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Autore: MusicAddicted    03/01/2019    13 recensioni
Jennifer non sa spiegarsi come mai Robert odi tanto il Natale, quello che è certo è che vuole fargli cambiare idea… ma il suo gatto sarà d'accordo? Una commediola veloce e senza pretese scritta per 'Una Challenge sotto l'albero' de Il Giardino di EFP!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello era l'ultimo scatolone, poi finalmente Jennifer avrebbe potuto cominciare la sua attività preferita.
Erano i primi giorni di Dicembre, questo significava solo una cosa: era il momento delle decorazioni Natalizie.
Sticker da attaccare ai vetri raffiguranti Babbi Natale in diverse azioni, pupazzi di neve, renne, regali, bambini festosi; angioletti intagliati nel cartoncino che suonavano ogni genere di strumento, ghirlande e piccole sculture in legno con auguri di buone feste, che penzolavano dal soffitto, assieme all'immancabile vischio, anche se artificiale.

Era il suo primo anno in quella nuova casa. Okay, quel trilocale modesto non era esattamente suo, ma lo condivideva con Robert; anzi, per la precisione è lui che le aveva concesso di stare lì.

Jennifer ancora non credeva al coraggio che aveva avuto: a venticinque anni, all'ennesima storia d'amore finita male e all'ennesima lite col suo capo viscido e arrivista, aveva fatto le valigie e salutato i genitori, lasciando l'Ohio per sempre, sicura che a Philadelphia avrebbe saputo ricominciare da zero.
Appena uscita dall'aeroporto, si era fidata di uno di quegli annunci attaccati ai lampioni per strada, per chi è in cerca di una sistemazione.
Dopo i primi due giorni in un bed & breakfast, si era decisa a chiamare il numero che aveva strappato dalle striscioline disponibili e aveva ottenuto un appuntamento.

La casa le era piaciuta a prima vista. Sì certo, che il proprietario fosse un affascinante trentenne dai riccioluti capelli corvini e dagli occhi di ghiaccio, con uno sguardo magnetico e un fisico sportivo e tonico erano dettagli di secondaria importanza.
Erano ormai quatto mesi che lei conviveva con Robert, tenendo a freno gli ormoni e reprimendo i suoi sentimenti, anche a causa del suo carattere schivo e riservato, l’esatto opposto di lei, che sarebbe stata capace di parlare anche coi muri.

Per questo ci teneva a fare qualcosa di carino di lui, addobbando tutta la casa.
Quel giorno lui sarebbe rientrato solo verso l’ora di cena, lei aveva il pomeriggio libero e non ci poteva essere occasione più adatta.

La prima parte del pomeriggio l’aveva passata a fare spese, procurandosi così tutto quel materiale, un ottimo modo di spendere parte dei suoi primi stipendi del nuovo lavoro che aveva trovato.
Nel giro di un’ora i vetri delle finestre, le mensole e i soffitti erano sistemati, non restava che occuparsi dell’albero.
Lo tirò fuori da uno degli scatoloni, perché non era mai stata d’accordo nell’utilizzare un vero albero per una ricorrenza dalla durata tanto effimera.

Jennifer era così intenta a montare le varie parti dell’albero da non accorgersi di una presenza che con tutto quel rumore si era destata dal suo riposino e aveva gradito la cosa assai poco.
Fu solo quando cominciò ad attaccare le prime palline agli aghetti in erba sintetica che sentì caderle poco dopo averle apposte e abbassando lo sguardo capì quale, o meglio chi era il motivo.

Poco distante dai suoi piedi c’era Furry, che quatto quatto stava provvedendo a sbarazzarsi di tutti quegli scintillanti orpelli.
Guardandosi in giro, Jennifer vide anche gli sticker staccati dai vetri, ora sparsi su ogni dove sul pavimento di parquet, assieme agli angioletti di cartone che, molto meno fortunati, non avevano conservato la loro integrità.

“Furry, no! Sei veramente una peste!” inveì contro il gatto.

Dal canto suo, Furry, un maestoso Maine Coon di cinque anni, dal folto manto (cui doveva il suo nome) color grigio argento, striato da un grigio più scuro, la fissava impassibile coi suoi grandi occhi gialli.
Questo, pochi secondi prima di riprendere la sua attività distruttiva, come se niente fosse.

