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Autore: ONLYKORINE    02/01/2019    2 recensioni
Tonks è a casa dei suoi genitori e si prepara a passare un Natale senza Remus. Ma ci sarà il modo per farlo tornare da lei? Perchè averlo vicino sarebbe il più bel regalo di Natale...
Questa storia partecipa al contest 'Amore sotto il vischio'.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Ted Tonks | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Il regalo di Natale

I personaggi della saga di Harry Potter sono di proprietà dell’autrice JK Rowling e l’opera, di mia invenzione, è stata scritta senza scopo di lucro.

 

Dicembre 1997

 

Nymphadora Tonks piangeva ancora. Sua madre la spiava dalla cucina mentre lei sistemava l’albero di Natale in salotto. Solo così poteva vederla piangere.
Dora non avrebbe mai pianto davanti a un’altra persona, neanche sua madre. I suoi capelli erano di un grigio così spento che non si addicevano neanche a una signora anziana e Dora aveva solo ventidue anni!
Ad Andromeda si strinse il cuore. Vedere un figlio soffrire fa male mille volte di più che avere un dolore fisico.

 

“Tutto bene?” chiese Ted, arrivando alle spalle della moglie. Meda sospirò e scosse la testa.
“Non mi piace.”
Ted guardò oltre la porta della cucina e osservò la figlia sistemare le decorazioni natalizie. Sospirò. Avrebbe voluto avere quel Lupin sotto la bacchetta, in quel momento. Un bel Avada Kedrava e non avrebbe più fatto danni. Ordine o non Ordine. Ma Dora non avrebbe smesso di soffrire.
Osservò sua figlia lanciare incantesimi per far apparire ornamenti verdi e rossi lungo il corrimano delle scale.
Dora era forte, non aveva bisogno di quel troll per essere felice. È solo che l’aveva dimenticato.
Aprì del tutto la porta della cucina ed entrò in salotto.

 

“Dora.”
La ragazza si voltò di colpo, sorpresa. “Papà…” Il respiro le si fermò e una lacrima le scese sulla guancia. La ragazza si girò di scatto, per nasconderla agli occhi del padre.
“Oh, tesoro.”
Ted non riuscì a dire niente di ciò che si era preparato e abbracciò forte la figlia. Dora singhiozzò fra le sue braccia e lui si sentì impotente. Rimasero così, finché lei non si acquietò e Ted continuò a cullarla come quando era piccola.

 

“Scusami, vado in camera mia.”
Tonks salì le scale senza più guardarsi indietro. Rimase in camera fino a sera.
Non si accorse di aver saltato la cena, finché sua madre non bussò alla porta con un vassoio, due bicchieri di latte e biscotti verdi a forma di albero di Natale.
“Mamma…” disse quasi seccata. Andromeda la ignorò e chiese: “Come ti senti?”
“Uno schifo.”
Sua madre sorrise. “Bene”.
“Come?” chiese la ragazza, mettendosi seduta sul letto e lasciando che la madre si sedesse di fianco a lei.
“Può solo migliorare, allora.”
Tonks sbuffò, ma un piccolo sorriso le dipinse le labbra. Andromeda le allungò un biscotto e lei scosse la testa. “Non sono più una bambina, mamma!”
“Non è per te.  È per lui”. Andromeda indicò la sua pancia.

 

Tonks abbassò lo sguardo. Il ventre si era fatto rotondo, ormai. Non si poteva più nascondere, neanche sotto i vestiti più larghi. E lei non avrebbe voluto nasconderlo per niente al mondo. Non si vergognava. Lei.
Aveva in grembo il bambino di Remus. Sospirò rumorosamente pensando al marito. Remus che era più vecchio di lei, molto più vecchio, dicevano. Ed era un Lupo Mannaro. Ma a lei non interessava, perché Tonks lo amava più di tutto.
Sospirò ancora, accarezzandosi la pancia. Un bambino loro. Perché lei era così felice e lui no? Perché a lui non bastava sapere che lei lo amasse? Perché lui non le scriveva? Lui… non l’amava? Si intristì ancora. Accettò il biscotto che la madre le porgeva e lo sbocconcellò distrattamente.

 

“Anche tuo padre è scappato. Quando abbiamo deciso di sposarci, lui è scappato via da me. Non sapevo dove fosse…” Come? Si mise un po’ più dritta.
“Papà?” chiese solamente.
Andromeda annuì. “Sai che la mia famiglia non lo vedeva di buon occhio, perché è un natobabbano…” Annuì anche Tonks e la madre continuò: “Lui era indeciso e spaventato. Non voleva che io rinunciassi a tutto per lui. Aveva paura che un giorno avrei potuto pentirmi”.
Tonks aveva il cuore in gola mentre chiedeva: “E ti sei mai pentita?”
“Mai, tesoro. Mai. Ma papà non immaginava quanto lo amassi. Così, gliel’ho scritto. Gli ho scritto una pergamena lunga quanto un tema di storia della magia. Gli ho spiegato nel dettaglio quanto tenessi a lui e descritto quanto avrei sofferto senza averlo accanto.”

