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Autore: Sognatrice Realista    03/01/2019    1 recensioni
Archìa, Plasma, Empatia.
Gli Archi guidano gli Elementi, ma c'è chi con loro si fonde – sarà solo leggenda?
«Come ti è saltato in mente?» percepì distintamente il sibilo del ragazzo, ora vicinissimo. Fece per ritrarsi, ma lui riuscì ad afferrarle il polso.
Con la mano avvolta dalle fiamme.
Lo stupore la paralizzò, mentre un’assurda sensazione di serenità l’invadeva. Non provò dolore al contatto, il fuoco non la bruciò.
Durò solo un secondo.

IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fisis'
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La scossa durò solo pochi secondi, ma ad Aidra parve infinita.

Appena percepì la terra immobile sotto di sé, si alzò e corse da Odrik. Aveva notato la sua espressione durante la scossa, e non le era piaciuta per niente.

«Od! Stai bene? Cos’è successo?» domandò, sfiorandogli la spalla.

Lui allontanò cautamente le mani con cui aveva coperto le orecchie. La guardò, una traccia di dolore ancora ben riconoscibile negli occhi. «È stato orribile», mormorò solo.

«Hai sentito qualcosa di particolare? Come… un lamento?»

Aidra sobbalzò nel riconoscere la voce di Isryl. Non si era rivolto a lei, ma a Odrik. Aveva la stessa espressione seria di quando l’aveva ripresa la prima volta – forse anche di più.

«Un lamento? Di che parli?» iniziò a chiedere, ma si fermò vedendo l’Arche di Terra annuire. Fissava il biondo con occhi spiritati, ora. «Come fai a…? L’hai sentito anche tu?»

Lui si limitò a scuotere la testa, gli occhi socchiusi. Sembrava stesse riflettendo su qualcosa, ma in quel momento la priorità di Aidra era un’altra.

«Ti porto a casa» propose a Od, porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.

«Non così in fretta».

Aidra fulminò la ragazza dell’Accademia con lo sguardo. «Il mio amico sta male» sillabò secca.

«Non è l’unico» fu la replica pronta della studentessa, che accennò rapidamente al terzo membro del gruppo. A pochi passi di distanza, stava parlando con l’Ela – Malek. L’espressione di Aidra si intristì. Quando aveva compreso la reale natura dell’altro si era sentita talmente eccitata, felice… e confusa. Perché l’aveva attaccata, e soprattutto, perché le aveva ingiunto di scappare? Aveva moltissime domande da porgli, ma prima doveva pensare a Odrik. Durante la scossa, alzando lo sguardo aveva scorto il suo volto; la sofferenza che emanava l’aveva spaventata, spingendola ad accantonare tutto il resto.

Sperava solo che quello strano ragazzo non sparisse, ma non poteva preoccuparsene subito. «Andiamo, Od» tagliò corto, ignorando la ragazza.

«No». Di nuovo in posizione eretta, Odrik la fissava con una strana determinazione negli occhi. «Voglio capire» lo sentì aggiungere, lo sguardo rivolto verso la straniera.

«Non guardare me, per questo» chiarì lei con un’alzata di spalle. «Però sono contenta che abbiamo lo stesso scopo».

«Od».

«Sto bene, Ai – davvero» la rassicurò, voltandosi brevemente verso di lei. Mosse un passo avanti, tornando a fronteggiare l’altra ragazza. «Possiamo iniziare dal perché lui» – indicò Malek – «ha attaccato Aidra».

«Lo chiedi sempre alla persona sbagliata». La bionda non sembrava affatto intimidita. «Mal è sempre stato un po’ una testa calda».

Aidra avrebbe voluto dire qualcosa, ma avvertì un tocco sulla sua spalla. Si voltò di scatto; Isryl. «Dobbiamo parlare», le sussurrò.

Sbuffò, confusa. Sembrava che si fossero messi tutti d’accordo per renderle più difficile capire cosa fare. Si fidava di Isryl, sebbene lo conoscesse da neanche un kalam, ma cosa pretendeva da lei? Non potevano semplicemente dileguarsi. Cercò di suggerirglielo con un’occhiata e un cenno, a suo parere eloquente, verso Odrik.

«Sai qualcosa, vero?»

