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Autore: VampERY    04/01/2019    2 recensioni
Non è una dea misericordiosa quella che ha davanti, ma lussuriosa e diabolica. Un angelo che ha scelto di macchiarsi nel peccato e di portare nell’Inferno più nero anche lui che pensava di averla corrotta per primo.
Due righe. Poche parole, ma che sono il fulcro della storia che ho scritto.
A tutti coloro che leggeranno chiedo sono due cose: 1. rilassatevi, prendetevi del tempo per leggere questa ff e fatevi trasportare; 2. per cogliere al meglio i sottili riferimenti dovete tenere a mente che questo è un Berlino innamorato, che sussurra le parole alla protagonista come Pedro mi ha suggerito la storia all'orecchio.
E poi..una ragazza può sempre sognare, no?
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berlino, Nuovo personaggio
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’ha bendata e fatta sistemare su una sedia di pelle.

Non è molto comoda.

L’uomo indietreggia qualche passo per osservarla meglio: ha usato la sciarpa che aveva al collo per chiuderle i begli occhi, per il resto è ancora vestita. Un maglioncino rosa attillato su quel corpo magro, una gonnellina che quando è in piedi non è per niente scandalosa, ma ora che è seduta le è salita fino a metà coscia. Ai piedi dei calzini rosa, lo stesso colore della maglia, probabilmente un vezzo della ragazza.

Quando l’ha conosciuta ci teneva così tanto a risultare sempre perfetta, in ordine, come se niente potesse sfiorarla che al primo approccio di lui gli si è sciolta in mano.

Nel grande salotto si sentono solo i respiri di lei, che pur avendo libero il naso, inspira dalla bocca per riempirsi i polmoni di quanta più aria possibile. Per l’uomo, più grande di lei di almeno una quindicina di anni e con tanta, molta più esperienza, è un segno dello stato in cui versa.

-Ci sei ancora?-
dice la ragazza non avvertendo più la sua presenza.

È incantevole così ridotta: conserva ancora una parvenza di compostezza, ma a lui non può sfuggire come muove il bacino sulla sedia, forse per trovare già sollievo anche se ancora non l’ha nemmeno sfiorata.
Non le ha messo lui la benda sugli occhi. Glielo ha semplicemente chiesto, come un favore personale e lei ha immediatamente acconsentito. Le uniche gentilezze concesse sono state prenderle gli occhiali da vista e guidarla con il tocco della mano sulla schiena per farla sedere.

Le manca principalmente il suo odore. Quell’odore maschile che prima poteva solo ricostruire dal furto del profumo di uomini che incontrava per strada. Ma adesso non più. Non le serve inventarselo, anche se al momento non è a sua portata. Ce l’ha impresso nella testa, sui vestiti, perfino sulla sua pelle. E per darsi coraggio solleva la mano destra, solitamente quella che sta così bene racchiusa in quella di lui più grande pronta ad accoglierla, e la porta al naso.

Lui la guarda compiere quel gesto e per un attimo è convito di avere di fronte un felino di grosse dimensioni, si immagina anche una codina che spunta da dietro e quest’ultimo particolare è già entrato prepotentemente nella lista di cose che le vuole far provare. Non oggi però.
A breve la raggiungerà, non è fatto solo per guardare. Ha bisogno di stringerla a sé, di sentire come è morbida la carne di lei e dell’inebriante sensazione che solo lei riesce a dargli.

Le sue scarpe costose risuonano sul pavimento di legno e nota il piccolo salto che fa sulla sedia al suono così cadenzato dei suoi passi. Quando le è di fronte e le ginocchia si sfiorano, la ragazza allarga le gambe per farlo entrare, cosa che riempie di orgoglio lui tanto da lasciarsi scappare un sorriso, il primo che lei non può guardare anche se le ha promesso che sarebbero stati tutti suoi.
Le braccia di lei invece di giacere inermi lungo i fianchi si arrampicano sulle gambe dell’uomo che le ha insegnato ad amare con tanto ardore. Mesi fa non avrebbe mai preso l’iniziativa ma sa che può fidarsi e le riesce naturale comportarsi secondo i suoi desideri.

