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Autore: SweetAinwen    04/01/2019    1 recensioni
Sin Seo-Yun è un'assistente fumettista di venticinque anni con il sogno di diventare una fumettista professionale. La poca fiducia in sé stessa, però, la porta ad indietreggiare, rinunciando. Yun Ha-Eun, arresasi al pensiero negativo della sua amica, decide di festeggiare l'ennesimo primo posto vinto dal loro capo andando in discoteca per tirarle su il morale. Il mattino dopo, tuttavia, si risveglia con sette bellissimi e giovani ragazzi ad invaderle casa.
La domanda quindi sorge spontanea: "Cosa diamine è successo questa notte?"
---
- Non ci rendiamo conto che quel tesoro è inestimabile fino a quando non lo perdiamo. -
Genere: Comico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Wish Fulfilled.




 

Ancora una volta Kang Hyon-Su si aggiudica il primo posto con il suo nuovo webtoon, ora disponibile anche su carta. Le caratteristiche dei personaggi e gli avvenimenti provocano una marea di emozioni straordinarie e contrastanti, tenendo col fiato sospeso i lettori e non mancano i disegni con quei ritocchi eccezionali che danno agli occhi la loro parte. 




Sedute al loro tavolo da lavoro con sopra tre computer, uno al centro e i rimanenti ai lati di quest'ultimo, si diedero il cinque esultando come due bambine in un negozio di dolciumi.
- Deve ringraziare anche noi: abbiamo delle mani d'oro che rifiniscono ogni particolare dei disegni. - si vantò la ragazza dai capelli tinti di blu e le iridi marroni, muovendo le dita avanti e indietro.
- Modesta mi dicono. - commentò, scorrendo con il rollino del mouse la pagina delle recensioni inerenti al manhwa/webtoon. 
- Yah! Sin Seo-Yun! - la rimproverò dandole un colpetto sul braccio e la citata si toccò la parte lesa, la bocca semiaperta, non staccando gli occhi dallo schermo. - Siamo da premiare! Sei perfettamente a conoscenza del carattere schizzinoso ed esigente del nostro capo. - sussurrò, indicando con la testa la porta chiusa in fondo al corridoio. - Sono tre anni. - alzò il pollice, l'indice e il medio. - Tre anni che lavoriamo con lui e non ci ha ancora cacciate. - 
Le restituì il colpo, facendola gemere di dolore: - Lo so! Ma smettila con queste mani, Yun Ha-Eun! - le parlò con tono informale, riportando la sua attenzione sul PC e Ha-Eun inalò dalla bocca, producendo uno strano suono. 
- È questo il modo di parlare alla tua Unnie? - si finse stupita, il viso a pochi centimetri dalla sua guancia. 
Seo-Yun poggiò il dito sul suo naso, allontanandola: - Sei fastidiosa. - le fece la linguaccia e la giovane sussultò. 
- Ah! Il mio cuore! - esclamò teatrale, il palmo sul petto, tornando sulla sedia. - Dopo aver rivelato tutti i miei segreti di rimorchio, le bevute, le feste... Ingrata! - 
Seo-Yun ridacchiò, scuotendo la testa. Yun Ha-Eun, dalla personalità eccentrica e i modi di fare esuberanti, era sua collega di lavoro di due anni più grande, nonché amica stretta. 
Il loro incontro era stato abbastanza fuori dal comune: si trovavano di fronte al cancello di casa del loro futuro capo, Kang Hyon-Su, avevano premuto il campanello nello stesso istante, si erano guardate per secondi interi e dopodiché erano scoppiate a ridere. Non si sapeva il motivo, tuttavia si era creata una connessione tra le due, che le aveva fatte avvicinare in un batter d'occhio. Con lei era molto protettiva e affettuosa; non badava agli onorifici e a tutte quelle restrizioni, come le chiamava Ha-Eun, che impedivano secondo lei di vivere al meglio i rapporti d'amicizia e amorosi. Avevano il medesimo punto di vista.
- Allora? Come sta andando? - le domandò, aprendo una seconda pagina sul suo PC, iniziando a pigiare sulla tastiera. 
- Cosa? - alzò un sopracciglio, la testa inclinata di lato per osservarla.
- Il tuo webtoon. - Non ricevendo risposta fece sbucare la sua oltre il monitor, alla sua destra. - Seo-Yunie... -
- Non c'è nessun webtoon, Unnie. -
- Cosa?! - sgranò gli occhi - Di nuovo con questo tuo atteggiamento? - era più un'affermazione.
Seo-Yun fece spallucce e l'amica sospirò. Quando usava gli onorifici c'era di mezzo un discorso serio oppure fastidioso. In questo caso era certa che fosse irritante per lei.
- Ragazza, per quale arcano motivo stai rinunciando? - si avvicinò con la sedia girevole - È il tuo sogno! - Seo-Yun rimase immobile - Ya... Seo-Yunie... - le prese una mano tra le sue - guardami. - la bruna fece come chiesto - Smettila di indugiare. Sei brava! Hai talento! Perché sprecarlo così? - Seo-Yun abbassò lo sguardo e Ha-Eun si mise a braccia conserte, lasciandosi cadere sullo schienale. - Tu e la tua insicurezza. - scosse il capo, delusa. - Te ne pentirai, lo sai? -
Fissò la tavoletta grafica: - Lo so. -
Ha-Eun non aprì bocca, ritornando alla sua postazione.

Ora si trovavano per le strade, addobbate con addobbi natalizi come i vari negozi che stavano osservando. Seo-Yun ridacchiò nel vedere l'amica sprizzare energia da tutti i pori. Le festività le erano sempre piaciute, sopratutto perché si aveva più possibilità di incontrare qualche bel ragazzo. 
- Allora, compagna di avventure! - iniziò, intrappolandole il braccio destro con quello suo sinistro.
- Anche no. -
Strabuzzò gli occhi: - Ma...! Non ho nemmeno parlato! -
- Vuoi rimorchiare, come ogni santa notte che abbiamo libera. -
- Che c'è di male? -
Sorrise divertita: - Che concludiamo il tutto con una botta e via in discoteca. - Ha-Eun fece spallucce. 
- Ripeto: che c'è di male? - 
- Nulla. - rise. 
- Quindi andiamo! - enfatizzò, un pugno verso l'alto. - Festeggiamo il nostro risaputo primo posto come migliori assistenti fumettista! - 
Le diede un colpetto con il fianco: - Sei la solita animale da festa! - 
- Tu la pazza che segue l'animale da festa. - rispose vittoriosa, dandole un bacio sulla guancia che la addolcì. 
Seo-Yun notò un'anziana signora sulle strisce pedonali e, senza avvertire l'amica, che mise il broncio, arrancò nella sua direzione. 
Con un lieve inchino le porse la mano: - Posso esserle d'aiuto, halmonee? - domandò formale e con le labbra all'insù. 
- Oh, sì. Grazie mille, cara. - ringraziò posando il palmo su quello di lei, cominciando a camminare insieme. 
- Dimmi Cara, qual è il tuo sogno? - 
Il quesito colse alla sprovvista Seo-Yun, la quale replicò con titubanza: - Non ne ho uno, halmonee. -
- Ne sei sicura? - 
- Sì? - 
- È una enunciazione o un interrogativo? - 
- Non lo so. - 
L'anziana ridacchiò e, giunte dall'altro lato, si fermò : - Credi in te stessa e nel tuo sogno, tesoro. - le consigliò, la mano tra le sue. - Ce la puoi fare. - 
- La ringrazio, halmonee. - si chinò lievemente, intenerita dalla sua preoccupazione. 
- Ama te stessa, Seo-Yun. - e la lasciò. 
- Mi hai piantata in asso senza esitazioni. - le ricordò Ha-Eun, a braccia conserte. 
- Please! Forgive me, darling! - esclamò teatrale, i palmi delle mani congiunti. 
- Aish! Che dongsaeng degenere! - ghignò e le diede le spalle. - Per punizione mi offrirai da bere. - 
- Ma...! - Ha-Eun, senza voltarsi e fermarsi, alzò il dito medio. - Yah! Yun Ha-Eun! - rise, correndole dietro e saltando sulla sua schiena. 
- Ah! Mi sembra di avere una maiale sulla schiena! - 
- Yah! - 
Scoppiarono a ridere, tuttavia Seo-Yun era rimasta perplessa dalle parole fuoriuscite dalle labbra dell'anziana signora. 
"Come faceva a sapere il mio nome?"

La musica le rimbombava nelle orecchie, mentre era seduta al bar gustandosi il suo sesto martini, le gambe incrociate sensualmente. Ha-Eun era già in pista circondata da due ragazzi che la osservavano famelici e lei ridacchiò.
La sua unnie era davvero sfacciata, tant'era che i suoi genitori la definivano la pecora nera della famiglia. Perché? Perché viveva la vita come meglio credeva, come non volevano loro. Sbuffò. 
Quando dovevano andare dai suoi per una visita di cortesia, non celava la poca voglia che aveva di vedere le loro facce. Erano così... ristretti. Non si capacitava ancora del fatto che esistessero persone di quel genere! Si trovavano nel ventunesimo secolo, per l'amor del cielo! 
- Un altro, grazie. - urlò biascicando, indicando il suo bicchiere vuoto e il barista annuì.
Tirò fuori dalla borsa il cellulare e aprì KakaoTalk, accorgendosi che l'ultimo messaggio era di Yon-Ho. Sorrise cliccandoci sopra. 

Seo-Yun:
Come ti senti, oppa?
Yon-Ho:
Meglio, yeobo.
Seo-Yun:
Choi Yon-Ho! 
Yon-Ho:
Adoro prenderti in giro.
Seo-Yun:
Pensa a riprenderti, Chubby Yon-Ho.
Yon-Ho:
Ora sei tu.
Seo-Yun:

😝


Choi Yon-Ho era sia loro collega che parte della squadra. Il Trio dei pazzi, li chiamava adesso sua madre. Prima era Il Duo perché fin da piccoli facevano pazzie, poi si era unita Ha-Eun. 
Ricordava perfettamente il giorno in cui la invitò a pranzo per conoscere i suoi e sua madre, a fine serata, se ne uscì con un: << Ora non è più Il Duo dei pazzi. >> 
Purtroppo al lavoro fu assente a causa dell'influenza. Rimise al posto l'apparecchio elettronico, aggiustandosi gli occhiali da vista neri e tondi. Si stava annoiando e non desiderava affatto un Hook up. La mente era disinibita come il corpo e aveva la vista annebbiata.
- Credo di aver esagerato. - allungò le vocali, gli occhi chiusi mentre si reggeva il mento con una mano e il gomito sulla superficie piana.
Buttò un'occhiata a Ha-Eun, si alzò con lentezza, pagò il conto e arrancò verso di lei. Fu difficile raggiungerla, dati il suo equilibrio scarso e la gente che ballava.
- Io vado! Va bene? - le urlò per sovrastare il rumore assordante, dopo averle afferrato il braccio indicandosi con il dito.
- Ti accompagno. -
- No, no! - la bloccò sul posto, scuotendo il capo. - Casa mia è vicina. Continua a divertiti. -
- Sei sicura? Non ti reggi nemmeno in piedi. - disse, incerta se lasciarla andare. 
- Dici così ogni volta e poi rimani qui ad abbordare. - gesticolò ridacchiando, le guance rosse, la bocca impastata e le palpebre semiaperte.
Ha-Eun rise, annuendo ripetutamente. Era ubriaca persino lei, entrambe sarebbero finite per terra invece di reggersi l'un l'altra durante il tragitto. Appena varcò l'uscio, l'aria fredda le penetrò le ossa e avvertì dei brividi lungo la schiena. Strinse a sé il cappotto di pelliccia con una mano, aggiustandosi il vestito nero corto senza spalline. 
"Come mi è venuto in mente di indossare un abito del genere d'inverno?!", pensò con un grugnito. "Oh, già, è stata Ha-Eun!", portò gli occhi al cielo.
- Stai bene con quello, mettitelo e non fare storie. - la scimmiottò, mantenendosi con il palmo poggiato al muro. - Dannati tacchi! - esclamò, iniziando a toglierseli.
I piedi bollenti entrarono in contatto con il suolo ghiacciato, facendole tirare un sospiro di sollievo. Alitò, creando una piccola nuvoletta bianca. Il luogo si era spopolato e le sembrava di essere sola. Controllò l'orario: le tre e mezza. Fissò il cielo stellato e sorrise. In quel frangente vide una stella cadente e chiuse gli occhi.