“Furry, smettila!” si impuntò la ragazza, raccogliendo le palline cadute, risistemandole, cercando al contempo di tenerlo fermo con una gamba.

Il micione soffiò contrariato, si divincolò e con uno scatto felino – lui che felino lo è in tutto e per tutto- si portò dal lato opposto, buttando giù le palline presenti lì.
Le era sempre stato detto che i Maine Coon sono dei giganti buoni, che non bisogna farsi intimorire dalla loro grande mole, perché è controbilanciata da un carattere docile e affettuoso.
Evidentemente, Furry doveva essere l’eccezione che conferma la regola, perché i suoi non erano nove chili di bontà o almeno non con lei.
Forse era perché Jennifer nella sua infanzia aveva avuto soltanto cani, secondi solo all’amore che nutriva per i cavalli, memore di tutte le cavalcate nelle vaste praterie dell’Ohio.
Tutte cose che non l’aiutavano a familiarizzare con quell’esponente della famiglia dei felini.

“Andiamo, Furry, da bravo, dammi quella pallin..aaahi!” si lamentò, quando nel tentativo di toglierli l’addobbo natalizio dalla bocca, il gatto rispose con una zampata, pur senza unghie, cui seguì un piccolo morso alla mano, in segno di avvertimento.

Solo il rumore di chiavi che giravano nella serratura distrasse il micione dalla sua attività, facendolo precipitare alla porta.

“Eccolo, il mio Furry Purry!” lo salutò il padrone, gettando il cappotto sul divano e prendendolo in braccio, cosa che diede il via a un festival di fusa e leccatine sul viso.
“Il tuo Furry Purry ha fatto un gran bel disastro; poi non ti stupire se io lo chiamo Fury visto che è una vera furia!” protestò la ragazza.

Dovette fare violenza su se stessa per non soffermarsi a guardare troppo i bicipiti prorompenti dell’uomo, che, seppur intrappolati sotto la spessa camicia, in quella situazione di sforzo facevano bella mostra di se stessi.

“Vediamo se ha ragione lei.” disse Robert al suo gatto, mettendolo giù e dandosi un’occhiata tutto intorno.
“Visto? Converrai che ho ragione!” si impose Jennifer, ma Robert non la degnò di una risposta, superandola per andare verso la cucina.

Fece ritorno dopo pochi secondi, con una scatola di croccantini, inchinandosi e aspettando che Furry lo raggiungesse.

“Bravo, il mio micino!” lo accarezzò, prima di versargli sul pavimento il suo premio.
“Mi prendi in giro? E così che educhi i tuoi animali?” si irritò lei, con le mani sui fianchi, in attesa di spiegazioni.

Stavolta lui la guardò dritta negli occhi, ghiaccio ceruleo contro un caldo nocciola dai riflessi dorati.

“Sì, quando fanno ciò che mi rende contento. Furry sa che odio il Natale e agisce di conseguenza.” le spiegò, lasciandola esterrefatta. “Quindi, se vuoi ti posso anche aiutare a sistemare questo casino, ma poi tutte queste cianfrusaglie inutili devono sparire dalla mia vista, una volta per tutte!".

Con la pancia meritatamente piena, guardandoli affaccendarsi per sistemare tutta la stanza, Furry si acciambellò sul suo cuscino, addormentandosi soddisfatto.

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Jennifer salì sulla scala e sistemò un po’ titubante anche l’ultimo pacco regalo.
Lavorare le aveva fatto bene per dimenticare l’episodio della sera precedente.
Peccato che la piramide che stava formando aveva un’aria davvero poco stabile.
Infatti fu sufficiente una vibrazione sbagliata di troppo per innescare una caduta ed effetto domino.

- Meno male sono solo scatole di cartone vuote! – pensò, scendendo e apprestandosi a sistemare tutto.

“Eh no, così non ci siamo proprio. Claire si fida di te a tal punto da affidarti la vetrina della sua cartolibreria e tu la ripaghi in questo modo?” sentì una voce familiare alle sue spalle e si voltò di scatto.

