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Autore: Mahlerlucia    05/01/2019    2 recensioni
{Sequel di "Autumn leaves" || Questa mini-long partecipa alla challenge "I’m dreaming of a white Christmas" indetta dal gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic & Fanart's World”}
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti assieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
(Dino Buzzati)
[Asahi x Kisumi]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Shigino, Shigino Kisumi, Shiina Asahi
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '4 seasons'
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Questa mini-long partecipa alla challenge "I'm dreaming of a white Christmas" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



 

Prompt utilizzati: Neve, Slittino, Pattini, Ghiaccio, Cioccolata calda, Calorifero
Fandom: Free! - Iwatobi swim club
Personaggi: Asahi Shiina, Kisumi Shigino, Hayato Shigino
Coppia: AsaKisu
Tipo di coppia: Yaoi




 

What about us

 

 

We are problems that want to be solved
We are children that need to be loved
We were willing, we came when you called

But then you fooled us, enough is enough... 


 

Tokyo, gennaio 2018

Neve, montagna, sci, slittini, pattini, terme e tante persone che cercavano di non pensare ai problemi quotidiani almeno per qualche sporadico giorno. È questo che ricordi con maggior spontaneità ripensando alla splendida settimana trascorsa a Niseko.
È passato quasi un mese dal vostro ritorno, ma ancora occupi gran parte del tuo tempo libero riguardando le fotografie che eri riuscito a scattare con il tuo smartphone. Sono molte di più di quelle che ricordavi.
Un'istantanea, realizzata da chi conosci molto bene, ha da sempre catturato la tua attenzione su tutte le altre. Ti rivedi sdraiato sulla moquette di quella che era stata la vostra stanza, attorniato da disegni più o meno graziosi e dal comune tratto infantile. Hayato si trovava poggiato al tuo braccio e dormiva beatamente, proprio come te. Ma, al contrario tuo, non ronfava tenendo la bocca aperta.
Una piccola smorfia dipinge il tuo volto di emozioni contrastanti. Se da una parte quel tenero scatto ti aveva indubbiamente fatto piacere, dall'altro ti aveva infastidito l'essere stato ritratto in quella posa ridicola.
Shigino, questo è un oltraggio! Me la pagherai cara, prima o poi!

“Ho trovato il libro di geometria che potrebbe servire per il ripasso utile al prossimo esame! Lo avevi messo tra i vecchi libri del liceo.”

“Senti, lascia perdere per un attimo i libri e gli esami. Spiegami questa foto!”

Kisumi si avvicina al piccolo tavolo della cucina per capire di cosa tu stia parlando. Punta gli occhi sul display e, non appena riconosce l'immagine, comincia a sorridere nascondendo la bocca con la mano chiusa a pugno. Lo trovi adorabile ogni volta che assume quel grazioso atteggiamento. Sai bene che non c'è alcuna malizia nei suoi gesti.
Resta fermo a guardarti per qualche istante, regalandoti uno dei suoi sorrisi più luminosi. Quasi non ti ricordi nemmeno più il motivo per il quale quella foto ti aveva dato noia. Non aveva alcuna importanza dinnanzi al calore della sua costante presenza.

“Che carini che eravate! Non ho davvero potuto resistere. Siete venuti proprio bene!”

“Ma per favore! Guarda che faccia da fesso che avevo!


“E come russavi! È un vero miracolo che Hayato non si sia svegliato. Doveva essere davvero stanco dopo un'intera giornata sulle neve!”

Stringi i pugni corrugando la fronte. Non hai mai sopportato i momenti in cui Kisumi si prende gioco dei tuoi difetti e delle tue manie con tanta leggerezza. Gli angoli della tua bocca si distendono verso il basso facendoti sembrare un infante a cui è appena stato proibito di fare qualcosa a cui teneva particolarmente.
Cerchi di non pensarci e ti concentri ancora una volta su quell'immagine. Il vortice dei tuoi pensieri ritorna non tanto a quella sera, ma al momento in cui avevate rischiato di creare un certo subbuglio tra i pensieri di un bambino ancora troppo piccolo. I suoi piccoli occhietti vi avevano colto in flagrante e non potevate di certo far finta che nulla fosse successo.

 

 

Oh, cazzo!