Quando lui le chiede -Come ti senti, pequeña?-
prima di rispondere si è sporta in avanti, ha raddrizzato la schiena per portare in fuori il petto e nel contempo le sue piccole delicate mani sono risalite sulle cosce muscolose di lui.
-Ho…..ho caldo…-
si lascia sfuggire tastando la solidità del corpo di fronte. Adesso sì che può riempirsi le narici di lui, cosa che la tranquillizza e la eccita insieme.

Le accarezza la guancia paffuta, quasi da bambina, così come il colore che la tinge. Quel caldo rossore che è solito provocarle ogni volta in modi diversi. È come se volesse creare una memoria sensoriale di ogni loro esperienza, come se con lei potesse riempire una tavolozza pulita e usare tutti i colori che preferisce.
-No, no, no. Te l’ho già detto-
la rimprovera lui non togliendo la mano dal suo viso e anzi piegandosi un po’ per averla a pochi centimetri dalla bocca che già si sta riempiendo di saliva per la voglia di baciarla.

Deglutisce e l’uomo fa appena in tempo a spostare il pollice sul collo per seguire quel movimento erotico prima di riformulare la domanda in modo che la risposta che otterrà questa volta sia quella giusta.

-Devi essere esplicita. Dimmi cosa sta provando il tuo corpo-

Un leggero tremore di lei le fa rafforzare la presa sulle gambe e piegare in avanti la testa così che due onde di capelli si dispiegano ai lati del viso. Impossibile resistere alla tentazione di odorarli e stringerli tra le dita. Questa è un’altra cosa di lei che è cambiata da quando si frequentano: se prima erano sempre ordinati, lisci e rigorosamente portati con la riga in mezzo, ora sono liberi, selvaggi quasi. Gli piace quasi allo stesso modo sia quando è lei a tenerli così, a spostarseli per creare delle onde, che quando il responsabile di tanto caos è lui, lui che non si trattiene nell’afferrarglieli o strattonarli quando la mette sotto e si spinge in lei.
Prende un profondo respiro, rialza la testa così da toccare il naso di lui con il proprio e sussurrando dice:

 -Sento il cuore che pulsa nella testa, un fuoco nella pancia e una pulsazione in mezzo alle cosce. Ti prego…-

Quella supplica finale, quel modo di descrivere se stessa per dire che anche lei è eccitata ma la sensazione coinvolge l’intero suo essere, contrariamente a lui che ha convogliato ogni sensazione nel cazzo ormai angustiato per quello che è a sua disposizione e ancora non sta prendendo.
Deponendo un bacio leggero sulle labbra che la lasciano spiazzata sperando di ricevere di più, l’aiuta a liberarsi del maglioncino rivelando nient’altro che un reggiseno a coprirle il busto.

Si sente un bastardo fortunato quando indirizza lo sguardo proprio a quell’accessorio. Di pizzo colorato, la fantasia è quella di una quantità esagerata di fiori eppure il verde chiaro di fondo gli permette di intravedere le punte dei capezzoli rosa lì sotto. Non ha un seno grosso, così come tutta la sua figura a parte i fianchi generosi. Anzi è piuttosto minuta e questo la prima volta che l’ha avuta nel suo letto lo intimoriva un po’. Aveva paura potesse farle male o che lei non riuscisse a contenerlo tutto, ma si sbagliavano entrambi.