<< Dimmi Cara, qual è il tuo sogno? >>
<< Non ne ho uno, halmonee. >>
<< Ne sei sicura? >>



Li riaprì. La fumettista, ecco il suo sogno, ma aveva paura, paura di non essere all'altezza. Come diceva Ha-Eun, tu e la tua insicurezza. Era brava nel disegnare fin da quando ne aveva memoria, era una dote che amava quanto sé stessa.
Non tutto però andava come si desiderava e lei lo sapeva bene. I suoi genitori la appoggiavano e non, un cinquanta e cinquanta. Da una parte non volevano che dedicasse il suo tempo su una causa che pareva persa e dall'altra che il suo sogno si realizzasse. Qualsiasi padre e madre volevano solo il meglio per i propri figli, giusto? 


<< Ama te stessa, Seo-Yun. >>


Intendeva che ora come ora non si apprezzasse per ciò che era? Che non si impegnava? 
- Per quale fottuto motivo me ne sto preoccupando?! - usò il dialetto, irritandosi. - Credi in te stessa, ama te stessa... Pensi che non lo faccia?! - continuò, guardando un punto indefinito davanti a sé. - Che nervoso! -
Si arruffò i capelli, per poi sospirare con tristezza. Si lasciò cadere di schiena sulla parete, fino ad accasciarsi. 
- Amare me stessa... equivale a farcela? - posò la fronte sulle ginocchia portate al petto, le braccia a peso morto ai lati dei fianchi.
Nelle sue orecchie riecheggiò lo schiocco di una paio di dita, che le fece alzare lo sguardo. Passi veloci, voci lontane ed estranee la invasero. Nella sua visuale entrò un volto, una chioma nera e iridi scure. Un ragazzo si era inginocchiato, ciò nonostante non riusciva a vederlo bene. L'alcool cominciava ad avere effetto.
- L'ho trovata! - lo udì gridare, voltando la testa alle sue spalle. - È tutto a posto. Ora ci siamo noi, Noona. - aveva usato un tono dolce, affettuoso, nell'istante in cui le accarezzava la guancia.
Era strano, si sentiva al sicuro. Avrebbe dovuto spaventarsi, allontanarsi, tuttavia non percepiva alcuna minaccia. Un'allucinazione? Pazzia? In seguito soltanto buio.

Mugugnò, mettendosi seduta e massaggiandosi le tempie. Si guardò attorno, registrando di trovarsi in camera sua. Non ricordava di esserci arrivata, Ha-Eun l'aveva scovata e portata lì? 
Si issò, stiracchiandosi. Prese gli occhiali e i loro panno posti sul comodino e mezza assonnata si avviò verso il bagno, aprendo la porta. Appoggiò gli occhiali sul lavandino e si sciacquò il viso. Avendo una gradazione molto alta Seo-Yun non vedeva quasi nulla senza essi, di conseguenza non si era accorta che, proprio a pochi centimetri, c'era qualcuno con le dita sull'asciugamano in vita e la stava fissando intensamente. Dopo essersi asciugata riprese i suoi occhiali e cominciò a pulirli con la pezzetta. Li indossò guardandosi allo specchio e sussultò, girandosi di scatto. Lo vide sorriderle dolcemente, riducendo lievemente gli occhi a due fessure. I suoi bulbi si spostarono sul petto di lui, dove gocce spavalde scivolavano indisturbate. I capelli rossi bagnati gli davano un'aria sensuale e dannata, le iridi nere come la pece sembravano solcarti l'anima. 
- Buongiorno, Noona. - mormorò informale, imbarazzato dalla sua occhiata penetrante.
La sua voce era profonda, da farti venire la pelle d'oca e rizzare i peli.
"Noona? È più piccolo?", rifletté inclinando la testa di lato. "Sta usando il tono informale?"
Sorrise: - Buongiorno a te. - ricambiò con lo stesso tono - Puoi fare colazione o andartene, decidi tu. - proseguì, avanzando verso la soglia e frenò. - Sei davvero messo bene. - si complimentò, fissandolo con un lato della bocca all'insù, facendolo arrossire. - Peccato che non mi ricordi la serata trascorsa insieme. - gli fece l'occhiolino e si diresse verso le scale per raggiungere la cucina al piano inferiore.
Il rosso rimase paralizzato. Aveva capito male, vero?
Seo-Yun trovò un bicchiere riempito a metà di acqua e una pillola sul piano snack. Prese quest'ultima e la portò alla bocca, bevendo poco dopo.
"Gentile il Dongsaeng.", ridacchiò. "Si è preoccupato della mia post-sbronza."
Sentì lo sportello del frigorifero e il rubinetto aprirsi. Corrugò la fronte. Come poteva una singola persona fare entrambe le cose? 
- Bisogna comprare cibo piccante. - si lamentò.
"Questa voce mi è familiare. Dove l'ho sentita?", rimuginò ponendo il bicchiere sul piano.
- Potresti andare tu. - ribatté apparentemente calmo.
"Non è la voce profonda di quel Dongsaeng.", constatò sgranando gli occhi.
Si girò. Due ragazzi, uno moro e l'altro bruno dalle spalle larghe. Il primo chiudeva il portello e il secondo lavava i piatti. Saettò i bulbi prima al giovane alla sua sinistra poi alla sua destra. 
- Da solo non vado, Hyung. -
- Jungkook, da quando hai paura di andare da solo in giro? - gli chiese divertito, chiudendo il rubinetto e posando la tazza sul gocciolatoio. 
Si mise a braccia conserte e con il broncio: - Non ho paura, ma mi piace avere compagnia. Sopratutto Noona. - Improvvisamente la fissarono, lasciandola di stucco. 
"Hanno percepito le mie occhiate, per caso?", sbatté ripetutamente le palpebre, mentre il tenero fanciullo di nome Jungkook le sorrise contento e il castano distese i nervi.
- Noona, ti senti meg...-
- Ho le allucinazioni. - lo interruppe, incamminandosi verso il soggiorno alla ricerca della sua borsa. 
I giovani si osservarono e il bruno fece spallucce. 
Seo-Yun portò la mano al petto, il cuore che batteva impazzito: - Oh, porco...! - quasi urlò, attirando l'attenzione dei presenti. - Ce ne sono altri quattro! -
Il primo, dai capelli viola, era seduto sulla poltrona bianca con una gamba sull'altra, un gomito sul bracciolo con il mento retto da un pugno e il libro tra le dita della mano destra.
Il secondo, dalla chioma argentea, era completamente sdraiato sul divano a due accanto al primo, le braccia dietro la nuca.
Il terzo, di fianco al secondo, dai capelli arancio, aveva un cellulare tra le mani e le gambe di quest'ultimo sulle sue ginocchia.
Il quarto, dalla chioma con sfumature rosate, a gambe incrociate sul pavimento con un manhwa sui palmi aperti.
- Noona! - esclamò il terzo, eccitato.
- Come va il mal di testa? - domandò il primo con dolcezza.
- Ti è passato? - continuò il quarto.
- Quattro qui, - sussurrò indicandoli - più quelli in cucina e nel bagno sono sette. - portò il pollice e le altre dita chiuse alle sue spalle. - Oh my God... Oh my God! - si scompigliò i capelli, sconvolta.
La borsa si trovava alla sua destra, sotto la TV a muro, accanto al mobile ad anta. Corse a prenderla, tirando fuori lo spray al peperoncino per poi farla ricadere. - Chiunque voi siate... uscite subito. - ordinò decisa, scandendo le parole, fermando i loro cuori.
- Credo sia impazzita. - il terzo chiuse di nuovo gli occhi, tentando di sdrammatizzare.
- Noona, perché lo spray? -
Osservò il ragazzo con il manhwa e alzò un sopracciglio: - Ma sei finto coglione o fai sul serio?! -
Sussultarono alla rabbia e al dialetto utilizzato dalla ragazza. Era infuriata, cosa che li spaventava e dispiaceva. In quel momento giunsero Fragola, che si era vestito, Castagna e Corvo. Percepirono subito l'atmosfera tesa. 
- Devo chiamare la polizia? -
- Noona. - spostò lo sguardo su Jungkook, l'unico nome che conosceva dei sette, che si avvicinava pacato. - Noona, sono io. - non rispose - Stanotte ti ho trovata seduta vicino ad una discoteca. -


<< È tutto a posto. Ora ci siamo noi, Noona. >>


Spalancò i bulbi. Ora ricordava! Quella voce!
- Non so per quale motivo avete questa confidenza con me, visto che mi parlate con tono informale come se mi conoscesse da un'intera esistenza, ma gradirei sapere... - li guardò uno ad uno, mentre loro rimanevano con il respiro intrappolato nel petto. - cosa diamine è successo questa notte?! - silenzio - Vi ho portati io e abbiamo fatto un'orgia? - si strozzarono con la loro stessa saliva, cominciando a tossire.
Aglio cadde dal divano, a Melanzana il libro, a Rosato il manhwa, Carota si piegò in due; Fragola si poggiò al muro, Corvo con i palmi sulle ginocchia e Castagna si dava dei colpetti al petto.
- Insomma! Chi diamine siete e perché non ve ne andate dopo il divertimento come fanno tutti?! -
- Jungkook, non hai sentito niente! Chiaro? - gli intimò Melanzana, afferrando il libro.
- Purtroppo no, Hyung. - ricevette un'occhiataccia.
- Ho i timpani perforati. - aggiunse Aglio, mettendosi questa volta seduto sul sofa.
- Noona! Cosa vai pensando?! - la rimproverò Carota, le guance infuocate e la testa bassa. 
- Non avrei mai creduto di sentire la mia Noona chiedermi cose oscene! - enfatizzò Rosato, coprendosi le orecchie.
Seo-Yun abbassò il piccolo contenitore, confusa. Non erano le reazioni che si aspettava. Quella innocenza da dove sbucava? 
Castagna si schiarì la gola: - Non abbiamo mai fatto... quello. -
- No...? - lui scosse la testa - Allora... - si rilassò - cosa ci fate qui? Chi siete? - lo vide sospirare. 
- Kim Seokjin. Ventisei anni. - enunciò Castagna. 
- Jeon Jungkook. Ventuno anni. - lo seguì Corvo. 
- Kim Taehyung. Ventitré anni. - disse Fragola.
- Jung Hoseok. Ventiquattro anni. - proferì Rosato.
- Park Jimin. Ventitré anni. - continuò Carota.
- Kim Namjoon. Ventiquattro anni. - aggiunse Melanzana.
- Min Yoongi. Venticinque anni. - concluse Aglio.
- Non c'era bisogno di rivelarmi anche la vostra età. -
Seokjin fece spallucce: - Prevenzione. - Lei annuì.
- Adesso il malinteso è chiarito. Io devo fare colazione. Potete andare. - sorrise - Grazie, prego, ciao. - e si incamminò verso la cucina.
I sette si fissarono, incapaci di metabolizzare ciò che era accaduto. Era davvero la loro Noona? Si issarono e la seguirono, fermandosi sulla soglia.
La vedevano andare avanti e indietro per la cucina, un macigno ingombrante sui loro toraci. Non volevano sbagliarsi, nonostante ciò l'atteggiamento di Seo-Yun confermava i loro sospetti dolorosi.
- Perché dovremmo andarcene? - non si erano accorti che Yoongi si era avvicinato, sedendosi al piano snack e puntando i gomiti su di esso.
Seo-Yun arrancò di scatto, adesso di fronte a lui con i palmi sul piano e il volto a pochi centimetri, facendolo sussultare leggermente: - Perché dovreste rimanere? - replicò sibilando.
Lo stupore dei sette incrementò come la fitta al cuore. Aveva davvero...?
- Perché ci hai creati. - sussurrò, inespressivo. 
Lo scrutò per un paio di secondi e successivamente sollevò un sopracciglio. Creati? Aveva bevuto di prima mattina? Sospirò. Non davano l'impressione di essere pericolosi e se lo fossero stati si sarebbe trovata sicuramente avvolta in qualche sacco dell'immondizia in piccoli pezzi. Quindi restare che opzione era? Avevano dichiarato che non c'era stato nessun coinvolgimento sessuale, il problema non si poneva.
- Non vi mostrate come minacce, almeno è ciò che il mio istinto crede. - proferì, scostandosi da Yoongi, a braccia conserte. 
Un flashback le attraversò la mente nel mentre i suoi occhi squadravano i fanciulli: una sensazione di familiarità si era impressa nella sua memoria, tuttavia durò un istante che dimenticò in fretta e scosse la testa.
- Comunque... cosa volete per colazione? Non sarò così cattiva da non farvi mangiare. -

DING DONG.

