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Autore: Lila May    04/01/2019    2 recensioni
Feste, baci in piazza, litigi, perché quell'amore sarebbe dovuto essere un per sempre, e forse davvero, tra delusioni e pianti isterici, Cristina alla fine di tutto tornerà a crederci. La prima storia d'amore di Ezio Auditore, ambientata ai giorni nostri.
dal testo:
-Sei furba, dolcezza, ma non abbastanza. Prima o poi, qualcuno in classe dirà il tuo nome. Io lo saprò. E lo userò, che ti piaccia o meno.
-Lo avresti saputo, carino, se non avessi mancato il primo giorno di scuola. Il secondo. Il terzo. Il quarto. Una settimana intera.
-Ero in vacanza.
-E io a scuola a dire il mio nome davanti a tutti. Te lo sei perso, Auditore, beh... pazienza.

Guarda il ciondolo, ricorda con immenso dolore come faceva contrasto il rosso della croce con la sua pelle color caramello.
Prende a pugni lo specchio, vuole spaccarlo ma non ci riesce nemmeno in quello.
Terrà la collana.
Sarà la sua peggior punizione, per aver creduto che con lui sarebbe stato per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristina Calfucci, Ezio Auditore
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Crucifixum ✠.

“Noi siamo uno, amore mio.”

[ EzioCristina ]

♦ la chance.
Continua a fissarla. Non smette. Non può smettere, no, come potrebbe, perché lei è così bella, così mistica, seduta laggiù nella prima fila dei secchioni, persa a guardarsi le punte nere della lunga chioma mossa. Sembra un grumo di nuvole cariche di tuoni. Pronto a scatenar tempesta alla prima folata di novembre, a scurire il mondo intero. E' bellissima.
Ezio non sa come si chiama. Ne ignora la famiglia, la zona in cui abita, i perché che l'hanno spinta a trasferirsi a Firenze, da quale città proviene realmente, perché si veste di arancione quando, si sa, l'arancione è passato di moda dall'ormai datato Duemila e Nove. Non sa nulla, di lei, sa solo che in quel momento il suo cuore pompa troppo sangue, e i suoi sensi sono tutti concentrati in ciò che ella fa, che ella scrive, che dice, come gesticola, fendendo la mano color latte in aria.
Vorrebbe concentrarsi sulla bionda al suo fianco, ma tutto nella nuova arrivata in quel momento lo cattura, lo isola dalla lezione, dal respiro pesante di un compagno, il motorino rotto dell'altro. Si sente come immerso in una bolla impermeabile, emozioni contrastanti duellano all'interno del suo ego rimasto attonito. Quanto splendore. Quanta grazia.
Spezza la matita, smuovendo la mandibola, e in un istante le parole di Federico gli risuonano nel cervello, rizzandolo sull'attenti. “Ezio, molti uomini sono così impauriti dalle donne belle, che non appena ci parlano, hanno subito un vantaggio.”
Arriccia il naso. Forse può fare qualcosa per avvicinarsi alla ragazza, ma la realtà è che, non avendo mai provato talmente tante sensazioni in un solo millesimo di secondo, tutte le sue tattiche da corteggiatore provetto gli appaiono come nulle. Tuttavia, può sempre tentare.
E mentre pensa a come richiamarne l'attenzione, ad un certo punto lei si gira in sua direzione, forse distratta da qualcosa.
Destino o meno che sia, lo guarda pure.
Ezio si fa rigido. Non può farsi certo sfuggire l'occasione.
Sfodera uno dei suoi sorrisi più incantevoli e si pone a petto in fuori. Poi ammicca a non sa bene nemmeno lui cosa, sollevando i folti sopraccigli castani in una perfetta arcata costruita minuziosamente. << bellezza. >> sussurra, più a se stesso che alla ragazza.
La risposta di lei non è dolce. Sbuffa, alza gli occhi azzurri al cielo. Lo guarda come se fosse pazzo.