Si inginocchia di fronte a quella dea giovane. E lei annaspa quando se ne accorge, le sfugge anche un lamento di protesta perché deve abbandonare il punto in cui le sue mani riposavano.
Così seduta appare ancora più piccola e la distanza dalla bocca al collo e ancora dalle spalle alle costole non è così grande. L’uomo si prende qualche minuto per assaggiarla tutta. Prima le labbra che si poggiano appena, subito dopo la punta della lingua che usa per segnare dei punti strategici quasi stesse componendo una mappa del tesoro.
Ci hanno già giocato a questo gioco: lui le ha lasciato completa libertà di esplorare il suo corpo come meglio voleva. Erano ammessi mani, bocca, capelli, qualsiasi parte del suo corpo a toccare quello di lui. Ne era rimasto sorpreso quando l’ha vista alternare sapientemente tutte le sue armi per procurargli così tanto piacere che alla fine era stato costretto ad interrompere la cosa per non venirle addosso.

-Aah!-
l’urlo che emette è dovuto alla presa sulla vita da parte di lui che la strattona per portarla sul bordo della seggiola. Non riusciva a raggiungere la pancia, quel punto che sotto pelle sta ribollendo per lui come contenesse fuoco liquido. Le dita scavano nella pelle di lei, quattro dietro a sentire le costole e i pollici che massaggiano e fanno male, mentre la sua bocca vezzeggia tutto intorno all’ombelico e aspetta che siano i respiri di lei a dettare il ritmo di quando affondare e quando trattenersi.

La morde sul fianco quando la ragazza gli infila le mani nei capelli per trovare un appiglio oltre alle gambe che premono più o meno alla stessa altezza del corpo di lui ma con poca stabilità per via dei piedi che le scivolano sul parquet sotto.

-Hai ragione: scotti. Forse è meglio che io mi fermi.-

Un grido di protesta sostituisce le parole ragionevoli di lui. Lo sa in che stato è capace di ridurla e i due sono molto vicini a raggiungerlo. Il motivo è semplice: è una donna a cui piace essere presa, in tutti i sensi. Non è passività la sua, quanto un godere appieno delle attenzioni che le concede; sorprendersi ogni volta di raggiungere l’orgasmo anche se non sono occupati con un’attività che definiremmo sessuale. È ancora sconvolta al pensiero di lui seduto alla scrivania che leggeva e correggeva delle pagine, di come la penna che teneva in mano l’avesse fatta ingelosire a tal punto che poi l’aveva gettata via e sostituita con una delle sue, perché anche attraverso un oggetto voleva essere sempre lei quella che lui toccava, di cui si serviva.

Agita la testa a sinistra e destra per cercarlo e per dire ancora una volta No. Non mi piace che ti allontani così, ma come un mago che compie la sua magia la ragazza si blocca non appena lui si posiziona dietro, questa volta in piedi, e dalle spalle segue la lunghezza delle braccia fino ai polsi, per farle mettere le mani sulle ginocchia ora più vicine rispetto a poco fa.

-Non ne hai mai abbastanza-
constata lui e se ne rallegra. Siamo già a due sorrisi sottratti alla sua tenera amante. Dovrà fare ammenda.
Poi le cose prendono una piega diversa. Via qualsiasi premura o delicatezza.

-Sei stata brava oggi-

Inizia lui come le stesse spiegando una lezione di filosofia.
-Non hai badato alle tacite attenzioni dell’uomo col capello al museo-

Continua fornendo contesto e occasione in cui si è dimostrata tanto diligente.
-Non so di chi tu stia parlando-
ribatte allarmata.

È vero. Probabilmente lei nemmeno se ne è accorta di questo suddetto spasimante. Non lo fa per vanità, è del tutto inconsapevole del fascino che una come lei ha. La prima volta che lui l’ha notata nel locale che ora frequentano almeno una volta al mese a promemoria del loro primo incontro, non appena le ha incollato gli occhi addosso per abbeverarsi di tanta innocente bellezza, ha dovuto calcolare quanti altri uomini lì stavano facendo la stessa cosa. Ne ha contati 2 almeno, ma sicuramente se non l’avesse “reclamata” per sé ce ne sarebbero stati altri.