 

Tonks non riuscì a non chiedere: “E ha funzionato? Per Tosca, sì che ha funzionato!”
Si ritrovò a esclamare mentre sorrideva. Sua madre le accarezzò i capelli, mentre Tonks finiva il biscotto e beveva un goccio di latte. “Puoi stare con noi. Sai che non ci sono problemi. Questa è casa tua. Ma vedo quanto stai male…”
“Remus non mi ha più scritto.”

 

Meda annuì senza dire niente. Era stata contraria al loro matrimonio, ma quando aveva visto Dora così felice, aveva capito che doveva solo accettare il loro amore, senza mettersi in mezzo.
“Dici che dovrei scrivergli ancora? Vorrei che venisse da me, ma non voglio dargli un ultimatum. Vorrei che fosse una sua scelta…” Sua madre prese il bicchiere con il latte. “Scrivigli quello che provi. Farà la scelta giusta, vedrai”.

 

“La scelta giusta…” Tonks ripetè le parole della madre senza rendersene conto.
“Sì. Per te e il bambino. La scelta giusta.”
Tonks prese un altro biscotto. “Magari sarà una bambina…” disse sorridendo e accarezzandosi la pancia con tenerezza.
Sua madre rise di una risata contenuta. “No. Sarà un maschio”.

 

“Perché dici così?” Meda alzò le spalle.
“Hai la pancia a punta.”
Dora rise divertita. Fu contenta di sentirla ridere. “Non ha senso, quello che dici. Avrebbe quasi più senso se te lo avesse detto la Cooman!”
Meda sorrise ancora. “L’ha detto anche lei”.
“Cosa?” La figlia si girò verso di lei, continuando a tenere una mano appoggiata sulla pancia.
Meda allungò una mano e si avvicinò al ventre rotondo, accarezzandolo. “Sibilla dice che sarai un bellissimo bambino, piccolo. E dice che la prima cosa che vedremo di te saranno i tuoi bellissimi capelli!”

 

Tonks sbuffò e spinse via la mano della madre.

 

Andromeda si alzò per raccogliere le briciole e portare via il vassoio. “Pensa cose belle, tesoro. Così la tua gravidanza sarà serena e meravigliosa. Pensa cose belle, così si avvereranno”.

 

Tonks rimase muta a guardare la madre che usciva dalla camera.
Prima di chiudere la porta le ricordò: “Scrivi quella pergamena”.
La figlia la richiamò prima che sparisse dalla sua vista. “Mamma?” Quando la donna riaprì la porta la guardò senza dire niente. “E se lui mi risponde che non.. non mi vuole?”
“Avrà fatto la sua scelta. E tu potrai fare la tua.”
Chiuse la porta.

 

Tonks prese la bacchetta e fece levitare verso di sé pergamena, piuma e calamaio. Gli avrebbe aperto il suo cuore, per l’ultima volta. Gli avrebbe permesso di farci quello che voleva e se lui avesse scelto di spezzarlo, lei sarebbe andata avanti. Per il suo bambino. Adesso iniziava a pensare a un piccolo maghetto, pensò sorridendo guardando verso la porta dove era uscita la madre poco prima.
Quella sera scrisse la pergamena più difficile di tutta la sua vita e verso mezzanotte, l’affidò alla sua civetta e la guardò prendere il volo dalla finestra aperta.
Sperò che Remus si facesse vivo almeno per Natale, era il loro primo Natale insieme e lui non c’era.
Guardò la luna nel cielo scuro. Fonte di guai e preoccupazione eppure così bella e affascinante. Proprio come Remus.

 

 

 

Natale 1997

 

“Arriva qualcuno. Meda, porta Dora…” Ted stava sbirciando nel buio fuori dalla finestra della cucina e con la mano indicava la figlia mentre parlava con la moglie.
Ma Tonks era di parere diverso. “Non vado da nessuna parte, papà”.
Lui si girò e non disse niente, ma aprì la porta ed uscì sul vialetto per andare incontro allo sconosciuto. Spianò la bacchetta e intimò l’alt.
“Chi sei?” chiese.
Lo sconosciuto alzò le mani con i palmi in vista e scosse il cappuccio del mantello per farlo cadere. “Sono Remus.”
Ted lo aveva riconosciuto, ma non si fidava, poteva essere chiunque sotto pozione polisucco. Era un periodo difficile con i mangiamorte dappertutto. Non abbassò la bacchetta.
“Provalo” gli disse.
Il genero annuì. “Sono Remus John Lupin, lupo mannaro, noto anche come Lunastorta. Membro dell’Ordine della Fenice, marito di Dora Tonks, tua figlia...”
“Remus!” Ted riuscì a bloccare la figlia, immprovvisamente al suo fianco e la tenne ferma. Non era ancora sicuro. Per proteggere la sua famiglia, doveva dubitare di tutti, soprattutto di un genero che abbandonava la moglie incinta.