Robert la stava fissando con aria delusa, le braccia conserte e la bocca distorta in un’espressione scettica.

“Non ho fatto danni irreparabili e comunque ce la sto mettendo tutta!” si difese lei.
“Non direi proprio: i regali li hai messi nel peggior modo possibile, gli elfi sono distribuiti in maniera troppo confusionaria e, guarda la slitta, è quasi sommersa dalla neve.” le fece notare lui. “Coraggio, rimboccati le maniche e fa’ tutto quello che ti dico.”

Jennifer avrebbe preferito fare di testa sua, anziché sentire il fiato sul collo di quel – bellissimo – uomo che non le dava un minuto di tregua, tra ordini perentori ed indicazioni precise; ma a lavoro ultimato, circa una mezz’oretta dopo, dovette ammettere che il risultato era più che soddisfacente.

“Direi che sono passato a dare un’occhiata al momento giusto: avevi proprio bisogno dei miei consigli. Sono fra gli interior designer più ambiti della città mica per niente, sai?” sorrise Robert, soddisfatto.
“Di sicuro sei il più modesto!” ironizzò lei, strappandogli un sorriso. “Questa però me la devi spiegare: perché a casa non posso appendere nemmeno mezza decorazione e qui adesso sembra il villaggio di Babbo Natale fatto e finito?” non perse occasione di indagare lei, mentre appoggiava i libri di più recente uscita e i migliori articoli regalo nei punti più salienti.

Dalla sua posizione, Robert poteva ammirare indisturbato il suo bel fondoschiena messo in risalto da un paio di blue jeans aderenti che le stavano a pennello e che il maglioncino corto bianco a dolcevita non poteva coprire. Del resto che Jennifer fosse una bella ragazza Robert l’aveva notato dal primo giorno che le aveva mostrato casa sua.

“Semplice. Perché in questo caso il Natale è un business e io voglio attirare più clienti possibili al negozio della cara Claire” ribatté lui, cambiando la collocazione dei vari oggetti che non gli andava a genio. “Così come se i miei clienti mi chiedono un design natalizio per qualche progetto, io li accontento. Ma il lavoro è lavoro e va sempre separato dalla vita privata.” specificò.
“Quindi a casa sei un Grinch e su richiesta di un cliente diventi il Natalofilo … passamelo come termine, più esagerato che esista?” lo mise alle strette lei, risistemando l’ultimo articolo lì dove lo aveva messo precedentemente.
“Non avrei saputo dirlo meglio io stesso!” annuì lui, decidendo che tutto sommato quel libro stava bene fra le corna di una delle renne.
“Ma è ipocrita!” lo accusò lei.
“No, cara la mia saccente, semmai è conveniente e professionale!” precisò lui.

Jennifer mosse qualche passo verso di lui, con uno degli articoli regalo ancora in mano.

“Almeno me lo vuoi dire perché odi così tanto il Natale?”

Robert indietreggiò all’istante, riagguantando la cartelletta coi progetti che aveva appoggiato vicino alla cassa.

“Impiega il tuo tempo a lavorare, anziché impicciarti in faccende che non ti riguardano!” si mise sulla difensiva lui, andandosene.

“Che essere antipatico!” inveì ad alta voce lei, sbuffando tanto da alzarsi la frangetta del suo caschetto mosso di media lunghezza.
“Ma no, cara, bisogna solo saperlo prendere!” intervenne la titolare, un’elegante signora bionda che nemmeno sembrava mostrarli i suoi quasi settant’anni.

La sua dipendente sussultò, girandosi in direzione della voce.

“Mrs Trevys, non l’ho sentita rientrare dalla pausa pranzo, mi scusi!”
“E dire che mi sono goduta indisturbata metà del vostro siparietto, ma nessuno di voi due si è accorto, intrappolati come eravate nel vostro mondo da innamorati!” scoccò la sua frecciatina la sua datrice di lavoro.

A Jennifer scivolò una scatola di pastelli dalle mani, ma i suoi riflessi gliela fecero riprendere al volo, prima che cadesse rovinosamente a terra.

