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Autore: DARKAH    05/01/2019    0 recensioni
“Dovremmo pur sempre distrarci un poco!” proseguì “Divagare! Chi ci ridarà questi momenti una volta che li lasceremo indietro? Siamo giovani, è estate, divertiamoci in qualche modo, facendo qualcosa d’indimenticabile insieme, facendo …”
"Facendo l’amore, forse."
Dalla bocca di Chika cadde l’ultimo carnoso spicchio.
"Eh?"
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Chika Takami, Riko Sakurauchi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dreaming the bittersweet scent of youth and summer


Le iridi di Chika rilucevano, irradiate dal sole, e le labbra di entrambe le fanciulle erano troppo vicine, tanto da poterne avvertire il reciproco calore.
Tale prossimità, resa quasi vaporosa dai loro sospiri, sembrava quasi implorare Riko ad adagiarvi le sue, là, su quella bocca graziosa e un po' corrucciata, lasciadosi trascinare in un vortice di languide danze. Ma se ne allontanò, benché volenterosa a cader nella tentazione, e finse un attacco di tosse ed un improvvisato tono di forzata autorevolezza. La magia si interruppe.

“Sono qui per salvare la tua carriera scolastica. Ovvero, per spronarti a farlo da te. Quindi, vedi di stare attenta e imparare.”

Le cicale intonavano la loro tipica melodia graffiante che incornicia i pomeriggi bollenti d’estate.
Chika, dal canto suo, s’indisponeva del fatto di dover star asserragliata in casa sua a studiare e, per ripicca e sfogo, mondava i suoi cari mikan, per mangiarseli quasi dispettosamente. Ma, almeno, c’era lei a farle corsi di recupero e ad osservarla ora malamente a trastullarsi macerando con le unghie le bucce arancioni.

“Sono irrecuperabile, arrenditi e divorati uno di questi” le porse un agrume, che l’altra rifiutò.

“Non sei irrecuperabile, vedrai che migliorerai…”

Chika continuava a rifocillarsi e una goccia dell’aspro succo del frutto le scivolò sul mento.

No, Chika… dannazione, porca miseria…” si sentì rapita da quella piccolezza e, in un qual modo, cominciò ad elaborare pazzi propositi.

“Vabeh, continua a scrivere la frase di prima sul quaderno e dopo prendi la pagina quattrocentoventinove del libro di letteratura.”
Eseguì gli ordini, si fece ridettare la nozione che aveva già dimenticato e pigliò il manuale, pur fermandosi di colpo alla pagina duecentotrentaquattro.


“No, Riko, ora mi ascolti.”
Proprio non riusciva a stabilizzare la sua attenzione. Eppure, questa nuova interruzione funse da gradevole augurio di chissà cosa per l’altra.
“Dovremmo pur sempre distrarci un poco!” proseguì, battendo il pugno sul tavolo “Divagare! Chi ci ridarà questi momenti una volta che li lasceremo indietro? Siamo giovani, è estate, divertiamoci in qualche modo, facendo qualcosa d’indimenticabile insieme, facendo …”

“Facendo l’ amore, forse.” 
Dalla bocca di Chika cadde l’ultimo carnoso spicchio.

“Eh?”  L’aveva detto. Rimasero ambedue immobili a fissarsi per lunghi attimi. Poi, realizzò effettivamente di aver proferito ciò che non doveva uscire allo scoperto e se ne pentì.
No, probabilmente ne provò un qualche controverso piacere.
Che fare?

“Allora!”  Riko raccolse le schede e le sbatté sul tavolo, per farle star dritte ed ordinate in un unico blocco “Passiamo a matematica, dai!”  . Finse di nuovo. Le sue mani tremavano.

Un foglio svolazzò via e lei si chinò da un lato per recuperarlo. “Meglio mantenersi concentrate e dare del nostro meglio. Non cediamo alle tentazioni, specie tu, Chika-chan. Devi impegnarti e focalizzare la tua debole attenzione laddove dimostri avere più lacune...” 