Il campanello suonò, facendo sobbalzare Seo-Yun che corse alla porta d'ingresso, osservando dallo spioncino con i ragazzi confusi. 
Successivamente schiacciò una guancia contro la superficie: - Ha-Eun! - sussurrò nel panico e sfrecciò alla velocità della luce in camera sua, iniziando a vestirsi.
- Seo-Yun? Apri! - 
I giovani si guardarono, indecisi se aprire o meno.
- Se Seo-Yun non ha aperto ci sarà un motivo. - proferì Yoongi, adesso sdraiato sul divano ad occhi chiusi.
Ha-Eun si stupì udendo una voce a lei sconosciuta, anche se non aveva capito cosa avesse detto: - Chi c'è lì? -
Namjoon si portò una mano sulla fronte, mentre gli altri scossero la testa e Yoongi fece spallucce.
- Non ho detto nulla di male. - mormorò atono.
Seo-Yun tornò di fretta, prendendo il giubbotto appeso all'appendiabiti, la borsa e il cellulare sul comodino in vetro al centro dei divani e della poltrona.
- Ok. - spostò l'attenzione su di loro - Mangiate ciò che desiderate ma, poi, dovete andarvene. Chiaro? - sussurrò, indicando la porta con l'indice, dopo la aprì richiudendola velocemente.
- Seo-Yun! - si chinò leggermente - Perdonami, perdonami, perdonami! -
La citata le diede un colpetto sulla schiena: - Aish! Ripagami con una serata per sole ragazze! -
- Call! - accettò e l'abbracciò contenta. - Aigoo! Dongsaeng! - allungò le vocali, mentre Seo-Yun la scimmiottava mimando con le labbra, gli occhi al cielo.
- Sì, sì! - la allontanò - Andiamo o faremo tardi. - e si incamminò, seguita dalla sua Unnie. 
- Comunque ho sentito qualcuno che parlava. - sorrise sghemba - Mi nascondi un manzone? - ricevette una sculacciata che le fece emettere un urletto.
- Se vuoi il manzo vai al supermercato. - ridacchiò.
Jimin, dopo esser sparite dalla sua visuale, si scostò dalla finestra sospirando e i presenti si rattristarono. Aveva completamente... dimenticato.

Seo-Yun tamburellò sul tavolo le dita, impaziente, ripensando ai ragazzi. Mancava poco alla fine delle sue ore lavorative. Aveva fatto bene a lasciarsi lì? E se fossero dei ladri? Dei truffatori? No, avrebbero già messo in atto qualcosa. Allora cosa? Cosa volevano? Sbuffò. Avvertì il suo cellulare vibrare e diede un'occhiata al display: Jimin. Sbatté più volte le palpebre, confusa. Jimin la stava chiamando? Lasciò perdere, continuando a rifinire il fumetto sulla tavoletta grafica. Forse era la sua immaginazione. Vibrò di nuovo: Yoongi. 
"Ma che diamine...?!", pensò sconvolta, afferrando l'oggetto elettronico. "Da quando ce li ho su Kakao?!"
Riprese vita, questa volta erano messaggi. Dovevano aver inserito i loro contatti senza il suo permesso.

Jimin: 
Noona... non possiamo rimanere? 
Jungkook: 
Noona, ti prego... ripensaci.
Namjoon:
Noona, te lo chiedo per favore... non cacciarci. 
Yoongi:
Se ci cacci non te la faccio passare liscia...
Hoseok:
Noona! Non facciamo nulla di male. Ti prego...
Taehyung:
Noona, lo so, può sembrare strano... ma ti supplico.
Seokjin:
Yah! Dongsaeng! Potresti trattarci... con meno cattiveria?



Le si bloccò il respiro. Cosa... Cosa stava succedendo...? Perché la supplicavano? Il suo lato altruista iniziò a presentarsi, battagliando contro quello razionale.
- Lo dicevo io che c'era qualcuno in casa tua! - la voce di Ha-Eun la spaventò facendole quasi cadere il cellulare.
La ragazza era alle sue spalle e aveva sbirciato per comprendere il motivo della sua agitazione.
- Yah! Vuoi vedermi morire di infarto?! -
- Moriresti prima per la troppa educazione fisica. - sorrise eloquente, facendole emettere un urletto disperato.
- Non è successo niente. - Ha-Eun alzò un sopracciglio. - Sono completamente caduti a terra quando ho chiesto loro se avessimo fatto un'orgia. - Ha-Eun si strozzò con la saliva, stupita.
- C'è più di un ragazzo?! -
- Mi sono risvegliata con uno in bagno, due in cucina e quattro in soggiorno! - enfatizzò gesticolando - Non so cosa sia capitato questa notte! Giuro! - si portò le mani al petto - E adesso mi stanno praticamente pregando di non farli andare via. - Ha-Eun protese la mano e lei capì, dandole il cellulare.
- Wow... Sembrano dei cagnolini che hanno appena ritrovato il loro padrone. - commentò leggendo - Ti hanno persino chiamata. - sbatté più volte le palpebre - Che siano dei pazzi scappati dal manicomio? - 
Seo-Yun negò con il capo: - Non lo so. Ma... non mi sento minacciata. - l'amica la fissò - In senso... mi sembra di conoscerli, però non ricordo bene. - 
Inclinò la testa di lato: - Compagni di scuola che hanno bisogno di aiuto? - Seo-Yun riprese l'oggetto elettronico dalle sua mani.
- Probabile. -
- Sei quel tipo di persona che dimentica facilmente se qualcosa non ti interessa. - si mise a braccia conserte - Avrai considerato i loro volti una perdita di tempo e adesso eccoti qui - la indicò - incapace di rammentare se lo sono o meno. -
- Non ho nemmeno il mio album delle superiori e mia madre, ovviamente, lo avrà messo da qualche parte nel dimenticatoio. - enunciò, indice e pollice sotto il mento, pensierosa. 
- Vuoi aiutarli... giusto? - issò lentamente lo sguardo e deglutì. - Seo-Yun... non c'è male nell'aiutare chi ne ha bisogno. Bisogna solo accertarsi che non siano falsi, il resto è bontà d'animo che verrà ricompensata. - si avvicinò con la sedia girevole - Se vuoi posso dare loro un'occhiata. - Seo-Yun annuì.

Varcò la soglia con Ha-Eun e per un attimo le loro labbra inferiori non finirono per terra come nei cartoni dopo aver acceso la luce. Il soggiorno era interamente messo a lucido, sembrava di vedere persino i luccichii.
- Non ho mai visto tanta lucentezza in questo posto. - Seo-Yun la osservò - Che c'è? - 
- Farò finta di non aver sentito. - si tolse le scarpe, seguita dall'amica e si fermarono al centro della stanza. 
- Che si siano arresi? - si chiese udendo solo quiete. - Almeno ti hanno pulito casa. Gentili. -
- Forse. - 
Le ultime parole famose. Non appena lo disse Seo-Yun adocchiò le teste di Jungkook, Taehyung e Jimin sbucare da dietro il divano, spaventandola. 
Ha-Eun sobbalzò: - Dongsaeng! Ho preso un colpo! - la rimproverò con il palmo sul petto.
Accorgendosi del suo sguardo seguì la sua direzione e rimase immobile. 
"Bellissimi!", fu il pensiero che le attraversò la mente.
- Noona... - la chiamò Jungkook, giocando con le dita.
Da lontano scorse Namjoon e Seokjin fermi sulle scale, mentre Hoseok e Yoongi dal muro adiacente alla cucina.
- Noona... - ripeté il primo e la ragazza trattenne il respiro.
Ha-Eun li studiò uno ad uno, assottigliando gli occhi. Le loro espressioni... C'era qualcosa nelle loro espressioni di così... familiare. Doveva li aveva già visti? 
- Seo-Yunie. - la citata avvicinò di poco l'orecchio, non distogliendo gli occhi dai ragazzi come Ha-Eun. - Credo di conoscerli. - la mora la fissò di scatto.
- Seria? - 
- Ma dove? - inalò dalla bocca, sforzandosi.
- Spremi le meningi e fammi sapere. - 
Ricambiò lo sguardo: - Yah! Spremile anche tu, visto che si trovano in casa tua. - Seo-Yun le fece la linguaccia.
- Noona. - la voce di Hoseok attirò entrambe - Sappiamo che è improvviso... che... non dovremmo... - cominciò, grattandosi la nuca e la diretta interessata si pentì di averli trattati male. - ma noi... noi...! - 
- Vogliamo restare qui. - proruppe Yoongi monotono e a braccia incrociate, beccandosi gli occhi di tutti. - Ho fatto prima io a dirlo. - si giustificò facendo spallucce. 
- Abbastanza diretto. - sussurrò Ha-Eun, presa in contropiede.
- Perché? -
- Perché ci hai creati. - 
Namjoon sospirò come Seo-Yun alle parole di Yoongi, mentre Ha-Eun lo guardò come se fosse uno strambo e i restanti scossero la testa. La sua schiettezza era pericolosa in certi casi.
- Wow. Diretto. - la mora osservò inespressiva l'amica, che sollevò le mani in segno di resa. 
- Ragazzi, se non vuole non possiamo costringerla. - disse Namjoon, arrancando verso di lei. - Non preoccuparti, vedremo di non disturbarti più. - le sorrise, ma lei capì che c'era qualcosa che non andava.
- Hyung! Non abbiamo un posto dove stare, come faremo? - le ricordò Jungkook, mesto.
Seo-Yun ci aveva visto giusto. 
- Troveremo una soluzione. - replicò Seokjin, ora vicino a Namjoon. 
In seguito li vide avvicinarsi alla porta, imitati dagli altri. La aprirono e lei percepì il torace pressato.
- Non ti vedo convinta. - spostò l'attenzione su Ha-Eun, che li indicò con il mento, le labbra all'insù e lei annuì.
- Fermi! - gridò con una mano in avanti e i ragazzi lo fecero. - Ho cambiato idea. - questa rivelazione riempì i loro cuori di gioia e si voltarono. - Potete restare. -
- Noona! - 
Vide i maknae venirle incontro a braccia aperte e lei urlò, ritrovandosi l'attimo dopo per terra con loro sopra. Ha-Eun scoppiò a ridere. Sembravano davvero dei cuccioli che ritrovavano il loro padrone!
"Che cosa ho fatto?!", rifletté Seo-Yun, tentando di scrollarseli di dosso.
- Diamo inizio alla festa. - annunciò Hoseok, sorridendo intenerito insieme a Namjoon, Seokjin e Yoongi. 