Ezio è sconvolto. Deve aver sorriso male. Deve aver passato un messaggio erroneo. Si agita, diventa nervoso, inizia a mugolare un “che c'è, perché mi guardi così?”, ma-- << Auditore!! >> grida la prof, e schianta la mano sul libro aperto di storia. Già, alla prof non interessa dei suoi tormenti. Fa spallucce e ridacchia quando uno dei suoi più fidi amici gli tira una gomitata d'intesa. << pensavo fossi capace a corteggiare. >>
<< Lo sono. >>
<< Ma...? >>
<< Ma mica mi arrendo. >>


Infatti, Ezio non si arrende. Perché dovrebbe. Non fa certo parte del suo spirito, gettare la spugna. Domani sera Vieri darà una festa a casa sua, e lui non è invitato a prenderne parte, chiaramente, ma ha deciso lo stesso di andarci. Gli piace far baldoria, far arrabbiare la gente presentandosi come ospite - indesiderato - d'onore. Detesta De Pazzi, ma i suoi party privati, deve ammetterlo, hanno un che di affascinante. Vuole infiltrarsi ancora. Non è la prima volta che ci prova, e soprattutto, che la cosa va a buon fine. E' poi l'occasione giusta per invitare la ragazza. Infiltrarsi con lei. Ezio sa che è azzardata, come mossa, ma è sicuro di poterla convincere, proprio come sostiene di avere tutte le doti per conquistarla; nessuna donna si è mai ritratta ad un suo invito, perché dovrebbe farlo la nuova della classe? Sembra così sola mentre vaga per il corridoio osservando i manifesti dell'Erasmus, così timida. Ha bisogno di compagnia. Di uno come lui, che le regali un po' di fuoco, la faccia sciogliere come un gelato dimenticato su una panchina.
E' bassa, nota mentre la segue controcorrente. Sorride e sente la gola infiammarsi a quel piccolo dettaglio. Quindi le si avvicina da dietro.
Gli piace. Gli piace da impazzire. Già sogna di doverla sollevare per poterla far passare al di là del muro che circonda il giardino di Vieri, toccare. << Eh, tu! >> urla, e la corvina si volta, stralunata. Non appena lo riconosce, il suo viso pallido diventa una maschera scocciata. Ezio è divertito dal suo particolare modo di corrucciare le sopracciglia, non fa che renderla ancora più bella. << credo ci sia stato un fraintendimento, prima, a lezione. >> spiega, e si porta una mano ai lunghi capelli castani, sciogliendosi il codino con un gesto automatico del polso ampio. E' nervoso, ma conscio di dover mantenere i nervi saldi, il sorriso dolce. Con una del genere, non si sa mai. Meglio non rischiare.
Lei non risponde, che simpatica. Forse è troppo irritata, per farlo. Oppure già si è rotta le palle, ancora più plausibile. Ezio trema un pochino.
Molto bene.
<< senti, bellezza. >> esordisce, appellandosi al suo fascino di donnaiolo passionale. << come ti chiami? >>
<< Non ti serve saperlo. >>
<< sei furba, dolcezza, ma non abbastanza. Prima o poi, qualcuno in classe dirà il tuo nome. Io lo saprò. E lo userò, che ti piaccia o meno. >>
<< Lo avresti saputo, carino, se non avessi mancato il primo giorno di scuola. Il secondo. Il terzo. Il quarto. Una settimana intera. >>
<< Ero in vacanza. >>
<< E io a scuola a dire il mio nome davanti a tutti. Te lo sei perso. Pazienza. >>
Ezio la sente all'improvviso lontana, e la cosa lo disarma alquanto. << ehm, beh... io... domani c'è una festa a casa di Vieri. >>
La ragazza pare irritarsi a quel nome, e quasi la comprende. Forse conosce Vieri De Pazzi? Sono amici? Magari si frequentano? No, impossibile, pensa Auditore, allucinato. Quale donna oserebbe mai andare con un coglione simile? Preferirlo a lui? << andiamoci insieme, usciamo. Passo a prenderti per le sei se mi dici come ti chiami. E magari anche dove ab--
<< No. >> è la gelida risposta della giovane, che, dopo essersi stretta nelle spalle, gira sulle nike e se ne va lapidaria verso i bagni delle ragazze. Ezio è disperato, la fissa con la mano rimasta a mezz'aria, il cuore in fase di suicidio. Arriva a pensare di doverla seguire, perché di essere rifiutato proprio non gli va. Non da lei. Ma preferisce stare fermo, dirsi che forse non è il caso. Forse le ha dato fastidio. Forse è andato troppo in là, ha preteso cose che lei non prova minimamente. << Dammi una chance!! >> le grida dietro.
Lei si gira.
<< Un'altra ancora. Una sola. >>
Sorride compassionevole. << mettiti in fila. >>
E se ne va.
In fila? Quale fila? Ezio sospira amarezza e speranza insieme. E quel sorriso? E' un no? Un sì? Oppure un “te lo dico domani, così passi la notte in bianco?”; è una ragazza tosta, la cara. Potrebbe farlo, torturarlo così, pare molto sadica. Magari la diverte.