Ma Chika-chan era rimasta ferma a fissare i tendini di quel collo diafano torso sul lato opposto, mentre la fanciulla era dedita a raccogliere quel foglio mascalzone, che beatamente non voleva affatto staccarsi dal pavimento.
I muscoli erano tesi e vi scorgeva qualche neo a ravvivare il candore voluttuoso di quella delicata zona.
Chika immaginava ora di chinarsi su di esso, carezzare i lunghi capelli spostandoli dalla preda, cospargerlo di baci e tormentarlo di piccoli morsi, godendosi ogni sospiro e gemito dell’amata coetanea.
Le parole d’incoraggiamento e motivazione allo studio di Riko non facevano che l’effetto del ticchettio di un’estiva pioggerellina, confusa con l’umidità e la canicola.

Si rialzò, mettendosi composta, e i pensieri proibiti di Chika s’infransero come un castello di carte da poker.
Ma, oramai, la miccia era stata accesa.
Riko scorse il rossore e lo sguardo vago. “Chika... ascoltami perlomeno... o avvertimi se non lo stai facendo. Non farmi parlare a vuoto...”   
“Tu non devi farmi impazzire, Riko-chan.”   
Pareva seria.
Il cuore della Sakurauchi saltava battiti e ne accentuava altri, simili a potenti colpi su una gran cassa.
“Non fare giri di parole...” La guardò profondamente coi suoi occhi di quarzo “... e spiegami i logaritmi, ché non li ho capiti.”
Come immediata risposta, Riko sospirò in maniera stressata, ma sollevata.
“Chika vaffan…” le fiondò uno schiaffo con la pila di schede.
Chika, ti adoro.” pensò tuttavia.
E, liquidando la letteratura, la lezione d’algebra iniziò, ma ebbe vita breve.

“Ricordi le funzioni esponenziali, vero?”
“Indovina!” sfoggiò un sorrisino infantile. Non c’era speranza. A momenti, sarebbe stato meglio continuare sulla linea sconcia che aveva inaugurato.
La spiegazione continuò in modo altalenante, fino a quando l’insegnante non si ritrovò davanti il fatidico spicchio di mikan.
“Apri la boccuccia”
“Chika, ma sei scema o cosa?”
Quello era lo spicchio che le era caduto dalle labbra, poco prima. Tentennando, avvicinò il viso e lo catturò coi denti.

“Brava la mia ragazza. Mangia, che è buono! Te ne sbuccio un altro-”
“Ferma qui.” La trattenne con autorità.
Obbedì, con una faccia colorata da sorpresa, delusione, ingenua mestizia. Un aroma inebriante di mikan pervadeva l’aria e ciò fungeva come una sorta d’immaginario refrigerio, benché la temperatura fosse alta.

Le mani di Chika avevano conquistato quel profumo.

“Sta' buona qui.”
Continuò a spiegare, meravigliandosi della dedizione che ora vi consacrava nell’ ascoltare in silenzio. Finalmente, era veramente assorta in quel corso di recupero.

“Riko-chan…” la interruppe.
“Mh?”
“Lo facciamo?”
A Riko si spaccò la mina della matita.
“L’ esercizio intendi? Devi farlo tu sola.”
“L’ amore.”

Non l’aveva dimenticato. A quello stava pensando con impegno.
Riko abbassò il volto, non sapendo come reagire. Le gote divampavano, l’olezzo agrodolce e deciso dei mikan la stordiva. Inspirò profondamente e si rimise dritta e vigile, almeno apparentemente. Chika la desiderava.
La sua imbarazzata avvenenza struggeva ancora di più la sua voglia; le toccò il polso, stringendolo piano, e poi, liberandolo con un gesto di rassegnazione, lasciò giacere la mano sulla scrivania, chiudendola in un delicato pugno.

