camminava accanto, gesticolava e parlava ad alta voce, sicuramente per distrarla dalla presenza dell’altro che le camminava alle spalle, la testa coperta da cappuccio della felpa.
Molly girò lo sguardo cercando di non incrociare quello dell’uomo. I due erano giovani, probabilmente studenti universitari in vena di bagordi.
Sicuramente avevano bevuto e la cosa inquietò un po’ la ragazza che aumentò il passo.
Mancavano quattro isolati al ristorante.
Per sicurezza infilò comunque la mano nella borsetta in cerca dello spray al pepe.
 
“Ti serve un passaggio dolcezza?” chiese sempre quello alto “Ho la macchina qui vicino. Dai potremmo farci un giretto”.
Dannazione, il quale diamine di tasca era finito il suo spray?
Il ragazzo alto allungò una mano e le toccò i capelli; lei lo fulminò con un’occhiataccia. Fu tentata di allontanarlo con un braccio, ma spingerlo l’avrebbe istigato ad avvicinarsi di più.
Molly affrettò ulteriormente il passo cercando di fissare solo la sfocata insegna rossa del cinese che era apparsa il lontananza. In cuor suo pregava di incrociare qualcun altro, ma la pioggia e l’ora tarda non giocavano a suo favore. La via era deserta.
 
“Non vuoi dirmi come ti chiami?” chiese il giovane facendosi nuovamente vicino.
 
Il cuore cominciò a batterle all’impazzata. Lo spray era rimasto nell’altra borsetta.
 
Ancora tre isolati.
Molly deglutì e tirò fuori il cellulare, nel caso avesse dovuto chiamare il 999.
 
Ancora due isolati soltanto…
Scese dal marciapiede per attraversare, ma proprio allora lui l’afferrò per un braccio trascinandola verso di sé. Le tappò la bocca con la mano libera.
Molly si dimenò come una furia tirando calci all’impazzata e pugni in tutte le direzioni finché non lo colpì sul naso. Lui allentò la presa con un gemito e lei si divincolò.
La ragazza gridò cercando di attirare l’attenzione di qualcuno, poi lui riuscì a immobilizzarla nuovamente.
 
“Ti pentirai di quello che hai fatto, troia” gli sussurrò lui all’orecchio stringendole un braccio attorno alla gola. Le torse il collo fino a quasi spezzarlo, o almeno questa fu l’impressione di Molly, e a trascinò nell’ombra più fitta. Era completamente immersa nell’odore di sudore e acqua di colonia delle più scadenti che emanava lui.
Un vicolo. L’aveva trascinata in un vicolo non illuminato.
In preda alla nausea sentì in gola il sapore amaro della bile. Si divincolò selvaggiamente nel tentativo di scappare. Il panico le dava forza, ma il suo aggressore era decisamente più forte di lei.
Doveva chiamare la polizia! Dov’era finito il suo cellulare? Con la coda dell’occhio vide il tizio più basso che si allontanava lungo il vicolo con la sua borsa in mano.
 
Come il ladro si inoltrò nella zona più buia della via un un uomo, che Molly non aveva completamente notato, colpì il malvivente con un poderoso pugno in pieno viso.
L’altro giovane spintonò Molly e se la diede a gambe levate.
 
L’uomo misterioso si chinò a raccogliere la borsetta finita sull’asfalto. Senza proferir parola avanzò lentamente in direzione di  Molly.
Man mano che avanzava alla ragazza sembrava che quella figura fosse sempre più famigliare. Si trattava di un uomo non molto alto, i capelli chiari e una camminata particolare caratterizzata da una leggera irregolarità.
“Stai bene?”
 
“Che razza di scherzo è questo?”
 
“Hai regione, a meno che non si chiamino Sherlock Holmes, in genere i morti restano tali. Non volevo spaventarti, non mi sarei mai fatto vedere se non fossi stata in difficoltà.”
 
“Lui come sta?”
 
“Bene. Mi dispiace per il dolore che ti abbiamo causato. Mycroft ha coinvolto suo fratello in una missione di vitale importanza…e questa volta non mi hanno lasciato indietro. Non abbiamo avuto alternative. Ora che tutto è finito abbiamo ricostruito le nostre vite assieme dall’altra parte del mondo e forse riusciremo ad avere un’esistenza un po’ più tranquilla.”
 
“State assieme?”
 
Non seguì nessuna risposta, ma il medico sorrise orgoglioso in cenno d’assenso.
La ragazza lo abbracciò “siate felici”.
 
“Grazie Molly, sei davvero un’amica.” Sussurrò “Non so se ci rivedremo più, tra poche ore avrò già lasciato Londra, ma sappi che se dovessi avere davvero bisogno noi ci saremo sempre, devi solo dirlo a Mycroft.”.
 
Prima di sciogliere l’abbraccio il medico le posò un piccolo bacio sulla guancia, le diede le spalle e si incamminò lungo il vicolo tornando nell’oscurità da cui era venuto.
 
Fine.
 

 
 
Note
Ammetto che ero davvero indecisa se pubblicare o meno questa ff un po’ diversa dal solito. Spero non sia stata un vero disastro.
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto fin qui.
 

 
   
 
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