Ezio non capisce, eppure all'improvviso si sente benissimo. Sente che qualcosa è scattato, dentro di lui, in lei. Qualcosa è nato, da quella dolce smorfia di bambina.



♦ Sorriso.
Cristina è seduta sul prato del giardino di casa De Pazzi, gli occhi azzurri persi ad osservare le casse della musica vomitare una penosa canzone di Cremonini. E' stanca, le fanno male i piedi. Vuole tornare a casa, finire di studiare filosofia. Vorrebbe solo avere un paio d' ali, per poter andare via da quella festa senza senso, senza scopo.
Non sa nemmeno perché si trovi lì, esattamente. Perché abbia ceduto così in fretta alle insistenze stupide di un cretino. Il fatto era che Vieri non avrebbe mai smesso di romperle, se lei non fosse stata saggia abbastanza da accettare l'invito. Il cretino era riuscito pure ad avere il suo numero. Cristina non vuole pensare a chi potrebbe averglielo dato, anche perché sarebbe una ricerca destinata solo a non trovare risposta. Non conosce nessuno, lì, a Firenze. Non ha amici, eppure qualcuno deve aver trovato lo stesso il modo di ottenere il suo contatto. Pensa ad Ezio Auditore. Magari è stato lui.
Ma no, impossibile. Nemmeno conosce il suo nome.
Cristina è trafitta da brividi in tutto il corpo. In quel momento ammette di desiderarlo vicino a lei, perché lo preferisce a Vieri.
No, non è che lo preferisce.
Le piace, punto.
Adora Auditore. Anche se, come De Pazzi, aveva insistito, anche se le aveva chiesto una seconda opportunità. Anche se pareva determinato a pregarne altre, se necessario, ed era stato proprio quello, quella tempra decisa, ad averla attratta, ieri mattina a scuola.
E' un pensiero che la lascia attonita.
Non c'è niente di incoerente in ciò che ha appena partorito la sua mente, ma d'altronde, da quando in qua l'amore è presente a se stesso? Le cade il bicchiere di analcolico dalla mano, lo raccoglie prima che il poco contenuto rimasto possa essere assorbito dalla terra fresca di fine settembre. Non sa che dire.
Non vuole pensarlo, ma non ci riesce. Si era aspettata di vederlo lì. Era stato lui, d'altronde, ieri, ad accennarle della festa. Ma Auditore non c'è.
Non è da nessuna parte, maledizione.
Basta, si è rotta il cazzo. Si alza, si pulisce i jeans neri con una manata, poi getta il bicchiere in un sacco tramutato in bidone temporaneo. Deve finire filosofia. Deve levarsi Ezio Auditore dalla testa. Non ha intenzione di dargli una seconda chance. Inutile che si arrovella.
Sta per uscire, quando una mano forte la tira indietro e la sbatte contro il muro. Spalanca la bocca, ma non emette grido. E' terrorizzata.
Davanti al naso, Vieri le sogghigna divertito, anche se non c'è nulla per cui farlo. << ti stavi annoiando, madama? >>
<< Lasciami. >> sbotta Cristina, animata da un lieve barlume di forza, ma lui le mette una mano sulle labbra, per farla stare zitta. Vuole mordergli il palmo, staccarglielo dai muscoli, ma è paralizzata dal terrore. E' disperata, all'idea di poter essere violata a tal punto. La mano di Vieri le finisce tra le gambe, e inizia con una nocca a sfiorarle con prepotenza la coscia. Vespucci serra forzatamente, per impedirgli di avanzare, ma lui ricambia solo stringendole ancora di più la carne tra le dita. Le viene da vomitare dallo schifo.
Non sa cosa fare.
<< ora ti faccio divertire io, principessa. >>
<< Mm...!! >>
<< ti ho messo su gli occhi da quando sei venuta a studiare qui da noi. >>
Cristina riesce a gridargli che non è interessata. A Vieri non frega nulla. Le da un bacio rabbioso, viscido, tenendole bloccati i polsi. Ma per fortuna non ha bisogno di spingersi oltre. Una mano lo afferra per il collo della felpa e lo spintona indietro di metri, facendolo gridare di dolore al collo.
Cristina ansima come se avesse corso una montagna in salita. Si accascia a terra, si abbraccia, solleva lo sguardo trapassato di fini capelli neri sfuggiti alla tenuta della crocchia. E' Ezio.