 

Remus vide Dora in quel momento. Era uscita senza mantello e le sue guance erano rosse dal freddo. Era bellissima. Senza rendersene conto un sussurro uscì dalle sue labbra: “Piccola Nym…

 

“È lui, papà.”
Tonks si divincolò dalla presa del padre e si lanciò sul marito, abbracciandolo. Quanto le era mancato! Lo strinse forte e lui ricambiò la sua stretta, sussurrandole all’orecchio ancora il nome con cui l’aveva chiamata.
Lei lo baciò con passione, incurante di essere al centro del cortile di casa e sotto gli occhi dei genitori.

 

Meda arrivò al fianco del marito, osservando i due ragazzi abbracciarsi e salutarsi con frasi sussurrate. Sorrise quando i capelli della figlia divennero viola e si tinsero poi di varie sfumature per diventare rosa. Subito dopo però, Dora si staccò dal marito e iniziò a gridare dando all’uomo dei sonori colpi al petto con la mano aperta.
“Brutto. Troll. Che. Non. Sei. Altro. Guai. A. Te. Se. Te. Ne. Vai. Ancora.”
Meda e Ted corsero verso la figlia per salvare Remus e li trascinarono dentro casa.

 

“Spero che tu sia tornato per restare!” sbottò Tonks verso il marito appena rimasero soli in salotto.
“Sì. Ti prometto che non me ne andrò mai più” disse Remus, cercando di avvicinarsi alla ragazza, ma lei non lo stava ascoltando.
“Perché io voglio comunque il nostro bambino e se tu non lo vuoi…”
Si avvicinò ancora e le prese il volto fra le mani per costringerla a guardarlo. “Anch’io voglio il nostro bambino. E voglio te. Sono stato un troll ad andarmene, lo so. Se riuscirai a perdonarmi, vorrei che ripartissimo da qui. Da noi. Noi tre.”
Tonks lo guardò a bocca aperta.
“Cosa ti ha fatto cambiare idea?” Tonks strinse la mano di Remus.
“Ho parlato con Harry un po’ di tempo fa.”
Lei spalancò gli occhi. “Harry?” Il marito annuì.
“Sì. Mi ha detto che ero un codardo.”
Tonks iniziò a scuotere la testa, incredula, guardandosi intorno spaesata.
“No, aspetta. Ascoltami.”
Remus la prese per le spalle e la fece voltare di nuovo verso di lui.
“Harry aveva ragione. Mi ha detto che avrei dovuto starvi vicino per proteggervi, invece di andare in giro a fare… sai che parola ha usato?” Si passò nervosamente la mano fra i capelli prima di continuare. “Scavezzacollo. Ha detto di smetterla di fare lo scavezzacollo e di prendermi cura di ciò che è mio. Ci ho dovuto pensare su parecchio prima di capire veramente ciò che intendesse. Quel ragazzo diventa ogni giorno più maturo…”
“Ma non sei tornato subito…” Tonks guardò per terra.
“No. Quando ho ricevuto il tuo gufo, mi sono preoccupato. Mentre aprivo la pergamena ho pensato a tutte le cose più brutte che sarebbero potute succedere e ho avuto paura. Paura davvero. Che fosse successo qualcosa di irreparabile”. Le accarezzò la pancia. “Ho capito che l’unico posto dove volevo stare era con te, per proteggerti…”
La ragazza alzò lo sguardo su di lui, con un timido sorriso. “So proteggermi da sola…”
“Non ne dubito. Ma vorrei essere con te comunque.”
Lei annuì e sospirò: “Averti qui è il più bel regalo di Natale. Dovrò ringraziare Harry per questo”.

 

Remus sorrise. “Diciamo che anche ricevere una dichiarazione d’amore così appassionata, è stato un gran bel regalo”. Dora arrossì e i suoi capelli cambiarono di nuovo colore.
“Mi ha consigliato mia madre di scriverti.”
“Sono contento che tu abbia seguito il suo consiglio, allora. È la più bella lettera che io abbia mai ricevuto” disse, toccandosi un lato del petto sul mantello.

 

Tonks sgranò di nuovo gli occhi. “L’hai tenuta?”
“Certo” disse lui, tirando fuori un foglio di pergamena piegato. “Hai scritto di amarmi, la porterò sempre con me!”
“Io ti amo.”
“Anch’io ti amo, piccola Nym.” 
Tonks arrossì ancora. “Mi chiami così solo quando…”
“Mi hai riconosciuto perché ti ho chiamato piccola Nym, lo farò per sempre.”

 

Un piccolo rametto di vischio si materializzò sopra le loro teste e loro lo guardarono apparire e crescere, sorridendo.
Poi Remus si chinò su di lei e posò le sue labbra su quelle della ragazza.
“Buon Natale, mia piccola Nym.

 

***Come ho scritto, la storia partecipa a un contest... È la prima volta che provo a scrivere su questa coppia, quindi abbiate pietà. 🙂

   
 
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