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Autore: Sakura_822    05/01/2019    1 recensioni
Mikan e Natsume sembrano non sopportarsi da quando si sono conosciuti,
Ma allora perché quando si parla di Natsume, Mikan sente sempre una fitta al cuore?
E perché Natsume non riesce a staccarle gli occhi di dosso?
Quando Mikan sarà nei guai, Natsume farà di tutto per salvarla.
Ma perché? Non sarà che... No, non diciamo assurdità.
O forse si?
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mikan Sakura, Natsume Hyuuga, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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NARRATORE POV

Quel bacio fu il suggellamento di fin troppi attimi frapposti tra sorrisi e lacrime, pizzicotti e carezze, risate e silenzi.

Quando Mikan si ritrasse da quell’effimero sfioramento, la mente di Natsume ancora doveva realizzare la sua venuta. Eppure era successo, oh si che lo aveva fatto, altrimenti non ci sarebbe stato motivo per un pittore sconosciuto di spargere quella profonda polvere color porpora sulle gote del ragazzo.

Schiuse gli occhi e separò appena le labbra, emettendo un lieve e caldo sospiro.

La voce sembrava essersi prosciugata, senza lasciargli modo di esprimersi, di chiedere, di reagire.

Mikan, d’altro campo, abbassò il capo per evitare il contatto visivo, e lentamente scivolò dall’altro lato del letto, dando la schiena a Natsume, e stringendo le mani congiunte al suo petto, percependo quel suo impulsivo cuoricino rimbombargli fra le costole, così forte, da preoccuparla che pure il corvino, lì al suo fianco, potesse sentirlo.

Nonostante i suoi timori, non una sola parola uscì dalla bocca del pece, che invece continuava a perforare con occhi sgranati la schiena della ragazzina, non capacitandosi di questo suo gesto così improvviso e sconvolgente.

Passò un dito sul suo labbro inferiore: Era caldo.

..
.

La notte concilia il sogno, rigenera il corpo, libera la mente e scaccia i pensieri che rendono ansiosi. Tutte le notti rappresentano la fine e la nascita di un cammino, o percorso, che porta alla resurrezione, ad un nuovo inizio.

Tutte le notti, tranne quella.

Natsume e Mikan non potevano essere più in difficoltà di così.

La ragazza aveva passato l’oscurità notturna a scrutare il buio che sapeva ricoprire il freddo muro della stanza del moro, il quale rimase a fissare con stessa tale intensità la schiena di lei, osservando il modo in cui pian piano il suo corpicino si gonfiava e sgonfiava per il suo lieve respirare, cercando di immaginare cosa e perché avesse suscitato in Mikan un tale desiderio, di
baciarlo
, lui poi.

E si sentiva così magro e debole nel suo pigiama, nelle sue coperte, nella sua vita, ma Mikan, lei, era così calda, così accogliente e buona.

Mikan era buona.

Ed era gentile e altruista e capace di amare, amare anche chi non lo meriterebbe, amare lui.

Slittò allora con stanchezza verso quel così dolce profumo fruttato, pesca, avvicinandosi col naso alla sua figura, tiepida.

Si chiuse a riccio contro la sua schiena, senza toccarla, ma riempiendosi del suo iridescente tepore.

Così bello…

“Buona notte Sakura…” sussurrò prima di addormentarsi.

..
.

I sottili frammenti di luce provenienti dalla finestra, venivano spezzati in delicati tratteggi dalle tapparelle color edera.

La tenda, sciolta di fianco alla finestra, vorticava piano come un fantasma, il dolce caldo della primavera rischiarava la stanza, inondandola di vita.

Mikan aprì gli occhi.

Sbatté lentamente gli occhi gonfi mentre respirava il mascolino profumo delle federe del moro.
Così rilassante…

Deglutì intimorita per poi scivolare con la schiena contro la testiera, stendendo le gambe.

Sospirò come per espellere quei sentimenti tempestosi che le avevano stretto lo stomaco in una morsa.

Si coprì gli occhi con le mani, trattenendo un urletto stridulo al ricordo della sera precedente:
lo aveva baciato.

Aveva baciato Natsume.

Vortici color porpora devastarono il delicato pallore delle sue guance, iniziando a soffrire di un delizioso quanto infido batticuore.

“mhhmm-” gemette e per poco non cominciò a sbattere i piedini alternati sul materasso, da sotto il trapuntino blu scuro; un leggero russare la fermò dal compiere tale gesto: Natsume dormiva al suo fianco, rannicchiato come un gattino, fattosi piccolo piccolo durante il sonno, contro il lato del letto della ragazza: il musetto nascosto nel cuscino, i capelli soffici e spettinati e due dita arcuate a tenere un lembo del pigiama rosa- con le fragole dipinte sopra- di Mikan.

La giovane deglutì, non riuscendo a distogliere lo sguardo: come potevano definirlo pericoloso?

A Mikan, Natsume, sembrava così indifeso e spaventato, ma soprattutto solo…

Natsume era sempre stato solo, si era sempre sentito solo… e il rifiuto di Ruka era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Lo aveva distrutto, completamente spazzato via il vento fa con le onde.