E' davvero lui.
<< Ezio...! >> sospira, pronuncia quel nomaccio con un amore che sfugge ai limiti dell'amore stesso. E' scioccata, malferma sulle ginocchia tremanti mentre lo osserva afferrare De Pazzi per la scollatura, sollevarlo da terra. E' grata per il suo pronto intervento, felice di rivederlo. Così felice che le si riempiono gli occhi di lacrime. Vorrebbe benedirlo. Abbracciarlo. Non vuole nemmeno pensare, a cosa sarebbe accaduto senza il suo pronto intervento.
<< Che ci fai qui, merdaccia!! >> grida De Pazzi, furioso. Ezio non risponde, non ha voglia di farlo. E' troppo incazzato per concedergli quella minima attenzione. Schianta il naso contro il suo, vuole essere chiaro e conciso. << toccala ancora >> dice, a voce rauca. << e ti ammazzo. >>
Vieri sgrana gli occhi, spaventato e muto dinanzi a simile minaccia. Ezio lo lascia andare con una gelida strafottenza. De Pazzi casca per terra come un sacco di patate, e prontamente soccorso dagli amici. Ad Auditore però la scenetta non interessa affatto. Va da Cristina. << tutto bene...? >>
Cristina si alza solo quando sente le gambe di nuovo in forma per poterla reggere e trascinare almeno fino al portone di casa. E' emozionata, troppo. Un turbinio di emozioni la travolge, apre una gabbia piena di farfalle, che prendono il volo in lei sferzandole i lati del cuore. Non sa che dire. Come ringraziarlo. Le ha salvato la dignità, la vita, tutto. E si pente di averlo trattato male. Si pente, di non aver ammesso per tempo di amarlo da morire. << Ezio... i-io... >>
<< Stai bene? >>
Cristina non riesce a non guardarlo negli occhi. Sembra così serio. Un altro ragazzo, rispetto allo stupido che le si era presentato al capezzale. << io... b-bene. >>
<< Sicura? >>
<< Sì. Sì >> si porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mostrandogli l'orecchino a forma di crocifisso color rubino. Ezio lo fissa per un momento. Poi ritorna a guardarla intenso, le sopracciglia lievemente premute contro l'infossatura degli occhi.
<< bene, grazie. G-grazie a te. >>
<< Usciamo da qui. >>
La prende per la mano, e Cristina diventa più rossa del blazer in pelle che sta indossando in quell'istante. Gliela stringe, e sussulta appena di un piacere che la disarma: Ezio ha il palmo caldo, morbido, di un tenue caramello fuori stagione. E' il risultato della sua vacanza? Oppure, è davvero quella la sua carnagione naturale? Se lo chiede, confusa mentre lui si occupa di trascinarla via dall'eccessivo importunismo di Vieri.
Oltre il muro dell'abitazione dei De Pazzi si respira la notte, la vita.
Il cielo nero è, per Cristina, un immenso manto in cui avvolgersi. Si sente al sicuro, lì, lontana, sotto quella fila di lampioni che illuminano appena la strada principale. A guardare Auditore sistemarsi la coda bassa.
<< Ora stai meglio? >> le chiede, dolce.
<< Passa. E' stato solo un bacio non voluto. >>
Ezio annuisce e guarda in basso, quasi riluttante a voler accettare il senso viscido di quella frase. Poi solleva le iridi su di lei, e Cristina si sente scottata, infiammata. Non riesce a capire se ha gli occhi marroni, o verdi. Ora paiono più del secondo colore. Ieri più del primo. Tempo di chiederselo che lui ha già estratto le chiavi della moto. Arrossisce mentre lo guarda montare, sollevare la gamba forte avvolta dai jeans.
Allora è sua. E' molto bella. << grazie, Ezio. >> mormora, e si appresta a chiamare i suoi, perché possano venire a prenderla. Non conosce Firenze, ancora. Non si sente sicura a tornare a casa a piedi.