Non eri riuscito ad articolare nulla di più elaborato rispetto a quell'imprecazione banale, quanto densa di terrore e senso d'indicibile impotenza. L'istinto primordiale era stato quello di negare l'evidenza ad ogni costo e provare a far intendere tutt'altro. Ma dubitavi sulla buona riuscita di questo flebile piano.
Inizialmente, avevi finto di non esserti accorto dell'arrivo dell'ignaro terzo incomodo ed eri rimasto voltato con l'intento di toccare ripetutamente il cotone lilla del pigiama del tuo compagno. La prima bugia riparatrice che ti era sovvenuta non riguardava nient'altro che lo smarrimento di uno stupido bottone.
Kisumi si trovava in uno stato di abnegazione tale da non avere nemmeno la forza necessaria per tentare di giustificare lo spettacolo al quale il fratellino aveva appena assistito. Non era riuscito ad andare oltre un tenue sorriso distorto, nervoso, effimero. Talmente labile da non poter assolutamente permettersi di raggirare la vispa intelligenza di un bambino di sette anni.

“Mah! Io non riesco proprio a capire da dove possa essere caduto quel bottone che ho trovato in bagno. Eppure ha lo stesso colore del tuo pigiama... Oh, Hayato! Come mai ancora sveglio?”

Ti eri sentito persino in imbarazzo mentre inscenavi quel patetico teatrino col quale speravi di poter risollevare le sorti.
Il piccolo ti aveva scrutato a lungo con aria incerta, con occhi diffidenti e carichi di numerose domande che avrebbe voluto porti. Inevitabili quesiti le cui risposte facevano di certo paura. Esattamente come tutto quello che risulta essere ignoto.
Per un secondo ti aveva sfiorato la speranza che potesse credere di stare ancora sognando. Ma tutti i presupposti ti lasciavano intuire quanto quel bambino fosse ben conscio di essersi perfettamente destato.

Nii-san! Ho paura da solo!”

Il cestista aveva riacquistato una minima parte della sua abituale lucidità mentale e si era finalmente deciso a rivolgersi al suo adorato otouto. Cercò di darsi un tono chiudendo per qualche istante gli occhi. Tossì più volte prima di riuscire a scovare una risposta che potesse rientrare ancora negli standard di quel 'buon esempio educativo' che un fratello maggiore avrebbe dovuto dare a chi lo aveva da sempre considerato come il suo punto di riferimento più importante.
Lo sforzo di Kisumi non ti fu per nulla indifferente. Non doveva essere di certo facile essere nei suoi panni in quel delicatissimo contesto. Il fardello emotivo più pressante spettava di certo a lui.


“Adesso vengo... cioè, voglio dire... stavo già venendo a dormire con te. Solo che Asahi mi doveva dire questa cosa del....”

“... del bottone!”

“... Sì, ecco. Grazie, Asahi. Il bottone, esattamente quello!”

Il rossore che si stava rapidamente diffondendo sulle vostre guance era stato di sicuro più onesto di ogni singola parola pronunciata. Stavate mentendo in maniera piuttosto spudorata e poco convincente.

Nii-san! Andiamo a dormire”

“Certo. Ora andiamo. Buonanotte, Asahi!”

Kisumi si avvicinò al piccolo Hayato, prendendolo poi per la manina ed accompagnandolo sino al letto.
Avevi avvertito le loro voci mentre conversavano usando toni molto bassi. Non te la sentivi d'intrufolarti in quel delizioso quadretto familiare con il rischio di peggiorare ulteriormente la situazione.

 

 

***


Ti lasci cadere a peso morto sul soffice copriletto che ti aveva regalato Akane per il tuo ultimo compleanno. È talmente morbido da riuscire a levarti quella poca volontà che ancora ti restava per alzarti ed andare in bagno a prepararti per la notte. Passi rapidamente dalla posizione prona a quella supina e allarghi le braccia. Cominci ad agitarle come se ti trovassi ancora in mezzo alla neve e non puoi fare a meno di ripensare a quando anche tu ti eri lanciato sulla nivea coltre per lasciare la tua inconfutabile traccia di permanenza.
Sospiri, colto da quei piacevoli ricordi. L'avevi ben detto che la tua 'veneranda' età non ti avrebbe di certo impedito di divertirti come facevi una volta, quando i tuoi genitori avevano ancora del tempo da dedicarti. Ere geologiche lontane, quasi completamente dimenticate. Purtroppo.

“Asahi, come sempre ti sei dimenticato di avviare la lavastoviglie!”

Solo Shigino può distrarre i tuoi gioviali pensieri per una stupidaggine del genere. Sollevi leggermente la testa e lo guardi inarcando un sopracciglio.