I giorni passarono tra Namjoon che rompeva oggetti, Jungkook che non smetteva di giocare ad Overwatch sul suo computer irritandola, Taehyung che quasi rompeva il joystick perché non riusciva a vincere un combattimento, Seokjin con le sue battute squallide; Yoongi che dormiva ovunque e rovinava l'atmosfera con la sua inespressività, Hoseok che urlava a destra e a manca muovendosi in modo strano facendo spuntare persino la sua faccia da cavallo, infine Jimin che ballava in qualsiasi situazione. Fuori casa? Peggio ancora! L'imbarazzo faceva da padrone e loro ridevano! Non si era mai sentita così in imbarazzo in vita sua! Doveva dire, però, che rideva spesso. Glielo fecero notare persino Yon-Ho e Ha-Eun.
Almeno la sua casa, costruita in stile americano da suo padre architetto, aveva tre camere per gli ospiti, un bagno al piano superiore e uno al piano inferiore. Insomma, nessun problema, giusto? No: le tre pesti classificati maknae non facevano altro che chiedere di dormire con lei. Come finiva? Con la loro vittoria nella maggior parte delle volte, ovviamente. Le poche occasioni in cui non capitava era per il semplice motivo che Namjoon e Seokjin li prendevano per le orecchie e li trascinavano nelle loro stanze. Seo-Yun maledisse il suo punto debole: l'aegyo.

Seo-Yun e Seokjin stavano preparando il pranzo sul piano lavoro, mentre Ha-Eun li guardava seduta al piano snack. 
- Potresti darci una mano, sai? - le fece notare Seo-Yun, non guardandola.
- Nah! Voi siete sufficienti. -
- Onestamente sono il migliore. - disse il ragazzo, mandando un bacio volante.
- Scansafatiche! Tornatene a casa! - la cacciò, finta arrabbiata e poi guardò Seokjin: - E tu, basta Narciso! - 
Ha-Eun rise insieme a Seokjin: - Aish! Di nuovo il dialetto. -
- Ragazze, qual è l'ape più difficile da digerire? -
Entrambe alzarono gli occhi al cielo: "Oh, no, non di nuovo!"
- La pe-peronata. - 
- Save me! - esclamarono le giovani, mentre Seokjin emetteva la sua risata scartavetro.
Jimin fece la sua comparsa: - Volete una mano a portare i piatti? -
- Sì! Tirami fuori di qui! - lo supplicò Ha-Eun, passandogliene due e afferrò i rimanenti, seguendolo in sala da pranzo.
- L'hai fatta scappare! -
- Lo so, sono un mito. - si vantò, un pugno sul petto. 
Seo-Yun lo fissò, sbuffando una risata: - Come fai ad avere tanta confidenza? -
- Perché sono senza prezzo. - sorrise, incuriosendola. - Le nostre vite ormai sono prezzi: in base a quanto vali hai fama, denaro e solitudine. - spiegò, elencando con le dita. - Tu, come me, non hai prezzo. -
Inclinò la testa da un lato: - Come lo sai, oppa? - Seokjin ridacchiò all'onorifico usato, visto che capitava di rado.
- Ognuno è speciale a modo suo, non si può screditare perché non segue i principi. - formò le virgolette con l'indice e il medio di entrambe le mani. - Non dar retta ai pregiudizi, sii fiduziosa e continua per la tua strada. Vali più di un semplice prezzo, Seo-Yun. Ciò che ti rende unica è il tuo carattere, la tua fantasia... tu. - 
Seo-Yun rimase colpita: - Seokjin-Oppa... -
Kim Seokjin poteva sembrare un narcisista, tuttavia non era quel tipo egocentrico. Era affettuoso, dolce e si prendeva molta cura degli altri. Era scrupoloso e pignolo, ma al punto giusto. Il fratello maggiore perfetto. Chi non lo vorrebbe? Pecche? Le sue battutine. Erano squallide e facevano ridere proprio per quel motivo. Non dimenticando il suo stomaco vorace! Quasi rimaneva scandalizzata nel vederlo mangiare porzioni intere di ogni genere, specialmente dei suoi cibi preferiti. Pareva di sfamare un esercito! Infatti lo chiamavano Dwaejin.*
- Ricordi? - 
- Mmh? -
- Non ti ricordano nulla le mie parole? Me? Noi? - indicò la sala da pranzo, riferendosi ai ragazzi.


<< Perché ci hai creati. >>


Le parole di Yoongi ritornarono in mente senza apparente motivo.
Seo-Yun sbatté le palpebre trascinando il capo di lato, assorta: - N... No? - Seokjin aprì la bocca e la richiuse all'istante. - Perché? - lui scosse la testa. 
- Nulla. - 
- Sicuro? -
- Mmh-mmh. - prese tra le dita due piatti - Porta questi di là. - 
Lei annuì, incamminandosi e in quel frangente sbucò Namjoon che la seguì con lo sguardo. In seguito osservò Seokjin che aveva la testa bassa e capì. 



Si trovava in soggiorno con Ha-Eun, di fronte alla televisione collegata alla playstation 4, posta all'interno del comodino ad anta.
- Com'è la convivenza con sette dei scesi in terra? - domandò l'amica, premendo i tasti del joystick, non staccando gli occhi dalla tv.
Sbuffò: - Bene, tranne quando iniziano ad imbarazzarmi per strada o combinano disastri in casa. -
- Ah! - rise - Lì sì che sono problemi! - concordò, conoscendo alla perfezione quanto siano difficili da gestire.
- A parte ciò sono niente male. -
- Oh sì, quello sì. - disse malpensante, ricevendo una gomitata sulla coscia. - Manesca! - esclamò con voce strozzata e Seo-Yun le fece la linguaccia.
- Mi hanno anche rivelato i loro sogni. -
La fissò per qualche secondo: - Le loro carriere? - annuì - E quali sarebbero? -
- Seokjin il sergente, Jimin il poliziotto, Yoongi l'architetto; Taehyung il sassofonista, Jungkook il tatuatore, Hoseok l'insegnante di popping dance e Namjoon il rapper. - Ha-Eun fischiò meravigliata - Si stanno impegnando molto nel realizzare i loro sogni. - 
- Cosa che tu invece non stai facendo. - quel commento la pietrificò facendo vincere Ha-Eun, che alzò un pugno vittoriosa: - Yes! Baby! - si rese conto solo ora che aveva parlato senza riflettere e la guardò. - Scusami... ma è vero. - mormorò le ultime parole e lei annuì consapevole.
- Lo so, Unnie. - Ha-Eun sospirò.
Dopo essere rimasta un altro po', adesso si trovava sulla soglia mentre guardava Seo-Yun e le accarezzò una guancia. Quest'ultima sorrise, non mostrando il suo stato d'animo. 
- Yah! Yun Ha-Eun! Ancora qui? - la citata spalancò la bocca.
- Ma sentitela! Aish! - le scompigliò i capelli. - Vado. Ci sentiamo, ok? -
- Yeah, girl! - ridacchiò, chiudendo la porta.
Inspirò, per poi buttare fuori l'aria, triste. Ha-Eun e Yon-Ho erano gli unici che credevano in lei con sincerità. La diretta interessata, però, aveva perso fiducia. I ragazzi si trovavano fuori per comprare addobbi natalizi, anche se lei non voleva. Palline e albero per una casa quasi sempre vuota? Per lei non aveva senso. Udì la sua tastiera musicale suonare e si diresse di sopra nel suo studio, accanto alla sua camera da letto.
- Yoongi? Credevo fossi con gli altri. - lui la guardò, non smettendo di suonare. - Sei bravissimo. Non ti avevo mai sentito suonare. - disse avvicinandosi.
- Mi rilassa. -
- Lo vedo. - si sedette sulla sedia girevole della sua scrivania - E ti rende anche felice. -
- Tutto ciò che ci piace fare ci rende felici. - la guardò - Come a te piace disegnare e ti rende felice. - Seo-Yun inspirò per poi espirare, osservandosi attorno. - Non sei felice di poter fare ciò che desideri? Non sei felice di volere diventare una fumettista? - 
- Come...? - 
- I tuoi disegni sparsi sulla scrivania mi dicono tutto. - lei portò l'attenzione sui fogli - Lo stesso vale per il tuo computer. -
- Oh, già. - ridacchiò, sentendosi stupida. 
- Posso constatare con disappunto che hai smesso. - 
- Perché dovrebbe essere un disappunto? - 
Yoongi premette con forza le dita sulla tastiera, producendo un suono fastidioso e deforme che provocò una smorfia sul volto della giovane. Avvistò Yoongi voltarsi con un'espressione irritata che la stupì.
- A causa di questo tuo comportamento stai soffrendo dentro. - lei deglutì - Se disegnare per te equivale alla felicità, dammi una motivazione valida per il tuo ritiro. - Seo-Yun aprì e chiuse la bocca, non sapendo cosa rispondere.
- Non rinunciare, Seo-Yun. - si alzò - Segui la tua felicità, ciò che ti piace e che ti porta alla felicità. - si avvicinò - Il tuo obiettivo è Fumettista? - poggiò le mani sulle sue spalle, piegando il busto per poterla guardare dritta negli occhi. - E Fumettista sia! Ti piace? Fallo! Sei felice? Continua!
Min Yoongi all'apparenza era freddo, schietto e menefreghista, in realtà era dolce e preoccupato per le persone a cui era legato. La sua pigrizia lo portava a non farsi coinvolgere facilmente e aveva anche capito che per farlo schiudere dal suo guscio ci voleva tempo, molto tempo. Era soltanto riservato e rispondeva a tono alle battute di Seokjin. Già, non impazziva per quelle, tant'era che ridevano anche per il modo serio in cui lo faceva! Poteva essere un intrattenitore, in un certo senso. Lo chiamavano Turtle. 
- Grazie, Yoongi. -
Sorrise: - Ora ricordi? -
- Eh? Cosa... dovrei...? - mormorò confusa e Yoongi si allontanò.
- Non ricordi queste caratteristiche? - le domandò, muovendo in senso circolare l'indice davanti al suo volto. 
Era il secondo a porle quel quesito. Ricordare quali caratteristiche? Erano davvero amici delle superiori come aveva suggerito Ha-Eun? 


<< Perché ci hai creati. >>


Aveva un senso? Creati? Cos'erano, dei robot? Forme di vita create da alieni con il suo DNA? No, stava sfociando nell'impossibile. 
- Ci ho provato. - disse ritornando inespressivo, per poi lasciare lo studio. 
Seo-Yun aggrottò la fronte: - Ma...! - sospirò scuotendo la testa - Che strano. - 
Yoongi tirò fuori il cellulare, poggiato al muro, aprendo Kakao e inviando un messaggio al gruppo. 


Yoongi:
Ho fallito.



Seo-Yun era al telefono con Yon-Ho e Ha-Eun, mentre quest'ultima non faceva altro che ripeterle quanto fosse fortunata ad essere circondata da sette bellissimi dei, con la prima che sbuffava peggio di un toro che mirava alla bandiera rossa e il secondo che rideva senza sosta.
Si sistemò a testa in giù sul divano, posizionando le gambe, una sull'altra, sullo schienale: - La smetterai una buona volta? - 
- Mai! - rise - Adoro prenderti in giro. -
- Sei come Yon-Ho! -
- Yah! Io sono qui, Yeobo. - 
- Per questo l'ho detto. - 
Inalò dalla bocca, producendo uno strano suono: - Aish! La mia dongsaeng usa persino il dialetto! - Ha-Eun e Seo-Yun risero. 
- Noona! - 
Tre voci differenti la chiamarono e trovò i maknae con i busti piegati da un lato, le loro teste all'ingiù con gli occhi dolci.
- Oh. Volete uscire? - li vide annuire dopo essersi drizzati.
- Vai, vai, Yeobo. - la presero in giro Ha-Eun e Yon-Ho, visto che sembrava una mogliettina che andava a spasso con i suoi maritini..
- Me la pagate. -
- Saranghaeyo! - cantilenò e Seo-Yun chiuse la chiamata. 