“Il nostro.. cosa?” bofonchiò, decisamente sconvolta.
“Mia cara, sono al mondo da abbastanza tempo per capire molte cose e posso dirti che raramente ho visto Robert scaldarsi così tanto per qualcuna… e io lo conosco dacché era un bimbetto che agli album da colorare preferiva i righelli, le squadre e i goniometri!” ridacchiò l’altra. “E, ti prego, chiamami Claire.”
“Come vuole, Claire.” le sorrise la ragazza. “Però, mi creda, non ho alcun interesse in quel bell’imbusto dal carattere impossibile e tantomeno lui ne ha in me!” sentì il dovere di mettere in chiaro.

- Oh sì, cotta a puntino… come scommetto lo è il caro Bobby! – rifletté la perspicace signora.

“Posso assicurarti che Robert non è sempre stato così; ma poi è successo qualcosa che gli ha indurito il cuore” le confidò, mentre controllava la cassa.
“E c’è la possibilità che lei sia tanto gentile da dirmi cos’è?” cercò di sondare il terreno la ragazza.  “Non è per ‘impicciarmi in faccende che non mi riguardano’!” gli rifece il verso con la voce ingrossata, strappando un risolino alla titolare. “E’ solo che vorrei fare qualcosa per aiutarlo, Claire.”

La signora si concesse giusto alcuni secondi di silenzio, prima di richiudere la cassa e avvicinarsi alla giovane.

“In questi pochi mesi mi sono fatta un’idea di te abbastanza buona per fidarmi, so che non hai l’animo della pettegola, quindi ti racconterò cos’è successo…” decise, approfittando anche dell’orario abbastanza tranquillo che non vedeva affollarsi la clientela.
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Dal giorno della chiacchierata con Claire, Jennifer non era più tornata sull’argomento, nemmeno con Robert; mentre i giorni si susseguivano a un ritmo frenetico e lei elaborava un chiaro piano in testa, che attendeva solo di essere messo in atto al momento giusto.
E il momento giusto arrivò la vigilia di Natale, che coincideva con soltanto mezza giornata lavorativa.

“Vai pure, cara, qui ci penso io a chiudere!” si offrì Claire.
“Non ho parole per ringraziarla… e non mi riferisco solo al fatto di avermi offerto il lavoro!” le sorrise di gratitudine sincera Jennifer, prendendo un pacchettino che aveva nascosto in borsa. “Almeno accetti questo pensierino e passi un buon Natale!” disse, porgendole il pensierino.
“Ma non dovevi!” quasi si commosse la signora, accettandolo. “Ora va e ammorbidisci il cuore di quel finto burbero!” le schiacciò l’occhio.
“Ma, Claire! Come fa a…”
“Bimba mia, non mi puoi nascondere niente! Ora va’, ci rivediamo il 27. Passa un ottimo Natale!” la congedò.

Sapeva che Robert non aveva orari di lavoro così magnanimi e quindi non sarebbe rientrato prima di sera. Questo le dava il tempo per organizzare tutto.
Recuperò i vecchi scatoloni, ma prima di mettersi all’opera si avvicinò a Furry, armata di una confezione dei suoi croccantini preferiti, una canna con dei nastrini colorati e un pupazzetto imbottito di erba gatta.

“Scommettiamo che stavolta il Natale piacerà pure a te?” avvicinò lentamente la mano al suo muso, per poi versare sopra il palmo proteso un po’ di croccantini.

Guardandola con un po’ di iniziale diffidenza, il gatto cominciò a mangiare, accettando di buon grado anche le carezze che seguirono.

“Bravo, tu mangia, gioca e lasciami fare, vedrai che serata che organizzo!” gli sorrise lei, facendolo giocare per un po’ con la cannetta, prima di lanciargli il pupazzetto.

Impegnato com’era fra leccornie e nuovi giochi, che poi lo portarono a un prolungato pisolino, Jennifer fu libera di fare nuovamente l’albero e disporre le principali decorazioni senza più intoppi.
E quando la casa fu a posto, fu il turno di pensare a se stessa, facendo un bagno rilassante, raccogliendo i capelli castani in un’acconciatura elaborata, che lasciava libere due ciocche a incorniciarle il volto e infilandosi il vestito più bello che aveva, un abito longuette di velluto, color petrolio, con uno scollo a barchetta, messo in risalto da un punto luce.
Ci teneva ad apparire al meglio, per quello che si era imposta di fare.