“Scommetto che ci hai pensato tu. Vero, mia dolce casalinga disperata?

Si avvicina pericolosamente al letto e ci si siede sopra accavallando le gambe. Ti tiene d'occhio con quel cipiglio tipico di chi sta per spararne una grossa.
Un brivido imprevisto sale lungo la tua schiena non appena percepisci il leggero contatto della sua mano sulla tua coscia. Un tocco che diventa piano piano una carezza sempre più eloquente.

“Tu sei come uno di quei mariti che senza l'aiuto della moglie non saprebbe nemmeno in quale cassetto andare a cercarsi le mutande pulite.

Adesso basta! Questo è troppo!
Con un unico balzo ti metti a sedere sul materasso e lo afferri in vita. Lo strattoni indietro e gli blocchi al volo i polsi. Per completare l'opera lo fermi lungo i fianchi usando le ginocchia. Non ti deve assolutamente sfuggire. Non dopo quell'ennesima presa per i fondelli.
I tuoi occhi color rubino cercano la loro essenza nei suoi, acquistando un fervore che solo il suono musicale della sua risata poteva dar loro. E difatti lo senti ridere; sogghigna di gusto mentre attende le tue prossime mosse.
In quel contesto non prevedete nemmeno alcuna incursione indesiderata. Siete solo voi due, liberi di vivervi e di amarvi. Come è giusto che sia.

“Io però so nuotare, sciare e pattinare. Sai, quando eravamo a Niseko hai sbattuto tante di quelle volte il culo a terra che ho persino perso il conto. Erano decisamente troppe. Hayato è un olimpionico paragonato a te.”

Colpito e affondato, caro cestista dei miei stivali!
Il suo sorriso sornione si spegne lasciando il posto ad un momento di permalosa riflessione. Trovandosi bloccato dal dolce peso del tuo corpo non può far altro che tentare di difendersi con una smorfia. La più puerile che conosca: una linguaccia.
Ti avvicini prontamente alla sua fronte, attirato da quella sua incontrollabile voglia di scherzare con il fuoco, ovvero la tua – già scarsa – pazienza.

“Ma tu sei il mio sportivo preferito. Pratichi tutti gli sport di questo universo! Ah no, aspetta! Non ti sei ancora iscritto al club di basket dell'Hidaka! Ti stiamo aspettando!”

“Ma perché parli come un venditore abusivo di pentole?”

“A proposito, una bella pentola mi occorrerebbe davvero in questo momento. Per tirarla su quella tua zucca rossa e...”

Blocchi ogni sua più piccola protesta sul nascere con l'ausilio di un dito poggiato sulle sue labbra morbide e ancora dischiuse. Restate così, sospesi su di un letto a fissare persino i vostri pensieri più reconditi. Immersi in una nuvola d'intimità che cercavate da ore, giorni, forse da sempre.
Ti afferra per la nuca con la mano che gli hai ingenuamente liberato. Ti avvicina al suo viso fino all'attimo in cui le vostre labbra si ritrovano ad un paio di centimetri le una dalle altre. I ritmi accelerati dei vostri respiri si mescolano tra di loro, come se d'improvviso foste diventati l'uno l'ossigeno dell'altro. Elemento naturale indispensabile alla reciproca sopravvivenza fisica ed emotiva. Linfa vitale che necessita anche di quel piccolo morso che decidi di infliggergli prima di lasciarti trasportare da quel bacio che sa di voi, della vostra adolescenza giunta quasi al termine, delle vostre paure intrise di sprazzi d'imprudente coraggio. Le vostre salive si mescolano mentre le vostre lingue si ritrovano a provare insieme l'ebbrezza di un nuovo ballo appreso sulle innevate valli del nord.

Lentamente ti adegui a quella scomoda posizione della quale, per dirla tutta, t'importa davvero poco. Lasci scorrere una mano tra i bottoni del suo terribile cardigan e lo liberi finalmente da quell'indumento che gli conferisce molti più anni di quelli che ha in realtà.
Percepisci il calore della sua mano scorrere sulla tua schiena, sotto la felpa che si sta apprestando a sfilarti. Cerchi di agevolargli il compito, allungando le mani in avanti, a mo' di tuffo di testa.
Le tue dita affusolate si muovono lungo il suo collo nudo ed infreddolito. Lo senti ridacchiare, tremare e gemere allo stesso tempo, con la stessa gioia che dimostrerebbe un bambino a cui si fanno le coccole prima di portarlo a dormire. Kisumi conosce bene quella dinamica, anche se interpreta spesso e volentieri il ruolo opposto.