Non si vuole perdere in altri dettagli, l’aveva già convinto con il suo comportamento alla suddetta mostra: completamente assorbita dai quadri e dalla sua compagnia.
A questo punto arriva la parte migliore.
Tenendola sempre per i polsi sottili le fa mettere la mano sinistra sotto la gonna, là dove le sue cosce si separano e come se stesse suonando uno strumento spinge indice e medio con i suoi a toccare il punto più sensibile.
Il respiro che si insinua nelle sue orecchie è qualcosa di impagabile. È un sospirare trattenuto, a scatti, che nasconde solo la voglia di usare suoni più pieni.
La mano destra, invece, che sarebbe un peccato rimanga indaffarata, è all’altezza del seno, che prende a massaggiare. A differenza dell’altra è la sua mano ruvida che trova il contatto con la pelle liscia di lei che però non ha il coraggio di abbandonarla e gode del contatto del pizzo che si è frapposto tra loro.
La testa di lei ricade pesante sulla spalla dell’uomo che la sostiene andando in cerca di un suo bacio. Quando non ne può più lascia che lui continui e lo prende per la cravatta attirandolo a sé avida dei pochi baci che ha ricevuto in vita sua.

È un amante generoso, si lascia divorare con altrettanto trasporto quando sente i gemiti che rimangono incastrati tra le labbra di lei e la sua bocca. Lo fa impazzire che lei abbia adeguato il suo modo di baciare al suo volere. All’inizio era timida, come se usare la lingua fosse da signorina poco per bene, anzi come se non fosse per lei, troppo abituata ad essere identificata come la ragazza giudiziosa e gentile. È stato l’uomo a farle capire che le due cose possono convivere benissimo nella stessa persona. È questo che tanto lo affascina di lei: come in pubblico sia ancora quella donna riservata e composta; e quando invece si trovano soli scateni la femmina che giace sopita in lei nelle ore diurne. Quasi un vampiro che si risveglia per soddisfare la sua fame.

Una volta hanno passato un pomeriggio intero con lui sul divano e lei in grembo a fare “pratica” solo perché si sentiva svantaggiata da questo punto di vista. E se è vero che è inesperta però compensa in entusiasmo e curiosità. A lui piace essere il suo maestro, l’uomo che le sta facendo scoprire cose che mai nessuno le aveva detto e soprattutto insegnarle come il piacere possa essere qualcosa di condiviso, oppure egoista.

In questo momento l’egoista è lei. Si è girata di 45° intrappolandogli la mano tra le gambe e potendo così afferrargli ancora più saldamente la cravatta e baciarlo con più forza. Lo sente sorridere mentre lo fa, come se stesse compiacendosi della sua furia ma non le importa; finché continuerà a toccarla come sta facendo non ha di che lamentarsi.
Non deve badare troppo ai gemiti che escono da lei. Per la semplice ragione che se lo facesse interromperebbe quel gioco per spingersi dentro con tanta forza da lasciarle dei segni e un piacevolissimo dolore per tutto il giorno dopo.
Quindi lascia che sia lei a dirigere, e infatti la ragazza si alza in piedi e seppur più bassa di lui riesce a farlo stare alla sua altezza in modo che il bacio sia profondo e che la dita di lui continuino il massaggio sotto la gonna.
Come lei si è aggrappata alla cravatta, allo stesso modo lui trova nel collo sottile l’appiglio perfetto: è così piccolo che riesce quasi a far toccare la punta delle dita più lunghe e imprimendo una lieve pressione le fa piegare la testa esattamente secondo l’angolazione che più gli piace.

-Non te ne rendi conto, ma sei solita toccarti il collo quando sei presa in qualcosa-
le dice lasciando a malincuore quelle labbra succose e già rosse per gli attacchi che le ha riservato.

