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Autore: biatris    03/01/2019    0 recensioni
Claire continuava a fissare Marco. Come poteva quell’uomo essere il ragazzo che lei aveva avuto come alunno pochi anni prima? Già, pochi anni prima, ma le sembrava un’epoca lontanissima.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CLAIRE POV
 
Claire si sedette sul divano. Aveva ancora dieci minuti prima di andare a prendere Filippo all’asilo. Poi sarebbero andati al parco e avrebbero aspettato Luca.  
Fare sempre il primo turno aveva i suoi vantaggi. In fondo a lei non era mai pesato alzarsi presto e così facendo poteva essere sempre a casa nel pomeriggio. Quando glielo avevano proposto era stata un po’ scettica. Lavorare tutti i giorni dalle 6 alle 14 poteva essere molto stancante a lungo andare, ma ormai lei e Luca avevano una routine consolidata e, mentre lui accompagnava il bambino all’asilo, lei andava a prenderlo. Per il momento, perciò, si poteva sostenere che avesse fatto la scelta giusta.
Si alzò dal divano, si sistemò, si vestì, prese le chiavi della macchina e uscì.
Se pochi anni prima le avessero detto he sarebbe diventata una donna in carriera non avrebbe esitato a ridere di gusto. Eppure, eccola là, a capo del suo reparto in una ditta internazionale, con un compagno ed un figlio. Già, Filippo…Quando si era accorta di aspettare un bambino era rimasta di sasso. Lei e Luca prendevano tutte le precauzioni proprio per evitare una gravidanza ora che lei aveva ottenuto la promozione. Avrebbero voluto aspettare ancora qualche anno. E invece nove mesi dopo era nato Filippo, uno scricciolo di appena due chili e mezzo. Quando lo aveva portato a casa Claire si domandò come sarebbe cambiata la sua vita. In fondo tutti non facevano altro che dirle che un bambino ti cambia la vita.
Ora, dopo tre anni e mezzo, poteva francamente dire che la sua vita, dopo i primi mesi, era tornata quella di prima.
In fondo continuavano ad alzarsi presto, a lavorare, a mangiare separati a pranzo e insieme a cena, lei continuava ad addormentarsi mentre guardava la tv. Tutto ciò con la sottile differenza che ora c’era Filippo, quel cosino che era la sua copia spiccicata. Aveva la sua stessa espressione, il suo stesso sorriso, i suoi stessi atteggiamenti, parlava perfino come lei a volte, al punto che le maestre si erano dette stupite della sua proprietà di linguaggio. Sì, perché non è cosa da tutti i giorni trovarsi in classe un bambino che parla fluentemente tre lingue e ne comprende altre due, e questo Claire lo sapeva bene. Lei e Luca avevano deciso da subito di parlare a Filippo in italiano e in inglese, a cui lei aveva poi aggiunto il francese. In fondo i bambini imparano subito e gli sarebbe di sicuro stato utile, si disse. Poi, col tempo, si era accorta che lui aveva iniziato a parlare nelle tre lingue senza nemmeno confonderle. Così aveva a poco a poco Claire aveva aggiunto il tedesco, che per Filippo rimaneva però ancora difficile da parlare, e Luca lo spagnolo.
Claire si riscosse dai suoi pensieri. Era arrivata all’asilo. Entrò e si diresse verso la classe di suo figlio. Entrò.
Quando Filippo la vide le andò incontro.
-Salut Maman!- la salutò in francese.
Ok, si disse Claire, oggi Filippo aveva scelto il francese.
-Bonjour ma pouce!- gli rispose Claire prendendolo in braccio -Tout va bien?-
Lui annuì, poi le indicò una bambina.
-Je jouais avec ma fiancée Matilde-
Claire rise. Dire che stava giocando con la sua fidanzata forse era eccessivo.
-Ce n’est pas ta fiancée, c’est ta petite amie…- lo corresse.
Filippo sembrò pensarci un attimo.
-Ok- disse alla fine -Je te la présente, viens ! –
Claire lasciò a terra Filippo e lo seguì vicino alla bambina.
-Ciao! – la salutò.
-Ciao! – rispose lei.
-Filippo mi ha detto che devo assolutamente conoscerti. E’ vero?- le sorrise.
La bambina annuì.
-Maman! Tu peux lui parler en anglais ! Elle le parle !- disse allora Filippo.
Claire si stupì, ma non lo diede a vedere.
-Do you speak English?- le chiese allora.
-Yep- sorrise lei – My father is kind of American and he taught me. I speak English to Filippo ‘cause he’s my boyfriend and the other don’t understand us- aggiunse poi a bassa voce.
Claire sorrise. Parlare in un’altra lingua per non farsi capire dagli altri era tipico dei bambini.
-Do you want to know my father?- chiese poi Matilde.
Claire annuì alla bambina. Se il padre era anglofono le sarebbe piaciuto conoscerlo, anche solo per esercitare il suo inglese.
-That’s him! Come!- disse poi la bimba sorridendo.
Poi prese Claire per mano e si diresse all’uomo che era appena entrato.
Quando Claire dopo un paio di passi alzò la testa dalla bambina rimase di stucco. Lei quell’uomo, o forse avrebbe dovuto dire ragazzo, lo conosceva. Lo fissò e capì che, probabilmente, anche lui l’aveva riconosciuta.
-Ciao- lo salutò imbarazzata.
Lui sorrise un po’ impacciato.
-Ciao-
 
 
 
 
MARCO POV
 
Era ancora una volta in ritardo. Non riusciva a capire come fosse possibile. Da quando era nata Matilde praticamente era in ritardo qualunque cosa facesse. Ok, era anche vero che faceva un sacco di cose, ma si chiese come, e se, fosse possibile essere in ritardo 24 ore al giorno.
Parcheggiò in seconda fila sperando di fare in fretta e di non prendere una multa. Forse dopo l’uscita dei bambini dall’asilo avrebbe trovato un posto decente e sarebbero andati un’oretta al parco. Non di più perché poi doveva tornare, cambiarsi, fare il bagno a Matilde e andare a lavorare. Se qualche anno prima gli avessero detto che era possibile fare tante cose in una giornata avrebbe detto che era impossibile. Quella bambina gli aveva veramente stravolto la vita.  E se prima era il solito ragazzino un po’ viziato, che si divideva tra la scuola, la fidanzatina e gli amici, ora si era trovato uomo senza nemmeno accorgersene, a barcamenarsi tra una bambina di tre anni, un lavoro che sperava di non continuare a fare per molto, l’università che, invece, puntava a concludere il prima possibile per poter cercare il lavoro a cui veramente aspirava e la sua ex fidanzata, con cui per fortuna era in buoni rapporti, ma che ora era la madre di sua figlia.
Entrò in fretta alla scuola materna. Salutò la direttrice che sostava all’ingresso e si diresse alla classe di sua figlia.
Quando entrò non si stupì di non vederla, probabilmente stava giocando con altri bambini. Poi la scorse che veniva verso di lui. Era a mano di una donna, probabilmente una maestra. Una gran bella donna, si disse alzando lo sguardo dalla bambina a lei: bel fisico, capelli non troppo lunghi, scuri e occhi azzurri. Ok, si fermò. La riguardò. Non poteva essere lei, si disse. Ok, poteva. Era sicuramente lei, concluse. E lui aveva appena fatto una pessima figura.
-Ciao- si sentì salutare.
Marco la fissò. Sembrava imbarazzata anche lei. Ok, almeno non era il solo. E ora cosa avrebbe dovuto dirle? Si chiese.
-Ciao- le rispose.
Ottimo. Aveva appena fatto la figura dell’imbecille.
  
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