“Asahi?!”

Mugugni mentre cerchi di tornare per un attimo sui tuoi passi. Il tuo nome è stato pronunciato con una chiara cadenza interrogativa alla quale non puoi di certo sottrarti, nemmeno volendo. Ma in realtà non è questo che vuoi.

“Non puoi tenerti le tue grandi domande esistenziali per la fase successiva?!”

“No, è importante.”

Non riesci a trattenere un sommesso sospiro di protesta, prima di metterti seduto a gambe incrociate al suo capezzale.
Shigino si gira su un fianco e poggia la testa sulle tue gambe, ponendoti l'implicita – ma non troppo – richiesta di coccole tra quei crini rosati. Non ti tiri di certo indietro, visto quanto adori sentire il suo odore sulla tua pelle.

“Forza allora, rivelami questa cosa di vitale importanza che non può attendere nemmeno la nostra quotidiana ginnastica artistica!”

Lo vedi sgranare gli occhi e puntarli sul tuo viso. Ma è solo un attimo, dato che le sue guance si riempiono di un nuovo sorriso pronto a rasserenare l'animo di entrambi.
Ricambi quel piccolo gesto generoso, quell'espressione meravigliosa che riesce a donare a te solamente. Su questo non hai alcun dubbio.

“Io... io non ti ho ancora ringraziato a dovere...”

Lo guardi con aria perplessa. Non riesci a comprendere a cosa possa realmente riferirsi. Un tremito rompe la sua voce calda ed avvolgente, portando i suoi occhi ad inumidirsi, sottraendosi pian piano ai tuoi.

“Per quello che hai fatto per noi due e per Hayato. Parlo di quello... beh, sì... di quello che è successo quando eravamo in Hokkaidō lo scorso mese.”

“Credo sia acqua passata ormai, o mi sbaglio forse?”

“Ad oggi possiamo dire che sì, è così. E grazie soprattutto a quel bellissimo discorso che hai fatto a mio fratello proprio nel corso della nostra ultima serata di permanenza a Niseko.”

Ti volti verso il comodino per recuperare il tuo cellulare. Apri la galleria fotografica e cerchi di nuovo l'immagine di cui avevate discusso prima di cena. Era stata scattata poco dopo la felice chiacchierata chiarificatrice che c'era stata tra te e il tuo ignaro ed adorato cognatino.
Ritorni col pensiero a quei momenti, a quell'inquietudine dovuta alla paura di ferire una creatura innocente e totalmente inerme di fronte alle verità della vita.
Come potevo spiegare ad un bambino tanto piccolo che suo fratello si è innamorato di me? No, non era possibile! Voglio dire, non me lo so spiegare nemmeno io!

 

 

Hayato si trovava seduto sul letto a gambe distese mentre giocava con una piccola console portatile regalatagli da suo zio Katsumi. Il suo sguardo non era di certo tra i più allegri e i sospiri che emetteva di tanto in tanto non facevano altro che confermare quale fosse il suo reale stato d'animo.
Le valigie erano già state riordinate, pronte per essere chiuse a dovere. Ogni cosa sarebbe ritornata al suo posto di lì a qualche ora. La routine cittadina li stava brutalmente richiamando a sé, quasi come se avesse sentito la loro mancanza in quei pochi giorni in cui erano riusciti a concedersi un po' di meritato svago.
Kisumi aveva tentato di consolare il piccolo ricordandogli che mancavano solamente una decina di giorni all'inizio delle vacanze di Natale, periodo durante il quale sarebbe sicuramente tornato a divertirsi.

Nii-san, ma io non voglio salutare per sempre il mio amico Taro!”

Taro era un ragazzino che Hayato aveva avuto il piacere di conoscere durante il breve corso di pattinaggio su ghiaccio per bambini che aveva seguito sulla pista principale del resort.
Avevano stretto amicizia nel corso della prima lezione. Taro – di un paio d'anni più grande – si era offerto di aiutare il piccolo Shigino già dopo le prime, rocambolesche cadute sulla fredda superficie dell'arena. Gli aveva teso più volte la mano per aiutarlo a rialzarsi e lo aveva tenuto saldamente per un braccio fino al momento in cui non erano giunti insieme a bordo pista.