<< Monta su. >>
Si volta, imbarazzata. << Eh..? >>
Ezio indica il posto rimasto dietro di lui, col mento. Poi sorride. << ti porto a casa io. >>
Cristina si avvicina. Non può dire di no. Non vuole. Gliela da davvero, la seconda opportunità. Ed è fiera di affidarla alle sue mani. Fiera di essersi scoperta pazza di lui, dei suoi occhi, la sua voce che bolle animata d'energia. << sei furbo. Così saprai dove abito. >>
Ezio fa ruggire la moto, e anche accendere qualche luce oltre le finestre delle case. << ma non il tuo nome, vero? >>
<< Mi chiamo Cristina. >>
<< … è molto bello. >>
<< Ti ringrazio. >>
<< Prendi il mio casco, ne ho solo uno. >>
Lo fa. Se lo mette, anche se le sta vistosamente largo, e l'odore di Ezio la pervade, la fa arrossire ancora. Il cuore perde due battiti, sopraffatto dall'amore. Mio dio. Ha quasi voglia di sapere come andrà a finire quella serata, se con un bacio, con un nulla, un accenno a ciò che prova lui per lei. Gli sale dietro, gli fissa la schiena larga. Vuole abbracciarla, ma è troppo timida. Non sa bene come comportarsi.
Ezio alza il cavalletto e mette la freccia per uscire dal parcheggio, anche se non c'è nessuno, anche se da l'idea di averla inserita solo per fare bella figura con lei. << mi sembra giusto >> commenta Cristina, intenerita a quel pensiero buffo, e ride, avvicinandosi a lui e avvolgendogli con delicatezza la vita. Ha paura di strizzarlo, suda freddo, ma o così, o davvero sarebbe potuta cascare all'indietro alla prima salita. Auditore le sorride sghembo e si porta allo stop. Si ferma, guarda a destra, a sinistra. Si sistema. La coda lunga gli accarezza il colletto inamidato, soffiando leggera a contatto con la brezza ancora estiva.
<< sei bravo col codice stradale, ma ti ricordo che non hai il casco. >>
<< l'ho fatto per proteggere te, Cristina, su. >>
<< E non hai nemmeno vent'anni – cristo, stai guidando una moto! >>
<< Regalino di mio padre. Diciamo che mi concede il permesso di provarla, ogni tanto. Tanto a quest'ora non gira nessuno. >>
<< Non ci credo nemmeno. >>
<< E fai bene. >>
Cristina è ammaliata dalla confidenza con cui lui le parla. Le sembra di conoscerlo da una vita. Di amarlo da quando possiede memoria. << non credo che la polizia sarà così clemente, con queste giustificazioni, Auditore. >>
<< Mio babbo lavora in banca, saranno clementi eccome. >>
E' l'ultima frase di Ezio, poi il motore copre tutto intorno a lei. La moto sfreccia veloce sulla strada vuota, e Cristina è travolta da un freddo che prima non c'era. Chiude gli occhi chiari, anche se ha il casco, lo abbraccia con una forza che non sa riconoscere. Poi porta lo sguardo  allo specchietto, eccitata come una molla pronta a rimbalzare contro un muro.
Ezio sta sorridendo.
Può vedergli la bocca riflessa sullo specchio, le fossette incidergli le gote.

E' un sorriso che la fa sentire la ragazza più felice dell'universo.


♦ Per sempre.
Cristina guarda Ezio adorante, piena d'amore. Gli sta sfilando i bottoni bianchi dalle asole della camicia, agile, flessuosa, e lui ne sta guardando il movimento delle mani, con i capelli sciolti riversati in massa sul collo forte piegato in avanti divertito. E' la seconda volta che la ragazza lo vede senza coda, e deve ammettere che sta benissimo privo di elastici. Freme dalla voglia di passare le mani tra quelle crini lunghe fatte di cioccolata fondente, di saggiarle sulla lingua. Non le è bastato farlo a scuola poche ore prima, farlo ieri, un mese fa, la prima volta che si sono baciati, che si sono detti “ti amo” a Piazza Michelangelo, di notte, dopo una litigata ormai priva di significato per entrambi.