“Sono tornat...” annunciò il padrone di casa, entrando, ma non riuscì nemmeno a finire la frase. “Ma che cazzo…?” sbottò, non capendo perché ci fosse un albero di Natale al centro della sala, con lucine, palline scintillanti e festoni colorati e varie decorazioni in tema disposte per ogni dove.
“Sì, lo so che odi tutto, questo, ma ti prego, Robert Emerald, non ti arrabbiare!” gli corse incontro Jennifer, usando il suo nome completo per dar maggiore enfasi alla sua supplica.

A Robert quasi mancò il fiato quando la vide e si scordò pure del perché fosse tanto arrabbiato: lei era semplicemente stupenda.

“Posso spiegare il perché…” tentennò lei.
“Sì, sarebbe molto gradito!” borbottò lui, togliendosi il giaccone.

Jennifer se lo mangiò con gli occhi in quel completo grigio gessato che lo facevano sembrare il modello di punta di una sfilata.

“Due anni fa, la tua ex ragazza ha avuto il coraggio, ma soprattutto la crudeltà, di lasciarti proprio a Natale, sfido che lo detesti così tanto da allora!” riprese il discorso lei.
“Quella boccaccia senza limiti di Claire!” digrignò i denti lui, alzando gli occhi. “E pure tu, traditore infame, ti sei lasciato corrompere come niente!” se la prese in ugual misura anche col suo gatto, che lo guardava confuso con la testa inclinata, stringendo fra le zampe quello che ormai era diventato il suo pupazzetto preferito.

‘Non prendertela con la Signora Claire, sono io che sono stata molto insistente nell’estorcere quell’informazione!” la difese Jennifer. “Quanto a Furry, dovresti essere felice, volevi che legassimo di più, ecco fatto! Vedi come andiamo d’accordo adesso?” aggiunse, accarezzando il micione sotto gli occhi del padrone, che si lasciò sfuggire un sorriso.

 “Voglio solo darti qualche motivo per tornare ad apprezzarlo il Natale. E se proprio non funziona… sarai autorizzato a distruggere albero e decorazioni, di sicuro sarà liberatorio!” lo fece nuovamente ridere lei.
“E va bene, mi hai convinto. Facciamo questo tentativo, così poi mi darò al piacere di disintegrare tutto!” ghignò lui. “Cos’hai pensato di fare?”
“Inizieremo con una bella cenetta, da leccarsi i baffi” sorrise lei, accompagnandolo in cucina, dove trovò la tavola apparecchiata elegantemente, con le luci soffuse, candele e le portate che lei aveva cucinato, pronte per essere servite.

Poco prima di passare ai secondi, Jennifer andò in camera sua, tornando dopo qualche minuto con un pacco piuttosto grosso e ingombrante.

“A questo punto, direi che si può passare direttamente al regalo.” annunciò lei, porgendoglielo. “So che sono solo le nove e mezza, ma tu sei abbastanza anti-Natalizio da aprirlo senza aspettare per forza fino a mezzanotte!” lo fece ridere un’altra volta.

In effetti, Robert scartò quel pacco con la curiosità e l’impazienza di un bambino, più che piacevolmente sorpreso quando dentro ci trova un giradischi per vinile.

“Wow!”
“Ho visto che hai un sacco di vinili di musica Jazz ma nessun giradschi per ascoltarla.” commentò lei, silenziosamente contenta di aver fatto centro.
“Se l’è portato via Sarah.” borbottò Robert.
“La tua ex?”  intuì lei e lui annuì
 “Perché, sai, era un suo regalo!” le spiegò, inasprendosi al ricordo.
“Questa tizia mi piace sempre meno!” bofonchiò lei, causandogli l’ennesimo sorriso.

“Io però non ti ho fatto nulla…” la guardò lui, rammaricato.
“Ma tu sei giustificato: odi il Natale e tutto ciò a esso correlato, no?” ammiccò lei, per poi farsi più seria. “E poi, Robert… mi hai dato un tetto sotto la testa, un lavoro… perché è merito della buona parola che ci hai messo tu se la signora Claire mi ha assunto… quindi davvero, hai già fatto fin troppo per me.” mormorò lei, intenerendolo tanto da spingerlo a sfiorarle la mano.