“Non dire così, ti ha lasciato il suo numero di telefono. Potrai chiamarlo quando vorrai e magari qualche volta potremo anche andare a trovarlo. Sai, Yokohama non è molto lontana da Tokyo.”

Queste semplici parole gli avevano donato un momentaneo conforto, ma non lo avevano di certo persuaso da un'altra questione che lo stava impensierendo parecchio da qualche giorno a quella parte: aver visto suo fratello Kisumi e il suo migliore amico Asahi che si baciavano. O almeno così gli era sembrato.

Nel momento in cui ti aveva visto entrare nella stanza, aveva alzato i suoi enormi e timidi occhi color glicine. Di rimando, gli avevi mostrato un sincero sorriso di saluto e avevi deciso di sederti affianco a lui. Era finalmente giunto il momento di affrontare quello che c'era da affrontare. Senza però cercare di forzare i tempi.

“Ma no! Dai! Giocavo anch'io a Super Mario Bros quando avevo la tua età!”

“Davvero?”

“Certo! Però mi stava più simpatico Luigi, l'amico di Mario che indossa sempre la maglia e il cappellino verdi.”

Senza alcun preavviso, Hayato spense la console e la sistemò nel suo zainetto, ai piedi del letto. Dopodiché venne a mettersi nuovamente accanto a te. Si era rannicchiato contro il tuo petto stringendo un lembo della pesante stoffa della tua felpa color smeraldo. Era rimasto così per diversi minuti, prima di trovare il coraggio di parlare, di esternare a suo modo quei piccoli dubbi che gli attanagliavano l'anima.

“Asahi-san?!”

“Dimmi tutto, piccolino!”

“Due persone che si vogliono bene si danno tanti baci?”

In cuor tuo eri ben conscio del fatto che prima o poi quel fatidico momento sarebbe arrivato. Non era auspicabile che la curiosità di un bambino come lui potesse essere rimossa con il semplice passare del tempo. Specie se si trattava di una sola settimana.
Non avevi nessun discorso retorico pronto per poter rispondere adeguatamente a quella domanda piuttosto scomoda. Ma dovevi almeno provarci. Per il suo bene, per quello di Kisumi.

“Certo! Il bacio è un segno d'affetto, uno dei più belli che esistano! Anche le mamme baciano i loro bambini per far loro gli auguri o per salutarli prima del suono della campanella della scuola.”

“Allora tu hai baciato il mio fratellone perché gli vuoi bene?”

L'istinto ti aveva portato a stringere quel piccolo batuffolo di bambino. Eri davvero entusiasta per il modo in cui era riuscito ad interpretare quello che i suoi occhi avevano potuto vedere ma che la sua mente non era ancora in grado di spiegargli a dovere.
Un bacio come dimostrazione di affetto. Un sentimento univoco che ne racchiude in sé tanti altri, tra i quali l'amicizia e l'amore. Senza farne particolari distinzioni. Non era ancora possibile dinnanzi al candore degli occhi di un fanciullo.

“Esatto. Le persone che si vogliono bene dimostrano il loro affetto con i baci, gli abbracci e le carezze. Non c'è niente di male. Chiedilo anche a Kisumi.”

“Tu mi vuoi bene Asahi?”

“Te l'ho detto, pulcino. Ti voglio un bene dell'anima!”

Spinto dalle tue stesse parole ti eri chinato su di lui e gli avevi baciato la fronte. Il piccolo non aveva esitato a ricambiare quel dolce gesto pieno di sentimento, anche se aveva preferito puntare sulla guancia.
Subito dopo si era chinato per recuperare qualcosa dal suo solito zainetto, fonte inesauribile d'intrattenimento. Ne tirò fuori un album da disegno ed un set comprensivo di pennarelli e pastelli a cera.

“Asahi-san, ti va di disegnare insieme a me?”

Non avresti di certo potuto rifiutare un'offerta così allettante. L'arte figurativa – così come quella astratta – non rientrava di certo nello scarno elenco dei tuoi grandi talenti, ma poco t'importava. Si trattava di mettere al primo posto la felicità di un angioletto di soli sette anni, un'anima che aveva ancora la fortuna di poter vedere il mondo con gli occhi pieni di entusiasmo e fantasia. Quest'ultima gli era necessaria per poter plasmare il mondo secondo la sua idea di amicizia e felicità.
Non potevi avere alcun dubbio sul fatto che i vostri disegni sarebbero stati bellissimi.