-È come se invitassi chi ti guarda a stringerlo-

Le parole, quello che le sta descrivendo agita ancora di più il corpo della giovane che, ora che ha la bocca libera, annaspa per la fantasia suggerita. Ma non risponde a parole, è muta di fronte all’uomo che le sta addosso e di cui sente l’odore e i muscoli forti premuti contro la sua carne morbida.
Privata della vista le sensazioni passano dal tatto per lo più, e ogni minimo cambiamento, dal pollice che spinge sulla gola alla coscia di lui insinuata tra le sue gambe per darle un po’di sollievo, tutto è più forte.
Non dimentica però la mano che ancora si trova là sotto e che non smette di massaggiarla, e stringerla, e poi che muove per seguirne col bordo la morbidezza delle pieghe anche attraverso il tessuto sottile degli slip.

-Noooo…-

Un urlo che si trascina nella stanza è il primo suono sensato che sfugge alla ragazza. L’uomo ha smesso di giocare con lei e si allontana così che rimanga orfana delle sue intime carezze e della solidità che le stava concedendo fino a qualche secondo fa.
Non può far altro che attendere in piedi. Non ha più punti di riferimento: la sedia sembra lontana e ancora di più quel calore che le percorreva il corpo e l’aveva accesa come una miccia.
Si passa insistentemente la lingua sulle labbra e manda giù una quantità di saliva che piano piano diminuisce perché avverte la mancanza di chi la provocava.
È come quando giochi da sola e ti annoi: non è la stessa cosa. Con un compagno è decisamente più divertente.

Lui la guarda.
Si perde a fissare quell’angelo che piano piano sta fuorviando. Dell’anima candida che aveva incontrato rimane ancora molto: inibizioni, desideri taciuti, una timidezza di fondo che però lo eccita in maniera viscerale.
Si caccia furente le mani in tasca quando vede come lei stringe le gambe per non lasciar sfuggire quel piacere che lui le stava dando.
Non sa se è in grado di continuare.
Abbassa il viso a terra e chiude gli occhi. Rialza con uno scatto la testa e fa un sospiro profondo.

Il Diavolo non ha ripensamenti si dice.

Agisce per puro piacere ed è esattamente quello che vuole fare.
Si ritrova a sorridere. Un ghigno molesto a increspargli il viso nell’esatto momento in cui la sua dolcissima vittima si ricorda di essere praticamente nuda dalla vita in su. Il balconcino che indossa è fine quasi quanto la sua pelle. Una trasparenza che la rende ancora più fatale per lui.
Ha una specie di ossessione per i vestiti. Il più delle volte è la fretta che lo porta a farci sesso con ancora un maglione addosso o i pantaloni appena abbassati, tanto basta per entrarle dentro. Ma a onor del vero vederla disordinata nel vestiario accentua la dissolutezza che vuole farle raggiungere. Ci è vicina. La sta addestrando molto bene e più la abitua a fare le cose in maniera rozza, improvvisata più lei sembra coprirsi quando è fuori dalla sua portata.

La ragazza salta sul posto quando ode dei passi prima allontanarsi, poi uno sportello che si apre, il tintinnio di vetri che si toccano, di nuovo lo sportello e poi nuovamente le scarpe di lui fattesi vicine.

Deglutisce.

E quell’azione non si perde agli occhi di lui.

-Mmh…-
annuncia la sua presenza con un gemito soddisfatto.

Immediatamente la ragazza si irrigidisce, o sarebbe meglio dire si mette all’erta ritrovandoselo di nuovo vicino. Nemmeno intuisce che osservarla sia per lui una vera soddisfazione. È come se si sentisse l’artefice di quella bellissima creatura, come se l’avesse generata lui stesso. Un demiurgo che plasma la creta.
E allo stesso modo ora segue col dito il profilo del corpo di lei. Sobbalza appena quando lo sente su di sé e sa che non deve muoversi o si perderebbe gran parte del divertimento.
Dalla spalla alla curva del seno, l’ombra delle costole che come cunette accolgono la punta dell’indice fino al bordo della gonna a vita alta dove infila il dito per strattonarla con tanta forza da premersela contro.

Apre la bocca quando cerca di mettersi nei suoi panni, di sentire quello che lei sta sentendo in questo momento.

Eccitazione?

Paura?

Desiderio?
  
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