Andarono alla sala giochi, facendo ogni gioco immaginabile. Due contro due, uno contro uno e chi più ne aveva più ne metteva! Aveva notato che nel momento in cui un ragazzo provava ad avvicinarsi a lei i tre gli lanciavano saette di fuoco che la stupirono non poco. Sembravano fidanzati gelosi. Adesso passeggiavano per le strade di Seoul con Jimin al suo fianco e le altre due pesti davanti che si avvolgevano le spalle l'uno dell'altro con le braccia, giocando a carta-sasso-forbice e di tanto in tanto saltavano vittoriosi quando vincevano. Dopodiché Taehyung salì sulla schiena di Jungkook, che cominciò a correre mentre entrambi urlavano impazziti.
- Quei due sono i soliti. - 
- Noona? - la chiamò Jimin.
Lei lo fissò, trovandolo sorridente e inclinò il capo di lato, interrogativa, successivamente spostò l'attenzione verso il basso, trovando la sua mano a palmo aperto. Voleva che si tenessero per mano? Riportò lo sguardo sul suo viso e lui annuì con le guance rosse. Scosse la testa intenerita e l'afferrò. Il volto del giovane si illuminò. 
- Noona! - sentì Jungkook urlare da lontano e lo guardò. - Fighting! - allungò le vocali, portando i pugni verso l'alto. 
- Show yourself! - lo seguì Taehyung.
Rise di gusto. Questi atteggiamenti extra erano favolosi! Erano posseduti da forze misteriose, per caso? Jimin iniziò ad ondeggiare le loro dita intrecciate avanti e indietro, gli occhi letteralmente chiusi e le gote che parevano dei ripieni. Seo-Yun ne rimase incantata: sprizzava energia anche per dettagli insignificanti.
- Apprezzi così poco? -
- Questo poco un giorno potrebbe sparire. - osservò di fronte a sé - E io voglio godermelo finché posso. Sono proprio le piccolezze del mondo che attirano e che fanno muovere i primi passi verso il futuro, come un semplice sorriso. - la guardò - Non credi, Noona? - sorrise.
- Ogni persona è capace di tutto. - si intrufolò Jungkook, adesso di fronte a loro come Taehyung. - Se la volontà e la determinazione sono forti raggiungerai il tuo sogno. Dai il meglio di te, Noona. - la indicò, la testa di lato. - Con questo le tue vette si alzeranno fino a non essercene, perché le avrai superate una ad una. - 
- Nascondere ciò che provi, che desideri per non deludere e piacere agli altri è una perdita di tempo. - aggiunse Taehyung con dolcezza - Ti intorpidirà a tal punto da renderti apatica e non è giusto. Tu hai una personalità, pensieri, desideri! - li contò sulle dita - Sii te stessa, Noona. -
Jimin rafforzò la presa: - Apprezza le piccole cose. - 
- Rimanendo te stessa. - continuò Taehyung, prendendole la mano libera.
- Dando il meglio di te stessa. - finì Jungkook, appoggiando i palmi sulle sue spalle dopo essersi messo di fronte a lei. 
Aveva gli occhi lucidi: - Grazie, ragazzi. Siete davvero dei cuccioli. -
I maknae ora avevano i cuori più leggeri. Potevano essere la sua fonte di energia, coloro che le avrebbero fatto dimenticare i problemi che la attanagliavano e aiutata ad andare avanti nel proseguire il suo sogno. E volevano farlo per sempre. 
Park Jimin a prima vista era timido, perdeva facilmente l'equilibrio inciampando sui suoi stessi piedi per poi metter su un faccino da mochi, tuttavia era dolce, premuroso, umile, altruista. Le parlava in modo affettuoso, quasi come un dongsaeng che chiedeva consigli alla sua Noona con cui aveva un rapporto unico. Infatti era così, soprattutto sul suo voler essere un poliziotto. Lo soprannominava appunto Mochi o Chim Chim, simile al dessert giapponese che era morbido all'esterno e delizioso all'interno.
Jeon Jungkook stava sulle sue, tanto da sembrar introverso, ciò nonostante una volta presa confidenza era una vera furia incontrollabile, tanto da doverlo legare ed era un burlone esagerato che la faceva esasperare tra le risate. Era caparbio e pragmatico, però considerevole. Insieme a Seokjin era il membro che non la smetteva di farle perdere quasi il respiro e di trovare le guance infuocate dal divertimento. Lo definiva Kookie, simile al biscotto che era croccante fuori e buono dentro.
Kim Taehyung si imbarazzava spesso e facilmente, particolarmente in sua presenza, intenerendola, ma era estroverso e simpatico. A volte lo beccava con lo sguardo fisso nel vuoto, come se stesse pensando profondamente e lo stuzzicava chiamandolo Blank TaeTae. La sua innocenza, per giunta, era ciò che più la trascinava a provocarlo con battutine poco caste. Sinceramente, su questo punto di vista, lo erano tutti: puri
Voleva proteggerli, aveva quell'istinto fraterno che provava soltanto per Ha-Eun e Yon-Ho. 
- Ora ti ricordi? - spostò l'attenzione su Jimin - Di noi? - li fissò uno ad uno.
Ancora. Ancora la stessa domanda.


<< Perché ci hai creati. >>


Sospirò. Cosa doveva rispondere? Sì, no, non lo so? Che si sentiva a casa in loro presenza e che avrebbe voluto rimanere così per sempre? Che quella sensazione di conoscenza non era andata via?
Percepì un leggero spostamento della sua mano e ritornò alla realtà. Jimin aveva mosso la sua per risvegliarla.
- Fa niente, Noona. - sorrise tristemente Taehyung - Ora andiamo, è buio da un pezzo. - lei annuì, venendo trascinata delicatamente da Jimin.
I tre giovani cercarono di nascondere la loro amarezza dietro quei sorrisi allegri e, tornati a casa, i loro hyung compresero che avevano fallito.



Seo-Yun e Hoseok camminavano con tra le mani due buste ciascuna, mentre la prima osservava il secondo fare piccoli saltelli contento. Il cibo era finito e avevano fatto un salto al supermercato per comprare il necessario. 
Con sette persone in più finiva in men che non si diceva, tanto da spaventarla. 
"Loro non sono persone, sono animali!", pensò, rammentando come ore prima aveva trovato il frigo che doveva essere colmo di alimenti per almeno un mese e mezzo, cioè vuoto.
L'avevano guardata con un sorriso a trentadue denti e gli occhi da cuccioli, in seguito Hoseok si era proposto di accompagnarla a fare compere. Eccoli lì, con Seo-Yun che si domandava come poteva essere così pieno di vitalità in ogni momento della giornata e Hoseok che con la sola vicinanza della sua Noona aveva l'umore alle stelle. 
- Cosa volete per cena? -
- Qualsiasi cosa preparato dalla nostra Noona è speciale. -
Seo-Yun ridacchiò alla solita replica: - Nessuna preferenza? Sicuro? Posso cucinare quello che vi piace, se volete. Non dovete fare complimenti. - lui dissentì con il capo - Va bene allora. Noona condurrà le tue papille gustative in paradiso con qualsiasi cosa come sempre. - Hoseok avvertì le guance andare a fuoco - Non pensare male. - sorrise sghemba.
- Non lo sto facendo! -
- La velocità con cui hai risposto e quel rossore fanno pensare il contrario. - gli fece notare divertita e Hoseok rise leggermente, imbarazzato.
Rimasero per qualche minuto in silenzio, con il sole che pian piano calava.
- Rammenti che ti ho rivelato di voler diventare professore di popping dance? - disse di punto in bianco, lasciandola sorpresa.
- Ti deve piacere molto quella danza, eh? -
- Esattamente. Mi fa sentire libero e poter assaporare quella libertà con ciò che la accompagna mi riempie di gioia. Poter seguire i propri sogni è ciò che più ci motiva a dare il meglio di noi, fregandocene di chi crede sarà un fallimento. - a quelle parole Seo-Yun guardò in basso, un macigno ingombrante sul cuore. - Sei felice, Noona? - 
- E questa domanda improvvisa? -
- La tua felicità è la mia felicità. - questa dichiarazione le scaldò il petto, fermandola e Hoseok si girò completamente verso di lei. - Se sei felice, vivi la vita con semplicità e i tuoi sogni possono realizzarsi circondandosi di energia positiva. - appoggiò le mani sulle sue spalle, dopo aver lasciato cadere le buste sul suolo, gli occhi lucidi e il labbro inferiore all'infuori. - Sii felice, ok? - la ragazza spalancò la bocca, stupita. - Mmh? Mmh? -
"Sta facendo l'aegyo? Sul serio?", constatò mentre le spalle iniziarono a tremare, dopodiché scoppiò in una risata sincera.
Gli occhi di Hoseok si illuminarono. Finalmente... Finalmente rideva! E anche di gusto! Poteva esserle di conforto, starle vicino, essere... la sua speranza
Jung Hoseok era colui che gli trasmetteva più gioia. Con il suo carattere ottimista e speranzoso tirava fuori quell'allegria che non rammentava di possedere. Le sue espressioni facciali, il modo di parlare, di muoversi... lo faceva con uno stile così extra a tal punto da domandarti: << Ma questa persona esiste davvero? È stata mandata per rallegrarmi? >>. Per questo viene definito Hope.
- Vedrò di esserlo. - riuscì a dire con difficoltà.
- Ora ricordi? - lo fissò - Ti ricordi di me? Di noi? - si indicò con gli indici, mostrando i denti. 
Stesso quesito, medesima sua replica: scena muta con sguardo penetrante. Cosa doveva ricordare? Per quale ragione erano... legati a lei?


<< Perché ci hai creati. >>


Le parole di Yoongi erano un mantra. Fastidioso, strano... da pazzi?
- Noona... - Hoseok la riportò alla realtà, notando che aveva ancora i lati della bocca all'insù. - sono felice comunque: mi stai dando la possibilità di rimanerti accanto. - confessò, straziando il muscolo cardiaco di lei, e la prese per mano. - Andiamo, Seo-Yun- Noona. - e la trascinò delicatamente. 
Osservò le loro dita intrecciate. Erano calde, rassicuranti, ferme... in netto contrasto con il tornado emotivo del ragazzo che ringraziò di trovarsi più avanti di lei, perché una lacrima indesiderata gli solcava la gota.

- Siamo tornati! - avvisò con Hoseok che chiudeva la porta con un piede e Namjoon che prese due buste dalla ragazza.
- Noona! Ho fame! - 
Rise udendo la voce di Jungkook dal suo studio: - Lo so, Kookie! - urlò di rimando, arrancando verso la cucina seguita dal sopracitato.
Yoongi aiutò Hoseok, rifilandogli un'occhiata eloquente e quest'ultimo chiuse i bulbi negando col capo. Al che Yoongi sospirò mentre gli altri, speranzosi in un cambiamento, persero vitalità. 

Ancora niente.