 

 

***


Kisumi rigira più volte il cucchiaio nella tazza contenente la cioccolata calda che aveva appena finito di preparare. Il formato in bustina non era di certo squisito come la versione naturale che avevate avuto la fortuna di gustare in Hikkaidō, ma vi potete anche accontentare.
La gioia provata per aver potuto fare di nuovo l'amore dopo giorni di astinenza vi consente di sorvolare sulle sciocchezze che la vita vi pone ogni giorno davanti.
Gironzoli per la cucina indossando solo un paio di boxer scuri e la tua solita felpa arancione lasciata aperta. Una delizia per gli occhi di chi non ne vuole minimamente sapere di scollarsi dai tuoi addominali.

“A furia di girarla, quella cioccolata è diventata poltiglia.”

Shigino pare finalmente destarsi da quel suo momento di trance e torna a prestare attenzione alle tue parole. Sospira mentre porta la tazza alle labbra. Beve un sorso di quel denso liquido dolce e sorride.

“Vogliamo parlare di chi gira per casa in mutande per poi andare ad appiccicarsi al calorifero. Non ha senso!”

“Sì che ha senso!”

“Ok, Einstein! Prova a spiegarmelo!”

“Guarda un po' la tua faccia in questo momento. La risposta è tutta lì.”

Kisumi si porta le mani alle guance e realizza di essere piuttosto accaldato.
Il senso a cui ti stai riferendo si trova nelle sue emozioni, nei sentimenti che prova per te e in quelli che a sua volta gli arrivano in direzione opposta.
Il senso di ogni cosa è racchiuso dentro ai vostri cuori e solamente voi potete conoscerlo a fondo.

 

 

 

... What about us?
What about all the plans that ended in disasters?
What about love? What about trust?
What about us?











 



Angolo dell'autrice

 

Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long dedicata alla stagione dell'inverno! :)

Con l'avvento di questa nuova storia 'stagionale' - i cui protagonisti saranno sempre Asahi e Kisumi - ho deciso di creare un'apposita serie dal titolo '4 seasons' (prossimamente avremo gli episodi primaverili ed estivi).
La storia è scritta interamente in seconda persona e al tempo presente.
Il punto di vista, questa volta, sarà quello più 'colorito' di Asahi (in Autumn leaves il pov, invece, era quello di Kisumi).

In questa quarta ed ultima parte ho deciso di raccontarvi come si è sbrogliata la situazione lasciata in sospeso al termine del precedente capitolo attraverso l'utilizzo di due flashback.
Fortunatamente, Hayato sembra aver capito che non c'è nulla di male nell'aver scoperto che suo fratello e il suo migliore amico si scambiano baci come dimostrazione del loro affetto più sincero. E mica solo quelli... :)
Al momento la situazione sembra tranquilla, ma chissà cosa succederà nelle prossime 'seasons' (Spring & Summer). Stay tuned!

Piccole annotazioni:

  • La canzone di cui riporto parte del testo, all'inizio e al termine del capitolo, è la celeberrima What about us di P!ink.

  • Niseko (in giapponese 'collina scoscesa') è una cittadina turistica situata nella prefettura di Shiribeshi, in Hokkaidō. Dista circa un centinaio di chilometri da Sapporo, la città più importante della grande isola giapponese. È famosa soprattutto per i suoi impianti sciistici costituiti dalla tipica neve 'polverosa' proveniente dalla Siberia e per gli impianti termali di cui dispone. A Niseko esistono ben quattro resort adibiti al turismo. Hanazono è il secondo in ordine di grandezza, dopo quello di Hirafu.

  • Akane è la sorella maggiore di Asahi.

  • Katsumi Shigino è lo zio di Kisumi ed Hayato.

  • Sì, ho abbassato il rating da rosso ad arancione. Colpa delle incursioni di Hayato! XD

 

Ringrazio di tutto cuore le mie compagne di avventura, senza le quali non avrei mai potuto partecipare a questa meravigliosa challenge ideata sul nostro gruppo.
In particolar modo ringrazio _aivy_demi_, khrenek, Nao Yoshikawa e Bloody Wolf per aver seguito questa storia fin dall'inizio. Grazie mille per il sostegno che mi avete trasmesso con le vostre bellissime parole! Non avete idea di quanto siano state importanti per me, per spronarmi a continuare a scrivere.
Grazie anche a chi ha letto e a chi ha apprezzato pur restando in silenzio.
Ci si rilegge in primavera con queste due teste di melone! :)

A presto,

Mahlerlucia

 
   
 
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