Uno sguardo triste si dipinse sulla morbida tela bianca che era il suo volto, mentre una mano andava ad infrangere lo specchio nero dei capelli lucidi del ragazzo, giocando con le lisce e soffici ciocche ebano.

Natsume miagolò confortato contro il suo tocco, spingendosi inconsapevolmente contro la sua mano, ancora incosciente.

Non riuscì a trattenere un sorrisino a quella sua così carina ed innocente reazione: anzi, a dire la verità, era lui, Natsume, ad esserlo, non le sue reazioni.

E a lei piaceva… a Mikan piaceva così tanto questo suo lato segreto: questa rara rosa dai petali neri e rossi, come rubini  scarlatti incastonati nell’ossidiana  più grezza, fragile che ti si spezza in mano, ma bellissima, eccome.

E finalmente, lo aveva realizzato: Natsume era fragile e aveva bisogno di lei.

..
.
 
Quando Natsume e Mikan tornarono a scuola quel giorno, fu tutto molto strano: c’era tensione, anche fin troppa! Dire che si poteva tagliare con un coltello era un eufemismo nello e buono.

Eppure, nonostante questo, i loro cuori sfarfallavano dentro i loro petti, e quando i loro sguardi si incrociavano, impossibile risultava negare i dolci sorrisi e volti baciati dal crepuscolo che nascondevano sotto la frangia o libri di qualche materia che sicuramente passava in secondo piano in tali circostanze.

“Piantala di fissarlo come se fosse un pezzo di carne imbevuto nella salsa barbecue. Sei strana.” L’aveva ripresa Hotaru all’ennesima spiata fugace.

“Non sono strana…” si era imbronciata l’altra, tornando col volto dritto verso la cattedra ed appoggiandolo al palmo della mano.

“Lo sei: osservi Natsume come osservi il mio pasto da quattro stelle in mensa, sei peggio di un animale.”

“Oh insomma!” sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo.

“Signorina Mikan, deduco si stia annoiando dalla sua espressione al quanto rapita dalla lezione, mhm?.”  Fu rimproverata dal professor Jinno, il quale, evidentemente spazientito, aveva le mani appoggiate ai fianchi, il torso teso e la bocca serrata.

“Chiedo s-scusa…”  rispose lei a bassa voce, maledicendosi mentalmente.

..
.

“Capito? E adesso non so come approcciarlo!”  esclamò, stringendosi i capelli fra le mani.

“Cavolo che bel casino-” fischiò Tsubasa, seduto mollemente su una sedia, i piedi sul tavolo dove Mikan aveva abbandonato il capo, intento a dondolarsi lascivamente su e giù, sfregando gli anfibi contro il legno.

“Mhmh-” piagnucolò la ragazzina, battendo i pugni sul ripiano cerato di bianco. “Non so che fare..” sbuffò.

“Essere onesta magari?”

“Cosa intendi…?” alzò la testa la castana, incrociando il suo sguardo con quello del suo sempai.

“Natsume a te piace no?” la stella nera sullo zigomo del ragazzo più grande sembrò scintillare di luce propria mentre i suoi occhi furbi scrutavano la ragazzina.

“Ahm- umm…io..”

“Ammettilo Mikan, una volta fatto ci capirai molto di più del casino che la tua testa in questo momento è.”

La giovane si tirò a sedere, strisciando i palmi sudati sul tavolo. Il suo cuore batteva all’impazzata  e le guance tonde e morbide scottavano al ricordo del corpicino di Natume che quella mattina dormiva al suo fianco, schiacciato contro la sua schiena:

Così dolce ed innocente…

Sospirò, sentendosi tremare da capo a piedi: perché diavolo era così difficile?

Diede una rapida occhiata a Tsubasa, abbassando poi il livello visivo alle sue ginocchia.

“Si…Natsume mi piace.”  Ammise, piano, ma decisa, sicura di questa affermazione.

Ormai era inutile rifiutare, negare, quello che il suo cuore sapeva da ormai molto tempo a questa parte.

A lei Natsume piaceva? Si.

Le piacevano i suoi lati delicati, fragili, dipendenti a qualcuno che lo sostenesse? E quelli forti, scontrosi, quando si chiudeva nella sua corazza fredda?

Era innamorata di Natsume?

La risposta a queste domande restava sempre un si.

Rimaneva solo un interrogativo però a questo punto: A Mikan piaceva, si, Natsume
…ma a Natsume, Mikan piaceva?
 
ANGOLO AUTRICE
Heii… quanto tempo accidenti.
Sinceramente non ci provo neanche a giustificarmi perché è davvero passato troppo tempo, troppo.
Voglio solo scusarmi con voi per questo disagio, non era mia intenzione trascurare la storia, ma purtroppo ho una vita molto frenetica e non sono stata in grado di stare dentro tempi definiti e accettabili, visto che questi non lo sono  di certo.
Comunque ci tendo a ripetere che non lascerò la storia inconclusa: la completerò, assolutamente, l’unica variabile sono i tempi che ci metterò.
Scusatemi ancora e grazie per la vostra pazienza.
Se comunque avete voglia di commentare, farmi notare errori che mi sono scappati, richieste da farmi, dubbi o semplicemente esprimere un parere, sarò molto lieta di rispondere.

Grazie, Bye Bye.
   
 
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