Si trovava nel suo studio, seduta alla scrivania ove erano collocati disegni, computer fisso e tavoletta grafica, lo sguardo perso nel vuoto e tra le dita la penna digitale. Sospirò. Fumettista... voleva esserlo con tutto il cuore. Quindi perché non andava avanti? Non ci provava? Tirarsi indietro era la scelta migliore? Mille domande le frullavano in testa, specialmente su come mettere da parte quella sua maledetta insicurezza. C'era un modo? O era colpa sua che permetteva alle sue paure di controllarla? La sua attenzione cadde sulla cartella alla destra dello schermo: << Webtoon. >> Aggrottò la fronte e afferrò il mouse, trascinando la freccina verso essa per aprirla.

CRASH

Si alzò di scatto e si diresse verso il rumore, trovando Namjoon in cucina che adesso la guardava mortificato. Tirò un sospiro di sollievo nel vedere che si era rotto soltanto un bicchiere. 
- Mi dispiace, non volevo. - si scusò, abbassandosi per raccogliere i cocci. - Pulisco io, Noona, non preoccupa...! - 
Seo-Yun alzò gli occhi al cielo: "Ci risiamo." 
- La tua goffaggine mi lascia senza fiato. - ridacchiò, disinfettando le piccole ferite sulle dita destre seduti al piano snack.
- Scusami... -
- Meglio un bicchiere facilmente comprabile che un Namjoon in sala operatoria, non credi? - sorrise dolcemente, venendo ricambiata. 
Il cuore di Namjoon si placò e la mente si rilassò. La sua Noona era la migliore, riusciva a calmarlo come se niente fosse. Era davvero speciale... una donna forte, indipendente, sognatrice. Però... per qualche ragione aveva smesso di sognare.
- Perché non stai continuando? -
Lei chiuse il kit del pronto soccorso: - Cosa? -
- Il tuo sogno di diventare fumettista. - si bloccò, presa alla sprovvista. - Sai... sono considerato il più intelligente del gruppo. - lo guardò - E risolvo la maggior parte dei casini che quelle pesti combinano. - sorrise, indicando col mento il soggiorno alle sue spalle, ove provenivano urla di giubilo, riferendosi ai maknae che adesso giocavano alla play.  
- Tu ti addossi troppe responsabilità, Namjoon. Non hai paura di cedere? -
- Certo. Ma non per tale motivo devo rinunciare a ciò che mi potrebbe rendere la vita migliore. Bisogna affrontare le proprie paure, ansie... difficoltà. Nulla ti è dovuto di diritto, devi lottare a testa alta. Questo si chiama essere maturi, Noona. Persino chiarire i malintesi è da persone mature. - le sorrise di nuovo, mostrandole le sue adorabili fossette.
Kim Namjoon poteva essere un pasticcione, ma era passionale, tenace e testardo. Era talmente maturo da non sembrare un ventiquattrenne. Si assumeva la responsabilità di ogni errore o equivoco causato da uno di loro, risolvendo il tutto con esperienza e in maniera civile. Si sentiva più una dongsaeng. Era un bene o un male? L'unica cosa certa era che si sentiva al sicuro, a suo agio, tanto da rilassarsi e addormentarsi con il capo sulle sue ginocchia quando si sedevano sul sofa. La pecca era che distruggeva ogni singola cosa che toccava, letteralmente. Dio della Distruzione gli si addiceva davvero. Sorrise dolcemente.
- Ora ricordi? -
Erano fissati, eh? Questo mistero stava iniziando a stancarla e a farla sentire pesante. Il loro umore cambiava drasticamente in seguito alla sua riposta negativa, tuttavia non le rivelavano nulla e non era giusto.
Si stava spremendo le meningi e loro non aiutavano più di tanto!
- Namjoon... cosa devo ricordare precisamente? Che caratteristiche? Voi in che senso? Siete compagni delle superiori? - diede finalmente voce ai suoi pensieri.
- Non siamo compagni di classe, siamo... - si fermò e scosse il capo. - Niente. Non mi crederesti. -
- Credevo non scappasti dalle difficoltà. -
- Se quella difficoltà, però, è considerata impossibile dal tuo interlocutore non ha senso scovare una soluzione. Deve essere una collaborazione, non unilaterale, Noona. - le sorrise ancora e si alzò, dirigendosi verso le scale, lasciandola a rimuginare e quella cartella sul suo desktop finì nel dimenticatoio.
Namjoon, puntando lo sguardo in alto, beccò i ragazzi che avevano origliato la conversione e mostrò le fossette con un velo di tristezza. Adesso dovevano far finta di nulla, indossare la maschera per non farla sentire in colpa, di nuovo. 

Quando li avrebbe lasciati questa agonia?



Aprì gli occhi, avvertendo un tepore piacevole che le avvolgeva il corpo. Abbassò lo sguardo e sbuffò intenerita. Taehyung aveva la testa nascosta nell'incavo del suo collo, mentre le braccia le stringevano la vita come Jimin, che dietro alle sue spalle aveva il petto a stretto contatto con la sua schiena e il respiro sul suo collo. Dietro Taehyung c'era Jungkook con il capo poggiato sui piedi del rosso e le gambe che lo abbracciavano. 
Cercò di alzarsi, facendo attenzione a non svegliarli, e si infilò le pantofole. Prese gli occhiali e uscì per andare in bagno, dopodiché in cucina dove si sedette al piano snack. Teneri ma fastidiosi. Si massaggiò le spalle con una piccola smorfia di dolore.
- Non ti hanno lasciata dormire, vero? - domandò Jin rallegrato, sedendosi accanto a lei mostrandole il vassoio con la colazione, che afferrò sbuffando.
- Noona, ti prego, vogliamo soltanto dormire con te. - li scimmiottò - Porco...! - si bloccò e guardò Jin, che ricambiava con uno sguardo ammonitore. - Oh, andiamo! Non mi abituerò mai a non bestemmiare! - iniziò a giocare con la zuppa - Meno male che il mio letto è matrimoniale. -
Jin ridacchiò. Erano passati giorni da quando aveva cominciato questa convivenza con i sette ragazzi. Non facevano altro che combinare guai! Erano davvero... appiccicosi. Molto. Non la lasciavano un attimo in pace, come se avessero paura di perderla. 
- Jin? -
Aveva scoperto che il ragazzo le permetteva di non usare gli onorifici, cosa alquanto strana visto che gli altri invece li inceneriva con un'occhiata se soltanto avessero osato. Ma per quale motivo?
- Mmh? -
Lo fissò: - Perché siete così attaccati? - lui si immobilizzò - Cos'è che vi tiene incollati a me? -
Il silenzio circondò il posto, rendendola ansiosa.
- Tu sei la nostra ancora, il nostro pilastro fondamentale. Senza te... noi non saremmo qui, Seo-Yun. - la voce era triste, tuttavia il sorriso che le rivolgeva era dolce e affettuoso.
Le si scaldò il cuore, però non capiva. Non ci riusciva. Pilastro fondamentale per cosa? Ciò la mandava solo in confusione.
- Davvero... non ti ricordi di noi? -
- Credi porrei questa domanda, altrimenti? -
Jin non fiatò, si rialzò e ritornò sul piano lavoro: - Preparo la colazione per gli altri. -
"Per quale ragione non me lo dice?", rifletté tristemente.
Stava provando sensi di colpa immotivati. Dopo aver mangiato si drizzò, andò a vestirsi e successivamente si incamminò verso la porta d'ingresso indossando il giubbotto, prendendo la borsa e uscire.
- Non so se è ostinata o stupida. - disse Yoongi, appoggiato al frigorifero a braccia conserte.
Jin spostò l'attenzione su di lui, sorridendo triste: - Come hai potuto notare, dirle la verità non è servito a nulla, visto che non ci crede. Semplicemente non ricorda. Con tutto lo stress di questa vita frenetica è facile dimenticare. -
- Non ci si dimentica facilmente una parte di sé. - 
- Yoongi-Hyung, non cominciare. - lo esortò Namjoon, scendendo le scale insieme agli altri.
- Non siete stufi? - 
- Certo che lo siamo, - rispose Hoseok - ma se non ricorda... -
- Non è colpa sua?! - concluse Yoongi, adirandosi. - Fino a quando non sarà colpa sua?! - indicò la porta da cui era uscita - Perché non vuole ricordare?! -
- Non vuole? - domandò confuso Jungkook. 
- Sì. Sono passati giorni. I nostri sogni, le nostre personalità, modi di parlare, di comportarci sarebbero state d'aiuto, no? - silenzio assoluto - Come può non riuscire a ricordare, quando non vuole ricordare? - sibilò, per poi farsi spazio tra loro per raggiungere lo studio, lasciandoli soli nella loro consapevolezza.

Stavano iniziando a perdere le speranze.

Camminava per i negozi con Ha-Eun, con tra le dita dei frappuccini. Avevano la giornata libera e la sera precedente si erano organizzate per oggi come giornata per sole ragazze. Seo-Yun però aveva la testa altrove.
- Ci sei? - 
Si risvegliò: - Ah? Sì, sì. -
- Ti stai preparando mentalmente? - le domandò, succhiando dalla cannuccia e confondendola.
- Perché? -
- Oggi è venticinque, giusto? -
- Quindi? -
- Quindi cosa succede il venticinque dicembre di ogni anno? -
Sgranò gli occhi, fissando davanti a sé: - Oh, God! -
- Esattamente. -
- Cena con la famiglia! - esclamò nel panico, mentre Ha-Eun lo disse con calma.
- Aggiornami su tutto quello che ti dicono e io provvederò a smentire. - sorrise e Seo-Yun ridacchiò.
- Vale lo stesso per te. - 
Ha-Eun sbuffò: - Save me! - portò le braccia al cielo, teatrale.
- Me too! - la imitò.

Il giorno successivo eccola lì, a tavola con i suoi famigliari. Zii, nonni e cugini. La casa, costruita dal padre, era abbastanza grande da ospitare almeno quaranta persone. Beh, parecchie.
C'era una variante questa volta: sette ragazzi. Non ragazzi qualunque, proprio quelli, sì. Era seduta tra Jungkook e Namjoon. Taehyung accanto al primo e Seokjin, con accanto Hoseok, al fianco del secondo. Yoongi invece, con accanto Jimin, vicino a Taehyung. I presenti scherzavano e ridevano insieme a loro, mettendola in imbarazzo. Perché? Perché non facevano che raccontare loro la sua infanzia e di come alle superiori si sforzava nel seguire ciò che era impossibile.
"Qualcuno mi salvi!", chiese aiuto esasperata, scompigliandosi i capelli. 
-  Dovevate vederla quando sventolava le mutande al vento. - parlò Yon-Ho, un bicchiere di soju tra le dita, ricevendo occhiate inceneritrici da parte dei sette e il ragazzo bevve un sorso, ridacchiando. 
Seo-Yun cercò di trattenere le risate a quella scena.
Agli inizi della convivenza, c'era stato quel giorno in cui lei e Yon-Ho erano usciti dopo che quest'ultimo si era ripreso dalla febbre. Improvvisamente erano sbucati dal nulla con fare minaccioso e i Maknae l'avevano presa per le braccia, allontanandola.





Provò a divincolarsi: - Ma che fate?! -
- Yah! Cosa ci fai con la nostra Noona? - usò il dialetto Jungkook. 
- Sarai anche suo cugino di quinto grado, però rimani comunque un uomo! - continuò Taehyung, prendole la mano.
- Ma voi siete dei veri stalker! - li guardò spaventata.
Com'erano a conoscenza della sua parentela?!
- Quindi sono loro? - Yon-Ho si mise a braccia conserte, divertito e Seo-Yun lo fissò. - Me ne ha parlato Ha-Eun. -
Jimin le si avvinghò al braccio: - È stata Yon Ha-Eun-Noona ad avvisarci. -
"Quella fottuta bocca larga di una Unnie!!", pensò con un tic all'occhio sinistro.