Gli apre la camicia, scoprendogli il petto su cui lividi vistosi ancora pullulano di un tenue viola. Cristina ride. Sa chi glieli ha fatti. Ancora può assaporare la dolcezza della sua pelle tra i denti, il suo sapore fiorentino, forte. << e adesso...? >>
Adesso ci pensa lui, a loro. Ezio si toglie la camicia con uno strattone delle spalle, la fa scivolare a terra. E in un attimo è sopra di lei, pazzo, di lei, e le ruba un bacio ardente che Cristina accoglie risucchiandolo tra le labbra con una passione che la fa gemere di vertigini. E' la prima volta che fa quel tipo di cose. Che si apre intimamente con un ragazzo, che gli permette di entrare in casa sua alle tre del mattino, lo fa stare in camera, sul letto ad una piazza in cui a malapena riescono a entrarci con tutto il corpo. Lo abbraccia, affoga le dita nel mare castano che gli adorna il capo. Ezio geme piano, emozionato. Si stacca appena per poterla guardare negli occhi, mentre le accarezza i fianchi delicato. << amore mio >>
Cristina ha i brividi. Gli sfiora le labbra con un dito, è felice. Le tremano gli occhi. Ha paura di come potrebbe andare a finire quella notte senza stelle. Di ciò che potrebbero fare. Ma si fida. Ciecamente. Di lui non può che fidarsi. Da quel giorno alla festa di Vieri, Ezio non l'ha mai delusa. Sempre protetta. Amata. Venerata come una principessa. Gli prende la mano, se la porta sulle guance, sul collo, fino ad adagiargliela sui seni. Auditore arrossisce appena mentre socchiude gli occhi di piacere.
<< spogliami... >>
Non se lo fa ripetere due volte. Le apre la felpa abbassando la cerniera, le fa scivolare le spalline del reggiseno color smeraldo. Il resto del petto finisce vittima dei suoi baci, piccoli, maliziosi, che si posano in punti che a Cristina esaltano le più profonde e spaziali vertigini di piacere. La ragazza inizia a sospirare, il profumo di Ezio è allucinante. Le da alla testa. Si sente pronta, pronta a donarsi, concedergli la possibilità di entrare in lei. Non può più aspettare. La sua sicurezza è radicata nel cuore, prende energia da lì. Perciò gli solleva la mascella lunga, per poterlo fissare, e lui brontola, in completa estasi. << amami... >> gli sussurra, e nulla tremula nella sua voce di donna decisa.
Ezio la guarda, e questa volta qualcosa gli luccica negli occhi d'un intricato bruno scuro. Si baciano ardentemente. Sono l'uno per l'altra, sono uno, sono fusi e l'unica cosa che conta in quel momento è diventarlo ancora di più. Fanno l'amore piano, dolcemente, per non svegliare i genitori di lei. Cristina sente male, un dolore atroce. E' la prima volta, per lei. Non per Ezio.
Ma è come se lo fosse. Nulla vale tanto quanto la ragazza stesa sotto di lui, con gli occhi rivolti verso il cielo, la bocca secca.


Quando finiscono, Auditore si accascia accanto a lei, sospirando piano il suo nome. Non ha mai fatto un amore tanto bello. E' talmente preso dalla situazione, da ciò che prova per Cristina, che per la prima volta non è lui a rompere il ritmo sconnesso dei loro ansiti ancora eccitati. Ma lei. Che lo accarezza, lo guarda, con le lacrime premute sopra le ciglia spettinate. << Ezio... >>
Si baciano con candore, e Cristina, trafitta dal dolore, appoggia la guancia contro il suo petto. Rimangono ad ascoltarsi per un'ora, un'ora e mezza. Poi solleva la mano a sfiorargli il ciondolo che si è recentemente comprato. E' a forma di crocifisso, rosso, simile ai suoi orecchini. Ezio la ammira, e le acciuffa il lobo con le dita dopo aver pescato a caso dalla fitta coltre di capelli neri. << mia bella colomba. >>
Cristina sorride e tira su dal naso. Ha il cuore che è un tamburo, che la sfianca ed esalta al contempo. E' sicura di morire d'infarto, tra poco, infarto per troppi battiti. Non che sia male morire tra le braccia di Ezio.
Morire, sapendo di chiudere gli occhi col ricordo del suo viso impresso nel centro del petto. << e questa...? >>
Ezio lo bacia, quel crocifisso, e poi percorre il mento bagnato di lacrime di Cristina.
<< L'ho comprato io. >>
<< E' simile ai miei orecchini... >>
<< Esatto. Così tutte le volte che lo vedo, mi vieni in mente tu. >>
<< … E-Ezio... >>
<< Amore mio... >>
<< Quanto è costata? >>
<< Quanto basta per averti vicina al cuore. >>
Si sorridono come due bambini. Poi Auditore la copre con le lenzuola. Vi è del sangue, ma non si preoccupa più di tanto. Sa che Cristina farà in modo che nessuno della sua famiglia venga a sapere della loro notte speciale. E' una ragazza riservata. La ama da morire, non può far altro che baciarla ancora, asciugarle gli ultimi resti di pianto. Sente la collana bruciargli intorno al collo graffiato. << così staremo insieme per sempre. >>
   
 
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