Di nuovo, a parlare era stata la ragazza dell’Accademia. Accanto a Odrik, che le aveva sbarrato il passo, aveva lo sguardo puntato su Isryl. «Sulla scossa di prima. Sei stato tu?» inquisì, incalzante.

L’interrogato indietreggiò d’un passo e alzò le mani. «Non ho potere sulla Terra» affermò deciso.

«Forse. Ma non hai negato di sapere» insisté ancora l’altra.

Aidra notò Malek e l’altro ragazzo avvicinarsi a loro. Si affrettò a riportarsi al fianco di Odrik.

«L’hai sentito anche tu?» stava chiedendo il suo amico al compagno di Malek, un ragazzo robusto dai capelli castani. Quello annuì bruscamente, come se non volesse parlarne.

«Siamo partiti con il piede sbagliato. Mi dispiace. Ricominciamo, va bene? Io sono Siana» pronunciò tutto d’un fiato la ragazza, ora davanti ad Aidra, accennando un inchino. «Condividere informazioni gioverà a tutti» proseguì, riportando lo sguardo su Isryl. Aidra si sentì vagamente a disagio, incerta sul perché.

«Sapete già come mi chiamo» rimarcò, senza replicare l’inchino.

La vide scuotere la testa, ma non riuscì a decifrarne lo stato d’animo.

«Forse dovresti scusarti, Mal» le sentì dire infine, con un’occhiata al moro del gruppo.

~

Due colpi rapidi, quasi discreti, alla porta lo distrassero dal documento che stava esaminando. Kotuno sollevò lo sguardo, invitando l’inatteso visitatore a farsi avanti.

Riconoscendo il giovane che entrava, lo sguardo gli si accese di curiosità.

Kef portò un pugno dietro la schiena e, chinandosi leggermente in avanti, batté l’altro sul petto.

«Ti ascolto» affermò Kotuno, posando i documenti sulla scrivania.

«Ha lasciato la città» affermò il ragazzo; lo vide deglutire. «L’ho persa».

«Dov’era diretta?» domandò asciutto.

«Est».

«Capisco. Puoi andare», lo liquidò con un cenno. «Domani portami un rapporto completo».

Kef chinò rispettosamente la testa, assentendo, poi si voltò e uscì senza aggiungere nulla.

Così la piccola Fonè, Mirel dell’ovest, aveva lasciato Mens. Scoprire la sua mossa seguente sarebbe stato divertente – ammesso che non fosse troppo spaventata per farne una.

Gli era sembrata troppo incosciente per accettare il suo suggerimento di tenersi fuori dai giochi, considerò con un sorriso divertito al ricordo del loro colloquio.

~

Malek non si disturbò a rispondere a Siana. Scusarsi? Per cosa, per aver provato a darle una via di fuga?

Piuttosto, continuò a fissare l’Ela d’Acqua come a volerla bruciare. La sua confusione era evidente, ma – sebbene una parte di lui trovasse comprensibile il suo spiazzamento – non potevano permettersela. Né lei, né lui. Se non altro, quella scossa – così simile a quella di due anni prima, eppure diversa – aveva distratto anche i suoi due compagni, sottraendo il primato al reclutamento della ragazza. Per quanto avrebbe funzionato, tuttavia? Malek non sapeva cosa sperare. Avrebbe solo voluto che quella sconosciuta sparisse, andasse a vivere la sua vita normale da un’altra parte.

Non poteva preoccuparsi anche per lei.

Doveva pensare, e in fretta. Lo sguardo gli andò sul ragazzo biondo con cui si era fissata Siana. L’aveva visto; che fosse sconvolto per quello? Sembrava effettivamente nascondere qualcosa.

All’ennesima domanda di Siana, lo vide sospirare pesantemente.

«Stavo pensando a una leggenda, tutto qui» disse.

Aidra si voltò subito verso di lui.

Malek spiò verso Siana con la coda dell’occhio; sorrideva con una malizia che non prometteva nulla di buono.

«Una leggenda? Quale?» chiese subito, avvicinandosi di un altro passo.

«Una leggenda?» ripeté contemporaneamente il ragazzo accanto all’Ela.

«La Natura si lamenta, quando succede qualcosa ai suoi protetti, dicono le leggende» proseguì il biondo. «Quel che è successo potrebbe avere a che fare con l’Ela della Terra – ammesso di crederci», si affrettò a puntualizzare.

Siana si voltò verso di lui. «Tu ci credi, Mal?» domandò.