Ha-Eun, seduta sul suo letto, starnutì. 
Tirò su col naso: - Credo di essere stata beccata. - ridacchiò divertita - Domani mi attende una cazziatone. -

- Non preoccupatevi. - ridacchiò alzando le mani in segno di pace - La Noona è tutta vostra. Ci si becca, Yeobo. - le fece l'occhiolino, facendo dietro front e sorpassando gli altri, che lo seguirono con lo sguardo.
- Chubby! Aspetta! -
-
Chubby? - Jimin aggrottò la fronte.
-
Yeobo...? - ripeté Seokjin, gli occhi a due fessure.
- Quel tizio deve starle alla larga. - commentò inespressivo Yoongi, le mani nelle tasche del giubbotto.
Namjoon inclinò il capo di lato: - Concordo con piacere questa volta. -
- Io lo trucido se si avvicina. - mormorò con il broncio Jungkook.
Ora aveva i loro bulbi incollati sulla sua figura, facendola deglutire. Oh, holy water!
- Save me... - sussurrò con voce strozzata. 






Sorrise. Erano dei fottuti gelosi combinaguai! 
- Adesso è una donna forte, indipendente, lavoratrice. Sono contento di conoscere una persona con la testa sulle spalle e che sappia decidere in maniera matura e semplice. - le parole di Seokjin le scaldarono il cuore e intenerirono i suoi parenti.
- Spero non stia causando problemi. -
"Dovresti domandarmi se sono loro a crearmi problemi, Madre.", pensò reggendo il mento con una mano.
- In realtà siamo noi a doverci scusare per il disturbo. - proferì Namjoon, abbassando leggermente la testa.
- Oh, guardateli! Sono così educati e gentili! - si complimentò la nonna paterna - Sono dei bellissimi regali di Natale mandati dal cielo, tesoro mio. Il tuo lavoro ti ha portato fortuna. -
Aveva raccontato di averli incontrati in ambito lavorativo, si sarebbero scandalizzati se avesse detto come stavano i fatti. Aveva anche notato Yon-Ho ridere e, visto che era seduto davanti a lei, gli aveva rifilato un calcio sotto al tavolo, facendolo gemere di dolore.
Yoongi scosse il capo: - Siamo noi che ringraziamo lei per averci accettati. -   Seo-Yun sorrise, non aspettandosi il suo intervento e bevve dal bicchiere.
- Ci tratta con altruismo, affettuosità, amore. Una Noona che tutti vorrebbero. Poi vivendo insieme ci si affez... - Jungkook gli tappò la bocca con una mano, mentre Seo-Yun e Yon-Ho sputarono letteralmente il soju.
Yoongi si portò una mano sulla fronte, Namjoon poggiò la sua sul bordo del tavolo, Seokjin si coprì il volto con i palmi come Jimin, Hoseok si strofinò la radice del naso, Jungkook e Taehyung ad occhi sgranati come il resto dei presenti.
- Vivendo insieme? - ripeté il padre e batté le mani sul tavolo, facendo sobbalzare tutti. - Ora mia figlia è una facile? -
Seo-Yun si sentì offesa e ferita: - Papà... -
- Padre. - la corresse, facendole bloccare il respiro. - Usa il formale, d'ora in avanti. - si alzò e lasciò la stanza.
- Mamma... -
- Madre. - altra pugnalata - Faresti meglio ad andartene. - le consigliò, continuando a mangiare. - Stai rovinando l'atmosfera natalizia. - la guardò - Portati i tuoi... amici. -
La vista si annebbiò e, senza dire una parola, fece stridere la sedia sul pavimento e arrancò verso l'uscita, seguita poco dopo dai sette.
- Siete stati troppo duri. - l'ammonì la sorella maggiore, seduta al suo fianco. 
- Non abbiamo cresciuto nostra figlia per essere facilmente accogliente. - ribatté eloquente, il cuore infranto per come l'aveva trattata. 

Si stava già pentendo.

- I ragazzi mi sembrano a posto. E non ho notato sguardi malevoli e lussuriosi, solo amore fraterno e ammirazione. - aggiunse il cognato, che di professione era psicologico. 
- Avete esagerato. Punto. - disse Yon-Ho, infastidito e in seguito si issò, lasciando il posto. 
La madre di Seo-Yun abbassò il capo, colpevole. 
- Noona! Il giubbotto! - le urlò Hoseok, tenendolo per il cappuccio con una mano.
- L'hai fatta davvero grossa, Taehyung! - lo rimproverò Seokjin, mentre tentavano di stare al passo con Seo-Yun.
- Credevo lo sapessero. -
- Sette ragazzi e una ragazza in una casa? Pensi che qualcuno crederebbe che non succeda nulla all'interno? - gli chiese Yoongi, furibondo.
- Calmatevi! Pensiamo a Seo-Yun-Noona, che sicuramente è la più sconvolta. - intervenne Hoseok, girandosi per guardarli - I suoi genitori l'hanno marchiata come figlia degenere! Per cosa? Perché hai spifferato che viviamo insieme a lei! È una ragazza, Kim Taehyung! È diverso! -
Taehyung aveva gli occhi lucidi: - Noona! - le corse incontro - Noona! Ti prego! - le afferrò un braccio, che venne prontamente schiaffeggiato. - Noona, calmati, ti supplico. - 
Sbuffò una risata: - Calmati? Ti supplico?! Avresti dovuto pensarci prima di aprire quella fottuta bocca! - urlò infine, scuotendo il capo con rabbia. - Perché?! Perché l'hai detto?! - respirò affannosamente - Pensavo conosceste la mia vita, quindi i miei genitori. - scandì le parole, sibilando. - Sotto hanno una mente ristretta. - li indicò - Sentire queste cose li porta soltanto a giudicarmi male! - gridò di nuovo, gesticolando. - Mi dite di essere felice, di dare il meglio di me, di essere me stessa, matura, confidente, fare ciò che mi rende felice, di apprezzare ogni piccola cosa... Come posso farlo quando chi mi circonda pensa non ne sia all'altezza e che potrei soltanto perdere tempo prezioso per una vita più agiata?! - trascinò le mani tra i capelli - Avverto pressione! Solo fottuta pressione! - esclamò furibonda, utilizzando il dialetto. 
Non ce la faceva più! Le stava esplodendo il cervello! Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo?!
- Mi dite tutti cosa cazzo dovrei fare e nessuno prova a mettersi nei miei panni! - li guardò fuori di sé - Andate via! - soffiò piena d'odio - Non avete fatto altro che confondermi! La nonna dice che siete dei regali di Natale mandati dal cielo... - sbuffò una risata - Non fatemi ridere. - si calmò - Vi odio. - loro sgranarono gli occhi - Dovete sparire dalla mia fottuta vista! - urlò con ogni singola parte di sé, successivamente li fissò riprendendo fiato.
Arrancò verso Hoseok e li strappò letteralmente il giubbotto dalla mano, lo indossò, li osservò un'ultima volta e se ne andò.
Il silenzio li avvolse, testa bassa e cuore in agonia. Nell'aria riecheggiò un campanellino.

Avevano perso. Avevano fallito.

Il mattino seguente trovò tutto silenzioso e sbadigliò, seduta al piano snack con la sua colazione. Forse era stata troppo dura, aveva agito d'impulso. 
La rabbia però era ancora presente e non voleva saperne di scusarsi. Oggi, tornata a lavorare, non aveva ricevuto un singolo messaggio o chiamata. Avevano preso alla lettera sparire. Se invece fosse successo qualcosa? Non avevano un posto dove vivere, come avrebbero fatto senza aiuto? Ha-Eun e Yon-Ho, seduti ai suoi lati ai PC, si accorsero della sua agitazione e la fissarono preoccupati.
- Stai bene, Yeobo? -
- Avete sentito i ragazzi? - ignorò la domanda di Yon-Ho. 
Ha-Eun inclinò il capo di lato: - Chi? -
- Namjoon, Taehyung, Hos... - 
- Ehi! Ehi! Frena! - interruppe la sua parlata a raffica Yon-Ho -  Di chi parli? Dove li hai conosciuti? -
Seo-Yun sgranò gli occhi, ansiosa. Come di chi parlava?! La stava prendendo in giro?!
- Chubby, non è uno scherzo. -
- Nemmeno il mio. -
- Cos'hai Seo-Yun? Chi cerchi? - chiese con dolcezza Ha-Eun, avvicinandosi con la sedia girevole.
Sbatté più volte le palpebre, confusa. Che stava succedendo? 
- No, nulla. Sono di un drama che ho visto di recente. - 
- Ho preso un colpo... - dissero all'unisono, sospirando di sollievo.
Dall'esterno si accorse che la casa aveva le luci spente ed entrò. Cominciò ad ispezionarla, centimetro per centimetro, persino gli armadi. Il timore le attanagliò il cuore, adesso in soggiorno. 
Tentò chiamandoli al cellulare. Niente. Decise di cercarli nei posti ch'erano soliti frequentare. Niente
- Dove sono?! - osservò il parco attorno a sé, gli occhi lucidi. - Namjoon! Yoongi! Jungkook! Taehyung! Jimin! Hoseok! Seokjin! - provò a chiamarli, le mani a scompigliare i capelli.
Probabilmente non li vedeva perché era buio, anche se i lampioni erano accesi. Sì, era sicuramente per quello. Anche se non avrebbe dovuto, compose il numero della madre. Non le avrebbe risposto, ma tentare non nuoceva.
- Tesoro della mamma! - miracolosamente udì la sua voce.
- Mamma, so di aver sbagliato a non dirvi nulla, ma vi conosco e sapevo sarebbe finita così. Chiedo scusa, con tutto il cuore, ma hai visto i ragazzi per caso? -  non la lasciò parlare, il cuore a mille.
- Seo-Yun, cosa stai dicendo? -
- Jin, Jimin, Jungk... -
La madre si preoccupò: - Seo-Yun! Seo-Yun! Calmati! - 
Non poteva essere! Non poteva essere! Anche lei?!
Rise: - Scusami, mamma! Ti è piaciuto lo scherzetto? Sono i protagonisti di un drama che mi appassiona molto e volevo sapere se ne eri a conoscenza. -
- Aish! Questa figlia! -
- Scusami. - cantilenò, con voce da bambina. 
- Vai a dormire! - ridacchiò, chiudendo la comunicazione.  
Rimase immobile, finché il sorriso non svanì e le braccia non le caddero a peso morto sui fianchi. Inspirò ed espirò, concretizzando i suoi dubbi. Dubbi che invece avrebbe voluto vedere svanire.
- Sono... -
La discussione di ieri sera sembrava non fosse mai avvenuta. Ogni momento, scherzo, risate, chiacchierate, nervosismo, gelosia... Nessuno si ricordava di loro, erano completamente... 
- Spariti. - constatò, inudibile.

E lì capì... capì di aver commesso l'errore più grave nei suoi venticinque anni di vita.




Primo Gennaio 2019.

Sei giorni, erano passati sei giorni da quel ventisei dicembre. Oggi avrebbero dovuto fare un mese di conoscenza e non se n'era nemmeno resa conto. In quel mese si era affezionata più di quanto si aspettasse. Il cuore era pesante nel non sapere cosa stavano facendo, dov'erano, perché gli altri si erano dimenticati di loro...
Adesso si trovava lì, seduta sulla poltrona con Yon-Ho e Ha-Eun sui divani ai suoi lati, che brindavano per un felice anno nuovo.
- Seo-Yun! Tirati su! - la invogliò Ha-Eun porgendole un bicchiere, che afferrò controvoglia con un sorriso forzato.
- Alla salute! - e bevve. 
I giovani si fissarono. Avevano percepito che qualcosa non andava, tuttavia se non era lei stessa a raccontare la situazione non ne avrebbero ricavato un ragno da un buco.
Era il suo carattere: doveva muovere lei il primo passo altrimenti si chiudeva a riccio. 
- Seo-Yun... - la chiamò Yon-Ho e lei sorrise.
- Su, su! Festeggiamo! Via i cattivi pensieri, ok? - consigliò Ha-Eun, per poi scuotere il capo verso il giovane, che annuì sconfitto.
Erano rimasti per la notte. Ha-Eun si trovava con lei nella sua camera, mentre Yon-Ho in quella degli ospiti. Si issò dal letto e si diresse nel suo studio, arrancando verso la scrivania. Lì, nascosta tra i vari fogli da disegno, si trovava una cornice. Una cornice che raffigurava i sette, lei, Ha-Eun e Yon-Ho.