La compagna notò sul dorso della sua mano ora arresa la curva morbida di una venuzza verdastra ingrossarsi. Subito cedette alla singolare tentazione di poggiarvi sopra le labbra, contratte lievemente a mo’ di gentile bacio. La sua bocca schiusa si strofinò con lentezza sulla pelle, sicché l’altra ebbe un fremito.
Chika avvertiva un certo imbarazzo paralizzante e lo stupore non faceva che creare ulteriore frastuono nel suo stato di curiosa eccitazione.
Quella carezza divenne via via più umida, e Chika avvertì il calore della saliva, allorché Riko adagiò il labbro superiore in maniera più decisa, seguendo il segmento serpentino della vena con la punta della lingua.
Il suo respiro raffreddava la sottile scia bagnata. Era una sensazione alquanto strana. Qualcosa di bizzarro e irrimediabilmente provocante.
Il languido tragitto si bloccò accanto al polso, ma desistette al desiderio di tornare al punto di partenza, baciar lascivamente la cara venuzza e strisciare fino alle dita con la tenera carne della bocca. Le mordicchiò dolcemente l’indice e fu là che Chika si mosse.
Con i polpastrelli tastò le labbra rosee di Riko, percorrendone i bordi col pollice, fermandosi con un sussulto evidente nell’improvviso ansimo, quando la lingua dell’amica vi si pressò contro.
I loro visi erano vicini e lo sguardo di entrambe pareva mescersi con un tepore lacrimevole.
Riko si scostò e lasciò il pollice umido scivolare fino alla guancia rubiconda.

“Chika-chan, non dovevi farmelo... non dovevi...”  
“Tu hai iniziato. Da adesso non mi fermerai, mia amata Sakurauchi-san.” 

Chika le sorrise ed il suo viso ingenuo assunse una tonalità nuova, una carica di fresca sensualità innescata da un’agitazione interiore, calda, prorompente, giovane.
Riko affondò con la fronte sul suo petto “Oh, Chika-chan! Sii indulgente, non farmi impazzire, ti prego...” 
Posò poi il palmo su un lembo della gonna, scostandolo al fine d’avvertire la nuda coscia.
“Anzi,”  la accarezzò “rendimi ciò che merito. In fondo, la colpa è solo mia.”  
Risollevando il capo, si avvicinò all’orecchio della rossa, mise dietro una ciocca di capelli, e il suo fiato le sfiorò il lobo.

“Sii spietata.”  

“Stupida Riko.”  Il loro respiro si fuse e divenne intenso come l’afa maledetta della bella stagione.



 

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Angolo della bestiaccia ~ Anche dalle nostre parti i mandarini e le clementine possono (o potrebbero) trasformarsi in inaspettati afrodisiaci.
Il loro aroma fa sognare, averli tra le mani ed intrappolarne l’essenza mentre li si sbuccia è un qualcosa che scalda l’animo e rende le persone migliori. Esagero? Durante l’inverno è di certo consolante respirarne il profumo nella gelida atmosfera. Ma d’estate?
Dev’essere curioso assaporare la loro tenera polpa ed immergersi nella loro fragranza durante le ore d’insopportabile calura.
Io non ho mai sperimentato questa sensazione, quindi ho dato alle due ragazze l’onere d’illustrarmelo.
E devo dire che ne sono contenta ed accattivata, pur avendo partorito io stessa la storiella.
Ma non è su questo che principalmente s’incentra.
La coppia ChikaRiko mi attrae parecchio ed ho avuto modo di gustarmela meglio rivedendo la prima stagione di LL Sunshine.
Eh sì, non è affatto male e, se nessuno mi linciasse, oserei dire che è quasi emozionante quanto la NozoEli dello scorso progetto.
Massì, stimola l’immaginario d’ogni piccolo grande cuore yuri e ispira scenette un po’ licenziose, ma gradevoli e tenere.

Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fin qui con la lettura e ne approfitto per invitare potenziali e sacrosanti pignoli a segnalarmi cortesemente eventuali orrori ortografici o grammaticali. E, magari, se la cosa è gradita e non molesta, a concedermi la lodevole elemosina di un piccino picciò commentino. Alla prossima!

Ps. L’intermezzo musicale nel bel mezzo di “Mijuku dreamer” mi ha tenuto compagnia, riproducendosi innumerevoli volte nella mia mente mentre completavo la fanfic.

  
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