«Perché proprio qui?» chiese invece Rod, scettico.

Già, perché? Però aveva senso. Poteva spiegare anche quella di due anni prima.

«Non saprei. È solo una leggenda» rispose il biondo, lo sguardo – Malek lo notò – fisso sulla mora. C’era altro che sapeva ma non voleva dire, era chiaro; conosceva l’identità di Aidra? L’idea non lo stupì affatto. Se non altro, sembrava abbastanza dotato di buon senso da non gridarla ai quattro venti, almeno lui.

«Oh, è facile: c’è una parte della leggenda che non hai menzionato» scandì Siana, a voce alta e chiara. Malek la squadrò. Suonava un po’ troppo sicura. «Il lamento non è fine a sé stesso. Cerca gli altri Ela, per avvisarli. Più ce ne sono in un unico punto, più è probabile che si manifesti lì».

Si irrigidì, mentre Rod le chiedeva se credesse davvero a quel che aveva appena detto.

«Gli Ela, Ana? Lo pensi veramente?».

Sostenne il suo sguardo, cercando una via di fuga. Non ce n’erano – non per lui, almeno. «Lo sapevi?» domandò, sperando si accontentasse della sua ammissione.

Non guardò verso l’altra Ela; solo, sperò che iniziasse a far lavorare il cervello.

«Lo sospettavo già da un po’» ammise lei, traboccando soddisfazione. «Prima, quando ci hai chiusi fuori, per un secondo la tua energia è schizzata alle stelle, lo sai?».

«Pensavo non potessi vedere quella delle persone».

«Non molti plasmanti ci riescono».

Sbuffò sprezzante. «Mistero risolto, allora» commentò, chiedendosi perché mai la mora fosse ancora lì, immobile alle spalle di Siana. L’avrebbe volentieri strozzata.

La bionda scosse la testa. «Per una manifestazione così forte, devono esserci almeno due Ela, qui». Si voltò nuovamente verso il resto del gruppo, che aveva ascoltato attentamente il loro scambio. Tutti tranne Aidra, almeno. «Abbiamo due Arche che hanno udito il lamento e quindi possiamo escludere; poi io, che non sono un Arche, un ragazzo che sembra conoscere piuttosto bene le leggende e una che ha elevato una cupola dirottando un fiume» riassunse, posando lo sguardo sugli ultimi due. «Non è una deduzione molto complicata da fare».

«Potremmo semplicemente essere vicini a qualcun altro. All’Ela in pericolo, magari» intervenne il biondo, avanzando per accostarsi ad Aidra. «È già incredibile che ci sia lui, qui» aggiunse, indicando Malek.

«Ai?». A emettere quel suono era stato il terzo ragazzo. Fissava l’amica a occhi spalancati. Gli sembrò che lei gli dicesse qualcosa, ma qualsiasi cosa fosse non la capì.

Subito dopo, Aidra si voltò verso di loro, fissando lui in particolare. «Dobbiamo aiutarlo!» esclamò.

«Non vi seguo più» si lamentò Rod. «Chi dovremmo aiutare?» domandò, girandosi poi a incrociare lo sguardo di Siana. «Eri seria, poco fa?» volle sapere, scuro in volto.

«Serissima».

«Come sarebbe, chi? L’Ela della Terra!» insisté Aidra, avanzando verso Malek. «Se è in pericolo, dobbiamo–»

Fu troppo. «Che vorresti fare? Non hai idea di dove sia» sottolineò, scansandosi.

«Perché non vieni con noi, invece?» intervenne Siana. «All’Accademia troveremo il modo di aiutare».

«Davvero non ti importa?»

Lo chiese fissandolo con un lampo ferito negli occhi. Era delusione?

«Ho altro a cui pensare» rispose secco. La sua espressione lo mise a disagio, ma non stava a lui decidere. E in ogni caso, trovare un altro Ela da consegnare a Kotuno era l’ultima cosa che avesse intenzione di fare. «Dovresti solo… venire con noi» si costrinse a dire, abbassando lo sguardo.

Fu per questo che non vide arrivare il getto d’acqua che lo colpì in faccia l’attimo dopo.

«Non capisco» scandì Aidra con voce tremante di rabbia. Poi lo superò, correndo verso ovest – verso il nulla: non c’erano sentieri, da quella parte.

   
 
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