- Mi scusi, potrebbe farci una foto? - domandò formale Yon-Ho con il cellulare tra le dita ad un passante, che annuì.
Si trovavano davanti al grande albero di Natale pieno di luci e palline colorate. 
- Preparati. - sussurrò Ha-Eun.
- Per cosa? - 
- Tensione evidente nei bei dei. - le spiegò facendole l'occhiolino e lei ridacchiò.
Yon-Ho le si avvicinò prendendola a braccetto, ma fu prontamente spostato dai maknae che la strinsero a sé come un pupazzo di peluche.
"Ci risiamo", pensarono le ragazze, divertite.
Jimin l'abbracciò da dietro, Jungkook dal lato libero avvolse il braccio attorno al suo, Taehyung poggiò il mento sulla sua spalla con le dita che formavano una V. Namjoon, Seokjin, Yoongi e Hoseok alle spalle dei maknae con le braccia che circondavano ognuno le spalle dell'altro. Yon-Ho, infine, finì accanto a Ha-Eun.
- Kimchi! - esclamarono all'unisono mostrando i denti e l'uomo scattò.

- Che fate? - domandò confusa, notando i giovani accerchiare Seokjin, che stava posizionando una cornice al muro di fianco alla TV del soggiorno.
Si spostò e Seo-Yun poté vedere che era la foto scattata la sera prima. Sorrise dolcemente.
- Così abbiamo un ricordo. - disse Seokjin, mostrando i denti. - Perdonate la mia bellezza se vi rende brutti. - fece teatrale e gli altri risero. - Yah! I'm Worldwide Handsome! -






Sorrise tristemente, sedendosi sulla sedia girevole. Intravide dei fogli cadere per terra e si avvicinò con la sedia, piegando il busto. Si pietrificò notando un volto familiare e leggendo il nome su di esso: Kim Taehyung. 
Aggrottò la fronte e posò la cornice sulle ginocchia, cominciando a cercare altri disegni. Aveva un brutto presentimento. Non li scovò e, conoscendosi, doveva aver continuato sul pc. Lo accese e osservò attentamente il desktop. Eccola, la cartella dimenticata. Cliccò e... gli occhi diventarono lucidi. 
- Nome: Kim Seokjin. Anni: ventisei. Altruista, finto narciso, un po' pignolo e scrupoloso. - mormorò a singhiozzi - Nome: Kim Namjoon. Anni: ventiquattro. Maturo, responsabile, distrugge ciò che tocca... - fece scorrere il rollino del mouse - Kim Taehyung, Jeon Jungkook, Jung Hoseok, Park Jimin, Min Yoongi...! - si alzò di scatto, le mani tra i capelli, le ruote della sedia che provocarono un forte rumore mentre indietreggiava.
Erano disegnati il loro aspetto, le personalità, i nomi, gli anni... completamente identici! Com'era possibile?! Stava sognando? Era una coincidenza?


<< Ciò che ti rende unica è il tuo carattere, la tua fantasia... tu.  >>


 

Kim Seokjin
 


<< Il tuo obiettivo è Fumettista? E fumettista sia! >>

 

Min Yoongi. 



<< Fighting! >>

 

Jeon Jungkook.
 


<< Show yourself! >>

 

Kim Taehyung.



<< Sono proprio le piccolezze del mondo che attirano e che fanno muovere i primi passi verso il futuro, come un semplice sorriso. >>

 

Park Jimin.



<< Bisogna affrontare le proprie paure, ansie... difficoltà. Nulla ti è dovuto di diritto, devi lottare a testa alta. Questo si chiama essere maturi, Noona. >>

 

Kim Namjoon. 



<< Non mi crederesti. >>
<< Tu sei la nostra ancora, il nostro pilastro fondamentale. Senza te... noi non saremmo qui, Seo-Yun. >>



Si coprì la bocca con le mani, singhiozzando.


<< Perché ci hai creati. >>


Quanti segnali c'erano stati... e lei non li aveva captati. Era stata una stupida! Una stupida che pensava soltanto alla sua tristezza! Chissà quanto stavano soffrendo loro... quando avevano atteso che si ricordasse di loro...
Crollò sulle ginocchia, nascondendo il volto tra i palmi. Aveva rovinato tutto... Aveva... fatto sparire delle persone d'oro... delle persone che la amavano e sostenevano per qualsiasi cosa.

Collocata su una panchina del parco, le gambe al petto e il mento su di esse, tirava su col naso. Da lì si poteva scorgere l'albero e sarebbe stato bellissimo se lo avesse visto in loro presenza.  Come aveva fatto a non rammentare?! Le sue creazioni! Erano sue creazioni! Adesso avevano un senso le loro parole, anche se non riusciva ancora a crederci. Avevano preso vita, letteralmente. Uguali in tutto e per tutto. Provava rimorso, rimorso per aver sputato veleno su di loro. Un rimorso che la stava divorando dall'interno.
- Cosa non va, Cara? -
Sussultò e guardò alla sua sinistra. Un'anziana signora era seduta al suo fianco a pochi centimetri, avvolta in un cappotto più grande di lei. Le era familiare. Dissentì col capo.
- Sembri più triste di un mese fa. Eppure mi sei parsa una ragazza così solare mentre mi aiutavi ad attraversare la strada. - 
Sgranò gli occhi: - Halmonee! - si alzò, chinandosi. - Buonasera. - l'anziana sorrise.
- Yojeong. Chiamami Yojeong.** -
Aggrottò la fronte: - Yo... jeong? - ripeté titubante e lei annuì.
Seo-Yun si risedette, in silenzio. La mente era in subbuglio come il cuore. I bulbi erano ancora lucidi e mancava poco per piangere. Sospirò.
- Non ci rendiamo conto che quel tesoro è inestimabile fino a quando non lo perdiamo. - spostò l'attenzione su Yojeong, che osservava il cielo notturno. - A volte non c'è rimedio... e altre volte... se ci si scusa con tutto il cuore... si aggiusta tutto. Se sei davvero pentita, il sorriso tornerà poco dopo sulle labbra di chi hai ferito, perdonandoti. - la fissò - Sei pentita? - 
La citata, dopo un paio di secondi, annuì ripetutamente, riflettendo sulle parole dell'anziana. 
- Sì... Yojeong. -




Quattro gennaio 2019.

Erano passati altri tre giorni. Senza loro, ovviamente. Era proprio vero che ti rendevi conto di avere un tesoro tra le mani soltanto quando lo perdevi. Era straziante! Ti privava dell'anima! Ti svuotava con una facilità assurda.
Fissò l'albero, lo stesso dove avevano scattato quella bellissima foto ricordo. Una lacrima le solcò la gota, chiudendo gli occhi e singhiozzò. 
- Perché? - sussurrò - Perché mi avete dato retta? Perché siete spariti? Perché mi avete lasciata sola? - abbassò la testa - Non è vero che vi odio, non è vero quello che vi ho detto. Anzi, - sollevò lo sguardo - mi avete insegnato un sacco di cose, cose che... - singhiozzò - che volevo sentirmi dire da chi amavo. - tirò su col naso - Yon-Ho e Ha-Eun lo fanno ogni giorno, certo, ma... non è lo stesso. Con voi... Con voi è diverso. La prima volta... - singhiozzò - La prima volta che vi ho incontrati... ho provato un senso di familiarità, come se... vi conoscessi. - sorrise con tristezza - Quanto sono stata scema. Lo so, lo so. - scoppiò in lacrime - Ditemi che sono scema! - esclamò, puntando i piedi sul suolo. - Venite fuori e ditemi che sono una stupida per non essermi ricordata di voi! Che devo trattarvi meglio! Io non vi odio! Vi prego! - stava urlando talmente forte che la gente si girava a guardarla - Mi mancate! Mi mancate così tanto! Vi supplico! - le lacrime non smettevano di scorrere.
Improvvisamente riecheggiò una seconda volta uno schiocco di dita.
- Aigoo... le lacrime ti rendono brutta, ne sei consapevole? -
"Seokjin?", pensò udendo quella voce, voltandosi di scatto.
Sorrise a trentadue denti. Erano lì, tutti e sette che sorridevano dolcemente.
- Ragazzi... - mormorò flebile, arrancando verso di loro. - Ragazzi... - aumentò il passo - Ragazzi! - urlò correndo, fino a buttarsi tra le braccia di Seokjin che ridacchiò ricambiando l'abbraccio.
- Ci sei mancata anche tu. - il tono dolce incrementò il suo pianto di gioia, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. - Aigoo! Guarda! - esclamò dopo averla allontanata, i pollici che le asciugavano quelle gocce salate. - Hai gli occhiali appannati. - lei ridacchiò.
- Mi dispiace. Non volevo. Io non intendevo quelle cose... - 
- Noona, calmati. Non è successo nulla. - la rassicurò Namjoon, abbracciandola da dietro e Seo-Yun tirò su col naso.
- Buon anno nuovo, Noona. - disse Hoseok, afferrandole la mano. - In ritardo ma... - le aggiustò il cappuccio del giubbotto - sì, buon anno. - 
Seo-Yun lo strinse a sé, lasciandolo stupito: - Non mi lasciate mai più! - li minacciò, la voce ovattata a causa del volto sul petto del ragazzo.
I sette risero e Hoseok li invogliò ad un abbraccio di gruppo. Seo-Yun avvertì la loro vicinanza e sorrise. Avrebbe continuato con il suo sogno, fino alla fine. Avrebbe messo da parte i pregiudizi delle persone e avrebbe dato ascolto solo ai ragazzi. I ragazzi dei suoi disegni.

Seokjin le aveva insegnato ad avere fiducia;
Yoongi a fare ciò che la rendeva felice;
Jimin ad apprezzare le piccole cose;
Jungkook a dare il meglio di sé stessa;
Taehyung ad essere sé stessa;
Hoseok ad essere felice;
Namjoon ad essere matura.
Ciò l'avrebbe portata ad amare sé stessa. E ora... finalmente, amava sé stessa. 

- Siete il regalo dell'anno nuovo più bello che abbia mai ricevuto. - 
I giovani sorrisero, contenti che adesso... potevano levarsi la maschera. 


Yeojeong, a debita distanza, ridacchiò. Bastava circondarsi di persone fidate e vere per avere un futuro migliore, come bastava amare sé stessi per raggiungere i propri obiettivi.
- Desiderio esaudito... Sin Seo-Yun. - 
Schioccò le dita, svanendo con un colpo di vento.







*Angolino dell'autrice*
*Dwaeji significa maiale, ho solo aggiunto la "n" perché ci sono "ji", quindi Jin. xD
**Yeojeong significa Fata.
Salve! Mi presento, sono SweetAinwen ed è la mia prima one-shot su questi sette, dolci, teneri, sexy, selvaggi, ragazzi a prova di proiettile. ^--^ 
Doveva essere pubblicata il primo di gennaio, ma si sa che gli imprevisti devono beccarti sempre quando fai cose con impegno. xD Quindi eccomi qui, aggiungendo il 4 di gennaio nella one-shot. 
Come dice Hoseok, è in ritardo ma... Buon anno nuovo! Spero vi sia piaciuto e che abbiate capito il messaggio che volevo inviare, come fanno i nostri amati BTS. :3
Alla prossima! E buon anno nuovo ancora!

  
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