Il resto della cena proseguì in armonia, fra chiacchiere e allegri battibecchi, tipici dei loro caratteri un po’ fumantini e la musica Jazz che non tardò a diffondersi per la stanza, anche per inaugurare subito quel regalo appena ricevuto.
Al termine, lui l’aiutò a sparecchiare e lei sistemò tutto nella lavastoviglie.

Erano le undici passate e i due si misero guardare un po’ di TV sul divano.
Sentirono qualche rumore strano, ma non ci diedero peso più di tanto, finché non si accorsero di Furry che con un balzo raggiunse la mensola, sovrastandoli, reggendo in bocca qualcosa che non poteva passare inosservato: un ramoscello di vischio.
I due ragazzi si guardarono, indecisi sul da farsi, colti da un lieve imbarazzo, mentre Furry non ne voleva sapere di mollare la presa o spostasi da lì.

“Giuro che non gli ho insegnato io a fare questo!” alzò le mani Jennifer, in segno di discolpa.
Per tutta risposta, Robert ridacchiò, avvicinandosi un po’ di più.
“Beh, comunque è vischio finto, quindi non conta, no? Quindi non sentirti vincolato a rispettare la tradizione, ma poi perché dovresti? Tu ormai tutte queste tradizioni stupide le odi e…” continuò a parlare a raffica lei, agitata, prima che lui facesse l’unica cosa ragionevole per zittirla.

La baciò, un bacio che impiegò pochi secondi per infuocarsi e fregarsene della tradizione che lo voleva più un contatto breve e rapido.

“Uhh! Beh… se dopo questo vuoi ancora distruggere tutto, capirò…” farfugliò lei, molto scombussolata, mentre era impegnata a riprendere fiato.

Robert rise, tirandola nuovamente a sé per un altro bacetto.

“Jennifer Wilson, credo tu sia riuscita a darmi un motivo per tornare ad apprezzare il Natale!”

Furry posò il rametto di vischio sulla mensola e dà lì si lanciò in mezzo alla coppia, per farsi fare le coccole dal suo padrone e da quella che non sarebbe più stata soltanto una coinquilina.

--
THE END


Che dire?
Ci ho preso gusto con questi racconti one shot originali… che poi mi escano bene o no è un altro discorso ahaha, io però mi diverto un casino * ignora le long che la guardano male e chiedono di essere continuate *

qualche nota:

- un giorno (forse) mi cimenterò in un’ambientazione italiana, però non è questo il giorno, quindi, per farvi capire meglio.. il titolo è un gioco di parole fra ‘Merry Christmas’ e Furry, che è il nome del micione protagonista (un amooooreeee anche se è inventato; sono gattara più di Robert, nel caso ve lo stesse chiedendo), che significa ‘Peloso’ appunto, mentre il nomignolo che gli affibbia Jennifer, ‘Fury’ vuol dire Furia (ma è anche una canzone dei Muse, perché citarli è sempre cosa buona e giusta) . Quando Robert saluta il suo micione e lo chiama ‘Furry Purry’ è perché Purr in Inglese significa ‘fare le fusa’ ;)
- Il vischio è notoriamente pericoloso per gatti e cani, come le stelle alpine, ecco perché è specificato più volte che è solo una riproduzione sintetica in plastica.. o quello che è, insomma, innocuo per il caro Furry.
- Io sono la ragazza più anti-Natale sulla faccia dell’universo, ma questi prompt erano troppo pucciosi per non farsi ispirare, a proposito, ho usato:

1) A vorrebbe fare l’albero di Natale, ma il gatto di B (suo coinquilino) continua a saltare sui rami e a far cadere le palline;

8) X deve addobbare la vetrina di un negozio, ma quel criticone di Y le sta con il fiato sul collo;

Se siete passati a leggere.. fatemi sapere che ne pensate, anche le critiche sono ben accette ^^
Di nuovo, buon 2019 a tutti/e!! ^^

 
   
 
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